Meno di 100 euro di aumento iniziale, più altre “voci” accessorie, che a regime porteranno un aumento pari a quasi il 7,5% dall’anno in corso: è la proposta che l’Aran ha fatto in queste ore ai sindacati nell’incontro specifico sul rinnovo di contratto 2019/21 comparto Università. Secondo Anief sono cifre ancora molto basse e assolutamente insufficienti, perché non consentono un’adeguata valorizzazione delle professionalità del personale del settore universitario, che comprende 51.121 unità (inclusi 1.500 a tempo determinato e 1.612 CEL).
GLI AUMENTI
Nello specifico, le risorse destinate al Ccnl, stanziate con le ultime Leggi di Bilancio per il triennio contrattuale 2019/2021, partendo da un importo complessivo per tutti i dipendenti pubblici del 3,78%, arriveranno, a regime, fino al 4,22%. Gli incrementi, anno per anno, saranno sempre irrisori: si parte dallo 0,86% nel 2019, del 1,57% nel 2020 fino ad arrivare poi, a regime, al 4,22%, che ammonta a 93 euro lordi per tredici mensilità. La Finanziaria ha destinato al settore Università un ulteriore incremento a carico dei bilanci delle amministrazioni destinato al salario accessorio, che va dallo 0,86% ad un massimo dello 0,55 % per un importo di circa 54 euro. a partire dal 1° gennaio 2022. Inoltre, sempre la Finanziaria per il personale TAB ha stanziato ulteriori 50.000.000 di euro finalizzati per la didattica, ricerca e terza missione.Sommando tutti gli incrementi si arriverebbe dunque a circa il 7,45% di aumento dal 2022.
IL COMMENTO
“A fronte di tali dati - dichiara Stefano Lazzarini, capo dipartimento ANIEF università – non possiamo che ribadire che si tratta di incrementi retributivi completamente insufficienti. Certamente, la crisi politica ed economica in atto fornisce uno scenario non incoraggiante, ma le proposte dell’ARAN sul fronte del salario sono deludenti che non servono a compensare il blocco delle retribuzioni adottato negli ultimi decenni o il mortificante CCNL del 2016/18, tantomeno a fronteggiare la perdita del potere d’acquisto dei salari in conseguenza dell’aumento vertiginoso dei prezzi e dell’inflazione e lasciano insoluto il problema dell’insufficienza delle retribuzioni del personale del settore Università che sono tra le più basse d’Europa e di tutto il pubblico impiego!.
NON SI ESCLUDONO MOBILITAZIONI
Anief, quindi, ritiene che non si può dunque parlare di un reale rinnovo contrattuale se non a fronte di un adeguato incremento delle risorse economiche necessario a risolvere le problematiche del settore, a partire dalla classificazione degli ordinamenti professionali e di una vera valorizzazione delle professioni universitarie, vecchie e nuove. Su questo piano proseguirà il confronto e l’impegno dell’ANIEF, che ritiene totalmente inadeguata la proposta della parte pubblica relativamente alle condizioni economiche previste per il personale del comparto, senza escludere azioni di protesta e di mobilitazione del personale se non arriveranno risposte migliorative”.
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