Un bambino di Napoli, o che vive nel Mezzogiorno, frequenta la scuola primaria per una media annua di 200 ore in meno l’anno rispetto al suo coetaneo che cresce nel Centro Nord: ciò significa che alla fine del percorso formativo un bambino del Sud avrà perso un anno di scuola. La fotografia è stata scattato oggi, in una video illustrazione presentata a Napoli, in occasione dell’incontro “Un paese due scuole”, promosso da Svimez e L’Altra Napoli onlus. Dal rapporto emerge come i servizi socio-educativi per l’infanzia in Italia siano caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali, con il Meridione sempre in svantaggio, nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente delle Amministrazioni locali.
“Approvare l’autonomia differenziata in queste condizioni – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – si tradurrebbe nell’affossare definitivamente le nuove generazioni del Sud: l’abbiamo detto anni fa, quando la Lege lo propose, e lo ribadiamo adesso, a distanza di qualche giorno dall’approvazione del progetto di legge in Consiglio dei ministri. La Scuola, come la Sanità, deve rimanere nazionale, ancora di più perché le Regioni italiane hanno dimostrato di non essere in grado di garantire Lep omogenei, a partire dal servizio dell'Istruzione pubblica, unico strumento rimasto in mano allo Stato italiano per realizzare il principio di uguaglianza sostanziale alla base della Costituzione. Per questi motivi – continua Pacifico – abbiamo chiesto una commissione di inchiesta parlamentare che indaghi sul perché dall'Unità di Italia ad oggi si è realizzata una differenziazione di livelli essenziali di prestazione da parte dello Stato nelle diverse aree del Paese. Sono gli stessi livelli che oggi si vorrebbero come punto di partenza per garantire la parità di trattamento tra cittadini”.
GLI ESEMPI DEL DIVARIO NORD-SUD
Sono emblematici, nel rimarcare il divario, alcune delle conclusioni a cui è giunto lo Svimez. Circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentino scuole dotate di una palestra: una differenza che incide certamente sul dato preoccupante di quasi un minore su tre del Sud nella fascia tra i 6 e i 17 anni, in sovrappeso (contro un ragazzo su cinque in sovrappeso nel Centro Nord). A rendere ancora più chiaro il quadro è ’intensità dell’intervento pubblico nell’istruzione – dalla scuola all’università – sulla base dei dati di spesa pubblica di fonte Conti Pubblici Territoriali: dallo studio risulta un progressivo disinvestimento dalla filiera dell’istruzione che ha interessato soprattutto le regioni del Sud: tra il 2008 e il 2020, la spesa complessiva in termini reali si è ridotta del 19,5% al Sud, oltre 8 punti percentuali in più del Centro-Nord. Con conseguente scarto sfavorevole al Sud nella spesa per studente, per il quale si investonono circa 100 euro annui in meno rispetto al resto del Paese.
Il giovane sindacato Anief ritiene che il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata da applicare anche alla Scuola non possa che incrementare i gap territoriali sugli apprendimenti già oggi evidente. Oltre che produrre discriminazione ulteriori tra i lavoratori, con la possibile approvazione di nuovi “vincoli pluriennali per stabilizzare gli organici della scuola”: in questo caso si produrrebbero altri vincoli agli spostamenti del personale andando a determinare un ulteriore vuoto di cattedre e posti Ata in determinate regioni.
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