Anche quest’anno decine di migliaia di immissioni in ruolo di docenti della scuola pubblica non si realizzeranno, per trasformarsi in posti a supplenza annuale. A spiegare i motivi dell’ennesimo flop assunzioni è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando le difficoltà con cui si stanno realizzando le oltre 94mila assunzioni a tempo indeterminato autorizzate dal Mef: il problema, ha detto il sindacalista alla rivista specializzata Orizzonte Scuola, è che “bisogna estendere le immissioni in ruolo anche alle materie curricolari presenti nelle graduatorie. Partendo dalla I fascia che quest’anno è relegata solo al sostegno e poi continuando con la seconda fascia, prevedendo la necessità per il personale non abilitato di conseguire l’abilitazione con l’ammissione in sovrannumero all’anno di formazione universitaria. Questo è l’unico strumento, attraverso il cosiddetto doppio canale di reclutamento, di affrontare il tema delle supplenze che aumentano di anno in anno, cercando di assegnare le cattedre vacanti”.
Non è un caso che il sindacato Anief abbia avviato ricorso al Tar, per permettere anche i docenti di cattedra comune, oltre che quelli di sostegno, di essere assunti a tempo indeterminato da prima fascia Gps, attraverso l’invio del modello cartaceo così da rivendicare l’immissione in ruolo dal 2 al 16 agosto, periodo nel quale sarà possibile produrre le domande per accedere alle assunzioni e alle supplenze da graduatorie a esaurimento e dalle stesse Gps.
Secondo Pacifico, anche a causa di questo vincolo, “per quest’anno si prevede che più del 50% dei posti autorizzati per le assunzioni andranno a vuoto, ciò significa che sul campo si lasciano circa 45-50 mila immissioni in ruolo. E comunque non si tiene conto degli 80 mila posti in deroga sul sostegno, né che tutti i posti che riguardano il personale temporaneamente assente in organico di fatto devono essere convertiti in organico di diritto, si tratta di altre 45 mila unità”. La tesi del sindacalista è confortata dai numeri: “stiamo parlando di 15 mila insegnanti assunti rispetto a 60 mila posti che andranno vacanti e rispetto ad altri 100 mila posti che non sono stati autorizzati. Rimane un problema endemico quello della precarietà che ha bisogno di soluzioni concrete che vadano a riveder la riforma del Pnrr e legare a ciò che ci chiede l’Europa, grazie alle denunce portate avanti da Anief al Comitato europeo dei diritti sociali”.
Anief ha anche chiesto da tempo l’assunzione in per chi ha 36 mesi di servizio alle spalle: quando, ha replicato Pacifico, “in questo paese se si parla di personale che dipende dal servizio sanitario” l’assunzione automatica dei precari storici “è fattibile, per il personale della scuola no. Verso il personale scolastico continua l’ostracismo, come se chi ha lavorato nella scuola per più di 36 mesi di servizio non sia meritevole. Tra l’altro ricordo che dopo ben 15 anni ci sono ancora 40mila docenti in GaE non ancora di ruolo. Le 95 mila immissioni in ruolo autorizzate non tiene conto del doppio canale di reclutamento e quindi di chi da anni insegna nelle nostre scuole. L’unico modo sarebbe autorizzare le assunzioni da GPS senza limitazioni di fasce o per chi ha prestato servizio nelle paritarie”. Anche su questo fronte, Anief non è stata a guardare: continua, infatti la denuncia presso l’Unione europea producendo ricorsi che hanno come obiettivo la stabilizzazione su posti vacanti e disponibili.
Secondo il leader dell’Anief è evidente che “lo Stato italiano non vuole assumere e ne approfitta della situazione di precarietà per risparmi di spesa, perché al precario supplente breve non viene pagato il salario accessorio, al precario al 30 giugno non vengono pagate le ferie, al precario annuale non viene garantita la parità di trattamento economica e giuridica garantita invece al personale di ruolo. Per questioni di bilancio lo Stato non vuole risolvere il problema del precariato. Questo è ancora più evidente sul sostegno, dove un posto su due, 105 mila insegnanti di ruolo di sostegno, 90 mila supplenti, viene dato in deroga. Tutto ciò con più di 300 mila alunni con disabilità nelle nostre scuole che non riescono ad avere neanche quel rapporto uno a due rispetto alle ore curricolari del singolo insegnante di sostegno nell’aula”. Anche sul sostegno la soluzione passa per i tribunali. “Sono sempre di più le famiglie che aderiscono all’iniziativa dell’Anief “Non un’ora di meno” per reclamare la mancata assegnazione di ore di sostegno in base alle necessità evidenziate nel Pei”.
Non va meglio per il personale ATA: poco più di 10 mila immissioni in ruolo autorizzate a fronte di più di 27mila posti disponibili. Pure “qui c’è la prova chiara – commenta ancora Pacifico - della colpa dello Stato italiano. Su 100 mila posti che servirebbero per gli ATA, lo Stato ne assume 10 mila, una goccia in mezzo all’oceano. Non esiste una giustificazione valida per l’abuso dei contratti a termine. Non si vuole coprire tutto l’organico di diritto che serve alla scuola, è chiaro se si autorizza soltanto un terzo delle immissioni in ruolo rispetto ai posti vacanti. Ancora una volta scoppierà un grande contenzioso. L’organico ATA è stato ridotto di 60 mila unità con la legge 133 del 2008, e non sono stati tenuti in considerazione i posti accantonati per i lavoratori delle cooperative. Non è inoltre previsto neanche un at per istituto comprensivo, l’attuale norma ne prevede uno per ogni 5, soltanto mille posti”.
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