Discriminare i docenti precari è anticostituzionale: lo ha ricordato il Tribunale di Cosenza accogliendo il ricorso di un’nsegnante supplente che per cinque anni si è formato a proprie spese mentre i colleghi di ruolo percepivano i 500 euro della Carta del docente. Il giudice del lavoro, dopo avere esaminato norme e sentenze sulla questione, a partire dalla sentenza madre del Consiglio di Stato e dall’ordinanza “faro” del 18 maggio 2022 emessa dalla Corte di Giustizia europea, ha approvato il ricorso presentato dai legali Anief condannando il ministero dell’Istruzione al pagamento dei 2.500 euro negati all’insegnante, come a tutti i precari della scuola.
Il giudice ha citato il Consiglio di Stato, nel passaggio in cui spiega che “«il diritto-dovere di formazione professionale e aggiornamento grava su tutto il personale docente e non solo su un’aliquota di esso…”. La discrepanza, si legge ancora nella sentenza di alcuni giorni fa, “si evince anche dal fatto che la Carta stessa è erogata ai docenti part-time (il cui impegno didattico ben può, in ipotesi, essere più limitato di quello dei docenti a tempo determinato) e persino ai docenti di ruolo in prova, i quali potrebbero non superare il periodo di prova e, così, non conseguire la stabilità del rapporto”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si rivolge ai tanti docenti precari che hanno svolto dal 2016 almeno cinque mesi di servizio svolto in una annualità scolastica: presentando ricorso gratuito al giudice del lavoro per recuperare la Carta del docente hanno la possibilità di recuperare l’intero importo dei 500 euro annui loro sottratti e finalmente di non sentirsi più discriminati da uno Stato che usa i precari a suo piacimento come se fossero dei lavoratori di serie B. Anche gli educatori, per i quali si è espressa favorevolmente la Corte di Cassazione, equiparati a docenti di scuola primaria, hanno piano facoltà nel presentare ricorso, da presentare in modalità collettiva o singolarmente”, conclude il presidente Anief.
LA SENTENZA
Il giudice del lavoro del Tribunale di Cosenza è giunto alla triste conclusione che oggi nella scuola abbiamo “«un sistema di formazione “a doppia trazione”: quella dei docenti di ruolo, la cui formazione è obbligatoria, permanente e strutturale, e quindi sostenuta sotto il profilo economico con l’erogazione della Carta, e quella dei docenti non di ruolo, per i quali non vi sarebbe alcuna obbligatorietà e, dunque, alcun sostegno economico». Secondo il C.d.S., «un tale sistema collide con i precetti costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 Cost., sia per la discriminazione che introduce a danno dei docenti non di ruolo (resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances rispetto agli altri docenti di aggiornare la loro preparazione), sia, ancor di più, per la lesione del principio di buon andamento della P.A.»”.
Inoltre, nella sentenza si legge che la Corte di Giustizia europea “ha ritenuto che «la clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro deve essere interpretata nel senso che essa osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato del Ministero, e non al personale docente a tempo determinato di tale Ministero, il beneficio di un vantaggio finanziario dell’importo di EUR 500 all’anno, concesso al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali», mediante la c.d carta elettronica del docente”.
Il giudice il 13 marzo scorso, per concludere, ha dichiarato “il diritto di parte ricorrente al beneficio di cui all’art. 1, comma 121, legge n. 107 del 2015, per gli anni scolastici 2017/2018, 2018/2019, 2019/2020, 2020/2021, 2021/2022 e condanna il Ministero dell’istruzione all’adozione d’ogni atto necessario per consentirne il godimento; condanna il Ministero dell’Istruzione, in persona del Ministro pro tempore, al pagamento delle spese processuali in favore della ricorrente che, al netto della compensazione di ½ , liquida in € 515,00 per compenso professionale, oltre IVA, CPA e rimborso spese generali del 15% come per legge con distrazione”.
COME SI RECUPERA LA CARTA DOCENTE DA 500 EURO ANNUI
Anief mette a disposizione di tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado precari dal 2016 la possibilità di presentare ricorso al giudice del lavoro, attraverso i legali del giovane sindacato, per chiedere l’assegnazione dei 500 euro annui prevista dalla Carta del docente: potranno in questo modo recuperare integralmente la somma, che può raggiungere 3.500 euro netti. È possibile visionare la video guida, più modalità di adesione al ricorso e la scheda rilevazione dati.
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