Se dal 1° gennaio 2023 la Legge Fornero tornerà pienamente in vigore lo Stato avrà sulla coscienza, e dovrà farsene carico anche a livello sanitario, centinaia di migliaia di lavoratori costretti a rimanere in servizio fino a 67 anni convivendo con importanti patologie psico-fisiche: molti di loro appartengono al mondo della scuola. A ricordarlo, supportato da evidenze scientifiche e statistiche, è il sindacato Anief, che chiede ai partiti politici oggi impegnati nella campagna elettorale delle elezioni del 25 settembre di introdurre in cima ai loro programmi la possibilità di mandare in pensione i lavoratori italiani almeno cinque anni prima delle attuali soglie. A partire dalle categorie più esposte al burnout, che dal 2019 l’Ordine Mondiale della Sanità riconosce come sindrome, il cui significato - “bruciato” o “esaurito” - sta ad indicare una sindrome da esaurimento emotivo che può rivelarsi patologico, alla cui base c’è proprio lo stress da lavoro.
“Con l’addio a Quota 100 e poi anche alla transitoria Quota 102, il ritorno alla Legge Fornero rappresenta per tantissimi docenti e Ata della scuola un vero incubo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché costringe a rimanere in servizio dopo anche oltre 35 anni di contributi versati ed in presenza di una difficile condizione mentale e fisica: serve una deroga immediata per evitare di ritrovarci non solo con la categoria più vecchia al mondo, ma anche più malata. Occorre introdurre una deroga, che permette di lasciare il lavoro a 63 anni senza penalizzazioni sull’assegno di quiescenza. Non sarebbe, tra l’altro, nemmeno una concessione, perché a quell’età in pensione si va in tutti i Paesi dell'area Ocde”. Per concludere, Pacifico chiede “una ‘finestra’ ad hoc, assieme anche alla conversione gratuita in contributi della formazione universitaria, come pure rivendicato più volte di recente dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico”.
I MOTIVI DELLA DEROGA
Tuttoscuola ricorda che “nel 2015, la presidentessa dell’Eurodap (Associazione Europea disturbi da Attacchi di Panico), nel rilevare come il profilo psicologico del copilota che provocò lo schianto dell’aereo della Germanwings che ha trascinato alla morte 149 persone, presentasse probabilmente segnali riconducibili a tale stato mentale, ha dichiarato che le categorie maggiormente a rischio per la sindrome del burnout sono quelle dei piloti, ma anche dei medici e degli insegnanti”.
A questo proposito, continua la rivista, Vittorio Lodolo D’Oria, medico e autore di molti studi sul burnout, ha detto che “ad ammettere di essere stressato per il lavoro ripetitivo e logorante è un’altissima percentuale di chi lavora dietro la cattedra. Poi ci sono le vere e proprie patologie. E anche in questo caso non c’è da sottovalutare la situazione. Perché dalle ultime rilevazioni risultano almeno 24mila psicotici e 120mila depressi nella categoria. Infine, ci sono tutte le altre malattie della psiche più lievi ma non per questo da trascurare, come i disturbi dell’adattamento e di personalità”.
LA PROPOSTA
Durante il 57° congresso Federspev, Marcello Pacifico, in qualità di segretario organizzativo Confedir, ha chiesto di “introdurre assegni allineati all'inflazione e liquidazione immediata TFS/TFS e anticipo di un anno per le mamme. Inoltre, è indispensabile che per professioni logoranti e con un’alta percentuale di burnout, come i lavoratori di Scuola e Sanità, si riconosca lavoro usurate e quindi l’uscita anticipata attorno ai 60 anni di età senza decurtazioni. C’è urgenza di approvare anche delle deroghe, a partire dal 1° gennaio 2023: ne va di mezzo la qualità del servizio pubblico”. Il sindacato si è infine detto favorevole a tutte le proposte che intendono superare la Legge Fornero introducendo Quota 100 o 102 "flessibile", come quella di Antonello Orlando, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro.
La richiesta Confedir:
- Separazione tra previdenza e assistenza.
- Mantenimento del sistema misto fino alla naturale conclusione.
- Abolizione dell’aspettativa di vita e delle finestre sia per la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia.
- Pensione anticipata per tutti, uomini e donne, con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e senza penalizzazioni.
- Per le donne con figli bonus di 9 mesi per ogni figlio con un massimo di due da valere sia per la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia.
- Pensione di vecchiaia anticipata a 66 anni.
- Flessibilità in uscita anticipata a partire da 62 anni di età, con penalizzazione del 1,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni.
- Analogamente alla flessibilità di uscita anticipata possibilità di restare al lavoro oltre i 66 anni e fino a 70 con un incremento del 1,5% annuo.
- Rendere definitivi gli istituti di Opzione Donna e Ape Sociale.
- Implementazione della pensione integrativa con benefici fiscali fino al 50% di quanto versato.
- Pensione di garanzia per giovani, donne e per chi svolge lavoro di cura.
- Per i dipendenti pubblici erogazione del TFR/TFS entro sei mesi dalla cessazione del rapporto del lavoro.
- Flessibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro senza penalizzazioni per casi particolari di disoccupazione, lavori usuranti, malattia e invalidità.
- Riscatto agevolato della laurea con costi dimezzati del 50% e benefici fiscali fino al 50% di quanto versato; oppure, in alternativa, contribuzione figurativa del corso legale degli studi universitari.
- Coefficienti di trasformazione rivalutati in aumento. Inoltre, per i già pensionati che sono la categoria più fragile e che stanno subendo più di tutti gli effetti della crisi:
- Indicizzazione al 100% delle pensioni in seguito all’inflazione reale.
- Estensione della no tax area fino a 10.000 €, eliminazione delle addizionali regionali e comunali per redditi imponibili fino a 30.000 € e dimezzamento per redditi imponibili da 30.000 a 40.000 €.
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