“Mezzo milione di precari si trovano loro malgrado in questa condizione” nonostante la direttiva europea 70/1999, recepita dall’Italia, che sancisce l’illegalità del precariato oltre i 36 mesi di servizio: ha spiegarlo a Sky TG24 è stato Guerino Massimo Oscar Fares, ordinario di Diritto scolastico all’Università di Roma Tre. La stampa specialistica riferisce oggi che il professor “Fares ha sottolineato la complessità del sistema, che richiede interventi sul riconoscimento delle indennità, la ricostituzione delle carriere e l’adeguamento dei salari. Il diritto all’assunzione, ha ribadito, è “incomprimibile”, al pari dei livelli essenziali di assistenza, e non può essere soggetto a pretesti finanziari: un docente precario con più di 36 mesi di servizio, in presenza di discriminazione rispetto ai colleghi di ruolo, ha il diritto di rivolgersi a un giudice”.
Ad avere denunciato questa situazione, con lo sciopero e la manifestazione di tre giorni fa, è stato l’Anief: il sindacato ha ricordato che la direttiva europea del 1999 prevederebbe la stabilizzazione dopo tre anni di servizio, anche tramite graduatorie come le Gps, ma la realtà è ben diversa: la Commissione europea, sollecitata sempre dal giovane sindacato, ha dunque preso atto di questo e ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia europea per la mancata applicazione della direttiva, mentre il Parlamento ha approvato l’indennizzo raddoppiato per i precari della PA, inclusi i docenti.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene “del tutto condivisibili le parole del professore universitario Fares, le quali confermano della necessità estrema di avere risposte vere sul precariato scolastico. Per questo chiediamo pronte misure di prevenzione e sanzioni per l'abuso dei contratti a termine, a partire dal doppio canale di reclutamento e dalle indennità di servizio, come pure il pieno rispetto del principio di non discriminazione. Le mancate risposte influiscono anche sul dato del personale scolastico più vecchio al mondo (il 56% ha oltre 50 anni e 235 mila più di 60 anni), costretto a convivere con il burnout (non riconosciuto) e a lasciare il servizio alle soglie dei 70 anno”.
“In questo contesto – continua il presidente del giovane sindacato autonomo – diventa ancora più inspiegabile che mezzo milione di precari con più di tre anni di servizio continuino ad essere chiamati per le supplenze solo con contratti in scadenza in prevalenza al 30 giugno, per pagargli lo stesso stipendio senza avanzamento di carriera e risparmiare le mensilità estive, mettendo così a repentaglio la continuità della didattica ordinaria. Come reputiamo assurdo non riconoscere il diritto degli idonei a non essere assunti in ruolo o riconosciuti abilitati. Oppure che il 25% del personale sia ormai assunto a tempo determinato e il 50% su posti di sostegno, da quest’anno anche con il blocco sistematico del turn over (70%) anche del personale Ata. In questo modo – conclude Pacifico – si continuano a violare le regole basilari sulla dignità del lavoro stesso, unico caso in Europa, e si incentiva anche il gap generazionale, piuttosto che ridurlo, tra alunni e docenti”.
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