Rassegna stampa

Corriere della sera – 25 novembre 2012
“Anonimo e senza carta. Ecco il tecno-concorsone”
░ Certamente si risparmierà il legno per le cartiere. Ed è un’ottima cosa. Procedura per l’iscrizione e prova preselettiva: tutto on line, anche la domanda di coloro che aspirano a fare parte delle commissioni.
Martedì i 321.210 candidati al concorsone per la scuola sapranno quando e dove si svolgerà la prova preselettiva….. Ciascun candidato conoscerà, collegandosi al sito del Miur ma anche connettendosi con la rete Intranet e con i siti degli uffici scolastici regionali, in quale delle due giornate dovrà sostenere il test, a che ora dovrà presentarsi e in quale sede. I test si svolgeranno in 1.130 istituti scolastici distribuiti su tutto il territorio nazionale (2.420 le aule attrezzate, in genere laboratori scolastici). Da martedì sarà anche possibile per i candidati esercitarsi con un simulatore online … ai 3.500 test complessivi, gli stessi che verranno somministrati il 17 e 18 dicembre. Sempre martedì anche chi vorrà far parte della commissione per la prova scritta che si svolgerà a fine gennaio potrà farlo, presentando domanda soltanto online. Sono i professori universitari, docenti Afam, dirigenti scolastici e tecnici da almeno tre anni, per il ruolo di presidente di commissione; i docenti di ruolo che hanno prestato servizio da almeno cinque anni o che sono stati immessi in ruolo da graduatoria di concorso per titoli ed esami, per i componenti della commissione. Tutti gli aspiranti commissari potranno iscriversi entro le 14 del 12 dicembre e andranno a costituire una banca dati dalla quale, entro il 28 dicembre, sarà selezionato con un algoritmo il numero di commissari necessario al proseguimento del concorso. … Per tornare alla prova preselettiva, il ministero ha voluto che non ci fosse nulla di cartaceo. Nessun foglio (al suo posto ci saranno i 48.241 computer) e nessuna correzione da parte di una commissione. Ogni candidato avrà un computer indipendente, scollegato dalla Rete ma con un software che gli permetterà di visualizzare e di rispondere con un clic a un solo blocco di 50 test, 18 di logica, 18 di comprensione del testo, 7 di lingua straniera a scelta, 7 di informatica.
Appena terminata la prova il responsabile tecnico di aula provvederà a scaricare i test terminati su un'altra chiavetta con l'indice di risultato finale. Si passa la prova con 35 risposte esatte su 50.
Il foglio di carta e la commissione ricompariranno nella seconda fase: alla prova scritta, il candidato dovrà rispondere a 4 o 5 domande inerenti le materie che dovrà insegnare e verrà valutato subito dopo, senza attendere giorni: la commissione apporrà il voto sul foglio stesso d'esame, per ciascuna risposta data. La prova è anonima, non ci sarà il nome del candidato sul compito ma un codice a barre. Un lettore a fibra ottica leggerà sia il codice sia i voti assegnati dai commissari.

www.latecnicadellascuola.it – 26 novembre 2012
“Monti: "Sulle 24 ore ha vinto il corporativismo"
░ Questa in sintesi la dichiarazione resa dal Presidente del Consiglio nel corso di "Che tempo che fa". Alla base della presa di posizione un dato sbagliato perché Monti parla di aumento di due ore non di 6.
Con poche, ma pesanti parole, il presidente del Consiglio Mario Monti commenta la vicenda delle 24 ore di cattedra… “… nella sfera del personale della scuola abbiamo riscontrato anche grande spirito conservatore, come per esempio la grande indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura”.
Indisponibilità legata, secondo il presidente, alla difesa di “privilegi corporativi”.In questo caso ha poi concluso Monti “i corporativismi hanno usato anche i giovani per perpetuarsi e non adeguarsi ad un mondo più

Il Manifesto – 26 novembre 2012
“Tecnicamente la scuola fallisce”
░ Intervistata da il Manifesto, Benedetto Vertecchi evidenzia come questo sistema educativo, nel quale prevale una logica aziendale, produce frantumazione sociale.
Intervistatore: Il suo è un giudizio sul governo Monti?
Vertecchi: Semplice. La Gelmini non aveva la più pallida idea di cosa fosse la scuola, e il ministro Profumo, che una certa idea dovrebbe averla, visto che si spaccia per un «tecnico» e ha fatto pure il professore, dimostra di non sapere cosa significa sviluppare un sistema scolastico che è sull'orlo del fallimento. Al massimo si limita a bombardarci di luoghi comuni. Spacciano la tecnologia come fosse la palingenesi della scuola, per esempio. Mentre altri paesi si stanno interrogando sull'invasività di internet nella vita dei ragazzi, ad uso e consumo delle grandi aziende, noi enfatizziamo un uso delle tecnologie che non ha niente a che vedere con la cultura. I paesi con i sistemi scolastici più avanzati stanno imponendo l'idea che il grosso del processo educativo deve passare attraverso l'esperienza nella scuola, togliendo forza all'utilizzo di quei feticci tecnologici che in realtà portano alla distruzione di un altro tipo di tecnologia nelle aule…. La chiamano modernità, mentre stanno cercando di lasciare il segno con ben altri provvedimenti.
Intervistatore: Il tentativo di allungare l'orario di lavoro dei docenti?
Vertecchi: La questione degli orari è ridicola, il punto è che la scuola dovrebbe essere aperta tutto il giorno, ma non si può confondere l'orario di funzionamento della scuola con l'orario delle lezioni dei professori, io a scuola ci metterei gli orti per far restare i ragazzi fino a sera... La proposta di far lavorare i prof sei ore in più è da incompetenti in assenza di un nuovo patto per riorganizzare il funzionamento delle scuole in questa direzione, ma servono fondi e non tagli.
Intervistatore: Profumo si è felicitato perché quest'anno gli iscritti alle scuole professionali hanno superato quelli dei licei. Cosa ne pensa?
Vertecchi: Mah... Lui è contento anche davanti a centinaia di migliaia di precari che si iscrivono a un concorso che riserverà loro solo una manciata di posti di lavoro, ogni volta che parla mi vengono i dolori allo stomaco…. Le forze politiche democratiche, avrebbero il sacrosanto dovere di incanalare forme di proteste prepolitiche trasformandole in politica attiva, trasformando così il disagio in proposta di cambiamento effettivo. … Mai come nel mondo della scuola, nonostante il tanto agitarsi, si ha la sensazione che in realtà non si muova foglia…..

Latecnicadellascuola.it – 27 novembre 2012
“Orario docenti: non è il caso di smobilitare”
░ Mentre i sindacati scuola Cisl, Uil, Snals e Gilda si dicono soddisfatti degli “importanti risultati” raggiunti, a livello di opinione pubblica si continua a sparare sugli insegnanti. Il cliché che lavorino “solo 18 ore” è diffuso intenzionalmente e recepito con superficialità.
La cancellazione delle norme inserite nel disegno di legge di stabilità sull’aumento dell’orario di lavoro sembra proprio una vittoria di Pirro.
Monti, Grilli, Profumo e Fornero sanno dove vogliono arrivare. Ha cominciato Grilli, imponendo ai sindacati, contestualmente al recupero degli scatti 2011, una trattativa sulla “produttività” nella scuola”, concetto che lascia intendere una intensificazione quantitativa, l’unica economicamente vantaggiosa, con l’obiettivo finale dell’insegnante intrattenitore di ragazzi parcheggiati a scuola tutto il giorno.
Che il disegno “politico” e la “vision” sociale e culturale siano queste, è confermato dal pressing sempre più stringente sulla questione orario. L’opinione pubblica viene incalzata continuamente col cliché diffuso ad arte ed assorbito con superficialità degli insegnanti che lavorano “solo 18 ore”.Il presidente Monti, in una trasmissione televisiva assai seguita, ha dichiarato che nella scuola ha trovato “spirito conservatore e corporativismo”, esemplificando sapientemente con la “indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura”. Chi sta nella scuola sa che non è vero, ma il messaggio voluto è passato agli italiani. L’affermazione di Monti non è un rispolvero casuale di “odiosi luoghi comuni”, ma risponde a un disegno preciso.
Ultimamente molti interventi sollecitano in questa direzione. Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli, ha parlato sui media nazionali di “occasione perduta” riguardo alla cancellazione della norma sull’incremento di orario. La sua idea è quella del docente con “orario full time” di 40 ore settimanali, articolato nei compiti e differenziato nello stipendio. È di pochi giorni fa il comunicato dell’Associazione di genitori Age Toscana che riprende le stesse parole: “Professori a 24 ore settimanali: un’occasione perduta, tanta retorica pelosa e qualche sincero dubbio sulla nostra classe politica, ecco il parere di noi genitori, che avremmo dovuto gridare allo scandalo per tempo”. La convinzione è che i docenti facciano un part time pagato per intero. Un preconcetto pericoloso, perché in una Italia impoverita e spremuta alimenta la “guerra fra poveri”, mette gli uni contro gli altri, indirizza i rancori verso gli obiettivi sbagliati, facendo il gioco del manovratore. Mentre nella scuola la mobilitazione cessa da un giorno all’altro, con “soddisfazione” per lo scampato pericolo, il cliché dell’insegnante che lavora poco dilaga, echeggia nei media che contano a livello nazionale e nei luoghi dove meno te l’aspetti.

Corriere della Sera - 27 novembre 2012
“Monti e il caso degli «Insegnanti conservatori»”
░ L'indignazione degli insegnanti sul web. «Guardi i colleghi universitari». Intanto Napolitano ribadisce la valutazione di Monti sulla Scuola. (Mariolina Iossa)
Il premier Monti da Fazio a «Che tempo che fa» dice di aver trovato nella scuola, parlando degli insegnanti, «grande conservatorismo e indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività». Si rammarica, il presidente del Consiglio, che «i corporativismi spesso usano anche i giovani per perpetuarsi». Gli dà ragione il capo dello Stato Giorgio Napolitano, lo dice al Quirinale ricevendo i nuovi Cavalieri del lavoro, che nella scuola «non si può restare prigionieri di conservatorismi e corporativismi, come proprio ieri ha sottolineato il presidente Monti». …
Corporativi? Conservatori? Di qualunque idea politica siano gli insegnanti, ieri in massa, si sono rivoltati a queste parole. Come del resto hanno fatto sindacati e partiti politici, dal Pd al Pdl. Hanno scritto, indignati, i loro commenti sul profilo Facebook della trasmissione di Fazio. Hanno criticato duramente anche Fazio che non ha concesso un contradditorio, e pretendono adesso che questo torto venga riparato, chiedono di andare in studio a spiegare le loro ragioni. I commenti su Facebook sono un fiume in piena. Scrivono i professori che quelle di Monti sono «affermazioni false e diffamatorie: le ore pretese erano 6 e non 2, differenza non certo irrilevante». Inoltre, «quale categoria, per giunta mal pagata, con contratto nazionale e stipendi bloccati dal 2009 (e secondo la legge di stabilità resteranno bloccati fino al 2014), accetterebbe di lavorare 6 ore in più a settimana, ovvero il 33 per cento in più a stipendio invariato?». E ancora: «Come si fa a pensare di aver ragione quando si scavalca il contratto nazionale e si vuole cambiare il rapporto di lavoro unilateralmente, senza contrattazione…, con una legge d'emergenza?»….

Retescuole – 27 novembre 2012
“18 miliardi in 35 anni”
░ Mario Piemontese fa un’accurata, documentata, cronistoria dei conti, per noi amari, e conclude con un dato inoppugnabile: Affinché tutto torni alla normalità è necessario reperire 18 miliardi nel giro di 35 anni.
Blocco degli scatti. Il Governo Berlusconi nel 2010 decise che per i lavoratori della scuola gli anni 2010, 2011 e 2012 non sarebbero stati utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali
(co.23 art.9 dl 31 maggio 2010 n.78). Abitualmente si sintetizza il tutto parlando di blocco degli scatti. Con il blocco degli scatti il Governo Berlusconi aveva intenzione di risparmiare più di 18 miliardi in 37 anni.
La ricerca delle risorse finanziarie per superare il blocco degli scatti.
Il Governo Berlusconi… cercò di porre parzialmente rimedio al danno…. decise, senza scriverlo esplicitamente nella legge, che il 30% dei risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008, destinati a “incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola”, poteva essere utilizzato per superare il blocco degli scatti. Col co.14 art.8 dl, tale parte dei risparmi fu svincolata dalla destinazione iniziale e fu destinata genericamente alla scuola.
I risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008. L’articolo 64 della l.133/2008 ha previsto, attraverso la riduzione in 3 anni di 132.000 posti di lavoro nella scuola, i seguenti risparmi: - 456 milioni nel 2009; - 1 miliardo e 650 milioni nel 2010; - 2 miliardi e 538 milioni nel 2011; - 3 miliardi e 188 milioni all’anno a partire dal 2012. Di conseguenza il 30% dei risparmi utilizzabili per superare il blocco degli scatti dovrebbe essere così distribuito: - 495 milioni nel 2010; 761 milioni nel 2011; 956 milioni all’anno a partire dal 2012. Teoricamente il 30% dei risparmi potrebbe essere sufficiente a superare il blocco degli scatti, ma nella pratica questo non è stato possibile.
Certificazione dei risparmi previsti dall’art.64 della legge n. 133/2008.
La certificazione dei risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008 non è mai stata trasparente. Leggendo il decreto interministeriale MIUR – MEF n. 3 del 14 gennaio 2011 si deduce che la quota parte di risparmi destinabile alla scuola, accertata nel 2010, è pari a 351 milioni, inferiore cioè di 105 milioni rispetto a quella prevista. Di questi 351 milioni, 31 sono stati destinati al finanziamento delle sperimentazioni sul merito “Valorizza”, per il momento sospesa, e VSQ, ancora in corso. I restanti 320 milioni sono stati destinati a ridurre di un anno il blocco degli scatti. Per continuare a garantire la riduzione di un anno del blocco degli scatti, per ogni anno dal 2012 al 2015 servono 320 milioni. Dal 2016 forse meno, ma fino la 2015 ne servono sicuramente 320 all’anno. Nel 2012 mediante un nuovo decreto interministeriale si sarebbero dovuti utilizzare 640 milioni, presi sempre dal solito 30% di risparmi, per continuare a ridurre di un anno e iniziare a ridurre di due anni il blocco degli scatti. Questo però non è accaduto perché la quota parte dei risparmi accertati nel 2011 destinata al recupero degli scatti non è sufficiente a tale scopo.
Seconda ricerca delle risorse finanziarie per superare il blocco scatti.
Il Governo Berlusconi si rese conto che la questione scatti non si sarebbe potuta risolvere esclusivamente con la quota parte dei risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008, per questo inserì nella legge di stabilità 2012, all’articolo 4 comma 83, la possibilità di reperire, attraverso una sessione negoziale, altre risorse da destinare al superamento del blocco degli scatti. La sessione negoziale verrà avviata nei prossimi giorni a distanza di un anno da quando fu prevista. Il 22 novembre il Ministro Profumo ha infatti presentato alle OO.SS. lo schema di atto di indirizzo che il Governo invierà all’ARAN con l’obiettivo di giungere alla riduzione di due anni del blocco degli scatti, utilizzando parte delle risorse destinate al MOF. Il Ministro Profumo lo stesso giorno ha dichiarato alla Camera che, per questa ragione, a decorrere dal 2012 sarà necessario sottrarre al MOF 384 milioni, circa il 30%, e la sottrazione dovrà andare avanti per anni.
Molti lavoratori pensano che il sacrificio sia necessario solo per un anno e dopo tutto tornerà alla normalità. Affinché tutto torni alla normalità è necessario reperire 18 miliardi nel giro di 35 anni. Che sia chiaro a tutti.

Corriere della Sera - 28 novembre 2012
“Sì della Camera, ora i figli naturali hanno gli stessi diritti di quelli legittimi”
░ La legge interessa centomila figli, il 20% del totale. 366 sì, 31 no e 58 astenuti.
Mai più figli e figliastri. Finalmente anche in Italia i figli naturali sono equiparati ai figli legittimi, nati all'interno del matrimonio. Il disegno è diventato legge alla Camera con 366 favorevoli, 31 contrari, 58 astenuti ed è stato approvato in terza lettura. Sono centomila i figli naturali nel nostro paese, il 20% del totale. RISULTATO STORICO - «Abbiamo finalmente raggiunto un risultato storico in materia di diritti civili, archiviando norme odiose fondate su un anacronistico senso della morale. Spero che sia solo il primo di una lunga serie di provvedimenti coraggiosi, capaci di eliminare le profonde discriminazioni che esistono ancora nel nostro Paese» ha detto la portavoce di Fli, Giulia Bongiorno.
NUOVA CIVILTÀ - «Finalmente, dopo anni di discussione, è stata approvata una legge che costituisce un importante punto di innovazione: non esistono più i figli con aggettivi, cioè legittimi o naturali, ma i figli sono tutti uguali. È una nuova civiltà giuridica. Questo è uno di quei passi in avanti che fanno entrare il nostro Paese in un'altra epoca storica». ha affermato la senatrice Pd Vittoria Franco. BAMBINI TUTTI UGUALI - «La parentela è il vincolo tra le persone - dice la legge - che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia all'interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo». Il figlio «nato fuori del matrimonio può essere riconosciuto» dalla madre e dal padre «anche se già uniti in matrimonio con altra persona all'epoca del concepimento» e il riconoscimento «può avvenire tanto congiuntamente quanto separatamente». La legge riconosce ai figli naturali un vincolo di parentela con tutti i parenti e non solo con i genitori. Il che significa che in caso di morte dei genitori può essere affidato ai nonni e non dato in adozione come accade oggi. Inoltre questa parificazione ha conseguenze anche ai fini ereditari. DIRITTI E DOVERI DEI FIGLI - «Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni. Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti. Il figlio minore (che ha compiuto gli anni dodici, e anche di età inferiore ove capace di discernimento) ha diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano. In tutti gli articoli del Codice le parole figli legittimi e figli naturali sono sostituite semplicemente da figli. DELEGHE AL GOVERNO - La revisione di alcune delle norme in materia viene affidata a una delega al governo da attuare entro un anno. Per questo è stata già istituita dal ministro Andrea Riccardi una commissione ad hoc guida dal professor Cesare Massimo Bianca che metterà a punto le norme di attuazione. Uno dei decreti attuativi riguarderà la disciplina delle successioni e delle donazioni, ai fini dell'eredità . I decreti di delega si occuperanno anche di prova della filiazione, presunzione di paternità del marito, azioni di riconoscimento e disconoscimento dei figli, dichiarazione dello stato di adottabilità.
FIGLI NATI DA INCESTO - Sul delicato tema dei bimbi nati da persone legate da vincolo di parentela (fino al secondo grado) viene riformulato l'art. 251 del codice civile e ampliata la possibilità di riconoscimento dei figli nati da queste relazioni. La scelta ha sollevato la protesta dell'Udc e in particolare di Paola Binetti secondo la quale «è stato sdoganato l'incesto». FIGLI CONTESI, DECIDE TRIBUNALE DI COMPETENZA: in base ad un'altra modifica del Senato, in caso di controversie tra i genitori, dei procedimenti di affidamento e mantenimento dei figli si occuperà, d'ora in avanti, il Tribunale ordinario.

Larepubblica.it – 28 novembre 2012
“La rabbia dei docenti per la frase del premier”
░ Ancora sul tema; ne riferisce Corrado Zunino.
L'ultima uscita del professor Mario Monti più che una gaffe sembra un intimo pensiero, ora pubblico… Gli insegnanti, ín 43 secondi di diretta Rai, sono diventati un esempio di freno alla modernizzazione e alla produttività, pronti a usare i loro studenti per mantenere privilegi. …
In tempi rapidi gli insegnanti italiani hanno costruito in rete un documento unitario. Questo: «La proposta del ministro Profumo era di aumentare le ore di lavoro frontale dei docenti da 18 a 24, il 33% in più. Di fatto, le ore richieste erano almeno dodici perché a ogni lavoro frontale corrisponde un lavoro sommerso di pari intensità. Senza essere tecnici della scuola è facile capire che se con un orario di 18 ore un docente ha quattro classi, con 24 ore ne avrebbe avute sei. Si continua impunemente a misurare il nostro lavoro in termini di presenza a scuola, come se si misurasse il lavoro degli avvocati solo con la loro presenza in tribunale, oppure il suo lavoro, caro Fabio Fazio hanno scritto rivolgendosi al conduttore di" Che tempo che fa" con la sua presenza in studio». Le sei ore plus, tra l'altro, «produrrebbero un importante taglio di posti di lavoro peri precari: naturale ci sia stata una indisponibilità dei docenti a questa stupidaggine economica». Un insegnante di una scuola superiore ha scritto: «Questa è una visione contabile della scuola, cominciata con la Gelmini e proseguita da presunti tecnici che odiano tutto ciò che è pubblico». Ancora: «Dopo più di trent'anni di servizio guadagno 1.800 euro a fronte dei 3.000 euro dei colleghi danesi e inglesi, che lavorano quanto noi». … Il sindacato della scuola, che da tempo ha disseppellito il conflitto (sostenuto da larga parte del Pd), è andato giù duro anche con Monti: «Il presupposto che i nostri docenti lavorino poco e male è falso. Nel suo governo c'è un carattere autoritario, espressione dei banchieri e dei poteri forti che intendono privatizzare l'istruzione pubblica», ha detto Domenica Pantaleo, segretario della Cgil-Flc: «I veri conservatori sono Monti e Profumo, stanno portando il sistema d'istruzione al fallimento sociale». La classe docente, che pesa sul voto, è schierata da tempo contro il governo Monti. Così gli studenti organizzati, di sinistra e di destra. I moderati della Rete degli studenti hanno detto: «Le parole del primo ministro, professore alla Bocconi, sono completamente scollegate dal mondo del reale».

Il Manifesto – 29 novembre 2012
“La politica miope di chi risparmia sulla scuola”
░ Vertecchi sottolinea il carattere socialmente regressivo delle politiche di contenimento della spesa per istruzione pubblica, e cita Deschooling Society (1971) di Ivan Illich.
IL SAGGIO in cui Ivan Illich tratteggiava uno scenario caratterizzato dalla progressiva riduzione della presenza della scuola nel mondo contemporaneo. All’educazione scolastica si sarebbero sostituite altre forme di comunicazione, tramite le quali sarebbe stato assicurato il passaggio dei repertori di conoscenze dalle generazioni più anziane verso quelle più giovani. Il libro di Illich suscitò un dibattito molto vivace, che periodicamente si riaccende quando le politiche scolastiche dei diversi Paesi lasciano intravedere scelte che vanno nella direzione della descolarizzazione o in quella della ripresa e dell’adeguamento dell’idea di scuola e delle pratiche dell’educazione al presentarsi di nuove esigenze. La prima posizione, quella favorevole alla descolarizzazione, trovò maggiore consenso dove prevalevano politiche di conservazione, o esplicitamente reazionarie. Le proposte di Illich furono considerate l’inizio di una nuova stagione educativa in Paesi (per esempio, nell’America latina) in cui il sistema scolastico era del tutto insufficiente, ma nei quali non c’era alcuna propensione ad un maggiore impegno di risorse per l’istruzione. L’atteggiamento nei Paesi che avevano compiuto scelte impegnative per lo sviluppo dei sistemi scolastici furono, invece, sostanzialmente negative. In Italia, due attenti interpreti delle trasformazioni in atto nell’educazione, come Lucio Lombardo Radice e Aldo Visalberghi, non esitarono a porre in evidenza il carattere intrinsecamente regressivo delle proposte di Illich, che privavano la scuola di una funzione essenziale, quella di collegare l’istruzione (ossia le pratiche volte ad assicurare il passaggio sistematico di repertori conoscitivi) alla socializzazione (consistente nel porre in comune elementi culturali non limitati a insiemi ordinati di conoscenze, ma capaci di consentire la condivisione di simboli che consente di esprimere il proprio pensiero e di comprendere quello espresso da altri). Va notato che i ritorni di fiamma delle proposte esplicitamente o implicitamente orientate alla descolarizzazione sono intervenute per sostenere politiche volte a ridurre la spesa per il funzionamento del sistema scolastico, per lo più amplificando, senza che fosse possibile riferirsi a esperienze obiettivamente verificate, la valenza a fini educativi dei nuovi mezzi per la comunicazione offerti dallo sviluppo della tecnologia. In altre parole, la descolarizzazione ha assunto implicazioni ideologiche, mediate da soluzioni rivolte in apparenza a modernizzare l’educazione. Si è trattato, e si tratta, di implicazioni centrate sulla contrapposizione manichea delle soluzioni che possono assicurare una riduzione dei costi a quelle che richiedono necessariamente investimenti di maggiore consistenza. Quello che ne deriva è un manicheismo miope, perché i risparmi che si ritiene di poter realizzare nell’immediato sono la premessa per perdite ben maggiori a medio e a lungo termine. L’asprezza che stanno assumendo i toni del dibattito educativo in Italia vede da un lato il governo schierato a favore di una descolarizzazione avvolta da fastosità modernizzatrici e dall’altro i sostenitori di un modello di educazione scolastica che ha le sue origini nell’affermazione del diritto all’educazione enunciato oltre due secoli fa, in piena rivoluzione, dall’Assemblea nazionale francese. La descolarizzazione corrisponde a un’ipotesi di disgregazione sociale, mentre il diritto all’istruzione corrisponde a un’assunzione di consapevolezza e di progettualità collettiva che investe il profilo culturale della popolazione. Gettare discredito sulla scuola, ridurne il tempo di funzionamento, svalutare il lavoro degli insegnanti, subordinare la didattica a operazioni di contabilità minuta sono passaggi preliminari che hanno come sbocco processi di descolarizzazione. Quel che i sostenitori di una modernizzazione funzionale solo a obiettivi di contenimento della spesa non considerano è che le politiche scolastiche hanno successo solo quando raccolgano consenso, almeno di parte della popolazione, sugli intenti da perseguire. Non starò qui a ricordare che la politica scolastica in Italia sta andando in controtendenza rispetto a quanto avviene in altri Paesi industrializzati. Voglio invece ricordare che l’obiettivo del contenimento del sistema scolastico costituiva un punto centrale nella riforma del 1923, che reca il nome del ministro Gentile. La parola d’ordine che si voleva affermare era «poche scuole ma buone». Il risultato fu che pochi anni dopo la sua emanazione la domanda sociale costrinse il governo fascista a rivedere proprio il criterio del contenimento.

 

www.tecnicadellascuola.it – 17 novembre 2012
“La scuola è uguale per tutti? Il Tg2 dimostra di no”
░ Un servizio della redazione Rai TG2 - Dossier mette a confronto l’offerta formativa delle scuole, di quelle del Nord e di quelle del Sud.
Altro che scuola uguale per tutti! Se il panorama scolastico nazionale è problematico, con qualche raro esempio di eccellenza, al Sud la situazione è spesso drammatica e sono gli istituti tecnici e professionali - quelli che dovrebbero formare i giovani per farli entrare subito nel mondo del lavoro - a pagare il prezzo più alto. A cercare di fotografare la sempre più disomogenea situazione dell’istruzione pubblica italiana è stata la redazione Rai di "TG2 - Dossier", che sabato 17 novembre alle 23,30 manderà in onda un lungo servizio dal titolo ‘La scuola non è uguale per tutti’. Nel corso del servizio l’autore si chiede cosa possono avere in comune gli studenti dell’istituto tecnico Pilati di Cles, vicino Trento - aule e palestra impeccabili, registri elettronici, computer portatili in comodato d'uso, auditorium da 500 posti - con i loro coetanei del professionale Marconi di Agrigento, stipati in un garage adibito a scuola con gli scarichi dei bagni dei piani superiori che pendono dal soffitto. La risposta è facile: davvero poco. Insomma, è proprio vero: la scuola in Italia non è uguale per tutti. Neanche per i docenti. Ed ecco un altro esempio davvero significativo. Quello della stazione di Villa Literno, vicino Caserta, dove “tra la folla dei pendolari ci sono insegnanti – ricordano dal Tg2 - che ogni giorno vanno in treno a Roma per essere pronti ad una possibile chiamata per supplenze temporanee. Sono l'emblema del precariato endemico nella scuola italiana”. Poi c’è dell’altro, molto più di attualità. “Col concorso indetto dal governo, il primo dopo molti anni, trecentomila docenti senza cattedra si contenderanno gli undicimila posti a disposizione. Decine di migliaia sopravviveranno con le supplenze. Ma l'istruzione e il lavoro non erano diritti costituzionali?”. Meno male che ogni tanto qualcuno se ne ricorda.

Il Fatto Quotidiano - 17 novembre 2012
“Un corvo al Ministero: “Ricerca. La cricca degli appalti truccati”
░ Il quotidiano ha ricevuto una segnalazione anonima (un centinaio di pagine) che ipotizza comportamenti corrotti, in seno alla Direzione Generale della Ricerca (MIUR), nell’assegnare oltre 6 miliardi di contributi comunitari, 3 miliardi di budget statale e un miliardo l’anno di fondi ordinari per gli enti di ricerca.
Un sistema messo in piedi da una vera e propria “cricca” che, ai piani alti del Miur, avrebbe offerto una sponda sistematica alle truffe…. L’anonimo fa nomi e cognomi di funzionari e collaboratori infedeli, consulenti rapaci, riferisce di tangenti (certo, tutte da dimostrare), scambi di favore, appalti pilotati, assunzioni e consulenze. Tutto per aumentare il valore intrinseco dei progetti e renderli “prioritari” su altri o per bypassare il filtro dell’affidabilità economico-finanziaria delle società proponenti, riammettendo gli stessi progetti bocciati dagli esperti indipendenti incaricati dal ministero. … Ricorrono parentele, amicizie, legami tra professionisti e consulenti in palese conflitto d’interessi, spesso cementati dalle stesse origini calabresi. Spuntano anche i nomi dei più stretti collaboratori dei ministri Gelmini e Profumo, si indicano società in quota a partiti e singoli politici, sulle quali sarebbe caduta una pioggia di quattrini grazie a meccanismi oliati di corruzione e scambio. … La notizia del “corvo” arriva come una doccia fredda al ministero….Il dossier ha subito sollevato l’interesse dei magistrati che stanno indagando sulle truffe con i fondi europei in diverse regioni d’Italia.
Sinergie di Scuola - 18 novembre 2012
“Il ritorno alla vecchia buonuscita”
░ Nata come mensile su carta, la rivista di argomento scolastico Sinergie di Scuola è adesso in versione digitale. Un articolo di Teresa Polsinelli
Si torna al passato, cioè a prima del 1° gennaio 2011. Nonostante la dichiarazione di illegittimità costituzionale, la trattenuta del 2,50% sull’80% della retribuzione resta, ma lo Stato procederà alla riliquidazione secondo le regole più favorevoli della vecchia buonuscita, invece che con quelle meno vantaggiose del Tfr dei lavoratori privati….
È stato un vero e proprio colpo di mano del Governo che, per aggirare quanto deciso dalla Consulta con la sentenza 223, ha deciso di fare un passo indietro, ripristinando la modalità di calcolo della liquidazione disciplinata dalla normativa antecedente la Legge 122/10 (legge Tremonti), vale a dire il DPR 1032/73, più favorevole al dipendente pubblico…. l’abrogazione, con effetto dal 1° gennaio 2011, dell’art. 12, comma 10, del D.L. 78/2010 determina il ripristino della normativa previgente in tema di calcolo dei trattamenti di fine servizio. Venendo meno il computo della prestazione su due quote (la seconda delle quali con modalità simili a quelle del calcolo del Tfr per le anzianità successive al 2010) i trattamenti di fine servizio di competenza dell’Inps saranno determinati esclusivamente considerando quale base di calcolo la retribuzione contributiva utile percepita alla cessazione del rapporto previdenziale (retribuzione dell’ultimo giorno di servizio, espressa su base annuale, per l’indennità di buonuscita) da riferire all’anzianità utile complessiva. E tutti i trattamenti di fine servizio, relativi a cessazioni intervenute successivamente al 31 dicembre 2010 e liquidati in base all’art. 12, comma 10 del D.L. 78/2010 fino al 30 ottobre 2012, saranno riliquidati d’ufficio entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto stesso, senza procedere al recupero della somma erogata in eccedenza per effetto della previgente normativa se in sede di riliquidazione l’importo spettante dovesse risultare inferiore a quello precedentemente erogato….

la Repubblica - 20 novembre 2012
“I nemici della democrazia”
░ Riportiamo parte di una riflessione di Nadia Urbinati.
Ammalata di un invecchiamento precoce, la democrazia sembra avere molti nemici, in Europa: i mercati finanziari che condizionano i bilanci degli Stati costringendo i governi a falcidiare i servizi sociali e ad alzare le tasse, una correlazione che non è più giustificabile; i “pochi” potenti che non hanno più intenzione di condividere lo stesso destino di chi è sempre meno uguale perché più bisognoso e vogliono cancellare gli obblighi della solidarietà nazionale; i movimenti populisti che hanno tutto l’interesse a far esplodere le contraddizioni per lucrarne posizioni politiche; i leader demagogici che cercano il consenso mediatico e si fanno rappresentanti della causa della rivolta chiamando i poliziotti a disertare e a unirsi alla guerriglia, ad ammutinarsi; i movimenti violenti che generano la paurosa illazione che lo stato democratico sia il nemico principale dei cittadini democratici…. I governi che, venuti a promettere buona amministrazione e decisioni giuste benché amare, hanno col tempo dimostrato di non aver molto altro da offrire se non tagliare risorse alle spese sociali, colpire la già umiliata scuola, falcidiare la sanità; senza nulla proporre se non tagli e austerità, in un crescendo che sembra non fermarsi mai e non è più giustificabile. Così, in un’Italia impoverita e dalle enormi difficoltà economiche, cresce la percentuale di cittadini che non si sente più rappresentata, ed esplodono le rivolte, si accendono le piazze…. Quelle manifestazioni sono una denuncia della spirale di decisioni che sembrano seguire solo una direzione: punitive con i molti e deboli e indulgenti con i pochi e potenti…..

Corriere della sera - 22 novembre 2012
“Un preside su tre ha più di 60 anni”
░ L'85 per cento supera i 50. I più anziani rispetto ai colleghi europei
Forse non è una sorpresa, visto che il record è ben saldo nelle nostre mani per le categorie più diverse: dai politici ai manager, dai vescovi ai professori universitari. Ma se tutti sappiamo che l'Italia è un Paese per vecchi, al lungo elenco delle prove possiamo aggiungere un'altra voce. Abbiamo i presidi più anziani d'Europa. L'85% ha più di 50 anni contro una media europea del 60%. E uno su tre ha superato pure i 60 anni. L'esperienza è un patrimonio che non va sprecato, ci mancherebbe. Ma forse abbiamo esagerato e anche l'accesso alla professione non aiuta.
L'ultimo concorso per presidi, partito un anno e mezzo fa, non si è ancora chiuso. Trentamila partecipanti, errori nelle domande, ritardi, ricorsi al Tar perché le buste erano trasparenti e non garantivano l'anonimato. Il risultato è che, su 2.300 posti messi a concorso, solo 800 sono stati coperti e abbiamo ancora 2 mila scuole in «reggenza», cioè con un dirigente in condominio, che guida almeno un altro istituto. Proprio a questi problemi è dedicato il seminario internazionale organizzato dall'Associazione TreLLLe e dalla Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo che si tiene oggi al ministero dell'Istruzione. Un incontro con i massimi esperti stranieri del settore, per studiare le migliori esperienze degli altri Paesi e provare a portare da noi qualche buona pratica. Nella maggior parte dei Paesi europei, ad esempio, è prevista un'età massima per partecipare alla selezione. Il tetto varia tra i 50 e i 55 anni. Noi siamo tra i pochi a non aver una soglia di sbarramento che metterebbe un freno al numero dei candidati, evitando che il concorso si riduca a lotteria. Un altro modello arriva dalla Francia. E lo spiega Claude Thélot, tra gli invitati al seminario e già responsabile della commissione sul futuro della scuola sotto la presidenza Chirac. «Chi vince il concorso non viene nominato subito preside, ma adjoint, vicario. Viene assegnato a un preside che lo tiene con sé almeno un anno e poi lo valuta insieme a un ispettore». Un periodo di prova, insomma, non l'automatismo previsto da noi. Sul tavolo ci sono altri elementi ancora, come la possibilità che sia la singola scuola a scegliere il preside da una lista di idonei, come in Gran Bretagna. Ma al di là dei singoli esempi, quel che conta è l'impostazione generale. «Noi speriamo — dice Attilio Oliva, presidente dell'associazione TreLLLe — che il ministero si impegni per lo sviluppo di questa professione cruciale e per certi aspetti nuova». In che senso nuova? «Il modello — spiega Anna Maria Poggi, presidente della Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo — non deve essere quello del primus inter pares, con il preside che amministra. Piuttosto deve essere un leader educativo che gestisce la scuola e ha come obiettivo lo sviluppo professionale degli insegnanti». Non un accentramento di potere ma, come spiega ancora Oliva, «quella che si chiama leadership distribuita e condivisa, con il preside più uno stretto gruppo di collaboratori di fiducia». «A parità di condizioni il preside può fare la differenza», dice il sottosegretario all'Istruzione Elena Ugolini. E per questo richiama l'importanza del regolamento in corso di approvazione «per valutare i dirigenti scolastici sulla base di obiettivi precisi».

MIUR - Ufficio stampa - 22 novembre 2012
“Lettera aperta del ministro Profumo a studenti e insegnanti”
░ Il Ministro, preoccupato della piega presa dalla protesta studentesca, scrive (in chiave auto consolatoria): “ritengo che una certa dose di conflitto e dissenso sia salutare per la democrazia”. E assicura: “L’ascolto è parte del mio lavoro, e molte volte ho dialogato con il mondo della scuola e continuerò a farlo”. E’ un concetto ovvio ma, nella lettera, Profumo lo esprime quattro volte (“Ascolteremo ancora, con attenzione….”; “saper cambiare idea dopo aver ascoltato e tastato il polso della scuola italiana”; “… capacità di ascolto. Ribadisco questa mia personale convinzione”. Che il Ministro enfatizzi, non depone bene. L’ascolto non è un optional ottriato, è un dovere; il funzionario pubblico è tale in quanto dà ascolto alle esigenze dei cittadini. Inoltre non ci piace che Profumo faccia un cenno agli operatori della pubblica sicurezza: “La democrazia ha anche il dovere di regolare le forme della protesta, in modo da garantire i diritti di tutti i cittadini e lavoratori. Anche di quanti, come gli agenti di pubblica sicurezza, sono stati e saranno nelle strade e nelle piazze per garantire l'incolumità dei manifestanti stessi e dei cittadini”. Si ricava l’immagine di una contrapposizione tra movimento studentesco e operatori della pubblica sicurezza ma se potessimo leggere nelle menti dei poliziotti vedremmo valutazioni, sulla situazione sociale, non dissimili da quelle degli studenti. Un governo che abbia a cuore la pace sociale opera per prevenire il disagio sociale. Ancor meno ci piace, infine, la connotazione che, in calce alla lettera, il Ministro Profumo, dà della capacità di governare: “Ho sempre pensato che le capacità di governare siano sinonimi di flessibilità, pragmatismo e capacità di ascolto”. La capacità di governo ha come principale connotato - signor Ministro - la competenza specifica, quella che le avrebbe evitato lo scivolone (tra altri) della proposta di portare a 24 le ore settimanali di insegnamento dei docenti medi. Se una tale idea non l’ha avuto per i docenti universitari (che ore di insegnamento settimanali ne fanno meno) è perché ha competenza di offerta formativa e di didattica nei corsi accademici !
LA LETTERA APERTA DEL MINISTRO PROFUMO. Cari studenti, cari professori, sono consapevole che il grande disagio che le piazze esprimono - in particolar modo quelle animate da tanti giovani e studenti - trascende dalle politiche scolastiche. I giovani, a ragione, sono preoccupati del futuro e questo è un tema che chiama tutti alla responsabilità comune, per uscire insieme dalla crisi e promuovere le opportunità in un’Italia che deve riprendere a crescere. Tuttavia mi preme rispondere, per quanto riguarda le preoccupazioni espresse sul tema della scuola, alle sollecitazioni che ho ascoltato in questi giorni. L’ascolto è parte del mio lavoro, e molte volte ho dialogato con il mondo della scuola – insegnanti e studenti in particolare - e continuerò a farlo. Non riesco dunque a demonizzare le proteste delle ultime settimane, perché ritengo che una certa dose di conflitto e dissenso sia salutare per la democrazia. Ma certamente la democrazia ha anche il dovere di regolare le forme della protesta, in modo da garantire i diritti di tutti i cittadini e lavoratori. Anche di quanti, come gli agenti di pubblica sicurezza, sono stati e saranno nelle strade e nelle piazze per garantire l'incolumità dei manifestanti stessi e dei cittadini. E’ per questo che mi auguro che tutte le iniziative di protesta della giornata di sabato si svolgano pacificamente, nel rispetto reciproco. Ascolteremo ancora, con attenzione, le proposte e le critiche che giungeranno: siamo consapevoli e preoccupati per la mancanza di risorse destinate a scuola, università e ricerca. Il mio impegno, mano a mano che il Paese uscirà dall’emergenza, ha l'obiettivo di invertire la rotta degli ultimi anni, per far tornare l'istruzione e la formazione il primo punto dell’agenda per il nostro sviluppo futuro.Colgo l'occasione di questa mia lettera per fare chiarezza su uno dei punti che più hanno suscitato le proteste: il disegno di legge 953, detto comunemente “ddl Aprea”. Ritengo doveroso specificare che tale proposta è stata formulata e discussa in piena autonomia dal Parlamento, con la partecipazione di tutte le forze politiche. Dunque non c’è alcuna diretta responsabilità del Governo, né mia personale, nelle proposte ivi contenute. Auspico, invece, che tutte le forze politiche sappiano ascoltare il dissenso di vaste parti del mondo della scuola e intendano recepire le opportune proposte di modifica durante la discussione attualmente avviata al Senato. Il Governo – sulla vicenda dell’orario dei docenti - ha dimostrato, in occasione della discussione della legge di stabilità, di saper cambiare idea dopo aver ascoltato e tastato il polso della scuola italiana. E’ per questo che ho ritenuto di dare parere favorevole, già nella competente commissione parlamentare due settimane fa, all’emendamento soppressivo della proposta di innalzamento dell’orario settimanale dei docenti. Ho sempre pensato infatti che le capacità di governare siano sinonimi di flessibilità, pragmatismo e capacità di ascolto. Ribadisco questa mia personale convinzione anche ora, nella mia responsabilità di ministro.

www.SCUOLAOGGI.ORG - 23 novembre 2012
“Tempo pieno: le ore della verità”
░ L’articolo che riportiamo, è il secondo che Pippo Frisone dedica all’argomento Tempo pieno; nel primo, pubblicato il 14 novembre, prendeva spunto dal Seminario sulla Scuola primaria e sul tempo pieno organizzato dalla Cisl-scuola, dalla Flcil di Milano e dallo stesso Scuolaoggi.
Quel che è successo al tempo pieno si riassume nelle poche tabelle sugli organici, relative al 2012/13. Il tempo pieno in Italia è passato dal 24,15% del 2007/08 al 30,6% del 2012/13 portando le classi da 33.224 a 39.735 (+5,45%). Il totale delle classi nello stesso periodo cala progressivamente da 137.598 a 132.198 (-4,08%). Gli organici di diritto nel triennio dei tagli 2009/10-2010/11-2011/12 passano da 225.450 a 198.339 (-27.111) pari al 13,66% in meno. Questi dati nazionali dimostrano che in presenza di una diminuzione costante delle classi dovuta al calo della natalità e contemporaneamente di un costante aumento delle classi a tempo pieno, i tagli che hanno colpito soprattutto i moduli ( due su tre ) non potevano non colpire anche il tempo pieno.
E cosi è stato. Con l’abolizione per regolamento delle compresenze nel tempo pieno, le 4h mantenute in organico d’istituto, sono state utilizzate dalle scuole in larga parte per mantenere un tempo lungo a 30h anche laddove si riceveva una dotazione a 27h. Infatti i due modelli che si sono maggiormente rafforzati negli ultimi anni sono due: quello a tempo pieno e quello a 30h. Questa situazione risalta con forte evidenza soprattutto in alcune regione del nord, Lombardia in testa, dove non solo aumenta la richiesta di tempo pieno ma di pari passa aumenta anche il numero degli alunni e quindi delle classi. Qui per far fronte alle richieste delle famiglie concentrate prevalentemente sui due modelli a 40h e a 30h. si è agito direttamente tagliando nell’assegnazione dell’organico alle scuole le ore di compresenza. A Milano, tanto per fare l’esempio più emblematico di tagli alle compresenze, le classi a tempo pieno nello stesso periodo sono passate da 6.885 a 7.034 per un totale di 309.496 ore (310.757 secondo le tabelle iniziali dell’USR Lombardia).
I criteri adottati dal A.T. di Milano sono stati per l’as. 12/13 quelli di attribuire al tempo pieno nelle classi 1° (1.356) e 2° (1.441) 40h mentre nelle 3°(1.332) - 4°(1.462) e 5°(1.429) solo 41h delle 44h spettanti. Il risultato finale al termine di questa operazione dà su Milano 285.023 ore, cioè 24.473 in meno di quelle spettanti che ricondotte a 22h danno ben 1.112 posti in meno! Certo il dato è teorico perché è quello complessivo sulla provincia. L’A.T. di Milano ha in molti casi operato alcuni correttivi sulle ore residue, prevedendo arrotondamenti per difetto e per eccesso a seconda dei casi. Rimane comunque un taglio consistente di oltre un migliaio di posti, a scapito delle 4 ore di compresenza per classe , azzerate in prima e seconda e ridotte a una sola ora nelle restanti classi. Ma perché si è verificato tutto questo? Eppure i decreti e le circolari del Miur assegnano in organico il raddoppio pieno con le ore 44h su ogni classe a tempo pieno.
Ovviamente tutto nasce dalle decisione prese a monte dal Miur ( art.64 L.133/08) che avevano previsto un taglio nel triennio 09/12 di oltre 27mila posti nella scuola primaria. Di conseguenza, a prescindere dall’aumento delle richieste di tempo pieno da parte delle famiglie e dall’aumento degli alunni , quei tagli sono stati rispalmati tra tutte le regioni, con correttivi e varianti d’ordine socio-ambientale che oggettivamente hanno penalizzato le regioni del nord in forte crescita di alunni e classi a tempo pieno come la Lombardia. Infatti la popolazione scolastica della primaria è aumentata in regione Lombardia negli ultimi dieci anni del 15% mentre le classi del tempo pieno del 10%. Eppure i posti, sono diminuiti anche in Lombardia per effetto dei tagli a prescindere della Gelmini, più di quanto la sola abolizione dei vecchi moduli avrebbe consentito. La situazione di Milano, come si è visto, è quella di maggior sofferenza. Qui i posti rispetto a quelli spettanti sulla base della tipologia del tempo scuola prescelto dalle famiglie sono sottostimati di un migliaio di unità. A farne le spese è soprattutto il modello didattico-pedagogico del tempo pieno che è stato rovesciato come un calzino, perdendo tutte le caratteristiche originarie e diventando di fatto un tempo lungo di 40h. Riuscirà il costituendo organico funzionale dell’autonomia a riequilibrare quanto oggi è squilibrato? Riuscirà il tempo pieno a recuperare tutte le ore (44h) spettante ad ogni classe ?...

 

ASASI - La Letterina n. 339 - 9 novembre 2012
“Lettera aperta al neo-presidente della Regione Sicilia. Attui subito la misure anticasta”.
░ Riportiamo, in parte, l’appello del Vicepresidente regionale ASASI d.s. Salvatore Indelicato, al presidente Crocetta.
… Siamo preoccupati e amareggiati per l’elevata sfiducia dei siciliani, meta dei quali per protesta non e andata a votare contro l’arroganza della casta dei politici siciliani che rifiutano il taglio dei loro privilegi, con stipendi da 15.000 euro netti al mese, mentre i siciliani muoiono di fame e non arrivano a fine mese. Prima di prospettarle la situazione comatosa delle scuole siciliane e il lungo elenco delle cose non fatte aspettiamo di vedere realizzato subito tutto quello che Lei ha promesso ai siciliani sul versante dei costi e dei privilegi della politica siciliana: 1 - Azzeramento di tutti gli incarichi di consulenza esterna assegnati con la “cacciata” (sono parole sue) di tutte le clientele che hanno spolpato letteralmente la pubblica amministrazione dell’isola. 2 - Spoil system di tutto l’apparato dirigenziale della colossale quanto inefficiente macchina burocratica regionale con taglio di tutte le retribuzioni dei dirigenti e tetto massimo in linea con il decreto Monti sui costi della politica. 3 - Riduzione dello stipendio del Presidente a 7.400 euro netti al mese secondo i tetti del decreto Monti. 4 - Riduzione immediata dello stipendio dei consiglieri deputati, dagli attuali 15.000 euro netti a 6 mila euro netti al mese sempre comprensivi di tutte le voci, sempre secondo il decreto Monti. 5 - Eliminazione e abbattimento totale di tutte le voci spurie a cominciare dalla diaria mensile di 4.003,11 euro. 6 - Eliminazione e abbattimento totale del contributo per rimborso spese di 4.678,36 euro mensili. 7 - Eliminazione e abbattimento totale spese trasporto forfettario di 10.095, 84 annuo 8 - Eliminazione e abbattimento totale spese trasporto su gomma di 13.293,00 annuo. 9 - Eliminazione e abbattimento totale dell’indennità dei portaborse di 4.100 euro al mese 10 - Eliminazione e abbattimento totale delle spese telefoniche di 4.150,00 annuo. 11 - Eliminazione immediata della scandalosa “Liquidazione” ai cessati o trombati chiamata addirittura “assegno di solidarietà” pari all’80 per cento dell’indennità lorda di una mensilità moltiplicata per il numero degli anni di effettivo mandato. Una regalia immonda e intollerabile che la casta si e auto assegnata trasversalmente. 12 - Eliminazione immediata della erogazione scandalosa di pensione ai cessati…

Il Messaggero - 10 novembre 2012
“Statali, buste paga sempre più povere”.
░ Nel 2011 gli stipendi sono diminuiti dello 0,2% mentre il costo della vita è salito del 2,8%L’Aran: annullato nel decennio dagli addetti all’industria lo svantaggio sui dipendenti pubblici.
…L’ultimo rilevamento dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) dice che le retribuzioni di fatto dei dipendenti statali nel 2011 hanno innestato la retromarcia perdendo lo 0,2% rispetto al 2010. Un taglio che va ad affondare in un tessuto già ammorbato alla crisi. Perché i contratti dei dipendenti pubblici sono fermi da circa un quinquennio e tali resteranno almeno fino a tutto il 2014. Secondo uno studio della Cgil dal 2010 al 2014 gli statali perderanno mediamente 6.000 euro. Stando alle cifre dell’Aran, le retribuzioni contrattuali lo scorso anno sono cresciute dello 0,2%, ma sono scese dello 0,2% quelle di fatto. I prezzi sono saliti mediamente del 2,8%. Più in generale, tra il 2000 e il 2011 le retribuzioni di fatto nella pubblica Nel 2011 gli stipendi sono diminuiti dello 0,2% mentre il costo della vita è salito del 2,8…

larepubblica.it -12 novembre 2012
“I principi del montismo”.
░ Un parallelo controverso. Eccone la lettura che ne fa Ilvo Diamanti.
Il Montismo. Per analogia e differenza - anzi: distacco - rispetto al Berlusconismo. Travolto dalla crisi, ma anche dalla sfiducia. Delle istituzioni internazionali e dei cittadini. Il Montismo ne costituisce il controcanto. Ne sancisce la fine. Anche se, per alcuni versi, ne è la prosecuzione con altri mezzi e con altri esiti. Sul piano del programma economico, in particolare. Il governo Monti ha, infatti, realizzato i principali punti delle politiche (solo) annunciate dal governo Berlusconi. Su indicazione (imposizione ?) della Ue e della Bce. Monti le ha tradotte in leggi, riforme e decreti. Con i limiti posti dalla maggioranza, ampia e variegata, che lo sostiene. E con una differenza sostanziale, da chi lo ha preceduto. Berlusconi quel programma l’aveva subìto. E ne aveva promesso l’attuazione, a malincuore – fra i risolini degli altri leader europei. Mentre Monti ne è un garante. Visto che a scrivere a dettare quel programma sono ambienti finanziari e istituzionali di cui egli fa parte. Ma il Montismo è diverso e alternativo rispetto al Berlusconismo anche per altri, importanti motivi. Anzitutto, interpreta un diverso modello di governo. Non la Democrazia del Pubblico, ma l’Aristocrazia democratica. Monti. Non è il leader eletto dal popolo che si presenta al popolo come uno del popolo. “Uno come voi”. Che potete imitare, perché anche voi potete diventare come me. Visto che anch’io imito – e interpreto – i vizi e le virtù degli italiani. Anzi, i vizi più delle virtù. E voi mi votate proprio per questo. Perché sono l’italiano medio (–basso). Dal punto di vista dell’etica pubblica e privata. Monti, invece, è il Tecnico. Distante dalla “gente comune”. Non finge nemmeno di assomigliare agli elettori. Non gli dà del tu. D’altronde non è stato eletto, ma scelto e incaricato dal Presidente. E ha ottenuto la fiducia del Parlamento proprio perché non è un politico (del nostro tempo). Perché è diverso e lontano rispetto ai cittadini. Migliore. Un Aristocratico. Competente e accreditato negli ambienti che contano. In Italia. Ma soprattutto in Europa e nel Mondo. Nessuno si azzarderebbe a ridere alle sue spalle. Il Montismo, per questo, segna il ritorno del governo di “quelli che si distinguono dal popolo”. E dai politici. Gli esperti. Il Montismo, per questo, riflette il clima del tempo. E, per quanto aristocratico, accarezza l’antipolitica. Non perché i tecnici al governo – per primo Monti – siano estranei alla politica e ai partiti. Molti di essi – Monti stesso – hanno ricoperto per anni ruoli di responsabilità negli organismi economici e istituzionali – italiani ed europei. E hanno confidenza con i diversi livelli di governo, ma anche con gli attori politici. Monti e i suoi ministri: fanno politica, ci mancherebbe…. Monti stesso non manca mai di ribadire quanto sia alto il suo credito “politico” rispetto a quello dei partiti e dei politici…. Determinato a marcare la differenza rispetto a quelli che lo hanno preceduto – e che ancora strepitano, intorno a lui. Il Montismo: decreta e declama la fine del Berlusconismo. Ma echeggia, in qualche misura, la nostalgia della Prima Repubblica. Acuita dai nefasti della Seconda Repubblica. Perché, dopo quasi vent’anni di bipolarismo antagonista e intollerante, ripropone un governo di larghe intese. Come, in fondo, erano i governi guidati dalla Dc. Il Centro che teneva dentro tutto e tutti. Destra e sinistra. E che assorbiva e aggregava tutti. Socialisti e laici. La Dc. Riusciva a convivere – e a condividere le scelte sostanziali – anche con il Pci. … In nome del vincolo esterno: dei mercati, delle autorità monetarie e delle istituzioni internazionali. Ma anche sulla spinta della sfiducia dei cittadini. Stanchi di piazzate…

il Manifesto -13 novembre 2012
“Laureati al capolinea”.
░ Una riflessione amara di Alessandro Robecchi
La pergamena costa troppo, ragazzi. D'ora in poi le vostre lauree, specie quelle in materie umanistiche, verranno rilasciate su speciali rotoli di carta morbida che già dalla forma vi suggeriranno l'uso che potete farne. La corsa finisce qui. Capolinea. Prima serviva la laurea, senza laurea non sei nessuno e non vai da nessuna parte. Poi contrordine: ci vuole il master. Anzi, possibilmente il master all'estero. E il dottorato? Dove lo mettiamo il dottorato, eh? E un po' di ricerca sottopagata non la vogliamo fare? E su, coraggio! Poi, dopo i trentacinque anni, eccoti pronto per il posto di lavoro, che ovviamente non può prescindere da qualche capacità manuale. Come per esempio cancellare dal curriculum la laurea, il master e il dottorato, altrimenti al call-center temono di assumere un pericoloso intellettuale. Alcune centinaia di migliaia di dottori italiani, appena appesa la loro laurea in salotto, si sentono dire che servirebbe di più un diploma tecnico, anzi, non esageriamo, qualche anno come garzone di elettricista soddisfarebbe meglio l'esigenza di professionalità attualmente richiesta nel paese. Dopo aver passato la prima metà della vita a sentirsi dire che bisogna studiare di più, eccoci passare la seconda metà della vita a sentirsi dire che era meglio studiare di meno. Tranquilli, vi aiuteranno, per esempio con l'aumento delle rette universitarie (quest'anno in media più sette per cento). Non ce l'hanno con voi, amici. Niente di personale. È semplicemente la famosa manina del mercato: c'è una sovrapproduzione di ceto medio, con curriculum da ceto medio e aspettative da ceto medio. I figli del ceto medio giacciono invenduti nei magazzini. Capite anche voi che non è possibile, e che questo rischia di mettere in crisi il mercato delle classi sociali: troppa offerta di classi medie e molta domanda di sano proletariato. Dai, siete laureati, no? Come possono sfuggirvi queste elementari dinamiche sociali? Su, da bravi, caricate sul camion questa cassetta di cipolle e non fate polemiche. Anzi, state proprio zitti, muti. Se no il caporale si accorge che avete studiato

www.tecnicadellascuola.it/ -13 novembre 2012
“Un anno di Profumo: dalla politica del dialogo all’etichetta di inaffidabile”.
░ Un bilancio davvero negativo che Alessandro Giuliani trae, della gestione Profumo. Sono giudizi generalizzati tra il personale scolastico.
L’ex rettore aveva iniziato con il piede giusto; tanta trasparenza e incontri con tutte le parti. Poi l’idea del concorso, osteggiata da tanti. Le malfatte selezioni dei Tfa, di cui ha incolpato la precedente gestione. E la mancata promessa sullo sblocco degli scatti di anzianità del 2011. Ora ha cento giorni per recuperare almeno un po’ della credibilità persa per strada….L’ex rettore ha dovuto presto fare i conti con le richieste pressanti di un Governo tecnico chiamato a tenere a galla i conti pubblici del Paese. Con l’istruzione pubblica ancora una volta a fare la parte dell’agnello da sacrificare. Profumo, però, francamente ci ha messo anche del suo. Per diversi mesi ci ha detto che la scuola aveva già dato, che gli 8 miliardi di euro sottratti nell’ultimo triennio potevano bastare. Che, anzi, d’ora in poi si sarebbe risalita la china…. Nel frattempo, però, Profumo perdeva consensi. Prima la grana della selezione estiva per accedere ai Tfa malfatta. Con il ministro che, poco elegantemente, faceva prima ricadere il suo predicessero, Maria Stella Gelmini, le responsabilità per i test zeppi di errori e refusi. E poi era costretto a chiedere scusa e ad allestire una commissione di superesperti che in un pugno di giorni ha scovato i test sbagliati, trasformandoli in risposte esatte. Intanto le promesse non mantenute del responsabile del Miur si moltiplicavano. Vale per tutte quella sugli scatti di anzianità del 2011. A dicembre il neo-ministro si impegna di liquidarli entro pochi mesi. All’inizio dell’estate si replica, con la promessa di inviare un atto d’indirizzo all’Aran. Ma ad oggi di quell’atto non si ha notizia….

laRepubblica.it -13 novembre 2012
“Scuola, la protesta si fa continentale "Diritto al futuro e a un'altra Europa"
░ Continuano le mobilitazioni contro i tagli alla pubblica istruzione pubblica. Il malcontento attanaglia l’Europa.
Non solo scuola. O meglio. A partire dalla scuola. Il malcontento degli studenti e dei docenti si fa totale. E si unisce a quello dei lavoratori precari, dei disoccupati, di chi cerca politiche di welfare concrete. Diritto all'istruzione, a una formazione libera, alla crescita professionale, al lavoro, alla solidarietà. In una parola: diritto ad avere un futuro e un'altra Europa. Che li comprenda, secondo le promesse iniziali, e non li respinga con le politiche di austerity e di rigore. Questi i messaggi che i comitati studenteschi, ma non solo, lanceranno nella manifestazione in programma domani, alla quale ha aderito anche la Cgil: uno sciopero generale di portata europea, in cui le piazze di Roma, Stoccolma, Atene, Madrid, Lisbona, ma anche Bucarest e Praga, si uniranno virtualmente a formare una catena umana di protesta contro "le politiche di austerity dell'Unione Europea, contro un'Europa senza democrazia …

Latecnicadellascuola.it -15 novembre 2012
“Sciopero europeo, protagonisti studenti e precari"
░ La Confederazione europea dei sindacati è la protagonista della iniziativa di protesta (giornata di “mobilitazione internazionale”)che ieri 14 novembre ha visto una massiccia presenza del mondo della scuola e del lavoro contro le politiche di austerity dei governi di tutta Europa.
In Italia la giornata di mobilitazione internazionale contro le politiche di austerity dei governi, oltre che per la solidarietà e il lavoro, voluta dalla Confederazione europea dei sindacati per mandare un chiaro segnale alla Commissione europea e alla Bce, è stata caratterizzata da un alto numero di partecipanti. La maggior parte dei quali appartenenti al mondo della scuola, con picchi di presenze del personale precario e di studenti. Quest’ultime in alcuni casi sono sfociate in tensioni e momenti di “contatto” con le forze dell’ordine, talvolta sfociati in veri e propri incidenti di piazza. Queste le notizie giunte dalle piazze principali delle decine riempite oggi in tutta la penisola…. A Torino gli insegnanti si sono mescolati agli studenti, creando un corteo intergenerazionale: ci sono stati, però, anche tre poliziotti feriti ed è stato occupato il Palazzo della Provincia. … A Roma, dove hanno aderito alla mobilitazione in diverse migliaia, il Blocco studentesco, la formazione giovanile di CasaPound, ha dato vita ad un corteo non autorizzato: in piazza c'erano alcune centinaia di studenti "contro il ddl ex-Aprea e il processo di privatizzazione della scuola pubblica"; a Via di Ripetta hanno cercato di 'sfondare' verso Via del Corso e Palazzo Chigi, anche con bombe carta e lanci di sassi, ma le forze dell'ordine in assetto antisommossa hanno fatto muro con cariche, lacrimogeni e schierando anche i blindati. Alla fine, tra le forze dell'ordine si contavano due poliziotti contusi e un carabiniere con un taglio alla mano. Incidenti si sono ravvisati anche a Genova, dove il corteo studentesco e di militanti dei centri sociali ha raggiunto la fiera, dove era in corso il Salone italiano dell'educazione, per poi imboccare la Soprelevata, che è stata chiusa al traffico in entrambi i sensi di marcia. Sempre nel capoluogo ligure, un gruppo di lavoratori ha bloccato i varchi portuali. Mentre una delegazione di sindacalisti e insegnati aderenti ai Cobas ha effettuato un volantinaggio all'interno del quartiere fieristico, dove si è tenuta la cerimonia dì'inaugurazione del Salone italiano dell'educazione a cui avrebbe dovuto prendere parte anche il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo. La visita del ministro è stata però annullata….

larepubblica.it -15 novembre 2012
“Due violenze sbagliate"
░ Massimo Giannini fa la lezione ! A tutti. Con citazioni assortite e qualche scivolone della logica: il peggiore ? Quando collega la “violenza esagerata dello Stato” al fatto che le forze dell’ordine sarebbero “a loro volta esasperate perché vittime anch’esse dei tagli di bilancio”.
Ribellarsi è giusto. Non c’è bisogno di rispolverare Jean Paul Sartre, per sapere che le migliaia e migliaia di donne e uomini, giovani e meno giovani che hanno riempito le piazze d’Europa hanno ragione. Nell’Occidente disorientato, dove una finanza senza regole ha divorato l’industria manifatturiera e un mercato senza Stato ha prodotto la disuguaglianza di massa, uno «sciopero europeo» è sacrosanto, quando invoca pacificamente più lavoro, più diritti, più giustizia sociale. … Ma quei manifestanti con caschi e passamontagna che lanciano pietre sui poliziotti, sfasciano vetrine e assaltano banche, ci riportano ai giorni di sangue del G8 di Genova, che non vorremmo più vedere. E ci saranno probabilmente «saldature», tra le aree della sinistra radicale e le frange della destra estrema. Ma i cori che inneggiano a Saddam Hussein o gli slogan contro gli ebrei ci precipitano nell’incubo di un’«Alba Dorata» tricolore che non vorremmo mai vivere. Quello che non è giusto, allora, è che le intemperanze di una minoranza facinorosa, anarcoinsurrezionalista o neo-nazista che sia, riducano al silenzio le ragioni di una maggioranza rumorosa, ma non violenta, che chiede all’Italia e all’Europa il coraggio di quel «rise up» che finora è mancato, e del quale c’è ovunque un disperato bisogno. Il buono che c’è, nella domanda di rappresentanza degli studenti umiliati da anni di tagli alla scuola pubblica, viene distrutto dalle fiamme delle molotov e dai colpi di spranga. … Quello che non è affatto giusto, per ragioni uguali e contrarie, è che a questa violenza sciagurata della piazza si risponda con una violenza esagerata dello Stato. Le forze dell’ordine, a loro volta esasperate perché vittime anch’esse dei tagli di bilancio, meritano rispetto. … Quello che non è affatto giusto, infine, è che si speculi politicamente su queste proteste e su queste violenze. Che il governo e i partiti si rinchiudano nel solito gioco di ruolo, dove il primo si sente sempre in dovere di difendere «a priori» l’operato della polizia, e i secondi si rimpallano colpe sociali e responsabilità morali. E dove magari spunta il solito Grillo, che lancia appelli pseudo-pasoliniani … C’è un popolo trans-nazionale di oltre 212 milioni di disoccupati adulti, che non reggono più i morsi della crisi. C’è una generazione «Neet» di 14 milioni di ragazzi tra i 19 e i 25 anni, che non studiano più e non lavorano ancora e che chiedono una prospettiva. Questo non è un banale problema di «ordine pubblico». È invece un’immane «questione politica »…

l’Unità -15 novembre 2012
“Studenti e professori invadono le strade dello sciopero"
░ La protesta della scuola dentro la giornata di mobilitazione.
Le piazze di tutta Italia gremite di studenti hanno accolto lungo la penisola le manifestazioni della Cgil…. È stata la prima volta che a livello continentale studenti e lavoratori scendevano in piazza simultaneamente sotto le stesse bandiere…. Gli studenti hanno capito, prima e meglio di tanti altri, che le politiche di tagli e di austerity sono uno spettro che si aggira per l'Europa. Gli studenti inglesi protestano contro l'aumento indiscriminato delle tasse universitarie? Gli studenti italiani scendono in piazza per evitare che quel modello venga applicato anche in Italia, come vorrebbe una proposta del senatore Ichino. L'europarlamento vuole tagliare i fondi per il programma Erasmus? Gli studenti francesi e spagnoli promuovono un appello comune per la difesa di quella iniziativa. Sono sempre più numerosi i collegamenti tra i giovani europei, che fanno rimbalzare, come in un flipper impazzito, le loro parole d'ordine da una parte all'altra del continente. A dimostrare la dimensione europea della mobilitazione è anche la commistione linguistica presente sui cartelli, sugli striscioni e sulle bandiere degli studenti scesi in piazza. A Trieste lo striscione iniziale invocava la huelga (sciopero in spagnolo) generale, mentre in Grecia sulle mura del Partenone viene calato lo striscione "People of Europe rise up"….

tuttoscuola.com -15 novembre 2012
“Protesta dell’Usb Scuola che indice concorso per ministro dell’istruzione"
░ Dopo Profumo, Gelmini, Fioroni, Moratti e Berlinguer, individuati come responsabili dello sfascio, la Scuola ha bisogno di ministro competente. Il sindacato di base escogita un modo clamoroso per dirlo.
L'USB Scuola si è fatta dunque carico dell'urgente necessità di reclutare un nuovo ministro dell'Istruzione, in modo da svecchiare la categoria, selezionare i "più meritevoli" ed inaugurare una politica caratterizzata stavolta da una profonda conoscenza del sistema scolastico nazionale. La prova concorsuale avrà luogo lunedì 19 novembre a Roma, davanti al Ministero dell'Istruzione, in viale Trastevere 76, alle ore 14.00. La selezione sarà basata su quiz appositamente predisposti. … In occasione del concorso, l'USB Scuola presenterà agli organi di informazione i contenuti del ricorso in via di presentazione al Tar del Lazio, promosso dall'USB contro il "concorsone" docenti, che bandisce 11.542 posti a fronte di 321.000 domande ad oggi presentate. Obiettivo del ricorso, è quello di chiedere l'annullamento del bando e tutelare non una parte di lavoratori - od aspiranti tali – a scapito di altri lavoratori, ma dimostrare che questo bando non rispetta i diritti di nessuno e che il tutto va a scapito della Scuola.

Latecnicadellascuola.it -16 novembre 2012
“Riassetto del MIUR e delle direzioni generali"
░ Da fonte CISL si conosce il piano ministeriale di riorganizzazione del MIUR, che prevede il taglio di alcune direzioni generali.
L’impalcatura proposta dal Ministero conferma la struttura del dipartimento dell’Istruzione: 4 direzioni, compresa quella della Formazione professionale, inizialmente soppressa; perde una direzione invece il dipartimento della Programmazione: saranno tre, accorpata quella degli Affari internazionali; stessa situazione per il dipartimento dell'Università, dove l'Internazionalizzazione passa allo Sviluppo della ricerca. Per quanto riguarda le direzioni regionali si avrà l’accorpamento di 5 direzioni regionali, con una scelta operata in base alla consistenza della popolazione studentesca: la Liguria risponderà al Piemonte, il Friuli Venezia Giulia al Veneto, l'Umbria alle Marche, il Molise all’Abruzzo, la Basilicata alla Puglia.

 

 ASASI - La Letterina n. 338 - 2 novembre 2012

Una storia ordinaria:i nuovi POR. 

░ Riportiamo la prima parte di un articolo dGiampiero Finocchiaro, della Associazione Scuole Autonome Sicilia.

… Recentemente, aiuti economici europei non spesi (sorvoliamo sul perché) hanno rimpinguato una borsa che finanzia un gran numero di progetti con cui le scuole ricevono da 350.000 a 500.000 euro ciascuna per ristrutturare i propri edifici e migliorarne la vivibilità. C’è chi potrà finalmente rifare l’impianto elettrico obsoleto, chi si lancerà nella creazione di un impianto fotovoltaico sul tetto, chi rifarà la facciata o sostituirà gli infissi e così via dicendo. Diciamo che si tratta, per chi è esperto di appalti di opere pubbliche, di interventi limitatissimi che non richiederebbero grandi figure professionali di tecnici ed esperti. Non pare se ne sia accorto chi ha montato la macchina burocratica che, proprio sulle figure dei tecnici ha ribadito l’importanza di procedere a complessi, onerosi e pericolosi bandi pubblici. Di cui sarà responsabile il solito capro espiatorio, il dirigente scolastico. Al più, questi potrà dotarsi di un supporto tecnico per la valutazione di ciò che progetteranno e realizzeranno i liberi professionisti e le aziende assoldate con procedura pubblica. Dividendo, per altro, il compenso che è stato quantificato in una percentuale funzionale a sancirne il carattere umiliante. Al responsabile unico, obbligatoriamente il Dirigente scolastico, verrà infatti corrisposta una cifra pari al 2% non dell’ammontare complessivo, ma di quella parte corrispondente ai soli lavori di appalto che più o meno si aggira intorno al 60% del finanziamento. I calcoli sono presto fatti, il 2% non di 350.000 (seguiamo l’esempio degli istituti comprensivi) ma dei 200.000 circa di lavori da eseguire (gli altri 150.000 coprono parcelle, oneri, costi obbligatori, etc.). Totale 4.000 euro. Prima che qualche collega consideri accettabile questo extra, si deve ricordare che di questa quota, al Dirigente scolastico è riservata la quarta parte, ovvero 1.000 euro. La rimanente sosterrà le spese per altro personale, compreso il supporto tecnico di cui avvalersi e da cercare tramite faticosa procedura pubblica. Al DSGA, che si farà carico degli oneri materiali di questa enorme macchina, viene riconosciuta una percentuale ancora minore, pari a una quota dell’1% ….

 

Latecnicadellascuola.it - 3 novembre 2012

PD: senza se e senza ma, stabilizzeremo i precari”.

░ Il Pd si impegna a ripristinare il “salva precari”e le onorevoli Puglisi e Siragusaaggiungono: "Non si può vivere di 'salvaprecari': il nostro impegno per il nuovo governo è la stabilizzazione dei docenti".

Un vero e proprio impegno che il Partito democratico si assume frontalmente nei riguardi dei docenti precari: “Il PD ha già detto con chiarezza che vogliamo prevedere un piano straordinario di immissioni in ruolo per i precari delle GAE, e questo faremo andando al governo”. Una dichiarazione che sottolineiamo con vero piacere e alla quale facciamo, parafrasando altri giornalisti, un nodo a doppia mandata.“Oggi, intanto, c'è bisogno di affrontare un'emergenza che non riguarda - come alcuni vorrebbero far credere - solo la Sicilia, ma è estesa a tutta Italia: il mancato rinnovo del decreto 'salvaprecari'. Chi si sta occupando della questione è la deputata PD Alessandra Siragusa.“Il Pd - spiegano - era inizialmente contrario al 'salvaprecari', perché figlio dei licenziamenti di massa voluti dal ministro Gelmini, ma è chiaro che nell'emergenza dobbiamo impegnarci per salvare i diritti minimi di quegli insegnanti che si trovano senza lavoro. Per garantire ai docenti precari la continuità lavorativa e la maturazione del punteggio di servizio, occorre rinnovare, anche per l'anno scolastico 2012/2013, il cosiddetto decreto 'Salva precari'. Si tratta di una misura che non comporta oneri finanziari aggiuntivi a carico del Miur, o comunque del bilancio dello Stato, come si evince sia dal primo provvedimento che lo ha istituito, legge n. 167 del 24 novembre 2009, sia dalle sue proroghe successive (art. 1 della legge n. 25 del 2010 e articolo 9, comma 21/bis, della legge n. 106 del 2011). Dopo essere stato inserito nella legge di stabilità, il 'salvaprecari' è scomparso Ad oggi, insommanon c'è una misura di garanzia verso questi lavoratori della scuola. Il Pd chiede che sia immediatamente rinnovato il 'salvaprecari' per la parte statale, quindi prevedendo una graduatoria unica per le chiamate dalle scuole e punteggio pieno per tutti come previsto dalla prima legge”.

 

www.governarelascuola.it - 3 novembre 2012

A che punto siamo ?”.

░ Nel numero 11 del suo periodico digitale,Pietro Perziani tratteggia, con la consueta competenza, il quadro dei provvedimenti sulla Scuola varati quest’anno; lo riportiamo in parte.

I PROVVEDIMENTI PRIMAVERILI. Lo scorso giugno, la carne al fuoco era molta La generalizzazione degli istituti comprensivi ha portato ad un vero e proprio terremoto nel primo ciclo di istruzione che è passato da 7.102 a 6.159 scuole, 943 in meno. … Al dimensionamento, si sono aggiunte la disposizione relative alle scuole sottodimensionate; di fatto, lo Stato ha detto alle Regioni: fate pure quello che volete, io intanto taglio i posti di Dirigente e di Dsga, la funzionalità di queste scuole evidentemente non interessava e non interessa molto. Come è ormai tradizione, con la Sentenza n. 147/2012, la Corte Costituzionale a giugno ha dichiarato illegittime le norme su cui si è basato il dimensionamento, ma per l’a.s. 2012/2013 non è stato naturalmente modificato niente. Ad Ottobre, è stata formulata una Bozza di Accordo tra Stato e Regioni per dare attuazione alla Sentenza della Corte; il dimensionamento dovrebbe riguardare tutti gli ordini di scuola, in rapporto ad una media regionale di 900 alunni, superando così anche il problema delle scuole sottodimensionate. Si farà in tempo per il prossimo anno scolastico ?.. A giugno segnalavamo anche la ormai cronica questione del pagamento dei docenti vicari, con la Legge 135/2012 (Spending Reviewil problema è stato risolto alla radice: … costoro non possono esercitare funzioni vicarie e tantomeno funzioni superiori. Qualcuno dovrà pur stabilire qual è la veste giuridica del docente che sostituisce il dirigente, per assenze fino a due mesi. Si dice che i docenti collaboratori possono essere retribuiti esclusivamente a carico del FIS, in base a quanto stabilito dal vigente CCNL di comparto…E meno male che almeno l’esonero è stato salvato, sia pure nei termini ridotti che benconosciamo

I PROVVEDIMENTI ESTIVI. In estate è stato emanato un Decreto Legge, il 95/2012, che è stato poi approvato in via definitiva con la Legge 135/2012; si tratta di quella che comunemente viene chiamata la Spending Review.La Legge riguarda tutta la pubblica amministrazione, con novità molto importanti per la scuola. Viene stabilito l’obbligo della fruizione delle ferie, dei riposi e dei permessi a qualsiasi titolo spettanti; non si può dar luogo alla loro monetizzazione in caso di mancata fruizioneE’ apparsa subito evidente l’inapplicabilità della norma soprattutto per i supplenti temporanei, per cui la questione è stata ripresa nel DDL relativo alla Legge di Stabilità: potranno essere pagate solo le ferie che siano risultate impossibili da fruire, in quanto il periodo di servizio prestato dal supplente non prevede sospensioni delle lezioni. Detto in altri termini: se il supplente ha maturato 20 giorni di ferie e durante il suo periodo di servizio erano previsti 10 giorni di interruzioni delle lezioni (Vacanze di Natale…), verranno pagati solo 10 giorni di ferie. Una Nota del MEF ha precisato che le ferie maturate prima dell’entrata in vigore del Decreto Legge vannopagate.. Il Miur, come gli altri Ministeri, deve assicurare una riduzione di spesa, ma ad oggi non se ne sa niente; nella Legge di Stabilità si parla della possibilità di istituire Uffici Scolastici Interregionali.Usando quello che almeno per noi è un neologismo, nella Spending Review si parla di “dematerializzazione” delle procedure amministrative: il passaggio dalle carte alle procedure informatiche e telematiche. Naturalmente, l’attuazione delle citate disposizioni deve avvenire a costo zero. Le prime disposizioni applicative sono contenute nella Nota MIUR prot.n. 1682 del 3 ottobre 2012; per quest’anno, si fa ben poco. Va segnalata invece una pregevole iniziativa: è stato firmato a settembre un Accordo Operativo tra il MIUR e 11 Regioni, per finanziare diverse iniziative di introduzione nelle scuole di tecnologie informatiche e telematiche.  Le scuole vengono inserite nel sistema di tesoreria unica e i fondi delle scuole vanno versati sulle contabilità speciali; il MIUR ha emanato le prime disposizioni operative e lo schema tipo della convenzione di cassa. Le supplenze brevi verranno pagate dal MEF; importante: il nuovo sistema permetterà il“monitoraggio dei contratti per i supplenti brevi stipulati dai dirigenti scolastici”… Da un incontro MIUR/ OO.SS è emerso che nel 2013 l’applicazione della nuova normativa sarà molto limitata, le scuole continueranno a pagare il lordo dipendente e a formulare il CUD, mentre il MEF provvederà agli oneri a carico dello Stato; a partire dal 2014 tutto passerà a carico del MEF, le scuole dovranno fare solo il contratto individuale. E’ stato introdotto anche l’obbligo di fornirsi tramite Consip dei servizi di telefonia fissa e mobile, che per la verità dovrebbero essere a carico degli EE.LL.Nella spending review sono presenti diverse norme che riguardano il personale, naturalmente nella direzione di un taglio della spesa: - I comandi di cui alla Legge 448/1998 vengono ridotti ad un totale di 250 unità; - I docenti inidonei transitano nei ruoli del personale ATA; nel DDL relativo alla Legge di stabilità si dice che questi docenti possono chiedere una verifica dello stato di idoneità e tornare eventualmente all’insegnamento; - Anche gli ITP appartenenti alle classi di concorso C999 e C555 transitano nei ruoli del personale ATA; - I docenti in esubero vengono utilizzati in altre classi di concorso, nel sostegno, negli spezzoni, nelle supplenze brevi; - le utilizzazioni presso il MAE sono ridotte ad un massimo ad un massimo di 694 unità. Viene risolta, speriamo in via definitiva, l’annosa questione del pagamento delle visite fiscali: il costo viene posto a carico del MIUR…  In tema di contrattazione, viene introdotto l’istituto dell’esame congiunto; per la verità, nel mondo della scuola non si tratta certo di una novità, era addirittura previsto dal CCNL del 1995. In effetti, l’esame congiunto altro non è che una forma di concertazione, che è prevista dal vigente CCNL di comparto… I poteri dei Revisori vengono notevolmente ampliati, passano dalla sfera di legittimità a quella di merito, a richiesta del MEF e del MIUR; sono anche incaricati dello svolgimento dei controlli ispettivi di secondo livello per i fondi europei. … Sono state stanziate delle risorse aggiuntive per la scuola, dovrebbero essere circa 30 milioni; speriamo arrivino veramente e presto.

I PROVVEDIMENTI AUTUNNALIIniziamo dal DDL relativo alla Legge di Stabilità, con l’ovvia avvertenza che si tratta di disposizioni che possono essere modificateUn provvedimento che ha suscitato un autentico vespaio: l’innalzamento dell’orario di insegnamento dei docenti della scuola secondaria da 18 a 24 oreSe si vuole intervenire sull’orario, perché non si reintroduce un istituto previsto addirittura dal DPR 399/1988, il tempo potenziato? Questo significherebbe badare alla funzionalità del servizio, se invece si bada solo al contenimento della spesa… La norma è apparsa subito debolissima, non si può riportare in regime di diritto pubblico una materia contrattualizzata Solo chi non conosce la scuola può pensare che l’eliminazione delle supplenze temporanee fatta in questo modo possa risultare un’operazione indolore. Da un punto di vista didattico la norma sarebbe infatti dirompente, perché nelle classi interessate ci sarebbe ad una girandola di professori, magari per un intero anno scolastico, basti pensare ad una maternità. Le ultime notizie sono che il Governo, dopo le bocciature alla VII Commissione della Camera, ha ritirato il provvedimento. Sempre nel DDL relativo alla Legge di stabilità, la competenza per la formulazione della diagnosi funzionale necessaria per l’assegnazione agli alunni disabili dell’insegnante di sostegno viene assegnata all’INPS, che può avvalersi del personale medico delle ASL. …. Con il D.L. 185/2012 il Governo ha ripristinato la buonuscita. La legge 122/2010 aveva stabilito che i pubblici dipendenti percepissero non più la buonuscita(TFS/IBU), ma la liquidazione (TFR) come i privati, a decorrere dal 1 gennaio 2011. Dato che nel privato il lavoratore non paga contributi, mentre nel pubblico paga il 2,50%, avendo unificato i due regimi logica avrebbe voluto che il dipendente pubblico non pagasse più la ritenuta; l’INPS/INPDAP ha invece disposto che si continuasse a pagare. A seguito di un ricorso avanzato da alcuni magistrati, il TAR della Calabria ha rinviato la questione alla Corte Costituzionale, che ha stabilito l’illegittimità della ritenuta del 2,50%.Piuttosto che rinunciare alla ritenuta e restituire quanto già indebitamente tolto, il Governo ha fatto l’operazione opposta, ha appunto ripristinato la buonuscita. A questo punto, è del tutto inutile inviare diffide; decadano anche tutti i procedimenti giàiniziati

 

Latecnicadellascuola.it 4 novembre 2012

La sicurezza delle scuole è una emergenza nazionale”.

░ Lo scrive il sostituto procuratore Raffaelle Guariniello in una lettera indirizza al ministro Profumo, dopo il crollo di una controsoffittatura in una scuola di TorinoIn altre regioni la situazione è anche peggiore.

Questa volta il sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello non si è limitato ad aprire una indagine ma ha deciso anche di scrivere direttamente al Ministro dell’Istruzione per segnalargli le difficoltà esistenti in tutta la provincia di Torino e già più volte messe in evidenza dall’amministrazione provinciale e da molti Comuni,a partire dal capoluogoL'allarme arriva dopo i crolli di parti di controsoffittatura che si sono verificati in alcuni edifici scolastici di Torino e provincia. Guariniello ha anche messo a punto un primo elenco degli interventi che sarebbero necessari nelle scuole della provincia; si parla di lavori per almeno 60 milioni di euro che la Provincia non sarebbe in grado di reperire In altre regioni i problemi sono ben più gravi, come risulta dalla stessa anagrafe degli edifici scolastici realizzata dal Miur. In Calabria, per esempio, solo una scuola su 3 ha una scala esterna, mentre in Sicilia la metà delle scuole non è in regola con gli impianti elettrici. E sempre al sud spetta il triste primato delle scuole collocate in zone altamente sismiche.

 

Dazebao.org 5 novembre 2012

La precarietà uccide. Insegnante esasperato si toglie la vita”.

░ Di precariato si muore. Carmine Cerbera, insegnante precario di 50 anni, lo scorso venerdì si è tolto la vita. I toni vanno tenuti bassi ma non possiamo disconoscere l’evidenza: la ragion d’essere della politica è il bene comune, ma ormai non ci sono più risultati in questo senso.

 La moglie ha forzato la serratura del bagno dove si era chiuso, ma non ha potuto arrestare la devastante emorragia. Carmine lascia una moglie e due figli. A 50 anni si sentiva sconfitto, impotente, con tutta probabilità inadeguato per questa società. E si è arreso. Carmine era un insegnate precario di Storia dell'arte, nessuna cattedra e nessun lavoro quest'anno. Come lui stesso ha scritto poco tempo fa sul suo profilo di facebook aveva appena conseguito la laurea specialistica. Era il 22 ottobre quando scriveva appunto: "Oggi dovrei essere gioioso perché ho conseguito la laurea specialistica, ma sono triste perché il ministro Profumo ci sta distruggendo il futuro..... siamo precari a vita ammettendo di essere fortunati." … La sua è una storia simile a quella di tanti altri: imprenditori, operai che hanno preferito andarsene in silenzio e togliere "il disturbo". Qualcuno ha definito questi suicidi "omicidi di Stato" e il precariato "un reato di Stato". Di fatto qui non si tratta più del fallimento di un singolo che fugge per vigliaccheria, qui si tratta del fallimento di uno Stato, di un modo di governare e di fare politica, è il fallimento di un sistema culturale ed economico che molto spesso premia i furbi e cancella le tutele, la fatica e il sacrificio di tanti lavoratori. Forse è giunto il momento di ri-pensare e ri-formulare un sistema meno paradossale e insostenibile. Eppure l'articolo 1 della Costituzione recita: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". E non è finita. L'articolo 4 precisa: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".Insomma, sono solo 2 degli articoli della Costituzione italiana e sono quelli che parlano di diritto al lavoro, di dignità, che rimandano alla possibilità anzi al diritto/dovere per ogni cittadino italiano di sentirsi parte integrante della società, parte di un "ingranaggio" che dovrebbe consentire una crescita personale e collettiva. Forse sempre tra un pianto e l'altro questi ministri dovrebbero domandarsi anche come ci può sentire a 40 o a 50 anni ad essere precari, emarginati, umiliati, logorati e consumati dall'incertezza di un domani lavorativo che con tutta probabilità non ci sarà mai più. Ma è una domanda che non si porranno mai, troppo presi a "normalizzare" e "stabilizzare" un paese con provvedimenti, che oltre che penalizzanti, appaiono addirittura "punitivi" per quasi tutte le categorie di lavoratori, dagli operai, agli imprenditori, passando per gli insegnanti.Il processo di misconoscimento sociale del lavoro è giunto ormai ad un punto da minare la dignità della vita della maggioranza delle persone, l'identità collettiva si disperde e senza identità anche quella soggettiva diventa più fragile. Il lavoro è divenuto merce da comprare al minor prezzo possibile e i lavoratori sono diventati quasi senza corpo fisico e psicologico. E in questo contesto si colloca il fenomeno della precarietà in cui le persone vengono riconsegnate alla loro solitudine individuale. Primo Levi ha scritto: "L'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità in terra". Certo è, invece, che quello che sta accadendo nel nostro paese, in spregio totale alla contrattazione democratica, è il disconoscimento del disagio, dell'avvilimento e della prostrazione vissuta da intere categorie di lavoratori, espulse da quella che fino a poco tempo fa appariva come la loro area di lavoro stabile e sicuro. C'è chi per vergogna, per disillusione, forse anche per paura non riesce a tollerare quella che sembra essere diventata una feroce condanna: la precarietà. …

 

l’Unità 6 novembre 2012

Non rottamate i libri di testo”.

░ Leggere Benedetto Vertecchi è sempre interessante e istruttivo.

È difficile trovare una ragione per l’accanimento che il ministero dell’Istruzione sta dimostrando nei confronti della cultura italiana. La mancanza di un disegno che non sia la semplice amplificazione di un generico senso comune si ritrova anche nelle disposizioni recentemente emanate sulla sostituzione dei testi cartacei con supporti elettronici. In altre parole, gli allievi non dovranno più studiare utilizzando libri stampati, ma useranno tavolette digitali. Ovviamente, questo passaggio dal cartaceo al digitale è presentato come una svolta epocale. Nessuno si è preoccupato però di immaginare quali potranno esserne le conseguenze Tra le conseguenze che si possono immaginare c’è un cambiamento del rapporto tra gli allievi e i libri. Cambia (è solo qualche esempio) la percezione fisica del testo, le operazioni che si compiono nel processo di apprendimento, il riferimento mnemonico a questo o a quel passo. Chi ci assicura che usando libri digitali sia possibile ottenere risultati quanto meno non peggiori di quelli che si ricavano dai testi cartacei? Non sarebbe stato opportuno, prima di intervenire per via normativa su un aspetto così delicato del funzionamento della didattica, passare attraverso una limitata, ma rigorosa fase sperimentale per stabilire i punti di forza e quelli di debolezza dei libri tradizionali e di quelli modernizzati tramite le tecnologie digitali? Ma la questione dei libri non si esaurisce solo con considerazioni di funzionalità didattica. … In un contesto regressivo della capacità di comprendere il testo scritto, com’è quello che in misura crescente caratterizza i paesi industrializzati, la scomparsa dei libri dagli oggetti percepiti entro le mura domestiche rischia di accelerare la perdita della capacità di utilizzare i repertori simbolici che sono stati alla base della grande trasformazione culturale e sociale negli ultimi secoli. Occorre anche chiedersi quali testi saranno disponibili per le tavolette digitali. Certo, se si tratterà solo di riprodurre i libri già esistenti su carta, l’operazione sarebbe di assai modesto rilievo. Gli unici a compiacersi del cambiamento sarebbero i produttori di tavolette. Non potremmo non attenderci, invece, un peggioramento delle condizioni, già non brillanti, dell’industria editoriale che potrebbe perdere una percentuale consistente del suo fatturato. C’è anche da chiedersi, una volta riprodotti testi esistenti, chi potrebbe impegnarsi nel predisporne di nuovi, oltretutto senza disporre di riferimenti certi circa il modo in cui potranno essere utilizzati nell’educazione scolastica. Vale la pena di aggiungere che i libri su carta possono essere letti in un tempo lungo. L’accesso alla Bibbia di Gutenberg presenta difficoltà di ordine culturale, perché è scritta in latino, ma non tecnico, perché i caratteri continuano a essere perfettamente leggibili. Nel caso delle edizioni digitali si deve prevedere una doppia caduta: quella che investe la tecnologia, che richiede la sostituzione sempre più rapida dei prodotti ora proposti, e quella dei sistemi di codifica, che anche se in tempi un po’ più lunghi rende inutilizzabili codifiche effettuate su supporti non attuali (quanti usano ancora i dischetti magnetici? E per quanto tempo continueremo a usare i supporti ottici?). Occorrerebbe, per cominciare, incoraggiare la ricerca e fondarla, invece che sul senso comune, su solide basi sperimentali. Intanto, si deve evitare di rendere le scuole sempre più povere, visto che, per acquisire mezzi che potranno essere usati per un tempo breve, sono costrette a rinunciare a quelle dotazioni che potrebbero essere alla base di attività creative e progettuali, tali da impegnare il pensiero e l’azione di bambini e ragazzi.

 

ItaliaOggi - 6 novembre 2012

Riforma dei concorsi, sarà mini”.

░ Alessandra Ricciardi segnala qualche difficoltà che si frappone al disegno di Profumo circa la indizione di un ulteriore concorso a cattedre, e la notizia di ricorsi avanzati contro il concorso già indetto (nel quale, una assurdità sesquipedale è certamente quella che vieta ai docenti già di ruolo di partecipare al concorso).

Una promessa da mantenere. Un nuovo concorso a giugno. Anche se neppure questo sarà come lo avrebbe voluto e come aveva annunciato, ovvero aperto solo ai giovani e con una quota di assunzioni preponderante rispetto a quelle fatte con le graduatorie a esaurimento. Non una riforma a 360 gradi dunque, per la quale servirebbe una legge, ma una miniriforma. A giorni, secondo quanto trapela da viale Trastevere, il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, dovrebbe firmare il regolamento che ridefinisce, grazie a una delega aperta dall'ex ministro Beppe Fioroni (legge 244 del 2007), i criteri di accesso a un nuova selezione per insegnanti. Intanto però il ministero deve difendere con le unghie e con i denti l'attuale gara dai ricorsi di illegittimità avanzati da chi è stato escluso. Il regolamento fissa la durata biennale delle graduatorie del concorso. Chi non riesce nei due anni ad avere il contratto di assunzione a tempo indeterminato non avrà nessuna speranza di confluire nella lista ad esaurimento, che resta chiusa e che assorbirà il 50% delle assunzioni annualmente disponibili, ma, analogamente a quanto avviene in altre amministrazioni, dovrà provare a rifare il concorso successivo. Che ci sarà appunto dopo due anni. La cadenza biennale è una delle novità più importanti del nuovo assetto, che dovrebbe garantire la periodicità dell'accesso ai ruoli dei docenti …  Quello che pare certo è che comunque sarà il successivo ministro a bandire il nuovo concorso, con tutto il carico di polemiche che inevitabilmente accompagnerà la vicenda. Come già avvenuto con la gara in corso, molti precari abilitati lamenteranno di dover fare una nuova selezione quando sono già iscritti nella graduatoria ad esaurimento. Ma anche che in questo modo si rubano posti allo scorrimento delle stesse liste alle quali va il 100% dei posti autorizzati se non c'è concorso. Critica quest'ultima che prenderà ancora più piede nel prossimo futuro, giacché i posti che si libereranno con i pensionamenti, dopo la riforma Fornero, saranno ridotti al lumicino. Salvo un piano straordinario di immissioni in ruolo. Intanto al ministero stanno sulle barricate per difendere il concorso già autorizzato e in corso di svolgimento. Ricorsi sono stati annunciati dall'associazione dei consumatori Codancoscosì come dall'Anief. Nel mirino l'esclusione dei semplici laureati non abilitati e il divieto di partecipare imposto ai docenti già di ruolo. Divieto ritenuto illegittimo, visto che l'esclusione configurerebbe una violazione del principio di eguaglianza nell'accesso al pubblico impiego. Il divieto non riguarda i dipendenti di altre amministrazione che possono tranquillamente fare domanda.

 

www.latecnicadellascuola.it - 7 novembre 2012

Avente diritto e bambini senza diritti”.

░ Rosalba Valentini invia una lettera: una vicenda dolorosa e non rara. Ve ne sono molte altre ma possiamo capirle solo noi uomini di scuola.

Vi scrivo solo per uno sfogo. Sono una docente di scuola primaria, inclusa in 3ª fascia nelle G.I. Stanno per uscire le graduatorie definitive d'Istituto. Anche quest'anno perderò il posto che altri non hanno voluto (chi per aspettare le graduatorie definitive e chi ha preso un posto a caso perché “tanto poi cambia").Sono su un posto di sostegno e seguo un bambino autistico grave. Lo stesso bambino che ho seguito lo scorso anno finché non vi è stato l'aggiornamento e ho immancabilmente perso il posto. Questo bambino che chiamerò Blu (perché lui è come la notte piena di misteri) quando mi ha rivista quest'anno ha esclamato: "E' solo un sogno" Io gli ho risposto:" No Blu, ci sono davvero!" Blu ha risposto:"Allora è un sogno che si è realizzato!" Blu è un bambino molto intelligente. Blu è un bambino che nei suoi momenti critici me ne dice di tutti i colori ma poi, quando ritorna in lui un po' di luce mi abbraccia e dice: "Mi sono calmato ora. Mi sono stancato di odiarti...ti chiedo scusa..." In realtà, alcuni giorni sono difficili per me e per lui e per la classe. In ogni modo però lui e io ci capiamo e... stiamo bene così. Un po' come quelle coppie che litigano ma poi non sanno stare l'uno senza l'altro, oppure come due amici di vecchia data a cui basta guardarsi e capire cosa pensa l'altro in quel momento. Ogni volta che usciamo dalla classe (in una dellesue pause dai compiti) mi guarda sornione e mi dice: "Sei una bella furbacchiona maestra!", e io lo so perché lo dice. In un suo modo sintetico vuole dirmi: "Sei riuscita a farmi lavorare con i tuoi "trucchetti" (come li chiama). Ora aspettiamo le graduatorie e qualcuno prenderà di nuovo il mio posto ed io non ho il coraggio di salutarlo.

 

www.corrieredellasera.it - 7 novembre 2012

L'assalto al concorso per i professori”.

░ Si stima che le domande di partecipazione già inoltrate siano 280 mila; il ministero ne prevede una quantità minore.

Sono almeno 280 mila, secondo una stima della rivista specializzata Tecnica della scuola, le domande arrivate al sito del Miurper partecipare al «concorsone» voluto dal ministro Francesco Profumo. La presentazione delle domande al concorso, che bandisce 11.542 posti per professori, quindi cattedre «vere e proprie» e la certezza di una sistemazione definitiva per altrettanti attuali precari, scade oggi improrogabilmente alle due. È possibile farla soltanto attraverso il click sul sito Internet del ministero. Poi, si potrà aspettare fino al 21 novembre, sempre alle ore 14, per inserire o modificare i «titoli valutabili». Ma dal ministero respingono le cifre: non si andrebbe oltre le 160 mila domande, 280 mila è un numero «sballato». Dal ministero fanno sapere anche che il ministro è comunque «molto soddisfatto per l'andamento del concorso, sia per il numero sia per la qualità delle domande finora arrivate». Si tratta a questo punto di aspettare qualche ora per sapere la cifra esatta e comunque non si dovrebbe essere lontani dalla verità se si dice che per ogni posto a disposizione ci saranno circa 20 candidati. ….

 

www.latecnicadellascuola.it 8 novembre 2012

L'ennesima ingiustizia: gli AA incaricatiDsga devono pagare per lavorare”.

░ Nadia Clemente invia una lettera: il Governo cerca soldi anche agli Assistenti Amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori.

Sono dipendente della scuola: qualifica assistente amministrativa di ruolo da 35 anni. Negli ultimi dieci anni ho svolto le funzioni superiori di Direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga), con incarico annuale, terminante il 31 agosto di ogni anno. (sono due qualifiche superiori).L'ultima proposta di legge delCdM, ha rivolto l'attenzione alla mia condizione. Vedi art.3 commi 30 e 31 del ddl di Stabilità. “Comma 30. A decorrere dall'anno scolastico 2012/2013 l'articolo 1, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, trova applicazione anche nel caso degli assistenti amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori per l'intero anno scolastico ai sensi., per la copertura di posti vacanti o disponibili di direttori dei servizi generali ed amministrativi.Comma 31. La liquidazione del compenso per l'incarico di cui al comma 30 è effettuata ai sensi dell'art. 52, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in misura pari alla differenza tra il trattamento previsto per il direttore dei servizi generali amministrativi al livello iniziale della progressione economica e quello complessivamente in godimento dall'assistente amministrativo incaricato”.Ne avrei fatto volentieri a meno. Non solo non mi danno il ruolo di Dsga: lavoro che svolgo da dieci anni, per far funzionare la scuola che non ha un Dsga titolare, ma adesso devo anche pagare lo Stato per svolgere un servizio che lui mi chiede e di cui ha bisogno. In pratica: il mio stipendio ANNUO LORDO di assistente amministrativo di ruolo (vedi CCNL e LEGGE N. 106 DEL 12 LUGLIO 2011), con 35 anni di anzianità, è pari a € 22.562,63. La funzione superiore è pari alla differenza fra questa e l'iniziale del Dsga, pari a € 22.073,10. Quindi non solo lo Stato non mi dà nulla ma io devo dare allo Stato la differenza rispetto a quello che percepisco complessivamente: pari a € 489,00 lordo annuo, € 1.600,00 annui di 2^ posizione economica ed € 770,28 di compenso individuale accessorio. Vorrei ancora far presente che al mio posto viene assunto un assistente amministrativo supplente, che percepisce € 16.696,06, quindi lo Stato guadagna (su di me) circa € 6.000,00 annui. A queste condizioni è molto difficile lavorare. Non solo non ho riconoscimenti per il servizio che ho fatto, ma subisco una beffa.

 

www.larepubblica.it - 9 novembre 2012

Profumo: L’istruzione è una priorità so che i problemi sono grandi interverremo al più presto”.

░ Ha ascoltato il discorso di Obama, e ha contato setteIl ministro Profumo è stato folgorato sulla via di DamascoLa scuola è la prioritàCi volevano le parole di Obama per illuminarlo: 13 anni da studente nella scuola, altri anni da studente universitario e decenni da professore non erano bastati. Ma adesso che ha capito, possiamo stare tranquilli: affronterà la questione al più presto, con serenità e un piano programmatico. Poco poco, piano piano. Mancava il piano programmatico. I tagli ?«Ne parliamo con la legge di stabilità approvata». Spero che anche Monti e Grilli fossero dinanzi al televisore.

— «Dobbiamo individuare le priorità del paese, e la scuola è la priorità. È il miglior investimento sul futuro per costruire un paese più moderno. Ho appena ascoltato il discorso presidenziale di Barack Obama, lo ha detto sette volte: una scuola migliore. La strada è segnata. Le priorità vanno individuate ora, in questo momento di difficoltà»…. - Ministro Profumo, una scuola di qualità non si può fare al freddo. Alcuni presidenti delle province italiane minacciano di spegnere le caldaie e anticipare le vacanze di Natale ai ragazzi.«Affronteremo la questione al più presto, ma dobbiamo farlo con serenità e un piano programmatico sul tema scuola. Dobbiamo valutare lo stato generale e far sì che il sistema scolastico trovi un nuovo equilibrio di qualità». - La scuola sarà una priorità per Obama, non sembra per il governo Monti: in Italia subisce tagli come tutto il resto.«La scuola è una priorità per il governo Monti». - Ministro, lo stato degli edifici scolastici italiani è pessimo, in molti casi rischioso. Una scuola su cinque non è sicura, solo una su quattro ha i certificati in regola, una su dieci denuncia lesioni strutturali. - «La questione è in cima alla mia agenda dai primi giorni di governo e sulla sicurezza in questi undici mesi abbiamo speso un miliardo. …. - Ministro, i tagli alla scuola sono finiti? Sono sette anni che i governi italiani tagliano. - «Ne parliamo con la legge di stabilità approvata».

 

www.latecnicadellascuola.it - 26 ottobre 2012
“I diritti non si barattano neppure… per un pugno di euro”
░ Dal Miur giungono le prime rassicurazioni sulla cancellazione della norma contestata, ma finché il testo del DdL “stabilità” non verrà emendato, è meglio continuare a vigilare. (di Andrea Toscano)
Il sottosegretario Rossi Doria… forse ha fatto ancora una volta… il supplente del ministro Profumo, che rimane sempre piuttosto “silenzioso” e defilato in questo momento di “mare in tempesta”. Ma il sottosegretario ha anche detto, precedentemente, che sarebbe auspicabile che il modello delle scuole elementari possa essere esteso alle secondarie: una parte dell’orario da contratto deve essere previsto per la programmazione didattica, per i rapporti con le famiglie, per i collegi, per il lavoro di recupero delle carenze formative e di promozione delle eccellenze…. Parlando di orario di servizio nella scuola primaria, però, va chiarito che l’organizzazione didattica e del rapporto tra istituto scolastico e famiglie è differente dalla scuola secondaria (e con tutto il rispetto correggere un tema di italiano e/o preparare la lezione in una classe della primaria non sono la stessa cosa che farlo nella scuola superiore). Se poi vogliamo parlare di tutti i docenti che operano nel settore dell’istruzione, allineandoli tutti insieme anche nelle ore di cattedra, allora perché non fare riferimento anche ai docenti universitari e valutare le loro ore di servizio (alcuni delegano anche esami e lezioni agli assistenti): ma capisco che in quel settore è difficile “fare la voce grossa”. Le 18 ore svolte in classe - come ben sa chi opera nella scuola, ma forse non l’opinione pubblica a cui a volte si vuol far credere altro - rappresentano solo una parte del lavoro dei docenti; da tempo i contratti hanno definito gli obblighi di servizio e accanto all'orario di cattedra è previsto un consistente impegno in orario extrascolastico che riguarda attività funzionali alla prestazione di insegnamento; e le attività da assolvere sono molteplici: correzione dei compiti, preparazione delle lezioni dei giorni successivi, impegni per consigli di classe (e se avranno più ore di servizio avranno anche più classi e quindi più consigli di classe), riunioni dipartimentali, del collegio docenti, incontri con le famiglie. E poi compilazione dei verbali, programmazioni, corsi di recupero durante l'anno. … E basta con i soliti luoghi comuni come, ad esempio, quello secondo cui gli insegnanti italiani fanno tre mesi di vacanze estive. In realtà, a fine anno scolastico oltre agli scrutini delle varie classi ci sono poi gli esami di Stato (di scuola media o di “maturità”), i corsi di recupero per i debiti formativi e le relative verifiche che si protraggono quasi a fine luglio (quindi, praticamente, ferie solo nel mese di agosto, quando tra l'altro fare una vacanza, per chi se la può permettere, costa sicuramente di più). Se comunque il Ministro non conosce bene la scuola, provenendo da ambienti accademici, studi o se preferisce “faccia i compiti”, come è solito dire il Premier … quando, andando a Bruxelles a portare il “menù” dei vari “salva italia”, “spending rewiev”, ecc. ecc., dice che “l’Europa ci chiede di fare i compiti”, sinora per la verità meglio definibili come autentiche “mazzate”! Magari usando il buon vecchio “pallottoliere” (utile anche per qualche collega di Governo: vedasi calcoli errati sugli “esodati”), altro che tablet e Lim: l’innovazione tecnologica è di grande importanza, ma purtroppo la realtà ci riporta a scuole prive di mezzi economici, con bilanci “in rosso”…
Dopo i sacrifici e i “tagli”, nel “barile” della scuola non c’è più niente da raschiare. E se proprio si doveva risparmiare lo si poteva fare evitando un concorso organizzato frettolosamente, che scontenta i precari, consente di concorrere a laureati (entro un certo anno) che non hanno mai fatto un giorno di lezione ed estromette i giovani …

http://scuolanapoletana.blog.kataweb.it/ - 27 ottobre 2012
“Progetti in crisi”
░ I sogni dei nostri ragazzi s’infrangono ogni giorno contro il muro della realtà: una condizione di ridotti diritti fondamentali: lavoro, welfare; i loro progetti si ridimensionano. (Francesco Buccino)
Le scuole, naturali interpreti dei loro sogni e delle loro aspirazioni, assistono sgomente a questa metamorfosi: i giovani da animatori e protagonisti del cambiamento a spettatori inerti e vittime di questa strana stagione politica e sociale. Nella quale si è deciso di uscire dalla spaventosa crisi economica, salvando pochi e condannando molti… L’onda lunga delle “riforme Gelmini” continua a tagliare in contemporanea materie di studio, ore di lezione e insegnanti; i docenti in esubero prendono il posto dei precari e vengono riconvertiti senza entusiasmo sul sostegno, mentre il fondo per il funzionamento delle scuole è ridotto al lumicino. Il governo in carica porta fuori strada con inverosimili discorsi sul merito e problematici concorsi nella scuola; poi, di tanto in tanto, le assesta colpi micidiali, come l’orario dei docenti della secondaria da diciotto a ventiquattro ore. Per via delle proteste fa marcia indietro. Ma se i docenti di ruolo tirano un sospiro di sollievo, i precari, quelli sopravvissuti alla strage, tremano. Perché le operazioni devono essere “a saldi invariati”: qualcuno deve pagare….. Le scuole del sud, come quelle napoletane, già rimaste vistosamente indietro, con la crisi di questi anni e le sciagurate politiche scolastiche che l’accompagnano, hanno perso ogni speranza di recuperare posizioni, di ottenere edifici adeguati e sicuri, palestre e laboratori, classi a tempo pieno, interventi sostanziosi degli enti locali a loro volta in affanno per i tagli che subiscono. I loro alunni continuano ad occupare gli ultimi posti per prestazioni e rendimento, e alle regioni meridionali tocca il triste primato della dispersione scolastica. È chiaro a tutti come affrontare e risolvere i problemi delle scuole a Napoli e nel mezzogiorno: facendo con coraggio significativi investimenti. Solo il governo la pensa diversamente; vuole combattere la dispersione finanziando con i fondi europei progetti capaci di produrre “prototipi” da generalizzare successivamente in tutta Italia. Come si sa, nel mezzogiorno e nella scuola il termine “progetto” ha cambiato completamente significato, è diventato un’azione a termine che riceve uno specifico finanziamento, un modo per recuperare dei soldi, per far lavorare per un po’ qualcuno. Che finito il finanziamento quell’azione virtuosa possa continuare non ci crede nessuno, né chi la fa, né chi la finanzia.

www.huffingtonpost.it - 29 ottobre 2012
“La casta degli insegnanti e le 24 ore”
░ Suor mariarita Falco si è provata a fare un poco di conti.
Quante ore fa davvero un docente? Un conticino che propongo al ministro Profumo. Nella scuola italiana, ad una singola disciplina competono in media 3 ore settimanali di lezione, quindi il docente con 18 ore di cattedra ha di solito 6 discipline da insegnare. Ad esempio la cattedra di matematica e fisica allo scientifico comporta tre corsi di fisica e tre di matematica. La grande maggioranza delle discipline richiede lo scritto: tre scritti a quadrimestre, per un totale di 3x6=18 compiti in classe a quadrimestre. Il compito va pensato, scritto, e stampato e gli esercizi verificati: non meno di un'ora di lavoro a compito, per un totale di 18 ore a quadrimestre per la preparazione. Consideriamo ora un numero di 25 alunni per classe, si avranno 18x25=450 elaborati da correggere a quadrimestre (900 all'anno!). Quanto tempo occorre per correggere un elaborato? Impossibile farlo in meno di un quarto d'ora, fra interpretare il lavoro dello studente, scrivere delle correzioni che siano proficue per il ragazzo, pensare al voto ed al giudizio e riportarlo sul registro. Facciamo il conto in minuti: 450x15=6750minuti = 112 ore. Quindi considerato che in un quadrimestre ci sono 16 settimane circa, sommando le 18 ore per la preparazione dei compiti abbiamo 112+18=130, cioè 130/16=8 ore a settimana di lavoro a casa dedicato ai compiti in classe. Veniamo alle lezioni. Possiamo stimare che in media due terzi del tempo in classe sia dedicato alla spiegazione ed un terzo alle interrogazioni. Avremo quindi 12 ore di lezioni frontali a settimana da preparare a casa. Quanto tempo occorre? La risposta varia molto a seconda dell'argomento, della materia, dell'anzianità del docente. Una media ragionevole potrebbe essere tre quarti d'ora di preparazione per ognuna delle 12 ore frontale, totale 9 ore a settimana. Veniamo al ricevimento genitori: mediamente un'ora a settimana nella mia scuola, se contiamo anche i due pomeriggi pieni all'anno di quattro ore ciascuno. Poi ci sono le ore da dedicare ai consigli di classe, ai collegi docenti, le riunioni dei dipartimenti, tempi quantificati dal contratto: sono 80 ore in tutto, vale a dire se dividiamo per i mesi dell'anno scolastico sono 10 al mese, cioè 2 a settimana o poco più;. E' il momento delle somme:18 frontali + 8 compiti in classe + 9 preparazione + 1 ricevimento + 2 riunioni = 38 ore a settimana TA-DAAH ! il docente lavora 38 ore a settimana ed è pagato 1300 euro al mese. Chiaramente è una stima per difetto perché lascia fuori cento altre cose: gli scrutini (tre all'anno, esclusi dalle 80 ore di cui prima), le ore di buco che comunque vincolano a scuola, i 5 minuti prima dell'inizio della lezione in cui dev'essere in classe (moltiplicate per 200 giorni), il lavoro per scrivere i pagellini e scrivere le pagelle con le medie, scrivere i verbali delle riunioni, scrivere la programmazione ad inizio anno, scrivere il programma svolto a fine anno, scrivere le relazioni (una per classe e per materia), scrivere le relazioni per gli alunni che hanno i corsi di recupero, preparare e correggere i test per i corsi di recupero (sia primo che secondo quadrimestre), scrivere il documento della quinta classe per l'esame, scrivere i giudizi, uno per alunno, in quinta classe, correggere i test Invalsi, essere convocati dal preside, preparare e correggere i test d'ingresso per le classi prime e terze, e se si hanno alunni portatori di handicap o con Dsa, viene richiesto lavoro aggiuntivo per elaborare piani di studio personalizzati e riunioni del Glh. Ed ancora: scrivere le presentazioni per gli alunni che vanno all'Università all'estero, fare gli esami agli alunni che sono tornati da un anno all'estero (con preparazione di altri scritti e relativa correzione), esaminare gli alunni che hanno chiesto trasferimento da un'altra classe o da un altro corso di studi, riunirsi per decidere di questi trasferimenti, incontrare fuori orario gli alunni di quinta per aiutarli a preparare la tesina per l'esame di stato, tenere aggiornato il registro personale, trascrivere le assenze degli alunni nei registri generali da usare in sede di scrutinio, preparare le esperienze di laboratorio e correggerle; e la lista, come ben sa ogni collega, è ancora molto lunga….

ItaliaOggi.org - 30 ottobre 2012
“Digital revolution, paga la famiglia”
░ La scoperta nel decreto legge sulla Crescita 2.0. Novità per libri di testo e scuole a distanza. L'acquisto dei tablet utili a scuola sarà a carico degli studenti (di Mario D'Adamo).
Il prossimo anno scolastico i libri di testo delle superiori dovranno essere in formato digitale o misto ma sarà difficile che le famiglie possano averne dei risparmi. Già, perché oltre alla dotazione libraria i genitori dovranno acquistare anche i supporti tecnologici necessari per usufruire a scuola dei contenuti digitali integrativi dei libri di testo. È uno dei capitoli dell'agenda digitale in materia di istruzione, definita nel decreto legge n. 179 del 18 ottobre scorso, detto digitalia, ovvero crescita 2.0, approvato in consiglio dei ministri il 4 ottobre ma pubblicato in Gazzetta ufficiale due settimane dopo, il 19 ottobre…. Il provvedimento è all'esame del senato. Già dal prossimo anno scolastico 2013/2014 nelle scuole superiori si dovranno utilizzare libri di testo in versione digitale o mista, quest'ultima costituita da un testo in formato elettronico o cartaceo e da contenuti digitali integrativi accessibili o acquistabili in rete anche in modo disgiunto. La parte cartacea si limiterà così ad affrontare gli argomenti e i concetti essenziali delle discipline, riducendo peso e foliazione e lasciando ai contenuti digitali i compiti di arricchimento, verifica e approfondimento. …. la digitalizzazione dei libri di testo resta a carico delle famiglie, almeno per quella parte non coperta dalla varie provvidenze regionali e dal comodato. Per l'introduzione dell'obbligo della versione digitale o mista dei libri di testo anche nelle scuole del primo ciclo, primarie e secondarie di primo grado, si dovrà attendere il 2014/2015. Si tratta, nell'uno e nell'altro caso, di un ritardo rispetto al decreto Brunetta n. 112 del 2008, che ne prevedeva l'introduzione a partire da quest'anno scolastico, ma anche di un miglioramento rispetto alla bozza di decreto legge circolata nel mese di settembre che rinviava tutto all'anno scolastico 2015/2016 e che questo giornale aveva tempestivamente segnalato. L'art. 15 del decreto Brunetta viene riformulato in modo che non ci siano equivoci sui tempi di decorrenza delle adozioni dei libri di testo, nuova versione, giacché le relative operazioni si dovranno svolgere già quest'anno scolastico per il prossimo. E non ci saranno più i vincoli, quinquennale e sessennale, introdotti dal ministro Gelmini, art. 5, ora abrogato, del decreto legge n. 137 del 2008, anche per incoraggiare, è scritto nella relazione al decreto legge 179, «la produzione e la diffusione di contenuti digitali, al momento scarsamente disponibili» e in considerazione del fatto che tali contenuti sono soggetti a rapida obsolescenza. Non è ancora obbligatorio, come si vede, il passaggio alla sola versione digitale dei libri di testo. Si vogliono, infatti, per un verso salvaguardare l'attuale assetto normativo e per l'altro creare gradualmente le condizioni per sostenere i processi di innovazione e indurre gli operatori a preferire la scelta del digitale. … Dal 1° marzo prossimo tutti i procedimenti riguardanti lo stato giuridico ed economico saranno trattati esclusivamente con modalità informatiche e telematiche. E poiché si parla di procedimenti e non solo di provvedimenti, dovranno essere in formato digitale anche le domande e le comunicazioni con le quali il personale della scuola dà l'avvio a un procedimento al fine di ottenere un provvedimento nei suoi confronti (assenze, riconoscimento di servizi a fini diversi, ecc.), e se uno non possiede un personal computer a casa, dovrà utilizzarne uno della scuola dove presta servizio. La dematerializzazione dei procedimenti riguarda anche lo scambio di documenti, dati e informazioni tra le amministrazioni interessate. … Nelle scuole funzionanti nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle zone abitate da minoranze linguistiche, nelle aree a rischio di devianza minorile o caratterizzate dalla presenza di alunni con difficoltà di apprendimento e di scolarizzazione, le regioni e gli enti locali possono stipulare convenzioni con il Miur per favorire l'offerta formativa, istituendo centri scolastici digitali collegati funzionalmente alle istituzioni scolastiche di riferimento, attraverso modalità di gestione della didattica che tengano conto dell'utilizzo delle nuove tecnologie per migliorare la qualità dei servizi agli studenti. Tutto ciò in alternativa all'istituzione di classi, che, stando alla relazione, in quelle scuole non sono state finora costituite con meno di otto alunni, anche se le disposizioni sugli organici ne consentirebbero la formazione anche con un unico alunno.

larepubblica.it 31 ottobre 2012
“Quell'altrove culturale dove vivono gli studenti”
░ Di Marco Lodoli.
«Io non esisto più, sono diventata invisibile», mi dice una professoressa con la voce spezzata e gli occhi umidi. «Entro in classe, comincio a spiegare e subito mi accorgo che nessuno mi ascolta. Nessuno, capisci? E così per giorni, mesi, forse per tutto l’anno. La mia voce non gli arriva, parlo e vedo le parole che si dissolvono nell’aria, e dopo un poco mi sembra che anch’io mi dissolvo, resta solo un senso di impotenza, di fallimento». Quante volte negli ultimi anni ho raccolto dai miei colleghi sfoghi di questo genere: professori di lettere, storia, filosofia, arte che si sono ben preparati per la loro lezione e che finiscono a parlare nel vuoto, come radioline lasciate accese in un angolo, e a poco a poco si scaricano, si spengono malinconicamente. Perché accade questo, perché sembrano saltati i ponti e le rive si allontanano sempre di più? A riguardo mi sono fatto un’idea. Finita, esaurita, muta, forse non proprio morta e sepolta ma di sicuro messa in cantina tra le cose che non servono più: la cultura umanista sembra aver concluso il suo ciclo, ai ragazzi non arriva più niente di tutto quel mondo che ha ospitato e educato generazioni e generazioni, che ha prodotto una visione del mondo complessa eppure sempre animata dalla speranza di poter spiegare tutto nel modo più chiaro, adeguato alla mente dell’uomo, alle sue domande, ai suoi timori. Finito, possiamo mettere una pietra sopra alla filosofia greca, alla potenza e all’atto, alla maieutica e all’iperuranio, alla letteratura latina, alla poesia italiana da Petrarca a Luzi, al pensiero cristiano e a quello rinascimentale, con le loro differenze e le loro vicinanze, ai poemi cavallereschi e agli angeli barocchi, all’idealismo tedesco e al simbolismo francese, a Chaplin e Bergman, Visconti e Fellini: è tutto precipitato giù per le scale buie della cantina, tutto scaraventato alla rinfusa nel deposito degli oggetti perduti. … Ma per la mia generazione, e quella di mio padre, e quella di mio nonno – e più indietro non vado – il passato non era un tempo che svaniva insieme ai foglietti del calendario. Certi morti non erano mai morti. Oggi i ragazzi non si voltano più indietro, gli prende subito la tristezza perché alle spalle avvertono solo un cimitero degli elefanti. La vita è adesso, qui e ora, e poi di nuovo qui e ora, e quello che è stato è stato, e tutte le chiacchiere dei vecchi sono fumo nel vento. Il presente si nutre di se stesso, digerisce se stesso e va avanti. L’arte, il pensiero, la letteratura dei secoli andati è lenta, è puro impedimento vitale, ruminamento in epoca di fast food. … Questa è la stagione del desiderio, dell’onnipotenza tecnologica, dei corpi che vanno più veloci del pensiero, è la stagione del disprezzo verso ogni forma di misura, di armonia, di compostezza classica, di ragionamento lento e articolato. … Ma i ragazzi stanno tutti altrove, davanti a qualche schermo acceso, su qualche aereo che vola sul mondo, in un futuro che allegramente, superbamente, se ne frega di ciò che è stato e che non sarà mai più. Non è detto che questo dichiarato disinteresse per la tradizione sia una pura sciagura. Il mondo cambia di continuo, a volte lentamente, per passaggi quasi impercettibili, a volte in modo brusco, in una sola stagione, in un minuto. I nostri ragazzi leggono altri libri, ascoltano altra musica, amano e odiano in un altro modo, ragionano seguendo strade invisibili, …sentono che la vita è altrove e la memoria non basta…
latecnicadellascuola.it 2 novembre 2012
“Nuova batosta sull’autonomia scolastica”
░ Approvato dal Governo un decreto legislativo che impone alle Amministrazioni pubbliche di pagare i fornitori entro 60 giorni. La norma creerà ulteriori difficoltà alle scuole.
Nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri è stato adottato un decreto legislativo sulle modalità di pagamento che dovranno essere rispettate dalla Pubbliche Amministrazione che potrebbe mettere le istituzioni scolastiche in ulteriore (e forse definitiva) difficoltà. Il decreto, che peraltro recepisce una direttiva europea, era atteso da tempo, ma la novità consiste nel fatto che il Governo ha deciso di anticiparne l’entrata in vigore al 1° gennaio 2013. In pratica d’ora in poi le Pubbliche Amministrazioni (e quindi anche le scuole) avranno l’obbligo di pagare i fornitori entro 60 giorni e ogni clausola contrattuale contraria sarebbe considerata del tutto nulla. Per il momento non si conosce ancora il testo ufficiale del provvedimento ma c’è da pensare che, secondo quanto previsto da norme analoghe approvate negli ultimi mesi, il mancato rispetto delle regole potrà essere imputato ai dirigenti degli uffici pubblici. Per le scuole una norma del genere non potrà che aggravare una situazione finanziaria già molto precaria. Attualmente le scuole riescono a far fronte ai propri impegni contrattuali con fornitori esterni solo nel momento in cui il Ministero accredita concretamente le risorse finanziarie. Ma il fatto è che spesso l’accredito dei fondi avviene con ritardo e, soprattutto, senza scadenze prestabilite. In tal modo per le scuole diventa molto difficile programmare in modo razionale acquisti e forniture. Il risultato sarà inevitabile: poco per volta quello delle istituzioni scolastiche diventerà un “bilancio di cassa” e cesserà di essere un “bilancio di competenza” come è invece ora. In altre parole le scuole potranno assumere impegni di spesa solamente nel momento in cui avranno concretamente i soldi in cassa. In buona sostanza gli unici impegni che potranno essere assunti senza rischiare multe o penali saranno quelli legati ai contributi delle famiglie che, in genere, vengono incassati in concomitanza con la realizzazione delle attività (laboratori extra-curricolari, viaggi di istruzione o attività para-scolastiche).


 

 Scuolaoggi.org – 17 ottobre 2012
“Modello tedesco. Bastone e carote italiane”.
░ Nel DDL Stabilità, quale il Governo ha consegnato alle competenti commissioni parlamentari, i risparmi per l’orario potenziato valgono 721 milioni nel triennio 2013-15. Non passerà; tra i più determinati a votare contro è l’On. Tonino Russo (PD) che ha dichiarato in modo inequivocabile che “La scelta del Governo di aumentare l'orario di servizio dei docenti da 18 a 24 oltre ad essere indecente, è inaccettabile. Su questo tema non ci sarà alcuna mediazione. La norma va semplicemente abrogata perché altrimenti la legge di stabilità non potrà essere votata…. Il governo non pensi alla furbesca scorciatoia della questione di fiducia perché credo saremo in molti a non votarla. Tra il destino del governo da un lato e quello della scuola, dei docenti e dei discenti dall'altro, non si possono avere dubbi da che parte stare”.
La Scuola, in particolare quella secondaria di 1 e 2 grado è chiamata dal Governo Monti ad ulteriori sacrifici!L’orario di lavoro destinato all’insegnamento viene innalzato per legge dalle 18 h. attuali a 24 h. settimanali, con decorrenza 1 settembre 2013. L’innalzamento dell’orario fino a 6 h già previsto, ma solo su base volontaria, adesso diventa obbligatorio. Le 6 h vengono così destinate all’interno dello stesso istituto di titolarità per la copertura di spezzoni orari e/o supplenze temporanee in sostituzione dei colleghi assenti, su qualsiasi tipologia di classe di concorso per cui abbia titolo, compreso il sostegno se in possesso di diploma di specializzazione. Anche i docenti di sostegno nella secondaria allungheranno l’orario a 24 h per rispondere in prima battuta a nuove esigenze orarie di sostegno e, in subordine, anche per coprire spezzoni orari d’insegnamento curriculari per i quali hanno titolo. Nel 2013/14 l’organico di diritto di sostegno sarà determinato in misura non superiore a quello del 2012/13. Per il sostegno i risparmi saranno 109,5 milioni nel 2013 (sett-dic), 328,6 nel 2014 e 328,6 nel 2015. Le diagnosi funzionali per gli alunni disabili, propedeutiche all’assegnazione dei docenti di sostegno, saranno affidate all’Inps e non più alle ASL! Si risparmiano inoltre sui posti comuni e sulle supplenze 128,6 milioni nel 2013 (sett-dic) che passano a 385,7 nel 2014 e 385,7 nel 2015. E ancora tagli ai distacchi e ai comandi del personale scolastico presso il Miur, enti e associazioni per altri 7 milioni.
In totale, nel triennio 2013-2015 si prevedono tagli alla scuola per 1.683 Mld di euro! Questo sono le bastonate di Profumo e di Monti alla scuola pubblica. Quanto alle carote, si regalano ai docenti della secondaria e solo a loro 15 gg. di ferie in più, mentre i docenti di ogni ordine e grado potranno fruire delle ferie anche nei giorni di sospensione delle attività didattiche (Natale, Pasqua,…). Più una presa in giro che una partita di giro a costo zero! Viene ripristinato l’elenco prioritario per docenti e ata precari, nella consapevolezza che rimarranno a migliaia privi di un incarico annuale nel 2013/14. A pagare questa ulteriore stretta saranno ancora una volta i precari, sui quali è stata scatenata una vera e propria caccia all’uomo e col bastone per giunta. Almeno 29mila posti saranno inghiottiti da questa manovra che contribuirà ad abbassare ulteriormente il livello qualitativo dell’insegnamento. Immaginiamo un docente della secondaria con 24h settimanali, con 25-30 alunni per classe che dovrà accollarsene 9-12 magari con 300 e più alunni, senza contare quelli diversamente abili o quelli di nazionalità non italiana! Quel docente è così condannato a peggiorare, non certo a migliorare, la propria condizione lavorativa con classi in più, alunni in più, con 6 h settimanali in più e per di più gratis! Profumo vuole copiare il modello tedesco coi fichi secchi italiani!Se il Parlamento lasciasse passare le norme contenute nel ddl stabilità così come le ha volute e pensate il governo Monti, a risultare destabilizzata sarà tutta la scuola italiana. Sarà un caso ma mentre si lasciano in mutande e senza contratto gli insegnanti, con scuole sempre più lontane dagli standard europei di qualità ed efficienza, alle scuole private non viene tolto un solo centesimo dei 250milioni di euro di finanziamento statale! Anche qui nessuna rottura ma piena continuità col governo precedente. Riuscirà la strana maggioranza che appoggia Monti in Parlamento a evitare il peggio in cui sta precipitando la scuola italiana? Le proteste nelle scuole e nelle piazze sono tante ma le speranze, senza un sussulto che scuota il Palazzo, sono ancora poche…

latecnicadellascuola.it – 19 ottobre 2012
“Profumo insiste con la politica degli spot: il prof sarà un direttore”.
░ Per il Ministro, i docenti italiani in futuro, lavoreranno in un sistema più flessibile: ci potrebbero essere persone che lavoreranno un po' meno e altre un po' di più.
Mentre centinaia di migliaia di docenti chiedono lumi sul loro destino professionale, il ministro Profumo continua imperterrito con la sua politica dei messaggi cifrati. Senza dare indicazioni chiare a chi lo incita a dare spiegazioni sull’innalzamento da 18 a 24 ore del piano orario settimanale dei docenti di scuola media e superiore, il responsabile del Miur replica con proiezioni e auspici di una scuola che non c’è. E continua a indicare il 2014 come l’anno della svolta, per via del rinnovo contrattuale. Come se non fosse scontata la caduta naturale del Governo Monti, e di tutto l’esecutivo, tra sei mesi circa. Intervistato da Rai News 24, specificatamente sull'aumento di ore lavorative per i docenti previsto nella Legge di Stabilità approdata in Parlamento, Profumo ha detto che le attività del docente nella scuola del futuro “saranno diversificate”, perché “il docente diventerà un direttore d'orchestra in un sistema molto più complesso”. Il problema è che nello stesso ddl si vuole introdurre questa regola senza investire un euro. Anzi, facendo risparmiare al Governo oltre 700 milioni. Non si possono fare riforme a costo zero. O meglio, risparmiando. … Ministro, è lei che ci costringe a riformulare la stessa domanda: basta con i giochetti dialettici, è ora che ci dica da che parta sta.

http://muraglia.wordpress.com – 20 ottobre 2012
“Educazione legalità cittadinanza”
░ Di Maurizio Muraglia, riportiamo una riflessione sul rapporto tra educazione, legalità e cittadinanza, come si configura oggi in Sicilia.
Non c’è azione più politica dell’azione educativa. L’etimo ci aiuta a capire perché. Si tratta, quando si educa e si educa pubblicamente, di un’azione che implica tempo, il tempo di compiere un percorso da una condizione ad un’altra. Il risultato di questo percorso è un essere umano capace di stare con gli altri, di rispettare le regole della convivenza civile, di servirsi di strumenti culturali per accedere alla realtà. E che questo risultato sia un buon risultato è un tipico interesse collettivo, e dove è in campo un interesse collettivo e non una convenienza individuale lì entra in gioco la politica. Educazione e istruzione sono interessi collettivi e come tali la politica li assume come spazi di intervento prioritario (…). Da quando l’hanno inventata gli ateniesi la polis, da cui trae origine la politica, è stata lo spazio della legalità condivisa e della cittadinanza. In quella stessa polis di Atene un educatore di nome Socrate è stato condannato a morte perché accusato di corrompere la gioventù. Quando l’educazione è ritenuta “pericolosa” vuol dire che la politica la prende sul serio, come un’azione pre-politica. E Socrate bevve la cicuta perché il rispetto delle leggi è sacro, anche quando le leggi non ci piacciono (…). Questa storia triste oggi ci insegna almeno due cose. Prima. Che c’è un rapporto stretto tra educazione e politica. La politica non può disinteressarsi dell’educazione, perché è l’educazione a garantire la formazione alla cittadinanza e alla cultura. Anzi alla cittadinanza culturale. Togliere risorse all’impresa educativa significa togliere risorse a tutto. Si può avere l’impressione che ci siano altre priorità, ma non è vero. Non bisogna confondere le urgenze e le emergenze con le priorità. L’educazione è prioritaria perché è formazione delle persone alla cittadinanza. Seconda. Che la legalità è un frutto dell’educazione…. La Sicilia soffre di mali antichi. Li abbiamo spesso rubricati con le categorie d’illegalità diffusa e di deficit di cittadinanza. La scuola siciliana a mio modo di vedere ha meriti incredibili, perché ha compiuto veri e propri atti di eroismo educativo soprattutto nelle scuole ad alto rischio. Ha cercato di combattere in ogni modo la dispersione scolastica e di praticare l’inclusione a tutti i livelli. Ogni mese al San Filippo Neri vandalizzano le scuole e il dirigente e gli insegnanti di quella scuola ricominciano daccapo (…). Il diritto allo studio e il diritto all’apprendimento sono violentati ogni giorno. Eppure esiste la scuola in Sicilia e se non esistesse saremmo al Far West, più di quanto già non siamo. La scuola ha una caratteristica che la famiglia non ha. La scuola persegue la cittadinanza, che è la madre della legalità, attraverso strumenti culturali. La scuola dispone dei saperi colti, delle chiavi di lettura che permettono di aprire le menti ed accedere in forma critica alla realtà. Possiede gli alfabeti, i codici, i linguaggi della cultura. Possiede gli strumenti per smantellare gli stereotipi, per aggredire i pregiudizi, per abbattere le subculture dove allignano la criminalità e l’illegalità. A scuola si sta insieme per raggiungere obiettivi comuni, per cooperare, per elaborare e rispettare le regole. La scuola è un microcosmo sociale e politico. Tutto vero. Ma la scuola è un sottosistema di un sistema più ampio che è quello sociopolitico, dove si gioca la partita del potere, della ricchezza e del consenso. Se il sistema sociopolitico è malato, malato di potere di ricchezza e di consenso, la scuola non può guarirlo. Può criticarlo, può interrogarlo, ma non può guarirlo. Non può guarirlo perché è il contesto scolastico è popolato da bambini e ragazzi le cui famiglie respirano quotidianamente l’aria emanata da quel sistema più ampio, aria appestata e avvelenata ma aria troppe volte necessaria per sbarcare il lunario e sopravvivere. Hai voglia, a scuola, di spiegare in che cosa consistono la legalità e la cittadinanza. Fino alle scuole elementari le maestre riescono ad avere una certa presa, perché le menti dei bimbi si entusiasmano davanti a ciò che è giusto e vero (…). Ma dalla scuola media in poi il setting educativo cambia, i professori diventano di più e tendono magari a fare meno educazione e più istruzione, mentre la famiglia comincia ad avere più influenza sui ragazzini e i modelli educativi cominciano a guastarsi, fino all’ingresso nella scuola superiore, quando si comincia a capire che da questa scuola si esce disoccupati ed è meglio fin da giovani cominciare a guardarsi intorno …. Questa spirale che imbarbarisce il tessuto sociale dovrebbe essere la politica a spezzarla. Lentamente, progressivamente, radicalmente, a partire da domani mattina, con un investimento convinto sulla scuola e sugli insegnanti, con un piano di azioni volto a ristabilire le condizioni logistiche minime per stare a scuola serenamente (…). La Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono il pieno esercizio della cittadinanza. Questo è il tema all’ordine del giorno di chi vuol mettere mano al rapporto tra educazione legalità e cittadinanza. …

Pubblico Giornale – 21 ottobre 2012
“Gli insegnanti pronti a proteste eclatanti: correzione dei compiti davanti alle Camere”.
░ Marina Boscaino dà conto di una forte mobilitazione degli insegnanti.
… Il dissenso è trasversale e la questione delle 24 ore sta finalmente facendo emergere anche l'altra insidia che minaccia oggi la democrazia nella scuola: la pdl 953, controriforma degli organi collegiali. Mentre scrivo, leggo che la Commissione Bilancio della Camera ha approvato all’unanimità alcuni emendamenti all’art.3 del ddl di Stabilità, ma nulla relativamente alla proposta indecente di aumentare di 1/3 l’orario di lezione dei docenti della secondaria senza incrementi di salario, prevista in quell'articolo, notizia poi smentita dal Pd. Bisognava davvero infierire ancora e in modo irrispettoso su chi, prendendosi cura dei nostri figli e nipoti, forma i futuri cittadini? Ce n’era bisogno, dopo la “cura da cavallo” di Gelmini, che ha tagliato 83mila cattedre? Dopo la caccia al fannullone inaugurata dai profeti del merito, ai quali Brunetta ebbe buon gioco di accodarsi, per ribadire la sua idea di scuola-caserma? Dopo le classi pollaio, dopo un concorso assurdo, umiliante e inutile? Avevamo già capito – e da tempo -che la scuola pubblica non è al centro dell'interesse di coloro che negli anni ci hanno governato, se non come fonte di risparmio coatto: in nome di un totem ideologico – il liberismo – travestito da esigenza “tecnica” e assolutizzato. Ma non stiamo a piangerci addosso, né a rivendicare il fatto che di ore noi, quasi tutti, ne lavoriamo ben più delle 18 previste dal contratto: parliamo piuttosto di diritti violati e indignazione. Trasversali sono le iniziative che si susseguono: dopo l'assemblea nazionale dei precari la scorsa settimana a Firenze (che ha deciso di ricorrere contro il concorso), mozioni di collegi dei docenti, presìdi, raccolte di firme, petizioni. Circolano sul Web lettere ferocissime, drammatiche, orgogliose…. «Le attività del docente nella scuola del futuro saranno diversificate, perché il docente diventerà un direttore d’orchestra in un sistema molto più complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità, ci potrebbero essere persone che lavoreranno un po’ meno e altre un po’ più». Dopo il bastone e la carota, ecco un’altra perla di saggezza del Vate della Scuola, il ministro Profumo. Dalla trasformazione o sostituzione dell’insegnamento di religione cattolica, all’accorciamento di un anno di superiori, alle esternazioni sul concorso, al giovanilismo di maniera, al computer al posto degli insegnanti nelle classi con pochi alunni, non ne ha letteralmente azzeccata una. Come, ad esempio, l'ultima: un suo sito patinato, che nulla ha da invidiare agli spot dell’era Moratti, finora insuperato, must del millantato credito istituzionale. Che scuola sogni? Ci chiede il ministro con inopinata tempestività rispetto alla catastrofe che stiamo vivendo, dipingendo una scuola che hanno in mente solo lui e Vecchioni, che – testimonial inopportuno ci fa sempre più rimpiangere quando si limitava a cantare «Luci a San Siro». Chi paga per raccontarci una storia non vera, che parla di Lim, e-book, trascurando amianto e precariato? Abbiamo provato, alcuni di noi, a scrivere che il nostro sogno è che si dimetta e venga sostituito da un ministro che abbia un po’ più di rispetto per gli insegnanti. Ma non siamo stati pubblicati. Perché? Trasparenza è una delle formule retoriche passibili a deroghe di comodo. Eccone un'altra. Nonostante il risparmio sulla scuola pubblica continui a rappresentare la stella polare di questo governo (tanto che Giarda ha affermato che sono disposti a ritirare l'art. 3 del disegno di legge, quello relativo all'orario di lezione, purché si ottengano le stesse economie in altro modo) colpisce e offende che nello stesso provvedimento vengano previsti 233 milioni di contributo per la scuola non statale.
latecnicadellascuola.it – 21 ottobre 2012
“Titolo V mai attuato e già rottamato: ecco la fregatura per i pubblici dipendenti”.
░ Che il centralismo dello Stato avesse sempre fatto resistenza, non è un mistero. Adesso il Governo tecnico mette in campo addirittura una riforma (o controriforma) costituzionale con sorprese dirompenti per i dipendenti pubblici. Un articolo di Annamaria Bellesia su un tema complesso.
Il Governo Monti ha preso la palla al balzo della cattiva amministrazione che ha indotto dimissioni ed elezioni anticipate in alcune regioni d’Italia (ben distribuite fra Nord, Centro e Sud) e voilà ecco pronta in quattro e quattr’otto nientemeno che una riforma della Costituzione di vasta portata che riporta in capo allo Stato diverse materie prima devolute alla competenza regionale e sconvolge il Titolo V nella definizione approvata nel 2001. La notizia è stata data da Monti col suo stile felpato a margine del Consiglio dei ministri del 9/10/2012, mentre tutta l’attenzione era concentrata sulla legge di stabilità. Il comunicato di Palazzo Chigi ci dice che il CdM ha approvato un disegno di legge costituzionale di riforma del Titolo V, e che non sia un intervento lieve lo si legge fra le righe. Si parla di modifiche “significative” dal punto di vista della regolamentazione dei rapporti fra lo Stato e le Regioni, viene introdotta una “clausola di supremazia” dello Stato e si prevedono alcune “innovazioni particolarmente incisive”, inserendo nella legislazione esclusiva dello Stato delle materie che erano precedentemente oggetto della legislazione concorrente. All’annuncio di Monti ci sono state alcune reazioni positive da parte di chi spera in una riduzione degli sprechi ai quali abbiamo assistito in questi anni e che sono finiti in conto agli italiani, ma soprattutto si registrano reazioni negative: c’è di parla di restaurazione del peggiore centralismo romano, della fine del sistema autonomistico e di un ritorno alla situazione degli anni ‘70. Finora il dibattito non ha interessato il mondo della scuola, invece la fregatura sta proprio nella nuova versione dell’articolo 117, lettera g), per cui sono di esclusiva competenza statale non solo l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato, ma anche la “disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”. La modifica è di importanza dirompente, perché rimette mano alla riforma introdotta col D.L.vo n. 29/1993, dimostrando l’esistenza di un disegno organico e preciso, nel quale troverebbe giustificazione anche la tanto discussa norma dell’aumento per legge dell’orario di lavoro dei docenti. Alla contrattazione infatti non resterebbe altro che la negoziazione delle risorse. Che Monti intenda fare sul serio e presto, lo ha detto chiaro e tondo: “Il ddl di modifica costituzionale al Titolo V il governo l'ha recentemente presentato non a futura memoria, ma vogliamo fare il possibile perché tutto quello che potrà andare in porto per la fine della legislatura vada in porto”.
Ora non si può negare che in questo decennio ci siano stati continui conflitti di competenza e sperpero di denaro pubblico, per cui una revisione sarà probabilmente necessaria. Va tuttavia ricordato che la riforma precedente, pur con i suoi limiti, è stata frutto di un lungo e approfondito lavoro di elaborazione nel senso del decentramento, con l’approvazione popolare nel referendum confermativo del 2001, che ha ottenuto il 64% di sì. Adesso la domanda è: quale legittimità può avere un governo tecnico, non espressione della sovranità popolare e chiamato solo per risolvere una situazione d’emergenza, di mettere mano al testo della Costituzione? Anche su questo i partiti della strana maggioranza dovrebbero fare qualche riflessione, perché si vanno ad intaccare equilibri appena faticosamente assestati, col rischio di provocare una conflittualità potenzialmente esplosiva.
Il Messaggero – 22 ottobre 2012
“Si parte da 700 milioni di tagli, per i prof 21 ore settimanali”.
░ L’ipotesi di compromesso è, in atto, una mediazione tra le 6 ore in più e qualche ora in più (…). Risparmi e numeri. Alle conseguenze didattiche dell’incremento di ore, nessuno pensa; nessuno neanche prova a pensarci.
Ammonta a 721 milioni di euro la cifra che il governo conta di risparmiare dai provvedimenti sulla scuola inseriti nella Legge di stabilità, dei quali l’aumento dell’orario di lavoro dei professori delle superiori da 18 a 24 ore la settimana è il dato più evidente, ma non l’unica norma che intende mettere a dieta il bilancio dell’Istruzione. Si sta pure ragionando su un’ipotesi di mediazione, cioè di salire da 18 fino a 20-21 ore. Si parla di «risparmi prudenziali», cioè frutto di una stima inferiore a quello che potrebbe ripercuotersi sotto forma di risorse, anche umane, sulla scuola. L’aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti è inteso senza aumento di stipendio, al quale però corrisponderebbe un aumento ufficiale dei giorni di ferie in estate. Quindici giorni in più. Ma in realtà si tratta di giorni di riposo che nel lavoro dei docenti sono già previsti di fatto. E quindi la nuova normativa aumenta il lavoro, ma non offre reali vantaggi. La cifra di 721 milioni è il risparmio a regime, dal 2014 in poi. L’anno prossimo le economie sono stimate in 240 milioni. Cifre molto più pesanti di quelle previste dalla spending review (la legge di revisione della spesa) dell’agosto scorso dove, a regime, il risparmio sulla scuola era quantificato in 237 milioni. Secondo la relazione tecnica allegata al testo del ddl e predisposta dal ministero dell'Economia, l'aumento delle 6 ore andrebbe a incidere su quelli che sono chiamati «spezzoni di orario», in altre parole le ore di lezione che non sono sufficienti a coprire l’orario di un insegnante in più. Gli insegnanti in organico nella scuola sono 132 mila per le medie e 188 mila per le superiori (gli insegnanti di sostegno esclusi). A queste cattedre vanno aggiunti gli «spezzoni di orario» che esulano dalle cattedre di 18 ore: oltre 7 mila per le medie e oltre 13 mila per le superiori. Ora, con l’aumento di sei ore dell’orario di lavoro dei docenti, il risparmio sarebbe, secondo la relazione dei tecnici, di almeno 120 milioni di euro l’anno per l’eliminazione degli «spezzoni orari coperti con ore eccedenti strutturali». In altre parole si tratta delle ore coperte dai docenti già in servizio a tempo indeterminato che vanno a prestare un servizio di ore aggiuntivo alle 18 previste dall’attuale contratto e che per questo vengono pagati a parte. Secondo le stime della Banca d’Italia questi spezzoni sono costati, nello scorso anno scolastico, oltre 129 milioni di euro. A questo bisogna aggiungere gli spezzoni di orario coperti con le supplenze. Con l’aumento a 24 ore la «riduzione del fabbisogno» calcolata dalla relazione tecnica è di oltre 265 milioni di euro nel 2014. La legge di stabilità interviene anche sull’organico degli insegnanti di sostegno: dal 2014 scenderebbero di 11,4 mila unità contro le attuali 90,5. Tra le misure previste, sempre per quanto riguarda i prof, anche il blocco del contratto e dei gradoni, oltre l’indennità di vacanza contrattuale. Sembra essere confermato, inoltre, il divieto di monetizzazione delle ferie non godute previsto dalla legge della spending review. Dall’altro lato, invece, la legge riserva un comma ai docenti inidonei che, sempre per la spending review, sarebbero dovuti passare ai ruoli ATA (gli assistenti ausiliari e amministrativi). Per loro sarebbe prevista la possibilità di sottoporsi nuovamente a visita medico-collegiale per poter rientrare tra il personale docente. Contro il provvedimento del governo Monti, che ha sollevato non poche polemiche nel mondo della scuola, ieri è arrivato uno stop molto forte da Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd ha definito le misure «invotabili»…

ScuolaOggi.org – 23 ottobre 2012
“A proposito del DDL sull’autogoverno approvato alla Camera”.
░ Il testo di legge sull’autogoverno delle Istituzioni Scolastiche, elaborato in sede legislativa e approvato il 10 ottobre u.s. dovrà ancora essere discusso e approvato dal Senato, per diventare legge dello Stato.
…Il nuovo testo non presenta sostanziali novità rispetto a quello licenziato alla fine di marzo e su cui si è sviluppato il dibattito (in verità, piuttosto ristretto) nei mesi scorsi. Tra quelle più significative si segnalano le seguenti: - Una definizione meno burocratica della funzione del Consiglio dei Docenti. Il termine “tecnica” è sostituito da quello più appropriato di “didattico-educativa” - La presenza di una rappresentanza del personale ATA nel Consiglio dell’Autonomia (CdA) - Una presenza più marcata degli studenti nella vita degli OOCC (…) - Una più netta configurazione del Consiglio di classe (Cdc) “composto dai docenti di ciascuna classe, dai rappresentanti dei genitori e nella scuola secondaria di secondo grado dai rappresentanti di classe degli studenti”. … Un ripensamento salutare è stato inoltre quello che ha portato a ripristinare il testo prima versione dell’art. (11) della Rappresentanza istituzionale delle scuole autonome. Si ricorderà infatti che, nel testo del giugno scorso, la Commissione assecondava di fatto la posizione della Conferenza delle Regioni, tesa a considerare facoltativa, da parte delle stesse, la scelta di istituire o meno le Conferenze Regionali e quelle Territoriali. Posizione che, se accolta, avrebbe messo in discussione in modo radicale il valore della rappresentanza istituzionale delle scuole autonome e avrebbe compromesso la stessa unitarietà del nostro sistema formativo (…). Una soppressione positiva è anche quella del comma 2 dell’articolo 10 che, a proposito di reti e consorzi, prevedeva - come possibili partner - anche le fondazioni. Un rischio in meno. O no? Forse un qualche significato riveste una integrazione relativa ai compiti connessi allo Statuto. Si passa infatti dall’un po’ neutro “adotta lo statuto”, ad una formula più ricca e impegnativa: “redige, approva e modifica lo statuto”…. Sempre a proposito di Statuto, si registra però un vistoso passo indietro. È stato infatti soppresso la formula: “non è soggetto ad approvazione o convalida da parte di alcuna autorità esterna”, che figurava nel testo di partenza. … Continuo infine a non capire… il senso dell’autonomia “statutaria” sulla base dei contenuti che sono ad essa assegnati nell’art. 1 (c. 3): “Gli statuti delle istituzioni scolastiche regolano l'istituzione e la composizione degli organi interni, nonché le forme e le modalità di partecipazione della comunità scolastica. Per quanto attiene il funzionamento degli organi interni le istituzioni scolastiche adottano i regolamenti”. Qual è l’elemento di novità, connotante, rispetto a quanto prevedono le norme di autogoverno del testo approvato? (…). Sfugge qualcosa. Comunque …. Pur con questi limiti e ambiguità (sui quali la riflessione dovrà continuare), il quadro complessivo che emerge è comunque sostanzialmente positivo. L’idea di scuola che si prospetta è decisamente migliorativa rispetto a quella di oggi. Emerge, infatti, un’idea di scuola: a) che si interroga responsabilmente sull’efficienza, efficacia e qualità del proprio servizio, attraverso un apposito Nucleo di autovalutazione, b) che dà conto annualmente di quello che fa in una apposita Conferenza, detta appunto di rendicontazione, aperta a tutte le componenti scolastiche e ai rappresentanti degli enti locali e delle realtà sociali, economiche e culturali del territorio, c) che opera non più secondo logiche interne e autoreferenziali, essendo prevista, nei vari organismi, la presenza di soggetti esterni (un esperto e un genitore, nel nucleo di autovalutazione; membri esterni, rappresentativi di enti locali, mondo della cultura e del lavoro …, nel Consiglio dell’Autonomia), d) che è strutturalmente inserita in una rete di relazioni con le altre autonomie scolastiche e amministrative, i cui strumenti (Conferenza Regionale e Conferenze di ambito territoriale) – ma anche le modalità di rappresentanza e gli ambiti - sono definiti dall’Ente Regione.

l’Unità – 23ottobre 2012
Professori, il ministro ci ripensi o il PD dia battaglia.
░ I professori italiani guadagnano 1.200 euro al mese a inizio carriera. Dopo nove anni conseguono un primo scatto di circa 80 euro. Riportiamo una riflessione dell’ex ministro Luigi Berlinguer.
Dall’ultimo rapporto Ocse emerge che gli stipendi degli insegnanti in Europa sono aumentati, in termini reali, del 7%. In Italia sono diminuiti dell’1%. Gli scatti biennali sono fermi e, sempre in questi ultimi anni, sono stati tagliati molti posti di insegnamento. Contemporaneamente è aumentato il carico di lavoro per ciascun docente (con il disagio, per molti, di svolgere lezioni in più istituti). Da ultimo molti insegnanti di ruolo hanno perso la cattedra e sono diventati sovrannumerari. Alcuni andranno a fare gli insegnanti di sostegno. Ho citato alcuni elementi di forte criticità che evidenziano l’enorme disagio di una categoria. Le norme contenute nella legge di stabilità vanno a collocarsi in questo clima di altissima tensione che si intreccia con un profondo stato di frustrazione. Le attuali 18 ore settimanali di lezione frontale sono già un lavoro molto pesante (anche all’estero, laddove esistano, sono più o meno le stesse). Non è un caso che il lavoro docente sia stato considerato, dopo anni di discussioni, lavoro usurante. L’aumento delle ore di lezione frontale da 18 a 24, come ora ipotizzato, non è pertanto sopportabile. Aggiungo un’altra considerazione di merito: nell’organizzazione arcaica del sistema didattico italiano, col predominio della lezione frontale (dalla cattedra ai banchi) oggi abbandonata in tutti i Paesi evoluti, tale aggravio di lavoro (per di più senza miseri aumenti retributivi, anzi) non sarà tollerato. L’aumento dell’attività frontale prima che gli insegnanti danneggia la scuola. Eppure ci sono centinaia di straordinarie iniziative innovative nelle scuole che, dal basso, stanno cambiando la didattica in assenza del cambiamento dell’impianto educativo di cui pure tanto necessita l’Italia. Numerosi docenti che, nonostante il clima appena descritto, si sono rimboccati le maniche e hanno prodotto esempi straordinari di innovazione e qualità educativa (ne discuteremo a breve a Firenze in un seminario nazionale di www.educationduepuntozero.it). Il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani, consapevole della gravità della situazione, ha affermato che i parlamentari del Pd voteranno contro quella proposta. E senza il voto del Pd quella proposta in Parlamento non passerà. So che il ministro Profumo, annunciando la possibilità di cambiare la norma, ha dato mandato ai tecnici del ministero di studiare l’ipotesi di spostare la ricerca dei risparmi dal costo del corpo docente a capitoli di spesa capaci, attraverso una revisione selettiva, di eliminare sprechi amministrativi. Personalmente mi sento di fare un appello alle autorità di governo affinché annuncino subito di accettare tali cambiamenti e al Pd di svolgere un’azione parlamentare risoluta per cancellare la norma. Il messaggio alle scuole deve arrivare chiaro come quello lanciato da Obama: se da un aereo troppo carico si deve buttare giù qualcosa di pesante per mantenere la rotta, l’unica certezza è quella che non si può gettar via il motore.


l’Unità – 23 ottobre 2012
Il ministro e quella visione arcaica dell'educazione.
░ Un articolo di Benedetto Vertecchi, noto pedagogista e docimologo; è il primo che leggiamo che consideri gli aspetti didattici della questione.
E’ probabile che nulla fosse più lontano dalle intenzioni di chi reca la responsabilità del sistema scolastico dell’idea di aprire un dibattito sullo stato della scuola e sulla necessità di una sua riforma (o di una refondation del’école, come in questi mesi si usa dire in Francia). Eppure, è ciò che è accaduto, tanto da far apparire irreale il ripiegamento sulla questione dell’aumento dell’orario settimanale di lavoro nelle secondarie dalle 24 ore annunciate alle 18 ore consuete. Non si può, dopo aver sollecitato un punto così sensibile com’è quello dell’organizzazione del lavoro, far finta di niente. Niente è come prima. L’incauta sortita sull’orario di lavoro ha sollecitato, implicitamente, gli insegnanti a riflettere su ciò che fanno prima, durante e dopo le 18 ore che costituiscono il loro impegno formalmente riconosciuto. Non si venga a dire che solo una parte degli insegnanti impegna un tempo aggiuntivo considerevole per essere in condizione di svolgere in modo adeguato l’attività didattica. Sarebbe il solito argomento sulla base del quale si apprezza, anche in modo enfatico, qualche caso specialmente virtuoso per criticare più pesantemente i comportamenti difformi. Il fatto è che quando si deve riflettere sui problemi di un gruppo professionale che conta molte centinaia di migliaia di addetti non ci si può limitare a considerare i casi estremi, nel bene e nel male, ma occorre capire quali siano le condizioni normali di lavoro della grande maggioranza degli insegnanti, le difficoltà che incontrano, il disagio che deriva dallo sbiadimento o dalla perdita di quei simboli sociali che in altri momenti hanno, almeno in parte, compensato la modestia delle retribuzioni. La proposta di aumentare di un terzo l’orario di lavoro, al di là degli aspetti strettamente sindacali, lascia emergere una sostanziale incomprensione non solo del lavoro degli insegnanti, ma del progressivo complicarsi della funzione educativa della scuola. Chi pensa che le risorse destinate all’educazione siano eccessive, e che riducendone l’ammontare sia possibile migliorarne la finalizzazione, mostra di avere come riferimento un modello arcaico di scuola, quello che nei paesi industrializzati ha caratterizzato la fase, generalmente superata, dell’espansione quantitativa dei sistemi d’istruzione. È proprio di un modello arcaico della scolarizzazione pensare a un’utilizzazione del personale centrata sull’orario delle lezioni. Da un lato (quello degli allievi) si è proceduto alla riduzione del tempo educativo, dall’altro (dalla parte degli insegnati) si è pensato di prolungare l’orario di servizio. L’organizzazione delle scuole si è ridotta a una semplice questione contabile, quella di far corrispondere il numero complessivo di ore di lavoro degli insegnanti al numero di ore occorrente per assicurare a ciascuna classe le lezioni previste. Quello che viene affermato è una sorta di minimalismo educativo che si cerca di nascondere sotto le fumisterie ideologiche della cosiddetta meritocrazia … Il fatto che ai nostri insegnanti sia stato prospettato con una gelida norma legislativa il passaggio da 18 a 24 ore, in assenza di un disegno volto a trasformare i modi dell’educazione scolastica, è un segnale estremamente negativo … Gli insegnanti subirebbero quanto gli allievi un tale disimpegno, in termini di ulteriore impoverimento della loro immagine professionale e sociale. Si capisce quindi perché il rifiuto delle 24 ore sia stato corale, e perché si sia aperto uno spazio di dibattito che investe non solo questioni contrattuali, ma di riassetto dell’intero sistema educativo.

Il Messaggero - 24 ottobre 2012
“Ragazzi, amate la scuola pubblica” ma lo spot è girato in una privata.
░ Un minuto di immagini e musica per dire ai ragazzi di amare la scuola statale, con tutte le sue difficoltà. Un video diffuso dal ministero dell’Istruzione che vorrebbe raccontare la scuola di tutti i giorni, con la voce di Roberto Vecchioni come sottofondo. Ma c’è il trucco becero.
Compaiono aule grandi e luminose con poco più di quindici studenti a fare lezione, file di banchi disposti su gradinate in stile universitario. E poi tablet estratti dagli zaini come se fossero quaderni, lavagne interattive, campi di pallacanestro immersi nel verde. Peccato che il video sia stato girato in una privata e nemmeno italiana: è la Deutsche Schule Mailand, la scuola tedesca di Milano, dove ognuno dei mille iscritti, dalle materne alle superiori, paga una retta di più di 5.400 euro per poter frequentare l’istituto. E sul web esplode la rabbia: una scelta «ipocrita», «scandalosa», «quantomeno inopportuna», fra le tante proteste pubblicate su YouTube. Con gli studenti a postare su Facebook le foto delle proprie classi sovraffollate e i cinguettii dei professori sulla mancanza di risorse base come la carta igienica. «Uno spot da Mulino bianco — è rimbalzato su Twitter — forse una scuola pubblica non l’hanno mai vista». Il ministero minimizza: «Abbiamo visto il prodotto finito e ci è piaciuto — fanno sapere da viale Trastevere — abbiamo affidato il tutto a un curatore esterno che ha scelto la scuola. In ogni caso, sono polemiche prive di fondamento: la scuola statale comprende la scuola pubblica e la privata parificata…». Una polemica «strumentale», secondo Roberto Vecchioni, verso il quale il web non ha risparmiato critiche. «Gli insegnanti sono giustamente arrabbiati — ha detto — ma ci sono motivi molto più seri per protestare. Questo video dice solo che la scuola va comunque amata e cambiata tutti insieme». E aggiunge: «La rabbia deve essere indirizzata piuttosto al ministro e alle leggi che sta facendo». Fra i commenti su Twitter, quello di un giovane che frequenta la scuola tedesca: «La nostra è una scuola privata, ma di sicuro non abbiamo venti iPad nelle aule di fisica, come si vede nel video». E dalla Deutsche Schule Mailand fanno sapere: «Abbiamo messo a disposizione a titolo gratuito solo i locali e il cortile. Il resto l’ha portato la produzione come da set: vale per i tablet ma anche per gli studenti». …

www.lastampa.it - 25 ottobre 2012
“Scuola, stop all’orario prolungato”.
░ Un emendamento di Pd, Pdl e Udc manda in soffitta la proposta Profumo.
La scuola non si tocca. Questo è chiaro. E non si tocca neppure la «produttività» degli insegnanti chiamati ad un aumento di ore di lezione che avrebbe comportato per il bilancio dell’Istruzione, un congruo risparmio sulle supplenze. Una nota giunta dalla commissione Cultura della Camera mette una pietra tombale sopra questa istanza contenuta nella legge di stabilità: «Dopo aver condiviso la relazione della presidente Ghizzoni alla legge di stabilità, stiamo predisponendo insieme ai colleghi dei rispettivi gruppi parlamentari, un emendamento per abrogare la norma che prevede l’aumento dell’orario, da 18 a 24 ore, delle lezioni frontali per gli insegnanti». La firma è di Maria Coscia (pd), Elena Centemero (pdl) e Luisa Santolini (udc). Si tratta delle tre capogruppo in Commissione dei tre partiti che sostengono il governo… Ieri sera, ancora a tarda notte, il ministero era in stand by: vediamo come evolve il dibattito. Un piano B non esiste: non si pensa, cioè, ad un «aumentino» di ore, del tipo tre invece di sei. Semmai - è la linea - si attende il confronto con le forze politiche perché chi si è preso il l’onere di respingere la proposta, si assuma anche quello di indicarne la copertura.

 dazebaonews.it  10 ottobre 2012

Scuola in sciopero venerdì. Profumo non venda più fumo

░ Domenico Pantaleo, segretario del maggiore sindacato della scuola ha detto stop.

Per la scuola, oltre all'ulteriore blocco dei contratti e degli scatti d'anzianità, l'ultima trovata è l'aumento di un terzo dell'orario di lavoro a parità di salario per le scuole secondarie. Le conseguenze saranno maggiori carichi di lavoro per i docenti, la riduzione di migliaia di supplenze per gli spezzoni e di quelle brevi. Si tagliano quindi ulteriormente organico e risorse alla scuola pubblica in perfetta continuità con il Governo Berlusconi. Ormai è evidente a tutti che questo Governo, pur di difendere gli interessi delle banche e della speculazione finanziaria, affossa i diritti dei lavoratori e lo stato sociale. Vogliono privatizzare il sistema d'istruzione e la ricerca pubblica ritenuti un lusso che il Paese non può permettersi. Al Ministro Profumo vorrei raccomandare di non vendere più fumo perché è responsabile del caos nel quale è iniziato l'anno scolastico e del peggioramento della qualità dell'offerta formativa. Con le sue scelte demagogiche, come quella del concorso, cerca solo pubblicità mediatica. Classi sovraffollate, edifici insicuri, licenziamento di migliaia di ATA e docenti, provvedimenti assurdi come quello relativo alla riconversione di docenti inidonei e ITP, l'aumento dei contributi a carico delle famiglie e il mancato trasferimento alle scuole dei fondi contrattuali stanno gettando scompiglio tra i lavoratori, gli studenti e le famiglie. Vediamo alcuni dei problemi aperti. Per quanto riguarda i tagli ai finanziamenti,pensavamo di avere già dato, ma con la spending review vanno via altri 200 milioni di euro. Le politiche del lavoro e del personale: con il passaggio ai ruoli ATA dei docenti inidonei per motivi di salute si producono quattro danni: agli stessi docenti messi a fare un lavoro che non conoscono, alle segreterie che si ritrovano private di personale competente, ai precari ATA che non avranno rinnovato il contratto per la riduzione di ulteriori 3.900 posti, alla scuola che sarà peggio organizzata. In merito alle retribuzioni il contratto è bloccato, gli scatti di anzianità sono bloccati, le retribuzioni sono tra le più basse d'Europa. In più si chiede ai docenti. Come abbiamo detto, di lavorare più ore senza compenso. E si scarica sul Fondo di istituto il pagamento di ore eccedenti e sostituzioni di dirigenti scolastici e DSGA che invece dovrebbero essere a carico del MIUR. Per non parlare dell'edilizia scolastica, dell'assenza di investimenti per le nuove tecnologie e per i laboratori, pure necessari e urgenti per mettere la didattica e il lavoro nelle scuole al passo coi tempi. Veniamo al concorso. In questo momento è inutile e costoso. Ancora,la nuova legge sulle pensioni va cambiata perché blocca il rinnovamento di personale nella scuola e non tiene conto delle sue specificità. Le immissioni in ruolo non coprono tutti i posti vacanti, quindi il precariato non diminuisce (…)

 

la Repubblica  11 ottobre 2012

Scuola, gli insegnanti lavoreranno più ore e Profumo dichiara guerra ai diplomifici

░ Le norme nel ddl Stabilità volute dal ministro Profumo: l'orario di ogni docente passerà da 18 a 24 ore a settimana. Norme più restrittive per le paritarie. Rivoluzione nella ricerca: 12 enti unificati, insorgono i sindacati. (di Corrado Zunino).

Il Profumo del bastone, "in Italia ci vuole più bastone che carota", vara una serie di articoli nella legge di stabilità che cambieranno ancora la scuola e la ricerca(…) Per il ministro bisogna portare il livello di impegno dei docenti sugli standard dell'Europa occidentale: la scelta di governo toglierà spazio a molte supplenze (sia quelle brevi che i cosiddetti spezzoni) e con il risparmio ottenuto si gireranno risorse sull'edilizia scolastica e sulla formazione dei docenti (…) La contropartita offerta dal ministro ai sindacati, e ai docenti, è quella di aumentare il periodo di ferie estive: quindici giorni in più. Oggi la classe insegnante ha a disposizione un mese di riposo in media, ma spesso nel periodo estivo l'attività lavorativa è ridotta (se non nulla) e quindi i docenti risultano in lavoro anche se di fatto non sono impegnati. Profumo offre uno scambio: 45 giorni di ferie certe da una parte e un aumento di 75 minuti di lavoro al giorno nei mesi del calendario scolastico. La novità oraria è legata, se pur indirettamente, all'ultimo taglio richiesto dalla legge di stabilità al ministero dell'Istruzione: 184 milioni. Ci sono novità anche sul fronte delle scuole paritarie (religiose e no). Il livello medio testato dal ministero è troppo basso, lontano da quello garantito dall'istruzione pubblica, e troppo spesso le paritarie vengono utilizzate come luogo di accesso facile verso la maturità. Il ministero ha deciso di introdurre una serie di obblighi da certificare: per trasferirsi in una scuola paritaria bisognerà avere la residenza nell'area dell'istituto privato o avanzare giustificazioni serie per chiedere lo spostamento (…) Infine, si assiste a una vera e propria rivoluzione nel mondo della ricerca pubblica. I dodici enti di ricerca sono stati di fatto soppressi e riorganizzati in un Centro nazionale di ricerche. Una sorta di "super Cnr bis" che affianca il Consiglio nazionale, taglierà costi e consigli di amministrazione "senza togliere posti di lavoro", assicura ancora Profumo (…)

 

ItaliaOggi  12 ottobre 2012

Docenti di ruolo, più ore di lavoro

░ I prof saranno pagati in natura per sostituire i colleghi assenti , facendo così il lavoro che era appannaggio dei precari: a rischio circa 20 mila contratti di supplenza(di Alessandra Ricciardi).

Aumentano le ore di lavoro dei docenti di ruolo, da 18 a 24 settimanali, in cambio di più ferie. I prof saranno pagati in natura per sostituire i colleghi assenti, facendo così il lavoro che era appannaggio dei precari: a rischio circa 20 mila contratti di supplenza (…) Ma non è l'unico contributo previsto dalla manovra sul fronte scuola, perché vengono anche congelati i posti per i docenti di sostegno, decurtati comandi e distacchi e ridotti i compensi per i commissari dei prossimi concorsi. Complessivamente, la scuola dovrà dare un risparmio di 180 milioni di euro. L'innalzamento dell'orario di lavoro dei docenti è certamente l'intervento più dirompente, si tratta di compiere «un gesto di generosità», aveva detto il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo. (…) Il monte ferie di 32 giorni l'anno aumenta di altri 15 giorni. Che però potranno essere goduti comunque solo durante il periodo di sospensione delle lezioni, cosa che di fatto già avveniva con la chiusura delle scuole per l'estate e le festività. … Le norme di partenza erano altre e ben più impattanti, come il taglio del salario accessorio.

 

Corriere della sera  13 ottobre 2012

Insegnava all'Università ma non aveva mai preso la laurea

░ «Ho preso 110 e lode», non è vero: indagato per truffa ex docente dell'ateneo di Bergamo, ora in servizio al ministero.

Il suo curriculum è di quelli che riempiono 4-5 pagine. Una carriera iniziata negli anni Novanta nel settore delle banche, proseguita poi tra progetti innovativi, premi, invenzione di software, consulenze, ricerchenel settore turistico e in quello delle imprese, libri sulla finanza, sulla comunicazione e pure di poesie. Poi il posto da professore a contratto in calcolo elettronico all'Università di Bergamo, dal 2001 al 2005, e da dirigente al ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, dal 2009 a oggi (si è dimesso a far data dal 31 ottobre). Manca però un dettaglio: la laurea. Poco male. È la dimostrazione che Corrado Faletti, 47 anni, di Bergamo, diploma al Liceo scientifico Lussana con 60/60, si è dato un gran da fare nella vita per farsi strada fino a raggiungere lo stesso livello di colleghi laureati. Un ragionamento, questo, che però non vale per la Procura di Bergamo. Il pubblico ministero Giancarlo Mancusi ha indagato Faletti per falso e truffa ai danni dell'Università di Bergamo. Perché? Nel curriculum allegato alla sua candidatura per il posto da professore alla facoltà di Economia di Bergamo sono indicate due lauree. Una in Scienze biologiche conseguita nel 1991 con 110/110, l'altra in Fisica dei calcolatori ottenuta nel 1993 con 110/110 e lode. È agli atti del pm. Ma non corrisponde a verità(…)Ora Faletti potrà presentare le memorie difensive, se vuole, tenendo conto che i reati sono comunque prescritti. Anche sul sito del ministero, ci sono il suo stipendio (109.808 euro lordi l'anno) e il suo curriculum (…)

 

Il Messaggero  15 ottobre 2012

Profumo chiama i sindacati «Stati generali per la scuola»

░ Il Ministro Profumo vuole parlare di prospettive per la scuola e ridisegnare il ruolo dei professoriSarebbe meglio, però, ridisegnare tra qualche mese, con gente di scuola. Timeo Danaoset dona ferentes.

… Ieri il ministro dell’Istruzione è tornato a parlare del «ruolo degli insegnanti» da «ridisegnare». In un messaggio indirizzato ai docenti di Azione cattolica Profumo ribadisce che «la professione dell’insegnante deve essere adeguatamente valorizzata e sostenuta affinché gli insegnanti possano tornare ad essere maestri di cultura e di vita». Questo pomeriggio i segretari generali di Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu si riuniranno per proclamare lo sciopero della categoria dopo la rottura della trattativa per gli scatti di anzianità dei docenti. Quanto ai ragazzi, l’Unione degli studenti (Uds) fa sapere che le proteste proseguiranno con tre giorni di mobilitazione nelle scuole di tutto il Paese dal 24 al 26 ottobre (…) Su Facebook il Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica sta raccogliendo firme contro la proposta del ministro di aumentare il numero delle ore di insegnamento. Una proposta che «è perniciosa si legge nel documento on linee che creerà ulteriore scompiglio nelle vite di migliaia e migliaia di famiglie di docenti e studenti» (…)

 

http://italia.panorama.it  16 ottobre 2012

Un insegnante scrive a ProfumoMa leiministro e mai stato in-Europa ?

░ L’insegnante si chiama Antonietta Brillante. Sono parole sdegnate; in effetti quello che non si può accettare è che nel corso del suo mandato di ministro, e nel presente, Profumo ha dato continuità alla linea Gelmini-Tremonti, e però adesso prospetta nel futuro (un futuro nel quale, approssimandosi la conclusione del mandato, non sarà sua la responsabilità) l’impegno politico di qualcun altro su una linea politica diversa che porti la Scuola aglistandard europei. Riportiamo in parte.

Signor ministro, mi piacerebbe che questa mail arrivasse fino a Lei e non ad uno dei suoi segretari o membri del suo staff, perpoterLe trasmettere, con le mie parole, tutta l'indignazione che provo per le Sue ultime dichiarazioni e per i provvedimenti che il Suo governo intende prendere riguardo alla scuola. Mi presento: mi chiamo Antonietta Brillante; sono dottore di ricerca in filosofia politica; ho ottenuto tre abilitazioni all'ultimo concorso indetto alla fine degli anni 90; sono entrata di ruolo nella scuola pubblica nel 2004 e attualmente insegno filosofia e scienze della formazione presso il Liceo Forteguerridi Pistoia. In base a quanto ho appena letto su alcuni quotidiani, Lei ha argomentato la proposta di portare a 24 ore settimanali l'attività di insegnamento dei docenti della scuola secondaria, sostenendo che "bisogna portare il livello di impegno dei docentisugli standard dell'Europa occidentale". Mi chiedo e Le chiedo se Lei è mai stato in una scuola di un Paese dell'Europa occidentale, possibilmente del nord-Europa (…) Quattro anni fa, sono stata in Danimarca, in un paesino dello Jutland, Skive, per due settimane. Ho accompagnato una classe ad uno scambio e, dal momento che insegno in un Liceo pedagogico, abbiamo visitato, full-time, per 14 giorni, scuole di ogni ordine e grado: dai Kindergarten ai Licei. Le posso anche dire che le nostre scuole, per quanto riguarda le strutture, i materiali didattici, gli spazi e i tempi della didattica, sono proprie di un Paese arretrato e sottosviluppato: e di questo, la responsabilità è di chi ha deciso, da vent'anni a questa parte che, prima, per entrare in Europa, poi, per far fronte alla crisi, bisogna tagliare la spesa pubblica, cioè la scuola, la sanità, le pensioni (sia mai le spese militari -vedi acquisto degli F 135- o le missioni militari all'estero). Icolleghi danesi, che lavorano 18 ore alla settimana, per un anno scolastico di 200 giorni, percepiscono uno stipendio medio di3.000 euro (parlo di 4 anni fa), a fronte di uno stipendio, quale è il mio, di 1.380euro, che tale resterà fino al 2017. Non solo: i colleghi di Skive, quando hanno compiti da correggere, inviano una copia in un ufficio a Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione per il numero di alunni e computa, su quelle basi, un compenso aggiuntivo (…) Ministro, sono questi gli standard europei! Sono una professionista e come tale voglio essere considerata e trattata. Questo significa anche, signor ministro, che io non lavoro 18 ore, perché, quando torno a casa, leggo, studio, mi auto-aggiorno; preparo nuovi percorsi didattici e di approfondimento (…)Correggo i compiti, tanti compiti e non faccio test a crocette, "a risposta chiusa", per i quali la correzione richiederebbe meno tempo e fatica, perché ritengo che con quei test i ragazzi imparerebbero poco e la stessa valutazione non sarebbe adeguata(…)Quanto all'aumento delle ore di insegnamento: Lei sa cosa significa insegnare, cioè svolgere attività didattica per lo più frontale o lezione guidata, perché non abbiamo altri strumenti a disposizione, per 24 ore alla settimana? Lo ha mai fatto? Le posso dire una cosa: ho svolto diversi lavori prima di incominciare ad insegnare e nulla è più faticoso che guidare un gruppo di alunni sulla strada della conoscenza, del sapere. E' una fatica fisica e mentale (…) E a proposito di standard europei, mi fa piacere informarLache a Skive, e nelle altre scuole danesi che ho visitato, i miei colleghi non solo non hanno cattedre di formica verde, ma hanno un piccolo studio dove possono fermarsi, nelle ore libere tra un impegno e l'altro, e correggere compiti, studiare, riposarsi. Hanno in dotazione computer; hanno sale-professori attrezzate con cucine, salottini con tavolini e divani, distributori gratuiti di bevande calde e fredde. Vuole venire a Pistoia, signor ministro, a vedere che cosa ho a disposizione io, nella mia scuola, quando devo restare intere giornate (…)? Leiafferma che i soldi risparmiati aumentando le nostre ore di lezione, cioè impiegando meno personale docente e aggravando le difficoltà di una scuola già stremata, verranno investiti in futuro per creare scuole di standard europeo. Non le credo. … Lei, come molti uomini e donne che hanno responsabilità politiche, siete, parafrasando il titolo di un bel libro di Marco Belpoliti, "senza vergogna": è ora, invece, che la vergogna venga riscoperta come virtù civile, e diventi il fondamento di un'etica pubblica (…)

ItaliaOggi  16 ottobre 2012

“In arrivo un taglio di 22 mila posti”

░ Riportiamo alcuni passi dell’articolo diItalia Oggi che segnala l’ufficialità della decisione del governo: l’aumento delle ore di lavoro per i docenti di ruolo è davvero una proposta presente nel DDL. Stabilità

(…) i tagli ci sono tutti: per almeno 22 mila posti. É l'effetto dell'operazione 24 ore, ovvero le 6 ore in più di cattedra la settimana per i docenti di ruolo, prevista dal disegno di legge di stabilità, in queste ore alla camera per l'avvio del suo iter parlamentare. Sull'operazione 24 ore hanno già annunciato battaglia partiti e sigle sindacali (…). Il disegno del governo prevede che i prof di ruolo dal prossimo settembre debbano svolgere un orario di cattedra di 24 ore, contro le attuali 18. Le 6 ore in più dovranno essere utilizzate innanzitutto per coprire gli spezzoni orari, ovvero le ore che residuano dalla costituzione delle cattedre ordinarie. Per farlo, è necessario che i docenti abbiano il relativo titolo di studio, non serve neanche l'abilitazione. Già oggi possono insegnare sugli spezzoni e fino a 6 ore in più la settimana ma il tutto è volontario ed è pagato a parte: circa 129 milioni di euro, tanto è costato nel 2011. E poi ci sono le supplenze brevi e saltuarie: in questo caso, tra secondaria di primo e secondo grado, si conteggia che si possano risparmiare altri 265 milioni di euro affidando le sostituzioni a prof di ruolo. Discorso a parte per il sostegno: con l'orario a 24 ore settimanali, da utilizzare solo sul sostegno e non su altre discipline, si risparmiano altre 10mila cattedre nell'organico di fatto. L'operazione 24 ore scatterà nella scuola di titolarità: il che significa che se non ci sono spezzoni o supplenze da fare nel proprio istituto, e sulla propria disciplina, un docente potrebbe trovarsi a non prestare le sue 6 ore in più a differenza di un collega. E però, il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, ha aperto a quella che sembra già essere una modifica alla norma: i docenti potranno avere orari differenziati, chi lavora meno sarà pagato di meno. E comunque si deve andare verso un ampliamento del piano dell'offerta formativa, dice il ministro, che farebbe pensare a un utilizzo su attività complementari delle ore che avanzano. Il ddl Stabilità prevede che le 6 ore in più di cattedra siano compensate con 15 giorni di ferie.

 

larepubblica.it  16 ottobre 2012

“Più ore ai prof, scuola in rivolta. "Legge assurda, impossibile insegnare"

 Contro le norme sulla Scuola presenti nel DDL Stabilità si va allo sciopero. Petizione in rete con centinaia di migliaia diadesioni.

(…)I docenti di ruolo occuperanno le ore destinate alle supplenze destinate a migliaia di precari, che potrebbero dire addio a stipendio ed assunzioni (…)Innalzare a 24 ore le ore di lezione, secondo i sindacati, determinerebbe l'immediata cancellazione dalla geografia scolastica italiana di 28/30 mila supplenze e la moltiplicazione, ben oltre il 25 per cento in più sull'orario attuale, del lavoro che gli insegnanti si porterebbero a casa. Tra riunioni pomeridiane, preparazione delle lezioni, correzione dei compiti e attività di aggiornamento gli insegnanti italiani assisterebbero all'ampliamento oltremisura delle ore di lavoro(…) La petizione on linepostata su Firmiamo.it da Pietro Li Causi - docente di Lettere in un liceo palermitano - in poche ore è letteralmente volata: oltre 24 mila firme in appena 4 giorni e 316 mila "mi piace" su facebook. Il titolo della petizione è lapidario: "No alle cattedre di 24 ore. Fermiamo il ministro Profumo"(…)

latecnicadellascuola.it  17 ottobre 2012

Attenzione al comma 44 dell’art. 3: il contratto? Un baffo

 A conclusione infatti degli articoli 42 e 44 della Legge di Stabilità, presentata dal governo per l’approvazione, appare il comma 45 che così recita:

Le disposizioni di cui ai commi dal 42 al 44 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 1 settembre 2012”. In altri termini si continua con l’applicazione rigorosa di quanto è stabilito nel decreto 150/2009, meglio noto come “Decreto Brunetta”,attuativo della Legge 15/2009 che cambia nella sostanza l’insieme della regolamentazione contrattuale ed organizzativa relativa al lavoro pubblico.Il cambiamento come si vede è radicale e all’epoca fu congegnato proprio per modificare in profondità l’assetto delle relazioni sindacali, della contrattazione e della stessa valutazione del lavoro alle dipendenze delle Pubbliche Amministrazioni e dei settori della conoscenza. Questo governo continua quindi in piena sintonia con quanto pianificato prima e per colmo di sicurezza inserisce un comma che fa piazza pulita di qualsivoglia tentativo di fare valere il contratto di lavoro che ha disciplinato l’orario di servizio.

 

Il Messaggero  18 ottobre 2012

Rossi Doria: orario dei prof governo pronto a ripensarci”

 La conferma ufficiale del ministro Profumo è arrivata ieri mattina alla Camera.

Il governo è pronto a ripensarci: la norma che aumenta l’orario di lavoro per i professori può essere tolta dalla legge di stabilità. A una condizione però, e cioè che si individui qualche misura alternativa in grado di garantire i risparmi previsti per i prossimi anni dalla spending review (183 milioni nel 2013, 237 milioni dal 2015 in poi). Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione, è stato il primo a comunicare la notizia martedì sera con un messaggio su Twitter. La conferma ufficiale del ministro Profumo è arrivata ieri mattina alla Camera. «La disponibilità del governo c’è», dice Rossi Doria, che prima di essere un sottosegretario nella vita ha sempre fatto il maestro elementare. Ma quali possono essere queste soluzioni alternative?«Come ha detto il ministro, le cercheremo in Parlamento, attraverso un confronto con tutte le forze politiche». Però risparmiare nella scuola significa quasi sempre risparmiare sul personale. «Ci sono altre possibilità. Ma ora è prematuro parlarne».Con l’aumento dell’orario, e il conseguente taglio dei posti di lavoro per i precari, i risparmi sarebbero ben 721 milioni a regime. Anche con le misure alternative bisognerà trovare tutti questi soldi? «Il ministro ha spiegato bene che il vincolo finanziario da rispettare è quello della legge 135 (la cosiddetta spending review, ndr). Quindi le risorse da reperire per il 2013 sono 183 milioni, non c’è bisogno di trovarne di più». Lei ha detto esplicitamente che l’intervento proposto dal governo, cioè portare l’orario di insegnamento a 24 ore anziché 18, non è la soluzione migliore. Perché? Perché serve a tagliare posti di lavoro o perché 24 ore di lavoro sono troppe? «Innanzitutto, io sono convinto che non si possano fare ulteriori tagli di personale nella scuola. Il personale che abbiamo oggi nella scuola è quello giusto, anzi in alcune zone del Paese siamo sottodimensionati: ci sono regioni dove cresce la popolazione di bambini, stranieri e non solo. C’è l’esigenza di garantire un orario più pieno che copra almeno una parte di pomeriggio». A maggior ragione allora bisognerebbe aumentare l’orario di lavoro degli insegnanti. «Bisognerebbe aprire una discussione seria sull’orario. Se guardiamo come è organizzato il lavoro dei docenti in Europa, ci accorgiamo che l’orario in classe con i ragazzi rappresenta solo una parte dell’orario complessivo. Da noi questo è previsto soltanto per le primarie, alle medie e alle superiori vige ancora uno schema ottocentesco di scuola. Nel contratto esiste la funzione docente, che comprende la preparazione delle lezioni, la correzione dei compiti, i collegi, i colloqui con le famiglie. Ma non c’è un orario per fare gruppi differenziati di livello per recuperare chi sta indietro o per coltivare talenti specifici». Un cambiamento del genere non solo non porta risparmi ma anzi avrebbe dei costi. «È chiaro che il tema non è all’ordine del giorno, non ci sono risorse. Però, come ha detto il ministro Profumo, prima o poi nel Paese si dovrà aprire un dibattito politico e culturale sull’orario di lavoro nella scuola».

 

www.governarelascuola.it - 18 ottobre 2012

La scuola nella legge di stabilità

 Le disposizioni assurde riguardanti la scuola, contenute nell’art. 3 del DDLStabilità, come le valuta Pietro Perziani.

Orario di lavoro dei docenti (Commi 42 e 43). Il testo del DDL ha sostanzialmente confermato le anticipazioni in merito alla principale novità per la scuola: l’innalzamento l’orario di insegnamento dei docenti della scuola secondaria. Questi i punti essenziali:- l’ “orario di impegno per l’insegnamento” dei docenti della scuola secondaria viene portato da 18 a 24 ore, orario già in vigore nella scuola primaria;- l’orario di cattedra non viene modificato;- le sei ore in più verranno utilizzate per attività diverse rispetto all’insegnamento curricolare: copertura di spezzoni disponibili nella scuola di titolarità, attribuzione di supplenze temporanee per tutte le classi di concorso per cui si sia in possesso di un valido titolo di studio, copertura di posti di sostegno purché si sia in possesso del titolo di specializzazione, attività aggiuntive di recupero e di potenziamento;- per quanto riguarda specificamente i docenti di sostegno, le sei ore aggiuntive saranno utilizzate prioritariamente per le attività di sostegno e in subordine per la copertura di spezzoni orari per cui si sia in possesso di un valido titolo di studio;- l’organico di diritto di sostegno non potrà essere in futuro superiore a quello dell’a.s.2012/2013;- le ferie dei docenti della scuola secondaria sono aumentate di 15 giorni l’anno;- i docenti di tutti gli ordini di scuola possono usufruire delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni, con eccezione di quelli dedicati agli scrutini, agli esami e alle attività valutative; nei periodi di lezione, si può usufruire delle ferie per un massimo di sei giorni, ma senza oneri aggiuntivi;- le disposizioni di cui sopra non possono essere derogate dai contratti collettivi e tutte le clausole contrattuali oggi vigenti che siano eventualmente in contrasto sono disapplicate a decorrere dal 01/09/2013. Nelle bozze circolate si diceva esplicitamente che non era previsto alcun aumento di stipendio per i docenti interessati all’aumento di orario, le economie dovevano essere utilizzate per la formazione e l’edilizia scolastica; nel testo del DDL non si dice niente, ma è evidente la ratio della norma: un ulteriore taglio a carico del MIUR, che negli allegati è quantificato in oltre 700 milioni. Per chi conosce la scuola, è chiaro che i risparmi verranno soprattutto dall’abrogazione di fatto delle supplenze temporanee, che però può sembrare un’operazione indolore solo a chi non conosce la scuola. Per “supplenze temporanee” si intendono infatti tutte quelle conferite dai dirigenti scolastici per assenze che possono essere di durata molto variabile: da un giorno all’intero anno scolastico, come nel caso delle maternità o dei comandi negli staff di ministri o sottosegretari, per non parlare delle malattie gravi che comportano assenze molto lunghe. (…) Ilinea di principio, le disposizioni del DDL sono pienamente condivisibili, potrebbero razionalizzare molto la gestione delle scuole ed aumentare quindi l’efficienza del servizio; non si dovrebbe però andare oltre la copertura delle “supplenze brevi”, quelle cioè che non vanno oltre i dieci/quindici giorni di assenza del docente, dedicando prioritariamente le sei ore aggiuntive alle attività di recupero e di potenziamento dell’offerta formativa. Non è concepibileche si chieda ai docenti un tale aumento di lavoro senza nessuna contropartita economica; quello che viene risparmiato dovrebbe tornare a loro, magari nella forma di una indennità stabilita per legge in attesa della contrattazione. Facciamo attenzione, perché non c’è cosa peggiore della cosa giusta presentata male: qualcuno ricorda il concorsone di Berlinguer? Perché non si reintroduce un istituto previsto dal DPR 399/1988, il tempo potenziato? Questo significherebbe badare alla funzionalità del servizio, se invece si bada solo al contenimento della spesa…

Monetizzazione ferie supplenti (Comma 44). Il DDL procede ad una modifica dell’art. 5, comma 8, della Legge 135/2012 (Divieto di monetizzazione delle ferie non godute): potranno essere pagate solo le ferie che risultano impossibili da fruire, in quanto il periodo di servizio prestato dal supplente non prevede sospensioni delle lezioni. Detto in altri termini: se il supplente ha maturato 20 giorni di ferie e durante il suo periodo di servizio erano previsti 10 giorni di interruzioni delle lezioni (Vacanze di Natale…), si dovranno pagare solo 10 giorni di ferie.

Diagnosi funzionale (Comma 33). La competenza per la formulazione della diagnosi funzionale necessaria per l’assegnazione dell’insegnante di sostegno agli alunni disabili viene assegnata all’INPS, che può avvalersi del personale medico delle ASL. Le modalità attuative saranno definite di concerto tra il MIUR, Il MEF il Ministero del lavoro.

Organico dirigenti (Comma 36). A decorrere dall’a.s. 2013/2014, i criteri per l’individuazione delle scuolenormodimensionate, quindi sede di dirigente e di direttore amministrativo, verranno definiti tramite accordo tra MIUR e Conferenza Unificata, fermi restando gli obiettivi di contenimento della spesa di cui alla legge 183/2011. In effetti, esiste già una Bozza di Intesa in merito, qui ne viene fissato il fondamento normativo, come previsto nella Bozza stessa; il Parametro di riferimento è la media di 900 alunni a livello regionale, tenendo conto anche della densità abitativa per KM quadrato. Applicando questi criteri, nella Bozza è previsto per il prossimo a.s. un organico di 8.787 dirigenti a fronte dei 7.976 posti di quest’anno, quindi 811 posti in più. Confidiamo che le Regioni pongano fine allo scempio delle scuole sottodimensionate.

Uffici scolastici interregionali. (Comma 39).E’ prevista la possibilità di costituire Uffici Scolastici Interregionali, oltre che regionali; si va verso un snellimento dell’Amministrazione Scolastica periferica?

Comandi. (Commi 45-48). Ulteriore sfoltimento dei comandi per i compiti connessi all’autonomia di cui alla Legge 448/1998; considerando tutte le tipologie, si arriva ad un totale di 250 unità. Oltre questi comandi e gli esoneri sindacali, non ce saranno più altri a carico del MIUR, eventuali comandi di altro tipo dovranno essere pagati dall’amministrazione richiedente.

Norme per il personale. Sono previste anche diverse norme riguardanti il personale:- docenti inidonei (Comma 32);- progetti MIUR/Regioni per i precari (Comma 35);- compensi componenti commissioni di concorso (Art. 38);- pagamento collaboratori amministrativi che sostituiscono il DSGA (Commi 30 e 31)

 N

Pubblico giornale – 5 ottobre 2012
“Studenti e prof all’attacco, pronti allo sciopero”
░ Il mondo della scuola e dell’università è in agitazione.
Autunno caldo? Di certo il mondo della scuola e dell’università è in agitazione. A cominciare dal Movimento Studentesco Nazionale, che ha dato il via alla stagione di protesta al grido di «Nemici dell’Italia giù le maschere». Ce l’hanno con il governo Monti e con la finanza globale, e spiegano: «Ci hanno bombardato di parole come Bot, Spread, Btp; hanno cercato di convincerci che una politica di austerity fosse l’unica strada necessaria, ma nel contempo non hanno costruito nessuna strategia di sviluppo e addirittura c’è qualcuno che spinge verso un Monti Bis». Ecco perché questa mattina il Movimento lancia «la campagna contro questa ideologia che tiene fuori la scuola, l’istruzione ed il sapere dai modelli di sviluppo, cercando di lanciare un segnale di speranza, opposta ai governi della paura che stanno tentando di bloccare le prospettive di questa generazione, disegnandoci come robot senza aspirazioni, senza sogni e senza storie positive da raccontare»…. Non solo: il prossimo 12 ottobre la scuola si fermerà. Lo sciopero è annunciato dalla FLC CGIL nazionale e riguarda gli istituti statali e non e la formazione professionale, coinvolgendo docenti, personale ATA, dirigenti. «Sono tante le cose che non vanno. Cose vecchie ormai incancrenite e cose nuove che peggiorano una situazione già precaria e difficile», denuncia il sindacato. I tagli ai finanziamenti prima di tutto. «Pensavamo di avere già dato, ma con la spending review vanno via altri 200 milioni di euro. Le politiche del lavoro e del personale. Con il passaggio ai ruoli ATA dei docenti inidonei per motivi di salute si producono quattro danni: agli stessi docenti messi a fare un lavoro che non conoscono, alle segreterie che si ritrovano private di personale competente, ai precari ATA che non avranno rinnovato il contratto per la riduzione di ulteriori 3.900 posti, alla scuola che sarà peggio organizzata». C’è poi il tema delle retribuzioni. Il contratto «è bloccato, gli scatti di anzianità sono bloccati, le retribuzioni sono tra le più basse d’Europa….

www.larepubblica.it - 6 ottobre 2012
“Le ragioni del futuro”
░ Una riflessione di Chiara Saraceno
Non hanno solo protestato contro i tagli ad una scuola stretta tra le mirabolanti promesse tecnologiche e i soffitti che crollano, tra premi per i più bravi e riduzione delle risorse necessarie perché i meritevoli possano davvero provare di esserlo,nonostante disuguali condizioni di partenza. Hanno dichiarato la loro sfiducia a tutta la classe dirigente, agli adulti che hanno il potere di prendere le decisioni cruciali per il loro destino: governo, partiti politici, sindacati, imprenditori. Derubricare questa protesta come manifestazione adolescenziale senza una vera maturità politica, sarebbe grave e forse pericoloso. Dopo essersi sentiti definire da tutti una generazione perduta, questi ragazzi stanno provando a dire che non vogliono fare le vittime sacrificali degli errori altrui. Lo spettacolo dato dalla politica è stato una miccia per una ribellione che non poteva non esplodere. A fronte delle continue esortazioni a portare pazienza, perché non ci sono risorse, alla promessa che la riforma delle pensioni e quella del lavoro sono state fatte per loro, i giovani, è arrivata anche la prova che molti soldi vengono buttati, che chi ha il potere di decidere si tiene stretti i propri privilegi (e qualcuno anche ruba). Sarà semplicistico dedurre che basterebbe togliere, subito, non a partire dalla prossima legislatura, rimborsi elettorali, vitalizi e pensioni facili e ridurre un po’ gli stipendi dei politici, per avere le risorse necessarie alla scuola e ai servizi sociali… Dietro a quelli che sono scesi a protestare, ci sono i molti altri che esprimono la sfiducia nel silenzio, nel cinismo di chi sa che tanto non cambia nulla. E ci sono gli adulti, i genitori, altrettanto sfiduciati se non anche un po’ atterriti dalla tenaglia della crisi economica, cui si aggiunge quella della devastazione economica e morale prodotta dalla gestione politica e della politica ad ogni livello.

Pubblico giornale - 6 ottobre 2012
“In silenzio sta passando la privatizzazione dell'istruzione”
░ Marisa Boscaino scrive in merito al progetto di legge n.953 (un testo concordato a emendamento dell’ex ddl Aprea) che la commissione Cultura della Camera approva in sede legislativa, e che passerà all’esame della competente commissione del Senato. Entro quest’anno potrebbe essere legge. Dovremo rimpiangere la linea politica della D.C. (Decreti Misasi)?
Chi sono, nella scuola, i “portatori d’interesse ”, totem linguistico di modernità? Studenti, insegnanti, famiglie, collettività. Ebbene, come possono i membri del l ’attuale maggioranza di governo (Pd compreso) pensare che la proposta di legge 953, che di fatto abroga i decreti delegati del ’74, a favore di nuovi organi, possa essere trattata dalla VII Commissione Cultura in sede legislativa? Cioè, sottratta alla discussione in Aula e sottoposta alla procedura delle norme prive di speciale rilevanza di ordine generale o che rivestono particolare urgenza? È l’autogoverno della scuola “pura questione tecnica”? … La democrazia nel governo della scuola è comunque in discussione. … (In atto), Consiglio di Istituto e Collegio Docenti hanno compiti e prerogative molto estesi: l’uno funzioni di indirizzo politico-amministrativo (obiettivi e programmi da attuare e verifica della rispondenza dei risultati di attività amministrativa e gestione agli indirizzi impartiti); l’altro competenza esclusiva per aspetti pedagogici e didattici. Tale configurazione e tutte le competenze dei due organi hanno bilanciato anche il maggior potere conferito ai presidi nel passaggio alla dirigenza scolastica. La pdl 953 li sostituisce con Consiglio dell’Autonomia e Consiglio dei Docenti, con prerogative limitate. Il Consiglio dell’Autonomia elaborerà uno “Statuto autonomo”, diverso da scuola a scuola, relativo alla gestione dell’istituto, al l’organizzazione degli organi interni e al rapporto tra le componenti che ne fanno parte. Tali materie sono oggi regolate da leggi dello Stato, che hanno garantito opportunità e criteri identici sul territorio nazionale. L’adozione di statuti autonomi marcherà, viceversa, differenze anche sensibili tra scuola e scuola, minando principi che sovrintendono all’unitarietà del sistema scolastico nazionale: pericolosa deroga alla tutela da parte dello Stato dell’esercizio del diritto allo studio e all’apprendimento da parte di tutti gli studenti; nonché a quello, costituzionalmente sancito, della libertà di insegnamento . Le scuole, insomma, possono persino darsi regole statutarie. Ma tale autonomia comporterà la dismissione da parte dello Stato della propria funzione istituzionale… L’organizzazione delle singole scuole assume poi una forte caratterizzazione aziendale, con partecipazione al Consiglio dell’Autonomia di esterni (che soprattutto se erogatori di fondi possono condizionare, in particolari zone, situazioni, contesti, la gestione e mettere in discussione principi di democrazia) e il rafforzamento – a fronte dell ’indebolimento degli organi scolastici – del potere del dirigente. L’art. 8, poi, subordina le scuole-aziende autonome (affrancate dallo Stato), a indirizzi e controlli valutativi ministeriali… Il pdl 953 è inemendabile….
ItaliaOggi - 9 ottobre 2012
“Più autonomia e niente sprechi. Chi parla di privatizzazione prima legga bene la proposta”
░ Di parere opposto a quello espresso nell’articolo precedente è questo riportato nell’articolo di Alessandra Ricciardi (ItaliaOggi - 9 ottobre) che intervista la presidente della Commissione Cultura della Camera, l’on. Ghizzoni (PD). Anche il successivo articolo che citiamo, anche questo pubblicato (9 ottobre) su ItaliaOggi guarda con fiducia al pdl.953
In una stagione politica contrassegnata dagli scandali per gli sprechi delle autonomie locali, regioni in testa, scandali che hanno indotto Pd e Pdl a riflettere sulla necessità di ridisegnare il titolo V della Costituzione in senso più centralista, la camera dei deputati sta per licenziare la riforma dell'autogoverno della scuola, il completamento di quell'autonomia scolastica avviata da Franco Bassanini con la legge n. 59/1997. Il provvedimento, dopo tre anni e mezzo di discussioni, stop e modifiche, domani dovrebbe avere il primo via libera della commissione competente in sede legislativa. «Nessun rischio di privatizzare la scuola», dice Manuela Ghizzoni, pd, presidente della commissione cultura.
Domanda. Alcuni sindacati criticano la riforma perché non è stata oggetto di confronto. E venerdì i ragazzi protesteranno in piazza. Risposta. Chi critica la proposta dovrebbe prima leggerla bene. Il testo è profondamente diverso rispetto a quello iniziale del 2008 e abbiamo tenuto conto in sede emendativa proprio delle richieste del mondo sindacale e delle associazioni….
Domanda. Le scuole si trovano a gestire annualmente circa 2 miliardi, dal funzionamento alle supplenze, a cui si aggiungono 3,5 miliardi nell'arco di un quinquennio di fondi Ue. Non c'è il rischio di sprechi con la maggiore autonomia? Risposta. No, al di là dei controlli ministeriali e di legittimità, tutti gli istituti saranno tenuti alla rendicontazione pubblica, un bilancio di quanto fatto e degli effetti avuti rispetto agli obiettivi, che ad oggi è solo a livello sperimentale. La riforma incentiva la responsabilità della scuola verso tutta la comunità….
Domanda. Il consiglio dell'autonomia prende il posto dell'attuale consiglio di istituto con quali funzioni ? Risposta. Avrà compiti di indirizzo, presieduto da un genitore, al suo intero avrà il dirigente, un Ata, genitori, docenti e studenti. Si delinea così un modello di scuola partecipata. Se c'è il consenso dei due terzi, potranno entrare fino a due rappresentanti del mondo sociale, del volontariato, delle professioni, delle realtà produttive e culturali. Non avranno però diritto di voto. Non c'è nessun rischio di aziendalizzazione o peggio di far virare il piano di studi in base agli interessi di un'impresa….
Domanda. Il consiglio potrà anche decidere modalità diverse di reclutamento? Risposta. Assolutamente no, restano tutti i paletti e le regole dell'ordinamento nazionale vigente.
Domanda. A cosa serve allora che ogni istituto abbia un suo statuto? Risposta. Le scuole avranno autonomia nel darsi le regole per i propri organi e per le modalità di partecipazione della comunità scolastica. Facendo tesoro delle proprie prassi, per esempio potenziando le forme di partecipazione degli studenti….
Domanda. Che chance ci sono che il parlamento approvi la riforma entro la legislatura? Risposta. Credo che il senato, giustamente, debba aprire la fase delle audizioni, con tutti i soggetti coinvolti, sul nuovo testo consegnato dalla camera….
“Privati senza voto”
L'iter legislativo del disegno di legge 953, ex Aprea, in commissione cultura della camera ha messo l'acceleratore: il testo unificato approvato agli inizi di agosto è all'ordine del giorno della riunione di domani per il via libera in sede legislativa. Il passaggio al senato potrebbe, quindi, avvenire entro la fine del mese per arrivare all'approvazione definitiva entro dicembre. Intanto, al provvedimento sono state apportate significative modifiche. Occhio all'art. 4 del testo, quello sulla formazione del consiglio dell'autonomia che sostituirà gli attuali consigli di istituto e di circolo: la rappresentanza dei genitori sarà paritetica con quella eletta dai docenti nelle scuole del prima ciclo, mentre per gli istituti superiori la rappresentanza eletta dai genitori e dagli studenti sarà in numero pari per ciascuna delle due componenti e complessivamente paritetica con quella eletta dai docenti. Inoltre, farà parte del consiglio un eletto dal personale Ata. Entreranno solo se invitati rappresentanti di «realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi», ma senza diritto di voto così da non poter condizionare la vita della scuola. Viene risolta in questo modo la spinosa questione della loro presenza nel consiglio dell'autonomia, che nel testo originario del ddl veniva designata secondo norme fissate dallo stesso consiglio. Lo statuto, poi, deliberato dal consiglio dell'autonomia, sarà sottoposto «al controllo formale da parte dell'organismo istituzionalmente competente», senza però chiarire quale sia questo organismo. Il sottosegretario Marco Rossi Doria, ha detto: «Il ministero non può effettuare un simile controllo sulle oltre 8mila scuole italiane».

L’Unità - 10 ottobre 2012
“Non più idonei. Quei docenti fantasma scartati dalla scuola”
░ Scene dal purgatorio. 3500 “inidonei” prendono il posto di altrettanti precari rottamati.
La professoressa Anna Maria Casacca,insegnante dal 1983, ricorda precisamente il giorno in cui le diagnosticarono la malattia… È diventata docente “inidonea”, quel termine che si usa per indicare gli insegnanti che a causa di malattie gravi e invalidanti (sla, tumori, sclerosi) non possono più reggere le ore di lezione ma contribuiscono in altri modi alla didattica. Anna Maria da allora si occupa di alunni disabili, bambini rom o figli di migranti. Tiene progetti sull’intercultura. «A me insegnare piaceva tantissimo ma questa nuova esperienza è stata una rinascita». Ora però AnnaMaria come gli altri 3500 docenti inidonei (poco più del 2% del totale insegnanti della scuola pubblica) con il DL 95 del luglio 2012, la cosiddetta “spendingreview”, saranno trasformati forzatamente in personale ATA (assistenti tecnico amministrativi). Il che equivale a altrettanti amministrativi precari, che fino ad ora hanno sorretto le segreterie, che perdono il lavoro. «Il declassamento – dice la professoressa io lo prendo come una punizione per la mia malattia, perché non sono stata incapace o lavativa». Come altri suoi colleghi Anna Maria ha scelto di posare per la campagna fotografica di denuncia di Renata Romagnoli, sorella di una in idonea con gravi problemi di salute….
Causa tagli non ci saranno bibliotecari a sostituire gli inidonei, e le funzioni di didattica e laboratori non saranno rifinanziate. «Ci sarà solo una guerra tra poveri tra noi e gli Ata», dice amareggiata Annamaria. E forse anche esuberi. Perché non ci sono abbastanza posti amministrativi.

ScuolaOggi.org - 10 ottobre 2012
“Chi vuole rottamare lo sciopero ?”
░ Osservazioni e giudizi di Pippo Frisone, in merito allo sciopero proclamato, per il 12 ottobre, dalla FLC-CGIL.
Con il governo Monti sembrava che la scuola venisse risparmiata da ulteriori sacrifici. Poi la spending review che taglia e toglie nuove risorse alla scuola mentre con la nuova legge di stabilità è in arrivo una nuova stangata di 10miliardi con sanità e statali ancora sotto torchio. I pochi incontri delle parti sociali col Governo si sono ridotti ad una presa d’atto delle comunicazioni e delle decisioni unilaterali dell’esecutivo. La concertazione è stata completamente svuotata di significato e della valenza originaria. … Cosa deve fare il sindacato quando sulle pensioni si eliminano i requisiti precedenti, innalzando l’età pensionabile con 360mila esodati ? Quando da tre anni si bloccano contratti e scatti di anzianità, non si procede alla stabilizzazione dei precari e ci si inventa un concorso a quiz inutile e costoso ? Quando si modifica l’art.18 dello statuto? Quando si costringono 3500 docenti inidonei a transitare nelle segreterie delle scuole ? Quando a 8500 esuberi non si dà alcuna prospettiva se non quello di un futuro incerto e precario? Per molto meno in passato di fronte all’irremovibilità e ottusità dei governanti , i sindacati rispondevano unitariamente con lo sciopero generale…. I sindacati appaiono sempre più come dei giganti dai piedi d’argilla e ogni volta che marciano separati e divisi mostrano tutte le loro contraddizioni vecchie e nuove. Lo sciopero viene fatto passare come un’arma vecchia e spuntata , destinata prima o poi alla rottamazione. Ai sindacati vengono chiesti sempre più certificati di fedeltà e di moderazione, emarginando fino alla esclusione quanti non si adeguano o hanno una visione diversa …. Da rottamare oggi non è tanto il diritto di sciopero ma quelle politiche che inseguendo i favori di questo o quel governo, di questo o quel partito perdono di vista la difesa del lavoro e dei lavoratori, i diritti dei precari e la tutela dei più deboli. .. Il 12 ottobre bisogna scendere in piazza e scioperare . Uniti e mai più divisi.

 

www.istruzione.it – Ufficio Stampa - 27 settembre 2012
“Linee Guida per Poli tecnico-professionali e I.T.S.”
░ A distanza di 5 anni dalla introduzione delle norme contenute nella legge 40 del 2007, volute dai ministri Fioroni e Bersani ma rimaste sulla carta, si costituiscono sul territorio i Poli tecnico professionali. Riportiamo parte di una nota dell’Ufficio Stampa del MIUR.
Stato, Regioni e Autonomie locali hanno raggiunto ieri un’importante intesa sulle Linee Guida per consolidare e sviluppare i rapporti tra istituti tecnici, istituti professionali, centri di formazione professionale e imprese, con la definizione della “mappa” per collegare filiere formative e filiere produttive, la costituzione dei Poli tecnico-professionali a livello provinciale e il potenziamento dell’autonomia e del ruolo degli Istituti tecnici Superiori (I.T.S.). Il relativo decreto, che giunge dopo pochi mesi dall’entrata in vigore dell’articolo 52 della legge n.35/2012, è stato condiviso dal MIUR con il Ministero del lavoro e politiche sociali, il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’economia, perché l’istruzione tecnica e professionale, attraverso un impegno comune, possa offrire più opportunità di occupazione per i giovani e per la crescita del sistema produttivo del Paese. La mappa visualizza i collegamenti tra aree economiche e professionali, filiere produttive, cluster tecnologici, aree tecnologiche, ambiti e figure degli I.T.S., indirizzi degli istituti tecnici e degli istituti professionali, diplomi e qualifiche professionali. In questo modo i giovani e le loro famiglie, i soggetti del territorio e le imprese hanno – finalmente - una bussola per orientarsi. Le Linee guida contengono gli standard per realizzare i Poli tecnico professionali, definiti a distanza di cinque anni dall’attuazione delle norme contenute all’articolo 13 della legge n. 40/2007, volute al tempo dai ministri Fioroni e Bersani, - ma rimasti sinora sulla carta. I Poli sono reti tra istituti tecnici e professionali, centri di formazione professionale accreditati e imprese per favorire lo sviluppo della cultura tecnica e scientifica, l’occupazione dei giovani anche attraverso i percorsi in apprendistato e nuovi modelli organizzativi, come le scuole bottega e le piazze dei mestieri, di cui vi sono già alcune positive esperienze pilota in Lombardia e in Piemonte…. Nella fase 2009/2011 sono state già costituite 62 Fondazioni ITS che hanno attivato 80 percorsi, ai quali si aggiungono 71 nuove classi prime nel corrente anno scolastico. Si farà a tutti un check up per consolidare e sviluppare quelli che hanno già dimostrato di rispondere alle esigenze del mondo del lavoro e istituirne nuovi, ove è richiesto dalle imprese. Lo specifico Fondo, istituito con la legge finanziaria 2007, è stato dotato, per la prima volta con la recente legge n.135/2012, di un contributo stabile del MIUR, pari a 14 milioni di euro a partire dal 2013, in modo che i percorsi di specializzazione tecnica superiore degli ITS vadano a regime dal prossimo anno. Non ci potrà comunque essere, in ciascuna regione, più di un istituto tecnico superiore in relazione agli ambiti tecnologici indicati nella mappa…

l’Unità – 28 settembre 2012
“L'odissea dei docenti «inidonei». Dalla cattedra alla segreteria”
░ Pessimo trattamento per quei docenti che hanno dovuto rinunciare alla classe per il sopraggiungere di malattie gravi, invalidanti.
Fino ad oggi erano stati sistemati dalle scuole nelle biblioteche o nei laboratori, spesso aperti e resi funzionali proprio per l'apporto di questi docenti. Da oggi non più. Il decreto Legge 95/12 (meglio noto come «spending review»), tra le altre cose si occupa anche di loro e all'art. 14 prevede il passaggio forzoso dei docenti inidonei in ruoli Ata. Cioè gli amministrativi, la segreteria…. In tutto sono circa 3500 docenti dal cui trasferimento lo Stato si aspetterebbe di incassare 28 milioni…. Patrizia è una professoressa di matematica in una scuola superiore di Terni. Nel 2008 si è ammalata: carcinoma mammario. Ne è seguita operazione e chemioterapia. E ancora sta attraversando un percorso complicato. Parla di «manovra indecente» e racconta: «Io sono in grado di lavorare ma non reggo il ritmo della classe, con i ragazzi ci vuole forza. Ma sono una insegnante, mi sono specializzata, nella scuola sono stata sempre attiva, ora tutto ciò non mi viene riconosciuto e mi vogliono deportare a una funzione diversa per la quale serve una preparazione che non è la mia; i precari Ata fanno bene a essere arrabbiati, a viverlo come uno scippo». Dice che è un «provvedimento fatto sulla pelle dei lavoratori malati». E sottolinea: «Io sto relativamente bene ma altri colleghi hanno la Sla, la distrofia, tumori al cervello, ho l'impressione che al governo non l'abbiano capito e che, sulla scia dell'ex ministro Brunetta, ci vedano come imboscati, gente che non vuol lavorare». «Non ho scelto io di ammalarmi - continua Patrizia io e gli altri inidonei possiamo essere utili per seguire progetti, per formare colleghi, per i contatti esterni, per l'orientamento, oltre che per le biblioteche oppure ci mandino in pensione. Ma non può succedere che se a un certo punto della vita hai problemi gravi allora lo Stato ti dequalifica… se mi costringono a passare Ata andrò dal giudice».

Scuolaoggi.org – 28 settembre 2012
“Il bluff di un concorso, riservato o quasi ma non per tutti.”
░ Considerazioni sul bando di concorso a cattedre pubblicato il 24 settembre, a 11.542 posti nelle scuole statali d’ogni ordine e grado.
A leggere le tabelle sulla ripartizione dei posti nelle regioni appare in tutta evidenza l’ennesima beffa consumata ai danni dei precari. … Nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia, il concorso può essere svolto in quasi tutte le regioni d’Italia , per quasi 5mila posti, con l’eccezione di Val d’Aosta e Trentino. Vi partecipano idonei e abilitati, vecchi e nuovi, con apertura anche ai diplomi magistrali quadriennali e sperimentali quinquennali purché conseguiti entro il 2001/02. Nella secondaria, invece, c’è una differente distribuzione dei posti nelle varie regioni dove non sempre compaiono le stesse classi di concorso e tutti gli ambiti disciplinari o per mancanza di posti o per la presenza di docenti in esubero. Infatti delle 100 classi di concorso dei docenti laureati delle medie e delle superiori, compaiono nel bando solo 17 cl. di concorso comprese negli ambiti disciplinari ( a36-37, a38-47-49, a43-50-51-52, a345-346, a245-246, a29-30 ) e solo 7 singole classi di concorso (a17,a19,a20,a33,a34, a59, a60). A conti fatti resta fuori dal bando la stragrande maggioranza delle classi di concorso, vale a dire ben 76 su 100. I posti messi a concorso nelle medie e nelle superiori ammontano a 5.677. Per non parlare degli insegnanti di Arte applicata con zero posti su 22 classi di concorso, e dei docenti diplomati di laboratorio (ITP), presenti nel bando con una sola classe di concorso, la C430, sulle 60 attuali. Quanto ai vecchi titoli di laurea e di diploma anche qui compare uno sbarramento temporale riferito all’anno accademico di conseguimento: entro il 2001/02 per i corsi di laurea quadriennali ed entro il 2002/03 per quelli di durata quinquennale. Il sostegno distribuisce 952 posti di cui 127 nell’infanzia, 315 nella primaria, 314 nella media e 196 nelle superiori, agli aspiranti in possesso del diploma di specializzazione. Restano esclusi da questa tornata concorsuale i docenti a tempo indeterminato mentre quelli a tempo indeterminato nelle scuole paritarie o comunali vi possono partecipare, così come altri dipendenti pubblici di ruolo in altri comparti!!

La tecnica della scuola – 01 ottobre 2012
“Ancora nubi sulla contrattazione di istituto”
░ Non è chiaro chi debba contrattare nelle scuole oggetto di dimensionamento. I sindacati chiedono una nota di chiarimento a Miur e Aran. Ma il problema maggiore è quello delle risorse: forse sarà azzerata la quota per il pagamento delle funzioni strumentali.
…Soprattutto nelle scuole oggetto di dimensionamento non esistono comportamenti univoci: in qualche caso vengono convocate tutte le RSU preesistenti, in altri casi vengono invitate al tavolo le organizzazioni sindacali territoriali e in qualche situazione i dirigenti non convocano nessuno ritenendo di poter agire con atti unilaterali. D’altronde le stesse norme non sono del tutto limpide. Da un lato c’è il vecchio accordo quadro del 2001 (articolo 1 comma 3) secondo cui in questi casi si dovrebbero indire nuove elezioni entro 5 giorni dalla momento della decadenza delle precedenti RSU (e cioè, in questo caso, entro il 5 settembre), ma è anche altrettanto vero che per l’indizione di nuove elezioni sarebbe necessario un accordo Aran-Sindacati. Che è esattamente quello che chiedono Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Fgu-Gilda in una lettera unitaria indirizzata all’Aran e al Ministero. Il fatto è che se anche la procedura elettorale prendesse avvio immediatamente, ben difficilmente le nuove RSU potrebbero entrare in carica prima di gennaio/febbraio. E allora gli sindacati chiedono che Aran e Miur emanino immediatamente “una nota congiunta di indirizzo per le scuole, come valido orientamento applicativo, per consentire il corretto avvio delle contrattazioni nel corrente anno scolastico e prevenire, ove possibile l’instaurasi di un notevole contenzioso”…. A tutto questo si aggiunge anche l’incertezza relativa alle materie oggetto di contrattazione. Il nodo è sempre il solito: l’articolo 6 del CCNL è pienamente valido o è stato modificato dal decreto Brunetta ? Finora le sentenze definitive dei giudici del lavoro hanno accolto la seconda ipotesi ma i sindacati sostengono che l’accordo sul lavoro pubblico del maggio scorso ha modificato nuovamente il quadro normativo. E’ vero, sostengono Funzione Pubblica e Mef, ma l’unica novità è che ora, su alcune materie (l’assegnazione del personale ai plessi e alle sedi e la definizione di criteri e modalità relativi alla organizzazione del lavoro) ci può essere al più l’esame congiunto e non certamente la contrattazione. … Ma, in questo momento, il problema più grave è un altro: a tutt’oggi non c’è nessuna certezza in merito alle risorse contrattuali perché è molto probabile che la quota di fondo di istituto destinata alla retribuzione delle funzioni strumentali venga azzerata per poter essere destinata al pagamento degli scatti stipendiali del personale di ruolo.

ItaliaOggi – 2 ottobre 2012
“Concorso in bilico, ecco perché”
░ Carlo Forte, giornalista esperto del mondo scolastico, spiega il perché il concorso sia in bilico. Resta da scoprire il perché non citi l’ANIEF, il sindacato che ha messo in bilico il concorso. Confermiamo comunque il nostro apprezzamento per tutta la redazione scuola di ItaliaOggi, la testata che consultiamo per prima, per la nostra rassegna.
Il concorso a cattedra dell'era Profumo non piace ai precari e ai sindacati. E rischia di rimanere schiacciato sotto il maglio del Tar Lazio. Perché il bando presenta alcuni punti deboli, grazie ai quali gli eventuali ricorrenti potrebbero avere gioco facile in eventuali azioni di annullamento. Sia quelli che vorrebbero impedire che il concorso si tenesse, sia quelli che vorrebbero parteciparvi, ma non possono, perché non possiedono i requisiti per accedere alla selezione…. In ogni caso, per impugnare il bando davanti al Tar Lazio per chiederne la cancellazione basta anche un solo ricorrente. Perché un'eventuale sentenza costitutiva di annullamento, da parte dei giudici amministrativi, oltre a travolgere il bando, comporterebbe l'obbligo, per l'amministrazione, di scriverlo da capo attenendosi alle disposizioni del Tar indicate nella sentenza. Per contro, eventuali azioni volte ad ottenere l'ammissione al concorso, dovrebbero necessariamente essere proposte da ognuno di soggetti interessati. In questi casi, infatti, eventuali pronunce favorevoli avrebbero effetti solo per i ricorrenti. Sempre che l'amministrazione, in via di autotutela, non dovesse decidere di sanare la questione azzerando tutto a reiterando la procedura. Ipotesi, questa, invero assai improbabile. E comunque percorribile solo nel caso in cui le selezioni concorsuali non fossero state avviate.
Quanto alle posizioni dei sindacati, sebbene modulate a varie altezze, il dissenso è pressoché unanime. Secondo la Flc-Cgil si tratta di «un provvedimento inutile e costoso». La Cisl parla invece di emanazione frettolosa «che rischia di non risolvere affatto i problemi esistenti ma di crearne ancora di più». Per la Uil sarebbe opportuno indire concorsi solo «dove sono esaurite le graduatorie.». Lo Snals lamenta che l'amministrazione avrebbe dovuto «procedere con gradualità, trasparenza e sulla base di un confronto con i sindacati, che purtroppo è mancato». Infine, per la Gilda-Unams «mettere in piedi la macchina concorsuale senza aver prima affrontato i problemi di tutti coloro che sono già abilitati all'insegnamento, costituisce solo un grande spreco e mostra l´indifferenza ministeriale nei confronti dei precari». Si tratta per il momento di posizioni politiche, che però veicolano l'umore della piazza dei precari. Che potrebbero non fermarsi alla mera critica e procedere con azioni legali vere e proprie. Tanto più che c'è già un precedente. Il Consiglio di stato, infatti, ha stabilito che il principio dello scorrimento della graduatoria, in luogo della indizione di nuovi concorsi sugli stessi posti, non vale solo per le amministrazioni soggette a vincoli sulle assunzioni. Ma anche per le altre amministrazioni che, in ogni caso, restano soggette all'osservanza del vincolo dell'obiettivo della riduzione della spesa per il personale «tipicamente attraverso una solo parziale reintegrazione delle unità cessate dal servizio»(V sezione. n. 4770/2012). E siccome il nuovo concorso sembrerebbe essere stato tarato sull'intera copertura del turn over (in tandem con lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento) la tesi della illegittimità del concorso potrebbe avere un qualche fondamento. Specie se si pensa alla situazione dei precari che si trovano attualmente ai vertici delle graduatorie dei precedenti concorsi. Che si vedranno soffiare l'immissione in ruolo sotto il naso quando entreranno in vigore le graduatorie dei nuovi concorsi.
E poi ci sono gli argomenti di chi invece il concorso vorrebbe farlo. Come per esempio i docenti di ruolo ai quali l'accesso alla selezione è precluso, sebbene non vi sia alcuna norma che lo preveda…. E poi ci sono altri soggetti, che lamentano l'esclusione dal concorso di coloro che vantano il possesso dei titoli di studio conseguiti dopo il 2001. E cioè, nel periodo di tempo non coperto dagli effetti del decreto interministeriale 10 marzo 1997…. Oppure lamentano illegittimità nell'individuazione della soglia minima di punteggio necessario al superamento delle preselezioni (35/50)….

www.scuolaoggi.org – 2 ottobre 2012
“Un nuovo anno scolastico”
░ Dario Missaglia: Il dato vero è la progressiva marginalità della scuola
…Il dato vero, dunque, è la progressiva marginalità della scuola; marginalità non solo politica, giacchè il tema non compare mai negli appuntamenti e negli interventi che contano ma anche sociale. Con questa crisi, questo è il messaggio implicito, ci sono ben altri problemi: il caro vita, le tasse, l’occupazione, la fame di lavoro, le tutele per chi il lavoro lo vede in discussione…. Ovviamente lo scenario cambia se si osservano i siti “specializzati” o quelli delle organizzazioni sindacali. Qui ribolle lo scontento, la frustrazione e la sensazione di abbandono. …
Resta sullo sfondo la politica del Ministro Profumo. Perché si colgono alcuni segni quali il progetto contro la dispersione nel Sud o il piano per la scuola digitale ma la sensazione è quella di frammenti che non fanno una strategia…. E allora il Ministro ha fatto la scelta del “ concorso” come timbro anche a futura memoria della sua azione. Francamente non so se abbia avuto chiaro sin dall’inizio il ginepraio di contraddizioni in cui stava per cacciarsi. Il concorso infatti riapre una delle contraddizioni del sistema più spinose. Non è facile infatti trovare un sensato equilibrio tra le aspettative maturate da quanti per anni, anche avendo vinto un concorso precedente, restano in graduatoria in attesa della fatidica chiamata; oppure i più giovani che hanno anche investito economicamente per il nuovo percorso abilitante (TFA) e ora si vedranno proporre un concorso che comunque drenerà posti disponibili ma ben difficilmente potrà “ringiovanire” la categoria dei docenti. Un complicato conflitto di interessi che diventerà, ne siamo sicuri, conflitto giuridico a tutto campo con ricorsi di ogni genere che ancora una volta affideranno alla magistratura amministrativa i destini finali delle scelte sul campo. Sul piano politico c’è da registrare la netta contrarietà al concorso dell’On. Aprea (Pdl); lei ha sempre sostenuto la necessità dell’assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole. E forse, su questa contrarietà, bisognerebbe riflettere con calma… Nell’agenda-Monti,il tema della scuola (ed anche formazione e ricerca) ha un ruolo decisamente marginale; nessuno dovrebbe dimenticarlo, compresi coloro che anche dal versante progressista hanno apprezzato il Governo per alcune scelte. Ma la politica è in grado di esprimere una proposta per la scuola?

L’Unità – 2 ottobre 2012
“Fornero: «Meglio una formazione tecnica che una laurea presa tanto per...»”
░ L’ennesima gaffe di un ministro: sembrano volere fare concorrenza all’Inarrivabile, e il tema è sempre quello dei bamboccioni sfigati. Comincio a sospettare che li temano. Che ci sia, sotto sotto, un “embolo emozionale” legato alle immagini dell’Università di San Diego nei primi anni Sessanta e di Parigi, Roma, Milano, Berlino sessantottine ? C’è sicuramente, una la cifra subliminale: la idealizzazione dello statu quo sociale (con i figli sulle orme dei genitori, compresi i figli dei disoccupati). All’Idv ha richiamato alla mente la Contessa della canzone di Paolo Pietrangeli; a me ha richiamato la canzone di Jannacci, quella di “E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam !” Gentile Ministro, - il lavoro in età adolescenziale è educativo, formativo e nobile quanto lo studio; solo che è più faticoso e impedisce la mobilità verticale tra le classi sociali. La strada del lavoro e quella dello studio devono essere aperte come opportunità pari, non correlate al reddito delle famiglie degli studenti; e così non è; i rampolli delle famiglie abbienti preferiscono l’università non l’officina
«Laurearsi per laurearsi serve a poco. Se ci si laurea male si hanno competenze modeste, che portano poco lontano, meglio non inseguire il titolo per essere dottori per forza. Meglio avere una formazione tecnica spendibile. Bisogna ridare dignità al lavoro tecnico e operaio». Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, pronuncia queste parole davanti alla platea degli studenti eccellenti degli atenei torinesi, ai quali l'Unione industriale consegna il Premio Optime. «C'è un percorso da fare - spiega Fornero - perché abbiamo svilito la formazione tecnica e professionale e indotto tutti a pensare che se uno non frequenta l'Università e fa una scuola professionale vale meno di un dottore. Non è così. Un Paese non può pensare che il lavoro operaio sia socialmente meno valido. Un percorso di studio che valorizza il merito capisce le attitudini personali e le valorizza senza appiattire tutti in una realtà di scarsa soddisfazione e scarso reddito». Le parole di Fornero non piacciono all'Italia dei Valori. «Il ministro - osserva il presidente vicario dell'Idv, Fabio Evangelisti - ricorda tanto la Contessa della canzone di Paolo Pietrangeli nella parte in cui si diceva 'anche l'operaio vuole in figlio dottore'. È sconfortante ascoltare un ministro che svilisce in questo modo il valore della cultura e delle università». …

Pubblico Giornale – 3 ottobre 2012
“«Profumo, mi hai fregato. Studiare e abilitarsi per finire nel concorsone»”
░ Di getto, la lettera di un precario. E Marina Boscaino gli dà voce.
Valerio Capasa, di Bari, esordisce: «Caro Ministro, questo concorso puzza». Valerio racconta il suo percorso, che è quello di tanti che sono stati trionfalisticamente chiamati ad affrontare il nuovo concorso: il primo dopo 13 anni! Passione per la letteratura, dottorato, post dottorato. Le Siss, 2 anni e 3mila euro, ogni pomeriggio a «sorbirmi le chiacchierate di sedicenti pedagogisti»: l’unico modo per abilitarsi fino a poco tempo fa, per poi scoprire che al concorso possono partecipare anche i non abilitati laureati entro il 2001. Le regole cambiano – continuamente – durante il gioco. La permanenza nelle graduatorie, precario per condizione esistenziale, «pregando perché qualche insegnante rimanga incinta (ormai, però, è un fatto rarissimo, perché il ruolo si raggiunge in età praticamente da menopausa: vivendo in Puglia, tuttavia, non ho perso la speranza che la giunta Vendola acceleri i tempi per la fecondazione assistita degli uomini o per l’adozione alle coppie gay) o anche che si ammali (ma gravemente, perché un braccio rotto a inizio ottobre mi lascia di nuovo a casa a metà novembre)». Farebbe ridere, se non fosse quella ventata di amarezza che è in realtà. Valerio racconta una vita da persona seria, che tiene al proprio lavoro, che interpreta il mandato costituzionale che gli è affidato in maniera concreta e corretta. Ha concepito «l’insegnamento come rapporto con la letteratura, la lingua, la storia e i miei alunni. Mi sono letto tutto Pasolini e ho provato a prendere sul serio i miei alunni? “Ecchissenefrega”, mi avverte il ministero. Al concorso ci sarà il quizzone. Che cretino sono stato, ad andare dietro a Dante, Leopardi e Orazio anziché a Mike Bongiorno, Gerry Scotti e Paolo Bonolis! Ci saranno 18 domande di logica, valide per tutti (per chi vuole insegnare alle elementari o alle medie o alle superiori o vuole diventare architetto o veterinario, shampista o gommista). La logica – ci mancherebbe! – è una disciplina nobile. Per curiosità sono andato a guardare i prototipi delle domande: niente Aristotele, ovviamente, niente Gödel, figuriamoci. Giochini tipo Sudoku. Avrei dovuto fare così, in questi anni: altro che leggermi integralmente ogni anno La Gerusalemme liberata, l’Iliade e i dialoghi di Seneca. Tanta Settimana enigmistica ci voleva, o anche Snake sul cellulare». E così via. Lo stile, le osservazioni, l’umorismo, i contenuti: tutto ci racconta di una risorsa per il Paese, di quelle che nella famigerata Europa – quella che ci chiede, ma alla quale decidiamo di dare solo ciò che ci fa comodo dare – vengono pagati, valorizzati, responsabilizzati, rispettati. Su cui i paesi civili compiono investimenti per il proprio sviluppo sociale, culturale ed economico. A dicembre questi ex ragazzi, maturati in una fiducia infondata che lo Stato per il quale si sono formati e hanno lavorato, spesso con estrema serietà e competenza, saranno chiamati a rispondere a 50 quiz in 50 minuti. Seguiranno prova scritta (quesiti a risposta aperta) e tecnico pratica (per le classi di concorso coinvolte) e la simulazione di una lezione. «Sarò sincero: mi fido molto di più dell’arbitrio assolutamente scriteriato del fato greco che delle cavillose griglie di valutazione del mondo scolastico (per lo stesso motivo, preferisco rinunciare all’idea di scegliere in autonomia gli insegnanti secondo criteri di qualità, se la mia esperienza mi testimonia che tanti dirigenti non sono in grado di distinguere Messi da un paralitico: meglio a questo punto il cieco scorrere delle graduatorie, l’orgia di bravi e incapaci)». Dopo aver ripercorso i propri “e rro ri ” (il rimpianto di aver creduto al l ’idea che impegno, cultura, capacità, serietà, titoli sarebbero stati riconosciuti) Valerio garantisce che questa volta non sbaglierà: «Fateveli voi i quiz, non ho tempo da perdere. (…) Se non supererò il casting per l’insegnamento, l’estate prossima canterò da solo, senza giuria, Mare profumo di mare. Poi proverò le selezioni del Grande Fratello, o di Veline (tanto occorre la stessa preparazione). …


 

www.governarelascuola.it – 22 settembre 2012
“Buona e cattiva digitalizzazione”
░ Riportiamo le considerazioni di Pietro Perziani, il direttore del periodico digitale “Governare la scuola”.
… Il 18 settembre al MIUR è stato firmato un “accordo operativo” tra il Ministro Profumo e 11 regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Marche, Piemonte, Umbria). Gli accordi prevedono un cofinanziamento tra MIUR e singola Regione per la realizzazione di una pluralità di iniziative, a seconda delle diverse esigenze, quali le LIM, le Cl@2.0 o le Scuole@2.0 in Toscana, ad esempio, sono stati stanziati due milioni e mezzo di euro. I fondi serviranno sia per l'acquisto degli strumenti informatici che per la formazione del personale. Un plauso alle 11 regioni; domanda: e le altre ? Questa è “buona digitalizzazione”, tutto il contrario di quello che è stato chiamato il registro digitale, classico esempio dell’effetto annuncio. Fermo quanto finora detto sulla mancanza di risorse, la ristrettezza dei tempi, le difficoltà di realizzazione, la domanda vera è: come garantire la sicurezza e la privacy, nella compilazione da parte dei docenti e nell’accesso da parte dei genitori ? Molto più semplicemente: a cosa serve? Non sarebbe più pratico informare le famiglie in modo regolare, magari via e-mail? Il gioco vale la candela ?

www.orizzontescuola.it – 23 settembre 2012
“Se questo concorso s’ha da fare… Almeno siano ben fatte !”
░ Riportiamo alcuni passaggi di un lungo articolo del prestigioso pedagogista Maurizio Tiriticco.
… Non si comprende perché e come possano essere proposti quesiti di questo tipo, in considerazione del fatto che i concorrenti da “testare” sono soggetti laureati i quali, dopo anni e anni di studio e di elaborazione intellettuale, non possono non possedere abilità logiche. Dubitarne è folle! Il Miur che ha la governance della scuola e dell’università dubita dei loro prodotti? A meno che non vengano proposti i “giochini” della Settimana enigmistica o quelli che ritroviamo in centinaia di pubblicazioni dedicate. In effetti, le librerie sono piene di manualetti finalizzati a misurare le proprie capacità intellettive, in cui si propongono quesiti a volte cervellotici, “indovinelli”, cerchietti e triangolini, disegnini vari, tutti stralciati dai test che in genere si adottano per misurare il Qi, sempre ammesso che sia possibile misurare l’intelligenza, se è poi vero che non ne esiste una sola. Sono “giochini” che, com’è noto, creano sempre mille difficoltà anche a un severo e preparatissimo professionista. Io non ne azzecco mai uno, quindi… se mi presentassi alla prima prova preselettiva, sarei rigorosamente bocciato!
… Non si comprende come e perché un laureato non debba essere in grado di comprendere un testo…. Se poi si tratterà di un testo letterario (siamo sempre malati di petrarchismo), ci sarà da ridere se qualcuno penserà che una sua lettura sia riconducibile a una interpretazione univoca e oggettiva! Basta un Papè Satan per bocciare tutti i candidati insegnanti!
Come sarà possibile verificare se un soggetto è in grado di utilizzare con successo un PC, o meglio di possedere una sufficiente competenza informatica (competenza, cioè saper fare) – come sto facendo io in questo momento, scrivendo, anche se con criteri molto elementari – solo se è in grado di rispondere a 10 quesiti? E se non so chi sono Papert o Turing o Von Neumann, cosa sono l’algebra di Boole o l’Eniac o l’Ai o una Cpu, qualcuno può dire che la mia competenza informatica di primo livello, quella che si deve richiedere ad ogni insegnante oggi, non esiste?
… C’è poi la questione tempo: è sufficiente un minuto a quesito per rispondere? Se i quesiti puntano solo sulla memoria di dati e informazioni, la risposta è sì. Ma se i quesiti implicano un minimo di ragionamento (quesiti di logica) e di interrogazione del testo (la sua comprensione), un minuto a quesito è insufficiente… A meno che la scelta complessiva effettuata dal Miur sia proprio quella di sparare nel mucchio – come si suol dire – e “privilegiare” i soggetti che potremmo definire più intuitivi e “far fuori” quelli più analitici. La prova scritta consiste in una prova semistrutturata con griglia nazionale di valutazione…. Com’è noto al docimologo, in caso di risposte aperte, è opportuno predisporre per ciascun quesito la cosiddetta “risposta criterio”, cioè una sorta di facsimile della risposta attesa onde evitare disparità di trattamento misurativo. Il che è possibile nel caso di quesiti semplici, ma nel caso di quesiti complessi, aperti poi a incursioni anche pluridisciplinari, formulare una “risposta criterio” si presenterà estremamente difficoltoso. D’altra parte, il non formularla darà adito a verifiche inficiate di un alto tasso di soggettività! Già prevedo che due correttori si esprimeranno diversamente di fronte alla stessa prova! E allora? Dove andrà a finire l’oggettività di una prova semistrutturata? La prova orale… Mi chiedo: che cosa significa lezione simulata? … E’ bene che chi apprende sappia che nel corso della vita si troverà spesso di fronte a “informazioni discendenti” (relazioni, conferenze, discorsi, dissertazioni, arringhe, comizi, allocuzioni, ecc), che occorre seguire, comprendere, coglierne i concetti fondanti e via dicendo. Ma la lezione non deve assolutamente costituire l’unica forma di rapporto linguistico/comunicativo con gli alunni. Da anni si insiste, ad esempio, sulla attività laboratoriale e su mille altre forme di coinvolgimento degli alunni che non sto qui a ricordare. Il secondo errore concettuale è quello di simulazione: se c’è qualcosa di estraneo ad una corretta e produttiva interazione, e non solo tra i docenti e gli alunni… è proprio quello della simulazione! A meno che non si parli dei giochi di simulazione che sono un’altra cosa rispetto alla simulazione tout court. Per non dire poi che non c’è nulla di più falso che simulare – o fingere – di svolgere una lezione che riguarderebbe alunni in età evolutiva di fronte ad adulti che non devono apprendere e comprendere, ma giudicare! Insomma la lezione simulata contribuirà a sollecitare nei concorrenti conoscenze, atteggiamenti e comportamenti che sono proprio quelli che non dovranno mai assumere con i loro alunni! A meno che non si voglia persistere ad oltranza con la scuola verbosa e nozionistica che da almeno mezzo secolo stiamo combattendo! Altro passaggio infelice è quello relativo alle “competenze di trasmissione delle discipline di insegnamento”. Una disciplina non si trasmette! Non è un telegiornale! Non è un insieme di informazioni che vengono “trasmesse” senza poi verificare se sono state “ricevute” o meno! La stessa teoria della comunicazione rifiuta ormai questo modello…. Di fatto il nostro Miur propone ai suoi insegnanti la didattica delle prove oggettive e della lezione !

Latecnicadellascuola.it – 23 settembre 2012
“Nuove regole per le convenzioni di cassa”
░ Le scuole dovranno seguire regole precise e minuziose per individuare l'Istituto Cassiere a cui affidare l'incarico. (Di Reginaldo Palermo).
Con una nota del 20 settembre il Miur fornisce alle istituzioni scolastiche norme analitiche e dettagliate sullo schema delle convenzioni di cassa che le scuole stesse dovranno quanto prima sottoscrivere per adeguarsi alle norme contenute nella legge 135 del 2012. La nota (quasi 50 pagine) contiene diversi allegati: uno schema di convenzione, un capitolato tecnico, lo schema di offerta economica e, per finire, persino una precisa tabella per le modalità del calcolo del punteggio spettante a ciascuna offerta…. Intanto bisogna ricordare che a metà novembre le scuole dovranno trasferire alla Tesoreria Unica tutti i fondi disponibili sul proprio conto corrente bancario sul quale rimarranno davvero pochi spiccioli. Senza dimenticare che a partire dal prossimo gennaio alle scuole non verranno più assegnate le risorse per le retribuzioni dei supplenti che verranno gestite direttamente dai Servizi del Tesoro….

www.lastampa.it – 24 settembre 2012
“Prof italiani nel mirino “Pubblicazioni inutili”
░ L’accusa è che scrivano su riviste di scarsa qualità; lo fanno per acquisire il punteggio utile a fare carriera negli atenei.
Secondo voi «Yacht Capital» è una rivista di un certo peso nel mondo della ricerca scientifica internazionale? E «Etruria Oggi?» E «Suinicoltura»? La risposta è fin troppo ovvia ma l’università italiana - già non troppo quotata nel mondo - è oggetto di scherno sul web da quando il sito Roars ha dato uno sguardo un po’ approfondito alla lista delle riviste scientifiche sulle quali i docenti pubblicano i loro lavori per i settori non bibliometrici, vale a dire scienze umane e sociali, pubblicata dall’Anvur, l’Agenzia prevista dalla riforma Gelmini dell’università per mettere a punto il sistema di valutazione del mondo universitario e della ricerca. … Andrea Graziosi, uno degli «Alti esperti di valutazione» dell’Anvur, ha provato a difendere sul sito Roars il lavoro suo e degli altri che hanno compilato l’elenco: «Facile fare dell’ironia, ma c’è da piangere. Quel che vedete è quanto è stato immesso per anni da tantissimi professori e ricercatori italiani delle scienze umane e sociali nelle banche dati del Cineca, anzi la sua parte migliore (per questo c’è da piangere ancora di più). Almeno per l’area 11, quella di cui rispondo, le Società e il Gruppo di Lavoro hanno infatti ripulito le liste, e credo che abbiano tagliato quasi il 50% delle “riviste” su cui dicono di aver pubblicato. Aggiungo che sulla base di queste pubblicazioni molte università hanno distribuito i soldi ai dipartimenti per anni». Forse anche su questo sarebbe utile un approfondimento.

www.latecnicadellascuola.it – 24 settembre 2012
“I rischi etici che potrebbero arrivare dall'espletamento del concorso a cattedra”
░ La prova di selezione sarà somministrata a professionisti che operano da diversi anni come docenti. E se venissero bocciati? (di Lucio Ficara).
… In questi giorni ci sono state diverse manifestazioni contro il bando di questo concorso…. Oltre al dibattere sull’opportunità o meno di bandire questo concorso, bisognerebbe fare una seria analisi sui forti rischi etici che potrebbero determinarsi con l’espletamento del concorso a cattedra. Si potrebbe verificare, anzi si verificherà certamente, che qualche docente, che insegna da molti anni nella scuola pubblica, risponda male a diverse domande di area logico-deduttiva, e che quindi risulti escluso dal concorso. Ma questo comporterebbe non soltanto l’esclusione da un concorso, ma la certificazione che mandiamo ad insegnare nelle classi dei nostri figli, persone che non posseggono abilità logico-deduttive. Il rischio etico a cui facciamo riferimento è quello che l’amministrazione ha utilizzato in modo reiterato negli anni personale a tempo determinato che oggi scopriamo non possedere facoltà logico-deduttive, procurando danni irreparabili. Secondo voi è etico da parte di un’Amministrazione seria, scoprire, dopo lustri di carriera come docente, che un professore non ha abilità logico-deduttive? Noi francamente pensiamo di no. Siamo convinti che questo tipo di concorso possa andare bene per chi non ha avuto esperienze didattiche e quindi deve essere valutato per comprendere se possiede oppure no certe abilità.
Non è etico invece misurare le abilità logico deduttive di persone che hanno un’esperienza lavorativa consolidata ed una carriera ben avviata.

Retescuole – 26 settembre 2012
“Caro Profumo, il concorso è pubblico o riservato?”
░ Riportiamo l’articolato, fondamentale, quesito posto da Pino Patroncini
Chi sa di scuola e di pubblico impiego sa che esistono concorsi pubblici e concorsi riservati. Normalmente quelli pubblici, come prescrive l’articolo 97 della Costituzione, che ne fa una questione di oggettività e di eguaglianza dei cittadini nell’accesso agli incarichi pubblici, sono aperti a tutti, cioè a chiunque voglia parteciparvi, posto, naturalmente, che abbia i requisiti legali (titolo di studio appropriato, fedina penale pulita , rispetto dei limiti minimi e massimi di età, cittadinanza una volta italiana oggi europea ecc.). I concorsi riservati sono normalmente riservati a personale che appartiene già alla medesima amministrazione e voglia o passare da una qualifica ad un’altra o, essendo precario, passare a tempo indeterminato…. Il concorso che viene bandito oggi dovrebbe essere pubblico, ma in realtà non lo è. Non lo è, non tanto perché dovrebbe essere riservato ai soli abilitati: la legge è cambiata nel 1998 ed ha aggiunto un requisito in più, cosa spiacevole per molti, ma fino a qui legale, dal momento che da allora in poi il percorso universitario avrebbe dovuto chiudersi, per chi intendesse dedicarsi all’insegnamento, con un’appendice abilitante. La cosa tuttavia è stata bloccata alcuni anni fa per la scuola secondaria, e non per la primaria e la scuola dell’infanzia, come se niente fosse, senza rendersi conto dei disguidi che si creavano nonché delle disparità di trattamento tra i due gradi di scuola. Risultato: sono esclusi tutti coloro che si sono laureati senza poter partecipare da alcuni anni a questa parte a questa appendice abilitante che non c’era più, mentre sono inclusi tutti coloro che, pur non essendo abilitati, si erano laureati prima della legge (cioè fino al 1998) o che erano già in corso di laurea (cioè fino al 2002 se il corso era quadriennale o al 2003 se era quinquennale), ivi compresi per la scuola elementare e materna i diplomati iscritti all’istituto magistrale fin dall’anno scolastico 1997-98 (compresi eventuali ripetenti terminanti oltre il 2002). Già questo la dice lunga sulla correttezza della dizione “concorso pubblico”, oltre che sulla caratterizzazione giovanile di questo concorso che vedrà tra un paio d’anni (tanto ci vorrà svolgerlo) entrare in ruolo “giovani” laureati al minimo trentasettenni, sempre che riescano a “soffiare” spietatamente il posto ai loro colleghi ultraquarantenni ancora precari, alla faccia del preteso ringiovanimento della categoria, oltre che della solidarietà sociale. Ma, a parte ciò, il concorso non è pubblico innanzi tutto perché il bando – si badi bene, il bando, non una legge o un decreto delegato – prevede che non possano parteciparvi coloro che occupano già un posto a tempo indeterminato nella scuola statale. Cioè non può parteciparvi un bidello o un lavoratore delle segreterie scolastiche che si sia laureato per tempo ma che finora non abbia avuto la fortuna di entrare nell’insegnamento, può invece parteciparvi qualsiasi altro lavoratore pubblico e privato. Non può parteciparvi un maestro elementare che, poniamo laureato in lettere o matematica, voglia tentare di entrare nella scuola secondaria. Non può parteciparvi un insegnante di lettere di un istituto tecnico o professionale che voglia andare insegnare lettere con latino in un liceo. Naturalmente invece può parteciparvi un insegnante a tempo indeterminato della scuola privata. … - diciamola giusta - per “evitare gente più vecchia “ si mettono “pezze” che sono peggiori del buco. Talmente peggiori che questa da sola, portata davanti ai TAR, è in grado di produrre il blocco del concorso stesso. E poi ci sono le altre misure contraddittorie che potremmo definire minori. Il bando continua a parlare di una prova pre-selettiva. Ora, se non mi ingannano la logica e la linguistica (ah, lo strutturalismo!) , il prefisso “pre” vuol dire prima. Prima di che ? Prima del concorso. E quindi è una prova extra - concorso, tesi avvalorata dal fatto che il concorso prevede di norma due prove, una scritta e una orale. Allora al concorso non parteciperanno tutti ma coloro che avranno superato una pre-selezione e quindi non tutti coloro che hanno titolo per legge a parteciparvi, ma coloro che hanno titolo a parteciparvi ad libitum dell’amministrazione, che stabilirà pre-selezioni più o meno difficili a seconda delle bisogna, anche se in base a un criterio oggettivo quanto si vuole. Si aggiunga che la legge a cui si ispira il concorso (decreto legislativo 460/1998)prevedeva che potessero partecipare al concorso, in caso di numeri di ammissione inferiori al triplo dei posti messi a concorso ( e qui – tanto per complicarci ulteriormente la vita- sarebbe interessante capire se prima o dopo la pre-selezione), anche i laureati successivi al 2002-2003. Ma chi ha scritto il bando questa clausola scritta nella legge l’ha dimenticata nella penna, pur sapendo che nelle recenti preselezioni dei TFA la spietata legge della selezione ha creato più di un caso in tal senso, costringendo l’amministrazione a cancellare intere serie di quesiti per salvare la situazione. Ecco dunque altri potenziali esclusi che potrebbero legge alla mano rivendicare l’inclusione almeno potenziale. Un’altra disparità di trattamento: come si è già detto, per i diplomati dell’istituto magistrale è previsto che l’anno di riferimento per l’accesso non sia solo quello finale 2002-03 ma anche quello iniziale 1997-98, in altre parole salvaguardando gli eventuali ripetenti nel percorso scolastico, ma la stessa cosa non è prevista per i fuori corso dell’università iscritti nel 1997-98. E’ una disparità prevista nella legge del 1998 e stavolta non è colpa di chi ha steso il bando, ma è pur sempre una disparità che potrebbe persino comportare l’incostituzionalità del D.Lvo 460/98. Infine l’ultima esclusione contenuta nella legge stessa: tra i non abilitati non tutti coloro che supereranno il concorso, cioè l’esame, saranno abilitati, ma solo coloro che vinceranno cattedra e saranno assunti. E’ una cosa ridicola che il titolo professionale non dipenda dalla prova d’esame e neppure, badate, dal superamento del periodo di prova, ma dalla casualità, tutt’altro che improbabile, della assunzione. Tutt’altro che improbabile perché, per fare un esempio, con 6 posti di matematica e scienze messi a concorso in Liguria e 68 in Sicilia è pressochè sicuro che un risultato più alto non darà luogo ad abilitazione a Genova mentre uno più basso lo darà a Palermo. Ed anche questo mi pare assai poco costituzionale. Sono sicuro che queste obiezioni sono state più volte sollevate ed anche da più parti. Ma ho l’impressione che nei corridoi del Ministero ed anche in quelle del Parlamento, visto che un Decreto legislativo supera controlli parlamentari, si siano fatte le spallucce di fronte a queste obiezioni. Allora però non lamentiamoci se l’amministrazione di questo paese la debbono fare i Giudici e non i Ministri e i Parlamentari!

www.larepubblica.it – 26 settembre 2012
“Straniero un alunno su dieci “Per loro pochissime iniziative e i docenti li sceglie la Curia”
░ Gli studenti non cristiani triplicati dal 2001. E le confessioni reclamano nuovi programmi
Cattolici, ortodossi, protestanti e giovani musulmani. La scuola italiana è “politeista”. Tra i banchi si moltiplicano le nazionalità e le religioni professate. Tutta colpa dei “nuovi italiani”: quell’esercito di 755.939 figli di immigrati che frequentano regolarmente gli istituti scolastici del nostro Paese. Per questo le altre confessioni chiedono che dall’ora di religione si passi all’ora di storia delle religioni.
La scuola multietnica è fotografata dai numeri: su poco meno di otto milioni di studenti, nell’anno scolastico 2011/2012 sono 755.939 gli alunni con cittadinanza non italiana (quest’anno dovrebbero sfiorare il tetto degli 800mila). Di questi, il 44,2 per cento è nato in Italia (334.284). Una crescita costante: basta pensare che dieci anni fa gli studenti d’origine straniera si fermavano a quota 196mila.
Da dove vengono? In testa i romeni (126mila), seguiti da albanesi, marocchini, cinesi e moldavi. Di che religione sono? Più difficile saperlo. Stando ai dati del dossier Caritas-Migrantes, tra i quasi cinque milioni di immigrati residenti in Italia, il 53,9 per cento è cristiano (in gran parte ortodosso), il 32,9% è musulmano, il 2,6% induista, l’1,9% buddista, lo 0,1% ebreo, il 4,3% ateo. Una proporzione che stando
al dossier può reggere anche tra i banchi di scuola… Di fronte a una scuola multiconfessionale, l’ora di religione “parla” ancora solo cattolico… E i musulmani che cosa dicono? «L’ora di religione è figlia del Concordato — risponde Izzeddin Elzir, presidente dell’Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia) — noi chiediamo che accanto a questo diritto acquisito si faccia un’ora di dialogo interreligioso, per far conoscere ai nostri bambini le culture, non solo religiose, di tutti quanti. Perché la diversità è una ricchezza che non andrebbe cancellata».

Corriere della sera – 27 settembre 2012
“Religione, Profumo si corregge «Non voglio cambiare le norme»”
░ Assicura: «non penso certo a cambiare norme o patti, tantomeno a fine legislatura, quando rifletto ad alta voce» su come l'Italia e dunque la scuola italiana possa fare i conti con la mutata realtà.
Non se lo aspettava tanto clamore, il ministro Profumo, per le sue dichiarazioni sull'opportunità di rivedere i programmi di religione. La polemica, partita in sordina venerdì, è scoppiata ieri dopo reiterate dichiarazioni sul tema da parte del ministro. E ieri, in una lettera inviata al filosofo cattolico Giovanni Reale pubblicata da Il Messaggero, il titolare di Viale Trastevere smorza i toni parlando di «valutazioni personali», «interpretazioni fantasiose», «cortocircuiti della cronaca più spicciola». Ma soprattutto assicura: «non penso certo a cambiare norme o patti, tantomeno a fine legislatura, quando rifletto ad alta voce» su come l'Italia e dunque la scuola italiana possa fare i conti con la mutata realtà. Parole che dovrebbero rassicurare, soprattutto le alte sfere ecclesiastiche. L'Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ieri in un articolo, eloquentemente titolato «Il ministro sbaglia tema», parla di «nuovo fuoco sorprendentemente aperto contro l'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, cioè statale e paritaria». E rimprovera a Profumo — già al centro di un editoriale per la faccenda del concorso a cattedra — una «sorprendente poca dimestichezza "tecnica" con il tema». Polemico anche Giuseppe Fioroni, esponente del Pd e cattolico convinto. «Se per evitare di confrontarsi con i danni fatti finora alla scuola italiana dai tagli si butta sempre la palla in tribuna non si risolve nulla» ha ammonito l'ex ministro dell'Istruzione, rivolgendo un invito al suo successore: «Anziché cambiare l'ora di religione, che è materia concordataria, il ministro Profumo deve dare le risorse necessarie a far funzionare l'ora alternativa, che già esiste ma che gli istituti non riescono a rendere operativa». Decisa stroncatura nelle file del Pdl. «Si legga il concordato» suggerisce il senatore Franco Asciutti, capogruppo pdl della commissione Istruzione del Senato, mentre promette barricate Alessandro Bertoldi, presidente nazionale studenti Pdl-Vis studentesca. Nella lettera a Reale, Profumo chiarisce tuttavia il suo pensiero. Racconta di aver incontrato, visitando tante scuole in tutta Italia, un'Italia multietnica e multiculturale. «Il nostro Paese è al centro di un Mediterraneo in tumultuosa evoluzione politica e spirituale, da sempre crocevia di fedi e popoli, che da qualche tempo cerca un diverso equilibrio tra di esse e tra di essi. Sono dinamiche — scrive il ministro — che ci toccano da vicino, mi sono detto guardando le nuove classi della scuola italiana, dove questo essere crocevia è divenuto infine realtà. Conoscere questo nuovo mondo, e cercare di capirne i processi di trasformazione mi sembra essenziale per i nuovi italiani tanto quanto saper far di conto, saper scrivere nella nostra bellissima lingua, conoscerne una straniera e avere una cultura civica e costituzionale pronta per la cittadinanza». E questa esigenza — conclude — «non ha nulla a che fare né con un relativismo culturale in spregio alle nostre radici né con la riproposizione di un multiculturalismo così ideologico da essere stato accantonato anche nella civilissima Gran Bretagna dove fu per la prima volta introdotto».

 

Il Fatto Quotidiano – 15 settembre 2012
“I nostri bambini sono tutti uguali”
░ Assistenza e sostegno ai bambini disabili, nelle grandi città.
A Milano i genitori di bambini con disabilità hanno trovato un’amara sorpresa al suono della prima campanella scolastica: le ore di sostegno ai propri figli sono state dimezzate. A Roma per 420 ragazzi la scuola comincerà più tardi, perché al momento gli insegnanti di sostegno non ci sono neppure. Le motivazioni sono articolate, ma si possono sintetizzare in tre parole: mancano i soldi. Un insegnante di sostegno costa, a seconda dei Comuni, dai 15 ai 19 euro l’ora. Di cui, circa 6 euro vanno al docente, il resto alle cooperative che gestiscono il servizio. A Milano il Comune sostiene di non aver operato alcun taglio, che il budget assegnato era e resta di 4,4 milioni di euro, ma di aver dovuto innalzare la retribuzione oraria a 18 euro e che questo ha comportato una riduzione del monte ore del 2%. I presidi delle scuole parlano però di cifre ben più pesanti, con famiglie che si sono viste ridurre il sostegno al proprio figlio anche del 50%..... Quali sono le altre voci di spesa non rivedibili di fronte alla necessità di fornire assistenza per una normale frequenza scolastica a bambini uguali a tutti gli altri nel diritto di apprendere per non parlare di quello, altrettanto fondamentale, di frequentare i propri compagni tra i banchi, in cortile, durante le normali attività scolastiche?

www.governare lascuola.it – 16 settembre 2012
“Le novità della legge 135/2012 in materia di contrattazione”
░ Pietro Perziani, direttore del periodico digitale, si sofferma su una novità introdotta in materia di relazioni sindacali: l’”esame congiunto”.
L’art.5, comma 2 del D.Lgs 165/2011 risulta così riformulato:“Nell’ambito delle leggi e degli atti organizzativi di cui all’articolo 2, comma 1, le determinazioni per l’organizzazione degli uffici e le misure inerenti alla gestione dei rapporti di lavoro sono assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla gestione con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, fatti salvi la sola informazione ai sindacati per le determinazioni relative all’organizzazione degli uffici ovvero, limitatamente alle misure riguardanti i rapporti di lavoro, l’esame congiunto, ove previsti nei contratti di cui all’articolo 9. Rientrano, in particolare, nell’esercizio dei poteri dirigenziali le misure inerenti la gestione delle risorse umane nel rispetto del principio di pari opportunità nonché la direzione, l’organizzazione del lavoro nell’ambito degli uffici”. L’innovazione attiene a quello che viene definito “esame congiunto”; naturalmente, nulla viene innovato rispetto alle riserve di legge e alle prerogative dirigenziali, l’innovazione è nell’informazione alle OO.SS. Le materie di informazione sindacale vengo suddivise in:
- misure attinenti all’organizzazione degli uffici; anche qui, niente viene innovato, rimane le semplice informazione; - misure attinenti ai rapporti di lavoro; come già accennato, la novità sta qui, viene introdotta la possibilità dell’esame congiunto, ove previsto dai contratti. Ma cos’è quest’esame congiunto? Per prima cosa, va detto che non si tratta certo di una novità nelle relazioni del comparto scuola; era previsto addirittura nel primo CCNL 1994-1997, all’art. 8, rubricato appunto “Esame”: “Ciascuno dei soggetti di cui all'articolo 6, ricevuta l'informazione, ai sensi dell'art. 7, può chiedere, in forma scritta, un incontro, al rispettivo livello di contrattazione, per l'esame in particolare delle seguenti materie… Dell'esito dell'esame è redatto verbale dal quale risultino le posizioni delle parti nelle materie oggetto dell'esame. Resta ferma l'autonoma determinazione definitiva e la responsabilità dei dirigenti nelle stesse materie. Durante il periodo in cui si svolge l'esame gli organi dell'amministrazione scolastica non adottano provvedimenti unilaterali nelle materie oggetto dell'esame e le organizzazioni sindacali che vi partecipano non assumono sulle stesse iniziative conflittuali”. Successivamente, la procedura di esame è stata chiamata concertazione o partecipazione ed rimasta sempre presente nell’ordinamento, come una delle modalità delle relazioni sindacali… Recentemente, la concertazione è stata però messa sotto accusa a livello politico ed è stata fortemente ridimensionata dal D.Lgs 150/2009, poiché spesso si è trasformata in cogestione, che è ben altra cosa, o in un potere di veto da parte del sindacato. Nel comparto scuola le OO.SS. hanno seguito un’altra strada: allargare sempre di più gli spazi di contrattazione, per cui la concertazione diventava inutile o quasi… A questo stato di cose ha reagito la Riforma Brunetta, che ha ristretto gli spazi di contrattazione; dopo la riforma, però, c’è stato il blocco dei contratti e si è così creato un vuoto, perché non è stato possibile ridefinire in sede contrattuale le materie e le procedure di concertazione, diventate di nuovo molto importanti…. l’esame congiunto altro non è che la concertazione, che è prevista dal vigente CCNL di comparto; è vero che a livello di istituzione scolastica non sono regolamentate le procedure, ma le parti le possono definire di comune accordo… nella recente Rivista abbiamo riportato anche una bozza di intesa a seguito di concertazione sulle materie inerenti il rapporto di lavoro, che non sono più oggetto di contrattazione, ma che sicuramente possono esere oggetto di concertazione, oggi possiamo dire oggetto di esame congiunto ed eventualmente di intesa tra le parti.

www.Press-in – Redattore Sociale – 17 settembre 2012
“Sicilia, ore di sostegno dimezzate e alunni disabili in "classi pollaio"
░ Nel numero 2309 Anno IV, il servizio digitale del Comune di Venezia riporta una segnalazione del Sindacato Famiglie Italiane diverse Abilità.
Ore di sostegno dimezzate e “classi pollaio” con alunni disabili gravi: sono solo alcuni dei problemi con cui si apre quest'anno scolastico in Sicilia, stando alla denuncia di SFIDA…. Nelle scuole di ogni ordine e grado di tutta la provincia di Messina, infatti, “ci sono molti alunni che, nonostante la connotazione di gravità, hanno le ore di sostegno dimezzate (anche con solo 6 ore di sostegno settimanale a fronte delle 18 richieste e dovute)”. Non solo: “si sono formate classi o sezioni di scuola dell’infanzia con trenta alunni dove sono inseriti anche tre alunni con connotazione di gravità e con le ore di sostegno dimezzate”. Il sindacato punta quindi il dito contro l'Ufficio scolastico provinciale, che “continua ad alienare diritti costituzionali, ignorando il ruolo istituzionale che dovrebbe contraddistinguerlo nel proprio operare”…

www.ScuolaOggi.org – 17 settembre 2012
“Scuola primaria e nuove Indicazioni: idee per ri-partire".
░ L’autorevole valutazione del pedagogista, Giancarlo Cerini. Il testo -che riportiamo in parte - è tratto da una pubblicazione non in commercio, sulle parole chiave delle Indicazioni/2012. Il testo non è in commercio e può essere richiesto al Cidi di Forlì Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
La scuola di base, in particolare la scuola dell’infanzia ed elementare, è una struttura portante della qualità dell’educazione pubblica in Italia. C’è una storia gloriosa alle spalle, con i miti fondativi della scuola materna statale del 1968, la nascita popolare del tempo pieno nel 1971, i programmi “bruneriani” del 1985, la stagione felice della pluralità docente (1990), dove tutti hanno avuto la sensazione di crescere come persone e come professionisti. Non è stato solo un mito, ci sono dati ed evidenze che attestano la qualità della nostra scuola primaria… Certamente le vicende di questi ultimi anni hanno messo a dura prova la scuola elementare. Ci sono delle ferite ancora aperte, come quella dell'anticipo, che fa trapelare un'idea precocemente performativa che “porta via” i tempi di crescita ai bambini. Spesso prevale una semplificazione nei discorsi pubblici che brucia ogni argomentazione: pensiamo a come è stato difficile far fronte alle emergenze del ritorno al maestro unico, alla scomparsa della compresenza, al ritorno del voto in decimi (Legge 169/2008)…. La scuola primaria è la scuola degli alfabeti, anzi della lingua che ci fa uguali; rappresenta la nuova e vecchia frontiera della cittadinanza (il “pane e grammatica” come mission della scuola elementare nell’ottocento). Il compito della prima scuola risiede nell’alfabetizzazione: strumentale, funzionale, culturale. Ma gli alfabeti oggi sono un mix di vecchi e nuovi alfabeti, naturali, personali, tecnologici…. Nelle Indicazioni/2012 si insiste su una più sicura padronanza degli strumenti alfabetici di base. Si vogliono saperi “essenziali”, si esplora il “core curriculum”, ma questo non può significare il ritorno ad una vecchia gerarchia delle materie (quelle importanti e quelle accessorie), quanto piuttosto a dare la priorità ad alcune competenze fondamentali, come il saper ascoltare, parlare, descrivere, raccontare, argomentare, fare ipotesi, comunicare. E questo si fa attraverso una buona organizzazione del lavoro in classe, superando la scorciatoia dell’insegnamento tutto “frontale”, facendo dialogare tra di loro le discipline, mettendo al centro della vita d’aula la partecipazione costruttiva dei ragazzi. Sono valori già presenti nel testo del 2007, che vengono ripresi nella versione del 2012.
La vera novità è rappresentata dalla diffusione degli istituti comprensivi, con l’emergere del tema del curricolo verticale. La riscrittura delle Indicazioni (dal profilo del 14enne da condividere insieme fino agli assetti “in verticale” delle discipline) si ispira fortemente a questi principi, non in omaggio ad un generico concetto di continuità, ma per la convinzione che una maggiore coerenza (compattezza, progressione, unitarietà) del percorso dai 3 ai 14 anni possa consentire di migliorare i livelli di formazione per tutti…. Nella scuola elementare si era costruito un modello originale, il team docente. Dove ha funzionato e dove non è stato sottoposto allo stress della frammentazione e della discontinuità (non sempre colpa del Ministero…) si è rivelato un efficace modello di collaborazione professionale. La comparsa di ulteriori specialisti (lingua straniera, religione, motoria, musica, tecnologie, ecc.) è avvenuta con una logica aggiuntiva ed oggi subisce i contraccolpi dei “tagli”. Occorre immaginare team semplici, che gradualmente si arricchiscono e che si avvalgono, nella dimensione del plesso o dell’istituto di una rete di figure specialistiche con competenze da mettere a disposizione della scuola (formazione in servizio, laboratori, compresenze mirate, tutoraggio, valutazione, ecc.) senza inseguire modelli orari a ”cattedra”. Sarebbe questa l’idea vincente di un organico funzionale di istituto (Legge 35/2012) da vivere come arricchimento complessivo della comunità professionale, che può dare un tono alto alla scuola primaria e favorire l’incontro con la scuola media…. Il testo delle Indicazioni/2012 è un buon “pre-testo” per ri-dirci tutto questo. Ci sono motivazioni forti, nobili, difendibili, che possono ri-appassionare gli insegnanti, i dirigenti, il personale, coloro che fanno funzionare questa scuola tutti i giorni. Possono e sono in grado anche di farla crescere, di farla vivere, di trasformare la comunità professionale in una comunità educativa che continui ad essere apprezzata dai genitori e al centro della nostra società.

www.ScuolaOggi.org – 18 settembre 2012
“Se la classe è numerosa, a rischio sicurezza di allievi e docenti”.
░ Il Piano generale di edilizia scolastica, previsto dal decreto 81/09, con l’individuazione delle scuole alle quali estendere il meccanismo dei nuovi limiti degli alunni per classe. La notizia è adesso, però, che con un decreto interministeriale firmato dai ministri Profumo-Passera-Grilli, sono stati sbloccati 116 milioni per l’edilizia scolastica. E’ stato il ministro Profumo a dare la notizia, parlando in audizione alla Camera, nello stesso giorno in cui Cittadinanzattiva ha presentato il suo rapporto sullo stato in cui versano le scuole.
Dopo la deroga per il 2009/10 sulla formazione delle classi ancora coi vecchi parametri, prima il Tar del Lazio, con sentenza n.552/11 e successivamente il Consiglio di Stato che accoglieva per la prima volta una class-action intentata dal Codacons contro una pubblica Amministrazione, davano torto all’ex ministro Gelmini. L’aumento del numero degli alunni per classe, rientrava nel piano di “razionalizzazione” (alias tagli) del nostro sistema scolastico, deciso con la L.133/08 dal duo Tremonti-Gelmini. … Mentre si aumentavano gli alunni per classe, rimanevano inalterati tutti i vincoli in materia di norme tecniche di edilizia scolastica, DM del 18.12.75 e la normativa antincendio di cui al DM degli Interni del 26.8.92. Sia l’uno che l’altro decreto convergono sul mantenimento del numero di 25 alunni per classe come norma generale, cui deve fare riscontro, nell’obbligo mq.1,80 di spazio minimo per allievo e mq.1,96 nella secondaria superiore. Eventuali deroghe devono essere certificate anche in via provvisoria dai vigili del fuoco… Col DM 81/09 i parametri sono stati innalzati come segue: Infanzia min.18(+3) max.30,Primaria min.15(+5) max 27(+2),Media min.18(+3)max 30(+1) Superiori min.27(+7) max 30(+1). In organico di fatto può succedere che per mantenere lo stesso numero di classi previste in organico di diritto si applichi un ulteriore aumento fino al 10%, vale a dire due/tre alunni in più che possono aggiungersi ai valori massimi!!!

www.Tuttoscuola.org – 20 settembre 2012
“Il giorno del merito, venerdì 21/9 iniziativa di protesta dei precari”
░ L’iniziativa è organizzata dai coordinamenti precari della Flc Cgil in occasione della manifestazione nazionale indetta dai precari della scuola per il 22 settembre a Roma. L’ANIEF è solidale con i precari e si è unita alla manifestazione del giorno 22, prima della quale, in mattinata a Roma, ha tenuto un seminario di aggiornamento. Osserviamo, con soddisfazione, che l’appello alla partecipazione lanciato dai promotori è stato accolto da più parti – qui, citiamo l’adesione della CGIL.
Con presìdi davanti alle prefetture e alle Regioni, assemblee aperte ed eventi serali venerdì prossimo 21 settembre in molte città italiane i lavoratori precari della conoscenza, delle scuole, delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori e delle accademie celebreranno 'Il giorno del merito', un'iniziativa con cui vogliono ricordare "i meriti e i diritti acquisiti di un'intera generazione di docenti e ATA, le competenze e le conoscenze, le esperienze e i progetti per una scuola migliore, di qualità". L'iniziativa è organizzata dai coordinamenti precari della Flc Cgil in occasione della manifestazione nazionale indetta dai precari della scuola per il 22 settembre a Roma. "Il Governo trincerandosi dietro i richiami al merito e ai giovani - dice la Flc Cgil - come è noto vuole bandire un concorso nella scuola, dimenticando il merito e i diritti di quanti finora hanno vinto concorsi, superato selezioni e si sono formati dentro e fuori dalle aule scolastiche. Il concorso e le selezioni pubbliche sono l'unica forma di reclutamento prevista dalla Costituzione, ma non devono essere funzionali a quelli che sembrano i prodromi della campagna elettorale: il lavoro svolto con passione in questi anni dal personale scolastico, la professionalità acquisita nell'attesa dell'agognata assunzione a tempo indeterminato, non può essere sacrificato sull'altare di uno spot pre-elettorale".

Latecnicadellascuola.it – 21 settembre 2012
“Contrattazione di istituto: con quali risorse e con quali Rsu?”
░ Non c'è pace per la contrattazione di istituto. Nessuna certezza né sui fondi disponibili e neppure sulle Rsu titolate a sedere al tavolo della trattativa. Parecchi i nodi da sciogliere.
In molte scuole, fra mille incertezze, sta prendendo avvio la contrattazione di istituto. … Intanto c’è il problema delle risorse finanziarie disponibili per la contrattazione. C’è chi sostiene che il calcolo delle risorse è semplicissimo: basta prendere in considerazione i parametri già utilizzati lo scorso anno, tenendo ovviamente conto dei nuovi dati relativi all’anno scolastico 2012/2013 (numero delle sedi scolastiche, organici e così via). Ma a raffreddare le certezze ci ha già pensato il Ministero che nei giorni scorsi, incontrando i sindacati, ha sottolineato che per ora sulle risorse non c’è nessuna certezza dal momento che si sta discutendo di utilizzare una parte del fondo di istituto per garantire gli scatti stipendiali del personale scolastico, bloccati per legge…. A tutto questo si aggiunge un altro problema. Quali sono le Rsu titolate a intervenire nella contrattazione nelle scuole che in qualche modo sono state toccate dal dimensionamento ? La soluzione sembra relativamente semplice per quelle scuole che hanno comunque mantenuta intatta la propria denominazione e il relativo codice meccanografico: le Rsu non cambiano rispetto allo scorso anno, fatte salve eventuali decadenze per trasferimenti o per altri motivi. Se queste scuole hanno inglobato nuove sedi dove erano in servizio RSU di altra istituzione scolastica, potrebbe essere ragionevole concordare sul fatto che anche queste ultime Rsu partecipino alla contrattazione.
Molto diverso è il caso delle scuole nate il 1° settembre 2012 (nuovi istituti comprensivi, soprattutto). Le organizzazioni sindacali tendono a sostenere che in questo caso hanno titolo a partecipare tutte le Rsu delle scuole pre-esistenti, ma questa interpretazione appare alquanto dubbia. Più legittima appare l’altra ipotesi: in queste scuole si dovrebbero rinnovare al più presto le rappresentanze sindacali….

www.larepubblica.it - 21 settembre 2012
“La scuola riconquista i ragazzi: scatta il piano anti-dispersione”
░ Il ministro Barca e il sottosegretario Rossi-Doria annunciano 25 milioni per il Sud.
Per una volta, è Scampia che battezza un "cantiere" nazionale: quello della coesione sociale, della scuola più avanzata che si allea con il terzo settore e mette alla porta i propri fallimenti per recuperare generazioni di «abbandonati», dentro o fuori le aule, anche molto lontano da queste piazze di spaccio, a Crotone come a Catania. Si apre concretamente, a quattro mesi dall´annuncio, il bando contro la dispersione scolastica. Nella periferia nord arrivano dirigenti e formatori da Campania, ma anche Sicilia, Puglia e Calabria. Il sottosegretario del ministero dell´Istruzione Miur, Marco Rossi-Doria, e il ministro Fabrizio Barca, tornano tra le Vele - nell´istituto comprensivo Virgilio IV di via Labriola - tornano a dettare tempi certi, chiamare all´appello i naturali interlocutori del progetto che da oggi è sostenuto con complessivi 25 milioni di fondi europei, e a illustrare i criteri di trasparenza ed efficienza che guideranno selezione e gestione dei progetti…. L´obiettivo finale? Raggiungere nel 2020 il target del 10% di abbandono scolastico fissato a livello europeo. Dato ben distante dai picchi che, seppur con recenti miglioramenti, si toccano nelle quattro regioni del cosiddetto "obiettivo convergenza": siamo al 25 % in Sicilia, al 22 in Campania, al 19 in Puglia e 18 in Calabria. I destinatari. Il progetto, spiega Rossi-Doria, «è rivolto a scuole-capofila, cioè che siano in rete con altre scuole del territorio o con soggetti del privato sociale (associazioni, cooperative, centri sportivi, parrocchie o altro)». La prima data da segnarsi: le scuole hanno tempo fino al 15 ottobre per presentare progetti contro l´abbandono precoce degli allievi. Progetti che, se risulteranno vincitori, otterranno un finanziamento per il biennio 2012-2014, rinnovabile fino al 2021 attraverso la prossima programmazione dei fondi strutturali, già in corso presso il ministero per la Coesione territoriale. Seconda data: «Dal primo gennaio partirà il lavoro vero e proprio»…


 

www.governarelascuola.it – 6 settembre 2012
“Contrattazione d’Istituto. Basta con le questioni di principio”
░ Dopo la pausa estiva la rivista telematica di Pietro Perziani riprende le pubblicazioni. Due gli argomenti, trattati con la consueta competenza e completezza: - Contrattazione d'istituto. - Cedolini dei dirigenti. Riportiamo parte della prima.
Nella scuola, il rapporto è tra dirigente ed organi collegiali, senza dimenticare che il dirigente risponde ad una pluralità di soggetti istituzionali e non istituzionali e che molta parte della sua azione trova fondamento in disposizioni di legge. … La contrattazione è intervenuta in modo pesante nella vita della scuola; per rendersi conto della situazione, basti dire che la Riforma Brunetta, che ha suscitato
tante polemiche ed un superlavoro per i giudici, riguarda l’ambito delle prerogative dirigenziali nella gestione del personale, ma nella scuola le invasioni di campo contrattuali sono andate ben oltre, entrando nel merito delle competenze degli OO.CC. ed investendo le modalità di funzionamento dell’istituzione scolastica. Comunque, gli ultimi anni sono stati dominati dalla querelle sull’applicazione del D.Lgs 150/2009; a nostro avviso, ormai le questioni sono chiare, soprattutto dopo l’emanazione del D.Lgs 141/2001. Ridotta all’osso, la questione si presenta così: le materie di cui alle famose lettere h), i) ed m) dell’art. 6, comma 2 del vigente CCNL attengono all’organizzazione degli uffici e connesse prerogative dirigenziali oppure al rapporto di lavoro? Se siamo nel campo dell’organizzazione degli uffici, allora queste materie sono oggetto di informazione preventiva, se invece siamo nel campo del rapporto di lavoro, sono materie di contrattazione….
Abbiamo parlato di Amministrazione, ma, tanto per complicare
ulteriormente la situazione, va detto che la Funzione Pubblica si è comporta in un modo, il MIUR in un altro. Relativamente all’a.s. 2011/2012, il MIUR ha sottoscritto con le OO.SS. il CCIN sulle utilizzazioni, ma la Funzione Pubblica non ne ha autorizzato la stipula per la parte attinente all’assegnazione del personale docente e non docente ai plessi/succursali, in quanto tali materie non sono più oggetto di contrattazione, ma di informazione preventiva, a norma del D.Lgs 150/2009. A fronte della presa di posizione della F.P., le OO.SS. hanno preferito non sottoscrivere in toto il contratto sulle utilizzazioni, pur di non avallare una posizione da loro non condivisa. L’Amministrazione del MIUR, Centrale e Periferica, ha allora esercitato le sue
prerogative, in applicazione dell’art. 40, comma 3ter, del D.Lgs 165/2001, normando unilateralmente le materie di sua competenza, cioè le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie del personale docente ed ATA, nelle more della sottoscrizione del contratto integrativo nazionale.
Fin qui, niente da dire: ognuno ha esercitato correttamente il proprio ruolo, pur in presenza di posizioni nel merito nettamente divergenti.
E’ chiaro che bisognava continuare su questa strada, perché quanto vale per utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, tanto più vale per l’assegnazione del personale docente e non docente ai plessi e alle succursali, materie che la Funzione Pubblica ha esplicitamente escluse dalla contrattazione. Ma chi doveva intervenire? La risposta dovrebbe essere semplicissima: gli organi della scuola, monocratici e collegali, per quanto di propria competenza. Il MIUR ha però operato una vera e propria invasione di campo, con la Nota 6900, pretendendo di dare delle “istruzioni” di livello nazionale su materie che inequivocabilmente sono riconducibili al livello della singola istituzione scolastica; la competenza è dei dirigenti, in rapporto con gli OO.CC. d’istituto, come
già detto…. Quest’anno la storia si è ripetuta, evidentemente l’esperienza non è maestra per il MIUR… A questo punto, le OO.SS. hanno cambiato posizione: in data 23/08/2012 hanno stipulato il CCIN, da cui però sono stati espunti gli artt. 4 e 15, riguardanti l’assegnazione del personale ai plessi, e l’art. 21, riguardante la riconversione pro­
fessionale, in quanto materie rientranti nelle competenze/prerogative dell’Amministrazione e dei dirigenti che la rappresentano….

L’Unità – 7 settembre 2012
“Il concorso è l'unico modo per tornare alla normalità”
░ Davanti al palazzone di viale Trastevere un gruppo di precari protesta contro il concorso, all'interno, il sottosegretario Marco Rossi Doria, il maestro di strada concede un’intervista a Jolanda Bufalini. Una serie di risposte che potrebbero recare la firma di Jacques de La Palice.
Davanti al palazzone di viale Trastevere un gruppo di precari protesta contro il concorso, all'interno incontriamo il sottosegretario Marco Rossi Doria, il maestro di strada che oggi si trova dall'altra parte della barricata….. D. Siamo all'inizio dell'anno scolastico e quasi al primo compleanno del governo dei tecnici. Che voto si dà? «Con il ministro Profumo ci siamo dati obiettivi coerenti con la possibilità che questo governo ha di smuovere le cose e, al tempo stesso, sappiamo di avere una maggioranza formata da forze politiche fra loro avverse. Mi pare che stiamo riuscendo a rispettare le priorità: in primo luogo c'è l'obiettivo politico di cambiare il clima, siamo riusciti ad aprire un dibattito pubblico sul ruolo della scuola nella crescita del paese».
D. Ma siamo in tempi di vacche magre e di tagli, spesso gli istituti restano chiusi nel pomeriggio, ci sono classi di 30 e più allievi. «Facciamo i conti con il debito pubblico ma il paesaggio è molto variegato, ci sono regioni con tradizioni consolidate che riescono a tenere aperte le scuole, ce ne sono altre dove è importante il contributo comunitario degli utenti, come in alcune esperienze a Roma, ci sono esperienze nuove avviate con entusiasmo. I tagli penalizzano ma hanno mobilitato risorse della cittadinanza attiva. L'agenda politica impostata da Profumo ha il merito, chiunque vada dopo al governo, mano a mano che si aggiustano i conti pubblici, di considerare scuola e ricerca non una spesa ma un buon investimento». D. In concreto quali gli investimenti fatti? «C'è un bando pubblico di 25 milioni di euro per la lotta alla dispersione scolastica a cui si aggiunge l'iniziativa congiunta dei ministri Barca e Profumo in Europa per proseguire con politiche attive contro la dispersione scolastica fino al 2020. Ci sono 200 milioni per interventi nelle scuole del Sud e un miliardo per l'edilizia scolastica, c'è l'implementazione tecnologica delle scuole». D. I precari protestano contro quello che definiscono il concorso beffa. «Quando ho iniziato io, nel 1975, l'abilitazione consentiva di fare supplenze ma si entrava in ruolo solo vincendo un concorso. I concorsi si facevano ogni anno, per coprire i vuoti del turn over. La situazione che si è creata dal 1980 ha generato una grande aspettativa e un grande precariato, conosco le sofferenze e le fatiche dei colleghi precari. Abbiamo scelto di ripristinare il dettato costituzionale, dopo 12 e in alcuni casi 20 anni che non si facevano concorsi, ma non ci possiamo nascondere la situazione che abbiamo ereditato. Il compromesso è che l'ingresso in ruolo sarà al 50% per concorso, il che consente di aprire ai ragazzi che si stanno laureando, e al 50% attraverso le graduatorie fino a esaurimento». D.
Le graduatorie scorreranno più lentamente. «Lo scorrimento più lento ha due cause, una è la riforma delle pensioni, il picco dei pensionamenti è ritardato ma ci sarà. E, in alcuni casi, per le materie scientifiche, le liste delle graduatorie sono già quasi esaurite. L'altra causa è la scelta del concorso, sono convinto che il cerchio andava rotto, andava dato un segnale di svolta e ripristinato il dettato costituzionale. Per i precari non c'è penalizzazione, possono partecipare ai concorsi restando in graduatoria». D. Lei ha deleghe molto ampie, fra queste quella sui programmi della scuola di base. «C'erano le indicazioni dei ministri precedenti, Fioroni e Moratti, ma il curriculum della scuola di base non era definito. Abbiamo lavorato con le scuole, in due mesi di dibattito intenso, collegi e singoli docenti hanno mandato 10.000 osservazioni su ciò che non va, sulle sperimentazioni degli anni passati, poi c'è stato il voto quasi unanime del Consiglio nazionale. Si è chiusa un'operazione che era aperta da molti anni, definendo in modo rigoroso cosa devono sapere i ragazzi sulla base delle indicazioni che vengono dall'Unione europea e dalla tradizione italiana». D. Nella classifica Ocse l'Italia è penultima per risorse destinate all'istruzione. «È una classifica che comprende la ricerca e l'università, nella scuola spendiamo più della Germania». D. Ci sono sprechi? «Il vero spreco è nella vetustà degli edifici, spendiamo 8 miliardi l'anno di riscaldamento. È una cifra che si potrebbe dimezzare, ci stiamo muovendo, di concerto con gli enti locali, con il Cipe e la Cassa depositi e prestiti».

ItaliaOggi – 8 settembre 2012
“La gara delle beffe”.
░ Scuola, concorso per 12 mila prof? Sì, ma in tre anni: meno assunzioni dell'era Gelmini.
Doveva essere il segnale della svolta, della normalizzazione della scuola dopo gli anni dei tagli feroci inferti dal duo Gelmini-Tremonti e costati al settore 8 miliardi di minori finanziamenti, ovvero 120 mila posti di lavoro cancellati. Ma annuncio dopo annuncio, e smentita dopo smentita, quello che a tutti i costi vuole bandire il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, rischia di diventare il concorso delle beffe….. Dalla lettura del decreto di autorizzazione emerge che i circa 12 mila posti ci saranno, ma in tre anni: 6 mila nel 2013, 3 mila nel 2014 e un po' pià di 2.500 nell'anno successivo. Tanti sono le cattedre che il Tesoro, sulla scorta dei dati trasmessi dall'Istruzione, ha stimato si libereranno con i pensionamenti. Briciole rispetto a un precariato che nelle sole graduatorie a esaurimento conta 180 mila docenti. Briciole anche rispetto alle assunzioni che sono state fatte lo scorso anno e questo grazie al piano programmatico degli ex ministri dell'economia, Giulio Tremonti, e dell'istruzione, Mariastella Gelmini: 64 mila lo scorso settembre, 22 mila questo settembre… Le possibilità diminuiscono: 24 mila in tre anni, invece degli 86 mila di questi ultimi due. É vero che con la riforma Fornero i docenti che andranno in pensione saranno sempre meno, ma averlo messo già adesso nero su bianco per un triennio suona come un quasi blocco delle assunzioni nella scuola, che neanche il governo Berlusconi aveva avuto il coraggio di imporre. …

www.lastampa.it – 10 settembre 2012
“Contestato il ministro Profumo. Fischi e buu dai precari della scuola”
░ Precari della Cgil e Cobas contestano il Ministro Francesco Profumo, alla festa del PD di Modena. «Credo che si debba ascoltare queste persone». Il Ministro «crede»… Convincimento? Fede? Solo modo di dire?
Al fianco di Giuseppe Fioroni, a sua volta ex responsabile dello stesso dicastero, Profumo è stato attaccato, a suon di fischi, buu e interruzioni, da un gruppo nutrito di docenti precari dei coordinamenti Flc-Cgil di Modena, Reggio Emila e Bologna, altri insegnanti di diversi coordinamenti e esponenti dei Cobas. Uniti nel protestare contro il nuovo concorso, deciso dal Ministero… Alla Festa del Pd di Modena va in scena la contestazione. A subirla, in un'arena gremita - piena di gente accorsa per capire i nuovi scenari della scuola italiana - il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca… «Buonasera ministro Profumo - hanno gridato - siamo i precari della scuola, chiediamo parola, facciamo domande attendiamo risposte… il concorso costa troppo per selezionare insegnanti che lo hanno già vinto». … Prende la parola una docente costretta in carrozzina. Lamenta il taglio delle ore di sostegno ai ragazzi disabili e in difficoltà, la paura di «essere trasformata in amministrativa», tra il silenzio dell'arena e l'attenzione di Profumo e Fioroni. Finisce con un giovane che si avvicina al ministro e grida «La facciamo noi la riforma della scuola: ritirate i tagli della Gelmini». Profumo ascolta e scende dal palco. «Credo che si debba ascoltare queste persone che esprimono il loro dissenso - sussurra ai cronisti - mantenendo aperto un canale di domanda e risposta».

www.tuttoscuola.it - 11 settembre 2012
“Gavosto (FGA): Ispezioni nelle scuole ogni 3-4 anni”
░ Un’intervista ad Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli. Riportiamo la parte sul Sistema Nazionale di Valutazione.
D. Da zero a 10, quando conta, e perché, il Sistema Nazionale di Valutazione per il miglioramento delle attività didattiche e formative ?
R. Dieci. La valutazione è una condizione necessaria per il miglioramento della qualità complessiva della nostra scuola…. E’indispensabile che ogni scuola sia in grado di formarsi con regolarità un giudizio oggettivo sulla qualità del proprio lavoro e di capire come questo si collochi rispetto a quello degli altri…. D. Il problema non è far nascere il servizio di valutazione, ma realizzarlo e farlo finalmente decollare, dopo anni di progetti e sperimentazioni di cui sembrano non essere stati mai verificati i risultati. Come dovrebbe concretizzarsi? Quali i pericoli e le insidie? R. La Fondazione Agnelli sta lavorando proprio a una verifica indipendente di VSQ, una delle principali sperimentazioni promosse dal Miur. Per quanto riguarda il testo dell’articolato con la proposta di SNV, sono d’accordo sui principi ispiratori: non si valutano i singoli insegnanti, ma gli istituti scolastici, che così rendono conto alla comunità del proprio lavoro e delle scelte compiute sulla base della propria autonomia organizzativa e didattica; la valutazione si basa su misure oggettive e confrontabili, a partire da quelle sui risultati di apprendimento interpretate della prospettiva del ‘valore aggiunto’ (il progresso che ciascuna scuola ha fatto compiere all’allievo tenendo conto del suo punto di partenza) a cui si aggiungono altri elementi di giudizio raccolti dai team di ispettori nel corso delle loro visite. È, invece, sulle fasi del processo che alcuni punti restano da chiarire e forse da discutere. Il nodo è il ruolo dell’autovalutazione. E’ indispensabile e consente l’attivo coinvolgimento dei docenti e del DS della scuola sotto osservazione. Se, però, come a volte si è letto, tutto parte dall’autovalutazione e soltanto attraverso l’autovalutazione si arriva alla valutazione esterna, allora ho forti dubbi…. Esistono protocolli di prevenzione, che con regolari check up permettono di prendersi cura del maggior numero possibile di utenti e, nel caso, individuare la patologia e suggerire la terapia. Così per me dovrebbe funzionare un moderno SNV, prevedendo in modo esplicito che ogni 3 o 4 anni tutti i circa 10.000 istituti italiani abbiano il proprio check up, con la visita degli ispettori. Dando priorità alle situazioni più difficili, ovviamente, ma nell’ambito di una valutazione generalizzata.

www.scuolaoggi.org – 11 settembre 2012
“Corsi, concorsi e ricorsi”
░ Ivana Summa accenna alla magna confusione in cui sono coinvolti gli attori del preannunciato concorso a cattedre; poi va al problema: nessuno riflette su quale professionalità debba avere l’insegnante.
È' raccapricciante il dibattito di questi giorni sulla prossima emananzione di un concorso, dopo quasi un quindicennio, per reclutare circa 12.000 insegnanti. Sbalordisce il ministro che con la sua dotta ingenuità ci ripete che il concorso serve per reclutare dei docenti giovani e migliori, per ripristinare il merito e, soprattutto, per tener fede alla Costituzione. E, ovviamente, per migliorare la qualità dell'istruzione. Sconcerta la reazione dei sindacati di categoria e delle varie associazioni di insegnanti precari inseriti in graduatorie e in fasce di accesso al cosiddetto ruolo (ovvero contratto a tempo indeterminato), che stanno scatenando la guerra per difendere il territorio conquistato giorno per gorno, anno per anno, supplenza per supplenza. Stupisce il fatto che non si discuta su quale professionalità debba avere oggi un insegnante, ed anzi emerge con chiarezza la vecchia idea di docente erudito fino all'inversimile (si pensi alle domande poste nei test per l'accesso al cosiddetto TFA), riverniciato con un po' di informatica e di lingua straniera. Il Test preselettivo, poi, non è finalizzato ad intercettare i migliori, bensì a "scremare" la platea di concorrenti. Se lo scopo è questo, un sorteggio effettuato con una metodologia statisticamente testata costerebbe molto meno ed avrebbe gli stessi risultati casuali del test. Tanto per "scremare". … L'esperienza e la ricerca suggeriscono che i bravi insegnanti si riconoscono quando sono a scuola e in classe, a prescindere da come sono stati reclutati, se hanno la patente concorsuale o quella ope legis. Anche gli insegnanti che sono entrati in ruolo provenienti da qualche graduatoria (ogni anno ne avevo almeno un paio) a volte si sono rivelati eccellenti (alcuni provengono da carriere universitarie per loro impercorrebili, da concorsi superati qualche decennio prima, dalla abilitazione all'insegnamento conseguita in una SSIS, da anni di insegnamento nelle scuole paritarie…) e talvolta meno, ma posso fare le stesse affermazioni per gli insegnanti entrati in ruolo con un concorso. Insegnanti, gli uni e gli altri, che magari conoscono bene la loro disciplina ma che possono avere vistose carenze sul piano della relazione educativa o sul piano della didattica, per non parlare di aspetti quali le competenze valutative e la capacità di lavorare con gli altri docenti della stessa disciplina o con i colleghi dei consigli di classe, la capacità di fare ricerca-azione, di comunicare con le famiglie e via di questo passo. Per farsi un'idea di che cosa significhino tali competenze basta leggere l' art.23 del CCNL 26-5-1999 (poi ripreso da tutti i contratti successivi) che riportiamo per chi l'avesse dimenticato "il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare dell'esperienza didattica, l'attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica". Forse, gli estensori della bozza di decreto per bandire il concorso non l'hanno letto… Se non si mettono a fuoco gli obiettivi da perseguire non si comprende neanche come perseguirli, e allora si antepone la soluzione (il concorso) per risolvere problemi che non sono stati "istruiti" inizialmente. E non ci vuole nè un astrologo nè un profeta per prevedere che si creeranno nuovi problemi: nuove spese (i concorsi costano!), nuovi precari, nuovo contenzioso e via di questo passo. Si rimanderà la valutazione di quelli in servizio ipotizzando chesiano già bravi e/o che non si possa fare nulla per coloro che manifestano carenze nell'esercizio quotidiano della professione docente?.... Che fare, dunque ? La soluzione sarebbe a portata di mano e migliorerebbe la situazione della scuola, tutelando il precariato e facendo, contemporaneamente, il concorso. Basterebbe porre mano alla normativa riguardante il cosiddetto "periodo di prova" e "l' anno di formazione " – risalente, peraltro, ai decreti delegati del 1974, aggiornata ed integrata di anno in anno con apposite circolari - si comprende subito che l'uno e l'altro sono mere formalità che, salvo casi eccezionali, si concludono con il passaggio in ruolo. Perchè, ad esempio, non si interrompe questa ritualità e si riorienta il servizio prestato nell'anno di formazione e di prova dai docenti precari annualmente immessi in ruolo, facendolo concludere con un vero e proprio concorso? …

www.larepubblica.it – 12 settembre 2012
“Concorsi per gli insegnanti”
░ Franco Buccino. Chiarissimo, impietoso. Se non cambia la classe dirigente c’è poco da sperare. Riportiamo integralmente.
L’insegnante lo vorremmo, oltre che preparato, giovane e magari di bell’aspetto. Potenza dei messaggi subliminali della pubblicità. Che Profumo riassume nel concorso, il quale come d’incanto restituirà spazio al merito, svecchierà la classe docente e riempirà le scuole di giovani operatori in competizione perfino con gli studenti. Un messaggio ingannevole, naturalmente. Perché i concorrenti saranno al 99% gli stessi che stanno nelle varie graduatorie: al più cambieranno di posizione. Non potranno partecipare alle selezioni i laureati degli ultimi dieci anni che non siano abilitati. Con alcune eccezioni, come i fortunati laureati in scienze della formazione primaria e quanti, non avendo i requisiti richiesti, si affideranno agli agguerriti uffici legali per essere “ammessi con riserva”. I dirigenti del Ministero, avendo collezionato una serie incredibile di pessime figure nella gestione di vari concorsi degli ultimi anni, da quelli per i dirigenti scolastici, a quello per l’ammissione ai tfa, a quello per gli ispettori tecnici misteriosamente scomparso, avrebbero dovuto dissuadere il Ministro dal “lanciare” il concorso per i docenti e consigliargli di approfondire le problematiche relative al reclutamento del personale della scuola. Che ha una storia semplice. Fino a cinquanta anni fa, c’erano solo i concorsi e un numero contenuto di docenti; poi con la “scuola di massa” i concorsi non sono stati più sufficienti e gran parte dei docenti necessari sono stati assunti da graduatorie e successivamente, già di fatto stabilizzati, sono stati “immessi in ruolo” con le famose leggi sul precariato. Dalla fine degli anni ottanta si è escogitato il doppio canale: metà passano di ruolo con il concorso e metà dalle graduatorie nelle quali si iscrivono gli abilitati. Il resto della storia è ben noto. L’ultimo concorso è del 1999, da esso ancora si attingono “vincitori”: quest’anno a Napoli per le immissioni in ruolo nella scuola dell’infanzia sono state chiamate persone che occupano il posto 3286 o addirittura 24585bis se fornite, nel frattempo, del titolo di sostegno. Le graduatorie del secondo canale erano aperte, poi sono divenute ad esaurimento, con spostamenti biblici a ogni scadenza tra una provincia e l’altra: sono note le guerre per guadagnare una posizione e poi difenderla armati fino ai denti, a suon di master e perfezionamenti e riserve per invalidità. L’Amministrazione scolastica non ha mai tenuto in grande considerazione il merito. Lo dimostra l’incapacità di gestire i concorsi a cattedra che dovevano essere biennali, mentre, come si è detto, l’ultimo è del 1999. E il penultimo del 1990. Lo dimostra l’incapacità di valorizzare quanti sono stati ammessi e hanno frequentato le scuole di specializzazione create proprio per formare gli insegnanti: cosa potrebbe esserci di più valido di una laurea e di una specializzazione biennale postlaurea per insegnanti, eppure gli specializzati sono stati inseriti nello stesso calderone delle graduatorie, nelle quali in termini di punteggio i servizi spazzano i titoli. L’ultima invenzione è il tfa, il tirocinio formativo attivo, attraverso il quale sognano di finire nel calderone di cui parlavamo, tanti laureati: quelli che hanno superati i quiz, quelli che sono stati ripescati e quelli che sperano ancora nei ricorsi.
L’Amministrazione scolastica non ha il coraggio di dire che nei prossimi anni non ha bisogno di insegnanti, anzi che il suo vero problema è di riconvertire quelli che ha in esubero, prima di licenziarli. Ciò grazie alle ultime pseudo riforme della scuola, immaginate soprattutto per tagliare posti. L’Amministrazione scolastica non ha il coraggio e la forza di dire che il lavoro docente è usurante, e che il ricambio è fondamentale. Anzi non ne è per niente convinta: il massimo che può fare è di retrocedere i docenti inidonei ad assistenti amministrativi! L’età media dei docenti è destinata inesorabilmente a salire. E non solo quella dei docenti di ruolo, ma anche quella dei supplenti. E, in ogni caso, non ci sono concorsi che possano modificare tale tendenza.

www.scuolaoggi.org – 13 settembre 2012
“Opporsi alla deriva”
░ Linee Guida e Indicazioni nazionali. Queste sconosciute.
Quest’anno per gli istituti superiori comincia la riforma del triennio: nuove linee guida per i curricoli, più centrate indicazioni metodologiche su competenze, laborialità, comitati tecnico-scientifici aperti al contributo di figure territoriali della cultura, del lavoro, dell’amministrazione pubblica. Se chiedete in giro, anche agli insegnanti più attenti e forse anche a qualche dirigente, la risposta che vi arriva è che “ sì, se ne è parlato forse in qualche collegio. Ma non siamo in grado di partire perché non siamo preparati”. Entrano anche in vigore le Nuove Indicazioni per il primo ciclo. Ma non si sente parlare di corsi di aggiornamento e formazione…. Ci rendiamo sempre più conto che il Ministero, anche nelle sue articolazioni territoriali, non è in grado di lavorare alle condizioni soltanto minime per assicurare fattibilità alle riforme che, disattese ormai per quanto riguarda gli aspetti innovativi, si stanno rivelando, almeno per le scuole del secondo ciclo, per quello che una classe politica miope e senza visione aveva forse messo nel conto come il vero obiettivo: tagliare risorse linearmente e ferocemente, vendendo tagli i indiscriminati e spesso insensati come misure per risparmi doverosi e necessari… E così, dare il giusto rilievo alle Linee guida (LG), che da quest’anno cominceranno a interessare anche il triennio degli Istituti Tecnici e Professionali, potrebbe permettere di recuperare un’ottica nuova che per molti può significare un modo diverso di approcciare l’insegnamento disciplinare. E non tanto per l’elenco, in ciascuna scheda delle LG, degli argomenti disciplinari (da assumere comunque, credo, come trama concettuale nella quale i vari argomenti avranno peso e collocazione diversi in rapporto alle finalità che si tenderà a privilegiare e alla tipologia di studenti), ma anche per le correlazioni con saperi e competenze con altre discipline della stessa area che si vorranno programmare all’interno di progetti comuni di corso o di classi parallele. Un discorso analogo penso si possa fare con le Indicazioni Nazionali per il primo ciclo. D’altra parte, parlare di una didattica per competenze obbliga in qualche modo a fare i conti anche con le metodologie di insegnamento in cui si intrecciano operatività e riflessività e con l’idea di laboratorio come spazio dell’apprendere in autonomia, guidata attraverso il fare. Che dire inoltre della necessità di mettere definitivamente in crisi il modello che fa dell’insegnamento frontale e trasmissivo la modalità più largamente diffusa nelle nostre aule - e finanche nei laboratori ?
Corriere della sera – 14 settembre 2012
“Un pc al posto dei maestri Ma la Cgil non ci sta”
░ Il riferimento normativo esiste, anche se è ancora in fase di elaborazione da parte dei tecnici del ministero dello Sviluppo economico: è la bozza di decreto Passera. (di Virginia Piccolillo).
La denuncia fa scalpore: si vorrebbero sostituire le scuole dei paesini con presidi scolastici digitali. Al posto delle maestre, personal computer, con scolaretti collegati in rete. A lanciarla è Mimmo Pantaleo, segretario FLC Cgil, in una lettera inviata ieri al titolare dell'Istruzione Francesco Profumo. «Non è mai stata sottoposta al ministro una simile proposta» si replica da Viale Trastevere.
Ma allora di cosa si tratta? Il riferimento normativo esiste, anche se è ancora in fase di elaborazione da parte dei tecnici del ministero dello Sviluppo economico: è la bozza di decreto Passera. … Dal ministero filtra sorpresa: l'intento dei tecnici sarebbe stato piuttosto il contrario di quello denunciato. Ovvero salvare grazie alla tecnologia le piccole scuole destinate alla chiusura. Ma Pantaleo non ci sta: «A noi pare — scrive — che si vogliano fare tre operazioni: un ulteriore taglio di organico del personale, ammantato dall'alone della modernità e dell'innovazione; lo stravolgimento dell'idea stessa di scuola pubblica, costituzionalmente garantita, che verrebbe privata della essenziale funzione di mediazione culturale e didattica degli insegnanti; una riduzione di risorse a territori già deprivati»….

 

 

 

 

 www.larepubblica.it

 - 31 agosto 2012
 
“Caro libri, ennesima stangata per le famiglie. Edizioni nuove e digitali: la storia non cambia”.
 
░ Due decreti ministeriali impongono alle scuole di adottare "testi in formato misto ovvero scaricabile da Internet". Gli insegnanti hanno dovuto cambiarli o ordinare l'acquisto della versione aggiornata. Il Codacons segnala che il passaggio al multimediale ha prodotto rincari.
 
L'inizio della scuola si annuncia come l'ennesima stangata per le tasche delle famiglie italiane. Secondo un'indagine del Codacons infatti ogni nucleo quest'anno spenderà mediamente 100 euro in più rispetto al 2011, comprensivi dell'acquisto di libri e del corredo scolastico. Ma sono i testi scolastici a pesare di più: si calcola infatti che la spesa sarà in media di circa 80 euro superiore a quella dell'anno precedente. La ragione di questo aumento sui libri, secondo l'associazione di consumatori, dipende non tanto dallo sforamento dei tetti stabiliti dal ministero ("che avviene ogni anno" sottolineano dal Codacons) quanto dall'entrata in vigore, a partire da quest'anno, del divieto di utilizzare testi esclusivamente a stampa. Le istituzioni scolastiche, per i decreti n. 42 e 43 dell'11 maggio 2012, devono obbligatoriamente adottare "esclusivamente libri di testo in formato misto ovvero interamente scaricabili da Internet". Un processo di innovazione irreversibile, che tuttavia costerà caro: "Il provvedimento sul lungo termine può avere effetti positivi, ma nell'immediato non fa che tradursi nell'ennesimo rincaro a danno degli italiani" dicono dal Codacons. Infatti, a fronte della nuova normativa, gli insegnanti sono stati costretti a cambiare libro di testo perché non tutte le case editrici si sono adattate alle nuove regole, o comunque a dover cambiare l'edizione del libro, scegliendo la più aggiornata, quella per intenderci che comprende anche i contenuti multimediali…. Spiega il Codacons: “Nonostante gli aumenti dei tetti di spesa dei libri scolastici fissati dal ministero fossero dell'1,5%, che sommato al possibile sforamento del 10%, potevano determinare un aumento teorico massimo di 44 euro, la stangata effettiva non è dovuta a questi rincari bensì al fatto che il più delle volte le famiglie sono costrette a ricomprare tutti i testi, anche alla luce dei due decreti approvati a maggio del 2012, che obbligano l'acquisto della versione cartacea e digitale". Insomma, per l'associazione "la promessa che il ministero dell'Istruzione aveva fatto nel 2009, che entro quest'anno vi sarebbe stata una diminuzione di spesa del 30% per l'acquisto dei libri scolastici, si è dimostrata l'ennesima bufala a danno delle tartassate famiglie italiane". 
 
 
 
CORRIERE DELLA SERA - 31 agosto 2012
 
“L'Italia senza presidi per il flop dei concorsi”.
 
░ La serie delle disavventure che ha caratterizzato la vicenda del concorso a dd.ss.: dagli errori nei test alle buste trasparenti. In prospettiva, avverte Pacifico, c’è il rischio dell’annullamento.
 
Una scuola su due in Lombardia senza dirigente a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico e una serie di ricorsi pendenti davanti al Tar del Lazio che rischiano di inficiare completamente il concorso per presidi bandito l'anno scorso dal ministero dell'Istruzione….
 
In Lombardia, secondo i dati del ministero, sono attualmente 575 (su 1.227) le scuole senza dirigente: ci sarebbero 406 presidi da nominare, ma con i tagli della spending review erano stati immessi in ruolo per il prossimo anno scolastico 355 dirigenti assunti attraverso il nuovo concorso. Dirigenti che non potranno prendere servizio: perché il Consiglio di Stato, in sede collegiale, ha cambiato la decisione presa a inizio mese dal Consiglio di Stato in versione monocratica e ha di fatto deciso di non sospendere la sentenza del Tar Lombardia, con cui il 18 luglio scorso era stato annullato il concorso per dirigenti scolastici. Il motivo? Le buste con i nomi dei candidati erano troppo sottili e non garantivano l'anonimato. Poco importa che nelle motivazioni della decisione si intuisca che i giudici non abbiano provato effettivamente a leggere i nomi dei candidati attraverso le buste, peraltro comprate dalla Regione Lombardia attraverso Consip, la piattaforma ufficiale per gli acquisti della pubblica amministrazione. Il risultato è che, in attesa dell'udienza di merito fissata per novembre, quel concorso non è considerato valido, e quindi al direttore dell'ufficio scolastico regionale, Giuseppe Colosio, tocca in queste ore nominare dei reggenti, cioè presidi di altre scuole che si occuperanno anche degli istituti orfani. «Senza prendere un centesimo in più — sottolinea arrabbiato Gianni Carlini, della Cgil scuola —. E le scuole italiane sono state già penalizzate dal taglio del 20% dei dirigenti scolastici, che sono meno di 8.000 rispetto ai 10 mila precedenti». Purtroppo il caso della Lombardia non è l'unico, secondo Carlini: si attende il giudizio del Tar anche in Basilicata, Umbria e Toscana, per i motivi più diversi. Il Consiglio di Stato in Calabria ha già annullato il concorso, ma la regione non aveva posti disponibili e quindi non c'è nessun dirigente «lasciato a casa». Ma c'è di più: «Tutto il concorso per circa 2 mila nuovi dirigenti scolastici è a rischio annullamento», avverte Marcello Pacifico, dell'Anief, ricordando che a novembre il Tar del Lazio dovrà decidere anche su un'altra pioggia di ricorsi, quelli piovuti sulla prova preselettiva unica nazionale. Nonostante il ministero avesse ritirato un migliaio di quesiti (sui 4.000 pubblicati e dai quali avrebbe estrapolato le 100 domande del concorso), 8.000 candidati non ammessi alle prove scritte hanno contestato davanti ai giudici amministrativi domande considerate sbagliate. «Noi siamo fiduciosi, crediamo che il Tar annullerà il concorso e che il ministero sarà costretto a bandirne un altro», dice Pacifico. In effetti si sta già lavorando a quest'ipotesi, come sottolinea la dirigente del ministero dell'Istruzione Lucrezia Stellacci. E i dirigenti, circa 1.000 che intanto sono stati nominati in tutta Italia? «Cercheremo di consolidare comunque le loro posizioni — assicura Stellacci — nell'ottica della conservazione degli atti».
 
 
L’Unità - 31 agosto 2012
 
“Il concorso per la scuola è una richiesta del PD”.
 
░ Un autorevole chiarimento dal presidente del Forum Nazionale Politiche Istruzione del PD. Giovanni Bachelet risponde a la Repubblica.
 
La Repubblica ha arruolato ieri i "dirigenti PD" fra i sostenitori della tesi secondo cui il concorso non andrebbe fatto e tutti i nuovi posti della scuola andrebbero ripartiti fra i "vincitori" del concorso del 1999 e i precari abilitati delle graduatorie ad esaurimento, non solo per il 2012-13, come sta avvenendo, ma anche per il 2013-14, e, presumibilmente, fino alla fine dei secoli. Perché? Secondo Repubblica per ragioni elettorali: come se il PD non fosse un partito nazionale progressista, ma un partitino di nicchia che, per 400mila voti, si fa un baffo dell'articolo 97 della Costituzione (nella pubblica amministrazione si entra per concorso), delle giovani generazioni, del merito e della qualità della scuola. Da presidente del Forum Nazionale Politiche Istruzione del PD e deputato della VII commissione mi ribello a questa caricatura. Nell'unico documento ufficiale in proposito (Dieci punti per la scuola di domani, approvato all'unanimità dall'assemblea nazionale di Varese a ottobre 2010) il PD dichiara testualmente che "va garantito un equilibrio tra immissioni dalle graduatorie e nuovo reclutamento". In due interrogazioni ai Ministri pro-tempore, i deputati PD hanno sollecitato "concorsi che, sulla base del merito e un adeguato contingente di posti, consentano tanto ai migliori insegnanti già in graduatoria di accelerare il proprio ingresso negli organici, quanto ai migliori laureati degli ultimi anni, conseguita la nuova abilitazione, di giocare le proprie opportunità" (agosto 2011) e "se avviati immediatamente, contribuirebbero ad immettere stabilmente nel sistema scolastico nuovo personale, fortemente motivato, a vantaggio della didattica e dell'offerta formativa" (febbraio 2012). Per questo, alla festa nazionale del PD, ho espresso viva soddisfazione per il concorso della scuola, e non sono stato certo fischiato. L'ha espressa in questi stessi giorni, in un'intervista, Luigi Berlinguer (l'ultimo ad aver bandito un concorso per la scuola); l'ha espressa da poco Fausto Raciti, segretario dei giovani democratici, sulla prima pagina di questo giornale. Se altri autorevoli dirigenti ed ex ministri hanno espresso motivate perplessità, è perché la recente esperienza Miur in fatto di concorsi nazionali (anch'essi a lungo reclamati dal PD: dirigenti scolastici e TFA) è stata catastrofica. E' importante premere affinché tempi e modalità di un evento tanto atteso e importante risultino da un lato a prova di ricorso (il che richiede una nuova task force concorsuale di indiscusso profilo culturale e tecnico) e, dall'altro, coerenti con i principi di equità verso tutti gli aspiranti all'insegnamento –giovani e meno giovani che lavorano da anni nella scuola senza la certezza del posto di lavoro– e soprattutto verso la qualità e la stabilità della scuola e dei suoi insegnanti, che il PD ha da sempre propugnato.
 
 
 
Il Fatto Quotidiano - 31 agosto 2012
 
“Scuola, la guerra tra poveri per il concorso infinito”.
 
░ 170mila precari contro Profumo. protestano: gli esami li abbiamo già fatti. Salvatore Cannavò riporta anche il parere di Marcello Pacifico.
 
Sono arrabbiati i precari della scuola. Molto. E si propongono di tornare presto in piazza, il 4 settembre, per contestare il ministro Profumo e il suo concorso "truffa". È una storia di nuova guerra tra poveri quella che riguarda il reclutamento degli insegnanti in una scuola che ogni anno cambia regole e crea uno stato di apprensione per centinaia di migliaia di persone. …. A essere ammessi al concorso saranno coloro che hanno l'abilitazione all'insegnamento, requisito che appartiene a due categorie: coloro che hanno già sostenuto il concorso del '99 (o addirittura nel '91), oppure coloro che hanno svolto, dal 1999 al 2007 la Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis). "Il concorso noi lo abbiamo già fatto, abbiamo pagato e ora ci chiedono di rifarlo senza nessuna considerazione del nostro merito e della nostra situazione" dicono i precari. Stiamo parlando di coloro che ogni anno coprono i "buchi" dell'organico con contratti di 9 o 12 mesi rinnovabili di volta in volta e che osservano con ansia le Graduatorie provinciali e per "classi di concorso", cioè le materie per sapere quando toccherà a loro. Un esercito di precari che, ad esempio, invoca rispetto della norma europea secondo la quale dopo 36 mesi di contratto reiterato presso lo stesso datore di lavoro dovrebbe scattare la stabilizzazione. Al concorso, però, saranno ammessi anche coloro che, non essendo abilitati, si sono laureati entro il 2001-2002, cioè iscritti all'università prima che scattassero le Ssis (lo prevede la legge). ….  "Speriamo di allargare ancora la platea verso i più giovani, a partire dal secondo concorso" confermano da Viale Trastevere, facendo intravedere una revisione delle modalità di concorso a partire dalla seconda prova che potrebbe alimentare nuove polemiche. Ma c'è di più. Coloro che hanno sostenuto le Ssis si sono sobbarcati, nell'ordine: il conseguimento della laurea; il test di ammissione alla Ssís costato circa 60-70 euro; due anni di corso con obbligo di frequenza, tirocinio ed esami in itinere; esame finale di abilitazione. Il tutto per un costo di 3.000-3.500 euro a seconda delle università. … "Abbiamo preso il meglio delle università spiega Marcello Pacifico dell'Anief abbiamo fatto fare loro le Ssis e li abbiamo fatti invecchiare precari"…. Sia nell'ultimo concorso per dirigenti scolastici che in quello per i Tirocini di formazione (Tfa, che di fatto rimpiazzano le Ssis) i quiz di accesso si sono rivelati errati generando non solo polemiche ma anche un mare dì ricorsi. Il Consiglio di Stato, ad esempio, ha appena accolto il ricorso dei dirigenti scolastici e la metà delle scuole della Lombardia è rimasta senza presidi. Nulla, quindi, garantisce che il prossimo concorso sarà migliore. Infine, c'è il problema dei costi. La Flc-Cgil ha stimato in 120 milioni di euro il costo del migliaio circa di commissioni necessarie a esaminare almeno 200 mila partecipanti. "Visto che la graduatoria c'era già non si potevano risparmiare questi soldi ?".
 
 
 
 
 
 
www.tuttoscuola.com – 1 settembre 2012
“Cattedre solo per concorso, i sindacati temono per i precari”.
░ Una reazione preoccupata, della CGIL, all’annunzio del ministro Profumo che dalle colonne de 'La Repubblica' ha detto di volere i concorsi come unico accesso alle cattedre, previo svuotamento delle graduatorie. 
"Il ministro Profumo svela qual è il vero obiettivo dei concorsi: cancellare le graduatorie e gettare nella disperazione i precari che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole", polemizza Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc Cgil, "il ministro considera il lavoro una merce che si utilizza quando serve e poi si può buttare nel cestino". Per Pantaleo oggi la priorità deve essere quella di "risolvere la situazione dei 200mila docenti già in graduatoria che sono precari da anni" e ritiene "inaccettabile" parlare d'altro quando "questi precari hanno grandi competenze e da anni garantiscono il funzionamento della scuola italiana". Secondo Pantaleo, ciò che serve è un piano di stabilizzazione pluriennale che oltre al turn over ricomprenda tutti quei posti che vengono ormai assegnati da anni in organico di fatto, "anche perché grazie alla riforma Fornero che ritarda l'età del pensionamento rischiamo di non avere più posti nelle scuole". Dunque il nodo da sciogliere per Pantaleo "non è concorso sì o concorso no, ma quali obiettivi d'investimento il Governo mette in campo per allargare il tempo pieno, abbassare il numero degli alunni per classe, costruire nuovi edifici scolastici e rendere sicuri quelli esistenti, istituire l'organico funzionale e potenziare l'offerta formativa nel sud". In quel contesto "si devono rivedere le regole sul reclutamento garantendo lo svuotamento delle graduatorie e la possibilità concreta per i giovani di poter intraprendere la professione docente". Ma di questo, secondo la Cgil Scuola, il ministro non parla, e per questo il sindacato preannuncia un "autunno caldo" con "una decisa azione di ulteriore mobilitazione per la difesa della scuola pubblica e per difendere il diritto al lavoro e i diritti nel lavoro".
 
Corriere della sera – 1 settembre 2012
“I ritardi nelle nomine. Ogni anno servono 50mila supplenti”.
░ Anche quest'anno, al 31 agosto, ci sono circa 50mila supplenti in attesa di conoscere il proprio destino. Il ritardo nelle nomine è uno dei problemi cronici della scuola italiana
Anche quest'anno, al 31 agosto, ci sono circa 50mila supplenti in attesa di conoscere il proprio destino. Il ritardo nelle nomine è uno dei problemi cronici della scuola italiana. L'organico di diritto dei docenti per il prossimo anno scolastico, secondo i dati della Flc Cgil, è di 600.839 persone, a cui vanno aggiunti 63.348 insegnanti di sostegno, per un totale di 664.187 docenti. Ma di fatto la scuola ha 625.878 docenti, cui vanno aggiunti 90.469 di sostegno, per un totale di oltre 716mila insegnanti. In pratica, significa che poiché non è stata realizzata la stabilizzazione dell'organico, ogni anno a settembre i dirigenti scolastici devono chiamare 50mila supplenti, tra cui 30mila insegnanti di sostegno, per sopperire ai vuoti nelle classi. Il primo passo è chiamare dalle graduatorie a esaurimento, dopodiché, nel caso di mancate disponibilità sufficienti, si passa al personale precario delle graduatorie d'istituto. Vanno a rilento anche le nomine dei 21mila nuovi docenti immessi in ruolo quest'anno. «Stiamo pagando errori del passato — replica il sottosegretario all'Istruzione Elena Ugolini —. Dall'anno prossimo ci sarà un'agenda digitale che ci permetterà di assegnare in tempo le supplenze annuali. E stiamo lavorando perché gli insegnanti immessi in ruolo possano rimanere nella stessa sede almeno per tre anni». Per i docenti c'è anche un problema di motivazioni: percepiscono «una delle retribuzioni più basse d'Europa», fa notare Massimo Di Menna (Uil scuola): 1.372,77 euro netti all'inizio, 1.639,40 dopo 15 anni di servizio, 1.925 euro al massimo della loro vita professionale, per una retribuzione media annua di circa 42mila euro lordi per la scuola primaria e 46mila per quella secondaria, di fronte a una media Ocse di 48mila e 51mila. 
 
 
La tecnica della scuola – 2 settembre 2012
 
“Anno nuovo, problemi vecchi”.
 
░ Cattedre scoperte, casse scolastiche vuote, proteste di precari, scuole senza dirigenti scolastici, contrattazione di istituto al palo.
 
Si apre un nuovo anno scolastico ma i problemi sono quelli di sempre, anzi si presentano persino più gravi rispetto al passato. Come di consueto le lezioni inizieranno con migliaia di cattedre scoperte che verranno coperte con supplenti nominate “fino all’avente titolo” con gli inevitabili “balletti” che andranno avanti almeno fino a Natale. Nei prossimi giorni dirigenti scolastici e direttori dei servizi dovranno mettersi al lavoro per predisporre il Programma annuale per il periodo settembre/dicembre 2012 (in pratica, fino alla metà di ottobre almeno, le scuole non potranno assumere impegni di spesa e quindi non potranno neppure sostituire il toner della fotocopiatrice). Tra l’altro va anche detto che, a tutt’oggi, moltissime scuole non dispongono neppure dei dati contabili minimi per poter redigere il Programma Annuale. Fra una quindicina di giorni si dovrebbero aprire le contrattazioni di istituto per definire la gestione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, ma il fatto è che non si conosce ancora l’entità del fondo (come è noto si sta discutendo a livello nazionale di “tagliare” drasticamente il fondo per poter garantire gli scatti stipendiali). In Lombardia il 40% delle istituzioni scolastiche inizia l’anno con un dirigente a metà servizio (se tutto va bene) in attesa che a novembre si sciolga il nodo del concorso e delle “buste trasparenti”. In molte regioni del sud (Campania e Sicilia in testa) dove il dimensionamento è stato effettuato in modo approssimativo ci sono centinaia di istituzioni scolastiche che non raggiungono i parametri fissati dalla legge e quindi non hanno dirigente e dsga titolari (e non li avranno neppure in futuro).
 
 
 
il Manifesto – 2 settembre 2012
 
“La vita è tutta un quiz ?”.
 
░ Una lettera, impietosa nel contenuto, inviata alla redazione da Tiziana Drago, una ricercatrice universitaria. Profumo ? Un venditore di fumo !
 
Vendere fumo pare essere l'azione che meglio riesce a questo governo. Magari con stile (certo, deve piacere il genere ma ammettiamo che dopo i predecessori persino questa condotta somiglia a un approdo), ma pur sempre fumo. Il ministro dell'istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, si sta dedicando al suo compito con encomiabile impegno (o spaventoso accanimento, a seconda dei punti di vista). Non pago di aver agitato come una clava il feticcio della meritocrazia all'interno delle università attraverso il suo braccio armato (l'Anvur) e di essere il mandante della micidiale operazione valutativa in corso negli atenei, si sta applicando al mondo dell'istruzione di base, il settore della formazione più delicato e bisognoso di ogni cautela. Dopo la trovata notevolmente pacchiana dello «studente dell'anno» e la magra figura fatta col «tirocinio formativo attivo» - zeppo di domande errate, scuse ufficiali del ministro ai partecipanti al concorso, caos sulle graduatorie successive. Ora tira fuori dal cilindro il concorso a cattedre. A parte gli articoli di sfrontata propaganda della stampa mainstream, persino il pallido Pd ha dovuto mostrare una soddisfazione imbarazzata…. Quello che fa davvero rabbrividire è la procedura di selezione della nuova classe docente annunciata ieri con un'intervista a Repubblica. Si parla di una modalità telematica: si starebbe lavorando a una prova selettiva da svolgere sul computer, utilizzando i supporti presenti nelle scuole (ammesso che, in strutture ridotte allo stremo, tali supporti esistano e risultino funzionanti...)…. Il fatto è che una simile procedura la dice lunga sull'impostazione della prova di preselezione. Si scopre con raccapriccio che tale prova dovrebbe consistere in un «test con domande di carattere logico-deduttivo, alcuni in lingua, inglese, francese, tedesco e spagnolo, e le altre per misurare le competenze informatiche» (citiamo dall'intervista del ministro). La scrematura della massa degli aspiranti docenti, lungi dall'accertare in modo rigoroso conoscenze disciplinari e maturità critica complessiva, viene affidata a una prova modesta e degradante, come mortificante è stata quella del tfa: quiz da televisione e/o da scuola guida. Ancora una volta, la disinibita opzione fra una prova scientificamente fondata e la cultura da videogiochi si risolve a favore di questi ultimi, mostrando a chiare lettere, da parte del ministro e dei suoi collaboratori, una considerazione virtuale e bassa della cultura. Quello che Profumo ignora è proprio l'esistenza di un orizzonte complesso della conoscenza, lontano anni luce dall'attitudine furbesca necessaria per districarsi nei test a risposta multipla. Da questo tipo di prova resta inevitabilmente esclusa e sanzionata ogni possibilità di problematizzazione teorica: che si tratti di quiz o di videogame, l'esperienza che si suggerisce è quella della suzione televisiva, della realtà epidermica, del gioco reversibile. La complessità delle conoscenze filosofiche, storico-letterarie o scientifiche rinvia, invece, a un orizzonte alto, che mette chi ne faccia esperienza in condizione di collocarsi alla sua stessa altezza (per accoglierli o per respingerli), di riconoscersi in un'idea - o in una possibilità - di umanità alta, generosa e libera. 
 
 
 
Il Messaggero – 3 settembre 2012
 
“Se i quiz salgono in cattedra”.
 
░ Il Ministro Profumo si è avventurato nel tratteggiare brevemente  la figura ideale dell’insegnante. Molti - ovviamente, poiché il Ministro improvvisava nel contesto di una dichiarazione – hanno evidenziato la inadeguatezza della definizione proposta. Giorgio Israel, autorevolmente.   
 
….. Il ministro ha recentemente proposto la sua visione di come deve essere un buon insegnante. A noi pare che sarebbe meglio non impelagarsi nel tentativo di definire una figura tanto complessa. Tuttavia, se proprio dovessimo scegliere la definizione preferita, ricorderemmo quella di Hannah Arendt: l’insegnante è colui/colei che «si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al ragazzo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini della terra che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo». E così facendo – osserva Arendt – fornisce al giovane gli strumenti per avanzare liberamente con le proprie gambe.Secondo il ministro l’insegnante deve saper stabilire e gestire buone relazioni con gli studenti, saper stare bene in classe, e alternare la sua posizione di docente con quella di discente, lasciando talora la cattedra agli allievi. A parte quest’ultimo aspetto che riporta a sessantottismi di cui non v’è proprio bisogno, la figura che emerge è quella del «facilitatore» nell’ideologia dell’autoapprendimento. Sapere star bene in classe e gestire bene i rapporti con gli allievi è molto importante, ma non crediamo che si tratti di una scienza codificabile.Colpisce l’omissione di un requisito cruciale: che l’insegnante sia colto, che conosca la sua materia. Tolto questo, tanto varrebbe affidarsi a Pippo Baudo, che certamente ne sa più di certi teorici dello «stare in classe», che propinano i loro precetti nel modo più noioso, cattedratico e trasmissivo che si possa immaginare. Abbiamo il ricordo di insegnanti non molto capaci di gestire la classe, ma dotati di una cultura tale da lasciare una traccia indelebile sugli allievi; ed altri, brillanti e simpatici quanto vacui. Migliorare il mondo dell’insegnamento si può. Mettere le brache al mondo è tipico delle visioni illiberali. Se poi riduciamo i contenuti dell’insegnamento a un «optional», a qualcosa che può essere «costruito» pescando indifferentemente ovunque, senza distinguere tra libri seri e Wikipedia, possiamo scommettere sul definitivo declino della scuola italiana.
 
 
 
ItaliaOggi – 4 settembre 2012
 
“Il cortocircuito dell’istruzione”.
 
░ Annullate le prove per i dirigenti, test sbagliati per le abilitazioni e ora l'incognita dei nuovi professori. (di Alessandra Ricciardi).
 
Le prove per accedere ai tirocini abilitativi macchiate dagli errori della commissione che le ha predisposte (nominata dall'ex ministro dell'istruzione, tiene a precisare l'attuale), i concorsi per dirigenti annullati in varie regioni, con nomine prima autorizzate e poi bloccate, e ora il nuovo concorso per docenti, il cui bando è stato annunciato per fine settembre, ma che potrebbe slittare. E che intanto è già un osservato speciale: le prove che saranno predisposte, i criteri di accesso, i titoli da valutare, tutto sarà attentamente passato ai raggi x dal partito degli scontenti per far cadere anche questa selezione sotto i colpi della magistratura. Il nuovo anno si apre all'insegna dell'incertezza…. Intanto non mancano i problemi attuativi delle riforme più recenti: non si sa ancora che fine faranno i docenti dichiarati inidonei per motivi di salute all'insegnamento e che da quest'anno, causa spending review, dovevano essere ricollocati. Per non parlare dei prof inidonei andati in pensione, che si sono visti revocare il trattamento previdenziale dopo un anno, perché la certificazione di inidoneità non è valida. E poi c'è la questione in sospeso del pagamento degli scatti, la riduzione da fare degli organici ministeriali, l'accorpamento degli uffici scolastici provinciali e di quelli regionali…  Anno nuovo quello che inizia, appesantito però dal cumularsi di problemi vecchi, che mostra un'amministrazione scolastica ormai alla corda, incapace, a dispetto dell'impegno di tanti, di tenere il passo delle novità legislative che si susseguono, di seguire l'ordinario disbrigo amministrativo, di fronteggiare le richieste molteplici, e a volte contrastanti, che giungono dai lavoratori della scuola, oltre un milione di persone. … Intanto il bando di gara, annunciato per il 24 settembre da Profumo, potrebbe slittare: i programmi di studio non sono stati stilati, le nuove tabelle di valutazione dei titoli devono ancora essere inviate per il parere al Cnpi. Poi ci sarà da gestire la preselezione, a cui tiene molto il ministro, la prova scritta e l'orale, con simulazione di una lezione. Candidati potenziali: tra i 300 e i 500 mila. Ma questa è un'altra storia a cui al ministero per il momento preferiscono non pensare.
 
 
 
CORRIERE DELLA SERA – 4 settembre 2012
 
“Concorsi, agenda digitale, licei sportivi. Profumo, il ministro degli annunci”.
 
░ Anche Sergio Rizzo punta la lente di ingrandimento su Profumo.
 
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole una cosa non si può certo rimproverare a Francesco Profumo: che non abbia preso sul serio la sua nuova occupazione di ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Talmente sul serio, tecnico qual è, da superare nel profluvio incessante di parole perfino alcuni suoi predecessori politici. Sei interviste a giornali e radio nell'ultima settimana sul ritorno (sacrosanto, precisiamo) ai concorsi per gli insegnanti. Proclami di ogni tipo su riforme e innovazioni di ogni tipo: le nuove regole per l'abilitazione dei docenti, l'introduzione del liceo sportivo, la riforma dei compiti a casa... E convegni, convegni, convegni. Per non far torto a nessuno. Al convegno sull'istruzione a Urbino ha difeso i precari. Alla festa della pubblica amministrazione e innovazione di Terni ha garantito un concorsone trasparentissimo. Al convegno a Trento organizzato dal think tank Vedrò di Enrico Letta ha sfatato il luogo comune che gli studenti italiani siano asini nelle materie scientifiche. Alla festa del Pd ha ripetuto che gli universitari fuori corso devono pagare tasse più alte dei loro colleghi lavoratori: ci mancherebbe altro. A un convegno sulla scuola, a Ischia, ha detto che rivendicando competenza sugli istituti scolastici le Province vogliono solo mantenere alcune cose dello status quo. A un convegno a Milano ha assicurato che nonostante le minacce provinciali l'anno scolastico non è a rischio. A un convegno a Camerino ha rivelato che per l'Università il governo pensa a introdurre un criterio come quello del bastone e della carota per rendere le nostre università più competitive. Al convegno di Cagliari sulle città intelligenti ha lamentato che in Italia ci siano troppe sedi di centri di ricerca. A un convegno a Firenze ha ricordato che l'università e la scuola sono la priorità del Paese. A un convegno sulla sanità organizzato a Roma dall'Udc ha spiegato che nella ricerca serve un coordinamento unico. A un convegno sull'apprendimento permanente, sempre a Roma, ha rivelato che il suo ministero realizzerà per ogni studente la carta d'identità della formazione. A un convegno sull'Information technology a Torino ha promesso un'accelerazione dell'agenda digitale da parte del governo. A un convegno della Commissione cultura della Camera ha auspicato una strategia comune università-ricerca. Al convegno per i cinque anni del consiglio europeo della ricerca ha proposto una specie di moneta comune per i ricercatori europei. E tutto ciò soltanto da un paio di mesi a questa parte. Ieri il ministro Profumo ha esternato anche da Israele, dove ha incontrato il suo collega Gideon Saar dicendosi interessatissimo alla riforma degli insegnanti introdotta dallo Stato ebraico che prevede l'aumento delle ore, la formazione continua e soprattutto un notevole aumento degli stipendi. Un suo cavallo di battaglia: qualche mese fa aveva già avuto occasione di dire al Tgi che i docenti italiani hanno retribuzioni troppo modeste. Mentre il 19 giugno, in occasione della sua visita a Pechino, aveva sottolineato il valore degli scambi culturali internazionali tra studenti. … Adesso aspettiamo i fatti.
 
 
 
Famiglia Cristiana – 6 settembre 2012
 
“La scuola italiana ? Promossa”.
 
░ La promuove il Ministro… Ma osservatore e osservato coincidono…. E poi, le domande…. Soft. Per il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo l'anno scolastico comincia all'insegna dell'ottimismo, nonostante le recenti polemiche sui prossimi concorsi per i docenti. Il ministro è sereno …: la scuola italiana è promossa con una sufficienza piena. 
 
D. Va davvero tutto bene, signor ministro? «Certamente la scuola patisce delle difficoltà, ma dobbiamo rapportarci ai numeri. Gli studenti sono 8 milioni. Se non funziona qualcosa per l'un per cento, si tratta di 80 mila studenti, una città un po' più grande di Savona, dove sono nato io. Sulla scuola dovremmo essere più concreti e più sereni».
 
D. Si sentirebbe di dire che la nostra è una scuola di qualità, dispersione a parte? «Mi limito a indicare alcuni dati. Quando i nostri ragazzi vanno all'estero, sia durante i percorsi delle scuole superiori sia durante l'università, sono sempre i migliori. Io credo che il nostro sistema scolastico sia molto più formativo e meno informativo di altri. È un valore che dobbiamo conservare».
 
D. Cos'è allora che non funziona? «Credo ci sia stata una mancanza di governance, dovuta anche a questo sistema complesso per cui c'è un ministero centrale e una programmazione fatta invece dalle Regioni, mentre la proprietà degli edifici e in buona parte della Provincia. Una situazione anomala. Per questo dico che un'oliatura si può dare».
 
D. Come mai andiamo così male nei test internazionali? «La nostra scuola ha poca abitudine a quel tipo di test. Siamo abituati al temino e non abbiamo il rispetto dei tempi, tant'è che esistono i fuoricorso. Come è possibile seguire un corso di storia greca oggi e sostenere l'esame dopo tre anni? È un buon insegnamento per la sua vita?».
 
D. Ci sono studenti che lavorano, il raddoppio della tassa per i fuoricorso penalizza molto... «Ci sono persone per le quali è possibile prevedere un "contratto" di tipo part-time, perché lavorano, ma con chi fa lo studente e basta dobbiamo essere rigorosi».
 
D. Pensa di poter fare qualcosa prima della fine del suo mandato per la scuola media inferiore, che pare quella in maggior difficoltà? «Credo che effettivamente sia l'anello debole del sistema, per due motivi: viene a coincidere con un momento delicato come l'inizio dell'adolescenza e poi è rimasta un ibrido, senza una anticipazione reale di una scuola più autonoma quale deve essere la scuola superiore».
 
D. Pensa necessiti di una riforma? «Il Paese ha avuto fin troppe riforme, D. ma ancora una volta ci vuole un po' di oliatura».
 
Concretamente cosa pensa di fare? Perché fino ad ora la politica degli istituti comprensivi sembra sia andata nella direzione opposta. «È piuttosto un problema organizzativo: i momenti transitori sono i più difficili perché ancora il nostro Paese ha una limitata capacità di programmazione. Si comincia a pensare all'istituto in cui ci si iscriverà troppo a ridosso del momento in cui questo avviene».
 
D. Non è sufficiente rafforzare l'orientamento? «No, immagino che bisognerà prevedere nel triennio della media, se rimarrà un triennio, un primo anno ancora collegato alla modalità della scuola elementare e un ultimo vicino a quello che avviene nella secondaria. Quindi un aggiustamento non solo dei programmi ma anche della gestione dell'aula e del rapporto coi docenti».
 
D. Lei pensa che la sua riforma del merito, molto contestata, possa davvero aiutare la scuola italiana a superare le attuali difficoltà? «Sono convinto che sia una riforma prima di tutto per l'Italia. Purtroppo tutte le volte che ci confrontiamo con cittadini di altri Paesi abbiamo evidenti difficoltà. Per poter competere bisogna essere bene attrezzati. E cioè più preparati e capaci di valorizzare le proprie capacità. Io non amo il termine meritocrazia, ma credo che la capacità, che è una dote che ciascuno di noi ha dalla nascita, e l'impegno, che invece dipende dalla nostra volontà, debbano essere premiati».
 
D. Che cosa cambia la "riforma del merito"? «Un segnale molto forte. La scuola ha sempre una grossa presa sul Paese. Quando i nostri ragazzi vanno a casa e riportano ciò che è stato loro insegnato a scuola, quello è un messaggio che coinvolge tutta la comunità, quindi premiare il merito ha un grandissimo valore, non solo per il singolo. Vedo questa riforma come una specie di educazione civica».
 
D. Ancora una volta si parla purtroppo di tagli per la scuola. Soprattutto per la paritaria dove i tagli sarebbero del 60 per cento... «Questo non è vero. In realtà il finanziamento alla scuola in generale non verrà toccato. Per quanto riguarda la paritaria, tutti gli anni c'è stata un'aggiunta di circa 200 milioni per completare il finanziamento triennale, e ci sarà anche quest'anno».
 
D. Siamo in vista di cambiamenti importanti: ci sarà spazio per i genitori? «Nel nuovo modello ci sarà una maggiore autonomia della scuola e quindi un maggior coinvolgimento di tutta la comunità e anche dei genitori. Il modello dell'autonomia è stato già approvato, adesso è in Parlamento la norma relativa alla governance».
 
D. Qual è il suo messaggio agli studenti che cominciano il nuovo anno? «Un messaggio di fiducia. Stiamo lavorando a una scuola in cui non siano toccate le risorse per il cuore del sistema che sono gli studenti, con un processo di rinnovamento che certamente avrà delle ricadute importanti sulla società». 
 

latecnicadellascuola.it - 24 agosto 2012
“Flc all’attacco della riforma Fornero sulle pensioni”.
░ La Flc-Cgil ripropone, a chi ha maturato il diritto alla pensione col 1° settembre 2012, di rivolgersi alle sue strutture legali per i ricorsi ai giudice del lavoro. Non c’è dubbio: l’ANIEF ha svegliato la CGIL dal sonno dogmatico. Non pretendiamo che ce lo riconosca la CGIL (sarebbe come Golia che porge la mano a Davide), ma i professori e gli ATA ne prendano atto, e ne ricordino quando decideranno per la delega sindacale.
Il sindacato di Pantaleo, senza fare riferimento alla battaglia legale che il comitato civico “Quota 6” sta conducendo in sede legale per avere spostato il diritto alla pensione dal 31 dicembre 2011 al 31 agosto 2012, in conformità all’unica finestra di uscita prevista per la scuola, si rivolge a coloro che avrebbero potuto andare in pensione a decorrere dal 1.09.2012 e che, invece, sono stati bloccati dall’applicazione della cd. Riforma Fornero. La FLC CGIL ricorda anche che ha agito su due binari. Il primo proponendo un ricorso nazionale al TAR del Lazio contro i provvedimenti amministrativi attuativi della Riforma Fornero. Il 5 luglio il Tar del Lazio ha declinato la propria giurisdizione in favore del giudice del lavoro. Contro questa decisione la FLC CGIL sta preparando un ricorso al Consiglio di Stato. Il secondo tramite la tutela legale dei lavoratori, già nel momento di predisposizione della domanda, con la presentazione dei ricorsi individuali che stanno già approdando nelle aule dei Tribunali. Le udienze sono state calendarizzate negli ultimi giorni del mese di agosto. Poiché non ci sono scadenze, tutti coloro che fossero interessati ad esaminare la propria posizione professionale si possono rivolgere alle strutture FLC CGIL. La FLC, dice ancora il comunicato, è convinta che per l’affermazione dei diritti, anche quando si promuovono i ricorsi, la via maestra resta la dimensione sindacale e politica. Questa ultima via è stata però anche percorsa soprattutto attraverso l’impegno delle parlamentari Bastico e Ghizzoni, ma non ha portato da nessuna parte, perché gli emendamenti e gli ordini del giorno proposti sono stati regolarmente respinti dal Governo e perfino da alcuni gruppi parlamentari. Inoltre c’è pure da dire che anche CislScuola, UilScuola, Gilda si sono mossi e si stanno muovendo sulla stessa linea della Flc, coi propri uffici legali, consapevoli della profonda ingiuria perpetrata ai danni di questi colleghi che maturano il diritto al 31 agosto 2012, in conformità con l’unica finestra di uscita concessa alla scuola. Ma c’è pure di più: un paradosso politico che la dice lunga sulla intransigenza del Governo ad accettare l’istanza. Infatti ai sopra numerai è concesso di andare in pensione se maturano il diritto al 31 agosto, riconoscendo quindi la specificità della scuola e dei suoi ritmi didattici, ma a tutti gli altri viene negato similare diritto. Da un lato dunque il governo è consapevole di questa antica logica, ma dall’altro la nega, facendo orecchie da mercante. Un paradosso paradossale di sapore tipicamente bizantino a cui fra l’altro ormai siamo abituati.

www.flcgil.it/rassegna-stampa - 25 agosto 2012
“Profumo di elezioni, e Repubblica fa propaganda”.
░ L’articolista, Pino Patroncini considera l’idea del concorso a cattedre un’iniziativa inutile e dispendiosa, di sapore elettoralistico.
Che Repubblica straveda per il Montismo e per la sua prosecuzione anche dopo le elezioni non è un mistero. Per fare ciò non esita a blandire tutti i fenomeni che ritiene possano far presa sull’immaginario collettivo: il giovanilismo, la meritocrazia ecc. E a volte spara anche cifre, che solo il giornale di Scalfari riporta. Questa è una di quelle: Repubblica di oggi ci parla di un concorso a 30.000 posti nella scuola.
Il concorso ci sarà, sarà bandito il 24 settembre, ma in realtà, come dicono tutti gli altri giornali, sarà a poco meno di 24.000 posti, anzi per essere esatti poco meno di 12.000, perché gli altri 12.000, in virtù di una vecchia “regola del 50%” , tuttora in vigore, andranno alla graduatoria ad esaurimento (già graduatoria permanente) dove stazionano circa 200.000 docenti abilitati ( alcuni anche già in ruolo in altre discipline). Tutti i giornali sottolineano che erano 13 anni che non si faceva un concorso e sinceramente non si può essere che contenti che, di questi tempi soprattutto, si pensi ad assumere e stabilizzare un po’ di personale. Ma per fare ciò serviva un concorso, con relative spese e distrazione di insegnanti dai loro compiti normali? No, non era necessario ! Il nuovo concorso, a differenza di quello di 13 anni fa , è aperto ai soli docenti già abilitati. Ma chi sono i docenti già abilitati? Sono quelli al 99% inseriti nella graduatoria ad esaurimento. I non inseriti sono quattro gatti che sono fuori per dimenticanza o per mancato rinnovo della conferma dell’iscrizione alcuni anni fa. Quelli di nuovo pelo (circa 15.000) devono ancora incominciare i loro corsi abilitanti (TFA) e li finiranno se va bene solo per maggio 2013 e quindi non rientrano in questo concorso. E allora a che serve in concorso se questi una abilitazione ce l’hanno già e se una meccanismo di reclutamento ce l’hanno già? In pratica succederà questo: fatte le debite differenze e compensazioni tra le diverse materie i primi 12.000 entreranno in ruolo “ope legis” per graduatoria , gli altri circa 188.000 “si sfideranno” per i restanti 12.000 posti. Una guerra tra poveri potremmo dire. Ma che ci costerà. Quanto? Facciamo un conto: pur essendo appena 12.000 i posti in lizza parteciperanno dunque circa 200.000 persone (ma il numero potrebbe raddoppiare tenuto conto che si può partecipare a più concorsi) e ammettendo che ogni commissione ne curi 200 ci vorranno un migliaio di commissioni, ognuna formata da tre commissari, esonerati per un anno (tanto dura normalmente un concorso) dall’insegnamento e sostituiti da un supplente. Insomma tremila insegnanti (e tremila supplenti in più): solo così il costo sarebbe di 120 milioni di euro. Insomma non era questa forse una materia da spending review, tenuto conto che la graduatoria per assumere c’era già, il titolo abilitante anche e la gamma dei docenti è la stessa? Perché fare questa spesa inutile? Solo per far parlare di sé i giornali in previsione delle prossime elezioni? Solo perché il 200millesimo possa diventare primo e il dodicimillesimoprimo restare a bocca asciutta e riaffermare così un principio meritocratico tra persone che da anni sono nella stessa graduatoria? … Non solo la prova scritta e la prova orale come nei concorsi tradizionali, ma anche un test selettivo come prima prova, in modo da sfoltire subito le fila. Già! Peccato che l’ultima volta (un mese fa!) il ministero abbia dovuto annullare in alcune discipline fino 20-25% dei quesiti perché o erano sbagliate le risposte o persino le domande, sicché per superare il test bastava rispondere a una domanda su tre, senza contare la sequela di ricorsi in cui il ministero è tuttora impegolato. Così quello che si risparmierà in commissioni lo spenderà l’avvocatura dello stato. E io pago!

www.lastampa.it – 26 agosto 2012
“Se non cambiano le regole di reclutamento i giovani rischiano di essere ancora esclusi”
░ Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, saluta con favore l’annunziato concorso: “Che il miglioramento della scuola sia fra le priorità che l’Italia si dà per riprendere a crescere è una notizia degna di nota e va accolta con estremo favore”. La perla è quando, a proposito degli iscritti nelle graduatorie a esaurimento scrive: “Della loro qualità sappiamo poco, perché provengono da percorsi formativi eterogenei e, pur avendo esperienza di insegnamento, spesso non sono mai stati valutati”. Ne dovremmo desumere che il direttore della Fondazione Agnelli - che ha sviluppato un programma di ricerca sul tema dell’istruzione - non sappia che le SSIS nacquero come percorso di selezione dei docenti più efficace rispetto ai tradizionali concorsi ? Che alle SSIS si accedeva per prova selettiva (un test a risposte multiple e un esame orale) che tagliava mediamente circa 4 candidati su 5, che gli specializzandi così selezionati dovevano poi effettuare circa 1100 ore di formazione e tirocinio, in un biennio durante il quale dovevano affrontare dai 20 ai 30 esami e produrre elaborati di non poca difficoltà, che infine gli specializzandi affrontavano l’esame conclusivo, dinanzi a una commissione formata da non meno di sei docenti (prova scritta, prova orale e discussione di una tesi spesso ponderosa) ? Le SSIS furono create proprio perché le assunzioni mediante concorso era sembrata (a Berlinguer) poco qualificanti, e le si voleva integrare.
…Le famiglie da sempre si preoccupano molto di chi insegna ai propri figli. Giustamente: perché sanno che la qualità degli apprendimenti dipende dalla qualità dei docenti, come pure sanno che l’eccessivo turn over - dovuto all’elevato numero di precari - può mettere a repentaglio la continuità didattica. Il governo Monti, oltre a ratificare per quest’anno assunzioni già decise dal precedente governo, ha deciso di immettere in ruolo quasi 24 mila insegnanti nell’anno scolastico 2013-4: secondo le norme vigenti, metà arriveranno dalle graduatorie provinciali basate sull’anzianità di servizio; l’altra metà da un nuovo concorso pubblico (il primo dopo 13 anni), che prevede prove scritte e orali, inclusa una simulazione di lezione. Un concorso pubblico che valuti con rigore le competenze degli aspiranti docenti, garantendo ai meritevoli stabilità lavorativa, è un positivo segnale di ritorno alla normalità.
A dispetto delle affermazioni del ministero, non è, però, scontato che con questo concorso sarà possibile avviare l’indispensabile ringiovanimento del corpo docente italiano. Il concorso difficilmente potrà, infatti, discostarsi dalle regole attuali, che privilegiano titoli e anni di insegnamento. Se poi l’accesso dovesse essere limitato a chi ha già l’abilitazione, come è stato dichiarato, l’esclusione dei più giovani sarebbe praticamente totale, perché pochissimi di costoro ne sono già in possesso, almeno fino all’andata a regime dei nuovi tirocini formativi.
C’è quindi il rischio che alla fine, anche tramite concorso, i nuovi docenti in ruolo saranno selezionati largamente sulla base di un criterio di anzianità di servizio, analogamente a quanto avviene per le graduatorie provinciali. Di fatto, gran parte dei concorrenti saranno le «seconde file» delle graduatorie, che pur essendo in lista da molti anni, non hanno ancora il punteggio sufficiente per essere chiamati. Della loro qualità sappiamo poco, perché provengono da percorsi formativi eterogenei e, pur avendo esperienza di insegnamento, spesso non sono mai stati valutati. Sappiamo di certo, però, che non sono particolarmente giovani: in media, intorno ai 41 anni.

l’Unità – 26 agosto 2012
“Il concorso già bocciato dai precari”
░ Il governo annuncia il bando per 12mila posti l'anno prossimo, assunzioni per 22mila entro il 31 agosto e la promessa di altri 11mila. Critico il Pd: prima esaurire le graduatorie esistenti.
Il governo ha autorizzato (venerdì in consiglio dei ministri) il ministero ad assumere a tempo indeterminato entro il 31 agosto 22.000 persone tra dirigenti scolastici, personale docente, personale tecnico-amministrativo e direttori amministrativi, e poi ha annunciato il concorso che dovrebbe colmare un vuoto durato tredici anni e soddisfare, in buona parte, speranze e attese, di precari e neolaureati abilitati all'insegnamento. La prova avverrà, per titoli ed esami, su base regionale, e sarà finalizzata alla copertura di 11.892 cattedre nelle scuole statali di ogni ordine e grado, risultanti vacanti e disponibili; altrettanti posti saranno poi messi a disposizione dal Miur attingendo dalle attuali graduatorie. «È il momento di prendere decisioni e fare scelte importanti per le nuove generazioni, evitando, come ha detto Monti, di rammaricarci per una “generazione perduta”», ha dichiarato il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, intervistato da Il Messaggero. Le risorse, «erano già state destinate, nessun ostacolo». Per quel che riguarda i tempi: «Una prova preselettiva a ottobre, con test uguali per tutte le classi di concorso - ha spiegato il ministro - cui seguiranno a gennaio la prova scritta e orale», in modo da consentire l'immissione in ruolo per l'anno scolastico 2013-2014. Un secondo bando A questo primo bando ne seguirà un secondo entro maggio 2013, dicono dal ministero, disciplinato dalle nuove regole di reclutamento, in fase di preparazione. L'obiettivo è «portare in classe docenti più giovani, vicini ai nuovi insegnamenti, alle tecnologie avanzate». Questo aspetto solleva forti perplessità: «Si intende ridare vita a un concorso che poi vedrà rinascere ulteriori graduatorie all'infinito? - chiede Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd - i precari delle graduatorie a esaurimento non sono “immeritevoli” e comunque non si capisce - continua l'esponente Pd - perché la scuola deve essere l'unico luogo dove l'esperienza viene considerata un disvalore. Si faccia un nuovo piano pluriennale - continua - per la stabilizzazione dei precari delle graduatorie e si dia avvio ad un nuovo reclutamento per quelle classi di concorso esaurite o in via di esaurimento, come quelle di matematica, scienze, e biologia. Occorre meno demagogia, a meno che non si voglia che la generazione perduta sia proprio quella dei docenti precari». Anche per l'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, deputato Pd, «il concorso ha ancora vecchie regole, la scuola ha bisogno di far esaurire le graduatorie permanenti. Serve una nuova metodologia di reclutamento: si bandisce un concorso, chi vince entra, chi non vince sa che o ci riprova o trova un altro lavoro», spiega. …. Chiarezza «sulle modalità e i destinatari» del concorso chiede il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, perché questo reclutamento «non avvenga a scapito dei precari». E proprio loro si scatenano sul web a colpi di post: «No al nuovo concorso nella scuola», scrivono e lanciano una raccolta di firme che «diffida» il ministro dal bandire il nuovo concorso.

www.latecnicadellascuola.it – 26 agosto 2012
“Un concorso con troppe incognite e conflitti”
░ Un percorso sempre più ingolfato, per l’accesso all’insegnamento.
Quanto costerà questa operazione concorsuale per valutare sia le preselezioni, attraverso cui scremare gli oltre 300mila candidati previsti, e sia lo svolgimento delle prove vere e proprie, affidate al giudizio di commissari in ambito regionale, per arruolare gli 11mila nuovi professori? …. Questo fra l’altro significa che alcuni docenti, per avere la cattedra, debbono sorbirsi ben due concorsi: l’abilitazione propedeutica al concorso e il successivo concorso stesso, mentre altri sono già entrati in ruolo con un semplice corso abilitante di alcune centinaia di ore: è non è questa una ingiustizia e una sonora ingiustizia? In più: chi impedisce anche a chi non ha i titoli richiesti dal bando di rivolgersi al Tar e, ottenuta la sospensiva, di parteciparvi regolarmente? Non è forse successo così col concorso a dirigente che ha fatto diventare presidi tanta gente senza i titoli imposti dal bando? Né culturale né di servizio: corretto e deontologicamente etico? …. Come si comporterà il ministero con la valutazione dei titoli? Metterà in conto i servizi prestati, i voti di laurea e di abilitazione? E a quali classi di concorso sarà soprattutto aperto il concorso a cattedra? Matematica, latino e greco, così come si ventila? E gli altri giovani di altre materie? …. E che ne sarà degli oltre 20mila docenti già abilitati ma non inseriti nelle GaE ? Non pretenderanno forse questi professori in pectore un trattamento di favore? E se venissero ammessi al concorso, seppure con riserva, i “giovani” che hanno superato le prove preselettive Tfa, non saremmo di fronte al caos più caotico di tutti i tempi? …. Contestualmente però precipitano come valanga che sale le proteste e le indignazioni fra gli ultra quarantenni, ma anche ultra cinquantenni, affollati nelle graduatorie a esaurimento. Chi si occupa di costoro? E che Stato di diritto è quello che prima chiama al lavoro e ad essere servito, anche per decenni di seguito, e poi dà il benservito, asserendo che ha altro cui pensare e altra gente da sistemare al suo interno? Il padrone delle ferriere? Se non proprio così ma ci siamo molto vicini. …

ItaliaOggi – 28 agosto 2012
“Concorso, quiz per 500mila prof”
░ In arrivo test preselettivi di tipo logico, niente specificità disciplinari (di Alessandra Ricciardi).
È il punto forse più delicato, certamente più dibattuto, del bando di gara che sarà ufficializzato a fine settembre: i test di preselezione. Domande a risposta chiusa e di tipo logico, senza nessun riferimento alle specificità disciplinari. Insomma, quiz generalisti per aspiranti docenti di lettere così come di matematica, con l'obiettivo di indagare le attitudini trasversali dei candidati più che le competenze specifiche.
La preselezione si rende necessaria per scremare l'esercito dei candidati alle 11.892 nuove cattedre a tempo indeterminato, la metà dei posti complessivamente disponibili (l'altro 50% sarà coperto con lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento) per il prossimo anno scolastico.
Trascorsi 13 anni dall'ultimo concorsone, al ministero dell'istruzione le stime ufficiose parlano di almeno 500 mila aspiranti prof che avrebbero i requisiti per il concorso. A dare l'annuncio ufficiale dell'avvio delle procedure di selezione è stato lo stesso ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, al termine del consiglio dei ministri della scorsa settimana. Profumo aveva dichiarato l'intenzione di procedere a un concorso sin dalle prime settimane del suo insediamento a viale Trastevere. Ma quella che doveva essere una selezione totalmente nuova, per immettere a scuola prof giovani, diceva il ministro, sarà un concorso vecchio stampo, a cui potranno partecipare docenti già abilitati e, grazie alle norme della fase transitoria, i diplomati alle magistrali entro il 2001, i docenti laureati entro il 2003 e i diplomati per gli insegnamenti tecnico-pratici. Età media, 30-40 anni…. I docenti che si stanno per abilitare attraverso i Tirocini formativi attivi resteranno invece fuori, per ammetterli servirebbe un decreto legge di modifica. Dovranno attendere il prossimo treno, forse già nel 2013, quando l'agenda di Profumo prevede una ulteriore selezione. Stessa sorte per i laureati più recenti e che non rientrano nelle specificità della normativa transitoria… L'amministrazione deve procedere a ritmi serrati per rispettare i tempi indicati al consiglio dei ministri da Profumo:prova selettiva da svolgersi alla fine di ottobre, su una batteria di test uguale per tutte le classi di concorso; a gennaio la prova scritta, anche di verifica delle competenze disciplinari. A stretto giro la prova orale e graduatorie pubblicate in tempo utile per l'immissione in ruolo per settembre 2013. Novità sono attese per la prova orale, con l'inserimento della simulazione di una lezione per verificare l'abilità didattica, e per la valutazione dei titoli che danno punteggio, anche questi in fase di elaborazione. In arrivo poi modifiche dei criteri di selezione dei componenti delle commissioni: ad oggi possono essere commissari i docenti dichiarati idonei negli anni '90, l'Istruzione vorrebbe innalzare l'asticella della formazione richiesta.

l’Unità – 28 agosto 2012
“Profumo: «Concorso scuola? Ora diventerà biennale»”
░ Il ministro dell'Istruzione ha parlato alla Festa Democratica, a Reggio Emilia. Silenziosa contestazione dei precari: «La scuola dei tecnici è una scuola di classe».
Una ventina di insegnanti precari hanno preso posto nelle prime file dell'auditorium esponendo cartelli con le scritte «la scuola dei tecnici è una scuola di classe», con Pinocchio mangiato dal pescecane e «con il ministro Profumo c'è puzza di concorso-imbroglio»…. L'insegnante del futuro deve essere una «persona in grado di mantenere un filo logico» nei suoi interventi, sia capace di «interpretare un testo», deve avere «competenze di tipo informatico» e di tipo «linguistico». È questo l'identikit annunciato dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo durante un dibattito alla Festa democratica nazionale a Reggio Emilia. Secondo Profumo questi sono i quattro «elementi essenziali per il docente del prossimo anno»…. Il concorso per docenti? «È previsto per legge» e, dunque, non c'è nessuna volontà del ministero di danneggiare i precari storici. Lo ha chiarito il ministro Francesco Profumo intervenendo alla Festa nazionale del Pd spiegando che d'ora in avanti i concorsi avranno «cadenza biennale. Così diventeremo un paese normale». Una posizione applaudita dalla platea più giovane, quella neo laureata e ad oggi esclusa dall'insegnamento per mancanza proprio di concorsi…. Il ministro ha poi letto le caratteristiche di chi può partecipare alle prove: sono ammessi coloro che hanno l'abilitazione all'insegnamento conseguita entro la data di scadenza del termine per la presentazione della domanda. Ma anche, per la primaria, chi ha titoli di studio conseguiti al termine dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998, o comunque conseguiti entro l'anno scolastico 2001-2002. Mentre per i posti della scuola dell'infanzia, possono partecipare coloro che sono in possesso del titolo di studio conseguito al termine dei corsi triennali e quinquennali sperimentali della scuola magistrale, ovvero dei corsi quadriennale o quinquennale sperimentale dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998, o comunque conseguiti entro l'anno scolastico 2001-2002. Per medie e superiori possono partecipare quanti «alla data di entrata in vigore del D.I. 24 novembre 1998, n.460» erano già in possesso di un titolo di laurea, ovvero di un titolo di diploma conseguito presso le accademie di belle arti e gli istituti superiori per le industrie artistiche, i conservatori e gli istituti musicali pareggiati, gli ISEF, che alla stessa data di entrata in vigore del suddetto decreto consentivano l'ammissione ai concorsi ordinari. O coloro che abbiano conseguito quei titoli entro l'anno accademico 2001-2002, se si tratta di corso di studi quadriennale o inferiore; entro l'anno accademico 2002-2003, se si tratta di corso di studi quinquennale; entro l'anno accademico 2003-2004, se si tratta di corso di studi esennale.

http://www.edscuola.eu - 28 agosto 2012
“Le prove preselettive: questione di saperi…”
░ Un articolo di Maurizio Muraglia (CIDI). Lo riportiamo in parte.
Prove preselettive. Ormai il mondo dell’istruzione si sta abituando a questo appuntamento. Tutti i concorsi le prevedono: quello per Dirigenti, quello per accedere al TFA e adesso rispuntano anche per l’imminente (almeno così dice il MIUR) concorso a cattedre. Le ragioni sono ben note, anzi “la” ragione: scremare la quantità di partecipanti. Quelli che sostengono la necessità di questa scrematura non sembrano interrogarsi più di tanto sui criteri che presiedono all’elaborazione di simili strumenti. … Che scopo hanno queste prove? Hanno lo scopo di selezionare in base alla conoscenza di alcune “nozioni di base”. Comanda dunque il concetto di “nozione”. Qualcuno ha riflettuto su che cosa significa oggi controllare le “nozioni”? E poi, quali nozioni? E cosa significa “di base”? Base di che? Quale idea di professione docente sta, qua ci vuole, alla base della convinzione che saper insegnare bene passi dal ricordo che quella data cosa sta in quel dato modo, in quel dato tempo, in quel dato luogo? Gli esperti lo chiamano “sapere dichiarativo”. È quel sapere che è presente alla coscienza ed è richiamabile puntualmente allo stimolo di un test. La scrematura, si diceva. Come dire che si tira una linea: da questo lato coloro che non raggiungono il numero sufficiente di nozioni richieste. Dall’altro, coloro che lo raggiungono. I primi restano fuori. Magari hanno insegnato, magari hanno fatto imparare tante cose, magari sanno trovare il metodo giusto, ma, ahimé, non hanno centrato quel che le Commissioni volevano sapere. Gli altri, invece, andranno avanti, magari per far vedere ciò che anche (o solo?) gli esclusi possedevano. Insegno nella scuola pubblica da venticinque anni con risultati che non sta a me valutare, e di fronte a diverse “nozioni di base” richieste da queste prove preselettive mi sono trovato a dire “non lo so”. Attenzione, non “non mi ricordo”, ma “non lo so”. Nel senso che non l’ho mai saputo. Non solo, ma non ho alcun rammarico nel “non saperlo” né ritengo che i miei alunni possano essere danneggiati da questo mio “non sapere”. Forse non supererei oggi le prove preselettive di un concorso. La verità è che quel che dovrebbe “sapere” un insegnante sfugge, e le prove selettive scremano lasciando indietro magari dei possibili ottimi insegnanti. Bisognerebbe piuttosto parlare di “sapere professionale”, che è sempre in evoluzione. Oggi infatti la questione dell’insegnare poggia su basi diverse, perché su basi diverse è costruito l’approccio al conoscere, ma i nostri organismi “preselettivi” sembrano non accorgersene perché l’obiettivo è quello, comunque, di creare un numero più piccolo di partecipanti con la roulette russa dei quiz….


www.larepubblica.it - 29 agosto 2012
“Scuola, la Lombardia al via nel caos. 500 istituti partiranno senza preside”
░ Il Consiglio di Stato ha dato ragione agli insegnanti che avevano chiesto l'annullamento del concorso a dirigenti scolastici.
Scuola lombarda nel caos: più di 500 scuole partiranno senza una il preside. Il Consiglio di Stato dà ragione agli insegnanti che avevano presentato ricorso sulla maxi prova per dirigenti scolastici, rigettando la richiesta del ministero dell'Istruzione di sospendere gli effetti della sentenza del Tar che aveva annullato il concorso. In attesa della decisione definitiva, fissata per novembre, sono state bloccate tutte le procedure per le 355 immissioni in ruolo che l'Ufficio scolastico regionale sperava di concludere entro il 31 agosto. Ma che non sarebbero bastate, peraltro, a coprire i 500 posti vacanti. E l'anno si aprirà con una voragine alla guida degli istituti: una scuola su due sarà affidata a un reggente. … Il tribunale amministrativo aveva accolto il ricorso presentato da più di cento insegnanti che hanno partecipato alle prove e hanno poi chiesto l'annullamento degli scritti perché, secondo l'ordinanza, durante la correzione dei compiti non era stato garantito il principio dell'anonimato.

Corriere della sera - 30 agosto 2012
“Quiz sbagliati ai prof Profumo pubblica i nomi degli esperti”.
░ In Rete i nomi dei 145 esperti che hanno preparato i test: il pasticciaccio dei «Tfa» finisce in rete: il ministero dell'Istruzione ha pubblicato i nomi dei professori che hanno compilato le domande contestate, 145 «esperti che il 5 agosto 2011 furono nominati con decreto ministeriale, firmato dal direttore Luciano Chiappetta. Pubblicati sul sito del ministero, che è andato in tilt pochi minuti dopo l'annuncio, anche i nomi dei docenti della commissione riparatrice, presieduta da Lucrezia Stellacci, che il 7 agosto scorso si è riunita per esaminare le domande contestate e per provare a porre rimedio al «pasticciaccio».
Tra il 6 e il 31 luglio hanno partecipato ai test oltre 150mila persone, per circa 20mila posti, con un incasso per gli atenei (secondo stime della Uil) di oltre 15 milioni di euro: solo il 30% era stato ammesso, con picchi inverosimili come il 3,3% degli ammessi in filosofia, il 3% degli ammessi in francese, l'80% degli ammessi in arabo. E il motivo è risultato evidente quando sono cominciate a piovere valanghe di contestazioni: nelle 37 prove, come ha evidenziato la commissione che ha riesaminato tutto il materiale, si va da un minimo di 4 ad un massimo di 25 domande ricorrette e considerate scientificamente sbagliate. Ora si sa chi ha prodotto quegli errori, anche se non è stato reso noto — questo è l'unico documento che manca — l'elenco delle domande sbagliate riscritte dai tecnici chiamati a rivedere le prove dal ministro Profumo, che si è scusato per tutta la faccenda. «Gli interessati che intendano acquisire le schede di verifica dei test relative a ciascuna classe di concorso — scrive il ministero — potranno inoltrare specifica istanza all'indirizzo di posta elettronica certificata dal Dipartimento istruzione, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., indicando la motivazione, la classe di concorso per la quale hanno partecipato e il proprio indirizzo postale elettronico», tenendo conto che quelli che hanno già avanzato le proprie istanze avranno riscontro entro i tempi previsti dalla legge. Ma perché questo «buco»? «Un terzo della commissione si è opposto», spiega Stellacci. «Temevano di essere sbattuti in prima pagina, e così abbiamo stabilito di non pubblicare le schede». Ma i nomi, quelli pubblicati, non dicono niente ad una persona che non è esperta di scuola: «Neanche a chi lo è, glielo assicuro», prosegue la coordinatrice. «Sono per lo più interni al ministero, nessun accademico, molti ispettori, come il coordinatore del gruppo, Favini, che tra l'altro è da due anni in pensione: nessuno di loro ha percepito un compenso, ma probabilmente sono stati precettati d'urgenza l'estate scorsa per fare i test e per lo più hanno lavorato da soli. Vuol sapere perché è andato tutto male? Per questo, perché è mancato il confronto».

 


 

ItaliaOggi - 14 agosto 2012
“Prima i docenti da ricollocare, poi si procede con i nuovi”.
░ Soprannumerari e neoimmessi in ruolo: come procedere alle nomine (di Antimo Di Geronimo).
Gli esuberi si mangiano le immissioni in ruolo. Prima di procedere alle immissioni in ruolo autorizzate, gli uffici scolastici dovranno verificare se le cattedre e i posti disponibili non siano utilizzabili per le utilizzazioni del personale in esubero incollocabile nella propria classe di concorso. E solo se non sarà possibile procedere in tal senso si potrà dare luogo alle nuove assunzioni…. Ma ciò non inciderà sul numero complessivo delle immissioni in ruolo. Perché le assunzioni che non saranno effettuate in una classe di concorso, perché il posto deve essere occupato da un docente in esubero altrimenti incollocabile, saranno recuperate in altre classi di concorso con più disponibilità. Lo prevede la bozza decreto sulle immissioni in ruolo e la circolare 6103 del 10 agosto scorso…. Gli uffici dovranno tenere conto «dell'eventuale utilizzazione di personale in esubero su determinate classi di concorso in attuazione dei criteri di cui all'art. 14, commi 17-20 del decreto legge n. 95/2012»… «ed all'art. 2 comma 3 dell'ipotesi di contratto integrativo sulle utilizzazioni del personale scolastico». Il decreto chiarisce, inoltre, che l'utilizzazione del personale in esubero in altra classe di concorso (anche senza abilitazione e sulla base dei soli titoli di studio posseduti) cancella la possibilità di disporre immissioni in ruolo nella classe di concorso dove viene utilizzato il personale in esubero. Sebbene solo in numeri pari alle utilizzazioni. Ma non fa diminuire il contingente complessivo dei posti autorizzati. E quindi il posto o la cattedra non più attribuibili ad immissione in ruolo nella classe di concorso di riferimento vengono assegnati in altra classe di concorso dove vi siano disponibilità a sufficienza. L'amministrazione ha spiegato inoltre che l'utilizzazione prioritaria deve essere effettuata anche a vantaggio degli insegnanti tecnico pratici destinati alla ricollocazione nei ruoli del personale Ata, prima di effettuare tale ricollocazione. La ratio di queste disposizioni è quella di evitare che le nuove assunzioni precludano la ricollocazione del personale in esubero. In ciò vanificando le regole contenute nel decreto sulla spending review (convertito in legge il 7 agosto scorso). Regole che prendono spunto da quelle contenute nella normativa sulle utilizzazioni, compresa l'ipotesi di accordo di quest'anno. E che ne chiariscono ulteriormente gli ambiti di applicazione, declinando tutte le ipotesi di ricollocazione in un elenco sequenziale e tassativo. Dalla lettura sistematica delle disposizioni contrattuali in itinere e le norme del decreto sulla revisione della spesa già in vigore la procedura per ricollocazione risulta così come segue. Prima di tutto si tenta di ricollocare il docente in esubero nell'ambito della classe di concorso di appartenenza (art. 2 , comma 3 lettera a) dell'ipotesi di contratto). Poi si prova ad utilizzarlo in altra classe di concorso dove abbia l'abilitazione (art. 2, comma 3 lettera b). Infine si tenta di ricollocarlo in altra classe di concorso dove abbia il titolo di studio di accesso, ma sia sprovvisto di abilitazione, secondo le richieste del docente interessato (art. 2, comma 3 lettera c) o, in assenza, d'ufficio (art. 14, comma 17 del d.l. 95/2012).

www.lastampa.it - 17 agosto 2012
“Ai test per i prof domande sbagliate. Passano tutti”.
░ Graduatorie TFA: la rabbia degli ammessi. Di Flavia Amabile.
Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, era armato di ottime intenzioni quando ha deciso di ammettere gli errori commessi durante la realizzazione dei test per la preselezione al Tfa, il Tirocinio formativo attivo. Nel comunicato del 5 agosto, dove si chiedeva scusa per quanto accaduto, c’erano la voglia di trasparenza, il coraggio di non nascondersi, il desiderio di andare oltre e di garantire il funzionamento della macchina messa in moto. Tutto sacrosanto. Anche perché la media complessiva dei quesiti errati è stata del 18,8% e in alcune classi di concorso si arriva a oltre 4 quiz su 10 errati. È stato più difficile, però, per molti digerire il passo successivo, vale a dire la sanatoria che ha reso corrette le domande che una commissione nominata dal ministero ha considerato errate o, comunque, di ambigua interpretazione. All’improvviso il numero degli ammessi è cresciuto a dismisura, in alcuni casi addirittura decuplicato, facendo andare su tutte le furie chi aveva risposto in modo esatto alle domande. Il Sussidiario.net ha pubblicato una lettera dai toni molto duri firmata da «Un gruppo di aspiranti insegnanti che hanno superato la prova preliminare del Tfa». «Siamo indignati scrivono - di fronte a questo trattamento iniquo che mette sullo stesso piano la preparazione e la mancanza di preparazione, il merito e la buona sorte». «Con questa operazione - proseguono - si è squalificato una volta per tutte il valore della prova preliminare». Concludono chiedendo «con forza» le graduatorie precedenti o «l’attribuzione di un bonus aggiuntivo ai candidati così platealmente penalizzati». Altrimenti? Altrimenti un’azione legale collettiva. Lettere simili stanno arrivando a tutti i siti che si occupano di scuola, a indicare che non si tratta di un’iniziativa isolata. E quindi il sogno del ministro di garantire il funzionamento della macchina del Tfa dello scorso anno è piuttosto a rischio. Così come quello di dare un segnale di buona volontà a chi ha partecipato ai test e a chi dovrà partecipare in futuro. Le polemiche non si sono mai fermate. Nella classe 61 di concorso, quella dei futuri prof di Storia dell’arte, c’è chi ha contestato la correzione della seconda commissione, sostenendo che vi sono nuovi errori. Oppure la classe A111 di Lingua e Civiltà Cinese, dove denunciano «violazioni di regolamento». La confusione è totale mentre un altro fronte è pronto a scoppiare. In molti hanno chiesto di conoscere l’elenco dei responsabili degli errori. Si tratta di una commissione nominata con il Decreto Direttoriale numero 52 del 5 agosto 2011. Ma è inutile provare a cercare il documento sul sito del Miur, è stato secretato. Il ministro Francesco Profumo ha scelto di non dare in pasto a tutti il nome di persone che non ha nominato ma che comunque ritiene non elegante non difendere in un momento come questo. Da viale Trastevere si dicono certi di avere fatto il massimo intervenendo nel modo più tempestivo possibile garantendo la tenuta della selezione e assicurano che le prossime prove saranno svolte in modo molto diverso. Si sta pensando ad una prova unica nazionale mentre le commissioni saranno formate da docenti universitari ed esperti di test in grado di valutare le competenze dei futuri prof. Ma la spiegazione del Miur non ha convinto del tutto, a girare in rete lo scetticismo è molto. Ci si chiede come sia possibile aver affidato tutto ad un gruppo di persone nominato da un precedente ministro e non aver controllato nemmeno i testi di una classe di concorso in tutti questi mesi. Sul piede di guerra anche i decani della cultura umanistica. Ventisette grandi professori hanno scritto al presidente della Repubblica per denunciare lo scandalo delle prove di accesso al Tfa e per chiedere «modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante».

Corriere della sera - 18 agosto 2012
“Nessun ateneo italiano tra i primi cento”.
░ Harvard è la numero uno. A Pisa e Roma le nostre università migliori.
Sono le Università di Pisa e La Sapienza di Roma i migliori atenei italiani: a sostenerlo è l'Academic ranking of world universities (Arwu), una classifica elaborata dalla Jiao Tong University di Shanghai, tra le più accreditate a livello internazionale insieme a quelle elaborate annualmente da Times higher education e QS World university rankings. La decima edizione della ricerca di Shanghai, che assegna ad Harvard il primo premio, elenca le 500 migliori università nel mondo: tra queste compaiono 20 istituzioni accademiche italiane, contro le 22 dello scorso anno, ponendo l'Italia all'ottavo posto tra le nazioni, insieme alla Francia. Tra le novità più importanti, la «scomparsa» dalla classifica delle Università di Siena e Pavia, e il cambiamento di posizione di due atenei: Palermo, che è andata peggiorando, spostandosi dal gruppo collocato tra il 301° posto e il 400° a quello tra il 401° e il 500°, e la Scuola Normale di Pisa, che invece ha migliorato le sue performance, passando dal gruppo 301-400 al gruppo 201-300. I due atenei di Roma e di Pisa (nel blocco 101-150) precedono invece come l'anno scorso Milano e Padova, tra il 151° e il 200° posto, e quelli di Bologna, Firenze, Torino, del Politecnico di Milano e della Scuola Normale, che si situano tutti tra il 201° e il 300° posto. Nella parte bassa della graduatoria, si piazzano Genova, Napoli (Federico II), Roma Tor Vergata, tutte tra il 301° e il 400° posto, per chiudere con il gruppo più corposo, quello degli atenei collocati tra il 401° e il 500° posto, dove troviamo la Cattolica, il Politecnico di Torino, l'università di Bari, Ferrara, Palermo, Parma, Perugia e la Bicocca di Milano…. La classifica Arwu dà grande importanza alla qualità delle performance, sia accademiche che di ricerca, considerando elementi come il numero di riconoscimenti internazionali ottenuti dallo staff accademico, il numero delle pubblicazioni e delle citazioni, i risultati conseguiti in relazione alle dimensioni dell'istituzione. Rischia di non essere obiettiva, come ipotizza la ministra francese all'Istruzione Geneviève Fioraso, secondo cui l'Arwu «non tiene conto della qualità dell'insegnamento e ignora in gran parte le scienze umane e sociali»? «Tutte le classifiche sono parziali, indicative, perché fanno riferimento solo ad alcuni indicatori — risponde il presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) Enrico Decleva —. E comunque in Italia o si assume un atteggiamento più responsabile, e cioè ci si rende conto che bisogna investire in alta formazione, oppure le università nostrane non potranno mai essere ai primi posti della classifica».

La tecnica della scuola - 20 agosto 2012
“Preselettive TFA tra decreti ministeriali e direttoriali”.
░ Chi ha nominato la commissione che ha elaborato i test Tfa? Mistero. Profumo dice che è stata Gelmini, ma Gelmini risponde che la nomina è direttoriale e non ministeriale.
Il ministro Profumo nel suo comunicato del 5 agosto 2012 dice “i test somministrati ai candidati sono stati elaborati da commissioni nominate dal Ministro il 5 agosto 2011 e secretati, per ovvie ragioni di sicurezza". L’ex ministro Gelmini risponde, sentitasi tirata direttamente in ballo, con un post dalla sua pagina di Facebook e dice “Nei giorni scorsi nuove polemiche hanno investito le commissioni che hanno redatto appunto i test del Tfa e si è fatta trapelare la notizia che le commissioni sarebbero state nominate da me lo scorso agosto. L'altro ieri, con un comunicato non troppo spontaneo, il Miur ha infine ricordato che il decreto di nomina delle commissioni è direttoriale e non ministeriale . Un decreto ministeriale nell'ordinamento giuridico italiano, è un atto amministrativo emesso da un Ministro nell'ambito delle materie di competenza del suo dicastero; non ha forza di legge e, nel sistema delle fonti del diritto, può rivestire il carattere di fonte normativa secondaria, laddove ponga un regolamento. Quindi l’ex ministro Gelmini afferma di non aver firmato il decreto n 52 del 5 agosto 2011, in quanto lo avrà concepito, sotto il suo mandato ministeriale, un direttore generale che al momento giace nell’ombra. Mentre si sta svolgendo questo balletto di mancata assunzione di responsabilità, i partecipanti al concorso Tfa osservano, le testate giornalistiche e i siti web di settore osservano, il mondo della scuola osserva, le famiglie di tutti gli operatori scolastici osservano, i cittadini più informati osservano, mentre la fine dell’attuale legislatura inesorabilmente si avvicina.

www.tuttoscuola.com - 21 agosto 2012
“Per l’Ocse sull’istruzione si può ancora tagliare”.
░ Riportiamo in parte due brevi note pubblicate sul periodico telematico.
Dopo anni di tagli alla scuola, applicati con particolare rigore dagli ultimi governi Prodi e Berlusconi, molti pensano - all’interno del mondo della scuola ma non solo - che il settore dell’istruzione abbia già “dato” abbastanza. E che quindi ora per eventuali ulteriori riduzioni della spesa pubblica, di cui si parla come passo necessario per una contestuale riduzione della sempre più asfissiante pressione fiscale, sia naturale guardare ad altri settori. Non tutti evidentemente la pensano così. Piercarlo Padoan, capoeconomista Ocse - l’organismo internazionale i cui studi (a partire dalle analisi comparative del progetto Pisa) hanno una grande influenza sulle politiche dei governi -commentando la smentita del governo italiano sul taglio del'Irpef, ha recentemente affermato: “I margini per tagliare le tasse vanno costruiti e consolidati. La riduzione della pressione fiscale va finanziata con tagli di spesa. I margini di guadagno attraverso la razionalizzazione di voci di spesa pubblica, come la sanità o l'istruzione, sono molto considerevoli, secondo alcune stime il 2% del pil, e soprattutto sono permanenti”. E ha concluso che sulla spending review “c'è ancora molta strada da fare”. Quindi l’istruzione sarebbe, con la sanità, uno dei settori dai quali secondo l’economista italiano si potrebbero ricavare significativi risparmi. Eppure l’incidenza della spesa per l’istruzione sulla spesa pubblica totale è passata in Italia dal 10,3% del 1990 a meno del 9%, e con gli effetti dei tagli degli ultimi anni scenderà ancora….. Se si vuole migliorare la competitività del paese, puntando anche sul capitale umano e quindi su una maggiore efficacia del sistema di istruzione, è necessario effettuare numerosi investimenti. Ne consegue che i risparmi derivanti dall’efficientamento (come si dice in gergo aziendale) del sistema dovrebbero essere reinvestiti, e a questi si dovrebbero sommare anche altre risorse da investire nella qualità della scuola: in strutture, reti, ricerca didattica, stabilizzazione e aggiornamento del personale. E poi in retribuzioni più dignitose per tutti, oltre a un percorso di carriera con meccanismi di incentivazione del personale che si vuole impegnare di più. Se inquadrate così, in un’ottica strategica e lungimirante, le ipotesi di ulteriori razionalizzazioni – intese come eliminazione di inefficienze o di spese improduttive – possono avere un senso, e le prospettive di innescare la crescita (forse nel medio termine) e con essa la riduzione delle tasse, appaiono più credibili. …

http://retescuole.net/- 22 agosto 2012
“I 103 milioni che vissero due volte”.
░ Riportiamo una puntualizzazione di Mario Piemontese, su quanto il Consiglio ha detto, parlando al Meeting di Rimini, sul finanziamento della fornitura gratuita dei libri di testo scolastici.
L'art. 27 della legge n. 448 del 1998 ha destinato, per l'anno 1999, 200 miliardi di lire per "garantire la gratuità, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono l'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti, nonché alla fornitura di libri di testo da dare anche in comodato agli studenti della scuola secondaria superiore in possesso dei requisiti richiesti". Con il passaggio all'euro i 200 miliardi di lire sono diventati 103 milioni di euro. Ogni anno l'articolo 27 è sempre stato finanziato e continua ad esserlo. L'articolo 7 - quinquies del decreto legge n. 5 del 2009 ha istituito un fondo per "assicurare il finanziamento di interventi urgenti ed indifferibili, con particolare riguardo ai settori dell'istruzione e agli interventi organizzativi connessi ad eventi celebrativi". Per il 2011 e per il 2012 da questo fondo sono stati presi i finanziamenti per l'articolo 27. Cosa è accaduto negli ultimi mesi ? L'articolo 23 del decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012, quello della "spending review", ha stabilito che dal 2013 l'articolo 27 tornerà a avere un finanziamento specifico che non sarà più prelevato dal fondo istituito dal decreto legge n. 5 del 2009. Il Governo Monti ha quindi investito almeno un euro in più, rispetto al solito, per la fornitura gratuita dei libri di testo ? No!.

CORRIERE DELLA SERA - 23 agosto 2012
“Tirocini nei ristoranti per gli studenti”.
░ La scuola del futuro va a braccetto col turismo, e con la formazione-lavoro. (Bianca Di Giovanni).
I ragazzi degli istituti tecnici e professionali alterneranno lo studio sui banchi di scuola a ore di lavoro e tirocinio in hotel, ristoranti, agenzie di viaggio. Tutto grazie ai nuovi «poli tecnico-professionali» disegnati dal ministero dell’Istruzione. «Siamo sulla buona strada per creare i poli turistici nelle regioni ad alta attrattività, e cioè Calabria, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Puglia, Sicilia e Campania—conferma il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini —. L’obiettivo è duplice: da una parte si colma il gap tra domanda e offerta di lavoro nel settore turistico, e dall’altra si rilancia il turismo nel nostro Paese ». Si punta anche sull’agro- business: in Basilicata è già stato stretto un accordo con l’associazione degli agronomi per la creazione di un polo ad hoc. Entro settembre saranno emanate le linee guida, ma in base alle prime anticipazioni per dare vita a un polo ci vorranno almeno due istituti tecnico e/o professionali collegati con un centro di formazione professionale e almeno due imprese della filiera produttiva di riferimento.….. Un altro progetto a cui si sta lavorando è l’alternanza scuola- lavoro, cioè la possibilità per gli studenti di tutte le scuole superiori (anche licei) tra i 15 e i 18 anni di alternare ore sui banchi a ore di tirocinio in azienda: da teoria ratificata da un decreto legge, rimasto inapplicato, l’alternanza punta a diventare realtà. Il ministero dell’Istruzione vuole aumentare del 10% all’anno il numero di studenti coinvolti. Attualmente su oltre 2 milioni e mezzo di ragazzi che frequentano le scuole secondarie solo 90 mila sono stati coinvolti in esperienze di lavoro: meno del 5%. E per chi dopo il diploma non vuole andare all’università, ci sono gli Its, ovvero scuole di alta formazione per diplomati, tutte legate ad aziende del settore, finanziate quest’anno per 14 milioni.

La Repubblica - 23 agosto 2012
“Il "caos calmo" per l'avvio del nuovo anno scolastico”.
░ Nelle province più grandi, gli insegnanti di sostegno potranno arrivare solo qualche tempo dopo l'inizio delle lezioni, per effetto delle recenti disposizioni burocratiche. (Salvo Intravaia).
E’ “caos calmo”, parafrasando il titolo di un film di Nanni Moretti, nella scuola. A poco più di due settimane dal ritorno sui banchi scolastici la macchina ministeriale si inceppa. E i supplenti, soprattutto nelle province più grandi, arriveranno in classe quasi certamente dopo l’avvio delle lezioni. I più penalizzati saranno gli alunni disabili che dovranno aspettare parecchio prima di avere accanto il docente specializzato. …. A determinare questa empasse una serie di contrattempi, ritardi e norme approvate a ridosso di ferragosto. Vediamo di che si tratta. Ogni anno, per assegnare tutti i docenti alle classi occorre espletare una serie di adempimenti, ormai “quasi automatici”. Il primo riguarda le cosiddette assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni del personale docente di ruolo: coloro che chiedono il trasferimento in altra scuola, anche di un’altra provincia, o l’utilizzazione su un’altra cattedra per un solo anno. Ma quest’anno, contrariamente a quanto avvenuto sempre, l’ipotesi di accordo tra sindacati e ministero, sottoscritta a giugno, è stata bocciata dal ministero dell’Economia per una serie di rilievi ai quali stanno lavorando a viale Trastevere. Così, il ministero si è premurato di comunicare ai singoli provveditorati agli studi di provvedere sulla falsariga dell’accordo dello scorso anno. Ma in diverse realtà, per evitare inutile contenzioso, col conseguente balletto degli insegnanti che ne potrebbe conseguire, si sta ancora aspettando di conoscere la formulazione dell’accordo definitivo. Senza assegnazioni provvisorie e utilizzazioni non si può prevedere alle nomine in ruolo. … Una operazione, quella delle nomine in ruolo, che nelle province più grosse può durare anche diverse settimane e che non è ancora iniziata in nessuna delle realtà territoriali in questione. Nelle province più piccole le convocazioni scatteranno lunedì 27 agosto: la normativa imporrebbe di nominare tutti i fortunati neo insegnanti entro fine mese. Un’impresa quasi impossibile per tantissimi provveditorati e che farà slittare anche la nomina dei supplenti. Si calcola che quest’anno saranno occorrerà nominare almeno 8 mila docenti con supplenza fino al 31 agosto, un numero non ancora definito, ma che si aggira attorno alle 50/60 mila unità, di supplenti fino al termine delle lezioni, di cui almeno 30 mila di sostegno. Ma non solo. La definizione del personale da inviare nelle scuole, quest’anno, è ulteriormente complicata dalle norme contenute nel decreto sulla Spending review che dovrebbe collocare i quasi 10 mila insegnanti in esubero e i 3.800 inidonei nei posti attualmente liberi. E le cose andranno presumibilmente per le lunghe. … Per il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) è tutto in alto mare: il contingente di eventuali immissioni in ruolo era stato previsto dopo il ferragosto ma ancora tutto tace. E dire che a livello nazionale, ci sono oltre 8 mila posti vacanti, 5 mila e 300 dei quali di collaboratore scolastico, figure che oltre a provvedere a mantenere puliti i locali scolastici, servono a garantire la vigilanza degli alunni. Oggi pomeriggio, al ministero, si svolgerà un incontro conclusivo sull’avvio dell’anno scolastico. E trapela la notizia che anche per immissioni in ruolo conferite dopo il primo settembre il ministero garantirà lo stipendio dell’intero mese.

 

La tecnica della scuola – 10 agosto 2012
“Valutazione delle scuole: arriva il regolamento”.
░ Le scuole dovranno attivare procedure di autovalutazione. Previste visite di nuclei esterni e attività di miglioramento monitorate dall'Invalsi.
Dopo più di un anno e mezzo prende avvio il percorso previsto dal decreto legge “mille proroghe” del dicembre 2010 che prevedeva l’emanazione di un nuovo regolamento del sistema nazionale di valutazione. Nel corso del Consiglio dei Ministri convocato per venerdì 10 agosto, il ministro Francesco Profumo presenterà infatti lo schema di Regolamento sulla materia. L’articolo 6 dello schema di regolamento prevede per le istituzioni scolastiche diverse procedure valutative. La prima riguarderà l’autovalutazione che dovrà partire dalla analisi e dalla verifica del proprio servizio sulla base dei dati resi disponibili da sistema informativo del Ministero oltre che dalle rilevazioni sugli apprendimenti e dalle elaborazioni relative al “valore aggiunto” individuato dall’Invalsi (non si esclude ovviamente il riferimento a ulteriori elementi significativi individuati dalla scuola stessa). La seconda concerne invece la valutazione esterna, a partire dalla individuazione delle situazioni da sottoporre a verifica sulla base di indicatori di efficacia ed efficienza definiti dall’Invalsi. Ogni anno appositi nuclei di valutazione, formati da un ispettore tecnico e due esperti designati dall’Invalsi, potranno visitare le scuole (si parla di 400 istituzioni scolastiche) anche allo scopo di aiutare dirigenti scolastici e organi collegiali a mettere a punto eventuali piani di miglioramento. Dopo il varo previsto, come si è detto, per la giornata del 10 agosto, il provvedimento dovrà ancora superare diversi esami (parere del CNPI, della Conferenza Stato-Regioni, del Consiglio di Stato oltre che delle Commissioni parlamentari) per essere infine adottato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri. Nella migliore delle ipotesi il Regolamento potrebbe entrare in vigore il prossimo autunno. L’avvio del procedimento di approvazione del decreto è passato per ora un po’ sotto silenzio, ma non è difficile prevedere che con la riapertura dell’anno scolastico le polemiche non mancheranno.

ItaliaOggi – 10 agosto 2012
“Niente più premi ai prof. Controriforma di Profumo”.
░ La valutazione del sistema scolastico non comporterà, per le scuole o per i singoli docenti,penalizzazioni né premi. E’ questa la linea proposta (10 agosto) dal Ministro Profumo al Consiglio dei Ministri e che passa ora al vaglio del Consiglio di Stato.
Un nucleo di esperti-osservatori che saranno inviati, sotto l'indirizzo e il coordinamento dell'Invalsi, l'istituto nazionale di valutazione, nelle scuole per capire e individuare i miglioramenti possibili, sia nella didattica che nella gestione amministrativa. Gli esperti saranno individuati dal ministero in un secondo momento. Ma non ci sarà nessuna penalizzazione per chi rende di meno, così come nessun premio a chi eccelle. Perché la retromarcia rispetto ai 4 proclami di meritocrazia del precedente governo ? Premiare il merito è stato il vessillo degli ex ministri della funzione pubblica, Renato Brunetta, e dell'istruzione, Mariastella Gelmini, (molto) prima ancora di Luigi Berlinguer, che da ministro di sinistra fu costretto a dimettersi a causa delle proteste di piazza contro il cosiddetto concorsone, che prevedeva un aumento di stipendio per chi superava una selezione periodica. Nei fatti tutti, a destra e a sinistra, hanno provato quanto sia difficile valutare le performance del personale e delle scuole, perché mancano indicatori certi e scientificamente validi, perché i sindacati sono tradizionalmente contrari a sottrarre competenze al contratto rispetto a strumenti privatistici di valutazione; e perché poi differenziare i salari dei docenti, così come le entrate delle scuole, richiederebbe maggiori investimenti e non invece, come capita i tempi di crisi, riduzioni di spesa. La Gelmini aveva avviato due sperimentazioni. Quella dei prof è morta dopo neanche un anno. La seconda, valutare le scuole, andrà avanti fino a scadenza naturale. La nuova valutazione messa sul piatto dal ministro Francesco Profumo si articola nell'autovalutazione della scuola e nella rilevazione affidata a osservatori esterni. Un modello, quello degli osservatori esterni, che in Usa sta sperimentando, pare con buoni esiti, la fondazione di Bill Gates.

la Repubblica – 10 agosto 2012
“Per mia figlia in sedia a rotelle lo studio è diventato la vita”
░ Parla la mamma della ragazza rifiutata dalle Università.
Non che “da grande” debba fare per forza la psicologa, ma Rosanna ci tiene tanto ad approfondire quelle nozioni. «Lei ha scelto psicologia perché deve capire la mente umana», sorride Mimma, 47 anni, da 45 al fianco di sua figlia, nell’abitazione di Ruvo di Puglia. La storia di Rosanna Lovino, 19 enne con gravi disabilità, pubblicata ieri da Repubblica, ha rimbalzato in buona parte degli Atenei italiani, per tornare a Bari, dove fanno sapere che la neodiplomata è bene accetta. Attaccata a un respiratore, ad elevato rischio di contrarre infezioni e impossibilitata a uscire di casa, Rosanna ha fame di sapere. «A tre anni e mezzo conosceva la geometria — racconta mamma Mimma — Durante il suo ricovero durato un anno e mezzo in Rianimazione ad Andria e cominciato quando aveva solo 20 mesi, tutti noi le abbiamo insegnato qualcosa ». A un anno e mezzo, infatti, si sono palesati i segni di una gravissima patologia, molto rara nel sud Italia, che le impedisce la crescita corporea ma che lascia fortunatamente integro e perfettamente funzionante il cervello: «Entrava il medico e le insegnava una cosa, poi andavo io e facevo la stessa cosa — ricorda Mimma — poi l’infermiere le leggeva le poesie, a tre anni e mezzo è stata la volta delle figure geometriche, quando sapeva già leggere perfettamente». Il metodo basato sull’utilizzo di una webcam collegata con l’aula scolastica è stato inaugurato quando ha raggiunto la prima importante soglia delle elementari. «Sono 13 anni che studia così, era certa che all’università non ci sarebbero stati problemi — racconta la sua mamma — Ne ha fatte tante, poi quando ha avuto le risposte negative dagli Atenei è entrata nello sconforto, ha detto “non faccio più nulla”. Ma poi era sempre lei stessa a ribellarsi: “ma perché non devo fare psicologia?” ». Ieri le numerose offerte, magari non proprio spontanee, ma importanti. «Non se l’aspettava, è contenta, ha detto: “Mamma, non è tutto perso, posso realizzare il mio sogno”. Il suo sogno è studiare, lei non può uscire come tutti gli altri, lo studio per lei è tutto ». In posizione sdraiata tutto il giorno, tranne quando mangia (sta seduta), surriscalda il suo computer al quale trasmette comandi con una tastiera facilitata dotata di due mouse: uno in mano che fa da puntatore, l’altro cliccato con l’alluce. E adesso Rosanna può scegliere se frequentare le diverse Università telematiche che le hanno scritto ieri, quella dell’Aquila o di Chieti — Pescara. O l’Università di Bari che, tiene a precisare, non è stata mai contattata dalla studentessa: «Qualora intendesse iscriversi al corso di Scienze e Tecniche psicologiche (attivo presso la Facoltà di Scienze della Formazione) — fanno sapere — l’Ateneo non avrebbe alcuna difficoltà ad accoglierla. Verrebbero studiate le misure atte a garantire ogni opportunità come oramai da alcuni anni si opera nei confronti degli studenti diversamente abili che sono circa 700, affetti dalle più diverse patologie. È infatti attivo un ufficio ad hoc, guidato da un docente delegato alle diverse abilità presso il quale discutere di tutti i problemi legati alle necessità dei singoli, anche quelli affetti dalle patologie più invalidanti». «Adesso vediamo — ride ancora mamma Mimma — Rosanna non programma mai niente».

La tecnica della scuola – 11 agosto 2012
“Tfa, gli esperti del Miur ammettono gli errori: è boom di ripescati!”.
░ Conclusa la supervisione delle commissioni di docenti universitari convocate per verificare l’esattezza dei 60 quesiti proposti per ogni disciplina. Sul sito del Cineca gli elenchi domande corrette e i nuovi punteggi dei candidati ammessi: grazie al nuovo “bonus” moltissimi partecipanti inizialmente esclusi si ritrovano ora ammessi. Una soluzione che fa comodo anche agli atenei. (di Alessandro Giuliani).
Sono bastati pochi giorni alle varie commissioni di docenti universitari nominate del ministero dell’Istruzione per verificare la correttezza scientifica dei test delle prove nazionali di preselezione ai Corsi di Tfa: pochi minuti fa il Cineca, cui il Miur ha affidato il coordinamento delle discusse preselezioni che in alcune discipline (Filosofia, psicologie e scienze dell’educazione e Francese) hanno visto passare appena il 3% di partecipanti ha pubblicato l’esito del lavoro di supervisione. “Ciascun docente – si legge in un comunicato di viale Trasevere - ha rivisto le domande della disciplina di sua competenza ed ha riportato i risultati del suo lavoro su un format in cui figura il numero delle domande riconosciute non corrette, l'esposizione dell'errore contenuto nella domanda e/o nelle risposte, la matrice corretta ove possibile”. Nel report conclusivo sono contenuti gli elenchi delle domande riconosciute non corrette, per ciascuna classe di concorso, assieme all'elenco dei punteggi assegnati ai candidati che hanno sostenuto la prova. Da una prima ricognizione, si evince che le tante lamentele dei corsisti (per la presenza di refusi, domande mal poste, presenza di più risposte esatte, errori materiali, ecc.) hanno avuto effetto. Tanto che in alcune discipline risultano almeno una decina di domande dubbie Nella A035 e nella A060 se ne contano addirittura 25!... Il Miur ha così scongiurato un danno d'immagine ed economico non indifferente. Un deficit, quest'ultimo, che sarebbe ricaduto tutto sugli atenei che avevano già predisposto la macchina organizzativa e che contavano sulla quota di partecipazione dei corsisti tutt'altro che simbolica: tra i 2.200 ed i 3.100 euro ciascuno. E siccome a correggere le prove sono stati proprio i docenti universitari il cerchio non poteva che chiudersi in questo modo.

Tuttoscuola – 11 agosto 2012
“Un sistema di valutazione a tre teste”.
░ Iniziata, in Consiglio dei Ministri la procedura di adozione del nuovo modello di valutazione del sistema scolastico; rimandata l’approvazione.
Su proposta del ministro dell'istruzione Francesco Profumo, il consiglio dei Ministri ha avviato l'esame preliminare di uno schema di decreto che contiene la riforma delle regole attuali. Il nuovo sistema si baserà su tre 'gambe', in linea con quanto aveva ipotizzato l'ex ministro Gelmini: l'Invalsi, l'istituto che attualmente si occupa di rilevare gli apprendimenti degli studenti, l'Indire (l’attuale Ansas- agenzia per lo sviluppo dell'autonomia scolastica), gli ispettori, che faranno parte dei nuclei di valutazione che si recheranno nelle scuole. Inoltre le scuole seguiranno procedure di autovalutazione. Almeno ogni tre anni il ministro dell'Istruzione dovrà indicare le priorità "strategiche" della valutazione del sistema educativo di cui l'invalsi dovrà tenere conto. Nella sede dell'istituto verrà insediata (senza oneri aggiuntivi) una conferenza di coordinamento del nuovi sistema di valutazione…. Per la prima volta l’Invalsi analizzerà il valore aggiunto degli istituti, ovvero il grado di miglioramento conseguito dagli studenti fra l'ingresso e l'uscita da una data scuola.

LA STAMPA.IT – 11 agosto 2012
“Una rivoluzione nella scuola Test per tutti, dati pubblicati”.
░ La procedura che rivoluzionerà la valutazione delle scuole è appena agli inizi: ieri il consiglio dei ministri ha effettuato la prima lettura del regolamento messo a punto dal Miur. Il testo dovrà poi ottenere il via libera del Consiglio di Stato, delle commissioni competenti e poi tornare a Palazzo Chigi per la lettura definitiva. (di Flavia Amabile).
Il regolamento è formato da sette articoli e una condizione più volte ripetuta nel testo: non ci sarà alcun aggravio di spese, il nuovo apparato sarà varato a risorse invariate…. Il regolamento prevede la nascita del Sistema nazionale di valutazione formato dall’Invalsi, dall’Indire e da un nucleo di ispettori interni al Miur ma anche esterni, reclutati dalla società civile, dal mondo delle università, degli enti di ricerca, delle associazioni professionali. Almeno ogni tre anni il ministro dell’Istruzione dovrà indicare le priorità «strategiche» della valutazione del sistema educativo. Nella sede dell’Invalsi verrà insediata una conferenza di coordinamento del nuovi Sistema di valutazione. Anche in questo caso a costo zero. L’Invalsi avrà il compito di fare da capofila e coordinare l’intero sistema, definendo il programma delle visite nelle scuole, gli indicatori di efficienza e di efficacia sulla base dei quali le scuole verranno valutate. L’Indire si occuperà della ricerca, innovazione e formazione mentre gli ispettori effettueranno le valutazioni e le visite nelle scuole. Per le scuole il processo prevede innanzitutto l’autovalutazione, quindi una valutazione esterna, la messa a punto di miglioramenti per aumentare le loro performances e la pubblicazione e la diffusione dei risultati raggiunti.

CORRIERE DELLA SERA – 11 agosto 2012
“Le pagelle anche per le scuole Un nuovo sistema di valutazione”.
░ Ispezioni con gli esperti e dossier autoprodotti dagli istituti.
Ora anche alle scuole verranno date le pagelle. Lo stabilisce il «regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione», ieri in prima lettura al Consiglio dei ministri, che introdurrà di fatto esami e voti anche per docenti e dirigenti scolastici. Il nuovo sistema elaborato dal ministero dell'Istruzione si baserà su tre elementi: l'Invalsi, l'istituto che attualmente si occupa di rilevare gli apprendimenti degli studenti attraverso i famigerati test; l'Indire, che invece segue la formazione degli insegnanti; il nucleo di valutazione esterna. L'Invalsi avrà il ruolo chiave di tutto il sistema e definirà gli indicatori di efficienza a cui le scuole e i loro dirigenti dovranno rispondere, oltre a redigere un rapporto periodico sul sistema scolastico (in modo da consentire anche una comparazione su base internazionale). È come se anche il personale della scuola, e soprattutto i suoi responsabili, dovessero «fare bene i compiti» per poter poi ottenere «buoni voti», cioè risultati positivi, al momento dell'«interrogazione», ovvero dell'ispezione. Il regolamento prova dunque a far cambiare mentalità ai responsabili scolastici, che dovranno abituarsi a fare «autovalutazione», elaborando periodicamente un rapporto in base alle indicazioni dell'Invalsi. E poi dovranno sottoporsi alle ispezioni: un dirigente tecnico (l'ispettore vero e proprio) e due esperti selezionati dall'Invalsi valuteranno come la scuola sta provando a raggiungere gli obiettivi dichiarati, prendendo in considerazione anche il «valore aggiunto» degli istituti, ovvero il grado di miglioramento conseguito dagli studenti fra l'ingresso e l'uscita. Se un ragazzo entra con un basso punteggio Invalsi, e ne esce con uno alto, significa che la scuola funziona bene. Il «voto» dato dal nucleo di valutazione sarà importante per spronare la scuola a migliorare i punti deboli della gestione, ma influirà anche sul premio di produzione dato ai dirigenti scolastici. Perché il dirigente della scuola che esibisce una performance deludente, non avrà il suo bonus economico. Importante anche il ruolo dell'Indire, che dovrà sostenere i «processi di innovazione» delle scuole, favorendo l'uso delle nuove tecnologie in ambito didattico. Quanto costerà tutta questa rivoluzione? Niente, visto che il ministero dell'Istruzione ha introdotto diverse clausole per specificare che la valutazione si fa «nell'ambito delle risorse disponibili»….

La tecnica della scuola – 13 agosto 2012
“Tfa, la soluzione buonista del Muir non piace: in tanti si dicono danneggiati”.
░ Nelle intenzioni di viale Trastevere il “bonus” doveva essere un’ammissione di colpa utile a spazzare via le polemiche Ma c'è chi parla di ulteriore superficialità e pressapochismo. Chi di “pasticcio su pasticcio”. Chi di palese interesse ad avere iscritti, chi di illecito cambiamento delle regole in corsa, che ha fatto decuplicare gli ammessi. In arrivo un’altra ondata di ricorsi ? (di Alessandro Giuliani).
La soluzione lampo di manica larga, adottata dal ministero dell’Istruzione per chiudere in fretta la coda di polemiche venutesi a creare a seguito della “strage” di candidati ai Tfa normali, non sembra aver sortito gli effetti sperati. A 48 ore dalla pubblicazione delle nuove graduatorie, frutto dell’abbuono di un alta percentuale di domande (dubbie, mal fatte, con refusi, sbagliate, ecc.) individuate dalle 48 commissione di docenti universitari incaricate dal Miur, una per ogni classi di concorso per la quale si sono istituiti i corsi, assistiamo ad un fiorire di proteste e di critiche. Formulate dai diretti interessati alla selezione….. Secondo diversi aspiranti docenti il problema è che si è esagerato, rendendo di punto in bianco corretti anche più di 20 quesiti. Come nel caso dei corsi abilitanti per la A036, che senza l’intervento del 10 agosto non sarebbero mai partiti in ben otto atenei. Ed in altri più di dieci avrebbero al massimo due corsisti…. Molti dicono di sentirsi presi “in giro da questa decisione”, si sentono “danneggiati in quanto le selezioni per l'accesso al TFA sono a numero chiuso, e così facendo” ora rischiano “di ottenere un punteggio inferiore e magari non sufficiente rispetto ad altri candidati meno meritevoli”. Per questo, qualora non dovessero essere ammessi ai corsi, si riservano di “ricorrere contro questa decisione per vie legali”. Un rischio, quello del ricorso di massa, che per come si erano messe le cose il Miur avrebbe corso in ogni caso: anche non intervenendo. Almeno, però, in questo modo (inserendo i bonus) molti Tfa potranno essere avviati. Una differenza non da poco. Soprattutto per i candidati ripescati. E le università, sino a due giorni fa rimaste orfane di iscritti prima ancora di partire.

www. Flcgil - 13 agosto 2012
“Appunti sui docenti inidonei”.
░ Assurda la decisione che il Governo ha preso sui docenti inidonei.
Attualmente circa 3500 docenti, poco più del 2% degli insegnanti della scuola pubblica, sono inidonei all’insegnamento e idonei ad altri compiti. Non vanno in classe, ma possono fare tutto il resto che fa un docente. Che non è poco. Basta pensare alla programmazione e all’approfondimento della didattica, alle attività connesse all’insegnamento, alle cosiddette funzioni strumentali. La cura della biblioteca, dei laboratori, l’organizzazione delle visite istruttive e delle attività di orientamento, l’organizzazione delle prove di ingresso, di esami, i test Invalsi. Anche nelle segreterie delle scuole come interfaccia tra amministrativi e colleghi docenti. E tante altre ancora. La scuola è un’organizzazione complessa che richiede molteplici figure anche nello specifico settore didattico. Poi, si sa, anche tra i docenti inidonei ci sono quelli più capaci e disponibili e quelli meno; tra le scuole che li accolgono ci sono quelle più aperte per loro cultura organizzativa a questo apporto un po’ originale di “docenti che non insegnano” e quelle rigide nella divisione dei compiti e quindi più restie a questa novità; soprattutto ci sono le oggettive condizioni di salute con le quali si devono confrontare i docenti inidonei e le scuole nelle quali operano, che si traducono in genere in seri problemi di continuità. Gli inidonei, però, non rinunciano al loro ruolo di docenti: per la preparazione, l’esperienza e gli anni di lavoro. Alla loro funzione di docenti attiene quello che sanno fare e quello che possono continuare a fare. Del resto ne sono convinti tanti pezzi dell’Amministrazione e tante scuole. L’inidoneità in un profilo con l’opportunità di svolgere altri compiti è un istituto di civiltà e di democrazia perché evita la discriminazione di un lavoratore per le sue condizioni di salute; è anche uno strumento pratico e concreto che gli permette di raggiungere i requisiti per la pensione; è, infine, un’opportunità per il luogo di lavoro di poter continuare ad usufruire, sia pure in parte, della professionalità di quel lavoratore. Stupisce perciò che nelle norme relative ai docenti inidonei del decreto trasformato in legge sulla spending review, il governo, il ministro e i sottosegretari alla pubblica istruzione, il parlamento, abbiano spostato in un altro ruolo e in un’altra qualifica tali docenti. Ed è inquietante, per alcuni aspetti, la scelta di farli transitare nei ruoli degli assistenti amministrativi e tecnici delle scuole. Stupisce per i motivi accennati, quelli di legittimità costituzionale, quelli giuridici, etici e di civiltà, e anche per motivi pratici, pensando al contenzioso che si apre. I docenti inidonei sono privati del loro ruolo e retrocessi di qualifica, chiamati a svolgere funzioni amministrative e tecniche per le quali non hanno nessuna preparazione e formazione. Indeboliranno le segreterie e gli uffici tecnici; prenderanno il posto di precari storici non stabilizzati; addirittura, sembra, porteranno il soprannumero nelle nuove qualifiche. Ancora, difficilmente le commissioni mediche riconosceranno agli ormai ex docenti inidonei di essere idonei a fare gli assistenti amministrativi o tecnici; diranno tutt’al più che potranno svolgere solo alcune delle funzioni previste dai nuovi profili, evitando stress psicofisici. … È inquietante infine la visione della scuola sottesa a tali provvedimenti. La scuola è vista come un’organizzazione gerarchica e quasi militare, in cui si passa di grado o si è degradati. Concorsi interni riservati o retrocessioni per motivi vari stanno a dimostrare che non c’è alcun rispetto e alcun approfondimento dei singoli profili, nessuna attenzione per le professionalità che esprimono, nessuna cura per la formazione e l’aggiornamento che richiedono. L’Amministrazione scolastica i precari li caccia via quando vuole, quelli di ruolo li riconverte e li sposta come vuole. Figuriamoci gli inidonei.

l’Unità - 14 agosto 2012
“Il computer non deve schiacciare il libro”.
░ L’autorevole giudizio di Franco Frabboni, con riferimento a un articolo pubblicato su ARTICOLO/33 (il mensile della FLC-CGIL).
Il direttore, Ermanno Detti denincia un dispositivo legislativo che da settembre porterà alla chiusura delle biblioteche scolastiche. Contestualmente, il Ministro dell'istruzione garantisce risorse a go-go per spalmare computer in ogni anfratto delle scuole. No Profumo, così non va. La sua è un'opzione discriminatoria: la lettura e la digitazione vanno tenute in/cordata per permettere ai bambini e ai giovani di conquistare la cima di una cultura diffusa. Siamo per un banco a-due-piazze: perché se precipita il libro, rovina nel burrone anche il computer. Anzitutto, perché libro? Risposta. Ci troviamo a Educare in una stagione storica egemonizzata dal mediatico. Il codice scritto per la sua forza immaginativa ha il compito non di oscurare il video, ma di disinfestare i suoi messaggi di plastica attraverso una fantasia che scorre sì sui binari di "fuga" dalla realtà, ma che dispone anche delle gambe di "ritorno" nella quotidianità: per tingerla di divergenza, lievità, sorriso. Poi, perché il computer? Risposta. La scuola non può rischiare l'analfabetismo informatico. Pena la relegazione a vagone lento dell'odierno convoglio sociale, la cui locomotiva tecnologicoscientifica va in jet, in astronave. Di più. L'informatica riduce i tempi dell'alfabetizzazione/ primaria: dei saperi di base e degli automatismi cognitivi. Assicurando più tempo all'alfabetizzazione/ secondaria: vale a dire, alla costruzione delle forme del pensiero che preservano le conoscenze di lunga durata e che danno le ali all'imparare.

ItaliaOggi - 14 agosto 2012
“La Spending review sbarra la strada alle utilizzazioni”.
░ Prende piede l'ipotesi che l'amministrazione opti per emanare una ordinanza urgente, o di rendere ultrattiva quella dello scorso anno. (di Carlo Forte).
L'entrata in vigore della nuova disciplina del trattamento dei docenti in esubero collide in parte con le disposizioni contenute nell'ipotesi di accordo sulle utilizzazioni. E siccome i contratti non possono più derogare le leggi, la strada per giungere alla sottoscrizione definitiva del contratto, già irta di ostacoli, adesso è tutta in salita. Oltre tutto finché le operazioni di mobilità annuale rimangono in stand by, si ferma anche tutto il resto: immissioni in ruolo e supplenze. Perché la mobilità annuale precede in ogni caso le operazioni di assunzione (si veda l'art.2 del decreto sulle immissioni in ruolo di quest'anno). Dunque, l'ipotesi dell'ordinanza prende piede ogni giorno di più. Sempre che l'amministrazione non decida di dare ultrattività all'ordinanza dell'anno scorso. Ipotesi a dire il vero di dubbia legittimità, ma che sembrerebbe tutt'altro che improbabile. A meno che il contratto sulle utilizzazioni non venga firmato a stretto di posta. L'intoppo è rappresentato fondamentalmente dall'art. 1 della legge 15/2009 (che modifica l'art. 2 del decreto legislativo 15/2009). Che preclude ai contratti collettivi la possibilità di derogare le norme di legge. E quindi, se in un contratto c'è una clausola che collide con una disposizione di legge, l'effetto è che la clausola difforme è nulla e viene automaticamente sostituita dalla disposizione di legge con la quale appare in contrasto. Resta il fatto, però, che questa operazione, in concreto, non è semplice da realizzare. E quindi, per evitare di passare la patata bollente agli uffici periferici delle amministrazioni, con il rischio di interpretazioni non univoche, il legislatore, all'art. 40 del decreto legislativo 2001, ha introdotto una sorta di rimedio preventivo. Vale a dire: il previo controllo del ministero dell'economia e del dipartimento della funzione pubblica circa la compatibilità economica degli accordi integrativi e sulla conformità degli stessi alle disposizioni in vigore. Dunque, un meccanismo perfetto, sulla carta, che però perde efficacia se la procedura di controllo non rispetta i tempi utili per i procedimenti. Ed è proprio quello che sta accadendo per le utilizzazioni e le assegnazioni. Da una parte il ministero dell'istruzione ha impiegato più di un mese solo per predisporre la relazione di accompagnamento e l'invio dell'ipotesi di accordo al mineconomia e alla funzione pubblica. E poi ci si è messo anche il D.L. 95, convertito in legge dalla camera il 7 luglio scorso. Il provvedimento, infatti, prevede che i docenti in esubero incollocabili (i cosiddetti Dop) debbano essere utilizzati anche sulla base del titolo di studio e a prescindere dal possesso dell'abilitazione. E fin qui nulla quaestio, perché la normativa sulle utilizzazioni ha sempre previsto questa cosa (anche se gli uffici periferici sono sempre stati riluttanti a darvi attuazione). Ma se la ricollocazione secondo il titolo di studio non funziona, la legge ora prevede l'utilizzazione sul sostegno ( anche senza titolo di specializzazione, purché l'interessato abbia fatto almeno un corso di formazione specifico). E se nemmeno questa ipotesi funziona, l'utilizzazione su spezzoni. Infine se anche queste tre ipotesi non dovessero funzionare, la legge prevede che il docente debba essere utilizzato, al bisogno, per le supplenze, come se si trattasse di un supplente temporaneo. Queste previsioni collidono apertamente con quanto previsto nell'ipotesi di accordo sulle utilizzazioni e, quindi, il testo non passerà indenne al vaglio di via XX settembre e di Palazzo Vidoni. Oltre tutto, trattandosi di novità assolute, è ragionevole ritenere che gli organi di controllo potrebbero avere bisogno di un po' più di tempo, per gli approfondimenti necessari alla stesura dei rilievi del caso. E ciò rischia di far saltare tutte le scadenze relative alle operazioni di avvio dell'anno scolastico. Che dovrebbero necessariamente concludersi entro il 31 agosto prossimo.

Corriere della sera - 16 agosto 2012
“Né studio né lavoro. Ecco quanto ci costa escludere i giovani”.
░ Una serie di numeri preoccupanti, di fonte D.O.C. Sergio Rizzo spiega, nel confronto Italia-Germania, lo spread “giovani”.
Si fa presto a dire «spread». Perché se fa male ogni volta che il differenziale fra i tassi di rendimento dei nostri Btp e dei bund tedeschi va in orbita, non va certamente meglio con altri confronti. Il più doloroso di tutti, quello che riguarda l’occupazione giovanile. In Germania gli under 30 che lavorano sono 8 milioni 135 mila; in Italia, appena 3 milioni 202 mila. Quasi cinque milioni di meno. Il tasso di occupazione, cioè il rapporto fra i giovani che lavorano e il totale delle persone in quella fascia d’età, è da noi risultato pari, nel primo trimestre dell’anno, al 33,2%, contro il 57,1% dei tedeschi. E’ un dato che forse meglio di qualunque altro spiega l’abisso che separa i nostri due Paesi. Il primo, la Germania, dove i giovani inattivi sono il 36,7%, e il secondo, l’Italia, nel quale sono addirittura il 57,6%: 21 punti in più…. I disoccupati con meno di trent’anni erano in Italia nel 2011… 824 mila: 132 mila in più rispetto alla Germania, che ha però una popolazione del 36% superiore alla nostra. I giovani tedeschi senza lavoro erano dunque pari al 5% di tutti gli abitanti di quella età, contro l’8,7% degli italiani. Ed è una fotografia in costante peggioramento: nel primo trimestre del 2012 siamo già arrivati all’11,1%, mentre la Germania è scesa al 4,7%. Il tasso di disoccupazione rispetto ai giovani italiani attivi è salito quindi al 25,1%; i tedeschi sono al 7,6%. Ancora più preoccupante, però, è il raffronto fra gli «inattivi» che non soltanto non lavorano, ma nemmeno studiano. In Italia sono infatti un milione 425 mila, contro 809 mila in Germania….

 

La tecnica della scuola.it – 3 agosto 2012
“Ferie negate ai precari, il Miur temporeggia ma i sindacati fanno blocco.”
░ Viale Trastevere, su ordine del Mef, attende l’esito del dl sulla spending review: nel frattempo la liquidazione delle ferie resta sospesa in via prudenziale. I rappresentanti dei lavoratori pronti a ricorrere in tribunale: leso l’art. 36 della Costituzione (di Alessandro Giuliani).
È bene che Governo e ministeri di competenze sappiano che l’intenzione di rendere retroattiva la norma che blocca il pagamento delle ferie maturate dal personale precario, in via di approvazione definitiva assieme al decreto sulla spending review, costerà all’avvocatura dello Stato una notevole mole di tempo e di lavoro. Tutti i sindacati si stanno infatti muovendo, con l’intenzione di dare battaglia sino in fondo. A costo di portare la questione davanti ai giudici dei tribunali. Il paradosso, sostengono i rappresentanti dei lavoratori e anche gli addetti ai lavori, è che per coloro che hanno svolto una supplenza sino al termine delle lezioni o al 30 giugno scorso si profilerebbe uno scenario beffardo: non usufruire dei due giorni e mezzo, circa, accumulati ogni mese e non percepire il corrispettivo economico, come avvenuto sino ad oggi. Mentre per gli altri supplenti, sia i temporanei sia gli annuali su posto vacante, il problema non si porrebbe: nel primo caso perché le ferie gli sono state già liquidate; nel secondo perché ne fanno uso (come il personale di ruolo) nei mesi di luglio e agosto. Si verrebbe quindi a creare una sensibile differenza di trattamento tra personale precario che opera nelle stesse scuole e nelle stesse condizioni. A dare il là alle proteste era stata l’Anief alcuni giorni fa, annunciando diffide, che si sarebbe rivolato “ai giudici per ottenere la liquidazione delle somme spettanti ai precari della scuola”. E sostenendo che se fosse passato l’emendamento proposto al Senato dallo stesso sindacato, si sarebbe evitata, “nel rispetto delle recenti sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di giustizia europea, l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dello Stato italiano per la palese violazione della direttiva comunitaria che impone la monetizzazione delle ferie per il personale che non ha potuto usufruirne durante il servizio”. Il sindacato di Pacifico è tornato alla carica nelle ultime ore parlando “di errore sia di forma, sia di sostanza” e confermando la linea dell’impugnazione perché “nell’intento di fare ‘cassa’ sulla pelle dei precari, stiamo assistendo ad un tentativo di oltraggiare un diritto dei lavorativi e persino quanto previsto dalla Costituzione italiana”. Sul mancato pagamento ai supplenti delle ferie non godute si sono mosse anche la Flc-Cgil, a sua volta annunciando una dura lotta, anche legale, la Cisl Scuola e la Uil Scuola. …. Non è rimasta a guardare nemmeno la Gilda degli insegnanti. Che prima ha definito “inaccettabile” la decisione dell’amministrazione “in quanto nel dettato costituzionale le ferie sono per tutti un diritto irrinunciabile”…. I sindacati, insomma, stanno facendo il massimo. Ognuno attraverso le strade che ritiene più opportune e convincenti. Se però le cose dovessero rimanere così, ipotesi tra l’altro molto probabile, visto che alla Camera il dl viene considerato praticamente “blindato” o comunque emendabile solo per contenuti di alta entità, la partita si sposterà sicuramente nelle aule di giustizia….

http://pressIn.comune.venezia.it- 4 agosto 2012
“Firmato Protocollo d’Intesa MIUR - Ministero della Salute per la tutela del diritto alla salute e allo studio degli studenti con disabilità”
░ Press-IN (servizio dell'associazione Lettura Agevolata Onlus, di Venezia) riporta un comunicato (03-08-2012) del Ministero della Salute.
Firmato Protocollo d’Intesa MIUR - Ministero della Salute per la tutela del diritto alla salute e allo studio degli studenti con disabilità. Il MIUR e il Ministero della Salute hanno siglato un Protocollo d'Intesa per la tutela del diritto allo studio e alla salute degli studenti con disabilità. L'obiettivo principale dell'accordo è quello di promuovere, sostenere e sviluppare iniziative per la tutela dei bambini e studenti con disabilità e con disturbi evolutivi specifici. In particolare l'intesa rafforza la collaborazione istituzionale tra i due ministeri per favorire la diagnosi precoce di disabilità nei bambini in età prescolare; sostenere iniziative per l'integrazione scolastica; promuovere l'applicazione del modello “International Classification of Functioning” dell'Organizzazione mondiale della sanità; esaminare la normativa di settore; promuovere ricerche e studi di tipo epidemiologico e favorire iniziative di formazione congiunta tra personale sanitario e scolastico.

La tecnica della scuola.it – 5 agosto 2012
“Che fine ha fatto l'attuazione dell'autonomia ?”
░ L'art.50 legge 35 del 6 aprile 2012 dava al Ministro due mesi di tempo per emanare linee guida per l'attuazione dell'autonomia. A oggi non si hanno notizie in merito (forse i soliti ostacoli di natura finanziaria).
Il termine di due mesi previsto dall’articolo 50 della legge 35 con cui era stato convertito il decreto n. 5 dello scorso febbraio (il cosiddetto “decreto sviluppo”) è ormai ampiamente scaduto e nulla è dato di sapere sulle reali intenzioni del Ministro rispetto alle linee guida per l’attuazione dell’autonomia…. L’applicazione delle norme in questione dovrà attendere ancora. Ma di che si tratta, in concreto ? Le linee guida, secondo la legge, dovrebbero riguardare il potenziamento dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, il cosiddetto “organico dell'autonomia” oltre che la costituzione di reti di scuole con e del relativo organico. E’ molto probabile che Il ritardo dell’operazione sia legato al fatto che le linee guida devono essere concordate con il Ministero dell’Economia che, come di consueto, presterà la massima attenzione agli aspetti contabili. Ed effettivamente è difficile capire come si potranno attivare organici di rete o di altro genere “senza maggiori oneri per la finanza pubblica” come recita l’ultimo comma dell’articolo 50 della legge 35.

ItaliaOggi – 7 agosto 2012
“Inidonei al passaggio definitivo”
░ Professori ricollocati come amministrativi (di Franco Bastianini).
Definita in pejus la posizione giuridica ed economica degli inidonei. Si tratta sia dei docenti permanentemente inidonei all'insegnamento per motivi di salute, ma idonei ad altri compiti e che entro il 20 settembre 2011 non hanno presentato la domanda di inquadramento nei ruoli degli assistenti amministrativi o tecnici, che dei docenti che, sempre per motivi di salute, saranno in futuro dichiarati solo temporaneamente inidonei. Le disposizioni contenute nel decreto di Spending review, ovvero commi 13, 17 e 20-bis dell'articolo 14 del decreto legge 6 luglio 2012, n.95, nel testo approvato dal Parlamento, non lasciano spazio a interpretazioni diverse dal loro significato letterale e confermano le misure sui lavoratori della scuola che, per motivi di salute, non sono più in condizione di insegnare. Ora si attendono le note attuative del ministero dell'istruzione. Questa in estrema sintesi la loro posizione giuridica, economica e previdenziale che sembra allo stato essere irreversibile: a) i docenti permanentemente inidonei devono transitare nei ruoli del personale amministrativo, tecnico e ausiliario con la qualifica di assistente amministrativo o tecnico su tutti i posti vacanti e disponibili nella provincia di appartenenza mantenendo il maggiore trattamento stipendiale mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti. Successivamente all'immissione nei nuovi ruoli, e non contemporaneamente all'atto del transito nei ruoli del personale Ata, come prevedeva un emendamento accolto della commissione bilancio, potranno transitare presso le amministrazioni pubbliche in cui può essere meglio utilizzata la loro professionalità; b) i docenti dichiarati temporaneamente inidonei alla propria funzione, ma idonei ad altri compiti, devono, invece, essere utilizzati, entro 20 giorni dalla data di notifica del verbale della commissione medica operante presso le aziende sanitarie locali, su posti anche di fatto disponibili di assistente amministrativo o tecnico nella provincia di appartenenza tenuto conto delle sedi indicate dal richiedente ovvero su posti di altra provincia e non prioritariamente nella stessa scuola come disponeva l'originario decreto legge; c) avendo acquisito in maniera coatta lo status di personale Ata, nei loro confronti non trova applicazione la disposizione secondo la quale il personale docente in esubero che per l'anno scolastico 2013/2014 non sia proficuamente utilizzabile può essere collocato in quiescenza dal 1° settembre 2013 nel caso in cui maturi i requisiti per l'accesso al trattamento pensionistico entro il 31 agosto 2012 in base alla disciplina vigente prima dell'entrata in vigore dell'articolo 24 della legge 22 dicembre 2011, n. 214; d) nei loro confronti dovrebbero invece trovare applicazione le disposizioni contenute nell'articolo 2 del predetto decreto legge 95/2012 secondo le quali l'amministrazione dovrà avviare, se dichiarati in esubero e non riassorbibili, le procedure previste dall'articolo 33 del decreto legislativo 165/2001e dal comma 12 del predetto articolo 2(collocamento in disponibilità per la durata massima di ventiquattro mesi che può essere aumentato fino a quarantotto mesi laddove maturi entro il predetto arco temporale i requisiti per il trattamento pensionistico con stipendio ridotto all'80 per cento). Sul tema è aperto un confronto sindacati-Funzione pubblica, ma non è detto che il tavolo avviato dal ministro Filippo Patroni Griffi riguardi anche la scuola; e) sempre in tema previdenziale le nuove disposizioni non hanno abrogato l'istituto della dispensa per motivi di salute prevista dall'articolo 512 del decreto legislativo 297/1994 ma hanno confermato implicitamente che per ottenerla il dipendente scolastico deve essere riconosciuto dall'apposita commissione medica presso l'Asl inidonei a svolgere i compiti previsti dal nuovo ruolo…… Per i circa 800 docenti permanentemente inidonei( dei 4.000 registrati a luglio del 2011) già transitati a domanda nel ruolo degli assistenti amministrativi o tecnici, il contratto collettivo nazionale integrativo sottoscritto il 31 luglio 2012 ha stabilito le modalità per l'attribuzione della sede di titolarità per l'anno scolastico 2012/2013 e precisato che, sempre a domanda, possono partecipare alle operazioni di mobilità qualora le preferenze espresse per la sede di titolarità non siano state soddisfatte.

Il Mattino – 8 agosto 2012
“Scuola. Profumo: entro il primo settembre assunzione per 21mila docenti”.
░ Il Ministro si dice fiducioso che eventuali nuovi tagli di spesa non colpiranno l’istruzione. Per le 5.300 immissioni in ruolo di amministrativi, tecnici ed ausiliari, minacciate dall’assorbimento di inidonei e Itp, se ne riparla a fine agosto, dopo il conteggio del personale docente transitato in funzioni amministrative.
Arrivano 21.112 assunzioni di nuovi docenti per la scuola, che si aggiungono alle 67mila dello scorso anno, riducendo così il numero dei prof precari. L'annuncio dei sindacati è stato confermato dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo: «Siamo in fase di firma del decreto per le immissioni in ruolo - ha detto - E' stato concluso il processo che coinvolgeva la Funzione pubblica e il ministero dell'Economia e abbiamo tutti gli ok necessari. Ora stiamo concludendo il percorso. Entro il 31 agosto saranno fatte tutte le operazioni». Le assunzioni potranno quindi essere operative dal primo settembre. Profumo ha aggiunto che «sul personale Ata c'è ancora una fase di definizione». Positivi i commenti dei sindacati della scuola, che però chiedono certezze proprio per le assunzioni previste (circa 5mila) per il personale non docente Ata…. Anche l'Anief grida vittoria: «Non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo» ci sono delle assunzioni….

La Stampa – 8 agosto 2012
“Scuola. Accordo raggiunto. Assunti 21 mila nuovi prof.”
░ Resta il nodo del personale Ata: 5 mila gli interessati (di Flavia Amabile).
Sono tempi di tagli e di sforbiciate nella pubblica amministrazione ma proprio nel giorno del via libera definitivo alla spending review arrivano 21.112 assunzioni di nuovi prof nella scuola (aggiunti ai 67 mila dell’anno scorso) che permettono di alleggerire un po’ la difficile situazione dei precari. A dare l’annuncio sono stati i sindacati cantando vittoria e rivendicando i meriti frutto di proteste, ricorsi e contrattazioni, affermano….. L’Anief aggiunge anche un altro tassello: «Per il secondo anno consecutivo l’Anief ha costretto il governo ad assumere più di 20 mila docenti precari», ricordando la pressante opera dei suoi rappresentanti e dei legali «attraverso migliaia di ricorsi avviati negli ultimi mesi - spiega il presidente Marcello Pacifico -, abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell’amministrazione. La quale non ha così potuto fare altro che adoperarsi nei confronti del governo per consentire il massimo delle assunzioni consentite». In altre parole, costa meno assumerli dopo un accordo sindacale che dopo un ricorso perso. Anche la Flc Cgil sottolinea il ruolo svolto dalla «mobilitazione dei precari» e dall’«ampio contenzioso legale» e avverte che si è fatto chiarezza sul fatto che «per le immissioni in ruolo saranno utilizzate le vecchie graduatorie».

La tecnica della scuola– 9 agosto 2012
“Immissioni in ruolo, una su tre potrebbe andare ai soprannumerari !”
░ Lo stabilisce il Miur attraverso la circolare sulle istruzioni operative che regola le assunzioni: prima di assumere i precari, gli Usp dovranno verificare se gli oltre 7.300 docenti senza titolarità e alcune centinaia di Itp C999 e C555 posseggano titoli di studio abilitanti (si sorvolerà sull’abilitazione!) spendibili sui posti assegnati. Un pasticcio che neanche Cacasenno… Intanto il Miur ha avuto ancora una volta mano libera nel disconoscere il valore dell’abilitazione. E’ grave.
Nelle stesse ore in cui la Camera approvava la spending review… è stato il Miur a lanciare una ormai insperata ciambella di salvataggio ad alcune centinaia di Itp C999 e C555, altrimenti destinati a transitare (assieme agli inidonei) negli organici del personale Ata…. Viale Trastevere ha indicato agli Usr che “l’utilizzazione prioritaria deve essere esperita, verificando l’eventuale possesso di altro, idoneo titolo di studio, prima del previsto transito nei ruoli del personale Ata, anche nei riguardi del personale docente attualmente titolare nelle classi di concorso C999 e C555 di cui la comma 14 dell’art. 14 del DL n. 95/2012”. Ciò significa, in termini pratici, che in presenza di un titolo di studio qualsiasi, sempre comunque abilitante e che comporti una spendibilità in base ai posti disponibili, gli stessi Itp assorbiti dagli enti locali dovrebbero continuare ad essere collocati degli uffici scolastici territoriali sempre nelle fila dei docenti. La stessa procedura, del resto, viene adottata anche per gli oltre 7mila soprannumerari del prossimo anno scolastico. A tal proposito la circolare del Miur “richiama l’attenzione su quanto previsto dall’art. 2, comma 4 del presente DM, relativamente alla priorità di utilizzazione del personale in esubero prima di procedere alle nomine di cui all’oggetto, in applicazione dei criteri di cui al DL 95/2012 in corso di conversione ed in particolare sull’articolo 14, commi 17-20, ed all’art. 2 comma 3 dell’ipotesi di CCNI sulle utilizzazioni del personale scolastico”. Anche in questo caso la “traduzione”, per i tanti che non conoscono a memoria leggi e riferimenti normativi, è che i prof in soprannumero potranno rosicchiare, avendo la precedenza, i posti riservati ai precari in procinto di vedersi assegnato l’agognato contratto di immissione in ruolo. L’articolo 14 del DL 95/2012, quello sulla spending review per intenderci, indica infatti che “al personale dipendente docente a tempo indeterminato che, terminate le operazioni di mobilità e di assegnazione dei posti, risulti in esubero nella propria classe di concorso nella provincia in cui presta servizio, è assegnato per la durata dell'anno scolastico un posto nella medesima provincia, con priorità sul personale a tempo determinato, sulla base” di una serie di criteri. Il primo dei quali prevede che i docenti privi di titolarità si vadano a collocare sui “posti rimasti disponibili in altri gradi d'istruzione o altre classi di concorso, anche quando il docente non è in possesso della relativa abilitazione o idoneità all'insegnamento purché il medesimo possegga titolo di studio valido, secondo la normativa vigente, per l'accesso all'insegnamento nello specifico grado d'istruzione o per ciascuna classe di concorso”. La sintesi è che per soprannumerari ed ex dipendenti degli enti locali passati come Itp (sommando entrambi si forma un raggruppamento di oltre 7.500 insegnanti, in gran parte delle superiori) si cercherà sino all’ultimo una collocazione. Con gli Usp che andranno a verificare se i loro titoli di studio potrebbero trovare riscontro tra le vacanze dei posti assegnati ai ruoli. In caso negativo, per i primi scatterà la messa a “disposizione per la copertura delle supplenze brevi e saltuarie”, disposta direttamente dai dirigenti scolastici. Per i prof di laboratorio C999 e C555, invece, diventerà inevitabile il declassamento tra gli Ata. Che però potrebbe durare appena un anno: chi acquisirà il diploma di specializzazione sul sostegno potrà infatti tornare nel 2013/14 a fare l’insegnante.

IL CORRIERE DELLA SERA – 9 agosto 2012
“La corsa per prepararsi ai test. Fino a 4.000 euro a studente”.
░ Il numero chiuso in un corso di laurea su tre; la percentuale aumenta al Sud.
Altro che vacanze. Per migliaia di neodiplomati o neo mini-laureati sono iniziati i conti alla rovescia (e i conti in tasca) per i test di ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso. Che sono sempre di più: su 4.690 corsi di laurea esistenti, sono 1.590, cioè il 33,9%, con costi per la preparazione che vanno da poche centinaia di euro a qualche migliaio. Ormai un terzo dei corsi (sia per laurea triennale che magistrale) è a numero chiuso o programmato, e quindi richiede, per l'iscrizione, il superamento di una prova. Oltre ai 708 corsi di laurea in Medicina, Veterinaria e Architettura, per i quali ogni anno il ministero dell'Istruzione decide il numero di posti disponibili, ci sono infatti gli 882 scelti liberamente dai singoli atenei che sono costretti a limitare il numero di accessi per offrire una didattica dignitosa: il 18,8% del totale, un trend che si conferma in crescita rispetto al 17,7% dell'anno scorso. Basti pensare che ci sono atenei, come quelli di Catania e Palermo, dove tutti i corsi sono ormai ad accesso limitato. E allora scatta la corsa al quiz. L'anno scorso per un totale di 9.690 posti disponibili a Medicina e chirurgia, si sono presentati in 84.422, una media di 8,7 candidati a posto, con i picchi di Siena (13,5), Sassari (12,4), Salerno (10,9). Quest'anno ci sono poco più di diecimila posti a disposizione, e gli atenei sono già pronti alla ressa, anche se la possibilità di ambire a più università nell'ambito della Regione, come stabilito dal ministro all'Istruzione Francesco Profumo, dà qualche chance in più. Stessa storia per Veterinaria, dove a fronte di 958 posti a disposizione (quest'anno ce ne sono anche meno, 918) si sono presentati nel 2011 ai test 7.305 aspiranti, 7,6 per ogni disponibilità. Non fa eccezione Architettura, oltre 23 mila candidati per 8.760 posti (quest'anno sono 8.720). Ed è facile immaginare che saranno più che ambiti anche gli oltre 149 mila posti sparsi negli atenei per i corsi più disparati, da Scienze della comunicazione a Ingegneria, fiore all'occhiello del Politecnico di Milano, dove l'anno scorso c'erano 7.792 aspiranti ingegneri a fronte di 5.469 disponibilità, +9% rispetto all'anno precedente….

la Repubblica – 9 agosto 2012
“Sicilia. Prof assunti vent’anni dopo il concorso”.
░Via alle immissioni in ruolo, c’è chi aspetta dal 1990 (Salvo Intravaia)
Dopo tanti tagli, per il personale della scuola siciliana arrivano le attesissime immissioni in ruolo. Una notizia che contribuirà a dare serenità a tante famiglie alle prese con la crisi economica e il precariato. Martedì pomeriggio il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha incontrato i sindacati e ha annunciato l’assunzione a tempo indeterminato di poco più di 21 mila tra precari e vincitori dei concorsi a cattedra banditi nel 1990 e nel 1999. I destinatari dei contratti a tempo indeterminato saranno infatti individuati per il 50 per cento dalle affollate graduatorie provinciali dei precari e per la restante parte dalle graduatorie degli ultimi due concorsi. In Sicilia, colpita duramente dai tagli messi a segno negli anni di Berlusconi e Gelmini, arriveranno in tutto 1.300 posti: 105 per la scuola dell’infanzia, appena 21 per la scuola elementare, 678 per i docenti della scuola media e 375 per i colleghi della scuola superiore. Saranno assunti, inoltre, quattro educatori — in forza negli educandati e nei convitti nazionali — e 117 insegnanti di sostegno. Palermo è la provincia che farà la parte del leone — 302 assunzioni — seguita da Catania con 252 e da Siracusa con 151 immissioni in ruolo…. Nei prossimi giorni, i singoli provveditorati e l’Ufficio scolastico regionale pubblicheranno i calendari per le convocazioni, che presumibilmente partiranno dopo Ferragosto.

 

La Repubblica
Scuola, partono le assunzioni
Ecco i posti per 21mila nuovi prof

LA STAMPA
L’annuncio dei sindacati confermato dal ministro Profumo
Scuola, accordo raggiunto “Assunti 21 mila prof” 

Il Messaggero
Scuola, Profumo: entro il 1° settembre
assunzione per 21mila docenti

Il ministro: «A breve la firma per le immissioni in ruolo. Eventuali nuovi tagli di spesa non colpiranno l'istruzione»L’UNIONE SARDA
Assunzione per 21mila docenti

GIORNALE DI SICILIA
SCUOLA, BUONE NOTIZIE PER I PROF PRECARI: IN SICILIA SCATTANO 1.300 ASSUNZIONI

L' ADIGE
SCUOLA, ENTRO IL MESE ALTRE 21 MILA ASSUNZIONI

IL MATTINO
Scuola, 21mila assunti

Scuola/ Anief: in arrivo 21 mila assunzioni, grazie a i ricorsi
Martedi, 7 Agosto 2012 - 10:45
Sono in arrivo 21mila assunzioni di docenti precari nella scuola. Lo annuncia il sindacato Anief che esprime soddisfazione per l'esito positivo dell'azione sindacale degli ultimi mesi che "hanno costretto il Governo ad assumere oltre 21mila docenti precari". "Il decreto - annuncia Marcello Pacifico, presidente Anief - è atteso nelle prossime ore e non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo l'Anief ha indotto il Governo a fare quanto ci chiede da tempo l'Unione Europea".
http://affaritaliani.libero.it/ultimissime/flash.asp?ticker=070812104528

SCUOLA: ANIEF, IN ARRIVO 21MILA ASSUNZIONI GRAZIE A RICORSI
 Roma, 7 ago. - (Adnkronos) - Sono in arrivo 21mila assunzioni di docenti precari nella scuola. Lo annuncia il sindacato Anief che esprime soddisfazione per l'esito positivo dell'azione sindacale degli ultimi mesi che «hanno costretto il Governo ad assumere oltre 21mila docenti precari». «Non possiamo che essere soddisfatti - afferma il presidente Anief, Marcello Pacifico - malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo l'Anief ha costretto il Governo ad assumere più di 20mila docenti precari». Il sindacato, evidenzia l'anief, ha dimostrato ancora una volta che laddove non è riuscito ad arrivare il Parlamento, dando seguito ad un propria legge del 2006, è stata efficace la pressante opera dei suoi rappresentanti e dei propri legali: «attraverso migliaia di ricorsi avviati negli ultimi mesi - ricorda Pacifico - abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell'amministrazione. La quale non ha così potuto fare altro che adoperarsi nei confronti del Governo per consentire il massimo delle assunzioni consentite». Grazie all'azione dell'Anief, dopo un ventennio durante il quale la scuola ha raggiunto i suoi obiettivi formativi sfruttando cinicamente la preziosa opera di centinaia di migliaia di supplenti, finalmente qualcosa è cambiato: i tantissimi precari hanno capito che per ottenere l'immissione in ruolo, dando compimento al loro onorato servizio, bisognava rivolgersi ai giudici.
(Rre-Ste/Zn/Adnkronos) 07-AGO-12 11:41
 
Profumo, entro il 31 agosto saranno fatte tutte le operazioni
07 agosto, 21:03
Arrivano 21.112 assunzioni di nuovi docenti per la scuola, che si aggiungono alle 67mila dello scorso anno, riducendo così il numero dei prof precari. L'annuncio dei sindacati è stato confermato dal ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo: "Siamo in fase di firma del decreto" per le immissioni in ruolo. "E' stato concluso il processo che coinvolgeva la Funzione Pubblica e il ministero dell'Economia e abbiamo tutti gli ok necessari. Ora stiamo concludendo il percorso", ha spiegato il titolare di Viale Trastevere, aggiungendo che entro il "31 agosto saranno fatte tutte le operazioni". In pratica le assunzioni potranno essere operative dal primo settembre. Parlando con i cronisti a margine di una conferenza stampa al Miur, Profumo ha aggiunto che per quanto riguarda i numeri "sono confermati i 21 mila docenti, mentre sul personale Ata c'é ancora una fase di definizione". Positivi i commenti dei sindacati della scuola, che però chiedono certezze proprio per le assunzioni previste (circa 5 mila) per il personale non docente Ata.
E duri sono i commenti della Gilda sulla spending review: sono riconfermate "tutte le norme che penalizzano l'istruzione e i docenti". Per quanto riguarda, invece, il decreto per l'immissione in ruolo dei 21 mila docenti, il testo è stato predisposto, spiega la Uil, "in applicazione del piano triennale, definito grazie all'intesa tra il Governo e i sindacati Uil, Cisl, Snals e Gilda. Questo, in periodo di forte crisi economica, è il risultato di una azione sindacale concreta e utile". "Per il personale Ata non è ancora possibile ipotizzare un numero preciso di nomine in quanto non sono ancora stati pubblicati i movimenti del personale e, soprattutto, non è stato definito come verrà calcolata l'incidenza dei passaggi previsti dal Decreto Legge sulla revisione della spesa. Resta il nostro impegno per una soluzione equa anche per tale personale", precisa la Uil.
Con le assunzioni, afferma Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, "si dà continuità al piano triennale varato lo scorso anno grazie alle intese sindacali di cui la Cisl Scuola è stata protagonista determinante, insieme a Uil Scuola, Snals e Gilda. Con le nuove assunzioni si rafforza l'obiettivo, da noi tenacemente perseguito, di una stabilizzazione del lavoro nella scuola, che certamente va incontro agli interessi di tanti lavoratori, ma favorisce anche una più efficace organizzazione del lavoro e quindi la crescita di qualità del servizio scolastico". Anche l'Anief grida vittoria: "Non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo" ci sono delle assunzioni.
Giudizio positivo anche dal Pd: "Apprendiamo con gioia la conferma del governo del piano di stabilizzazione degli insegnanti precari, come chiesto dalle parti sociali e da numerose interrogazioni del Pd", afferma Francesca Puglisi responsabile scuola della segreteria del Pd che aggiunge: "La stabilizzazione di chi lavora in condizioni di precariato è parte integrante della qualità della scuola, tanto quanto l'innovazione delle infrastrutture tecnologiche per la didattica". Altro tema aperto per i sindacati sono gli scatti di anzianità: "Ora attendiamo dal Governo l'emanazione dell'atto di indirizzo all'Aran, necessario per il pagamento degli scatti di anzianità. Immissioni in ruolo e pagamento degli scatti hanno, infatti, copertura economica grazie ad intese che come Uil, insieme ad altri sindacati, abbiamo sottoscritto".
 

ARTICOLO PPN
Eco - Anief: in arrivo l'assunzione di 21mila docenti precari
Roma - 7 ago (Prima Pagina News) Sono ormai prossime 21mila assunzioni di docenti precari nella scuola. Lo annuncia il sindacato Anief che esprime soddisfazione per l'azione sindacale degli ultimi mesi che lo ha permesso. ''Non possiamo che essere soddisfatti - afferma il presidente Anief, Marcello Pacifico - malgrado il blocco del turn-over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo l'Anief ha costretto il Governo ad assumere più di 20mila docenti precari''. Il sindacato, evidenzia l'anief, ha dimostrato ancora una volta che laddove non e' riuscito ad arrivare il Parlamento, dando seguito ad un propria legge del 2006, e' stata efficace l'opera dei suoi rappresentanti e dei propri legali: ''attraverso migliaia di ricorsi avviati negli ultimi mesi - ricorda Pacifico - abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell'amministrazione. La quale non ha cosi' potuto fare altro che adoperarsi nei confronti del Governo per consentire il massimo delle assunzioni consentite''. Con l'azione dell'Anief, dopo venti anni durante i quali la scuola ha sfruttato cinicamente la preziosa opera di centinaia di migliaia di supplenti, finalmente qualcosa e' cambiato: i tantissimi precari hanno capito che per ottenere l'immissione in ruolo, dando compimento al loro onorato servizio, bisognava rivolgersi ai giudici.
(PPN) 7 ago 2012 11:49
http://www.primapaginanews.it/dettaglio_articolo.asp?id=100483&ctg=12

 
Scuola, 21mila professori presto assunti. Decreto entro il 31 agosto
Profumo dice: “Siamo in fase di firma del decreto- spiega- c’è l’accordo con la Funzione pubblica e il Tesoro, abbiamo avuto tutti gli ok necessari. Sono confermati i 21mila docenti. Entro il 31 agosto saranno fatte tutte le operazioni- rassicura il ministro- sugli Ata siamo ancora invece in una fase di definizione”. Per i tecnici-amministrativi, infatti, i tempi saranno più lunghi a causa della spending review che è in corso di approvazione e che prevede la trasformazione in Ata dei docenti non idonei.
In un eventuale seconda fase della spending review, a settembre, non ci saranno comunque altri sacrifici per il settore della scuola, se verranno portati a termine tutti i processi di riorganizzazione. Lo assicura il ministro Profumo che aggiunge: “Credo che i processi di dematerializzazione e semplificazione ci consentirà di recuperare risorse», e quindi «da un organizzazione migliore si possono recuperare quelle risorse di cui abbiamo bisogno”.
Marcello Pacifico, presidente Anief, si dice entusiasta: ”Non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo l’Anief ha costretto il governo ad assumere più di 20mila docenti precari”. Il sindacato ha dimostrato ancora una volta che “laddove non è riuscito ad arrivare il Parlamento, dando seguito ad un propria legge del 2006, è stata efficace la pressante opera dei suoi rappresentanti e dei propri legali: attraverso migliaia di ricorsi avviati negli ultimi mesi – ricorda Pacifico – abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell’amministrazione. La quale non ha così potuto fare altro che adoperarsi nei confronti del Governo per consentire il massimo delle assunzioni consentite”.
PUPIA Italia
La tua informazione

 
Scuola: assunzioni per 21 mila docenti
di Mena Grimaldi del 7/08/2012 in Scuola - Letto 204 volte
ROMA. In arrivo 21.112 assunzioni di docenti per la scuola, che si aggiungono alle 67 mila dello scorso anno. A confermare l’annuncio dei sindacati, lo stesso ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo.
“Siamo in fase di firma del decreto per le immissioni in ruolo. Ora stiamo concludendo il percorso” ha spiegato il ministro, aggiungendo che entro il “31 agosto saranno fatte tutte le operazioni”. Soddisfazione espressa anche dal sindacato Anief.
“Il decreto - annuncia Marcello Pacifico, presidente Anief - è atteso a breve e non possiamo che essere soddisfatti: malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo l'Anief ha indotto il Governo a fare quanto ci chiede da tempo l'Unione Europea”.
“Attraverso migliaia di ricorsi avviati negli ultimi mesi - ricorda Pacifico - abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell'amministrazione. La quale non ha così potuto fare altro che adoperarsi nei confronti del Governo per consentire il massimo delle assunzioni consentite”.
Per quanto riguardo il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario giungono invece notizie di rinvii e di riduzione del contingente di assunzioni, peraltro già inizialmente limitato a poco più di 5.300 posti: l'Anief non può che esprimere il proprio disappunto.
Anche per il personale Ata il sindacato ha, quindi, intenzione di continuare il contenzioso nelle aule dei tribunali.

 
VITA.it
L'annuncio dell'Anief
07/08/2012
Scuola, in arrivo 21mila assunzioni
Il sindacato: «Attraverso i ricorsi abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell'amministrazione, che così ha dovuto cedere»
Sono in arrivo 21mila assunzioni di docenti precari nella scuola. Lo annuncia il sindacato Anief che esprime soddisfazione per l'esito positivo dell'azione sindacale degli ultimi mesi che "hanno costretto il Governo ad assumere oltre 21mila docenti precari". "Non possiamo che essere soddisfatti - afferma il presidente Anief, Marcello Pacifico - malgrado il blocco del turn over, i tagli agli organici e le riconversioni obbligatorie del personale inidoneo e soprannumerario, per il secondo anno consecutivo l'Anief ha costretto il Governo ad assumere più di 20mila docenti precari".

"Attraverso migliaia di ricorsi avviati negli ultimi mesi - ricorda Pacifico - abbiamo inferto, per abuso di contratti a termine, pesanti condanne alle spese a carico dell'amministrazione. La quale non ha così potuto fare altro che adoperarsi nei confronti del Governo per consentire il massimo delle assunzioni consentite".

"Ecco così svelato il mistero - continua Pacifico - su come pur in presenza di una nuova riduzione degli organici del pubblico impiego e del mantenimento del blocco del turn over nella pubblica amministrazione, nella scuola si continua ad assumere: il merito è del nuovo modo di fare sindacato, con ricorsi sistematici ai tribunali laddove il legislatore non riesce o non vuole tutelare i diritti dei lavoratori precari".
Per quanto riguarda il personale amministrativo, tecnico edausiliario, prosegue l'Anief, giungono invece notizie di rinvii e di riduzione del contingente di assunzioni, peraltro già inizialmente limitato a poco più di 5.300 posti: l'Anief non può che esprimere il proprio disappunto. "Il problema - sostiene il suo presidente - èche in questo caso l'amministrazione ancora non applica quanto previsto dalla legge sui posti vacanti e disponibili. Poichè quest'anno sono state assegnate oltre 35mila supplenze fino al termine dell'anno scolastico, anche considerando la contestata riconversione del personale docente inidoneo e degli Itp in soprannumero, potevano essere decretate almeno 27mila nuove assunzioni".

Anche per il personale Ata il sindacato ha quindi intenzione di continuare il contenzioso nelle aule dei tribunali. "Faremo di tutto - conclude il presidente Anief - per ottenere il rispetto del merito e della parità di trattamento di tutti i cittadini europei. Come anche Strasburgo, del resto, ci chiede da diverso tempo".
 

 

Il Sole 24Ore – 27 luglio 2012
“La scuola taglia i presidi: 2.221 in meno in un anno”
░ Senza posto anche la metà dei 2.386 vincitori dell'ultimo concorso. Molti istituti saranno affidati a un «reggente» senza retribuzione.
L'Italia sembra non essere più un Paese per presidi. Il prossimo anno scolastico infatti l'organico dei dirigenti scolastici registrerà il suo minimo storico, toccando quota 7.990. Con un taglio di circa il 22%, vale a dire ben 2.221 scrivanie dirigenziali in meno, rispetto ai 10.221 posti dell'organico 2011-2012. Colpa del piano di riorganizzazione della rete scolastica varata con la manovra di luglio 2011 dagli ex ministri Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti che ha portato, a consuntivo, a ridimensionare 1.080 scuole. Ma soprattutto a "sotto-dimensionare", vale a dire a togliere il dirigente scolastico di ruolo negli istituti con meno di 600 alunni (che scendono a 400 alunni per i plessi siti in piccole isole e comuni montani), ulteriori 1.141 scuole. Che dal prossimo I° settembre saranno quindi affidate a un preside "reggente"…. Senza considerare, poi, il disagio dei presidi "sotto-dimensionati" costretti, in alcuni casi, a emigrare verso scuole distanti anche 150 chilometri rispetto alla sede di provenienza (cioè è possibile perché l'incarico da preside è su base regionale). Ma il drastico taglio alle scrivanie di dirigenti scolastici avrà ripercussioni negative anche sul concorso a 2.386 nuovi posti da preside, con quasi la metà dei vincitori che non riuscirà a essere assunto il prossimo primo settembre. Nel 2011-2012 infatti i presidi in servizio erano 8.220 (su 10.221 istituzioni scolastiche sede di presidenza). Ma per effetto della riorganizzazione della rete scolastica (che nel 2012-2013 ha ridotto le scuole da oltre 10.000 a 9.131) e i 1.431 pensionamenti di quest'anno, i dirigenti scolastici in servizio al primo settembre 2012 saranno quindi 6.789 (a fronte di 7.990 posti di organico disponibile). Ecco quindi che i posti vacanti per le assunzioni dei neo-presidi si riducono a 1.201 unità. Per tutti gli altri vincitori di concorso se ne riparlerà nel 2013 e 2014…. 

www.larepubblica.it – 29 luglio 2012
“Sulle pensioni. Quota 96, ingiustizia è fatta”
░ Tutti i sindacati d’accordo a posticipare i diritti al 31 agosto; generoso ma inutile anche l’impegno di alcuni politici.
Abbiamo seguito passo passo, dalla sua costituzione fino a oggi, la vicenda del Comitato “Quota 96” che una gelida, quanto intransigente, decisione della ministra al Lavoro, Elsa Fornero, ha escluso, all’atto della emanazione della legge che porta il suo nome, dai benefici della quiescenza per la dura, e nello stesso semplice, ragione che riguardava i lavoratori dell’ istruzione, il personale della scuola che, contrariamente al resto della pubblica amministrazione, gode di una sola finestra di uscita, coincidente appunto con la fine dell’anno scolastico: il 31 agosto. E subito da tutti i siti internet di tutti i sindacati si gridò alla evidente ingiustizia dal momento che non si considerava la specificità di questi lavoratori, con le scadenze di ordine didattico e logistico… Per contrastare la legge, Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda, Anief aprirono il contenzioso e, dopo una prima istanza al Tar del Lazio, hanno passato la pratica al giudice del lavoro che a giorni dovrebbe esprimersi. Generosa e senza esclusione di colpi invece la battaglia del Comitato “Quota 96” che, tramite i suoi rappresentanti più attivi e disponibili, si è rivolto soprattutto alla senatrice Mariangela Bastico e all’on Manuela Ghizzoni, entrambe del Pd, che a loro volta, e a onor del vero, sono state le promotrici di tutti gli emendamenti presentati in Parlamento per dare giustizia a questi circa 3500 docenti buggerati…

La tecnica della scuola – 30 luglio 2012
“Contrattazione di scuola: disposizioni minuziose della Ragioneria Generale”
░ Emanata una circolare che impone la redazione di due minuziose relazioni da allegare all'ipotesi contrattuale: relazione illustrativa e relazione tecnico-finanziaria.
Una nuova incombenza amministrativa sta per abbattersi sulle scuole. Il problema si porrà già nei primi giorni di settembre, con l’apertura del nuovo anno scolastico. La novità riguarda la contrattazione integrativa di istituto per la quale la Ragioneria generale dello Stato ha emanato una minuziosa circolare applicativa. In pratica al contratto di scuola dovranno essere allegate una dettagliata “Relazione illustrativa” ed una ancor più analitica “Relazione tecnico-finanziaria”. Su entrambe le relazioni dovrà essere espressamente acquisito il parere favorevole dei revisori dei conti in assenza del quale il contratto non potrà essere sottoscritto…. “La redazione della relazione illustrativa e della relazione tecnico-finanziaria - chiarisce nella circolare la Ragioneria - deve essere effettuata in modo da rendere comprensibile, anche al cittadino, e verificabile, in particolare dall’Organo di controllo chiamato alla certificazione, ogni modulo, sezione, voce o sottovoce di cui è composta. Si raccomanda perciò un linguaggio semplice, chiaro e con riferimenti verificabili oggettivamente”….

Italiaoggi – 31 luglio 2012
“Stop al pagamento delle ferie”
░ Il blocco non è definitivo. Si tratta di una mera sospensione «in attesa della conversione in legge del decreto legge 95/2012».
Monetizzazione delle ferie, il ministero dell'economia blocca la liquidazione. Il 24 luglio scorso via XX settembre ha fermato i pagamenti citando l' art. 5, comma 8, del decreto legge n. 95/2012, il provvedimento di spending review da ieri approvato in sede di conversione al senato. E anche un'interpretazione del ministero dell'istruzione, secondo il quale il divieto di monetizzazione delle ferie si applica anche alla scuola (si veda la circolare del 16 luglio scorso). …. Il decreto legge 95 dispiega effetti solo dal 7 luglio scorso. E quindi, per effetto del principio di irretroattività della legge, il divieto di monetizzazione vale solo per le cessazioni che sono intervenute e interverranno dopo quella data. Pertanto, i precari il cui contratto è scaduto prima del 7 luglio hanno diritto a ricevere «il pagamento del compenso per ferie non ancora fruite». Qualche problema potrebbero averlo, invece, i loro colleghi, che sono cessati dal servizio anche dopo quella data. Magari anche per effetto di proroga del contratto in essere. La proroga, infatti, secondo la giurisprudenza, non è un nuovo contratto, ma il mero allungamento di quello già in essere. Resta il fatto, però, che i precari, quest'estate, dovranno fare a meno dei soldi delle ferie non godute (mediamente 1500 euro per chi ha avuto una supplenza a orario pieno dal 1° settembre al 30 giugno). Oltre alla grana di chi ha contratti antecedenti al 7 luglio, ì c'è il problema dei precari che lavorano con le supplenze brevi che, salvo i casi in cui il periodo di incarico includa anche le vacanze, si trovano e si troveranno sempre nelle impossibilità materiale di fruire delle ferie in costanza di contratto. Ma le questioni legate all'applicazione dall'art.5 del decreto 95 non finiscono qui. Il legislatore, infatti, ha disposto che le ferie, i riposi e i permessi spettanti al personale devono essere obbligatoriamente fruiti secondo gli ordinamenti. E che la mancata fruizione non è monetizzabile….

Italiaoggi – 31 luglio 2012
“Niente Fornero per gli esuberi”
░ Possibile andare via con i requisiti detenuti al 31 agosto 2012. (di Carlo Forte).
I docenti in esubero che risulteranno incollocabili al 1° settembre prossimo, potranno andare in pensione con le vecchie regole. E cioè facendo valere come termine per la maturazione dei requisiti utili alla cessazione dal servizio il 31 agosto prossimo, in luogo del 31 dicembre scorso. Lo prevede un emendamento all'art. 14 del decreto sulla spending review (decreto legge 95/2012) approvato in commissione bilancio, presentato dai relatori Giaretta e Pichetto Fratin (n. 14.1000). Il nuovo testo è destinato solo ai docenti che non sarà possibile ricollocare su altra classe di concorso (secondo il titolo di studio posseduto e anche senza abilitazione) oppure sul sostegno, oppure, ancora, su spezzoni della classe di concorso di titolarità: non oltre il 10% dell'intera platea, si stima. Tale personale potrà essere collocato in quiescenza dal 1° settembre 2013 nel caso in cui maturi i requisiti per l'accesso al trattamento pensionistico entro il 31 agosto 2012 in base alla disciplina vigente prima dell'entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. E cioè prima della riforma Fornero. La liquidazione del Tfr, però, non sarà tempestiva. Fatto salvo il diritto alla pensione con effetti a far data dal 1° settembre prossimo, per il Tfr gli interessati dovranno attendere di maturarne i requisiti seguendo le nuove norme: «Ai fini della liquidazione del trattamento di fine rapporto comunque denominato, recita il nuovo testo, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 11, lettera a) punti 1) e 2)»…
I docenti potenzialmente interessati sono circa 7mila nelle superiori. Complessivamente il dato arriva a circa 10mila se si considerano anche gli altri ordini di scuola. Per tutti i docenti in esubero si applicheranno le disposizioni del contratto sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, limitatamente ai movimenti che saranno disposti nell'ambito della classe di concorso di appartenenza o su altre classi di concorso dove gli interessati possiedano l'abilitazione. Se dopo tali operazioni l'esubero dovesse permanere si applicheranno, invece, le nuove norme previste dall'articolo 14, comma 17, del decreto legge 95/2012. E dunque, prima si proverà a ricollocare il docente in altre classi di concorso dove non possiede l'abilitazione ma risulta provvisto del titolo di studio di accesso. …. Poi si proverà sul sostegno, se l'interessato possiede la specializzazione oppure abbia almeno frequentato un corso di formazione su tale specialità. Infine, si proverà a ricollocare gli interessati su spezzoni con ore a disposizione. Se nemmeno così sarà possibile ricollocare i docenti in esubero interessati, saranno esperibili due soluzioni. La prima è il pensionamento con le vecchie regole (sempre che il testo emanato venga confermato anche alla camera e che gli interessati ne abbiano titolo) la seconda, alternativa alla prima, è l'utilizzazione degli interessati su posti che dovessero rendersi disponibili in corso d'anno oppure per le supplenze brevi e saltuarie in ambito provinciale.

Italiaoggi – 31 luglio 2012
“Inidonei ricollocabili anche presso gli uffici”
░ Ma va stabilito come, e quindi la norma difficilmente può essere attuata col prossimo settembre. (di Franco Bastianini).
Ma quale futuro attende concretamente i 3.500 docenti da anni collocati fuori ruolo perché dichiarati per motivi di salute permanentemente inidonei all'insegnamento ma idonei a svolgere altri compiti? Si tratta di funzioni indicate, a titolo meramente esemplificativo, dall'articolo 3 del contratto collettivo nazionale integrativo sottoscritto il 25 giugno 2008 (servizio di biblioteca e documentazione; organizzazione dei laboratori; supporti didattici ed educativi; supporto nell'utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche; attività relativa al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi e ogni altra attività deliberata nell'ambito del progetto di istituto).
La domanda sul loro destino non è meramente accademica ma sorge alla luce di una modifica che, in sede di conversione in legge del decreto legge 95/2012, è stata apportata al comma 13 dell'articolo 14 del medesimo decreto. Per effetto di tale modifica gli inidonei dovrebbero, infatti, poter transitare oltre che nei ruoli del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola con la qualifica di assistente amministrativo o tecnico, anche in quelli presso le amministrazioni pubbliche in cui potrebbero essere meglio utilizzate le professionalità del predetto personale. Si tratta indubbiamente di una modifica che va incontro ad una comprensibile richiesta degli interessati. Perché la modifica possa trovare applicazione sarebbe tuttavia necessario stabilirne le modalità, fissarne i termini per la presentazione della domanda e, soprattutto, indicare le disponibilità dei posti esistenti presso altre pubbliche amministrazioni. Tutte condizioni praticamente irrealizzabili nei termini indicati nel comma 13. Ne consegue che difficilmente l'obiettivo che si prefiggeva il Governo, quello cioè di inquadrare fin dal prossimo 1° settembre tutti gli inidonei nel ruolo degli assistenti amministrativi o tecnici, coprendo in tal modo i posti vacanti ed evitando un pari numero di nomine di supplenti annuali, potrà essere raggiunto. Un possibile rinvio che potrebbe consentire una più amplia riflessione su quella che dovrà essere la soluzione finale del problema. L'altra modifica apportata al testo del comma 13 interessa il personale docente che dovesse essere dichiarato temporaneamente inidoneo alla propria funzione, ma idoneo ad altri compiti. Questo personale non potrà essere utilizzato, come prevedeva l'originario comma 13, prioritariamente nella stessa scuola, ma solo nella provincia di appartenenza tenuto conto delle sedi indicate dal richiedente ovvero su posti di altra provincia.

CORRIERE DELLA SERA – 1 agosto 2012
“Università Tasse in aumento per (quasi) tutti. Stangata sui fuoricorso”
░ Il rincaro non riguarderà solo i fuori corso, come previsto dal testo uscito dalla commissione Bilancio del Senato.
I fondi in arrivo dallo Stato sono in calo da anni. E alla fine, per non chiudere bottega, le università potranno aumentare le tasse agli studenti. Il rincaro non riguarderà solo i fuori corso, come previsto dal testo uscito dalla commissione Bilancio del Senato. Certo, su di loro si dovrebbero concentrare gli interventi più forti, con la possibilità di un raddoppio per i pochissimi che hanno un reddito familiare Isee superiore ai 150 mila euro. Ma l'ultima modifica voluta dal governo estende gli aumenti anche agli studenti in regola con gli esami. Si salveranno, fino al 2016, solo quelli che hanno un reddito familiare al di sotto dei 40 mila euro l'anno. Un intervento del genere era nell'aria da tempo. Questa soluzione era stata già studiata dal precedente governo Berlusconi che però aveva deciso di archiviare il dossier perché il mondo della scuola e dell'università era già in guerra con l'allora ministro Gelmini e non era il caso di cercare lo scontro. Adesso ci risiamo, senza troppe proteste forse perché nel frattempo la crisi è precipitata e ci siamo quasi abituati a tasse e tagli. Nello stesso decreto c'è una norma che aiuta a restare in sella i rettori che si sono visti prorogare il loro mandato. L'ultima riforma dell'università ha messo un limite di sei anni alla durata del loro incarico che prima era in teoria illimitato e diceva che avrebbero dovuto lasciare la poltrona nell'anno successivo all'adozione del nuovo statuto. Il decreto sulla spending review stabilisce che per adozione va intesa non quella da parte dell'ateneo ma quella, successiva, fatta dal ministero. Molti rettori guadagneranno un anno e potranno restare fino al 2013.

Tuttoscuola – 2 agosto 2012
“Quante nomine in ruolo?”
░ In vista dell’imminente apertura del nuovo anno scolastico, c’è una comprensibile attesa per conoscere il numero di docenti e di personale Ata da immettere in ruolo.
In vista dell’imminente apertura del nuovo anno scolastico, c’è una comprensibile attesa per conoscere il numero di docenti e di personale Ata da immettere in ruolo. Nei mesi scorsi da parte dello stesso ministro erano state annunciate quantità contenute di quote possibili di nomine, nonostante vi sia una disponibilità notevole di posti vacanti. Secondo i calcoli della Cgil-scuola, a trasferimenti conclusi e tenendo conto dei pensionamenti certi, attualmente sono vacanti 27.668 posti comuni di docenti (2.232 nell’infanzia, 4.881 nella primaria, 12.206 nella I grado e 8.349 nelle superiori) e 3.226 di sostegno. Vi sono anche 8.180 esuberi che, tuttavia, soltanto parzialmente saranno riassorbiti. Come minimo vi sono, quindi, circa 23 mila posti vacanti. Quanti di quei 23 mila saranno disponibili per le immissioni in ruolo? Tutto dipende dall’autorizzazione del ministero del tesoro a cui da tempo il ministero dell’istruzione ha presentato richiesta. In attesa della risposta, data ormai per imminente, la Direzione Generale del personale del Miur ha pensato bene di scaldare i motori, emanando la nota prot. 5838 del 15 luglio… La nota invita i potenziali nominandi (quanti? 10 mila? 20 mila?) a “dotarsi di casella di posta elettronica certificata. Al riguardo si precisa che può essere utilizzata la casella di postacertificat@gratuita e finalizzata al colloquio fra cittadini e Pubblica Amministrazione”… Gli interessati dovranno “comunicare il nome della casella di posta elettronica certificata attraverso il sito delle istanze on line, al link http://archivio.pubblica.istruzione.it/istanzeonline/, accedendo con utenza e password (si ricorda che occorre essere regolarmente registrati) e utilizzando l’apposita funzione disponibile al percorso: “Gestione UtenzaàGestione Indirizzo di Posta Certificata. Si ricorda che, dopo avere inserito il proprio indirizzo PEC e nel caso in cui esso non sia del tipo postacertificat@, tale casella va validata utilizzando la funzione “Gestione Utenza Validazione Indirizzo di Posta Certificata” secondo le istruzioni ricevute con apposita comunicazione nella casella PEC indicata. Solo dopo tale operazione l’indirizzo PEC può essere correttamente utilizzato dalle applicazioni di convocazione. Tale operazione dovrà essere necessariamente effettuata entro il 20 agosto. Dal giorno successivo, infatti, sarà possibile per gli uffici competenti iniziare ad inviare le e-mail di convocazione agli utenti”.

Gazzetta di Modena – 2 agosto 2012
“Scuola, beffa per i precari: Niente soldi per le ferie”
░ I giorni maturati ma non goduti erano remunerati con uno stipendio Ma il governo cancella la norma con un provvedimento addirittura retroattivo
Ferie amarissime per gli insegnanti precari della scuola pubblica. Con un colpo di mano che sta facendo inferocire gli interessati (sono migliaia solo nella nostra provincia) il governo ha emanato una norma retroattiva con la quale ha eliminato il diritto alla corresponsione del compenso sostitutivo delle ferie maturate e non godute. La senatrice modenese Pd Mariangela Bastico definisce «assurdo l'atteggiamento negativo del governo e dei relatori, che lede un diritto costituzionalmente garantito«. In effetti, il diritto alle ferie è previsto dalla Costituzione per tutti i lavoratori e la situazione degli insegnanti, che non possono goderle durante l'anno scolastico per espresso divieto istituito per evitare problemi alle lezioni, si complica per coloro che hanno un contratto temporaneo o fino al 30 giugno di ogni anno. Per loro è previsto espressamente - non solo dalla legge ma anche dall'art. 7 della direttiva UE n. 2003/88 - il diritto a un assegno che remunera le ferie maturate durante l'anno ma che non possono essere godute sia per il citato divieto sia perché licenziati a partire dal 1 luglio, norma che la Corte di Giustizia Europea ha già interpretato come principio che non consente pratiche nazionali che limitino il diritto al compenso sostitutivo delle ferie non godute. Gli insegnanti di ruolo e quelli che hanno il contratto annuale fino al 31 agosto invece ne usufruiscono durante l'estate. Peraltro varie norme e sentenze sanciscono il divieto per il datore di lavoro scolastico di imporre al docente di godere le ferie in periodi non graditi, come Natale e Pasqua, come pure in passato alcuni presidi modenesi avevano tentato in danno dei precari ai quali si tentava di sottrarre il compenso per esigenze di risparmio. Si tratta di un compenso che coincide con uno stipendio, e che la Corte di Cassazione ha stabilito sia esentasse e che rappresenta uno strumento di sostentamento per centinaia di migliaia di lavoratori che restano senza stipendio nel periodo estivo per essere riassunti il primo settembre. Ora arriva la doccia fredda. In un primo momento sembrava una boutade, poi sembrava fosse una norma almeno non retroattiva e dunque applicabile dal prossimo anno e invece è immediatamente efficace tanto che un provvedimento di Palazzo Chigi ha imposto il congelamento dei compensi. Durante i lavori parlamentari la Bastico ha tentato di eliminare la norma ma oggi comunica che «dopo una lunga discussione è stato respinto l'emendamento che esclude il personale della scuola supplente temporaneo dalla norma che vieta il pagamento delle ferie per tutti i dipendenti pubblici». E si chiede: «Come sarà possibile riconoscere il diritto alle ferie ad un supplente?».

 

 

“Intervento di G.Polizzi sulle classi di concorso-”
░ Una presa di posizione in seno alla Società Filosofica Italiana sulle prospettive che si creano per le classi di concorso a036 e a037, in seguito alla ipotesi di unificazione. Il prof. Polizzi è membro della Commissione didattica della SFI.
Per quanto si possa desumere dalle prime notizie relative all’unificazione delle classi di concorso A036 e A037, comunicate tempestivamente nel sito SFI, mi pare si debba riconoscere l’impegno ministeriale ad avviare a soluzione un vecchio problema salvaguardando i diritti acquisiti e valorizzando le competenze specifiche di insegnamento. Si dovrà percorrere ancora molta strada, perché sarà necessario unificare il percorso dei TFA e avviare una laurea magistrale che consenta l’abilitazione alla nuova classe A-17. Nella fase di transizione possono esserci alcuni problemi nel passaggio da una classe all’altra, ma parrebbe scelta di buon senso far sì che i titolari dell’insegnamento nella A036 siano inseriti di diritto nella nuova classe di concorso, e viceversa. Nei casi dei “perdenti posto”, l’inserimento nella sottoclasse sarà garantito dall’abilitazione nella diversa classe (e sono numerosi i docenti della A036 abilitati nella A037, e viceversa) o dal possesso nel loro curricolo universitario degli insegnamenti indicati dallo schema ministeriale. …. Per i nuovi ruoli il problema va visto diversamente: i TFA attuali sono ancora separati e valgono quindi i curricoli posseduti, ma anche in questo caso si possono pensare accorgimenti per produrre l’unificazione nel percorso abilitante (aggiungere alcuni insegnamenti per coloro che non posseggono le discipline richieste dai rispettivi curricoli). E si spera che i prossimi TFA siano unitari e conducano infine a un’abilitazione unica. … Ritengo che la SFI debba tutelare l’insegnamento della filosofia, in tutte le sue articolazioni, ma proprio per questo non può non riconoscere che nel caso della A037 tale insegnamento è strettamente connesso con quello della storia, e che ciò ha un valore sia pedagogico che didattico. Il guaio più grave delle riconversioni disciplinari dei primi anni Novanta fu proprio quello di aprire l’insegnamento nella A037 a docenti che possedevano scarsissime o punte competenze filosofiche e nessuna formazione storica….

La tecnica della scuola.it – 19 luglio 2012
“Tagli pure a Usp e Usr, i dipendenti in stato di agitazione. A rischio l’avvio del del nuovo anno ?”
░ Dopo anni di mancato turn over, arriva lo spauracchio dell’attuazione del titolo V della Costituzione: gli uffici periferici diventerebbero di troppo. Mettendo a repentaglio il destino professionale di migliaia di impiegati e dirigenti. Che ora fanno ostruzionismo rallentando le operazioni (di Alessandro Giuliani).
Le riduzioni di personale e il dimensionamento non risparmiano nemmeno gli Uffici scolastici periferici: da alcuni anni la quantità di impiegati e dirigenti incaricati di condurre quelli che per una vita si sono chiamati “Provveditorati agli studi”, ma anche gli Uffici scolastici regionali, si è infatti drasticamente ridotta. Il problema, quasi sempre, è derivato dal mancato turn over: per anni coloro che sono andati in pensione non sono stati infatti rimpiazzati con personale nuovo. Il Governo Monti starebbe però ora provvedendo a realizzare un progetto ancora più radicale: in vista dell’attuazione del titolo V della Costituzione, con le regioni e le provincie autonome sta definendo un accordo in base al quale entro un anno (anche meno, il 30 giugno 2013) si procederà al trasferimento alle Regioni di tutto ciò che riguarda l'istruzione. Con la conseguenza di mettere a repentaglio il mantenimento degli uffici scolastici periferici. I quali se dovessero venire meno, aggraverebbero ulteriormente la posizione dei dipendenti di Usp e Usr. In tal caso migliaia di questi lavoratori si ritroverebbero minacciati dalla mobilità forzata, che potrebbe trasformarsi in intercompartimentale (se non in cassa integrazione e licenziamento) laddove non vi fossero altri sedi ministeriali o scolastiche in grado di accoglierli. La situazione ha raggiunto un livello tale di disagio che i sindacati sono stati costretti a proclamare prima lo stato di agitazione (ha iniziato Milano, poi altri) e poi a rifiutarsi di svolgere il servizio oltre il loro lavoro ordinario. Rifiutando qualsiasi eventuali richieste da parte dell’amministrazione di fermarsi a svolgere attività di straordinario. Anche per impellenti esigenze di servizio. E poiché ciò avviene nel periodo professionale dell’anno più “caldo”, ciò non potrà che comportare conseguenze per le tante operazioni che questi uffici sarebbero chiamati a svolgere nei prossimi giorni e settimane: questa situazione non potrà non ripercuotersi su piante organiche, operazioni di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, rinnovo e gestione delle graduatorie ad esaurimento ed eventuali operazioni sulle assunzioni del personale precario. Oltre che nell’applicazione della spending review: quindi per la gestione, tanto per fare un esempio, dei soprannumerari e degli inidonei. Ciò comporterà, se non verrà trovata una soluzione, degli inevitabili slittamenti sulle date previste dal Miur in vista del regolare avvio del prossimo anno scolastico.

l’Unità – 20 luglio 2012
“Dalla spending review nuovi tagli alla scuola”
░ Francesca Puglisi - responsabile scuola PD – sottolinea che il governo non sta mantenendo le promesse fatte: il ministro Giarda aveva dichiarato che la Scuola era stato il comparto che ha dato di più per il risanamento nell’ultimo triennio e, quindi, il Governo non vi avrebbe messo mano.
Nel provvedimento in discussione al Senato, troviamo una nuova sottrazione di 15.000 contratti a termine ai danni dei precari della scuola e soprattutto l’inedita affermazione di un principio assai grave che non può passare inosservato. I 10.000 insegnanti di ruolo che hanno perso il posto a causa dei tagli del duo Tremonti Gemini, potranno andare ad insegnare qualsiasi materia in qualsiasi ordine di scuola, purché abbiano un titolo di studio valido, a prescindere dalla classe di concorso per cui sono abilitati. …. Il risultato sarà che il docente precario, in possesso della corretta specializzazione, perderà il lavoro, e al suo posto ci sarà un insegnante che di quella materia potrebbe non saperne molto. È come affermare che d’ora in poi medici ortopedici potranno operare al cuore, tanto sono laureati in medicina! Perché nella scuola pubblica italiana, tutto è permesso? Perché la si ritiene un posto così residuale da poter commettere uno scempio come questo? Quale «riconoscimento del merito» intende promuovere un Ministro con un provvedimento simile? E soprattutto come si farà a non arrossire di vergogna quando invocheremo la necessità di alzare la qualità della scuola e i livelli di apprendimento degli studenti, per renderli almeno raffrontabili al resto d’Europa? … Non c’è professione più bistrattata di quella dell'insegnante. Perché? Non è forse nella scarsa considerazione di cui gode la scuola pubblica -a cui la Costituzione, considerandola la più alta istituzione democratica del Paese, affida il «compito» di tradurre in realtà l’art. 3, che ci rende liberi, uguali e capaci di prender parte alla vita politica, economica e sociale non è lì, la plastica rappresentazione dell’orlo del baratro in cui rischia di sprofondare l’Italia intera? … Noi proponiamo che quelle risorse professionali in esubero dopo i tagli del Governo della destra, siano utilizzate per rendere effettivo l'organico funzionale delle scuole, previsto dal «decreto semplificazioni»…. Un altro comma della spending review interviene sui 3.565 insegnanti inidonei per malattia. Spesso si tratta di persone con sofferenze psichiatriche o che seguono trattamenti chemioterapici e che oggi continuano a dare il proprio contributo di lavoro tenendo vive le biblioteche scolastiche. Per loro la spending review prevede il collocamento nelle segreterie scolastiche e il cosiddetto «risparmio» per lo Stato consisterà nella cancellazione dei contratti degli Ata precari… Solo investendo nella scuola, potremo assicurare a noi e ai nostri figli, la speranza di un futuro migliore.

www.repubblica.it – 22 luglio 2012
“Il posto fisso è un miraggio. Bankitalia: "Buste paga al palo"
░ Secondo la relazione annuale di Palazzo Koch, le retribuzioni medie reali nette, dal 2000 al 2010, sono aumentate solo di 29 euro, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). La riduzione in termini reali, negli ultimi quattro anni, è stata di 50 euro (-3,3%). Addio al posto fisso.
In Italia il posto fisso è sempre più un miraggio, ormai meno di due assunzioni su dieci sono a tempo indeterminato. E' quanto emerge dall'Indagine Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro sul terzo trimestre del 2012. Nel periodo luglio-settembre le assunzioni stabili previste sono appena il 19,8% su un totale di quasi 159 mila. Le cattive notizie poi non finiscono qui. Secondo la relazione annuale di Bankitalia, le busta paga dei dipendenti sono al palo. Le retribuzioni medie reali nette, dal 2000 al 2010, sono infatti aumentate solo di 29 euro, passando da 1.410 a 1.439 euro (+2%). Risultati su cui pesano, ovviamente, la crisi economica e gli interventi che hanno toccato in particolare gli statali. Dipendenti pubblici che per il momento, tuttavia, sembrano aver evitato il pericolo di un taglio delle tredicesime. Dai dati emerge inoltre che il gap tra centro-nord e sud-isole non arresta la sua corsa: l'incremento è stato del 2,5% contro lo 0,7%. In termini reali al centro-nord si è passati da 1.466 euro del 2000 a 1.503 euro del 2010, con un aumento di 64 euro; mentre nel mezzogiorno le retribuzioni passano da 1.267 euro a 1.276 euro, con una crescita di soli 9 euro. Rispetto alla media nazionale le retribuzioni si attestano a un +4% per i lavoratori del centro-nord e -10,1% per quelli di sud e isole, mentre 10 anni dopo di arriva a +4,4% e -11,3%....

TuttoscuolaNews n.547 – 23 luglio 2012
“Ugolini: Rapporto Invalsi importante perché permette di conoscere se stessi”
░ Le dichiarazioni del sottosegretario all'Istruzione Elena Ugolini a commento del Rapporto Invalsi 2012.
Il Rapporto – ha spiegato il sottosegretario - nasce dalle competenze e dal grande ingegno dei tecnici dell'Istituto, ma anche dal lavoro di migliaia di docenti e di tutte le persone coinvolte nella realizzazione dei test. Senza di loro non avremmo avuto in tempi così brevi dei risultati che danno un quadro affidabile sulla situazione della scuola italiana, affidabile grazie alla garanzia degli osservatori che hanno vigilato in occasione dello svolgimento dei test…. Circa le attività future dell’Invalsi invece ha parlato il commissario straordinario dell’Istituto, Paolo Sestito. L’Invalsi, ha detto, è al lavoro per introdurre una rilevazione dell'apprendimento degli studenti anche nel quinto anno delle superiori, già a partire da giugno 2013. "Se poi il test sarà inserito nella prova di maturità – ha aggiunto Sestito- non spetta a noi deciderlo, ma penso che si debba procedere con cautela…”.

La tecnica della scuola – 23 luglio 2012
“"Perle di saggezza" nella CM sugli organici”
░ Si va dagli improbabili risparmi per le classi di primaria a 24 ore, fino all'obbligo per le scuole (anche quelle oggetto di dimensionamento) di individuare fin da ora il collaboratore del dirigente scolastico.
La recente circolare sulla definizione degli organici di fatto contiene alcune piccole “perle di saggezza” che segnaliamo ai nostri lettori. Ecco le più interessanti. La CM, riferendosi a quanto previsto dall’articolo 64 della legge 133/08, segnala ai direttore regionali e agli assessori regionali che “il mancato raggiungimento degli obiettivi ha già comportato e comporterà ancora una corrispondente riduzione della quota dei risparmi conseguenti alla riduzione dei posti e destinata ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola“. C’è da chiedersi se viale Trastevere siano al corrente che la contrattazione nazionale è ferma da anni e che misure concrete per lo sviluppo professionale del personale della scuola non si sono viste né se vedono all’orizzonte. E che dire della affermazione secondo cui “una attenta gestione degli spezzoni orari inferiori a sei ore potrà, sicuramente contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del contenimento della spese di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008” ? Il Miur intende riferirsi al fatto che accorpando spezzoni di modesta entità si creano di fatto ulteriori cattedre destinate ai precari; lasciando gli spezzoni alle scuole i dirigenti devono invece coprire le ore aumentando l’orario dei docenti già in servizio. In realtà la spesa finale è assolutamente identica…. Per non parlare infine, delle “economie derivanti dalla scelta da parte delle famiglie del modello orario di 24 ore settimanali” nella scuola primaria. Ma, a viale Trastevere, conoscono i report dei servizi statistici del Miur stesso secondo cui le classi a 24 ore rappresentano a livello nazionale lo 0,1% del totale (come dire che in tutta Italia sono complessivamente meno di un centinaio) ?

www.lastampa.it – 24 luglio 2012
Province, tagli per 500 milioni “Così le scuole resteranno chiuse”
░ Per l’UPI la “sforbiciata” va rivista: i calcoli sono sbagliati.
Con i tagli che il governo ha previsto nella spending review non siamo nelle condizioni di poter assicurare l’apertura dell’anno scolastico». Così parla Giuseppe Castiglione, presidente dell’Up… L’Upi presenterà una serie di emendamenti - nove per l’esattezza agli articoli 16, 17 e 18 della spending review . Il senso è chiaro: non siamo qui per contestare gli accorpamenti che ribadisce Castiglione - siamo stati noi i primi a volere, ma il taglio delle spese: «Le Province subiranno, un taglio di 500 milioni di euro per il 2012 e di un miliardo di euro per il 2013 perché il Governo considera come consumi intermedi un totale di 3,7 miliardi di euro. In realtà questa cifra include voci di bilancio delle Province che non sono consumi aggredibili, bensì servizi» e questo provvedimento, se non venisse rivisto «porterà le Province al dissesto».
In sostanza il taglio andrebbe ridotto a un terzo di quello preventivato, altrimenti verrebbero a mancare servizi come la manutenzione delle strade, il trasporto pubblico locale, la formazione professionale e - soprattutto la sicurezza delle scuole, proprio alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico….

La tecnica della scuola – 25 luglio 2012
“Silenzi, sorrisetti e allusioni sull’abitudine del copiare”
░ Un sentimento raro, questo che Reginaldo Palermo sottoscrive recensendo il libro “Ragazzi, si copia” (il Mulino, 1911): l’educazione scolastica non è compatibile con la “furbizia” degli alunni che copiano durante le prove di verifica. Parole che vorremmo leggere più spesso.
“Ragazzi, si copia. A lezione di imbroglio nelle scuole italiane” è il titolo di un volume che raccoglie i risultati di un’ampia indagine condotta fra studenti e insegnanti di numerose scuole italiane da una équipe di ricercatori coordinata da Marcello Dei, docente di sociologia presso l’università di Urbino. Gli abbiamo rivolto alcune domande …
D. In tutto il volume lei insiste molto sugli aspetti “etici” del copiare. Ma con quali strumenti concreti la scuola può oggi richiamare gli studenti al “senso del dovere”? R. Nell’ambito del discorso pubblico come nel privato l’argomento copiare a scuola è coperto da una coltre di sottintesi, silenzi, sorrisetti, allusioni. … La scuola dovrebbe prima stabilire e proclamare qual è il dovere in questione, l’obbligo morale e giuridico di correttezza e di onestà da rispettare nelle prove di valutazione, e magari dovrebbe spiegarne agli studenti la ragion d’essere. Ciò non accade invece a nessun livello….
D. Più in generale lei pensa che per contrastare il fenomeno gli studenti debbano essere puniti con severità o piuttosto persuasi a non copiare? R. … Oggi nella scuola l’uso delle punizioni è improbabile considerando i rapporti di forza esistenti tra studenti e genitori da un lato e insegnanti e dirigenti dall’altra…. Sia l’impiego sia il rifiuto di adottare la severità in classe presuppongono entrambi che la regola sia esplicitata, introiettata dagli alunni e ragionata e discussa con loro…
D. La vostra ricerca dimostra che - in linea generale – il fenomeno del copiare è trasversale e distribuito uniformemente o quasi su tutto il territorio nazionale. R. Le tendenze culturali in cui si iscrive il fenomeno del copiare a scuola sono comuni a tutti i Paesi che condividono le condizioni economiche di base di un capitalismo finanziario, burocratizzato e del consumo di massa. … La furbizia, la rete parentale e clientelare, le raccomandazioni e la propensione all’accomodamento sono un retaggio nazionale comune, pur se diversamente dosato nelle diverse aree della Penisola. D. Lei non pensa che un adolescente che copia possa farlo anche per motivi psicologici e cioè, per esempio, per insicurezza o comunque per il timore di “non farcela”? R. Alle ragioni di tal genere potremmo aggiungerne a buon diritto delle altre anche più drammatiche, come ad esempio i c.d. blocchi psicologici, le fobie e le crisi di panico. Se talora accade che copiare il compito o la prova d’esame sia la risposta a un sintomo di disagio e di difficoltà psicologiche, non è certo lasciando copiare l’alunno che si cura la sindrome … Spetta agli educatori, a scuola e a casa, diagnosticare lo stato delle cose e predisporre interventi diretti a risolvere il problema dell’alunno. C’è da aggiungere tuttavia che il fenomeno del copiare si accentua quando il sistema scolastico trabocca di prove, quando la valutazione diventa ossessiva a scapito delle finalità educative della scuola e le stesse mete di tenore cognitivo si contraggono e si impoveriscono per concentrarsi sul “sapere dei test”.

l’Unità – 25 luglio 2012
“Abilitazione per laureati, il disastro dei nuovi test”
░ Il quotidiano riporta un commento di Gino Luzzato, Università di Genova
Dal 2007 i laureati italiani non hanno avuto la possibilità di abilitarsi all’insegnamento nelle scuole secondarie; la scuola universitaria a ciò deputata, la Ssis, è stata infatti soppressa non con la contestuale creazione di un corso diverso, ma in attesa di una futura istituzione di esso. Tale irresponsabile decisione è nella lunga lista delle colpe della ministra Gelmini, avallata da quegli accademici che non accettavano una struttura interdisciplinare finalizzata a costruire la professionalità dell’insegnante in termini complessivi anziché come mero conoscitore di una materia. L’attesa è durata cinque anni, e solo ora si riparte con un corso annuale, a numero chiuso, di Tirocinio Formativo Attivo (Tfa). Alcuni quesiti erano sbagliati (più di una risposta corretta, oppure nessuna); quasi tutti erano squallidamente nozionistici. Ciò che è disastroso è che non si è trattato di un primo ragionevole filtro tra i concorrenti, bensì di una selezione del tutto irrazionale. L’elaborazione dei dati, svolta per le prime 5 classi da Francesco Coniglione sul sito www.roars.it, mostra quanto segue. La percentuale di candidati sufficienti ha come estremi l’81% (lingua araba) e il 3,5% (filosofia e pedagogia), mentre per le altre 3 classi varia tra il 25% e il 36%. Poiché non è credibile che vi siano tali enormi differenze nella qualità della preparazione fornita ai laureati delle diverse discipline, e neppure che meriti la sufficienza solo un quarto dei laureati in matematica (corso considerato severo), e solo uno su 29 in filosofia, ciò dimostra che non si è stati capaci di tarare correttamente l’insieme dei quesiti (erano disponibili 3 minuti per quesito). Si verifica poi che nel caso della filosofia solo una Università potrebbe coprire tutti i posti disponibili, mentre per le altre classi, pur essendoci in totale un numero di idonei superiore ai posti, si avrebbero molti posti scoperti in alcune sedi, un numero ancor maggiore di idonei esclusi in altre. Occorre che, anche in sede politica, si rifletta sulla situazione qui descritta e si propongano, per il futuro, adeguati correttivi. Proprio perché vogliamo docenti qualificati dobbiamo pretendere che i meccanismi di selezione siano credibili; altrimenti di dà spazio a chi vuole le chiamate dirette degli amici da parte delle scuole, o simili. In via immediata, è comunque indispensabile che il Miur adotti una norma che consenta agli idonei, in eccesso presso una sede, di optare per una ove vi è la disponibilità di posti scoperti.

CORRIERE DELLA SERA – 25 luglio 2012
“I test impossibili per aspiranti prof”
░ Per i ventimila posti disponibili si sono presentati in 176 mila; solo il 3% passa quelli di filosofia. Il ministero ammette «criticità».
«A036». È una classe di concorso per il tirocinio di abilitazione all'insegnamento. È un brutto guaio che ora impegna il ministero dell'Istruzione. È un incubo per chi quell'esame lo aspettava da anni…
È un caso il quiz per prof di filosofia. Lo hanno affrontato il 9 luglio quattromila laureati in più atenei, ma lo hanno passato in 141. In otto università, da Milano a Trento, nessuno ha superato la prova di ammissione al tirocinio Tfa. «Domande assurde, ingannevoli, anche sbagliate», dicono i candidati che in Rete documentano gli strafalcioni e sono pronti ai ricorsi. E ad ammettere che qualcosa non è andato per il verso giusto è anche il ministero che parla di «dati non fisiologici» a proposito delle bocciature record. E annuncia che «giovedì si riunirà un gruppo di lavoro per valutare le criticità». Intanto in Rete fioccano le segnalazioni, e gli svarioni non sono soltanto nel quiz di filosofia. Gli esaminatori sbagliano domande in arabo, ma anche il titolo di un'opera di Dino Buzzati, scivolano sulla grammatica francese e fra tanti filosofi vanno a scovare Amafinio….


CORRIERE DELLA SERA – 25 luglio 2012
“Ecco perché ci rinuncio L'Italia non è più un Paese per insegnanti”
░ di Silvia Avallone. E non sapremmo che cosa aggiungere.
In quarta elementare, quando le maestre proposero alla classe d'interpretare l'ennesima fiaba di Andersen per la recita di fine anno, un gruppetto di scolarette dissidenti di cui facevo orgogliosamente parte alzò la mano in segno di protesta. Era il 1993. Le nostre insegnanti sgranarono gli occhi. Noi, con l'impertinenza tipica dei nove anni, ribattemmo che no, non volevamo saperne di principi e principesse. «Benissimo» risposero loro «organizzatevela voi, la recita "alternativa"». Credo sia stata la prima sfida della mia vita, il primo vero insegnamento che ho ricevuto (consapevolmente). Nelle ore in cui gli altri bambini provavano le battute ufficiali, noi scrivevamo il testo del nostro spettacolo underground. Optammo per la satira e, senza esitazioni, decidemmo di prendere di mira loro: le autorità, quelle che volevano darci — letteralmente — una «bella lezione». Tre imitazioni caricaturali (che, ripensandoci oggi, erano un dolcissimo e struggente riconoscimento della loro autorevolezza) provate e riprovate a casa e durante la ricreazione. Il risultato, alla fine, fu un successo e le prime a chiedere il bis furono proprio loro: i nostri (amatissimi) bersagli. Il mestiere d'insegnare, come si fa a farlo stare dentro una definizione? Perché la prima cosa che fa, un insegnante, è imprimere una direzione, una matrice, alla tua vita. Nel '93 le nostre maestre ci hanno dato fiducia, ci hanno rese responsabili. Hanno accettato di essere messe in discussione per dare a noi l'opportunità di crescere. Naturale, dopo un'esperienza così, sognare un giorno di eguagliarle. Il punto non è tanto la materia che insegni. Non è il complemento oggetto, ma il verbo. Diventare il segugio che scova in ciascun ragazzino quel talento potenziale, a volte inaspettato, che è nascosto in tutti. La guida che porta i suoi studenti a immaginare quante possibilità abbiano in futuro. La scuola è stata questo per me: imparare sul campo il significato e il perimetro della parola libertà. Ci tengo a cominciare così, con passione, perché è la passione che ti muove verso un mestiere del genere. Ciascuno di noi ha una madre, uno zio, una nonna che ha cresciuto intere generazioni e a cui magari, a distanza di anni, gli ex allievi telefonano ancora. La bambina riconoscente che sono stata premeva per raccogliere il testimone, per contribuire a migliorare la società nel modo più incisivo: in mezzo a una fila di banchi disposti a ferro di cavallo. A questo io ho rinunciato. Ho visto la scuola pubblica smantellata pezzo per pezzo, la ricerca agonizzare, l'università annichilirsi anno dopo anno. E, in parallelo, questo Paese perdere grinta, ambizione, ridursi a una cartolina del passato, in cui la cultura viene messa da parte in favore di non si sa bene quale scorciatoia, quale vicolo cieco. Ho cominciato a registrare la frequenza di certe massime come: «La laurea non serve a niente». A una scuola pubblica peggiore può corrispondere solo un Paese peggiore. Di insegnanti come quelli che ho avuto — fiduciosi, realizzati — in giro ormai ne vedo ben pochi. Un giorno sì e uno no incontro un ragazzo della mia età che scuote la testa avvilito e ripete sempre la stessa frase: «Sono in graduatoria, sto aspettando». Incontro anche cinquantenni che stanno aspettando. Conosco pressoché solo supplenti. La parola «graduatoria a esaurimento» ricorre con lo stesso alone sinistro del castello di Kafka. Ci sei, sei lì, proprio a un tiro di schioppo, eppure non ci sei mai. Non c'è verso di raggiungere quello che oggi, nel nostro Paese, è diventato uno dei mestieri più ardui. Non basta la laurea. Non bastava neppure la famigerata Ssis, scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario, che hanno allestito e dismesso nel giro di un decennio. Ostaggi del tempo e dei punti, dei master online a pagamento che devi collezionare per scalare una o due posizioni. Sfruttati, ricattati, in balia di un ingranaggio perverso che ti richiede esami su esami, tasse su tasse, precarietà su precarietà. Ho chiesto a un'amica (trentacinque anni, un dottorato, due figli) quando prevedeva, all'incirca, di entrare di ruolo. Mi ha risposto voltando gli occhi al cielo: «Mai». Per il 2011/2012 hanno istituito un nuovo ponte per il castello kafkiano: il Tfa, tirocinio formativo attivo, che impegna per un anno a pieno ritmo e costa la bellezza di 2.500 euro. Dopodiché: chi lo sa? Chi ha la forza di non lasciarsi scoraggiare dalle montagne di burocrazia, dai tempi biblici, dall'incertezza che ottiene in cambio, lungo la strada ha lasciato un vagone d'entusiasmo a disperdersi nel niente. Quattro supplenze l'anno in tre scuole diverse. Che senso ha? Non fai neppure in tempo a conoscerli, i tuoi studenti. Non ci sarà nessun percorso insieme, nessuna crescita. Ho visto troppi aspiranti professori con i volti segnati dalla disillusione mollare tutto all'ultimo momento perché «così, a questo prezzo, non ne vale la pena». Non sei nessuno. Non hai più nemmeno un centesimo di quell'autorevolezza che avevano i tuoi insegnanti dieci, vent'anni fa. Sei in graduatoria, sei un supplente. Uno che supplisce a un vuoto pazzesco. C'è la dignità di mezzo. C'è un senso di frustrazione che ti attanaglia ogni mattina, ed è quello che ti leggono in faccia gli studenti le saltuarie volte in cui puoi varcare la soglia della classe. Dovresti trasmettere loro energia, fiducia, curiosità, e tu sei il primo a non averne (più). Se conosco anche storie a lieto fine? Certo, ma sono eccezioni. Il 4 giugno scorso, il giorno in cui scadeva il bando d'iscrizione all'esame per il Tfa, i miei amici e io, tutti aspiranti professori ai tempi del liceo, ci siamo ritrovati intorno a un tavolo e ci siamo guardati in faccia. Tu ti sei iscritto? Io no, e tu? Neppure io. Troppo tardi, troppe poche certezze per un azzardo simile. Follia pura, pensare di raggiungere una cattedra. E dire che mia madre, a soli vent'anni, dopo aver vinto il concorso di Stato era già di ruolo. Cos'è successo nel giro di un paio di generazioni alla scuola pubblica? Non basta una vita per insegnare, non bastano quarant'anni di servizio per arrivare a saperlo fare davvero (me lo ripeteva sempre il mio prof d'italiano). E con un tempo determinato che non va dal lunedì al sabato, che ci fai? Come puoi dire ai tuoi studenti che il futuro si costruisce qui? Che i sacrifici ripagano sempre, se non riesci più a risultare persuasivo? Continuo a credere che la scuola sia la sola opportunità uguale per tutti di diventare cittadini liberi e intraprendenti. Ma lo è solo a patto che lo siano anche gli insegnanti: liberi di diventarlo. Anziché arrivare come me, a portarsi dietro un rimpianto. Quello di non poter essere io la maestra che, di fronte a uno stuolo sfrontato di ragazzine, dice: «Va bene, inventate la vostra recita alternativa, provate a camminare con le vostre gambe. Io sono qui per questo».

CORRIERE DELLA SERA – 26 luglio 2012
“Ecco perché non voglio rinunciare a fare il prof”
░ Al precedente artico replica Paolo Di Paolo, giovane scrittore romano.
I test di ammissione al Tirocinio formativo attivo — la nuova trafila prevista per l'abilitazione all'insegnamento — hanno chiamato a raccolta migliaia di laureati. Laureati freschi, laureati da un po', dottori di ricerca: un vero esercito di giovani in cerca di un porto sicuro dietro una cattedra scolastica. Un sogno? Forse in passato. L'aria con cui molti hanno affrontato i Tfa era piuttosto da ultima spiaggia. Ieri mattina, alla prova per l'insegnamento delle materie letterarie nelle scuole medie e superiori, ho incrociato facce di compagni d'università persi di vista — ed erano un po' più rassegnate, un po' più stanche. Ma sì, proviamo anche questa: «I miei mi hanno detto di tentare, sono più in ansia di me». Ho rivisto dottorandi che parevano lanciatissimi sulla via accademica, musicisti di sicuro talento (nel frattempo, forse, usciti dal gruppo), fumettisti bohémien, e naturalmente parecchi aspiranti scrittori. Ma anche istruttori di nuoto, commessi a tempo, malinconici supplenti di scuole private. Alla domanda su chi ha scritto Oceano Mare avranno risposto bene? I commissari un po' stizzosi, leggendo le istruzioni a inizio prova, pareva che dicessero: avete scelto la strada creativa, avete passato i pomeriggi a parlare di David Lynch da studentelli del Dams? Bravi, ben vi sta. Adesso mettete da parte i vostri astratti furori e diteci: quali sono i confini dello Zambia? La capitale dell'Uganda? Sembrano le domande di Zincone a fine intervista. Caro vecchio nozionismo difeso da padri e nonni! Una volta sì che si studiavano la storia e la geografia! E adesso eccoci qua, a spremere le meningi su questo campo minato di risposte multiple, dove chi vince non guadagna ma paga. 2.500 euro per un anno di tirocinio. Ah, e la marca da bollo da 14,62 euro! Per non contare la quota di iscrizione di 120 euro e l'eventuale spesa per i subdoli libroni di preparazione, tra i 30 e i 78 euro. C'è un istante — quando, con lo sguardo perso nel vuoto, cerchi di ricordare l'anno della morte di Caio Gracco — in cui quella domanda arriva. Non fa parte dei test, ma è più insidiosa. È quella che Silvia Avallone ha schivato (Corriere di ieri): «Che ci faccio qui?». Ti sembra di esserti costretto a un angosciante viaggio dentro la tua stessa ignoranza. Fai il conto degli anni di studio — quasi venti — e ti viene il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Possibile che attribuisci a Cecco Angiolieri un verso di Petrarca? Il primo, o l'unico vero sconfitto della battaglia di Teutoburgo ti ritrovi a essere tu. Non so se per essere in futuro un buon professore (meglio: per essere formato a fare il professore) debba essere questo il criterio di selezione. Non dubito che sia difficile trovarne uno indiscutibile. Speravo però che una laurea quinquennale fatta bene potesse quasi bastare. Perché poi si tratta di entrare in classe, guardare negli occhi venticinque adolescenti lontani da te come altri pianeti, e aprire bocca. Di solito, la data del concordato di Worms non è la cosa più urgente. E comunque, dai libri non la toglie nessuno. Ho provato i test per il Tfa per almeno due ragioni. Una ha a che fare con l'ansia, una personale e diffusissima ansia di concretezza, sempre più stringente a quest'età e dentro queste annate burrascose. L'altra è una ragione più fragile ma è anche l'unica da opporre a quella frustrazione e a quel disincanto di cui parlava ieri Avallone. La ragione che ti porta a sperare, o addirittura a credere, che la cosa giusta sarebbe provarci. C'è la crisi? Ci sono le aule che cadono a pezzi? Ci sono i ministri che parlano dei professori come numeretti da macelleria? Non importa. Vorrei provarci. A entrare in classe, una mattina. Senza pensare che sarò più bravo. Senza pensare che mi basterà uno schiocco di dita per fare amare qualcosa a un gruppo di diciottenni in piena ormonale. Ma pensando che sarò bravo almeno quanto chi è riuscito a infilarmi in testa cinque o sei risposte buone per il test di ieri mattina. Come quei professori strepitosi e pieni di difetti, stanchi e appassionati, pignoli; come tutti quelli che incontro girando nelle scuole a parlare dei miei libri. Quelli che mi dicono: non ce la faccio più, sono distrutto, è una guerra, quando arriva la pensione? In realtà vorrebbero che non arrivasse mai. E infatti sbuffano ma si alzano tutte le mattine, arrivano nella loro adorata e cadente scuola, pensano che avrebbero potuto fare un altro mestiere. Più redditizio, più comodo. Ma non sarebbe stato questo mestiere snervante e bellissimo che, solo, può dare la sensazione — la certezza — di aver lasciato, da qualche parte, qualcosa. Nella testa di chi ha preparato i quiz di ieri e di sempre, nella mia che ha provato a risolverli, in quella di chiunque abbia messo piede in una scuola.

www.lastampa.it – 26 luglio 2012
“La carica degli aspiranti precari”
░ Il Tfa è il primo passo per avere un giorno, chissà quando e come, una cattedra. Lo provano in 130 mila.
Cercate di entrare per la porta stretta» dice il Vangelo di Matteo (7,13), e uno pensa a quella del Paradiso. Ma c’è una porta ancora più stretta, ed è quella della scuola, eppure sono in tanti a bussare, pur sapendo che quella porta - a differenza di quella del Paradiso, si spera forse non si aprirà mai. 130 mila italiani, in grande maggioranza non più giovanissimi, quasi sempre delusi e qualche volta anche depressi, stanno rimettendo piede in questi giorni nelle università perché, dopo aver tentato una o più strade professionali, hanno deciso di percorrere quella più tradizionale per i laureati italiani: l’insegnamento….
I Tfa si tengono quest’anno per la prima volta …. I test sono una novità varata quest’anno con tutti i problemi del caso. E le proteste sono venute a cascata: troppo nozionistici, domande trabocchetto, stranezze, come quella che ha già fatto il giro del web e che si riferiva al test per gli aspiranti docenti di filosofia e chiedeva informazioni su Amafinio. Chi era costui? Molti non lo sapevano e su 4 mila aspiranti i promossi sono stati 141. Davanti alle università stazionano folle di ex ragazzi che solo per fare il test hanno pagato una cifra tra i 100 e i 150 euro a seconda della sede, mentre il tirocinio costa tra i 2100 euro di Bergamo e i 3 mila dell’Aquila, in media 2.500….

 

www.governarelascuola.it – 9 luglio 2012
“La scuola nel decreto legge 95/2012”
░ Pietro Perziani, sul suo settimanale digitale, produce l’analisi testuale del Decreto, rimandando alla successiva valutazione politica.
ARTICOLO 5. L’art. 5 riguarda tutte le pubbliche amministrazioni, come indicato nella rubrica: “Riduzione di spese delle pubbliche amministrazioni”; le disposizioni applicabili alla scuola sono contenute in tre commi. Divieto di monetizzazione delle ferie, dei permessi e dei riposi non goduti-(Comma 8). Le ferie, i riposi ed i permessi spettanti devono obbligatoriamente essere fruiti dagli aventi diritto; in ogni caso, non possono dar luogo alla loro monetizzazione in caso di mancata fruizione. Quanto appena detto “si applica anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro per mobilità, dimissioni, risoluzione, pensionamento e raggiungimento del limite di età.” … Divieto di conferire consulenze ai pensionati (Comma 9). Questo comma non riguarda la scuola, riguarda invece l’Amministrazione centrale e periferica. Valutazione organizzativa ed individuale (Comma 11)… Si vuole generalizzare l’applicazione del D.Lgs 150/2009, di cui è richiamato l’art. 18 che stabilisce i principi della valutazione. Come si ricorderà, il D.Lgs 150/2009 prevede che le norme sul merito e la premialità non si applichino al sistema-scuola e al personale docente se non previa adozione di una normativa ad hoc, normativa mai emanata; il DPCM previsto dal D.L. potrebbe essere l’occasione per fare quanto finora non fatto. Abrogazione della norma sulla vice dirigenza. Viene abrogato l’art.17-bis D.Lgs 165/2001, che prevedeva l’istituzione della Vice Dirigenza tramite contrattazione; niente di nuovo, l’articolo non era mai stato applicato….
ARTICOLO 7. L’art. 7 riguarda i Ministeri, come indicato nella rubrica:“Riduzione della spesa della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri”; i commi che riguardano la scuola sono diversi.
La riduzione di spesa delle Amministrazioni (Comma 12)… La norma parla di “Amministrazione Centrale”, ma per il MIUR il vero problema è l’Amministrazione periferica, legata a doppio mandato al rapporto con le Regioni, gli EE.LL. e le scuole autonome… La dematerializzazione delle procedure amministrative (commi 27-32)… Entro 60 giorni dalla conversione in Legge del Decreto, il MIUR deve predisporre un “Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie”. Inserimento delle scuole nel sistema di tesoreria unica (Comma 36). Le scuole vengono inserite nel sistema di tesoreria unica per enti ed organismi pubblici… Norme di contabilità (Commi 37-41)… dall'insieme delle misure di contabilità dovebbero derivare 30 milioni di risorse aggiuntive per le scuole.
ARTICOLO 14. L’art. 14 riguarda la riduzione della spesa per il personale. Utilizzazioni presso il MAE (Comma 12). Le utilizzazioni presso il MAE di cui all’articolo 626, comma 1 del D.Lgs 297/1994 sono ridotte ad un massimo di 70 unità, mentre quelle di cui all’art. 627, coma 4 sono ridotte ad un massimo di 624 unità. Norme per il personale inidoneo (Comma 13). Il personale docente inidoneo in modo permanete viene passato nei ruoli del personale ATA, come assistente amministrativo o tecnico; mantiene il maggiore trattamento economico “mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti”. Il personale docente temporaneamente inidoneo viene “utilizzato, su posti anche di fatto disponibili di assistente amministrativo o tecnico, prioritariamente nella stessa scuola o comunque nella provincia di appartenenza”. Norme per gli ITP (Comma 14)
Gli ITP appartenenti alle classi di concorso C999 e C555 passano nei “ruoli del personale non docente con la qualifica di assistente amministrativo, tecnico o collaboratore scolastico in base al titolo di studio posseduto”; anche costoro mantengono il maggior trattamento stipendiale a titolo di assegno ad personam riassorbibile. Docenti in esubero (Commi 17-20). Il personale docente in esubero viene utilizzato:
- in posti o classi di concorso per cui si possiede un titolo di studio valido, anche in mancanza dell’abilitazione; - in posti di sostegno, nel caso il docente possegga il titolo di specializzazione o abbia frequentato un corso di formazione; - frazioni di posto disponibili presso gli istituti scolastici, assegnate prioritariamente dai rispettivi dirigenti scolastici; - posti che dovessero rendersi disponibili nel corso dell’anno scolastico; - a copertura delle supplenze brevi e saltuarie. Le ultime tre operazioni sono di competenza dei dirigenti scolastici, sulla base di un piano delle disponibilità e delle utilizzazioni predisposto ed aggiornato dagli USR… Docenti non più vicari (Comma 22). Riportiamo il testo del Decreto, dato l’esercizio di autentico equilibrismo: “Il comma 5 dell’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, si interpreta nel senso che la delega ai docenti di compiti non costituisce affidamento di mansioni superiori o di funzioni vicarie, anche nel caso in cui detti docenti godano dell’esonero o semiesonero ai sensi dell’articolo 459 del decreto legislativo n. 297 del 1994.” Preso atto che le anticipazioni sull’abolizione dell’esonero e la drastica riduzione del semiesonero non sono state attuate, qualcuno dovrà pur stabilire qual è la veste giuridica del docente che sostituisce il dirigente, per assenze fino a due mesi; non si potrà più parlare di “Docente Vicario”, ma certo non si tratta di una semplice collaborazione. Comunque, al solito, il vero obiettivo è la riduzione della spesa: “Il docente delegato può essere retribuito esclusivamente a carico dei fondi disponibili per la remunerazione accessoria presso la specifica istituzione scolastica od educativa ai sensi dell’articolo 88, comma 2, lettera f), del Ccnl relativo al personale scolastico”. Viene legalizzata la prassi extra legem del MIUR, dato che vengono abolite le indennità di funzioni superiori e di direzione a carico della fiscalità generale, sia pure in modo implicito; si dice infatti che questi docenti possono essere retribuiti esclusivamente a carico del FIS, in base a quanto stabilito dal vigente CCNL di comparto. …. Visite fiscali (Comma 27). Il costo delle visite fiscali viene posto a carico del MIUR, per cui “Dal medesimo anno 2012, le istituzioni scolastiche ed educative statali non sono tenute a corrispondere alcuna somma per gli accertamenti medico-legali…”

www.larepubblica.it – 12 luglio 2012
“Cgil: "Oltre 500 mln di tagli alla scuola" Spostamenti forzati degli insegnanti"
░ (di Corrado Zunino). Il sindacato proclama lo sciopero generale e denuncia una sforbiciata alle risorse dell'istruzione: i diecimila professori in esubero saranno obbligati a prendere una cattedra anche se non sono specializzati per quella materia, o smettere di lavorare.
La Cgil scuola chiama allo sciopero generale a settembre, "contro queste politiche devastanti". …. La Cgil ha appena conteggiato "oltre 500 milioni di euro di tagli" sulla scuola, scuola reduce - va ricordato - dai famosi 8 miliardi del duo Tremonti-Gelmini (2008-2011). La questione più importante e contestata del pacchetto spending, sulla quale il Pd ha chiesto una forte revisione in Parlamento, sono i diecimila docenti in esubero perché nelle loro classi di concorso da un paio di stagioni non c'è più posto (la riforma Gelmini ha cambiato alcune materie, ha ridotto le ore per altre). Con il decreto spending i diecimila "prof" saranno immessi nelle classi scolastiche a prescindere dalle loro classi di concorso (in cui hanno preso un'abilitazione, ecco). Diecimila specializzati con contratti annuali, quindi, saranno spinti fuori dall'insegnamento. Alcuni di questi precari hanno accumulato anche dieci anni di anzianità. Per comprendere meglio, insegnanti di Lettere senza abilitazione in latino potranno insegnare il latino, ingegneri senza abilitazione specifica potranno insegnare materie affini, fisica, matematica. Insegnanti abilitati per le scuole medie, ancora, potranno insegnare alle superiori e viceversa. E torneranno a farlo per un anno intero, togliendo il posto ai supplenti precari. Va detto, l'anno scorso questi diecimila erano pagati anche se non esercitavano. Su questo punto - potranno insegnare docenti non qualificati, soprattutto non abilitati - , i dirigenti del ministero dell'Istruzione hanno sempre negato, anche a Repubblica, la fattibilità del passaggio. Con la spending review, ecco fatto. … Poi c'è l'articolo 5 sugli "insegnanti inidonei", che sono quelli colpiti da malattie, in alcuni casi gravi. Sono 3.565 in tutto. Oggi gli "inidonei" continuano a lavorare nell'area della conoscenza, in ruoli per loro possibili. Molti di questi curano le biblioteche scolastiche, per esempio. Bene, il decreto spending li passa ad altro ruolo, a un altro tipo di lavoro. Gli oltre cinquemila bibliotecari diventeranno Ata, ausiliari tecnici amministrativi (seicento avevano accettato volontariamente in precedenza, ora diventa un obbligo per tutti). …. Fa un risparmio di 78 milioni e una probabile condanna all'abbandono delle biblioteche scolastiche. Altri ottocento docenti, oggi, risultano "temporaneamente inidonei" e anche loro diventeranno amministrativi (altri 17,5 milioni di euro per alleggerire i bilanci dell'Economia).

www.neldiritto.it/appgiurisprudenza – luglio 2012
“Facoltà a numero chiuso e prove selettive”
░ Il periodico telematico riporta la ordinanza del Consiglio di Stato Sez. VI, 18 giugno 2012 n.3541; vi leggiamo chiarimenti in materia di prove preselettive, e suggerimenti agli atenei a tutela dei diritti dei candidati. Sarebbe auspicabile che il MIUR – paladino della meritocrazia - abbandonasse vecchie certezze, e avviasse una riflessione globale (estesa anche alla materia G.E. e concorsi) su come fattori casuali e affatto aleatori intervengano sull’esito delle prove preselettive, circostanza gravissima se si pensa quale condizionamento questi passaggi preselettivi costituiscono nella vita delle persone. Si aggiunga, ma questo è un nostro convincimento che nulla ha a che vedere col merito dell’ordinanza, che le prove preselettive strutturate cui sottoporre candidati in possesso di titolo di studio superiore, dovrebbero non essere del tipo a risposte multiple (in quanto, queste, spesso sono formulate in modo da non consentire l’interpretazione univoca, e verificano obiettivi tassonomici di basso livello). Rimandando il lettore alla pubblicazione dell’ordinanza, e riportiamo solamente l’introduzione.
La sesta sezione del Consiglio di Stato… solleva questione di legittimità costituzionale dell’art. 4, comma 1, legge 2 agosto 1999 n. 264, nella parte in cui, all’esito dello svolgimento delle prove preselettive per l’accesso alle facoltà a numero chiuso, non prevede la formazione di una graduatoria unica nazionale in luogo di graduatorie plurime per singoli Atenei, con riferimento agli artt. 3, 34, 97 e 117, co. 1, Cost. In proposito la Sezione osserva che, a fronte di una prova unica nazionale, con 80 quesiti, “l’ammissione al corso di laurea non dipende in definitiva dal merito del candidato, ma da fattori casuali e affatto aleatori legati al numero di posti disponibili presso ciascun Ateneo e dal numero di concorrenti presso ciascun Ateneo, ossia fattori non ponderabili ex ante. Infatti, ove in ipotesi il concorrente scegliesse un dato Ateneo perché ci sono più posti disponibili e dunque maggiori speranze di vittoria, la stessa scelta potrebbero farla un numero indeterminato di candidati, e per converso in una sede con pochi posti potrebbero esservi pochissime domande. Va poi evidenziato che, svolgendosi la prova unica nazionale nello stesso giorno presso tutti gli Atenei, a ciascun candidato è data una unica possibilità di concorrere, in una sola università, per una sola graduatoria (one shot), con l’effetto pratico che coloro che conseguono in un dato Ateneo un punteggio più elevato di quello conseguito da altri in un altro Ateneo, rischiano di essere scartati, e dunque posposti, solo in virtù del dato casuale del numero di posti e di concorrenti in ciascun Ateneo. Questo è del tutto contrario alla logica del concorso unico nazionale”. Secondo i giudici della sesta sezione un sistema siffatto “lede l’eguaglianza tra i candidati, e il loro diritto fondamentale allo studio…. Si determina, in definitiva, una ingiusta penalizzazione della aspettativa dei candidati di essere giudicati con un criterio meritocratico, senza consentire alle Università la selezione dei migliori; la scelta degli ammessi risulta dominata in buona misura dal caso. Sicché è violato anche il principio di ragionevolezza e logicità delle scelte legislative (art. 3 Cost.)”. Ed il Collegio ritiene non invocabili ragioni organizzative o di autonomia universitaria, che resterebbero incise dalla soluzione della graduatoria unica, in ragione del principio di ragionevole proporzionalità tra mezzi impiegati e obiettivo perseguito, sicché “esigenze organizzative non possono ragionevolmente penalizzare il diritto allo studio sulla base di un criterio meritocratico”. In proposito la Sezione non manca di osservare che, nei fatti, “neppure le ragioni organizzative sono effettive, atteso che sarebbe ben possibile che il concorso si svolgesse presso i singoli Atenei, e che i candidati esprimessero opzione in ordine decrescente per le varie sedi universitarie, e che poi le prove confluissero in un sistema di correzione unica e graduatoria unica nazionale, in cui tener conto del punteggio conseguito da ciascun concorrente e delle sedi da esso prescelte. Non si lederebbe in tal modo né il diritto allo studio, né il diritto alla vittoria dei più meritevoli, né il diritto dello studente a scegliere la sede universitaria (diritto di scelta che, come ben evidenziato nell’atto di appello, è recessivo rispetto all’interesse a entrare comunque all’università, ancorché in una sede meno appetita, a fronte dell’alternativa di non entrare affatto nella sede prescelta). Non si lede nemmeno l’autonomia universitaria, atteso che, in un sistema in cui le prove sono predisposte dal Ministero e dunque sono identiche per tutte le Università, e sono prestabiliti i posti disponibili in ciascun Ateneo, per i singoli Atenei è del tutto indifferente l’opzione tra graduatoria unica e graduatorie plurime, e, anzi, è più vantaggioso il sistema della graduatoria unica, che consente la selezione e l’accesso dei più meritevoli”.

Il Messaggero – 14 luglio 2012
“Ragazza down si laurea a Cassino. «Ora voglio lavorare e avere un’auto»”
░ La gioia di una ragazza. Una bella notizia, ogni tanto.
Manca poco al grande giorno. Meno di una settimana. La tesi è pronta, rilegata. Accanto ci sono ancora pile di fogli e di appunti. Una scrivania identica a quella di tutti gli studenti universitari: penne sparse, evidenziatori aperti, matite a fare da segnalibro dentro ai testi, computer acceso. Ma la storia di Chiara Birilli è diversa: è la storia di un'occasione vinta, di un traguardo raggiunto al di sopra dei pregiudizi. E’ la storia di una vittoria, un piccolo grande passo avanti per il nostro paese in fatto di diritti e di civiltà. Chiara è una ragazza down, ha gli occhi pieni di vita e di allegria, e giovedì diventerà dottoressa in Economia e Commercio. In famiglia sono tutti emozionati, ma lei dice: «Io? Sì che sono emozionata, ma non ho paura di niente, solo un po’ d’ansia». Chiara parla con entusiasmo della sua avventura universitaria, raccontandola semplicemente come una bella passeggiata fatta per crescere. «Ho studiato tanto - racconta - avevo un obbiettivo da raggiungere e mi sono impegnata per realizzare quello che volevo, non mi sono mai scoraggiata e ho sempre sentito dentro di me la grande forza della vita». …

Il CORRIERE DELLA SERA – 14 luglio 2012
“L'iPad con i manuali fai-da-te I rischi del liceo senza libri”
░ I testi saranno prodotti assieme da docenti e ragazzi.
L' Istituto Cobianchi di Verbania annuncia che da settembre partirà un progetto iPad che coinvolgerà 54 studenti di due terze del liceo di scienze umane e del liceo linguistico. Non è il primo e non sarà l'ultimo esperimento del genere, ma si presenta in modo del tutto originale rispetto agli altri, per la sua radicalità. Il progetto prevede, per l'intero triennio (dunque per alunni dai sedici ai diciotto anni), la sostituzione dei manuali di carta con il tablet Apple di ultima generazione. Con almeno un paio di vantaggi evidenti: gli zaini saranno più leggeri e i costi delle famiglie si ridurranno, poiché dai circa 700 euro sborsati nel triennio per i libri si passa a 400 euro, che è il prezzo dell'iPad. Basterà comperare la tavoletta digitale, perché i software saranno autoprodotti da docenti e discenti in una sorta di scambio «creativo» che ha come scopo la produzione e l'apprendimento di contenuti e di conoscenza: dal produttore al consumatore, è proprio il caso di dirlo. Prima considerazione: l'editoria, sia essa tradizionale o no, verrà del tutto superata. Secondo aspetto: viene a cadere con il tramonto del libro cartaceo anche il rapporto gerarchico tradizionale che pone l'insegnante in cattedra a distribuire sapere per gli allievi in ascolto sui banchi. Una relazione paritaria, come neanche l'utopia sessantottina osava auspicare. Terzo punto nevralgico: se, come pare, non verrà meno la valutazione finale ma cambierà solo (solo?) il metodo, l'eventuale responsabilità di aver approntato strumenti sbagliati, inutili, incompleti, ricadrà sulle spalle degli studenti? (Senza dimenticare che le terze sperimentali dovranno raggiungere gli stessi obiettivi didattici delle classi parallele che studieranno sui soliti manuali). Insomma, una bella sfida.

L’Unità – 15 luglio 2012
“Ricerca, Profumo si ribella al Tesoro”
░ Scaramucce. O il gioco delle parti ?
«Dobbiamo dare un contributo al Paese che è in grande difficoltà: siamo disponibili a farlo ma vogliamo essere noi a dire quali sono gli enti che hanno la possibilità di dare maggiori contributi. Il fatto che ci si dica dove tagliare non è la strada corretta». Lo ha detto il ministro della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca (Miur) Francesco Profumo a proposito della spending review. Insomma, se c’è bisogno di risparmiare, che almeno non si spari nel mucchio. Il ministro, che nei giorni scorsi ha incontrato i presidenti dei 12 enti di ricerca controllati dal suo dicastero, si prepara dunque a lavorare su un doppio binario: con il Parlamento per ridurre il più possibile l’entità della “revisione” di spesa, e con gli enti stessi con i quali a settembre aprirà un tavolo per un percorso condiviso. Decidano i diretti interessati, questo il metodo giusto per procedere secondo Profumo che piuttosto che di tagli preferisce parlare di “razionalizzazione” finalizzata a una maggiore efficienza degli enti vigilati e a una maggiore competenza che permetta a loro e agli atenei di mettere le mani su fondi europei partecipando a bandi di gara che spesso vedono l’Italia assente. La partita del Miur è delicatissima. Gli enti in questione vanno dal Cnr all’Istituto di fisica nucleare, dall’Istituto di geofisica all’Agenzia dello Spazio. Da questi ed altri ci si aspettano risparmi per 33 milioni entro la fine dell’anno…

Il fatto quotidiano – 15 luglio 2012
“La scuola non attende la spending review, verso il taglio di mille istituti”
░ Una diminuzione di oltre mille istituti scolastici.
La scuola non dovrà aspettare l’approvazione definitiva del parlamento per applicare la spending review. Dal prossimo mese di settembre, infatti, scatterà il taglio di almeno il 20 per cento dei dirigenti. Dirigenti scolastici (i presidi) e dirigenti amministrativi. Un anticipo retaggio di una legge voluta dal tandem Gelmini-Tremonti, la 111 dello scorso anno, quella sul cosiddetto dimensionamento scolastico, in base alla quale le scuole dovevano obbligatoriamente contare su mille iscritti, e comunque non meno di 600. Contro questo provvedimento un gruppo di regioni aveva fatto ricorso alla Corte costituzionale che con una recente sentenza aveva stabilito la competenza di redigere i piani di dimensionamento alla regioni stesse, ma aveva tuttavia lasciato allo Stato il diritto di indicare i criteri sui numeri di iscritti da attribuire alle scuole. Tanto è bastato per dar modo all’attuale ministro Francesco Profumo di procedere senza indugi nell’adeguamento dei nuovi organici dirigenziali. Un suo decreto dello scorso 25 giugno detta il quadro da applicare sin dal prossimo settembre. Un quadro che la Cgil scuola ha così riassunto: le istituzioni scolastiche sono passate da 19.211 del 2011-2012 a 9.131 per il prossimo anno scolastico con una diminuzione di 1.080 istituzioni scolastiche a causa del dimensionamento. Ma non tutte le scuole potranno essere sede di dirigenza scolastica e direzione amministrativa con titolarità in quanto 1.141 sedi risultano sottodimensionate con 393 sedi al di sotto di 400 alunni (montagna) e 748 sedi al di sotto dei 600 alunni. Infatti, senza tali sedi sottodimensionate e senza i CPIA non attivati, l’organico dirigenti scolastici è pari per il 2012-2013 a 7.990 posti rispetto ai 10.211 del 2011-2012. Ben 2,221 posti in meno (1080 da dimensionamento e 1141 da sottodimensionamento) circa il 22% in un solo anno. Come potrà avviarsi, dunque il prossimo anno scolastico? Che i presidi superstiti dovranno accollarsi la reggenza delle scuole “decapitate”, con un’aggravante economica non indifferente: che, a differenza del passato, le reggenze saranno gratuite. E per di più i presidi non potranno ricorrere a dei vicari a pieno titolo. Più lavoro e più responsabilità. Sempre allo stesso prezzo. Una prospettiva pesante per le scuole stesse, i loro insegnanti e i loro allievi che in questo quadro dovranno fare i conti con strutture di gestione talora elefantiache e difficilmente controllabili.

ItaliaOggi – 17 luglio 2012
“Ferie, sfuma la monetizzazione”
░ Dove cercare denaro, per le casse dello Stato ? Nelle spettanze dei precari. Mi sovviene quella scena del film di Totò…. Anche il personale che va in pensione a settembre ci rimetterà.
I docenti precari, che hanno ottenuto la proroga del contratto per partecipare agli esami di stato come commissari, non potranno chiedere la monetizzazione delle ferie. Che può arrivare anche fino a 1500 euro se il docente lavora ad orario pieno. È uno degli effetti dell'entrata in vigore del decreto legge sulla revisione della spesa del 6 luglio scorso (n.95). Il provvedimento, al comma 8 dell'art. 5 , prevede infatti il divieto di corrispondere qualsivoglia indennizzo ai dipendenti pubblici che non abbiano fruito delle ferie nei periodi previsti dai contratti collettivi. E siccome è entrato in vigore il 7 luglio, si applica a tutte le cessazioni intervenute a partire da tale data. La preclusione, salvo correzioni in sede di conversione del decreto, vale anche per la scuola, per effetto del rinvio espresso all'art. 1, comma 2, della legge 31/12/2009, n. 196. Che rinvia a sua volta a un elenco di amministrazioni redatto dall'Istat , in cui rientrano anche le scuole, in quanto «considerate a fini statistici Unità Locali del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca». Che rinvia anche all'art. 1 comma 2 del decreto legislativo 165/2001, che qualifica le istituzioni scolastiche alla stregua di pubbliche amministrazioni….. Il divieto di monetizzazione delle ferie si applicherà anche ai docenti e agli Ata, il personale ausiliario, tecnico e amministrativo, che cesseranno dal servizio per pensionamento con effetti dal 1° settembre prossimo. Il provvedimento, peraltro, prevede la disapplicazione espressa delle disposizioni contrattuali o di altra natura che prevedevano la monetizzazione. E quindi, in ultima analisi, decontrattualizza una materia che fino al 6 luglio scorso era regolata dal comma 15 dell'articolo 13 del contratto collettivo nazionale di lavoro…

 

ItaliaOggi – 10 luglio 2012
“La nuova vita di 10mila esuberi”
░ Saranno impegnati nel sostegno e nelle supplenze brevi, anche senza abilitazione (di Antimo Di Geronimo).
I docenti in esubero che non troveranno piena ricollocazione in sede di mobilità annuale saranno assegnati a posti o cattedre disponibili per i quali possiedano il titolo di studio di accesso. Anche se non hanno l'abilitazione specifica. Per esempio, un docente di economia aziendale (classe A017), se ha la laurea prevista per insegnare geografia (A039), potrà essere assegnato per un anno su una cattedra di geografia invece che di economia aziendale. Oppure, se si tratta di una maestra elementare, l'amministrazione potrà tentare anche la ricollocazione nella scuola dell'infanzia. Il tutto con assegnazioni d'ufficio.
Lo prevede una disposizione contenuta ne decreto sulla spending review varato dal governo. Il dispositivo riscrive l'intera disciplina del trattamento dei docenti in esubero e, cioè, dei docenti che dopo essere diventati soprannumerari, non riescono ad ottenere una nuova sede nemmeno con il trasferimento d'ufficio. E quindi vengono collocati nella famigerata Dop (dotazione organica provinciale): una specie di limbo in cui vengono tenuti in stand by fino all'assegnazione di una sede provvisoria per un anno, ad esito delle operazione di utilizzazione o assegnazione provvisoria. Sono circa 10 mila, recita la relazione tecnica. Se non sarà possibile ricollocare i docenti in esubero su altro posto o classe di concorso secondo il titolo di studio posseduto, l'amministrazione dovrà ricollocarlo sul sostegno. A patto, però, che il docente interessato risulti in possesso dell'apposito diploma di specializzazione oppure abbia frequentato almeno un corso di formazione specifico. Se nemmeno in questo modo sarà possibile trovare all'insegnante interessato una nuova collocazione, l'amministrazione potrà ricollocarlo su eventuali spezzoni residui, con priorità rispetto ai docenti interni. Inoltre, ad anno scolastico già avviato, l'amministrazione potrà comunque procedere all'assegnazione dei docenti in esubero su posti che dovessero rendersi successivamente disponibili. Infine, in assenza di diversa collocazione, i docenti interessati saranno assegnati a disposizione delle scuole per la copertura delle supplenze brevi e saltuarie nella provincia di appartenenza. Le assegnazioni dei docenti sugli spezzoni o sui posti che si renderanno disponibili in corso d'anno saranno effettuate secondo un piano di utilizzo, predisposto dall'ufficio scolastico regionale. Idem per quanto riguarda le assegnazioni a disposizione nelle scuole, ai fini della copertura delle supplenze brevi e saltuarie. Il provvedimento prevede, inoltre, che qualora l'insegnante venga utilizzato in scuole di ordine o grado superiore, percepirà le relative differenze stipendiali. Nessuna decurtazione, per i gradi inferiori. Tutte queste operazioni saranno effettuate con priorità rispetto all'attribuzione delle supplenze. Va detto, inoltre, che le operazioni di ricollocazione del personale in esubero, attualmente, sono regolate da norme contrattuali. E quindi, fino ad ora, le relative disposizioni venivano scritte al tavolo negoziale. Adesso la disciplina della mobilità d'ufficio dei docenti in esubero sarà sottratta alla contrattazione collettiva. Il tutto in continuità con l'orientamento assunto dal governo precedente che, con l'avvento della legge 15/2009, ha dato prima un colpo di spugna alla facoltà di derogare le norme di legge da parte della contrattazione collettiva. E poi, con il decreto Brunetta, ha riscritto una serie di regole con le quali ha decontrattualizzato materie importanti del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici. Come per esempio, le sanzioni disciplinari e le assenze per malattia.

ItaliaOggi – 10 luglio 2012
“La scuola perde la moneta contante”
░ Andrà alla Tesoreria unica la liquidità giacente sui conti degli istituti: 900 mln (di Alessandra Ricciardi).
Dopo gli enti di ricerca, anche le scuole. In perfetta continuità con il primo decreto di revisione della spesa pubblica, curato dal ministro dei rapporti con il parlamento, Piero Giarda, il decreto legge di spending review messo a punto dal commissario straordinario Enrico Bondi istituisce anche per le scuole l'obbligo della Tesoreria unica.
+E dunque quando a settembre riapriranno i battenti del nuovo anno, i cassieri si ritroveranno a dover passare i soldi che gestivano in autonomia con il fondo di istituto alla Tesoreria: si tratta di circa 900 milioni di euro. A prevederlo l'articolo 7, comma 33 del decreto legge n. 95, da ieri all'esame del senato per il primo sì alla conversione. Niente più conti correnti autonomi, le scuole dovranno disporre i pagamenti, per spese di funzionamento e supplenti, attraverso il meccanismo del mandato elettronico. Una misura che, a leggere la relazione tecnica allegata al decreto legge, certamente serve ad evitare inefficienze nella gestione dei pagamenti ma anche a ridurre il debito pubblico: ipotizzando una giacenza minima di 900 milioni di euro e un tasso per il ricorso al mercato del 3,13% nel 2012, del 4,38% nel 2013 e del 5,01% nel 2014, «si otterrebbe una riduzione della spesa per interessi sul debito pubblico pari a circa 4 milioni nel primo anno, che salgono poi a 31 milioni nel 2013 e a 36 nel successivo». Un impatto sull'avanzo/deficit minimo, ma comunque positivo. Dall'attribuzione dell'autonomia alle scuole, gli istituti hanno acquistato i servizi di incasso e pagamento sul mercato, curando le procedure per conto proprio e con tassi di interesse molto diversi: in media dello 0,15%. E poi si sono riscontrate le inefficienze nei pagamenti (fatture non pagate e soldi lasciati in giacenza), tanto da far ritenere preferibile l'accentramento della liquidità. Nessuna riduzione di risorse, comunque, tiene a precisare la relazione messa a punto tra il ministero dell'istruzione e la Ragioneria generale dello stato. Ciascuno dei 100 ambiti scolastici territoriali, corrispondenti agli ex provveditorati, sarà titolare di un conto corrente infruttifero di contabilità presso la Tesoreria, ogni cc a sua volta sarà suddiviso in tanti sottoconti in corrispondenza dei capitoli di bilancio che lo alimentano. Sui vari sottoconti verranno emessi gli ordini a pagare. Per le supplenze brevi si prevede poi lo stesso meccanismo di pagamento del cedolino unico, per cui la liquidazione dei compensi sarà a carico del Mef/Stp: obiettivo, garantire precisione e rapidità. E poi ci sono i fondi per le contabilità speciali: fondi appoggiati sui conti delle scuole, utilizzati per progetti decisi a livello centrale dal ministero. Negli anni le risorse sono calate da 1,8 miliardi sino ai 423 milioni del 2012. Fondi la cui gestione non è sempre stata chiara e che oggi tornano, a colpi di 100 milioni l'anno fino al 2016, al bilancio dello stato per essere assegnati per le spese di funzionamento delle scuole. I restanti 30 milioni andranno a contribuire ai miglioramenti dei saldi di cassa.
Saranno ridotte infine le spese per il controllo di regolarità amministrativa e contabile delle istituzioni scolastiche, per un risparmio di 8 milioni.


 

La Tecnica della scuola – 1 luglio 2012
“Rusconi (PD): “Inapplicabile la sentenza della Consulta”
░ Intervenendo in VII Commissione, il senatore Rusconi ha proposto un modo per uscire dall’impasse: stabilire nuovi parametri per la formazione delle istituzioni scolastiche (dall’a.s.2013/2014 ogni regione avrebbe a disposizione una unità ogni 900 alunni ma sarebbe libera di organizzarsi nel modo ritenuto più adatto al proprio territorio).
La sentenza con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della norma sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche è attualmente all’esame della Commissione Cultura del Senato che dovrà anche proporre qualche soluzione ai problemi applicativi della sentenza stessa. Il dibattito è iniziato nei giorni scorsi con una relazione introduttiva del senatore Antonio Rusconi (PD) che, preliminarmente, ha voluto precisare che a suo parere “la Corte costituzionale ha sanzionato solo il metodo, non anche il merito, della norma approvata dal precedente Governo”. “La Consulta – ha detto Rusconi - ha infatti eccepito che, trattandosi di competenza concorrente, occorreva un maggior coinvolgimento delle Regioni, cui doveva essere lasciato ogni intervento di dettaglio, riconoscendo tuttavia il diritto dello Stato di ridurre il numero dei dirigenti scolastici per conseguire risparmi di spesa”. Ma, ha aggiunto Rusconi, la scuola ha bisogno di certezze e quindi è opportuno che “per l'anno scolastico 2012-2013 gli organici siano mantenuti inalterati, ancorché elaborati sulla base di una norma dichiarata illegittima”. D’altronde, ha rilevato (“con sollievo” si legge nel resoconto parlamentare) Rusconi, “le Regioni hanno responsabilmente dichiarato che manterranno inalterata la situazione per l'anno scolastico 2012-2013, in ossequio ad un principio di buon andamento dell'amministrazione, salvo però intervenire per l'anno successivo”. …In conclusione Rusconi non ha fatto mancare una propria proposta: d’ora in poi il numero delle istituzioni scolastiche dovrebbe essere calcolato facendo riferimento al numero degli alunni dell’intera regione. In concreto il senatore del PD ha proposto di mantenere come riferimento il numero di 900 alunni. In questo modo il numero complessivo delle istituzioni scolastiche si dovrebbe attestare intorno alle 8.700 unità. Ogni regione sarebbe poi libera di costituire le scuole nel modo ritenuto più adatto alle caratteristiche del proprio territorio.

www.dire.it – 3 luglio 2012
“'Ecatombe' inglese a scuola: a Roma è "scomparso" il 92% dei prof specialisti”
░ Un effetto del taglio agli organici della Scuola primaria.
Inglese, alla scuola primaria a Roma e provincia, va in scena l'ecatombe degli specialisti. In due anni, per effetto della riforma Gelmini, che punta a sostituirli con docenti ordinari allenati a insegnare anche la nuova materia, sono scesi del 91,9%. Erano 445 fino a due anni fa, sono scesi a 96 lo scorso anno e quest'anno si passa a 36…. D'ora in poi dovranno occuparsi della materia, infatti, insegnanti ordinari. Alcuni di loro hanno fatto corsi di poche decine di ore. Altri hanno una abilitazione che risale al concorso degli anni Novanta e da allora la maggior parte non ha rinfrescato la sua preparazione. Insomma, si rischia l'effetto inglese maccheronico…. Oggi la Flc-Cgil di Roma torna a protestare sotto la sede dell'U.S.R. "L'Usr del Lazio e dell'Ufficio scolastico provinciale di Roma non rispettano e non applicano la circolare ministeriale 25 del 29 marzo 2012 determinando ulteriori tagli in posti e personale (il ministro Profumo aveva promesso lo stop), la diminuzione dei docenti a fronte dell'aumento degli alunni in particolare nella scuola primaria". Inoltre "le 4 ore residuali per classe di tempo pieno non sono state lasciate a disposizione delle scuole, determinando l'impoverimento del modello pedagogico/didattico fondato sulla compresenza di due docenti per classe e la perdita della possibilita' di ampliare gli orari delle classi a tempo normale fino a 30 ore".

ItaliaOggi – 3 luglio 2012
“Reclutamento non più nazionale? Vedremo”
░ Alessandra Ricciardi intervista l’assessore Valentina Aprea in materia di reclutamento dei docenti. L’ex sottosegretario all'istruzione, già presidente della commissione cultura della Camera (suo è il disegno di legge sulla professione docente e la governance della scuola), oggi è assessore all'istruzione della Lombardia. Valentina Aprea, pdl, ha lavorato alla bozza di accordo stato-regioni che apre al federalismo scolastico, in attuazione del titolo V della Costituzione.
D. Non ci siete riusciti quando eravate al governo, perché dovreste riuscirci oggi che il Pdl sostiene un governo tecnico?
Risposta. C'è un clima diverso nel paese, è il momento giusto per porre mano alle incertezze in materia di istruzione e formazione professionale. Il governo tecnico ha un ampio mandato parlamentare ed è stato chiamato a risolvere questioni che in questi anni di governo del centrosinistra e del centrodestra sono riamaste in sospeso. Proprio in questi giorni abbiamo assistito a nuovi ricorsi in materia di istruzione alla Corte costituzionale da parte delle regioni contro leggi statali e dal governo nazionale contro leggi regionali. É una situazione paralizzante, che va risolta, per i docenti e per le famiglie.
D. Non avete molto tempo, questo è un governo a stretta scadenza...
R. Nella bozza di accordo ci sono modalità certe, lavoreremo attraverso gruppi paritetici stato-regioni, e tempi certi. Entro marzo 2013, prima dunque che finisca la legislatura e si vada a nuove elezioni, il governo dovrà presentare il testo unico sul riassetto della normativa statale alla luce dell'articolo 117 della Costituzione.
D. Cosa cambia in concreto con l'accordo?
R. Il primo ambito sarà la nuova articolazione delle funzioni amministrative: rendere più snella e funzionale la presenza degli uffici scolastici regionali e territoriali. L'obiettivo è evitare duplicazioni nella gestione del personale, nell'assegnazione dello stesso alle scuole e nell'individuazione degli istituti sul territorio. E potrebbe accadere in questo ambito che il personale degli uffici scolastici regionali e provinciali passi alle regioni. E questa è la sussidiarietà verticale. Ma c'è anche un discorso che riguarda l'autonomia delle scuole, che vanno riorganizzate per reti e richiedono una diversa rappresentanza. E questo è in contrasto con una scuola centralistica. Ci sono due modelli di governance, tra loro incompatibili: quello statalista, che concepisce al massimo il decentramento di funzioni, e quello federalista, con il trasferimento di funzioni. Per noi regioni è importante fare chiarezza sul modello, servirà anche a ridurre i costi.
D. In molti temono che si apra a una regionalizzazione del reclutamento.
R. Noi ci occuperemo con l'accordo delle funzioni amministrative. La bozza prevede poi che si possano sperimentare anche nuovi modelli organizzativi per la valorizzazione dell'autonomia scolastica. Dentro queste sperimentazioni potrebbe esserci qualcosa che attiene alla professione docente, professione che comunque resterà statale per la formazione universitaria. Sulla bozza di accordo c'è stata piena condivisione di tutte le regioni, senza steccati ideologici. Proseguiremo con lo stesso spirito.


La tecnica della scuola.it – 4 luglio 2012
“Organici ATA: si perdono 2.200 posti di DSGA”
░ E’ ufficiale: lo stabilisce il Miur con decreto.
Nella giornata del 3 luglio il Ministero dell’Istruzione ha trasmesso agli Uffici scolastici regionali lo schema di decreto interministeriale in materia di organici del personale Ata. Al decreto sono allegate le tabelle riassuntive e quelle relative alle modalità per calcolare l’organico spettante a ciascuna istituzione scolastica. Complessivamente, rispetto allo scorso anno, si registra un saldo negativo superiore alle 2.200 unità: la riduzione è dovuta interamente al taglio di altrettanti posti di DSGA dovuto alle operazioni di dimensionamento della rete scolastica. L’organico dei collaboratori scolastici resta complessivamente invariato a livello nazionale con riduzioni nelle regioni del sud (-50 in Calabria, -76 in Campania, -82 in Sicilia, -56 in Puglia) e con modesti aumenti al nord (+51 in Emilia-Romagna, +91 in Lombardia) e al centro (+44 in Toscana e +32 in Lazio). Molto più ridotte sono le variazioni di organico degli assistenti amministrativi: +19 in Emilia-Romagna, +34 in Lombardia, -28 in Campania e -32 in Sicilia. Qualche novità positiva si registra nelle tabelle per il calcolo dei posti spettanti a ciascuna scuola. I parametri restano uguali a quelli già in vigore, ma per circoli didattici, scuole medie e istituti comprensivi viene introdotto un correttivo: per ogni 100 alunni oltre i 1200 viene assegnato un ulteriore posto di collaboratore scolastico e per ogni 200 alunni oltre i 1.900 l’organico degli assistenti amministrativi viene incrementato di una unità. Non è molto, ma in tal modo gli effetti del dimensionamento scolastico dovrebbe essere un tantino mitigati.

www.corriere.it – 5 luglio 2012
“«Provata l'esistenza del bosone di Higgs» -E' la particella all'origine dell'Universo”
░ Un articolo di Giovanni Caprara Alla conferenza stampa internazionale tenutasi al CERN di Ginevra, è stato annunciata la prova dell’esistenza della particella che consente a ogni cosa di avere «massa» e quindi l'esistenza della materia come la conosciamo: la hanno denominata «particella di Dio».
Il bosone di Higgs, la famosa «particella di Dio», esiste ed è stata catturata finalmente senza alcun dubbio nel superacceleratore Lhc del Cern di Ginevra. I due esperimenti che le davano la caccia con tecnologie diverse sono giunti allo stesso risultato: la sua energia si esprime tra 125 e 126 GeV (miliardi di elettronvolt) e quindi conferma l’ultimo tassello rimasto aperto del Modello Standard, la teoria che spiega l’architettura di base della natura.Il bosone di Higgs è importante perché è la particella che garantisce la massa a tutte le altre particelle subatomiche della materia della quale anche noi siamo formati. La conferma arriva dall’aver raggiunto da parte dei ricercatori gli ambitissimi «5 sigma» che è il valore che garantisce l’altissima probabilità della sua presenza. La caccia era iniziata nel 1964 quando il fisico britannico Peter Higgs aveva previsto teoricamente la sua esistenza. Dopo cinquant’anni la milanese Fabiola Gianotti e l’americano Joe Incandela, portavoce dei rispettivi esperimenti, hanno illustrato questa mattina davanti alla comunità scientifica del Cern le loro conclusioni dell’ultima fase di indagini iniziata nel dicembre dell’anno scorso quando, sempre qui al Cern, avevano presentato i primi indizi dell’esistenza della fatidica particella. Le incertezze del passato sono definitivamente cadute. Ma con una doppia sorpresa. «Il bosone di Higgs – spiega Guido Tonelli, portavoce dell’esperimento CMS sino a qualche mese fa – non solo ora lo abbiamo davanti agli occhi ma ha anche aperto una nuova fisica. Le sue caratteristiche sono un po’ diverse da come la teoria l’aveva immaginato e presenta alcune anomalie che prospettano nuovi mondi della conoscenza da indagare. Ed è quello che faremo nei prossimi mesi». Ma la materia rappresenta solo il 4 per cento dell’universo conosciuto, il rimanete 96 per cento è materia oscura ed energia oscura, così chiamate perché non se ne conoscono le caratteristiche. …. Lunghi applausi hanno seguito le presentazioni di Joe Incandela e Fabiola Gianotti che insieme hanno coordinato il lavoro di tremila scienziati….

la Repubblica.it – 5 luglio 2012
“Così viene umiliata l’istruzione pubblica”
░ Allo stato delle cose, salvo ripensamenti, il piano di tagli agli sprechi messo in cantiere dal governo Monti prevede alla voce scuola di togliere 200 milioni alle istituzioni pubbliche per darli alle private.
…Leggiamo che si tolgono risorse pubbliche alle università statali al fine di “ottimizzare l’allocazione delle risorse” e “migliorare la qualità” dell’offerta educativa. Stornare risorse dal pubblico renderà la scuola più virtuosa. Ma perché la virtù del dimagrimento non dovrebbe valere anche per il settore privato? Perché solo nella già martoriata scuola pubblica i tagli dovrebbero tradursi in efficienza? Lo stillicidio delle risorse all’istruzione pubblica e alla ricerca va avanti imperterrito da più di dieci anni, indipendentemente dal colore dei governi e dallo stato dei conti pubblici…. A partire dalla legge 62/2000, concepita come attuazione dell’Art. 33 della Costituzione, le scuole private dell’infanzia, quelle primarie e quelle secondarie possono chiedere la parità ed entrare a far parte del sistema di istruzione nazionale. Ottenere la parità (rispetto al valore del titolo di studio rilasciato) non equivale per ciò stesso a ricevere denaro pubblico. Eppure l’interpretazione della Costituzione che ha fatto breccia alla fine della cosiddetta Prima Repubblica ha imboccato la strada della revisione della concezione del pubblico, un aggettivo esteso anche a tutta l’offerta educativa riconosciuta come “paritaria”. Ciò ha aperto i cordoni della borsa pubblica alle scuole private, che in Italia sono quasi tutte cattoliche e che ricevono denaro dallo Stato sotto forma di sussidi diretti, di finanziamenti di progetti finalizzati, e di contributi alle famiglie come “buoni scuola”. Neppure un governo tecnico riesce a evitare di farsi tanto politico da discriminare le scuole pubbliche e privilegiare quelle private quando si tratta di dare o togliere finanziamenti.
L’Unità – 5 luglio 2012
“Istruzione contro Tesoro: già dato”
░ Il Ministro Profumo parla di asset al ministro Grilli. Non lo sa che nella scuola tutte le spese sono state ridotte e razionalizzate ? Vedremo se il fatto di essere stati «i primi ad aderire alle ricognizioni iniziali della spending review» risulterà un merito o un autogol. Ci viene in mente il grande Pirandello…. !!! Aveva capito tutto.
Un braccio di ferro che durerà fino a stasera, quando si riunirà il Consiglio dei ministri. Da una parte i tecnici del ministero del Tesoro, con tagli per circa 200 milioni al fondo di finanziamento ordinario degli atenei. Dall'altra quelli del ministero dell'Istruzione, decisi a dimostrare che di sforbiciate lineari non c'è alcun bisogno. È l'ultimo «duello>, emerso dal magma ancora informe (ma molto caldo) della spending review. «Siamo stati i primi ad aderire alle ricognizioni iniziali della spending review, avviate in marzo dal ministro Giarda spiegano a Viale Trastevere non abbiamo un atteggiamento pregiudiziale. Ma siamo altrettanto convinti che non si possono colpire asset importanti del Paese e che ci sono altri modi che consentono risparmi. La scuola deve restare al centro degli asset del Paese». Dagli uffici del ministro Francesco Profumo fanno sapere che quella amministrazione «ha già dato, all'altare dei risparmi, con la riduzione del 60% delle spese dell'ufficio stampa, l'avvio della diminuzione delle sedi del dicastero (da cinque a due il prossimo anno), la razionalizzazione della spesa per l'acquisto di beni e servizi oltre ai i risparmi conseguiti con il «plico telematico>>, introdotto in occasione degli esami di maturità. Su questi suggerimenti operativi si sta giocando la partita con gli uomini della Ragioneria.

Ufficio Stampa Miur – 5 luglio 2012
“L'apprendimento permanente per la crescita del patrimonio culturale”
░ Una informativa sul convegno (3 luglio 2012) "L'Apprendimento Permanente per la crescita del patrimonio culturale, professionale ed economico del Paese. Il contributo delle Università".
Il Convegno è stato promosso dal MIUR in collaborazione con la R.U.I.A.P. (Rete Universitaria Italiana per l'Apprendimento Permanente)… con l'obiettivo di avviare un dibattito di alto profilo, anche europeo, sul ruolo delle Università per la definizione e lo sviluppo di un potenziato sistema per l'apprendimento permanente…. I lavori, trasmessi in video streaming, si sono articolati in un'unica sessione antimeridiana, di fronte ad una platea di circa 200 partecipanti, composta da esponenti della R.U.I.A.P., della C.R.U.I., del C.U.N., dell'A.N.V.U.R., nonché dell'E.U.C.E.N. e da rappresentanti della Comunità Europea. Hanno preso parte al Convegno anche i rappresentanti dei Centri Territoriali Permanenti per l'Istruzione degli adulti, provenienti da tutte le Regioni Italiane e rappresentanti delle Regioni e delle Parti sociali. I recenti provvedimenti legislativi hanno offerto l'avvio per un confronto per la definizione degli obiettivi specifici, sociali ed economici, delle attività di apprendimento permanente e degli strumenti e servizi per la realizzazione di reti territoriali finalizzate ad offrire risposte integrate e partecipate. E' stata evidenziata l'esigenza di offrire, da parte delle Università, nuove risposte ad una popolazione studentesca, diversificata per età e condizione occupazionale, che permettano il riconoscimento e la valorizzazione degli apprendimenti pregressi, comunque acquisiti in contesti formali, ma anche non formali e informali.

Il Sole 24Ore – 5 luglio 2012
“Istruzione. Convenzioni Consip. A scuola pulizie esternalizzate. Bidelli dimezzati”
░ Sarebbero i contenuti, nel settore scuola, dell’ultima bozza del decreto sulla spending review, oggi pomeriggio all'esame del CdM. C’è un passaggio inquietante, in questo articolo: “Dopo l'esperimento delle procedure di mobilità che dovranno assicurare la stessa riduzione di personale prevista per il pubblico impiego…”. Che cosa vuole dire ?
Stretta sulle pulizie nelle scuole. A disporla è l'ultima bozza del decreto sulla spending review che sarà oggi pomeriggio all'esame del Consiglio dei ministri. E che, alla voce istruzione, potrebbe registrare un'altra novità: la cancellazione del taglio di 200 milioni al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) delle università, in cambio di una quota analoga di risparmiare realizzati con l'eliminazione delle inefficienze. Partiamo dalla scuola. Dove spicca innanzitutto la conferma delle nuove regole sul reclutamento dei docenti a tempo indeterminato. Dopo l'esperimento delle procedure di mobilità che dovranno assicurare la stessa riduzione di personale prevista per il pubblico impiego, gli insegnanti che risultassero in esubero nella propria provincia potrebbero essere impiegati, nell'intera regione, in classi di concorso o gradi di istruzione diversi da quelli di appartenenza; oppure in posti di sostegno rimasti vacanti. Una new entry di una certa importanza riguarda invece i servizi di pulizia negli istituti. La norma stabilisce che a partire dal 1° settembre «non si provvede ad effettuare altre immissioni nel ruolo dei collaboratori scolastici sino a che il relativo personale a tempo indeterminato non sia ridotto al 50% dell'organico determinato presso ciascuna istituzione scolastica ed educativa». Ciò significa che, su 130 mila bidelli in organico, ne usciranno man mano 65mila e non saranno sostituiti. I presidi che non riusciranno ad assicurare gli stessi servizi con un personale dimezzato potranno acquistarli sul mercato utilizzandole apposite convenzioni Consip. Il vincolo, precisa la stessa disposizione, è che il costo al netto dell'Iva non superi il 75% di quello che sarebbe servito ad assumere collaboratori scolastici a inizio carriera. Dall'anno prossimo il 50% dei risparmi ottenuti grazie a questo procedimento dovrà essere reinvestito nel comparto…. Un'altra parte e qui passiamo all'università potrà essere utilizzata per scongiurare la riduzione di 200 milioni del Ffo nel 2013, prevista anche nell'ultima versione del provvedimento. L'ipotesi di sottrarre ulteriori risorse agli atenei che il ministro Francesco Profumo non conferma («Le cifre non so da dove siano nate, bisogna che il paese cominci a parlare di dati oggettivi») non piace affatto al Pd. Anche per questo il lavoro dei tecnici di viale Trastevere si è concentrato ieri su come disinnescare questa "mina" e su dove reperire i200 milioni richiesti senza intaccare il fondo. Alla fine la soluzione dovrebbe essere quella di incidere con più convinzione sulle varie inefficienze: affitti,personale inidoneo, acquisti di beni e servizi. Resta da capire se al Tesoro e al commissario straordinario per la spending review, Enrico Bondi, queste rassicurazioni basteranno.
La tecnica della scuola.it – 6 luglio 2012
“Esoneri per collaboratori del d.s. cancellati dalla spending review”
░ Il decreto sulla spending review riscrive del tutto l'articolo 459 del TU che attualmente regola esoneri e semi-esoneri dall'insegnamento dei docenti incaricati di collaborare con il dirigente scolastico. Le funzioni superiori si potranno pagare solo con il fondo di istituto.
Il decreto legge sulla spending review che in questo momento è ancora all’esame del Consiglio dei Ministri potrebbe rivoluzionare completamente il meccanismo di esoneri e semiesoneri dei docenti incaricati di collaborare con il dirigente scolastico. Una norma specifica del decreto prevede infatti una profonda riscrittura dell’intero articolo 459 del T.U. del 1994 che attualmente regola la materia. La prima novità è che scompaiono definitivamente gli esoneri totali. In base al comma 2, finora nei circoli didattici con almeno 80 classi potevano essere disposti esoneri totale: d’ora in poi si potranno disporre solo semiesoneri. Secondo il comma 3, nelle scuole medie, nelle superiori e nei comprensivi saranno consentiti solamente semiesoneri a condizione che le classi siano complessivamente almeno 55, mentre finora questo numero di classi consentiva esoneri totali e un numero di classi compreso fra 40 e 55 dava la possibilità di assegnare i semiesoneri. Ma la questione potrebbe essere ancora più complicata perché il primo comma dell’articolo 459 viene modificato con la previsione che “nei confronti di uno dei docenti individuati dal dirigente scolastico reggente per attività di collaborazione nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative ed amministrative... può essere disposto il semiesonero dall'insegnamento sulla base dei criteri indicati nei commi da 2 a 5”. La modifica introdotta dal decreto odierno concerne proprio l’aggiunta della parola “reggente” e questo fa pensare che i semiesoneri saranno possibili solo nelle istituzioni scolastiche affidate in reggenza mentre nelle scuole con dirigenti titolari non sarà possibile attribuire nessuna forma di esonero parziale. Per capire meglio la questione è bene però aspettare il testo definitivo e ufficiale del provvedimento e, soprattutto, la relazione tecnica allegata che potrebbe fornire importanti chiarimenti in merito. Un'altra novità importante riguarda la questione delle funzioni superiori. Il decreto contiene una norma di interpretazione autentica che dovrebbe mettere fine al contenzioso: "Il comma 5 dell’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, si interpreta nel senso che la delega ai docenti di compiti non costituisce affidamento di mansioni superiori o di funzioni vicarie, anche nel caso in cui detti docenti godano del semiesonero ai sensi dell’articolo 459 del decreto legislativo n. 297 del 1994. Il docente delegato può essere retribuito esclusivamente a carico dei fondi disponibili per la remunerazione accessoria presso la specifica istituzione scolastica od educativa ai sensi dell’articolo 88, comma 2, lettera f), del ccnl relativo al personale scolastico".

 

Asasi - La Letterina n.328 – 21 giugno 2012
“Che cosa chiediamo alle Indicazioni nazionali ?”
░ Riportiamo una riflessione che l’Asasi ha ripreso dal Centro per la formazione e l’aggiornamento “Diesse” in tema di Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione.
Le Indicazioni hanno sostituito i vecchi programmi e, almeno in teoria, avrebbe dovuto rappresentare quei livelli essenziali di prestazione (Lep), sulla base dei quali le scuole, nella loro autonomia, avrebbero dovuto calibrare l’offerta formativa… Nell’ultimo decennio si sono susseguite operazioni sperimentali di vario genere. Le Indicazioni nazionali del 2004 targate Moratti, sono state corrette dalla Indicazioni per il curricolo del 2007 targate Fioroni. Le prime erano improntate alle unità di apprendimento e ai piani di studio personalizzati; le seconde alla programmazione curricolare intesa come processo di costruzione di competenze attraverso la connessione fra i saperi…. Per l’innalzamento della qualità degli insegnamenti e degli apprendimenti di questo livello, entrambe le versioni delle Indicazioni proponevano la “conoscenza ologrammatica”: conoscenza degli elementi comuni a vari linguaggi e a varie discipline resa possibile da un insegnamento che punta ad una conoscenza basata sulla esperienza dell’alunno. La presenza nella normativa di orientamenti impegnativi su punti assolutamente significativi ha comportato la necessità di conoscere, almeno approssimativamente, la situazione delle scuole. In questo senso, il Miur ha avviato nei mesi scorsi un monitoraggio, curato dall’Ansas, che ha coinvolto 5.986 istituzioni statali e 4.250 paritarie, focalizzato sul “contesto di riferimento all’interno del quale le scuole hanno sperimentato Indicazioni e riforme del sistema” (nota del 2 aprile 2012). La lettura seppure parziale dei dati fa emergere elementi di un certo interesse: il 94,1% delle scuole ha modificato il Pof (Piano dell’offerta formativa) nell’ottica delle Indicazioni; nella scuola primaria l’offerta formativa è stata modificata prevalentemente nell’ambito di Teatro/ danza/ musica (68,3%); nella scuola secondaria di I grado l’ambito delle maggiori modifiche è quello delle Lingue (54,5%). Inoltre è rilevante che il 73,3% delle istituzioni scolastiche valuti gli apprendimenti in ordine agli standard fissati dalla singola scuola, tenendo in qualche modo a distanza sia gli standard europei, che le prove nazionali Invalsi. Nel complesso non sembra avvenuta alcuna rivoluzione, semmai l’assorbimento del nuovo entro la buona tradizione della scuola italiana che alla fine rende praticabile anche l’impossibile. La nuova consultazione di recente promossa avviene sulla base di un questionario e di una bozza curata da una commissione del Miur (un nuovo testo) dalla quale traspare una evidente propensione per la scuola della verticalizzazione curricolare che consegue alla forma sempre più diffusa degli istituti comprensivi. Questo quadro pone una serie di problemi che devono avere risposte prima della ufficializzazione del testo. Tra queste tre sono inderogabili.
1. La collocazione data alla scuola dell’infanzia che appare schiacciata sul quinquennio seguente e impoverita ulteriormente nelle caratteristiche che le avevano permesso di mantenere una posizione di eccellenza.
2. Una più chiara motivazione della scelta per il curricolo, che non è solo una organizzazione degli apprendimenti, ma una filosofia dell’insegnamento e della trasmissione dei contenuti…
3. La circolare n. 46, 24 maggio 2012 apre alla possibilità di un coinvolgimento di reti di scuole, enti locali, associazioni, Università che potranno, entro giugno, elaborare memorie, proposte, segnalazioni, ecc.; eppure il questionario è compilabile on line esclusivamente da parte delle scuole. Riteniamo che la consultazione dovrebbe superare i limiti di un questionario a risposta chiusa…
la Repubblica – 22 giugno 2012
“La scuola di Pontremoli insiste, ri-bocciati i 5 bambini”
░ Dopo l'ispezione ministeriale, sono stati ripetuti gli scrutini per la valutazione dei ragazzini di prima elementare. Ma il risultato non è cambiato: dovranno tutti ripetere l'anno.
E' stata confermata la bocciatura di 5 alunni di prima elementare, in una stessa classe del 'Giulio Tifoni' di Pontremoli, in provincia di Massa Carrara. Gli scrutini sono stati fatti ripetere dal Miur, a seguito di un'indagine ministeriale, che aveva sottolineato "l'insufficienza di motivazioni" nelle cinque bocciature. Tre dei bambini sono stranieri e uno è disabile. Ma il consiglio di classe ha ribadito il proprio giudizio. Le motivazioni a sostegno della conferma delle bocciature non sono state ancora rese note. La relazione dei docenti, arriverà oggi, per posta, all'Ufficio scolastico regionale per la Toscana. Sulla vicenda era intervenuto il ministero della Pubblica istruzione in seguito alla denuncia di alcuni genitore e aveva svolto un'accurata ispezione al termine della quale era stato ordinato al preside Angelo Ferdani di far ripetere gli scrutini. Cosa che è puntualmente accaduta: gli insegnanti si sono di nuovo riuniti per valutare caso per caso i cinque curriculum e hanno confermato il giudizio negativo.

www.governarelascuola.it – 23 giugno 2012
“Scuola: verso l’applicazione della Costituzione ?”
░ Pietro Perziani interviene, dal suo periodico digitale, con un articolo sulla Bozza di Accordo, in materia di attuazione del Titolo V Cost., tra Stato e Regioni: è previsto il passaggio della gestione del sistema di istruzione dallo Stato alle Regioni, sul modello della Provincia Autonoma di Trento.
La recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato le norme sul dimensionamento ed ha invece approvato quelle sulle scuole sottodimensionate, ha suscitato un certo scalpore, ma va detto che essa è perfettamente in linea con le numerose sentenze emesse dalla Corte dal 2003 ad oggi; il fatto è che lo Stato continua a legiferare come se la Riforma del Titolo V non fosse stata mai fatta, eppure sono passati 11 anni. Questa volta, però, lo Stato si è “fatto furbo”; ben sapendo che le norme sul dimensionamento sarebbero state bocciate dalla Corte, ha adottato una specie di norma di salvaguardia che garantisse in ogni caso la riduzione di spesa: la non assegnazione del dirigente e del Dsga alle scuole sottodimensionate. Questo endemico conflitto Stato/Regioni ha così portato all’assurda situazione di 1000 scuole che giuridicamente mantengono la loro legittimità istituzionale, ma in realtà non è così, perché sono state rese acefale, con le ovvie, negative, conseguenze sulla funzionalità del servizio…. E’ ormai evidente che il sistema di istruzione e formazione non può reggere in una situazione dove le competenze dei diversi Enti (Stato, Regioni, EE.LL., Scuole Autonome) non sono ben definite, sia a livello legislativo che a livello amministrativo… Recentemente, la IX Commissione della Conferenza delle Regioni ha approvato una Bozza di Accordo su “Finalità, tempi e modalità di attuazione” del Titolo V della Costituzione in tema di istruzione e formazione. L’Accordo dovrà essere approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e poi dalla Conferenza Unificata Stato/Regioni; se venisse approvato, dovrebbe andare a regime entro il 30 giugno 2013.
L’accordo è suddiviso in cinque capitoli:
1-Competenze legislative. Vengono definite le competenze dello Stato e delle Regioni in materia legislativa: - le norme generali di competenza statale saranno raccolte in un Testo Unico; - verranno individuati i livelli essenziali delle prestazioni da garantire sull’intero territorio nazionale; - le Regioni provvederanno ad adeguare la loro legislazione; - verranno stabilite le competenze degli EE.LL.
2-Trasferimento delle funzioni amministrative. Verranno emanati dal Governo i provvedimenti necessari per il trasferimento alle Regioni delle funzioni di amministrazione e di gestione del sistema; in particolare, passeranno alle Regioni i dipendenti e le risorse degli Uffici Scolastici regionali e provinciali.
3-Organici. Entro il prossimo 30 ottobre verranno approvati i criteri per la suddivisione tra le Regioni delle dotazioni organiche.
4-Dimensionamento. A regime, il dimensionamento verrà effettuato dalle Regioni e dagli Enti Locali entro il 31 dicembre di ogni anno, nell’esercizio delle rispettive competenze e nel rispetto dei vincoli annualmente stabiliti per la finanza pubblica.
5-Trasferimento dei beni e delle risorse. Le risorse (umane, strumentali, finanziarie) della scuola saranno trasferite alle Regioni; in tal senso, verrà modificata a livello legislativo la disciplina del rapporto di lavoro del personale della scuola.
Infine, sono previste anche alcune sperimentazioni, in materia di:
- nuovi modelli gestionali-organizzativi
- forme avanzate di autonomia delle istituzioni scolastiche
- edilizia scolastica
- reclutamento del personale
- nuovi modelli organizzativi, anche valorizzando le reti di scuole.
La carne al fuoco è veramente molta, va però sottolineato che questa è la posizione delle Regioni, bisognerà vedere cosa ne pensa lo Stato.
Contrariamente al passato, le Regioni sembrano comunque essersi attestate su una posizione di gestione diretta del sistema di istruzione e formazione da parte delle Regioni stesse e degli EE.LL., un modello molto vicino a quello già oggi esistente nella Provincia Autonoma di Trento…. non ci piace una scuola gestita dagli assessori regionali, temiamo una “aslizzazione” del sistema di istruzione.

www. FLCGIL.it – 23 giugno 2012
“Scuola, alla lotteria dei tirocini”
░ Un quadro efficace del modo assurdo in cui i stanno per essere gestite le abilitazioni degli insegnanti: a luglio, Caos per migliaia di precari.
Un percorso a ostacoli degno dei giochi olimpici. Solo che al termine non si vincerà nessuna medaglia, ma solo una tenue speranza. Nel mese di luglio si svolgeranno in molte delle principali università italiane le prove preselettive per l’accesso al Tirocinio formativo attivo (Tfa) per l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole medie inferiori e superiori: 60 quiz a risposta multipla riguardanti le principali materie di ogni classe di concorso, a cui farà seguito nei prossimi mesi un compito scritto e un esame orale. Pochi i posti in tutta la penisola: 4.275 nella scuola secondaria di primo grado e 15.792 in quella di secondo grado. I più fortunati – o i più bravi, a seconda dei punti di vista –, coloro che supereranno le tre prove, pagheranno tasse dai 2.200 ai 3.000 euro e seguiranno per un anno corsi e lezioni al termine dei quali ci sarà un altro esame. Per quelli che resisteranno, ci sarà l’attesa di un altro concorso. Sì, perché l’abilitazione ti concede di iscriverti alle graduatorie di istituto di seconda fascia, ma non ti permette di essere assunto da nessuna parte, se prima non superi un concorso pubblico, di cui al momento non si vede traccia alcuna…. “Chi oggi si accinge alle prove preselettive per l’accesso al Tfa affronta un sacrificio economico che rischia di non avere un riscontro nell’esito finale – afferma Corrado Colangelo, della Flc Cgil nazionale, che ha seguito fin dall’inizio il difficoltoso percorso delle abilitazioni –. Chi supererà l’esame conclusivo potrà partecipare al concorso a cattedre, per il quale l’abilitazione è necessaria, e potrà entrare nella graduatoria di seconda fascia di istituto. Ma se il risultato non dovesse essere positivo, non ci sarà nessuna graduatoria di transito in cui spendere un’eventuale idoneità”. Insomma, l’essersi abilitato o meno sarà totalmente inutile ai fini di un lavoro stabile…. Nelle graduatorie a esaurimento ci sono oggi circa 200.000 persone, a queste si aggiungono i docenti non abilitati che però lavorano, 50-100.000 unità, a seconda dei periodi. Circa 250.000 docenti precari che prestano servizio a orario totale o parziale per periodi più o meno brevi. “Il primo obiettivo che dobbiamo porci – precisa Colangelo – è arrivare alla stabilizzazione della maggior parte di queste persone. Il problema rimangono tuttavia i numeri, visto che le assunzioni in ruolo sono considerate sui posti liberi in base ai pensionamenti, solo 20.000 il prossimo anno e senza considerare la modifica della legge sui pensionamenti dell’attuale governo. In base ai nostri calcoli, per assorbire tutti i precari, ci vorranno almeno 10 anni, non includendo nel computo i nuovi che si formeranno in questo lasso tempo. È ridicolo ipotizzare un’attesa del genere, se si pensa che ci sono persone precarie anche da più di un decennio”. La proposta della Flc per uscire dall’impasse è semplice: si vadano a individuare tutti quei posti che esistono negli organici di fatto e li si consolidi come organico di diritto – stiamo parlando di 35.000 insegnanti di sostegno, che rientrano in una clausola che già prevedeva la loro stabilizzazione nella misura del 70 per cento e il restante in deroga –. A questi si possono aggiungere i posti “non interi” di docenza, quelli con orari spezzati – circa 10.000 persone. Siamo così già a 45.000 posti recuperati, a cui vanno sommati altri 10.000 di organico funzionale (inseriti con il decreto semplificazioni), presente in ogni scuola. “Se si facesse questo – dice Colangelo –, lo svuotamento delle graduatorie verrebbe velocizzato e, con un piano pluriennale, si darebbe spazio anche a nuovi docenti”.

ItaliaOggi – 26 giugno 2012
“Legittimo reiterare i contratti di supplenza: è Cassazione”
░ Vanno in fumo le speranze di migliaia di insegnanti precari: niente assunzione e niente risarcimento, perché esporrebbe “la pubblica amministrazione ad uno sforamento di bilancio”. Di Antimo Di Geronimo. Adesso,l’ANIEF (e chi altri ha l’energia necessaria) chiederà alla Corte Europea se si fa disapplicare una norma UE da uno Stato membro.
La reiterazione dei contratti di supplenza è legittima. E dunque, i supplenti che sono stati fatti oggetto, ripetutamente, nel corso degli anni, di incarichi a tempo determinato, non hanno diritto né all'immissione in ruolo, né ad alcun'altra forma di risarcimento. Lo ha stabilito la sezione lavoro della Corte di cassazione con la sentenza 10127 del 20 giugno scorso. Vanno in fumo definitivamente, dunque, le speranze di migliaia di docenti precari. Che, sulla scia di decine di sentenze favorevoli in primo grado, avevano instaurato un vero e proprio contenzioso seriale sulla questione. In ciò agevolati anche dall'apporto organizzativo di alcuni sindacati. D'altra parte il numero delle sentenze di I grado favorevoli era talmente alto, da indurre legittimamente all'ottimismo circa gli esiti di tali azioni. Specie nei tribunali dove i giudici monocratici si erano già espressi favorevolmente. E cioè nella maggior parte dei casi. In buona sostanza, dunque, era legittimo parlare di un vero e proprio orientamento giurisprudenziale. All'interno del quale si erano formate due correnti. Una prima corrente, minoritaria, incline a ritenere che a seguito della successione di contratti di supplenza fosse addirittura legittimo applicare la sanzione della conversione del rapporto. E una seconda corrente, maggioritaria, secondo la quale, ferma l'illegittimità della successione dei contratti di supplenza, la sanzione da applicare fosse quella pecuniaria, sotto forma di risarcimento danni. In quest'ultima corrente si distinguevano, inoltre, due orientamenti. Un primo orientamento, secondo il quale il risarcimento danni doveva essere corrisposto sotto forma di ricostruzione di carriera. E cioè versando ai precari ricorrenti le differenze retributive tra quello che avrebbero percepito se fossero stati immessi in ruolo dal primo momento e quello che avevano effettivamente percepito. E un secondo orientamento, incline a ritenere che la sanzione da applicare fosse quella della forfetizzazione: dalle 5 alle 20 mensilità di retribuzione. A un certo punto, però, i vari procedimenti sono arrivati davanti alle Corti d'appello e le cose hanno cominciato a mettersi male per i ricorrenti. Sebbene anche qui con alcune distinzioni. Alcuni collegi, infatti, hanno deciso per la piena legittimità della reiterazione dei contratti e dunque, per l'inesistenza del diritto al risarcimento. Altri, invece, si sono detti più possibilisti, perlomeno per il risarcimento in coincidenza della successione di supplenze annuali (fino al 31 agosto). Oppure per il diritto alla ricostruzione di carriera. Poi però è giunta una prima sentenza della Cassazione, che ha stabilito l'inesistenza del diritto alla ricostruzione di carriera per i precari (8060/2011, si veda Italia Oggi del 14 giugno 2011). E infine, qualche giorno fa, la Suprema corte è intervenuta in modo esaustivo su tutta la vicenda, fugando ogni dubbio (e ogni speranza). Secondo la sezione lavoro, la successione dei contratti di supplenza è legittima. Prima di tutto perché la disciplina del reclutamento del personale docente della scuola statale è regolato da una disciplina speciale, dettata dalla legge 124/99, dal decreto legislativo 297/94 e dai regolamenti sulle supplenze che si sono succeduti nel tempo, oltre ad altre fonti collettive. E quindi queste disposizioni derogano sia quelle previste dal decreto 368/2001, che si rivolge in generale a tutti i lavoratori, sia quelle contenute nel decreto 165/2001, che riguardano in generale il pubblico impiego. E poi perché la disciplina del reclutamento nella scuola è conforme al diritto comunitario in quanto la reiterazione dei contratti: «Risponde ad oggettive, specifiche esigenze, a fronte delle quali», si legge nella sentenza, «non fa riscontro alcun potere discrezionale della pubblica amministrazione, per essere la stessa tenuta al puntuale rispetto della articolata normativa che ne regola l'assegnazione». Pertanto, essendo legittima la reiterazione dei contratti di supplenza, non è dovuta alcuna forma di risarcimento a chi ne è fatto oggetto.

La Tecnica della scuola – 26 giugno 2012
“Il commento”
░ Un commento di Vito Cardella sulla applicazione, nel prossimo agosto, del D.I. 3 agosto 2011 “Programmazione triennale di assunzioni a t.i. di personale docente, educativo ed ATA, per il triennio 2011-2013”, emanato da MIUR, MEF e Dipartimento per le riforme e le innovazioni nella P.A.
Tre mesi prima di alzare le vele verso altri lidi, gli ex ministri Gelmini, Tremonti e Brunetta firmarono il decreto interministeriale del 3 agosto 2011 contenente la programmazione triennale delle nomine a tempo indeterminato del personale docente, educativo ed Ata della scuola per il triennio 2011-2014. Il decreto torna in auge in questi giorni alla luce delle preoccupazioni espresse da molti docenti precari che temono che la disposizione possa essere “dimenticata” per favorire le annunciate assunzioni in ruolo attraverso i concorsi. …Il decreto (“piano assunzionale”) prevede: a) per l’a.s. 2011/2012 l’assunzione in ruolo di 30.000 unità di personale docente ed educativo (di cui 10.000 con decorrenza giuridica del 2010/2011) e 36mila unità di personale Ata, ivi compresi i docenti dichiarati inidonei che avrebbero accettato di transitare nei profili professionali Ata. E questa prima parte del piano è stata realizzata, come tutti sappiamo; b) per gli anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014, l’assunzione di 22.000 unità di personale docente ed educativo e 7.000 unità di personale dipendente Ata, per ciascuna dei due anni scolastici. Tali assunzioni, però, non sono tassative, sono “previste”, tenendo conto dei pensionamenti e dell’attuazione a regime del processo di riforma della scuola secondaria di secondo grado, previa verifica da parte del Miur, d’intesa con il Mef e la Funzione pubblica, della “concreta fattibilità del piano sul rispetto degli obiettivi programmati dei soldi di finanza pubblica”. Insomma, le nuove assunzioni potrebbero esserci fino ai limiti massimi di cui sopra, potrebbero essere ridotte e perfino non esserci affatto se non si realizzano tutte le condizioni cui sono soggette. In ogni caso, bisognerà attendere altre due cose: l’autorizzazione annuale del Mef e l’ultimazione di tutte le operazioni di mobilità, comprese le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie; cioè, verso la fine di luglio, se tutto va bene. Se il piano si realizzasse interamente, sarebbero 29mila tra docenti, personale educativo ed Ata i precari che troverebbero la sospirata stabilità nel prossimo anno; poca cosa, in verità.

la Republica.it – 29 giugno2012
“Accanto alla maestra un prof di religione a scuola 10 mila posti per laureati in teologia”
░ Salvo Intravaia scrive circa un Accordo Ministero-Cei; per effetto di esso, dal 2017 l’insegnamento RC sarà regolato in modo nuovo.
Fra pochi anni, per insegnare religione alle elementari occorrerà la laurea. Ieri mattina, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e il presidente della Cei Angelo Bagnasco hanno firmato due intese che modificano completamente il quarto punto dell’accordo tra Stato e Chiesa sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. La novità riguarda i titoli che occorre possedere per questa disciplina. La nuova intesa, ha spiegato Profumo, prevede che per accedere all’insegnamento della religione cattolica in ogni ordine e grado di scuola si debba essere in possesso dei titoli accademici di baccalaureato, licenza o dottorato in teologia o in altre discipline ecclesiastiche oppure che si sia conseguita una laurea magistrale in scienze religiose secondo il nuovo ordinamento. Una novità che cambia poco o nulla nella scuola media e superiore, dove è già previsto un titolo di livello universitario, ma che nelle scuole dell’infanzia e primarie rischia di estromettere per sempre dall’insegnamento della religione le tante maestre che oltre a questa insegnano anche altre discipline. Il decreto numero 751 del 1985 stabiliva, infatti, che «nella scuola materna ed elementare l’insegnamento della religione cattolica può essere impartito dagli insegnanti del circolo didattico che abbiano frequentato nel corso degli studi secondari superiori l’insegnamento della religione cattolica, o comunque siano riconosciuti idonei dall’ordinario diocesano». E sono 18.915 le maestre che in virtù di questo dettato insegnano ai bambini religione, oltre che a leggere, a scrivere e a far di conto. Ma dal 2017 questo non sarà più possibile. In futuro, spiega Profumo, «verrà richiesto il conseguimento di un apposito master universitario di secondo livello in scienze religiose». Per il cardinale Bagnasco, l’intesa «migliorerà il Concordato del 1984 all’interno del processo di Bologna» sull’omologazione dei titoli accademici in base ai parametri Ue. Ma, con tutta probabilità, creerà ampi spazi agli specialisti di religione: quelli che insegnano soltanto questa disciplina per effetto del titolo e della certificazione di idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano. Saranno disposte, infatti, le quasi 19 mila maestre che insegnano anche religione a sobbarcarsi il master, in genere biennale, di cui parla Profumo? Se non lo facessero, per le maestre over 50 in questione cambierebbe poco: essendo insegnanti statali, le due ore settimanali all’elementare e le sessanta ore annue alla materna attualmente impartite verrebbero assegnate ad uno specialista gradito alla curia e a loro, al massimo, sarebbero assegnate ore in più per coprire l’orario di cattedra. Ma l’operazione aprirebbe le porte a un numero di specialisti di religione variabile fra le 10 e le 20 mila unità.
 

Scuolainsieme – giugno n.5/2012
“I voti a scuola. Chi li prende e chi li dà ?”
░ Riportiamo, in parte, una riflessione di Maurizio Muraglia, vicepresidente nazionale CIDI, esperto Tecnodid-formazione.
Quando gli insegnanti incontrano le famiglie nei tradizionali “ricevimenti”, si incontrano due mondi. Si tratta di una circostanza dall’indubbio valore “politico”, in senso lato, non solo perché è il momento in cui l’istituzione-scuola restituisce alla società civile gli esiti dei percorsi scolastici degli allievi, ma anche perché essa dice qualcosa di sé lasciando percepire ai genitori, sempre più avveduti e talora sospettosi, la qualità formativa delle mattine trascorse tra i banchi di scuola dai propri figli. L’orizzonte di attesa dei genitori è alquanto variegato. C’è chi è più interessato alla qualità complessiva dell’esperienza scolastica dei propri figli e c’è invece chi brutalmente va in cerca di risultati in termini numerici…. Che operazione concettuale e linguistica deve compiere un insegnante per poter dire in pochi minuti ad un genitore la posizione valutativa dell’alunno? … “Suo figlio aveva sei, ora ha preso quattro, dunque….”. … Di cosa stiamo parlando? Di chi, soprattutto, stiamo parlando? Nello stereotipo sopra indicato sono presenti almeno due elementi di criticità. Il primo elemento riguarda la possibilità di dire con un numero una “cosa”. Si sa che il numero misura e che le misure espresse da un numero, agli occhi del senso comune, rappresentano qualcosa di assolutamente vero…. In ambito scolastico i voti numerici, per quanto gli insegnanti possano cercare di spiegare, interpretare, contestualizzare, tentano di dire la misura di qualcosa. Cos’è quel qualcosa? É il rendimento scolastico in una certa materia? Sì, in qualche modo è il risultato di un ragionamento misurativo sul rendimento… Durante l’anno scolastico all’alunno vengono assegnati dei numeri che costituiscono delle sequenze narrative: “suo figlio aveva….poi ha preso…..dunque oggi ha…..”. In queste sequenze può accadere che un ragazzo dalla sequenza sette-cinque-tre si ritrovi lo stesso “cinque” del compagno dalla sequenza “tre-cinque-sette”. Il genitore comprende che ciò è “giusto” perché in entrambi i casi quindici diviso tre fa cinque. Il secondo elemento di criticità è costituito dall’uso professionale del verbo “avere” o comunque di un verbo attivo per formulare proposizioni valutative: “L’alunno ha oppure ha preso o ancora è arrivato a”. Tali proposizioni hanno il vizio di fondo di considerare il processo valutativo, a scuola, come una partita tra l’alunno e il voto, come se l’insegnante assistesse da mero spettatore a questa dinamica. Si comprenderà facilmente come a una simile circostanza ne soggiaccia un’altra ancor più delicata, che riguarda il processo di insegnamento-apprendimento. Se la valutazione riguarda la capacità dell’alunno di “prendere” o di “arrivare” a un certo voto, il modello didattico implicito potrebbe essere così formulato: “Io ho fatto scuola, adesso tocca a te”, con una netta separazione tra processo dell’insegnare e processo dell’imparare che contrasta con tutte le più elementari conoscenze pedagogiche …. Ogni insegnante sa bene di aver “dato” lui quel voto; la proposizione valutativa più adeguata all’effettiva situazione didattica sarebbe quella che dice: “ho attribuito tal voto a questo mio alunno”… Tutto questo, si comprende bene, restituirebbe alla valutazione il suo spessore narrativo, descrittivo, interpretativo e, pertanto, umano, pienamente umano, tale quindi da potersi narrare ad un genitore come elemento capace di apportare qualità formativa alla discussione tra scuola e famiglia. Lo stereotipo numerico, con l’aggiunta del fattore linguistico che abbiamo evidenziato - l’uso del verbo “avere” o “prendere” - finisce, infatti, spesso, per rendere caricaturale la discussione tra insegnanti e genitori…

www.governarelascuola.it – giugno 2012
“Da giugno a settembre”
░ Attingiamo al settimanale digitale diretto da Pietro Perziani, fonte molto qualificata in fatto di normativa scolastica. In questo ultimo numero di giugno (riprenderà le pubblicazioni in settembre) presenta, tra altro, uno studio sulle possibile conseguenze del dimensionamento del I ciclo, e dell’applicazione della L.183/2011, ove il Miur desse seguito trovando il modo di aggirare la sentenza n.147/2012 della Consulta.
Anche quest’anno siamo sulla stessa strada; ai soliti problemi si aggiungono quelli legati alle conseguenze del dimensionamento del primo ciclo e all’ applicazione della Legge 183/2011, per cui le scuole sottodimensionate non avranno né dirigente, né Dsga. La drastica diminuzione delle scuole sedi di dirigenza comporterà una serie di problemi di gestione delle istituzioni scolastiche e ripercussioni pesanti sulla situazione lavorativa dei dirigenti in servizio, mentre i vincitori del concorso rischiano di non essere nominati in molte regioni. Ugualmente pesante la situazione dei Dsga, che in diverse regioni rischiano il soprannumero. Da qui a settembre potrebbe però succedere qualcosa di positivo; l’emanazione delle linee guida sulla costituzione delle reti, in applicazione dell’art. 50 della Legge 35/2012, potrebbe essere l’occasione, finalmente, per una riforma di natura strutturale, a più di dieci anni dall’autonomia scolastica. Dovendo trasformare tutti i Circoli Didattici e tutte le Scuole Medie in Istituti Comprensivi, per di più con un numero minimo di 1.000 alunni, è stato inevitabile procedere ad un dimensionamento alquanto pesante: le scuole del primo ciclo sono passate da 7.102 a 6.159, sono 943 in meno, il 13,28%. Va detto che la situazione in Italia è molto a macchia di leopardo, ma in gran parte delle regioni bisognerà senz’altro rimetterci mano, per il semplice fatto che sono “sopravvissute” 1.384 istituzioni scolastiche non a norma, nel senso che sono rimaste Circoli Didattici o Scuole Medie. Si tratta non di un semplice dimensionamento, ma dell’adeguamento dell’aspetto strutturale e istituzionale all’aspetto ordinamentale: se esiste un primo ciclo, le istituzioni scolastiche ne devono essere l’espressione, non ha più senso che esistano scuole che ne comprendono solo una parte, che si tratti di sola scuola primaria o di sola secondaria di I grado non ha importanza. Ancora più pesante del dimensionamento forzato del primo ciclo, è la questione delle scuole sottodimensionate; lo Stato sembra dire alle Regioni: fate pure quello che volete, io intanto taglio …… Per effetto dei due provvedimenti, più un piccolo dimensionamento nel II ciclo, il prossimo anno ci saranno 2.138 posti di dirigente e di Dsga in meno, quasi il 21% in meno rispetto ad oggi; questa drastica diminuzione di posti avrà effetti pesanti non solo sui dirigenti e sui Dsga in servizio, ma anche sui futuri dirigenti, coloro cioè che stanno oggi sostenendo le prove del concorso o le hanno già concluse. Anche tenendo conto dei pensionamenti, il prossimo anno 6 regioni presenteranno una situazione di esubero dei dirigenti in servizio: Campania (195), Sicilia (162), Calabria (93), Sardegna (35), Puglia (22), Molise (21). Ci permettiamo di dare un suggerimento: utilizzare per il prossimo anno scolastico i dirigenti in esubero nelle scuole sottodimensionate, dando per scontato che non si voglia procedere ad una mobilità interregionale d’ufficio o che si vogliano tenere i dirigenti in esubero a far niente. L’esubero verrebbe così riassorbito, solo in Calabria rimarrebbe una piccola sofferenza. In una situazione dove si registrano esuberi dei dirigenti, è chiaro che le nomine dei vincitori di concorso sono a rischio, almeno in alcune regioni; a livello nazionale i posti messi a concorso sono 2.286, i posti vacanti al primo settembre prossimo sono 472, ne mancano 1.814.

la Repubblica - 9 giugno 2012
“Scuole da disarticolare. Il ministero: anno scolastico a rischio”
░ I nodi dell’insipienza dell’ex ministro Gelmini vengono al pettine del ministro Profumo: una scena vista e rivista questa delle bacchettate sulle dita all’Esecutivo che sembra bisognoso di altre ripetizioni. Così, l’ANIEF farà da sponda al personale Dsga, Ata e docente in esubero nelle scuole dimensionate a seguito dei decreti assessoriali e regionali che razionalizzano la rete scolastica (10.213 scuole, meno 1800 scuole fantasma, uguale 8.017 scuole che certamente funzioneranno a settembre).
ROMA - La Corte costituzionale ha colpito al cuore della scuola: gli accorpamenti fra istituti sono illegittimi, ha sentenziato giovedì. Il sindacato Anief ora sostiene che sarà necessario disarticolare quasi duemila scuole, già accorpate secondo la regola «non meno di seicento studenti per istituto non più di mille». E annuncia che impugnerà tutti i «decreti assessoriali» riguardanti la cancellazione o l' accorpamento di istituti scolastici. Il Pd e l' Idv, Sel, la sinistra fuori dal Parlamento e i sindacati confederali attribuiscono la "sconfitta accorpamento" all' ex ministro Gelmini e in sottordine alle tredici Regioni che non si sono opposte al provvedimento. Molti chiedono al ministro Profumo un cambio di passo: «Deve fermare la cancellazione degli istituti e tornare a investire nell' istruzione». Dal ministero della Pubblica istruzione si segnala come non sia possibile mettere mano subito alla questione: «Non partirebbe l' anno scolastico». Le Regioni potranno chiedere cambiamenti per la stagione 2013-2014.

La Stampa.it - 11 giugno 2012
“Anticorruzione, la migliore riforma possibile”
░ La Camera dei deputati ha approvato la legge anticorruzione; si è concluso, con una buona soluzione, il lungo,contrastato iter legislativo.
La riforma non è, in astratto, la migliore possibile…. L’articolato proposto costituisce tuttavia uno dei testi «migliori» praticabili nell’attuale, difficile, contesto politico. Esso adempie, finalmente, agli impegni internazionali assunti dallo Stato italiano (Convenzione contro la corruzione delle Nazioni Unite, Convenzione di Strasburgo); rispetto alla legislazione vigente rafforza in modo rilevante gli strumenti di prevenzione e repressione contro la corruttela; sotto diversi profili si allinea ai meccanismi di contrasto utilizzati dalla maggior parte delle legislazioni europee Il ddl prevede d’introdurre, in attuazione dell’art. 6 della Convenzione delle Nazioni Unite e degli artt. 20 e 21 della Convenzione di Strasburgo, una «Autorità nazionale anticorruzione» deputata a realizzare attività coordinata di controllo e di prevenzione della corruzione e ad approvare un «Piano nazionale anticorruzione» in grado di programmare il contrasto dei fenomeni corruttivi; assicura trasparenza alle pubbliche amministrazioni prescrivendo la pubblicazione sui siti istituzionali delle informazioni relative ad ogni procedimento amministrativo; prescrive la pubblicità delle posizioni dirigenziali in modo da rendere palesi gli assetti decisionali delle pubbliche amministrazioni; prevede norme a protezione dei dipendenti pubblici che riferiscano condotte illecite; prevede norme di controllo delle imprese esposte al rischio d’infiltrazioni mafiose; prevede, novità davvero rilevante, l’adozione di norme in tema di divieto a ricoprire cariche elettive e di governo conseguente a sentenze definitive di condanna. In materia penale prevede a sua volta un aumento pressoché generalizzato delle sanzioni (ancorché non sempre adeguato alla gravità di ciascun illecito previsto); introduce (sia pure in modo perfettibile) alcuni nuovi reati, come il traffico d’influenze illecite, particolarmente importante per colpire indebiti arricchimenti di pubblici ufficiali sganciati dal compimento di specifici atti di ufficio, e (sia pure con una configurazione non del tutto adeguata alla pluralità degli interessi offesi) la corruzione tra privati; per effetto degli aumenti delle sanzioni determina un allungamento (sia pure non sufficiente) dei tempi della prescrizione di buona parte dei reati previsti. Nel ddl anticorruzione la «induzione» a dare o promettere utilità al pubblico ufficiale (oggi punita come concussione al pari della «costrizione» a pagare usando violenza o minaccia) viene estrapolata dal delitto di concussione e prevista come reato autonomo. Con questa innovazione s’intende trattare come vittima del reato (e pertanto come soggetto non punibile) soltanto chi paga la tangente perché «costretto», e punire invece chi si è lasciato semplicemente «indurre» a farlo. L’innovazione tende a rendere più incisiva la disciplina anticorruzione, evitando ampliamenti non giustificati dell’ambito d’impunità di chi, nella sostanza, è concorrente nel reato e non vittima dello stesso…

ASASi - La Letterina - n.327 – 14 giugno 2012
“Dimensionamento: oltre ai giochini politici e l’esibizione di muscoli tra Regione e Stato, pensiamo alle scuole !”
░ La redazione di “La letterina” pubblica, e noi riprendiamo, una documentata nota sulle conseguenze della recente sentenza della Consulta sul dimensionamento, firmata da Ninni Bonacasa, direttore del periodico digitale di informazioni scolastiche e commenti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Ok, sul dimensionamento decidono le Regioni, e siamo contenti tutti; ma perché adesso non pensiamo alle scuole? Le Regioni quali iniziative intendono prendere a breve e lungo termine? Se lo chiedono in tanti dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Scontato che per quest’anno i Piani già varati difficilmente saranno messi in discussione nell’imminenza dell’avvio del prossimo anno scolastico, mentre si potrà intervenire (forse) dove ci sono ancora “lavori in corso” venendo meno, unitamente all’obbligo del “modello I.C.”, anche i limiti indicati per la consistenza delle Istituzioni definite normo-dimensionate. In ogni caso il Miur ha fatto già sapere che le Regioni potranno chiedere cambiamenti a partire dall’anno scolastico 2013/2014. È anche scontato che le Regioni dovranno attentamente considerare ciò che la Corte Costituzionale ha deciso rispetto alla piena legittimità della norma che prevede la non assegnazione del Dirigente Scolastico alle scuole che non raggiungono i parametri minimi di consistenza stabiliti nel comma 5 (500 alunni, ridotti a 300 in particolari situazioni, ricordando che tali parametri sono stati elevati, rispettivamente a 600 e 400, per effetto della legge 183/2011, art. 4, comma 69). Avendo la Corte confermato la legittimità del comma 5, rimane anche ferma la modalità di assegnazione dei Dsga ex comma 5-bis il quale rinvia esplicitamente alle Istituzioni scolastiche di cui al comma 5. Ma cosa dicono i commi 4 e 5? 4. Per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti compresivi per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. 5. Alle istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 500 unità, ridotto fino a 300 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, non possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato. Le stesse sono conferite in reggenza a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni scolastiche autonome. I limiti sono stati elevati a 600 e 400 dalla legge 183/2011, art.4 co.69. A questo punto ritorna la domanda iniziale: ok, sul dimensionamento decidono le Regioni, ma, con particolare riguardo alla Sicilia, perché adesso non pensiamo alle scuole programmando per tempo un nuovo dimensionamento che in forza della legge n. 6/2000, delle Norme di attuazione e della sentenza della Corte Costituzionale, consenta di varare un Piano certo e stabile per i prossimi anni assicurando la piena autonomia organizzativa e didattica alle scuole, ma anche prevedendo coefficienti di popolazione scolastica tali da assicurare i posti ai Dirigenti scolastici ed ai Dsga, magari non dimenticando che proprio nella nostra Regione sono in fase avanzata di espletamento ben due concorsi per Ds che saranno conclusi nel prossimo autunno/inverno ed ai vincitori vanno assicurati posti veri e stabili, oltre ogni giochino politico e esibizione di muscoli tra Regione e Stato?

Ufficio Stampa del MIUR - 14 giugno 2012
“Collegare filiere formative e filiere produttive per la crescita del Paese"
░ Il MIUR, lodevolmente intenzionato a favorire l’incontro tra la formazione professionale e il mondo della produzione, è attento al lavoro della Conferenza dei servizi istituita, d'intesa con la IX Commissione della Conferenza delle Regioni, dai ministeri dell’istruzione, del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Dopo l’entrata in vigore delle norme sull’ordinamento degli Istituti Tecnici Superiori (d.P.C.M. 25/1/2008), dal 2011, si svolge la conferenza annuale dei servizi per l’integrazione degli interventi in materia di istruzione, formazione e lavoro.
Nel nostro Paese il deficit annuo di tecnici intermedi supera le 100 mila unità. La mancata possibilità per le aziende di trovare sul mercato del lavoro le professionalità tecniche di cui necessitano accresce la debolezza italiana nella competitività internazionale. Lo sviluppo della formazione tecnica è un fattore dunque che influenza, in modo significativo e misurabile, la crescita economica e sociale. Oggi esiste un forte disallineamento nel Paese tra: - filiere produttive, intese come insieme delle attività che comprendono tutte le attività che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura di quel prodotto/servizio; - filiere formative, intese come insieme dei percorsi quinquennali degli istituti tecnici e degli istituti professionali, dei percorsi triennali e quadriennali di qualifica e diploma professionale realizzati dalle strutture formative accreditate dalle Regioni, dei percorsi di formazione tecnica post secondaria realizzati dagli Istituti Tecnici Superiori; - poli tecnologici, intesi come reti di strutture di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, capaci di promuovere l’evoluzione delle filiere produttive verso una dimensione tecnologica; - cluster tecnologici, intesi come aggregazioni di imprese, università e altre istituzione pubbliche e private della ricerca e soggetti attivi nel campo dell’innovazione, importanti per la crescita economica sostenibile dei territori e dell’intero sistema economico nazionale. Per superare questa situazione di ostacolo alla crescita del Paese, le recenti disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo, contenute all’articolo 52 della legge n.35/2012 in materia di istruzione tecnico-professionale, offrono gli strumenti per intervenire, a breve, con un nuovo disegno strategico, idoneo a collegare organicamente filiere produttive e filiere formative in modo condiviso con le Regioni e le Autonomie locali. … La conferenza dei servizi 2012 rappresenta lo start up di: a) un cambio di strategia per potenziare l’istruzione tecnico – professionale… b) la definizione di un’Agenda per la formazione tecnica, focalizzata sul ruolo centrale della programmazione delle Regioni in materia…

Corriere della sera giugno - 15 giugno 2012
“Si scrive merito, si legge docenti di qualità”
░ Il Ministro ha l’aria di credere davvero che premiare gli studenti è urgente per la Scuola e di aiuto alla crescita dell’intero Paese. Roger Abravanel, il guru della meritocrazia, spiega in che cosa il ministro ha ragione; trova anche il modo di precisare che la qualità dei docenti….
1.Il ministro Profumo sta subendo diversi attacchi alla sua proposta del «premio al merito», sulla base essenzialmente di due argomenti. Il primo, all'apparenza giusto, sostiene che non bisogna preoccuparsi solo dei mille giovani italiani eccellenti, ma anche della massa di studenti italiani che non hanno oggi scuole adeguate. Il secondo, più sfacciatamente antimerito, sostiene che è sbagliato promuovere la competizione, che non è giusto spingere i figli a «essere i primi della classe», che il successo nella vita si misura con «cose diverse dai buoni voti a scuola» eccetera. Alla prima obiezione il ministro ha risposto in modo sbagliato, sostenendo che oltre ai 30 milioni di spesa per il merito è prevista una spesa di un miliardo di euro per le scuole. La risposta è sbagliata perché il problema delle scuole italiane non sono i fondi. Avrebbe dovuto rispondere che i sistemi educativi migliori del mondo del nord Europa (che non costano più del nostro) dimostrano che sono possibili entrambi gli obbiettivi: favorire l'emergere di giovani eccellenti indipendentemente dalla loro provenienza, ma anche aumentare la qualità della formazione di tutti gli studenti alle «competenze della vita» (capacità di ragionare con la propria testa, risolvere problemi, capire ciò che si legge). E lo fanno unicamente grazie alla qualità dei loro insegnanti, che da noi scarseggia perché molte scuole sono diventate uno stipendificio che si preoccupa più dei «lavoratori» dell'istruzione (gli insegnanti) che dei «consumatori» (gli studenti). Il nostro sistema educativo, oltre ad avere distrutto le pari opportunità in un Paese dove i cittadini del Sud sono palesemente discriminati da scuole peggiori, ha creato una popolazione che secondo l'Ocse è all'80 percento analfabeta delle «competenze della vita». È ormai urgente un programma per migliorare la qualità dell'insegnamento, misurando la qualità delle singole scuole con standard nazionali e rendendola trasparente ad allievi e genitori. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il miliardo di euro promesso dal ministro. Ma ha a che vedere con la meritocrazia oggi inesistente nel mondo degli insegnanti italiani. Il premio al merito degli studenti eccellenti proposto dal ministro ha invece un altro, vero, difetto che ha attirato però pochissime critiche. Profumo intende selezionare i destinatari del premio al merito lasciando che il preside e i docenti di ogni scuola selezionino il loro miglior studente. Il problema è che, come ormai ben sappiamo, gli standard variano da scuola a scuola, come dimostra il fatto che al Sud i 100 e lode sono il doppio che al Nord. Premiare la vera eccellenza italiana richiederebbe invece di premiare magari anche il secondo o il terzo studente più bravo delle scuole migliori e non certo il primo di ciascuna scuola, offrendo ai migliori giovani italiani una generosa borsa di studio per andare nelle università migliori. E gli studenti migliori possono essere inizialmente selezionati dai presidi (magari i migliori 10 di ogni scuola) ma la selezione finale deve avvenire attraverso un concorso nazionale basato su «test Invalsi» standard. Il ministro non ha purtroppo risposto all'obiezione anticompetizione che è il vero credo della crociata antimerito ed anticrescita in Italia, che purtroppo alla fine mette tutti d'accordo. Studenti e genitori illusi che debba bastare il «pezzo di carta» e poi ci debba pensare lo Stato. Furbetti e privilegiati ai quali il «pezzo di carta» è più che sufficiente, perché poi ci pensano le raccomandazioni o la rendita di posizione di un papà protetto da un welfare famigliare antiproduttività. Imprenditori poco istruiti che sopravvivono grazie al «nero» e fanno concorrenza sleale a quelli più istruiti che vogliono competere secondo le regole. Sindacalisti che vogliono il lavoratore massificato che chiede stipendi uguali per tutti, negoziati dai sindacati medesimi. La mancata risposta del ministro della pubblica istruzione a questo tipo di obiezione è il simbolo della incapacità del governo Monti ad affrontare di petto i pregiudizi culturali anticrescita del nostro Paese, che stanno riesplodendo nel momento più delicato della nostra storia del dopo-guerra. Proprio quando l'Italia avrebbe bisogno di uno scatto d'orgoglio per riscoprire competizione e merito, per riprendere a crescere.

genitoritosti.blogspot.com - 15 giugno 2012
“Lettera aperta”
░ Alessandra Corradi, presidente di Associazione Genitori Tosti In Tutti I Posti ONLUS firma questa lettera aperta, che riportiamo parzialmente.
Siamo un'associazione di genitori, ci occupiamo della tutela dei diritti delle persone disabili nel nostro Paese. Nel seguire con estrema attenzione le svariate dichiarazioni nonché i provvedimenti che l'attuale Governo sta dispensando in materia di integrazione scolastica e sostegno, constatiamo la progressiva erosione dei diritti degli alunni e studenti con disabilità… In primo luogo ci riferiamo ai diritti all'istruzione e allo studio, esplicitati e normati dagli articoli 12-16 della legge 104/92, che in troppi (quand'anche "tecnici"), sembrano non conoscere o, peggio, disconoscere…. Nell'ambito del sistema scolastico, i nostri figli (che, secondo i dati statistici, ammontano a quasi 200.000 unità frequentanti la Scuola Pubblica Italiana) sono persone con bisogni educativi complessi; affiancare loro docenti non adeguatamente formati, preparati e motivati, oltre a costituire un reato per l'ignorare la Legge 104/92, deprime i valori basilari per la didattica di sostegno: qualità e continuità didattica…. Lo scorso settembre, abbiamo lanciato una campagna denominata “GLH in tutte le scuole, si può fare”. I Gruppi di Lavoro sull’Handicap sono sempre previsti dalla Legge 104: ancora nell'anno scolastico 2011-12 (e cioè a distanza di 20 anni dall'approvazione di detta legge), in molte scuole italiane i GLH, scandalosamente, non esistono. In tal modo le famiglie sono escluse a priori da quel concetto che è la base fondante della progettualità intorno all'alunno disabile; gli specialisti che dovrebbero seguirlo neanche si presentano (o interpretano la faccenda come uno dei tanti adempimenti burocratici connessi alla professione), continuando a stilare diagnosi funzionali lontane anni luce dal concetto di disabilità e dal modello progettuale dell'International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) del 2001. … Le ore di sostegno, che dovrebbero essere assegnate secondo chiari e precisi criteri invece neanche rispettano l'indicazione standard del rapporto di 1 docente ogni 2 alunni ma addirittura abbiamo la prassi di un docente ogni 4 (Lazio, Lombardia, Sicilia)! Le famiglie ricorrono al TAR e tutte vincono e il MIUR è costretto a pagare tutte le spese di risarcimento…. Quei milioni sprecati ogni anno in questi modo quanti stipendi di docenti SPECIALIZZATI per il sostegno pagherebbero? Nessuno sceglie di nascere disabile. Accade. E accade indistintamente a chiunque, anche nel corso della vita. Una società civile e sana non fa differenze verso nessuna categoria, soprattutto quelle più deboli..

La tecnica della scuola.it - 17 giugno 2012
“Riconversione sul sostegno: Tutti contro il Ministero”
░ Sono tre le risoluzioni che la Commissione Cultura della Camera dovrà esaminare. Lega Nord e Italia dei Valori chiedono che il personale in esubero venga utilizzato per ampliare gli organici ordinari.
Sulla questione della riqualificazione sul sostegno dei docenti in esubero le forze politiche sembrano tutte d’accordo: i corsi previsti dal decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012 devono essere bloccati prevedendo anche modalità diverse di utilizzo del personale in eccedenza. L’argomento è all’ordine del giorno dei lavori della Commissione Cultura della Camera che lo discuterà a partire dal prossimo 19 giugno. In Commissione, infatti, sono depositate 3 diverse risoluzioni: una firmata da Erica Rivolta (Lega Nord), una seconda sottoscritta da Pierfelice Zazzera (Idv) e una terza proposta da Antonino Russo e diversi altri deputati del PD e dell’UDC. Pur con sfumature diverse tutti quanti sottolineano la “stortura” della decisione assunta dal Ministero che avrebbe come conseguenza la perdita della continuità didattica per migliaia di alunni disabili oltre che la perdita del posto di lavoro per moltissimi docenti specializzati, che da anni operano come insegnanti di sostegno, sostituiti da colleghi che verranno riqualificati con un corso on line che nulla ha a che vedere con il complesso percorso formativo universitario previsto fino ad ora. Il problema è noto: la riforma Gelmini-Tremonti ha determinato, soprattutto in alcune regioni e province, consistenti esuberi di insegnanti (10mila a livello nazionale) che, almeno a breve termine, no possono trovare collocazione sulle cattedre ordinarie. E così il Ministero ha deciso di riconvertire questi docenti sui posti di sostegno, con le conseguenze di cui si è detto. Ma ci sono soluzioni alternative ? Certamente sì, almeno secondo i firmatari delle tre risoluzioni. La Lega, per esempio, propone la mobilità intercompartimentale su base volontaria oppure l'utilizzo su organico funzionale tra reti di scuole e l'impiego in attività di incremento dell'offerta formativa delle singole scuole. Più radicale l’idea di Zazzera secondo il quale è necessario “rideterminare gli organici in base alle reali esigenze della scuola” e cioè facendo attenzione al numero degli alunni per classe, ripristinando le compresenze nella scuola primaria e rinunciando alla revisione delle classi di concorso nelle scuole superiori…

L’Unità - 18 giugno 2012
“Sotto esame 600mila studenti. Oggi è il giorno dell'Invalsi”
░ Gli studenti di terza media alle prese con la temuta prova Invalsi.
Sono quasi 600mila gli studenti che quest'anno stanno affrontando questo primo importante esame del percorso scolastico. Le prove scritte continuano a riguardare l'italiano, la matematica e le lingue straniere. A queste si aggiunge la prova nazionale messa a punto dell’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione e formazione). Dopo di che i ragazzi dovranno affrontare il colloquio finale che verte sulle materie di insegnamento dell'ultimo anno (esclusa la religione cattolica). …Conquistano la «licenza» gli studenti che ottengono una valutazione complessiva (media tra il voto di ammissione, il punteggio conseguito in ciascuna prova scritta, incluso il test Invalsi, e quello raggiunto agli orali) non inferiore a sei. Agli studenti superbravi che conseguono il punteggio finale di 10/10, la Commissione può assegnare all’unanimità la lode….


ScuolaOggi.org - 18 giugno 2012
“Bocciata la chiamata diretta”
░ La legge della regione Lombardia che prevede la chiamata diretta dei supplenti da parte delle scuole non ha superato l’esame del Consiglio dei ministri: viola la Costituzione ? Va impugnata dinanzi alla Consulta.
Un sonora bocciatura per la neo-assessora all’istruzione Valentina Aprea, ex parlamentare del Pdl ed ex presidente della commissione cultura della Camera. Una forte delusione dopo le iniziali e timide aperture che, magari in via sperimentale, lo stesso ministro Profumo aveva lasciato intravvedere …. Primo Obiettivo : favorire la privatizzazione, in nome della sussidiarietà e di un malinteso federalismo, condito in salsa padana (dote, bonus agli studenti delle private…). Secondo obiettivo : mettere le mani sul personale, partendo dai supplenti, in attesa del boccone grosso sugli organici. La battaglia ora si sposta all’Alta Corte, di fronte alla quale le “innovazioni del centro-destra”, vedi vicenda code graduatorie ad esaurimento e per ultimo la forzatura sul dimensionamento, continuano a ricevere sonore bocciature….

La tecnica della scuola n.21 - 20 giugno 2012
“Commento”
░ Una visione d’insieme, di Reginaldo Palermo, sulle opinione espresse dai sindacati e dalle associazioni professionali in merito alla revisione ministeriale delle indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo che il Ministro intende portare a termine già nelle prossime settimane, per varare il testo definitivo prima del nuovo a.s.
Ha preso il via fra polemiche ed incertezze la revisione delle Indicazioni nazionali dell’infanzia e del I ciclo … Il Ministro potrà effettivamente rivedere le Indicazioni ricorrendo semplicemente ad un proprio decreto… Per intanto al Ministero prosegue il lavoro degli esperti che sono stati chiamati a redigere il testo delle nuove Indicazioni. Nelle scuole, peraltro con poca convinzione visto il particolare periodo dell’anno, docenti e dirigenti scolastici stanno cercando di dare un proprio contributo, ma i più attivi, nel criticare, suggerire e proporre sono sindacati, associazioni, ecc. Per esempio, il comitato promotore del “Manifesto per la riconquista dei programmi nazionali e la difesa della libertà d’insegnamento” ha programmato per i
prossimi giorni un incontro nazionale “d’urgenza” (così si legge nel comunicato). La questione che più di altre sta a cuore del “Manifesto” è quella che riguarda “l’impoverimento culturale, lo svuotamento dei programmi, e in particolare l’attacco alla storia e alla geografia”. Il Cesp (Centro studi per la scuola pubblica), legato soprattutto ai Cobas e ai movimenti di base, sta suggerendo alle scuole di chiedere esplicitamente la cancellazione, dal testo attuale della bozza, di questo passaggio: “alla scuola primaria sono assegnate quelle che riguardano il periodo compreso dalla comparsa dell’uomo alla tarda antichità; alla scuola secondaria le conoscenze che riguardano il periodo compreso dalla tarda antichità alla fine del XX Secolo”. L’obiettivo è proprio quello di “consentire nuovamente una maggiore libertà di scelta dei termini cronologici su cui sviluppare il curricolo di storia della scuola primaria”.D’altronde al problema del curricolo di storia sembrano interessati anche gli stessi sindacati. “Tra i nodi da sciogliere - sostiene Cisl- Scuola - rimane quello della storia: se prevedere o meno un ciclo unico dalla primaria alla secondaria (ovvero articolare l’insegnamento su fasi ripetitive)”. La Flc-Cgil chiede invece garanzie “sulle misure di accompagnamento per l’implementazione della nuove Indicazioni in tutte le scuole dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione, con l’indicazione dei tempi, modalità, strumenti e risorse”. “Particolarmente grave - sostiene il sindacato di Mimmo Pantaleo - è la situazione relativa alle risorse visto che non sono previsti specifici stanziamenti nel piano di formazione predisposto dal Miur e riguardanti i fondi della legge n. 440/1997”. Sia Flc che Cisl-Scuola contestano poi
l’impianto un po’ troppo disciplinari sta della parte relativa al primo ciclo, “testimoniato - sostiene la Flc - dall’eliminazione del riferimento alle aree/ambiti disciplinari previste dalle Indicazioni nazionali per il curricolo del 2007”. Qualche rilievo arriva anche dal Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia di cui fanno parte le organizzazioni sindacali e rappresentative e numerose associazioni professionali. “Il Coordinamento - si legge in un comunicato diramato a seguito di un incontro avuto con il Ministero - considera positivamente la centralità del bambino quale protagonista dei processi di sviluppo continuo del curricolo dai tre ai quattordici anni, ma resta da compiere un ulteriore passaggio che colleghi il primo ciclo di istruzione al biennio obbligatorio del secondo, in ottica tre-sedici”. Ultimo nodo, messo in evidenza da diversi osservatori: come si potranno conciliare fra di loro l’impianto disciplinarista, l’uso della certificazione delle competenze e la valutazione numerica prevista dalla “legge Gelmini” dell’ottobre 2008 ?

Il Mattino - 20 giugno 2012
“De Mauro: Il governo dei Professori ha deluso proprio sulla formazione”
░ Una intervista al noto linguista, già ministro della P.I. nel 2000.
Professor De Mauro, qual è il suo giudizio sui testi Invalsi?
«Distinguiamo due livelli: come sono fatti questi test e in che condizioni vengono offerti. Buona o cattiva che sia, nell’ìdea c’è un dato positivo: che è quello di aver unificato le prove in tutte le scuole, secondo un target europeo, e che consente di capire l’andamento complessivo del sistema scolastico».
Servono alla didattica?
«No, la didattica è uno degli elementi valutativi, i test consentono di costruire altri tipi di valutazione».
Quali?
«Le risposte che è un grado di offrire una coorte di migliaia e migliaia di ragazzi di 14 anni. E ai fini di un indirizzo futuro di politica scolastica è davvero uno scenario credibilissimo».
Un elemento di novità, quindi?
«È troppo ottimista. Sulla scuola italiana c’è una gestione stanca di quel che resta del passato e la delusione dell’attuale Governo».
Ma è pur sempre un governo composto da molti Professori.
«Rispettabilissimi professori ma spesso slegati dal sentire comune sui temi della formazione scolastica pubblica. Molti di loro, infatti, arrivano dal mondo del’università privata».
Un professore che boccia i Professori?
«Sul tema della scuola sì. Sono stati una vera delusione»
Per quale motivo principale?
«In un tempo di crisi così profonda della società italiana, l’investimento maggiore sarebbe dovuto essere sulla scuola . È nella scuole, chi governa la crisi, avrebbe dovuto rifondare la nuova energia intellettuale e morale di un Paese in crisi».
Torna un problema di classe dirigente?
«Certo. Si può essere anche professori preparati e stimati ma si arriva sempre da un ceto dirigente, come quello italiano, salvo eccezioni, che non ha mai avuto un’attenzione positiva allo sviluppo della scuola e di tutte le istituzioni che possono corroborare la cultura e farla diventare anche etica civile».
Un pò pesante come giudizio, non le pare?
«Realistico. Scusi, ma se è dal 1969 che aspettiamo una riforma della scuola secondaria superiore? Cioè ,un’attesa di 43 anni? Una generazione di italiani. Un lungo lasso di tempo, tranne il tentativo purtroppo rimasto sulla carta dell’allora ministro Berlinguer».

 

 

www.governarelascuola.it – 6 giugno 2012
“Possibile modello di rete territoriale (ai sensi art. 50 L. 35/2012)”
░ Il settimanale digitale diretto da Pietro Perziani riporta un documento tecnico delle ARSA. Le Associazioni Regionali Scuole Autonome sono soggetti di dimensione regionale di rappresentanza dell’autonomia scolastica e di interlocuzione con le altre autonomie e istituzioni. Il documento postula l’attivazione dell’organico funzionale.
1. Quali rischi e quali opportunità per l’Autonomia delle scuole?
La finalità delle reti territoriali non dovrebbe essere limitata esclusivamente alla gestione di aspetti specifici del servizio scolastico sul territorio, bensì, integrando quanto innovato dall’art. 50 della Legge 35/2012 con quanto già disposto dall’art. 7 del DPR 275/99, orientata al potenziamento dell’autonomia scolastica in quel territorio. Le reti non devono essere “schiacciate” sugli aspetti gestionali, trasformandosi in un “ufficio” e limitando di fatto l’autonomia delle scuole aderenti, ma essere al servizio dell’autonomia delle singole scuole, operando, anche attraverso una più marcata autonomia gestionale, per il raggiungimento di obbiettivi strategici finalizzati al miglioramento dell’offerta formativa sul territorio che le scuole non potrebbero, da sole, raggiungere.
2. Quali funzioni per le reti territoriali?
Nelle Linee guida dovrebbero essere esplicitati due ambiti di attribuzione di funzioni alle costituende reti territoriali: a) attribuzione di funzioni gestionali, in attuazione della riforma costituzionale del 2001, con il parziale trasferimento delle funzioni attualmente esercitate dagli Ambiti Territoriali, con conseguente redistribuzione delle risorse, sulla base di accordi tra Regioni e Uffici Scolastici Regionali; b) attribuzione di funzioni di potenziamento dell’autonomia scolastica e di interlocuzione con le altre autonomie e istituzioni a livello locale; tale attribuzione deve essere supportata da un esplicito riconoscimento da parte della Conferenza unificata di cui all’art. 8 del D.Lgs. 28 agosto 1997, n. 281.
3. Quale tipologia di reti territoriali?
Si ritiene che il modello più adeguato allo svolgimento delle funzioni succitate sia quello delle reti “generaliste” permanenti, che si strutturano non su obbiettivi specifici, ma su tutti gli aspetti di gestione e miglioramento del servizio scolastico nel territorio. Ciò non preclude assolutamente alle scuole la partecipazione ad altre tipologie di reti (di scopo, funzionali, ecc.), che però non possono essere individuate quali assegnatarie delle funzioni previste dall’art. 50 e neanche delle funzioni di potenziamento dell’autonomia scolastica e di interlocuzione con le altre autonomie e istituzioni a livello locale.
4. Quale dimensionamento delle reti territoriali?
Le Linee guida dovrebbero individuare, in accordo con le Regioni, criteri per l’individuazione degli ambiti territoriali delle reti, tra i quali:
a) Il numero “ordinatorio” minimo e massimo di Istituzioni Scolastiche da comprendere nella rete, funzionale alla possibilità di un’effettiva autodeterminazione delle reti e alla tutela delle singole autonomie; in linea generale, si ritiene che le reti territoriali debbano comprendere un numero limitato di istituzioni scolastiche e avere quindi necessariamente dimensione sub-provinciale o, nei territori metropolitani, sub-comunale; b) La coerenza con la rete interistituzionale del territorio (distretti sociosanitari, comuni, comunità montane, ecc.); c) Il raccordo tra primo e secondo ciclo di istruzione, che consenta da un lato la gestione unitaria e coordinata del servizio scolastico sul territorio e, nel contempo, il raccordo tra istituzioni del secondo ciclo in funzione dell’orientamento formativo e del contrasto alla dispersione scolastica; d) I necessari correttivi per riconoscere le specificità delle Regioni in cui sono presenti minoranze linguistiche storiche, o istituti collocati in zone disagiate quali le zone di montagna e le piccole isole.
5. Quali risorse per le reti?
Le risorse umane, strumentali, finanziarie, previste alle lettere “c” e “d” dell’art.50 vanno considerate come integrative rispetto a quelle assegnate alle singole scuole. Solo in tale prospettiva esse possono costituire strumento di potenziamento dell’autonomia, in grado di incentivare le scuole a ricercare soluzioni più efficaci ai bisogni del territorio, ad ampliare l’offerta formativa, accrescendo, al tempo stesso, la responsabilità dei risultati. La rete potrà assolvere ai suoi compiti di gestione e sviluppo dell’offerta formativa territoriale solo in presenza di un organico “funzionale” (amministrativo e docente) specificamente destinato all’assolvimento di compiti di coordinamento e implementazione e non a compiti già previsti negli organici di ciascuna scuola; in nessun caso è invece accettabile l’erosione di risorse ai danni delle singole scuole, che già si vedono gravate a livelli ormai insostenibili di incombenze e responsabilità a fronte di continue diminuzioni di risorse e senza alcun riconoscimento; Le linee guida dovrebbero prevedere l’introduzione di un bilancio autonomo di rete, separato da quello delle singole scuole, le cui modalità di gestione dovrebbero essere stabilite in sede di revisione del DI 44/2001; nel frattempo si potrà continuare a utilizzare il modello di gestione finanziaria mediante scuole “capofila”, ma chiarendo il trasferimento di decisionalità sull’utilizzo delle risorse dal C.d.I. della scuola capofila agli organi decisionali della rete territoriale, anche per evitare sprechi dovuti a duplicazioni di servizi all’interno della rete.
6. Quale rapporto con l’autonomia delle scuole? Quale struttura organizzativa e gestionale?
Le linee guida devono sancire l’autodeterminazione delle reti territoriali, riguardo la regolamentazione interna e l’assegnazione delle funzioni di coordinamento e gestione alle singole scuole, attraverso l’adozione di statuti interni, ponendo come unici vincoli la democraticità e la collegialità delle decisioni e la salvaguardia dell’autonomia delle singole scuole, che vi aderiscono liberamente.
All’interno delle reti territoriali la responsabilità decisionale sulle scelte gestionali e strategiche deve essere riservata ai dirigenti scolastici, quali rappresentanti legali delle Istituzioni scolastiche e garanti dell’offerta formativa sul territorio. La partecipazione delle altre componenti scolastiche e territoriali è assicurata a livello degli organi collegiali già esistenti nelle scuole aderenti.

ASASi - La Letterina n.326 - 7 giugno 2012
“Non lamentiamoci se i laureati migliori vanno a fare altro”
░ Andrea Ichino esprime delusione per l’assenza, nel “pacchetto merito” di iniziative premiali a favore dei docenti.
Tanti ottimi insegnanti, che nel passato erano stati selezionati nel mondo della scuola tra i migliori laureati delle loro discipline, oggi sono scoraggiati da un sistema retributivo che a loro non ha mai riconosciuto nulla, trattandoli allo stesso modo di colleghi che molto meno di loro hanno fatto. Questi ottimi insegnati, sulle cui sole spalle si è retta la scuola italiana, se ne stanno andando in pensione, amareggiati, lasciando il posto a giovani selezionati con criteri che poco hanno a che fare con il merito. Lo stesso Ministro Profumo, in altro provvedimento, ha recentemente previsto un accesso facilitato, per i precari con almeno 3 anni di servizio, al Tirocinio Formativo Attivo che dovrà selezionare i futuri docenti. Questi precari non dovranno superare gli esami selettivi imposti agli altri candidati. Ci saranno senz’altro delle persone di valore tra loro, ma la semplice attesa nelle graduatorie del passato, in cui non si entrava per merito, non ci aiuterà a identificare i migliori. Si confermerà nei giovani laureati l’impressione che la scuola italiana sia un posto riservato a chi è disposto ad aspettare in coda (ossia non ha alternative attraenti nel resto del mercato del lavoro). E nel quale si fa carriera e si guadagna di più solo per anzianità, non per capacità e impegno.
La sperimentazione ministeriale “Valorizza”, nel passato anno scolastico, aveva disegnato un modo per identificare e premiare gli insegnanti migliori basato sulla loro reputazione all’interno di una scuola, misurata in termini di giudizi positivi dei colleghi, delle famiglie e degli studenti. Non di una sola di queste tre componenti, ma di tutte e tre. L’idea era proprio di premiare quegli insegnanti che tutti indistintamente apprezzano. Quelli di cui gli studenti si ricordano anche dopo 40 anni. Questa sperimentazione, migliorabile ma che aveva dato risultati incoraggianti (e ancor più ne darebbe se il Miur si decidesse a pagare i premiati!), è stata invece affossata dal Ministro sotto la pressione dei sindacati, che vogliono mantenere il diritto di contrattare ogni elemento della retribuzione per poter dare “premi” a tutti, buoni e cattivi. Non lamentiamoci se i laureati migliori andranno a fare altro, soprattutto nelle materie scientifiche, che oggi, hanno prospettive occupazionali più attraenti con cui la scuola deve competere.
Quanto agli “studenti dell’anno”, imparare da bravi insegnanti era il più bel premio che il Ministro avrebbe potuto offrire loro: della carta dei musei (che già visitano da soli), di premi alle scuole che bocciano di meno e di università senza numero chiuso non se ne faranno molto!

la repubblica – 9 giugno 2012
“Scuola, caos dopo il no agli accorpamenti”
░ Molte regioni – l’articolo fa specifico riferimento al Lazio – gli accorpamenti li hanno già eseguiti. E ora ? Al MIUR, zero saggezza.
È di nuovo caos sui “maxi istituti” che dal prossimo settembre accorperanno scuole materne, elementari e medie. Giovedì scorso, dopo il ricorso di sette regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata), la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima da parte dello Stato l’imposizione del numero minimo di mille alunni per questi istituti comprensivi — obbligo previsto dalla manovra estiva 2011 per ragioni di risparmio — perché una tale decisione sulla rete scolastica sarebbe invece spettata alle Regioni. La sentenza (n.147) della Consulta ha spiazzato l’amministrazione del Lazio, che lo scorso febbraio aveva approvato con una delibera di giunta il proprio piano per il prossimo anno applicando i criteri nazionali, nonostante molte polemiche da parte dell’opposizione, delle scuole e dei genitori, che avevano tentato anche diversi ricorsi al Tar, alcuni andati a buon fine, altri bocciati. «Ora è troppo tardi per rivedere il piano: se lo facessimo, le scuole rischierebbero di non aprire a settembre — spiega l’assessore all’Istruzione, Gabriella Sentinelli — Stiamo comunque aspettando indicazioni da parte del ministero dell’Istruzione e nel frattempo stiamo studiando il da farsi». Stando al pronunciamento della Consulta, la palla ora dovrebbe passare proprio alle Regioni, competenti a legiferare in materia…. L’associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) ha già annunciato che impugnerà «tutti i decreti regionali su cancellazioni e accorpamenti di istituti». Anche per questo, la Flc-Cgil chiede che venga riconvocato un tavolo regionale.

Corriere del Mezzogiorno – 9 giugno 2012
“Puglia. La Consulta boccia gli accorpamenti.. Scuola a rischio caos”
░ Ancora sull’esito favorevole che la Corte Costituzionale ha dato al ricorso presentato da Puglia, Toscana, Emilia, Liguria, Umbria, Sicilia e Basilicata, avverso al decreto 6 luglio 2011 (c.d. legge Gelmini).
La sentenza della Corte ha ritenuto fondato il ricorso ma, con questa decisione, ha mandato in tilt la stessa Regione Puglia e l'intero apparato amministrativo dell'ufficio scolastico che si occupa degli accorpamenti, degli organici e delle iscrizioni per il prossimo anno. La Puglia infatti, aveva sì presentato ricorso alla Corte Costituzionale, ma nel gennaio scorso aveva comunque varato il nuovo piano di dimensionamento, in base alla legge Gelmini. Istituendo 128 istituti comprensivi (riuniscono le scuole materne, elementari e medie sotto un unico dirigente), nati in seguito alla soppressione delle autonomie delle scuole al di sotto dei 600 alunni. In Puglia, secondo questo piano, si sono perse 28 autonomie per le scuole superiori e 160 per il primo ciclo (materne, elementari e medie). La macchina in sostanza è stata già avviata per il nuovo anno e anche i trasferimenti del personale sono stati pubblicati proprio pochi giorni fa. … Il caos quindi è alle porte per la scuola pugliese: o si decide di bloccare tutti i trasferimenti ma questo comporterebbe ritardi nell'avvio dell'anno scolastico o si procede con il piano di dimensionamento approvato. …. I danni provocati dal piano di dimensionamento sono stati enormi: migliaia di famiglie lamentano l'interruzione della continuità didattica e lo spostamento degli uffici di segreteria, mentre le lavoratrici e i lavoratori della scuola affrontano con disagio il fenomeno della soprannumerarietà e della mobilità coatta…

MIUR – Ufficio Stampa –11 giugno 2012
“Chiarimenti e rassicurazioni sui corsi di sostegno”
░ Con apposita circolare, il Miur ha offerto ai docenti in esubero la possibilità di acquisire il titolo come docenti di sostegno, e la cosa ha suscitato perplessità ampie, e timori tra i docenti di sostegno più indietro nelle graduatorie. Il Miur li rassicura con una nota, pubblicata sul focus del sito istituzionale. La riportiamo.
“Nelle ultime settimane alcuni siti hanno diffuso notizie allarmanti sulle conseguenze del Decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012, a firma del Direttore generale del personale scolastico, che istituisce i corsi, facoltativi e gratuiti, destinati al personale scolastico in esubero, per acquisire il titolo di docente specializzato per le attività di sostegno. Si accredita l’ipotesi che i suddetti corsi possano togliere posti ai docenti già specializzati di ruolo o precari in servizio sul sostegno e che questa certezza avrebbe poi indotto il MIUR a ritardarne e sospenderne l’attuazione. Sembra opportuno smentire entrambe le previsioni. Il corso inizierà nei prossimi giorni in ossequio ad un preciso impegno contrattuale di riconversione del personale docente stabilizzato in esubero rispetto ai posti di organico. Il continuo incremento dei posti di sostegno, registrato negli ultimi anni, farebbe escludere ripercussioni negative sulle assunzioni del personale precario nel prossimo anno scolastico.”

www.aipd.it/cms/schedenormative –11 giugno 2012
“Nuova sentenza collettiva sul massimo delle ore di sostegno”
░ Riportiamo, in parte, la Scheda n. 387, (TAR Lazio 5123/12), la ennesima dell’efficace, aggiornato prontuario prodotto da Salvatore Nocera, il responsabile dell’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio Scolastico sull’Integrazione dell’AIPD Nazionale.
Come era prevedibile, dopo la prima sentenza (tar Lazio sent.2199/2012), il TAR Lazio ha emesso la seconda sentenza n.5123/2012, accogliendo il ricorso collettivo (promosso come il primo dal Coordinamento Scuole Elementari di Roma), di sostegno in deroga 1 a 1. La sentenza è interessante perché consolida un orientamento delle famiglie volto a risparmiare rispetto ai ricorsi singoli. E' altresì interessante perché pone il Ministero di fronte non più a singoli obblighi di adeguamento del numero di ore di sostegno, ma a obblighi collettivi di svariate decine di ricorrenti che potrebbero diventare svariate centinaia ed alcune migliaia anche nel giro di pochi mesi. Il MIUR è stato condannato a pagare € 2000 globali di spesa… Ovviamente la sentenza intervenuta al termine delle lezioni, non verrà eseguita per il corrente anno scolastico, ma come espressamente detto nel dispositivo, dovrà essere applicata a partire dal nuovo anno scolastico. … La sentenza costituisce indubbiamente un vantaggio per le famiglie. Ai fini della qualità dell'inclusione scolastica però suscita qualche perplessità: 1. E' stato riconosciuto il massimo delle ore di sostegno a tutti i 41 ricorrenti. Non è detto nella sentenza se sia stata analizzata la situazione di ciascuno per verificare se "la specificità del deficit" richiedesse necessariamente il massimo delle ore di sostegno; verifica richiesta invece dalla sentenza della Corte costituzionale n.80/2010 e dalla successiva sentenza del Consiglio di Stato 2231//2010. 2. Una sentenza "di massa", che ribadisce l'obbligo del MIUR di assegnare in tutti i casi di gravità il massimo delle ore di sostegno, rinforza nell'opinione pubblica la convinzione che il sostegno, se non l'unica, certamente la principale risorsa per l'inclusione scolastica; è ciò in contrasto con la logica originaria dell'inclusione stessa che puntava invece, come risorsa primaria, sulla presa in carico dei docenti curricolari, sia pur affiancati dai colleghi specializzati….

www.aipd.it/Osservatorio Scolastico AIPD –11 giugno 2012
“Raccolta Buone Prassi d'integrazione scolastica”
░ Richiesta di collaborazione, firmata dallo staff Area Psico-Pedagogica dell'Osservatorio Scolastico AIPD (Paola Gherardini, Salvatore Nocera, Nicola Tagliani, Anna Lastella), largamente meritevole di collaborazione.
Carissimi genitori, dirigenti, docenti, assistenti e quanti per qualunque motivo sono in contatto con noi, alla fine dell'anno scolastico vi chiediamo di aiutarci nel nostro costante lavoro di raccolta e diffusione di Buone Prassi d'inclusione scolastica. Come abbiamo ribadito nel nostro ultimo seminario del 24 marzo scorso “noi abbiamo sempre sostenuto che non è possibile individuare strumenti predefiniti o un’unica modalità d’insegnamento validi per tutti, perché c’è grande variabilità individuale tra gli alunni con sindrome di Down. Piuttosto occorre individuare, creativamente e criticamente, delle strategie che sappiano coniugare individualizzazione e percorso collettivo, eventualmente anche utilizzando metodi o strategie già esistenti, ma con intelligenza e flessibilità mettendo sempre al centro l’unicità e la peculiarità della persona." Per questo abbiamo sempre creduto nell'utilità ed efficacia di raccogliere e far conoscere esperienze positive di inclusione degli alunni con sindrome di Down. Non per dare dei modelli da ricalcare, ma per fornire esempi di qualcosa che in un determinato contesto ha funzionato e che possano stimolare altri a mettersi in gioco e provare. Far sapere che, nonostante tutte le difficoltà, si può fare è secondo noi una delle carte vincenti per contribuire a migliorare la qualità dell'inclusione scolastica dei nostri alunni! Per questo negli anni ci siamo impegnati anche per realizzare specifici materiali: - il Quaderno AIPD n° 18 "Verso una scuola più competente e partecipata" (2008) - www.aipd.it/cms/node/55; - il DVD "Buone Prassi Crescono" (2010) - www.aipd.it/cms/trailer_video_buoneprassi. Ma visto che crediamo anche nelle grandi potenzialità della rete, da diversi anni abbiamo realizzato sul nostro sito un archivio di Buone Prassi e di Piccole Idee Efficaci per raccogliere costantemente e diffondere in maniera veloce esperienze e strategie efficaci di inclusione. Per ampliare la nostra raccolta, disponibile gratuitamente per tutti, abbiamo però bisogno del vostro aiuto, che siete i protagonisti attivi sul campo! Vi chiediamo quindi di visitare le pagine dedicate al nostro Sportello Informativo (www.aipd.it/cms/osservatorioscolastico) e di segnalarci esperienze positive di inclusione scolastica che avete realizzato o conosciuto da pubblicare sul nostro sito e magari da utilizzare in materiali specifici che potremo predisporre in futuro. Per farlo potete inviarci le apposite schede che trovate sul nostro sito nelle pagine www.aipd.it/cms/buoneprassi e www.aipd.it/cms/piccoleideeefficaci...Le
esperienze raccolte saranno diffuse in forma anonima, senza indicare dati personali, se non espressamente richiesto e/o autorizzato. Vi ringraziamo in anticipo per la collaborazione, anche a nome di quanti potranno conoscere e trarre spunto dalle vostre esperienze!

La Sicilia – 12 giugno 2012
“Il vaso di Pandora delle invalidità facili”
░ Maria Teresa Giglio sul tema degli indennizzi “facili”, a Siracusa.
Si sta rivelando un «vaso di Pandora» il sistema degli indennizzi per invalidità. I finanzieri hanno portato alla luce nuovi casi di indebita attribuzione, denunciando 17 persone. Si tratta di sedici falsi ciechi e di un oculista, firmatario delle false certificazioni di invalidità. Una truffa all'Inps, con un danno economico di oltre un milione di euro, un raggiro all'Asp, ma anche un danno per quegli invalidi che hanno realmente diritto ai sostegni. … La Guardia di finanza ha anche scoperto che alcuni dei sedici falsi ciechi sono dipendenti pubblici e pertanto le indagini saranno estese anche sulle modalità di assunzione, visto che non risultano ingaggiati dalle liste speciali. Il comandante provinciale delle fiamme gialle Giuseppe Cuzzocrea ha già avuto modo di precisare l'attenzione dei finanzieri su ogni forma di truffa al sistema pubblico, specie quando questo va a riflettersi sul cittadino… «Nel caso delle false invalidità si va a danneggiare un sistema finalizzato ad aiutare chi ne ha realmente bisogno… ».

Il Fatto Q-quotidiano – 12 giugno 2012
“L’incultura di Profumo”
░ Angelo d’Orsi ci va giù durissimo, e il titolo (volutamente equivoco) appesantisce il tutto. Dubitiamo che, per il Ministro Profumo, abbia provato, come scrive, “tenerezza”.
L’ho visto. Alla tv. L’ho sentito parlare, anzi parlottare, esitante, incerto, vaghissimo. Forse giustamente imbarazzato. “Ci spieghi la sua proposta”, lo incalzava il conduttore. E lui incespicava, bofonchiava, guardava in aria come a cercare sostegno da parte di superiori autorità. Mi ha fatto tenerezza. Chi? Il ministro Profumo. Titolare del Miur, Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. Il dicastero devastato da una serie di predecessori negli ultimi vent’anni (eccezioni? Forse De Mauro, rimasto troppo poco), a partire da Luigi Berlinguer, fino all’inclita Mariastella Gelmini. Non è neppure colpa sua – dico, del ministro in carica – se il ministero gli scoppia tra le mani. Ma è certo sua la colpa di aver prima fatto il consulente della signora Gelmini – il punto terminale, in ogni senso, di una sequenza quasi tutta peggiorativa di donne e uomini che hanno seduto sulla poltrona che fu di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile… La scuola italiana soffre di una spaventosa carenza di risorse economiche, che significa insufficienza di docenti, precariato a vita per decine di migliaia di altri, carenza di materiali didattici, blocco degli acquisti da parte delle biblioteche scolastiche, impossibilità di effettuare verifiche di stabilità degli edifici, con i rischi che scopriamo poi diventare tragedie, troppo tardi, quando una scuola crolla; e così via, in un infinito cahier de doléances che il ministro, un qualsivoglia ministro, ben conosce o dovrebbe conoscere. In una decadenza generale gli insegnanti demotivati, sottopagati e maltrattati, oggetti di campagne diffamatorie, riescono a lavorare male, per forza di cose, e certo il sistema didattico complessivo e la società della comunicazione poco li aiuta. Sicché dalla scuola escono ragazzi impreparati ad affrontare tanto l’università (divenuta un enorme posteggio di forza di lavoro di riserva), quanto altre scelte. Consiglio al ministro un librino appena edito di Fabrizio Tonello, L’età dell’ignoranza (Bruno Mondadori) che in poche pagine radiografa impietosamente la situazione, mostrandoci un mondo dominato da un semianalfabetismo… La cultura, che comincia a scuola, ma certo là non si deve fermare, fa bene alla democrazia, insomma. E l’incultura, che si costruisce a partire da una scuola in difficoltà, da famiglie nel disagio, da una comunicazione mediatica diseducativa (e sgrammaticata, fondata sull’ignoranza più crassa dei suoi personaggi), l’incultura alla democrazia nuoce potentemente. In tutto questo sfascio, dove eroicamente scolari e docenti cercano di resistere, che cosa ti propone il ministro? I tornei per designare l’alunno dell’anno (qualcuno ha replicato: e gli insegnanti? Ma è una richiesta che accetta una logica da respingere, invece). Premiare il merito,dice,come fanno tutti i media mainstream che accolgono condiscendenti anche le ribadite proposte sull’inglese obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado (e nell’università: che il Politecnico di Milano obblighi dal prossimo anno tutti i docenti far lezione in inglese è uno scandalo gigantesco su cui occorrerà fare le barricate, tanto per dire). Merito, Competizione, Mercato. Sono parole che si connettono strettamente fra di loro. Ma è davvero questo che occorre nella scuola italiana? Il merito è quello di chi ancora ci lavora e cerca di studiare, in una situazione ogni anno più grave; il merito è degli insegnanti che non rinunciano a fare al meglio il loro lavoro, malgrado tutto; degli studenti che non mollano, sedotti dal calcio e dalla tv. Se si vuole premiare il merito si consenta a docenti e discenti di lavorare. Si diano loro risorse, strutture sicure, servizi, aiuti. La crisi economica si supera anche, e innanzi tutto, “investendo sul futuro”, ci sentiamo ripetere ogni giorno. E da dove mai si vuole incominciare, se non dalla scuola?

L’Unità – 13 giugno 2012
“La consulta boccia il dimensionamento?”
░ Di Gian Carlo Sacchi e Giovanni Bachelet.
Nel 2001 è stata varata la riforma costituzionale che, in materia di istruzione, oltre a riconoscere l’autonomia delle istituzioni scolastiche, implica una nuova ripartizione di competenze tra Stato e Regioni. A distanza di 11 anni, però, non è stata ancora approvata la necessaria intesa applicativa; cosí Stato e Regioni si combattono a suon di ricorsi alla Corte Costituzionale, e le sentenze colmano il perdurante vuoto politico. L’ultima di esse, giovedí scorso, riguarda il dimensionamento delle scuole del primo ciclo, ma interessa chiunque si trovi a decidere della rete scolastica sul territorio. Lo scorso luglio il governo Tremonti-Gelmini aveva previsto la costituzione di istituti comprensivi di mille alunni, con deroghe per zone di montagna e piccole isole. La Corte ha bocciato questo provvedimento, riportando i parametri ai precedenti limiti (inferiori), ma soprattutto ribadendo la competenza delle Regioni sulla programmazione del servizio. A questo punto anche le non poche Regioni che, obtorto collo, hanno già provveduto a ridefinire i piani, potranno rivederli con notevole disagio alla vigilia del nuovo anno scolastico, in particolare per l’assegnazione del personale, rimasta di competenza dello Stato. Dove i piani regionali già definiti si limitavano ad obbedire ai numeri, la sentenza consentirà una programmazione più flessibile; dove corrispondevano a parametri di efficienza territoriale, sarà sensato mantenerli. Un istituto comprensivo può nascere al solo scopo di risparmiare dirigente scolastico e direttore amministrativo e peggiorare l’offerta formativa, o invece migliorarla, rendendo effettiva la continuità didattica nella scuola dell’obbligo secondo l’originario disegno di Berlinguer; anche nel secondo ciclo, in opportune circostanze, gli "istituti superiori multi-indirizzo" possono dare stabilità all’offerta formativa e favorire occasioni di riorientamento per gli studenti. La sostanza costituzionale che questa sentenza ribadisce è comunque che allo Stato, sulla base delle compatibilità di finanza pubblica, compete la definizione dei parametri numerici delle scuole statali, che riguardano i valori medi; alle Regioni il potere di programmazione; all’intesa Stato-Regioni l’assegnazione e l’utilizzo del personale. È davvero incredibile che tale intesa, snobbata dalla Moratti e giunta quasi a compimento sotto Fioroni, sia ancora sul binario morto sul quale l’ha abbandonata la Gelmini. Sarebbe bene affrontarla al più presto, anche per evitare che ogni nuovo contenzioso metta a soqquadro la programmazione e l’organizzazione della scuola; la quale, invece, ha bisogno di tempi e risorse certe per un servizio partecipato e efficiente. A questo scopo, mentre in Parlamento si discute la riforma degli enti locali e in particolare l’unione dei comuni e la riorganizzazione delle province, sarebbe anche importante che i servizi formativi, riconosciuti “funzioni fondamentali”, rientrassero in questa complessiva azione di ristrutturazione.

http://www.flcgil.it – 14 giugno 2012
“La consulta boccia il dimensionamento?”
░ La CGIL mobilita a favore dei piccoli terremotati;occorrono insegnanti e personale per l’assistenza. Svolgeranno attività, in luglio e agosto, dedicate ai bambini dai tre ai 14 anni che vivono nei comuni terremotati. Coinvolto anche il noto pedagogista Andrea Canevaro.
Svolgeranno attività educative, in luglio e agosto, dedicate ai bambini dai tre ai 14 anni che vivono nei comuni terremotati. E' l'appello di Flc-Cgil che stanno studiando un progetto per offrire attività educative di gruppo a tutti i bambini fra i tre e i 14 anni che vivono nelle zone terremotate nel periodo di chiusura delle scuole, in luglio e agosto. Il progetto è denominato "Insieme la scuola non crolla" e la Flc è pronta a sostenere le spese per il viaggio e l'alloggio dei docenti volontari, ma anche a pagare i materiali necessari per le attività. In pista, poi, grazie ad un accordo con l'Alma mater, scenderanno anche studenti (volontari) della Facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Bologna, che daranno il contributo alle attività educative svolgendo il loro tirocinio nelle zone terremotate. Il progetto, ideato dalla Flc regionale e dal centro nazionale Flc, sta prendendo corpo in sinergia con le istituzioni scolastiche, i Comuni coinvolti, la Protezione civile, la Regione e altre realtà, tra cui l'Università di Bologna, ci tiene a sottolineare il sindacato. «Non ci vogliamo sovrapporre ad altre attività, la nostra idea e' metterci a disposizione con personale qualificato, ma siamo aperti a collaborare con chi condivida le nostre finalità e il nostro metodo», spiega Raffaella Morsia, segretaria regionale Flc…. I docenti e i bidelli che intendono rendersi disponibili (il periodo minimo e' una settimana) devono essere inviare la propria adesione all'apposito indirizzo mail attivato dalla Cgil, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Possono partecipare tutti i docenti di ogni grado. La Cgil punta sulla loro "competenza" di insegnanti, ma per tutti (e in particolare per gli studenti di Scienze della formazione dell'Alma mater) sono previsti dei brevi corsi di formazione e forme di tutoraggio per mettere a punto meglio le "strategie" con cui organizzare le attività. I corsi saranno organizzati con la collaborazione dell'Università di Bologna: tra gli altri, la Cgil sta lavorando con il professor Andrea Canevaro, che già in passato si e' occupato di attività per ragazzi in situazione difficili (in Giappone, Ruanda, ex Jugoslavia e all'istituto Salvemini di Casalecchio).