È stata depositata la prima delle sentenze del Consiglio di Stato in Adunanza plenaria che, dopo l’udienza del 16 novembre 2022, doveva pronunciarsi sulla vicenda del riconoscimento in Italia dei titoli di abilitazione e specializzazione conseguiti in un Paese all’estero, in particolare in Bulgaria, dopo il mancato via libera del ministero dell’Istruzione poiché non sarebbe stato dimostrato l’esercizio della professione per almeno 12 mesi. Per il Consiglio di Stato, che ha fatto riferimento alla direttiva 2005/36/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo, n. 206/2007, il sistema generale di riconoscimento delle qualifiche professionali acquisite in ciascun Paese membro dell’Unione europea diventa funzionale alla circolazione in ambito sovranazionale dei lavoratori e dei servizi.
Pertanto, per i giudici di Palazzo Spada diventa indispensabile attuare una verifica in concreto delle competenze professionali acquisite nel Paese d’origine dal docente che chiede il riconoscimento e della sua idoneità all’accesso alla “professione regolamentata” in quello di destinazione. Il ministero dell’Istruzione dovrà quindi esaminare “l’insieme dei diplomi, dei certificati e altri titoli”, posseduti dal docente e attuare “un confronto tra, da un lato, le competenze attestate da tali titoli e da tale esperienza e, dall’altro, le conoscenze e le qualifiche richieste dalla legislazione nazionale”, al fine di accertare se gli interessati abbiano o meno i requisiti per svolgere la professione, anche attraverso “misure compensative”.
Anief sostiene che il conseguimento all’estero della specializzazione su sostegno e l’abilitazione non debba essere considerato inferiore a quello preso in Italia. A questo punto, sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “considerando che l’adunanza plenaria ha stabilito che l’abilitazione e la specializzazione all'estero deve essere valutata è bene che il ministro dell’Istruzione proceda con la revisione dell’Ordinanza che ha regolato i contratti e le immissioni in ruolo”.
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