Per il ministero dell’Istruzione la carta del docente negata ai precari si sta trasformando in un problema non indifferente: l’andamento delle sentenze dell’ultima settimana, tutte favorevoli ai supplenti o ex precari che hanno presentato ricorso, costituisce un precedente importante. Anche per i tanti precari, potenzialmente centinaia di migliaia, che stanno attendendo l’esito dei primi ricorsi per capire cosa fare. I numeri, comunque, non danno adito a dubbi: dopo una prima sentenza a metà luglio e altre due successive, sempre a Vercelli, con tanto di cinque anni di arretrati e quindi 3mila euro complessivi recuperati da una docente, negli ultimi giorni si sono pronunciati a favore dei ricorrenti anche i Tribunali di Milano, Marsala, La Spezia, Savona, Verbania e Torino. I giudici, del resto, nell’esaminare le richieste non possono non tenere conto della sentenza dello scoro maggio emessa dalla Corte di Giustizia europea, nonché del medesimo parere del Consiglio di Stato, che condanna la “differenza di trattamento tra docenti a tempo indeterminato e i docenti assunti nell’ambito di rapporti di lavoro a tempo determinato”. Già si guarda al futuro, con ottimismo: nei prossimi giorni, infatti, saranno calendarizzate le discussioni dei ricorsi presentati da ben 9.000 soci dell’Anief.
Marcello Pacifico, presidente Anief, ritiene “che chi governa la scuola e il Paese si debba ricredere sulla posizione errata intrapresa con la Legge 107/15 e confermata negli anni a seguire. Non si può eludere la clausola 4 dell’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato. Per questo, consigliamo a tutti gli insegnanti precari o quelli che hanno svolto supplenze annuali dopo il 2016, di presentare ricorso al giudice con i legali Anief. Tale strada rimane percorribile, ad oggi, per percepire la carta annuale dei docenti”.
COSA DICONO I TRIBUNALI
I Tribunali ordinari, nel riconoscere il bonus di 500 con gli arretrati per tutto il periodo di precariato, hanno richiamato la già citata pronuncia della Corte di Giustizia Europea secondo la quale “la clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999 osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato del Ministero dell’istruzione, e non al personale docente a tempo determinato di tale Ministero, il beneficio di un vantaggio finanziario dell’importo di EUR 500 all’anno, concesso al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali, mediante una carta elettronica”.
I Giudici del Lavoro, sul punto, hanno sottolineato che “Alla luce di questo intervento del giudice europeo, la domanda di parte ricorrente non può che considerarsi fondata; la Corte di Giustizia infatti non ha fatto riferimento al principio di non discriminazione in astratto, ma, contrariamente a quanto opinato dalla Difesa del Ministero, ha proprio affermato che la normativa interna confligge con quella europea ove preveda un beneficio, quale la ‘Carta elettronica’ per la formazione e l’aggiornamento professionali, destinandola poi soltanto al personale in servizio a tempo indeterminato” (così Tribunale di La Spezia, sentenza del 19 settembre 2022).
Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, “alla luce di tali inequivocabili prese di posizione della Corte di Giustizia Europea e dei Giudici Ordinari, il Ministero dell’Istruzione dovrebbe immediatamente riconoscere il beneficio della Carta del docente anche a tutti i precari, cancellando in tal modo una discriminazione retributiva in palese contrasto con il diritto comunitario”.
IL RICORSO
Per aderire al ricorso che permette di recuperare i 500 euro l’anno negati ai precari per la formazione e l’aggiornamento professionale occorre chiedere di essere soci Anief; aderire al ricorso; inviare la scheda rilevazione dati.
Di seguito, video tutorial e link utili:
VIDEO GUIDA
ADESIONE RICORSO
SCHEDA RILEVAZIONE DATI
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