C’è preoccupazione per l'imminente emanazione del bando per il concorso di religione cattolica: quelli che si temono sono i possibili sviluppi derivanti dalla realizzazione di un concorso che la Legge 186 del 2003 chiedeva che avesse cadenza triennale e che, dopo 15 anni di attesa, potrebbe vedere la luce, dopo il passaggio alla fiducia delle Camere del DL 30 aprile 2022, n. 36, convertito nella L 29 giugno 2022, n. 79. Anief ritiene che sicuramente la recente sentenza del 13 gennaio 2022 della CGE e la conseguente sentenza del Tribunale di Napoli, III Sezione Lavoro, del 25 maggio 2022, che dispone oltre 700mila euro di risarcimento per 19 insegnanti di religione assunti dopo 36 mesi con contratti reiterati a tempo determinato, potrebbero aver "svegliato" il Ministero dell’Istruzione e costituito l'evento decisivo per l'emanazione del fatidico bando concorsuale.
A conti fatti per Viale Trastevere, anzi più precisamente al MEF, conviene assumere una parte di questi precari attraverso i procedimenti concorsuali, piuttosto che risarcire tutti gli arretrati di coloro che continuano ad essere assunti, oltre i 36 mesi e senza l'onere di una prova concorsuale dal 2008. Ciò detto, la possibilità eventuale di adire alle vie legali per il rimborso, rimane sempre possibile per gli interessati, dato che un nuovo concorso non cancellerebbe in modo retroattivo il diritto richiamato dalla CGE e riconosciuto dalla sentenza del Tribunale di Napoli.
Va poi ricordato che 5.116 posti previsti dal DPCM del 20 luglio 2021 secondo quanto pubblicato in GU il 28 settembre 2021 sono solo un terzo rispetto ai colleghi che concorrerebbero. Come va sottolineato che laddove nel prossimo triennio si libereranno dei posti per pensionamenti, tali posti dovrebbero essere messi a concorso per il 50% per una procedura straordinaria e il restante 50% per procedura ordinaria. Se, ad esempio, si liberano due cattedre per l'a.s. 2024-25 ed esce il bando entro il 31/12/2022, tutti gli insegnanti della diocesi con oltre 36 mesi di servizio concorreranno per un posto nella procedura straordinaria e in subordine per un altro posto nella procedura ordinaria, insieme ai restanti colleghi. Ma, nell'esempio che stiamo facendo, dovranno aspettare l'a.s. 2024-25 per assumere la cattedra ed entrare in ruolo (il che significa entrare in ruolo per chi vince lo straordinario ed iniziare a lavorare per l'idoneo al concorso che dovesse vincere l'ordinario, levando il posto ad un collega non vincitore ultimo in graduatoria).
La procedura prevede anche che dopo le prove concorsuali si formeranno delle graduatorie di merito a scorrimento: questo è senz'altro un elemento positivo rispetto a ciò che hanno vissuto i colleghi del 2004 che, si auspica, possano finalmente essere immessi in ruolo il prossimo 1° settembre (a bando non ancora emesso), dopo 15 anni di attesa. “È chiaro che il diffuso richiamo da parte sindacale al buon senso, si fa da parte nostra ancora una volta urgente, appellandoci sia al Ministro Patrizio Bianchi sia alla voce dei Vescovi, da noi incontrati nel settembre scorso, ed oggi guidati dal Cardinale Zuppi”, spiega Alessandro Manfridi, referente nazionale ANIEF IRC. “Purtroppo – continua il sindacalista - la quota del 50 per cento dei posti riservata alle due procedure, mette a rischio, di fatto, il posto di colleghi che lavorano da anni e da decenni nella scuola italiana, senza mai essere stati stabilizzati”.
A tal riguardo, questi avvenimenti divengono una finestra per riproporre con forza questioni per le quali Anief si batte da anni: creazione di una specifica classe di concorso, riconoscimento di titoli e servizio per passaggi di ruolo e mobilità, valutazione del servizio svolto come idr per altri concorsi, introduzione del voto anche per la materia di religione cattolica, completamento di tutte le cattedre orarie, pari dignità nell'insegnamento curricolare e valorizzazione dell'insegnamento di religione cattolica negli esami di stato. Inoltre, per quel che riguarda la delicata questione dell'aumento degli alunni non avvalentesi, con la conseguente ulteriore perdita di cattedre curricolari, sarebbe auspicabile una riflessione a 360 gradi su possibili futuri sviluppi ed accordi tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica.
I punti da affrontare sono diversi. Si può ripensare la proposta della materia nelle Scuole Italiane? Con una proposta che preveda un insegnamento non più opzionale ma obbligatorio (salvando dunque questi posti di lavoro)? “È chiaro – risponde ancora Manfredi - che questo richiederebbe una ridefinizione dell'insegnamento della materia nelle Scuole italiane. Senza perdere le competenze e le esperienze di docenti che su queste cattedre lavorano da decenni. Ma tali questioni richiederebbero l'apertura di tutto un nuovo capitolo”.
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