Ansa: Anief, 60% nuovi prof ha oltre 50 anni età Record docente di 62 anni in ruolo dopo 33 anni precariato
(ANSA) - ROMA, 28 AGO - Degli 11.542 nuovi docenti che verranno immessi in ruolo in questi giorni, "ma non tutti i vincitori del concorso a cattedra, per i quali i posti liberi sono spariti oppure non sono pronte le graduatorie definitive, quasi il 60% ha oltre 50 anni di età". E' quanto sostiene l'Anief citando il caso record di una docente di 62 anni che entra in ruolo dopo 33 anni di precariato. ''La storia è quella della professoressa Lia Baffetti, classe 1951, di Castell'Azzara, in provincia di Grosseto, che stamani, a 36 anni dal conseguimento dell'abilitazione, si recherà nell'ufficio scolastico territoriale per sottoscrivere l'assunzione a tempo indeterminato nella classe di concorso A028 (educazione artistica nelle scuole medie)'' racconta, in una nota, l'Anief ricordando che secondo il rapporto 'Education at a glance' nel 2011 il 47,6% dei maestri elementari, il 61% di quelli delle medie e il 62,5% delle superiori aveva oltre 50 anni. "L'aspetto paradossale di questi numeri - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief - è che le regole che l'amministrazione scolastica italiana si è data negli ultimi mesi produrranno nel tempo un'ulteriore innalzamento dell'età media dei nostri docenti destinati ad essere assunti. Perché alla riforma Fornero, che costringe oltre l'80% del corpo docente italiano, composto da donne, a rimanere in servizio fino a 66 anni e tre mesi, si è aggiunta la decisione di lasciare fuori dalle Graduatorie ad esaurimento i circa 20mila neo-abilitati attraverso i Tfa ordinari. Una decisione presa, tra l'altro, nei confronti di aspiranti docenti che hanno speso tra i 3mila e i 4mila euro ciascuno. E per formare i quali lo Stato ha investito a sua volta ingenti risorse''. (ANSA).
Italpress: scuola, Anief-Confedir "Docenti immessi un ruolo sempre più anziani ROMA (ITALPRESS) - "Oggi la scuola italiana battera' un altro dei suoi poco invidiabili record: mettera' in ruolo una docente di 62 anni, di cui 33 passati a fare la precaria". E' quanto si legge in una nota di Anief-Confedir. "Purtroppo - prosegue la nota - non e' una sensazione: degli 11.542 nuovi docenti che verranno immessi in ruolo in questi giorni - ma non tutti i vincitori del concorso a cattedra, per i quali i posti liberi sono spariti oppure non sono pronte le graduatorie definitive - quasi il 60% ha oltre 50 anni di eta'. Un numero altissimo, che andra' ad invecchiare la gia' alta media dei docenti di ruolo: secondo il rapporto 'Education at a glance', pubblicato a fine giugno, nel 2011 il 47,6% dei maestri elementari, il 61% di quelli delle medie e il 62,5% delle superiori aveva oltre 50 anni. Con il risultato che oggi i nostri alunni si ritrovano davanti insegnanti anziani,stanchi e demotivati. Mentre i giovani vengono lasciati fuori".
"L'aspetto paradossale di questi numeri, che non hanno bisogno di commento per quanto sono evidenti, - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - e' che le regole che l'amministrazione scolastica italiana si e' data negli ultimi mesi produrranno nel tempo un'ulteriore innalzamento dell'eta' media dei nostri docenti destinati ad essere assunti. Perche' alla riforma Fornero, che costringe oltre l'80% del corpo docente italiano, composto da donne, a rimanere in servizio fino a 66 anni e tre mesi, si e' aggiunta la decisione di lasciare fuori dalle graduatorie ad esaurimento i circa 20mila neo-abilitati attraverso i Tfa ordinari. Una decisione presa, tra l'altro, nei confronti di aspiranti docenti che hanno speso tra i 3mila e i 4mila euro ciascuno. E per formare i quali lo Stato ha investito a sua volta ingenti risorse".
Il sindacato coglie l'occasione, quindi, per chiedere al Miur "di rendere spendibili i titoli conseguiti al termine di lunghi, faticosi e dispendiosi corsi: altrimenti lo si dica prima che equivalgono a "carta straccia". Cosi' un abilitato e' cosciente che occorre attendere anche tre decenni prima di essere assunto. E non si pensi che quella della docente del grossetano sia un'eccezione: sono decine di migliaia i supplenti della scuola che hanno iniziato la loro carriera da insegnanti nei primi anni Ottanta. E che oggi, ormai 60enni, dopo aver collezionato titoli universitari, abilitazioni, idoneita', master e specializzazioni, sono ancora alla ricerca dell'immissione in ruolo per colpa dell'inefficienza dello Stato e dei Governi che si sono succeduti".
"Tuttavia, e' fuori di dubbio che la scuola senza docenti precari morirebbe. Ogni sette insegnanti di ruolo vi e' un supplente. Con province dove si concentra il 50 per cento di personale precario". "Ora, visto che lo Stato continua a 'traccheggiare' la loro assunzione potrebbe comunque per tanti di loro diventare realta': con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i supplenti con oltre tre anni di servizio. Che potrebbero cosi' entrare di ruolo senza piu' attendere 30 anni". (ITALPRESS).
PavoneRisorse – 24 agosto 2013
“Quali tecnologie e quale formazione per questa scuola. Oggi”
░ Rodolfo Marchisio, esperto sull’uso delle TIC nella didattica e nella ricerca, in Piemonte, tratta delle dotazioni didattiche delle TIC e della loro funzione nell’Educazione alla cittadinanza democratica. Riportiamo la prima parte del lungo articolo.
La rete e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione offrono a una didattica attiva della storia e dell’educazione alla cittadinanza consapevole sempre più: a)stimoli e opportunità… … b)possibilità di accesso a documenti, informazioni, iniziative… L’uso delle TIC nella scuola conosce una fase a macchia di leopardo in cui accanto a pochi poli particolarmente attrezzati.. si vive nella maggioranza delle scuole un riflusso nell’uso delle TIC… …. Questo avviene per un ritardo di aggiornamento: delle attrezzature,… della formazione culturale oltre che professionale dei docenti, dei progetti didattici…. Nelle scuole, a un’epoca di discreta autonomia di risorse sia dal punto della formazione sia da quello dell’acquisto di hardware, sono subentrati in seguito ai tagli, una fase di assenza di risorse pubbliche….L’Italia investiva nella Istruzione il 4,6 % del PIL quando la media dei paesi OCSE era al 6,4 %, le "manovre" ci hanno ridotto al 3,5%, e il Documento di Economia e Finanza approvato da questo governo prevede si riduca al 3,3 % nei prossimi 2 anni. … Per dare un PC a ognuno degli 8 milioni ca di allievi occorrerebbero 2,5 miliardi. Le azioni di cui consta il PNSD (“LIM in Classe”, “Cl@ssi 2.0“, “Scuol@ 2.0” , “Centri Scolastici Digitali”) non sono realisticamente realizzabili per tutti. Vista la situazione neanche auspicabili…
larepubblica.it – 25 agosto 2013
“Test assurdi, tasse record fare Medicina è una lotteria”
░ Di Salvo Intravaia
È BOOM di aspiranti camici bianchi, quest’anno. Ma tra la stangata sulla tassa per i test e le prove d’ingresso sempre più difficili, l’accesso alla facoltà di Medicina è una lotteria. Tra due settimane riparte la tornata del quizzone… Il 9 settembre, più di 84 mila aspiranti matricole si presenteranno negli atenei per affrontare lo scoglio più duro. Preceduto — il 3 e il 4 settembre — da quelli per Veterinaria e per le Professioni sanitarie… Le tante novità introdotte sul finire dello scorso anno scolastico dall’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo — e poi riprese dalla collega Maria Chiara Carrozza — , oltre a scombussolare i piani di coloro che contavano di affrontare l’appuntamento come negli anni precedenti, hanno affidato al destino gran parte del risultato finale. Si parte da un numero di concorrenti di quasi un quarto superiore a quello dell’anno scorso: 84 mila, rispetto ai 68 mila del 2012, con un incremento del 23 per cento. Mentre i posti disponibili saranno sempre gli stessi: poco più di 10 mila…. Ci sono poi le incognite sulla diversa composizione del test, sul voto che cambia, sulla graduatoria nazionale … A settembre, il test di Medicina darà meno peso alle domande di cultura generale — soltanto 5 su 60, mentre l’anno scorso furono 20 su 80 domande — e premierà maggiormente chi darà le risposte corrette: un punto e mezzo per ognuna anziché uno. E al contempo penalizzerà più pesantemente anche di sbaglia a dare la risposta: 0,4 punti in meno quest’anno contro un quarto di punto in meno dell’anno scorso. C’è poi l’incognita della graduatoria nazionale, che esordisce proprio quest’anno… Quanti punti occorrerà racimolare adesso per essere ammessi — magari nella propria regione — con una graduatoria di 84 mila candidati? L’incognita più grossa è però quella del bonus-maturità — da uno a 10 punti — legato al voto di diploma. Un punteggio che si andrà a sommare al voto del test e varierà, anche con lo stesso voto di maturità — purché superiore a 80 centesimi — da commissione a commissione. In sostanza, lo stesso voto darà diritto a un bonus più consistente se nella commissione che lo ha dato i voti alti sono stati pochi e ad un bonus più basso se nella commissione sono fioccati voti molto alti. Un punteggio che sconvolgerà la graduatoria del test d’ingresso. Intanto, gli atenei sono alle prese con il calo delle immatricolazioni e delle entrate. Così, per raccogliere fondi, muovono la leva del contributo per sostenere il test…..
Il Sole 24Ore – 26 agosto 2013
“A rischio l'attività di laboratorio negli istituti tecnici”
░ Problemi seri per gli ATA aventi diritto all’assunzione
Il ministero dell'Economia blocca le assunzioni per il prossimo anno scolastico, il 2013-2014, di 3.730 unità di personale tecnico-amministrativo (gli Ata); e così a settembre si mettono a rischio le attività di laboratorio nelle scuole, soprattutto negli istituti tecnici. Una questione delicata; e connessa alla sorte dei circa 3.500 docenti inidonei all'insegnamento che dovrebbero transitare nei ruoli amministrativi, come previsto dalla spending review n. 95 del 2012. …
In ballo ci sono risparmi per l'Erario nell'ordine di centinaia di milioni di euro per effetto, appunto, delle mancate stabilizzazioni di nuovi Ata. Il piano di riduzione del personale amministrativo voluto dall'ex ministro, Giulio Tremonti, per contenere il numero di bidelli (in Italia si era arrivati alla cifra record di 250mila, ben 5 volte i bidelli delle scuole tedesche) è stato portato avanti con il meccanismo dei tagli lineari, che ha finito per penalizzare anche i tecnici di laboratorio, che negli ultimi anni si sono più che dimezzati …. I primi di agosto, dopo quasi un anno di trattativa, si è sbloccata la questione relativa alle nomine in molo 2012/2013 del personale Ata, con le autorizzazioni per le assunzioni di 5.336 unità (i contratti a tempo indeterminato avranno decorrenza giuridica dall'anno scolastico 2012/2013, mentre la decorrenza economica partirà dal nuovo anno scolastico, il 2013/2014). Ma anche questo nuovo contingente di assunzioni non risolve il problema nelle scuole…
ItaliaOggi – 27 agosto 2013
“Assunzioni, il 27% resta al palo”
░ Di Carlo Forte
… Secondo quanto risulta a Italia Oggi, il 73% delle procedure concorsuali dovrebbe andare a buon fine entro il 31/08; il 22% rischia di andare fuori perché le prove orali non sono ancora state terminate, mentre il 5% è già matematicamente fuori tempo massimo. I ritardi sono concentrati in massima parte in Toscana e Sicilia. Ciò non vuole dire che i neovincitori rimarranno fuori per sempre. Dal ministero dell'istruzione rassicurano che dovranno attendere solo il prossimo anno. … Le graduatorie dei nuovi concorsi, infatti, rimarranno in piedi 3 anni (sempre che dopo tre anni venga bandito un nuovo concorso un nuovo concorso, altrimenti la vigenza è sine die). E nei tre anni di vigenza, l'amministrazione garantirà comunque l'assunzione dei vincitori di concorso. Sempre che ci siano autorizzazioni ad assumere. Intendendo per vincitori coloro che, in quanto utilmente collocati in graduatoria, matureranno il diritto di essere immessi in ruolo fino alla concorrenza del numero dei posti o cattedre, che erano stati messi a concorso all'atto dell'emanazione del bando. Non è previsto il recupero per compensazione dalle graduatorie a esaurimento negli anni successivi, perché quest'anno (salvo esaurimento della vecchia graduatoria del concorso di riferimento) le immissioni in ruolo da concorso saranno effettuate comunque scorrendo la vecchia graduatoria (sempre che non sia stata approvata la graduatoria definitiva del nuovo concorso). Per quanto riguarda le procedure di utilizzo delle graduatorie, esse seguiranno la regola generale dell'alternanza. E dunque, il 50% delle immissioni in ruolo sarà effettuato traendo gli aventi titolo mediante lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi (vecchie o nuove che siano). Il restante 50% verrà effettuato tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. … In ogni caso, le immissioni in ruolo non potranno essere effettuate sui posti e sulle cattedre dove gli uffici scolastici abbiano disposto l'utilizzazione di docenti in esubero….
larepubblica.it – 28 agosto 2013
“Vuoi l'impiego? Nascondi la laurea”
░ Un articolo di Corrado Zunino che rinfocola il nostro acerbo dolore, e la indignazione al ricordo del Gabinetto Monti che vagheggiava di fare pagare agli studenti il fio del loro curricolo togliendo valore legale al titolo di studio.
Raffaella si è laureata in criminologia nel 2011. Da due anni cerca lavoro custodendo nello zaino due curricula: nel primo ha scritto tutte le sue qualifiche, nell’altro appare solo diplomata. Marta, laureata nel 2007 e con un master in didattica museale, racconta: «L’ultimo lavoro sfiorato è di pochi mesi fa. Ho risposto a un annuncio, una scuola di design cercava una segretaria. Contratto di due mesi, passando per un’agenzia interinale, e poi un anno direttamente assunta dalla scuola. Requisito fondamentale: un’ottima conoscenza dell’inglese. Ho superato tutti i test e alla fine mi sono sentita dire che non andavo bene perché avevo una laurea e un master». Nel successivo annuncio la scuola di design ha pubblicato la stessa richiesta specificando in calce: “No laurea”. Non solo non è più un ascensore sociale, il diploma di laurea. Sta anche diventando un problema, una zavorra, un risultato da nascondere. …. Già, nell’Italia della precarietà il lavoro che si offre è sempre più dequalificato: rispondere al telefono di un call center, occuparsi degli scaffali e della cassa nei supermercati, assolvere compiti di segreteria pura (ricevere telefonate, imbustare e inviare lettere, annotare appuntamenti, rispondere a email: basta una conoscenza di base del linguaggio dei computer per tutto questo). Imprese dove quattro titolari ogni dieci hanno la terza media (fonte Almalaurea) hanno sempre più bisogno di manovalanza e sempre meno di pensiero e conoscenza. In questo contesto la laurea diventa solo un ostacolo….. …L’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, capace di dire alla generazione Marta: «I giovani quando escono da scuola devono trovare un’occupazione, ma non devono essere troppo choosy (schizzinosi, sì)»…. Nel 2011 l’Istat ha condotto un’indagine tra i laureati del 2007 ed è emerso che il 71,5 per cento in quattro anni aveva trovato un lavoro, tuttavia il 31 per cento di questi non aveva un impiego corrispondente alle conoscenze acquisite in università. I più penalizzati, da questo punto di vista, erano i laureati nelle facoltà umanistiche…. In un blog sul Fatto quotidiano si legge questa testimonianza: «Pochi giorni fa in uno sportello lavoro della mia città mi hanno suggerito di omettere la laurea in Scienze politiche, quella presa con il vecchio ordinamento, quella tanto sudata e che è stato motivo d’orgoglio per miei genitori e per me prima ancora. Mi hanno spiegato con tono affabile e pacato che per trovare lavoro sarebbe meglio omettere percorsi formativi così elevati. L’ho trovato offensivo». … Laureati sotto mentite spoglie. La morale è: «Per lavorare devi dire bugie, se scoprono che sei titolato cominciano a farti pagare il fio del tuo curriculum». Lo scorso giugno per venti posti da scaricatore al porto di Ortona — 105 i candidati — il bando escludeva “donne e laureati”….
larepubblica.it – 30 agosto 2013
“Più docenti, libri meno cari e stop ai contributi dei genitori ultima rivoluzione in classe”
░ “Una mezza rivoluzione”, “…incendiare l’avvio dell’anno scolastico…”. Nelle parole di Salvo Intravaia, l’enfasi consentita a chi la scuola la vede dal di fuori. E allora, ciò che è scontato, acquisito e deciso nei tempi lunghi e dilatati della nostra povera Scuola prende veste di novità e si esorcizza la mazzata al personale precario dipingendolo incendiario. Vedremo martedì 3 settembre, se tanto zucchero (“più docenti” ! Ma sono andati in pensione 15mila e ne sono stati assunti 11.278) c’è davvero. Un altro conteggio che non comprendiamo, in questo articolo, è quello dei 10 mila nuovi docenti di sostegno che secondo il giornalista starebbero per essere assunti a t.i.; non lo comprendiamo perché, dal contesto stesso, tale numero per il Sostegno risulta essere di quasi 30 mila neo assunti.
Nuovi tetti alla spesa per i libri di testo, più assunzioni e finanziamenti alle scuole. Il governo sta per varare una mezza rivoluzione. Il provvedimento, ancora allo studio dei tecnici del ministro Maria Chiara Carrozza, andrà in Consiglio dei ministri martedì prossimo…. Le assunzioni di insegnanti e dirigenti scolastici daranno maggiore stabilità a tutto il mondo della scuola, ma alcuni provvedimenti sull’orario dei docenti rischiano di incendiare l’avvio dell’anno scolastico. Si lavora per ridurre la spesa complessiva delle famiglie per l’acquisto dei libri di testo. Il governo potrebbe introdurre un tetto di spesa, oltre che per i testi indicati come “da acquistare”, anche per i cosiddetti libri ”consigliati” e a corredo: vocabolari, manuali e atlanti. In arrivo anche un incremento dei fondi per le cosiddette “spese di funzionamento”… Il governo lavora all’ampliamento dell’organico (di diritto) di sostegno, fermo a 63mila unità. Lo scorso anno, per coprire le esigenze degli alunni disabili, il ministero ha assegnato altre 38 mila supplenze. L’idea ora è di incrementare fino a 90 mila i posti di sostegno in organico di diritto per avere la possibilità di assumere a tempo indeterminato almeno 10 mila nuovi docenti di sostegno. Col pacchetto-scuola dovrebbe anche arrivare una modifica legislativa al blocco degli organici, anche in presenza di incremento degli alunni, varato dal governo Monti, e un intervento sugli orari degli istituti tecnici e professionali, sfrondati dalla riforma Gelmini, che dovrebbero aumentare sfruttando una parte delle cosiddette “ore funzionali all’insegnamento” — le 80 ore annue dedicate alle riunioni e agli ricevimenti dei genitori — per attività di orientamento con gli studenti. Per il 2014/2017 si profila un nuovo Piano triennale di assunzioni a copertura dei posti lasciati liberi dai pensionamenti. Quest’anno sono state quasi 15 mila le uscite dal lavoro. Il nuovo Piano potrebbe quindi garantire 45 mila assunzioni a tempo indeterminato, 12 mila amministrativi, tecnici e ausiliari e 33 mila docenti, che si divideranno i posti tra vincitori di concorso e precari. Ma sarebbe vicino anche un nuovo concorso per dirigenti scolastici. Quello bandito nel 2011, nelle regioni più grandi si sta concludendo in questi giorni. Ma nel frattempo sono andati in pensione altri mille capi d’istituti e a settembre saranno oltre 1.300 le scuole affidate a un preside reggente, che già guida un’altra scuola. Il prossimo concorso dovrebbe mettere in palio non meno di 600 poltrone di capo d’istituto. E col decreto in arrivo si avvia a soluzione anche il caso Lombardia, dove il concorso di due anni fa è stato annullato agli scritti, lasciando 473 istituti a reggenti. L’idea maturata a viale Trastevere è di assegnare a una parte di coloro che hanno superato il test preselettivo dello stesso concorso del 2011 un incarico di un anno…..
Corrieredellasera.it – 31 agosto 2013
“Sorpasso vicino, il posto fisso sarà minoranza”
░ Secondo i dati Istat i lavoratori con contratto stabile sono solo il 53,6%. Di Federico Fubini
Fabio Tufilli sperava di aver risolto un problema, a marzo, quando la Sapienza di Roma gli ha comunicato che sarebbe stato assunto a tempo indeterminato. Ormai raggiunti i 33, da sei anni inanellava contratti da precario come “amministrativo” dell’università. Ciò che non aveva previsto, è che un lavoro che in genere viene definito “normale” sarebbe rimasto fuori dalla sua portata. Il contratto offerto era sì permanente, ma sarebbe passato da tempo pieno a part-time. Casi come questo stanno diventando talmente comuni in Italia che l’Istat ha dovuto trovare una nuova definizione: sono posti di lavoro “parzialmente standard”. Certo esistono anche diverse gradazioni di “non standard”, dagli autonomi con un solo cliente e turni vincolati, ai contratti a progetto, ai collaboratori. Ma le classi diverse da quella che un tempo era la normalità si stanno moltiplicando così in fretta da rischiare di rovesciare il significato delle parole: ciò che è “standard”, un posto di dipendente permanente a tempo pieno, in Italia sta diventando il suo opposto. La maggioranza dei lavoratori è in posizioni che di solito si definiscono in modi che sottintendono l’eccezionalità: “atipici” o, appunto, “non standard”. La soglia del sorpasso non è stata varcata, secondo l’Istat, ma si avvicina. I dati diffusi ieri dall’agenzia dicono che gli abitanti in Italia con contratti a tempo indeterminato e a pieno compenso sono dodici milioni, cioè un residente su cinque e il 53,6% degli occupati. È un gruppo che si restringe: erano il 57% nel 2005, da allora non hanno mai smesso di diminuire e nell’ultimo hanno perso più di circa 300 mila unità. Intorno a loro crescono i part-time, spesso involontari, e i contratti cosiddetti “atipici”, mentre l’esplosione da quattro a cinque milioni nel numero di partite Iva dal 2007 al 2012 spesso maschera forme di lavoro dipendente senza assunzione…. Se si guarda più da vicino ai dati dell’Istat, appare probabile che il sorpasso già oggi sia una realtà. Nel 2013 i lavoratori “standard” rappresentano una quota di minoranza una volta confrontati a tutti gli altri gruppi del mondo del lavoro. I dati Istat per esempio includono almeno 240 mila cassaintegrati fra i dipendenti con impiego “permanente” a tempo pieno, ma è lo stesso istituto a stimare che, in media, torna davvero al lavoro non più un cassaintegrato su tre. … Ovviamente non tutte le forme di lavoro “non standard” si somigliano: per esempio molti part-time, benché non a compenso pieno, godono delle stesse tutele contrattuali dei contratti permanenti. Ma la loro crescita negli ultimi anni indica che in molti casi non si tratta di scelte spontanee. E non sarà facile invertire la tendenza, che anzi accelera: l’Isfol, una struttura del ministero del Lavoro, nota che oggi solo il 16% dei nuovi contratti firmati sono a tempo indeterminato e molti non lo diventeranno mai….
Italpress: sostegno, Anief chiede l'assunzione di 37.000 docenti ROMA (ITALPRESS) - "Considerato che la legge 244/2007 (art. 2, c. 414) fissava l'organico di diritto all'a.s. 2010/11 senza tener conto dei dati relativi ai piu' di 200.000 alunni con handicap iscritti nell'a.s. 2012/13. bisogna rispettare la sentenza n. 80/10 della Consulta. Nel frattempo, ricorri al Tar, contatta le famiglie, scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per assegnare tutte le ore certificate anche dai GLIS/GLH e ottenere i posti in deroga".
E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Sembra che sara' finalmente discusso nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri un provvedimento sulla scuola che prevede un piano pluriennale di assunzioni sul sostegno di 18.000 unita'". ANIEF ne chiede "almeno il doppio. E' evidente, infatti, che se si vuole rispettare la normativa comunitaria in tema di contratti a termine e quella nazionale in tema di diritto all'istruzione, visto anche il progressivo aumento delle iscrizioni del numero degli alunni con handicap certificato (132.000 nell'a.s. 2000/01, 187.000 nell'a.s. 2006/07, 201.000 nell'a.s. 2012/13) non e' soltanto necessario dopo due anni aggiornare il criterio di determinazione dell'organico di diritto dal 70% allo 80% di quello complessivamente attivato ma stabilizzare 37.000 docenti rispetto ai 63.000 assunti a tempo indeterminato. La direttiva 1999/70/CE puo' giustificare le supplenze soltanto se i posti non sono vacanti e disponibili, ma se deve essere rispettato il rapporto medio di 1 a 2 tra insegnanti ed alunni e' evidente che il fabbisogno naturale sia di 100.000 docenti di sostegno in organico di diritto. Ogni diversa soluzione alimenterebbe il contenzioso delle famiglie per l'assegnazione del docente di sostegno e degli insegnanti per la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato e l'assegnazione della domanda risarcitoria".
Nell'attesa, ANIEF "invita tutti i docenti di sostegno ad avvertire le famiglie dei nostri alunni che e' possibile adire il Tar per l'assegnazione urgente dell'insegnante di sostegno anche in base al numero di ore richiesto dal dirigente scolastico a seguito delle delibere degli organi preposti, e per ottenere posti in deroga secondo la certificazione cosi' da garantire il diritto all'istruzione. In alcuni casi, e' possibile richiedere il patrocinio gratuito. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.". (ITALPRESS).
Ansa: Anief chiede assunzione di 37.000 docenti (ANSA) - ROMA, 29 AGO - L'Anief, associazione professionale di categoria, chiede l'assunzione di 37.000 docenti. "Sembra che sarà finalmente discusso nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri un provvedimento sulla scuola che prevede un piano pluriennale di assunzioni sul sostegno di 18.000 unità. Anief ne chiede almeno il doppio. È evidente, infatti - spiega in una nota - che se si vuole rispettare la normativa comunitaria in tema di contratti a termine e quella nazionale in tema di diritto all'istruzione, visto anche il progressivo aumento delle iscrizioni del numero degli alunni con handicap certificato (132.000 nell'anno scolastico 2000-01, 187.000 nel 2006-07, 201.000 nel 2012-13) non è soltanto necessario dopo due anni aggiornare il criterio di determinazione dell'organico di diritto dal 70% allo 80% di quello complessivamente attivato ma stabilizzare 37.000 docenti rispetto ai 63.000 assunti a tempo indeterminato". "La direttiva 1999/70/CE può giustificare le supplenze soltanto - spiega l'associazione - se i posti non sono vacanti e disponibili, ma se deve essere rispettato il rapporto medio di 1 a 2 tra insegnanti e alunni è evidente che il fabbisogno naturale sia di 100.000 docenti di sostegno in organico di diritto. Ogni diversa soluzione - sostiene - alimenterebbe il contenzioso delle famiglie per l'assegnazione del docente di sostegno e degli insegnanti per la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato e l'assegnazione della domanda risarcitoria".
Italpress: In ruolo solo il 30% dei vincitori del concorso ROMA (ITALPRESS) - "Anche il ministero dell'Istruzione si sta arrendendo all'evidenza dei fatti: a due giorni dal termine ultimo per immettere in ruolo i docenti vincitori del concorso a cattedra, il Miur ha fatto sapere che sono state effettuate nemmeno il 30% delle assunzioni di coloro che si sono imposti nel concorso a cattedra bandito nel 2012. Si tratta di un dato bassissimo. Con la lista delle regioni che alzano bandiera bianca che cresce di giorno in giorno". Lo afferma l'Anief in una nota.
"Ai ritardi di pubblicazione dei vincitori della procedura concorsuale, nelle ultime ore si sta verificando esattamente quanto denunciato dall'Anief un mese e mezzo fa: la mancata assunzione di coloro che sono risultati idonei dopo una lunga e faticosa selezione derivante dalla sparizione dei posti liberi, a seguito di errori di programmazione del Miur, dei tagli agli organici, della cancellazione delle scuole e del blocco del turn over - sottolinea il sindacato -. Un esempio che vale per tutti e' quello del Molise, dove nella scuola primaria non verra' immesso in ruolo nessun vincitore di concorso, malgrado la graduatoria dei 27 vincitori fosse stata pubblicata e il DDG n. 82 del 24 settembre 2012 abbia previsto l'assegnazione di 26 cattedre. Al Ministero continuano a dire che verranno assegnate il prossimo anno scolastico. Ma l'Anief ribatte che in mancanza di disposizioni che possano lenire gli ultimi provvedimenti contro la scuola e il suo personale - come la riduzione degli organici e del tempo scuola, il dimensionamento selvaggio e la rigida adozione della riforma Fornero - la possibilita' che nuove cattedre possano liberarsi sono veramente ridotte".
"Tutto cio' accade mentre nella maggior parte del regioni dove si e' svolto il concorso a cattedra, le graduatorie dei vincitori rimangono ancora provvisorie. E in meno di due giorni appare davvero difficile, per non dire impossibile, che centinaia di liste di vincitori possano essere definite e utilizzate per le immissioni in ruolo. Dando ragione, ancora una volta, alla tesi espressa dall'Anief qualche giorno fa, attraverso cui associava il concorso a cattedra ad un vero calvario", prosegue l'Anief.
"Ormai siamo al si salvi chi puo' - commenta con amarezza Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - con gli Uffici scolastici regionali che cercano di limitare i danni. Pero' in certi casi, come accaduto nel Lazio, Toscana, Sicilia, ora in Molise e tante altri, le condizioni sono oggettivamente impossibili per poter essere gestite con ragionevolezza: in questi casi si trattano i vincitori di concorso come dei numeri, dimenticando che si tratta di persone in carne e ossa. Con storie personali e familiari, spesso non facili, che non meritano di essere segnate negativamente - conclude Pacifico - per il cattivo operato delle istituzioni".
"Il concorso a cattedra per 11.542 nuovi docenti, bandito un anno fa dall'ex ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, si sta trasformando in un calvario". Lo denuncia in una nota l'Associazione professionale sindacale. "Dopo la sparizione di tantissime cattedre, conseguenza dei tagli agli organici, del dimensionamento degli istituti e del blocco del turn over, e l'esclusione di 2.032 vincitori di concorso, per via della riduzione del contingente nazionale attuata da Mef e Miur, ora i candidati idonei devono fare i conti col grave ritardo con cui si stanno concludendo le procedure: a una manciata di giorni da fine di agosto, che per legge è il termine ultimo per immettere in ruolo i nuovi docenti, sono infatti pochissime le regioni che hanno pubblicato le graduatorie definitive del 'concorsone'", prosegue la nota. "Questo significa che dove non si farà in tempo, gli Uffici scolastici saranno costretti ad utilizzare gli idonei del vecchio concorso, quello bandito 14 anni fa. E nel caso non ve ne fossero più, dalle graduatorie ad esaurimento dei precari. Così si allunga ulteriormente la lista dei vincitori di concorso che dovranno attendere un anno, salvo ulteriori sorprese, per vedersi assegnare l'immissione in ruolo: i 7.351 nuovi docenti da assumere, così come aveva decretato un anno fa dal Miur, diventano un obiettivo impossibile da raggiungere", aggiunge. "Mentre il Miur continua a tranquillizzare personale e sindacati, sostenendo che 'il 73% dei concorsi regionali é andato a buon fine', attraverso le proprie sedi provinciali l'Anief ha verificato che le cose non stanno così: la stima del ministero può essere considerata solo una proiezione. Per di più ottimistica. Perché in realtà la grande maggioranza delle procedure concorsuali è ferma alle graduatorie provvisorie. E una commissione su tre deve ancora terminare i colloqui finali o le valutazioni da assegnarvi. Con il risultato che, ad oggi, le graduatorie definitive che serviranno alle immissioni in ruolo si attestano tra il 15 ed il 20%", sottolinea l'Anief. "I ritardi sono così evidenti che alcuni Uffici scolastici regionali hanno messo le mani avanti, dichiarando la loro impossibilità ad utilizzare le graduatorie del concorso bandito nel 2012. Come il Lazio, che nelle ultime ore ha pubblicato la nota n. 22995, con cui ha comunicato che "non sarà possibile pubblicare alcuna graduatoria definitiva delle procedure concorsuali di cui al DDG 24 settembre 2012 n. 82" e che quindi le stesse, una volta definite, si presume nelle prossime settimane, "verranno utilizzate per l'immissione in ruolo che saranno effettuate per l'anno scolastico 2014/2015'". Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e segretario organizzativo Confedir, "la gestione di questo concorso a cattedra diventa ogni giorno che passa sempre più caotica e difficile. Generando tra i partecipanti un senso crescente di amarezza e sconforto. A questo punto, diventa sempre più impellente l'attivazione di una graduatoria di merito, all'interno della quale collocare tutti i docenti risultati idonei: una graduatoria che tutelerebbe i vincitori del concorso da eventuali sorprese, come la decadenza dell'assunzione, e che il nostro sindacato rivendicherà in tutte le sedi opportune attraverso ricorsi ad hoc".
Ansa: Scuola: concorso prof; Anief, graduatorie non sono pronte Il concorso a cattedra per 11.542 nuovi docenti bandito un anno fa dall'ex ministro Profumo, si sta trasformando in un calvario: le graduatorie non sono pronte e per migliaia di vincitori salta l'assunzione. La denuncia arriva dall'Anief. A una manciata di giorni da fine di agosto, che per legge è il termine ultimo per immettere in ruolo i nuovi docenti, sono infatti pochissime - spiega in una nota l'associazione - le regioni che hanno pubblicato le graduatorie definitive. Questo significa - aggiunge - che dove non si farà in tempo, gli Uffici scolastici saranno costretti a utilizzare gli idonei del vecchio concorso, quello bandito 14 anni fa. E nel caso non ve ne fossero più, a pescare dalle graduatorie a esaurimento dei precari. "Mentre il Miur continua a tranquillizzare personale e sindacati, sostenendo che 'il 73% dei concorsi regionali é andato a buon fine', l'Anief ha verificato che le cose non stanno così perché in realtà - sostiene l'associazione - la grande maggioranza delle procedure concorsuali è ferma alle graduatorie provvisorie. E una commissione su tre deve ancora terminare i colloqui finali o le valutazioni da assegnarvi. Con il risultato che, a oggi, le graduatorie definitive che serviranno alle immissioni in ruolo si attestano tra il 15 e il 20%. I ritardi sono così evidenti che alcuni Uffici scolastici regionali hanno messo le mani avanti, dichiarando la loro impossibilità a utilizzare le graduatorie del concorso bandito nel 2012. Come il Lazio, che nelle ultime ore ha pubblicato la nota n. 22995, con cui ha comunicato che 'non sarà possibile pubblicare alcuna graduatoria definitiva delle procedure concorsuali di cui al DDG 24 settembre 2012 n. 82' e che quindi le stesse, una volta definite, si presume nelle prossime settimane, 'verranno utilizzate per l'immissione in ruolo che saranno effettuate per l'anno scolastico 2014-2015'. Le situazioni più difficili, osserva l'Anief, oltre al Lazio, riguardano Toscana, Sicilia, Abruzzo, Campania (che annovera una ventina di diversi insegnamenti e classi di concorso), Emilia Romagna, Umbria e Veneto: in queste regioni nessuna graduatoria è ancora definita. Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief "a questo punto, diventa sempre più impellente l'attivazione di una graduatoria di merito, all'interno della quale collocare tutti i docenti risultati idonei: una graduatoria che tutelerebbe i vincitori del concorso da eventuali sorprese, come la decadenza dell'assunzione, e che il sindacato rivendicherà in tutte le sedi opportune attraverso ricorsi ad hoc". (ANSA).
Ansa: Anief, governo si svegli dipendenti non sono carte "Non si possono trattare le persone come se fossero delle carte". Lo afferma dopo il tentativo di una precaria della scuola, oggi, di darsi fuoco, l'Anief. "Dopo che oggi si è sfiorata la tragedia, con la donna fermata appena in tempo, è bene che le nostre istituzioni si rendano conto che è giunto il momento di intervenire con provvedimenti seri" afferma l'associazione secondo cui "la prima cosa da fare, in primis sugli inidonei, è annullare gli articoli 13 e 14 della Legge 135/12 e il conseguente decreto interministeriale, firmato nel marzo scorso, che vorrebbero collocare su diversi ruoli professionali migliaia di dipendenti. Con conseguenze devastanti per tutti". ''Siamo pienamente solidali - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - con chi in questi giorni sta chiedendo a chi governa il paese provvedimenti che mettano freno alle scellerate conseguenze sui tagli, sul dimensionamento, sul blocco del turn over e su una spending review generalizzata approvati nell'ultimo periodo. Lo ripetiamo: l'aria che si respira tra il personale è bollente. Serve un'inversione di tendenza, che guardi finalmente alle esigenze della scuola, dei suoi alunni e del suo personale".(ANSA).
Ansa: Scuola, Anief: sbloccate assunzioni Ata ma non basta L'assunzione di oltre 5.300 amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola é ''un primo importante passo, anche se giunto con notevole e colpevole ritardo''. Lo afferma l'Anief secondo cui, tuttavia, questo non basta. "Accogliamo la notizia positivamente - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - ma il nostro sindacato ha validi motivi per chiedere che le nomine agli oltre 5.300 Ata vengano assegnate dal primo settembre dello scorso anno sia giuridicamente sia economicamente. L'informativa del Miur giunge, infatti, proprio in corrispondenza delle ultime discussione in tribunale dei ricorsi avverso i decreti di determinazione dell'organico Ata degli ultimi due anni, che hanno comportato il taglio di ben 44.500 posti - tra amministrativi, tecnici e ausiliari - rispetto all'anno scolastico 2008-09: provvedimenti che non andavano fatti e di cui non può rispondere il personale''. Per l'Anief le assunzioni sbloccate oggi ''rappresentano una sorta di 'antipasto' in vista della stabilizzazione del personale precario su tutti i posti vacanti. E questo vale sia per l'organico degli Ata che per i docenti''. ''Si avvicina, infatti - spiega l'associazione - l'esito sia della procedura d'infrazione dalla Commissione Ue 2120/10, già trasformata in messa in mora per violazione della direttiva comunitaria 1999/70/CE da parte dello Stato italiano, sia della decisione conseguente alla sentenza della Corte Costituzionale che con l'ordinanza n. 207/13 ha rinviato alla Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana sempre rispetto alla direttiva Ue in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno''.(ANSA).
"Arrivano i concorsi riservati per i dipendenti pubblici precari che, in linea con le indicazioni Ue, hanno maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi dieci: è la risposta fornita dal governo alle procedure d`infrazione attivate dalla Commissione Ue nei confronti dell`Italia per la reiterata violazione delle direttive comunitarie". Lo rende noto il sindacato Anief-Confedir. Secondo l'Anief-Confedir "il testo della norma è già pronto da settimane: è incluso nel decreto legge che il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D'Alia, ha intenzione di portare all`attenzione del prossimo Consiglio dei Ministri. Entrando nel dettaglio, viene data la possibilità alle amministrazioni pubbliche di bandire concorsi con riserva di posti (massimo il 50%) per chi, alla data di pubblicazione del bando, abbia maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi dieci anni. Vale la pena ricordare, a tal proposito, che con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale appena due settimane fa ha rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno tre anni di supplenze alle spalle. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, si tratta di "un provvedimento inappropriato, che non risolverà la piaga del precariato. A meno che - sostiene il sindacalista - non si pensi di bandire 100 mila posti a concorso solo nella sola scuola, dove operano la maggior parte dei precari del pubblico impiego. Corrispondono a questa cifra, infatti, quelli che avrebbero diritto alla conversione del contratto e che non possono fare un nuovo concorso, avendo superato già diverse selezioni. Inoltre, rimarrebbe aperta la questione relativa al risarcimento dei danni finora subiti e al pagamento degli scatti di anzianità in base al principio di non discriminazione".
Ansa: scuola, dl salva-precari; Anief, non risolverà problema Il Dl salva-precari non risolverà i problemi della scuola. Lo sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, spiegando che si tratta di "un provvedimento inappropriato, che non risolverà la piaga del precariato". "A meno che - sostiene il sindacalista - non si pensi di bandire 100 mila posti a concorso soltanto nella sola scuola, dove operano la maggior parte dei precari del pubblico impiego. Corrispondono a questa cifra, infatti, quelli che avrebbero diritto alla conversione del contratto e che non possono fare un nuovo concorso, avendo superato già diverse selezioni. Inoltre, rimarrebbe aperta la questione relativa al risarcimento dei danni finora subiti e al pagamento degli scatti di anzianità in base al principio di non discriminazione". (ANSA).
Ansa: Anief, bene proteste contro Tfa ordinari Il sindacato Anief-Confedir si schiera a fianco degli aspiranti docenti che contro i tirocini formativi attivi ordinari: "Hanno ragione i neo-abilitati a protestare davanti Palazzo Montecitorio: per partecipare ai corsi, annunciati dal ministro Carrozza, i candidati devono superare una selezione a numero chiuso, decine di esami, un duro e lungo tirocinio. E pagare pure 4 mila euro. Ma ora gli si dice che la loro abilitazione è carta straccia, perché verranno collocati in una graduatoria fuori fascia che non vale per l'assunzione in ruolo. "A cosa serve conseguire un'abilitazione all'insegnamento se si può insegnare senza e in virtù dello stesso servizio poterla conseguire con i percorsi abilitanti speciali riservati? Sono stranezze di un Paese dove è possibile insegnare senza l'abilitazione e una volta conseguita si deve rinunciare all'esercizio della professione. Se non è una beffa, allora è una truffa di Stato", commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commentando la richiesta di autorizzazione presentata dal ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a Mef e Funzione Pubblica per poter bandire un secondo ciclo di tirocinio formativo attivo ordinario, con oltre 29.000 posti da assegnare. "Con la contemporanea, però, sottolineatura che i vincitori della selezione non entreranno nelle graduatorie a esaurimento", sottolinea l'Anief. (ANSA).
La decisione del Governo di prorogare sino a tutto il 2014 il blocco dei salari e dei contratti dei dipendenti pubblici, in aggiunta al triennio 2011-2013, portera' agli impiegati della pubblica amministrazione "una grave perdita economica, stimabile in una cifra media che varia sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila". A stimarlo e' il sindacato Anief-Confedir, all'indomani dello stop fino al 31 dicembre 2014 della contrattazione e degli automatismi stipendiali approvato in esame definitivo dal Consiglio dei Ministri. Anief-Confedir conferma quindi l'intenzione di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del Governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici. A tal proposito, l'associazione ricorda che "gia' sono state emesse una decina di ordinanze da diversi tribunali amministrativi e del lavoro, che saranno discusse nel prossimo autunno". (Adnkronos)
Ansa: P.A. - Anief-Confedir, da blocco perdita tra 6-60 mila euro Il blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Lo stima il sindacato Anief-Confedir sul blocco dei salari e dei contratti dei dipendenti pubblici fino al 31 dicembre 2014. Si tratta, per il sindacato, di una ''grave perdita economica, stimabile in una cifra media che varia sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila''. Si tratta di ''una decisione gravissima, che renderà ancora più difficoltosa la ripresa del Paese''. ''Se questi sono i presupposti - dice Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - come si fa a dire che l'avvio dalla trattativa con la parte pubblica delle norme contrattuali rappresenta 'un minimo passo in avanti'? Come si fa, dal momento che proprio in queste ore il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D'Alia, ha dichiarato che nel pubblico impiego solo negli ultimi due anni il congelamento del turnover ha determinato 120mila tagli, le retribuzioni sono calate dell'1,3% e l'età dei dipendenti pubblici è arrivata a sfiorare i 50 anni, regalando all'Italia l'ingrato record del Paese dell'area Ocse con i lavoratori statali più anziani?". Per Pacifico, ''ai dipendenti pubblici viene chiesto di tenere in piedi i conti del Paese attraverso il risparmio di 7 miliardi di euro sottratti agli aumenti e avanzamenti di carriera, peraltro già previsti dal contratto. E a cui viene imposto un assurdo e illogico blocco il turn over. Mentre i costi della politica non si toccano. E di vero sviluppo economico si parla solo nei programmi pre-elettorali". Ma ''l' aspetto più paradossale è che il blocco confermato per il quarto anno consecutivo non è servito a risanare nulla. Perché nello stesso periodo il debito pubblico non ha prodotto risparmi, ma un aumento di 10 punti di spesa''. Anief-Confedir conferma l'intenzione di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del Governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici. (ANSA).
Ansa: Scuola, Sanità, Difesa 'in rivolta' per blocco contratti. Sindacati lavoratori statali annunciano mobilitazioni e scioperi I lavoratori statali di Scuola, Sanità, Difesa e Sicurezza sono 'sul piede di guerra' all' indomani del varo da parte del Consiglio dei ministri del regolamento che proroga fino al 2015 l'adeguamento delle retribuzioni, gli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Ed anche i sindacati del comparto Sicurezza preannunciano azioni di mobilitazione ''con possibilità di manifestazioni di piazza''. Una decisione, quella ratificata ieri dal Cdm, che avrà conseguenze economiche pesanti, come stima il sindacato Anief-Confedir: ''Il blocco dei contratti - denuncia - farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Si tratta di una grave perdita economica, stimabile in una cifra sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila''. Da qui l'intenzione del sindacato di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici. Forte la protesta del mondo della Sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed: ''I dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) - ricorda il segretario nazionale Costantino Troise - hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L'attacco a ruolo e status dei dirigenti del SSN mina alle fondamenta la sanità pubblica ''. Per questo, annuncia, l'Anaao ''si farà promotrice di un autunno di ulteriori iniziative di protesta, non esclusi nuovi scioperi ''. Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: ''Attiveremo tutte quelle iniziative che vanno in difesa del ruolo e della professionalità ". Ed anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, afferma che il sindacato ''valuterà al più presto le iniziative da prendere ''. Accesa pure la protesta che arriva dal mondo della scuola: ''La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l'ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d'anzianità. Non siamo disponibili - afferma Mimmo Pantaleo, segretario generale - ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il governo Letta - incalza - prosegue nell' umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale e' stato deciso l'ulteriore taglio dei salari dimostra che non s'intende discutere seriamente e responsabilmente con le organizzazioni sindacali. Senza una inversione di rotta sarà un autunno caldissimo". Protesta condivisa dal Movimento 5 stelle: ''M5s farà tutto ciò che è in suo potere - afferma il Movimento - per impedire questa ennesima ingiustizia ''. Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano ''forme di dissenso''. E proclamano lo stato di agitazione preannunciando ''azioni di mobilitazione con possibilità di vere e proprie manifestazioni di piazza qualora il governo non corregga il tiro" pure i sindacati del comparto Sicurezza: ''Il Governo - denunciano - continua a disconoscere nei fatti la specificità e la peculiarità di un comparto chiamato a garantire la sicurezza, condizione imprescindibile per la civile convivenza''. (ANSA).
I dipendenti statali dovranno aspettare il 2015 per il rinnovo dei contratti e l’adeguamento degli stipendi. A deciderlo è il Consiglio dei Ministri che ha approvato un regolamento per far slittare al 31 dicembre 2014 lo sblocco dei contratti e l’aumento degli stipendi. Da parte loro, i dipendenti dei settori di sanità, sicurezza e scuola protestano: i sindacati di base hanno, infatti, proclamato uno sciopero generale per il 18 ottobre. A convocarlo è la Confederazione Usb. E l’Anief-Confedir (associazione professionale sindacale) conferma l’intenzione di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del Governo. “Il blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i 6 mila e i 60 mila euro – stima il sindacato – Si tratta di una decisione gravissima, che renderà ancora più difficoltosa la ripresa del Paese”. Nonostante il risparmio di 6, 6 miliardi di euro che il blocco delle retribuzioni nel biennio 2011-2013 ha portato nelle tasche dello Stato, il governo sottolinea: “L’adozione del regolamento si rende necessaria per la particolare contingenza economico-finanziaria”.
Ansa: Anief; Ferragosto amaro, personale in ansia "A poco più di 15 giorni dall'inizio dell'anno scolastico, la mancanza di notizie ufficiali sulle immissioni in ruolo lasciano in ambasce i primi 12mila candidati che hanno superato le prove del concorso a cattedra e 200mila precari che aspirano alla supplenza annuale". Lo afferma l'Anief sottolineando che "peggio di così il governo non poteva fare". "Sarà un Ferragosto vissuto con il patema d'animo. Dopo che circa 800mila docenti e Ata di ruolo hanno incassato dal Cdm il blocco stipendiale per il quinto anno consecutivo, almeno 15mila precari passeranno Ferragosto ad attendere il decreto interministeriale che permetta loro di essere immessi in ruolo. Lo stato d'ansia non risparmia i vincitori del concorso a cattedra, molti dei quali non potranno essere assunti perché nel frattempo i tagli agli organici, il dimensionamento e il blocco del turn over hanno fatto sparire i posti liberi". Secondo l'Anief inoltre "ci sono decine di migliaia di esclusi dai percorsi abilitanti speciali, a seguito della insensata decisione del Ministero dell'Istruzione di rendere più stringenti i requisiti d'accesso". E "forte malcontento serpeggia anche tra i 21mila docenti che hanno appena concluso il Tfa ordinario, lasciati fuori dalle graduatorie ad esaurimento perché nel frattempo il Miur ha deciso che le abilitazioni conseguite dal 2013 sono carta straccia". "È questo l'incredibile scenario che aspetta oltre un milione di dipendenti, tra docenti e Ata di ruolo e non, al servizio dei nostri studenti: peggio di così il Governo non poteva fare - dice il presidente dell'Anief Marcello Pacifico - Fa davvero rabbia perché mentre il Governo continua a prendere tempo e a rimandare l'approvazione di provvedimenti fondamentali, il ministro Carrozza a promettere di trovare soldi per salvare la scuola, tra gli addetti ai lavori l'aria che si respira si fa sempre più bollente". (ANSA).
Immissioni in ruolo, beffa per 2mila docenti vincitori del concorso a cattedra. Replica di Marcello Pacifico al ministro Carrozza su ricorsi per inclusione GaE
Ansa: Anief, beffa per 2.000 vincitori concorso a cattedra "Il gioco al ribasso condotto dai ministeri dell'Istruzione e dell'Economia ha portato alla concessione di appena 11.200 immissioni in ruolo per il 2013 e lasciato in sospeso, per il secondo anno consecutivo, le assunzioni degli Ata". Lo denuncia l'Anief che parla di "comportamento inaccettabile" e "vera offesa alla categoria". "Solamente tra i docenti - spiega in una nota - le assunzioni dovevano essere almeno 50mila: stiamo parlando di oltre 23mila cattedre curricolari e sostegno vacanti, più altri 27mila solo di sostegno che il Ministro ha detto di voler trasformare da posti in deroga in unità da aggiungere all'organico di diritto. Ma c'è dell'altro. Perché oltre 2mila vincitori del concorso a cattedra, dopo aver superato una durissima selezione (con 200mila aspiranti, una prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali) rimarranno senza lavoro. Nel settembre 2012 il Miur aveva infatti decretato che tra gli 11.542 vincitori del concorso a cattedra, circa il 64% (7.351) sarebbe entrato in ruolo nell'anno scolastico 2013-2014. Con i restanti 4.191 da collocare all'inizio del 2014-2015. Ora però scopriamo che le cose sono andate diversamente: oltre 2mila vincitori di quel "concorsone" non verranno assunti. E siccome molti sono giovani laureati, non avranno nemmeno la possibilità di firmare un contratto a tempo determinato. Insomma, per loro oltre il danno (niente ruolo) si aggiungerà anche la beffa (niente lavoro). E la prospettiva di vedere vanificare tanti sforzi, perché entro due anni, massimo tre, la graduatoria dei vincitori decadrà in contemporanea alla pubblicazione di una nuova lista, composta dai vincitori del concorso successivo". Secondo l'Anief le discrepanze tra i posti messi a concorso e quelli che effettivamente saranno assegnati ai ruoli sono presenti in tutti gli ordini di scuole. ''Complessivamente, tra i vari ordini di scuole, ammontano a 2.032 le cattedre che il Miur ha prima messo a concorso e poi fatto sparire'' conclude l'associazione. "Vorrà dire - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - che anche il superamento di questa situazione kafkiana, di un paese che bandisce un concorso pubblico lasciando i vincitori per strada, passerà per la decisione della Corte di Giustizia europea, sollecitata di recente dalla Corte Costituzionale, che dovrà decidere sulla compatibilità delle deroghe adottate in Italia con la direttiva comunitaria sulle assunzioni del personale precario". (ANSA).
larepubblica.it – 17 agosto 2013
“Crescono solo le facoltà tecniche; atenei impoveriti da 5 anni di recessione”
░ Saranno le Facoltà di agraria a salvare i bilanci delle Università italiane: in flessione il totale degli iscritti (-12,5%) negli ultimi 5 anni mala Facoltà di Agraria fa segnare un incremento del +44% (l’elaborazione Datagiovani che mette a confronto dati attuali e dati dell’a.s. 2007/2008, l’ultimo a.s. precedente la crisi economica).
In 5 anni si sono registrate 38.340 immatricolazioni in meno, pari a una flessione del 12,5%, più evidente nel Mezzogiorno dove 24mila ragazzi hanno rinunciato a rincorrere la laurea. Considerando solo Sud e Isole le iscrizioni sono diminuite del 20%, mentre al Nord si parla di cifre più contenute, nell’ordine del 5%. La maglia nera spetta alla Sardegna (—23%) mentre limitano i danni Lombardia (—2,8%), Veneto ed Emilia Romagna (entrambe a — 4% circa)…. Cambia pure la scelta della facoltà, orientata sempre di più verso quelle che offrono, almeno sulla carta, maggiori sbocchi lavorativi. Prova ne è la tenuta delle facoltà scientifiche, con appena 142 immatricolati in meno (— 0,2%) per un totale di 94mila iscritti, e il quasi sorpasso sull’area sociale che sebbene abbia richiamato 96mila matricole ha subito una perdita del 20%, pari a 25mila studenti. Non va molto meglio per le materie umanistiche (—11,9%) e sanitarie (—18,7%). Nel dettaglio è cresciuto in modo esponenziale l’appeal della facoltà di scienze agrarie, forestali e alimentari (+45%), seguita da scienze e tecnologie fisiche (+25%) e da ingegneria industriale (+19%). Nella classifica ai primi posti troviamo una facoltà umanistica, quella di lingue e culture moderne che vede un picco di iscritti (+16%) ma è solo un’eccezione, perché il segno positivo lo troviamo di nuovo in ambito scientifico con tecnologie chimiche (+10%) e ingegneria dell’informazione (+8%). ….
corrieredellasera.it – 18 agosto 2013
“Le classifiche delle università: possiamo davvero fidarci ?”
░ Di Andrea Ichino.
… Nessuna classifica può andar bene a tutti perché chiunque sia interessato a comparare tra loro degli atenei, vorrà dare i suoi pesi preferiti a ciascuna caratteristica. Ci sono ad esempio università straordinariamente eccellenti in alcune materie ma molto carenti in altre e università che invece garantiscono un minimo decente nella maggior parte dei campi. Oppure atenei che privilegiano la qualità dei docenti e dei ricercatori a scapito della modernità delle strutture e viceversa. Uno Stato interessato a stimolare l'eccellenza valuterà questi atenei in modo diverso da uno Stato che voglia garantire un livello minimo di qualità a tutti. E diversa ancora sarà la valutazione di uno studente interessato ad una specifica materia o di un docente interessato alla qualità dei colleghi. Dire queste cose… è chiedere, a chi formula classifiche, di … rendere trasparenti e il più possibile complete le informazioni elementari sulla base delle quali poi ognuno potrà farsi la sua valutazione scegliendo autonomamente i pesi da dare a ciascuna caratteristica. In questa direzione si è opportunamente mossa l'Anvur per quel che riguarda la valutazione di una delle dimensioni della qualità di un ateneo, ossia la ricerca. I rapporti dettagliati dei Gruppi di Esperti Anvur per ciascuna disciplina, non si sono limitati ad una classifica e hanno cercato di dare informazioni elementari che consentano valutazioni autonome. Ad esempio, oltre a tenere separate le singole materie, non è stato reso pubblico solo il risultato medio ottenuto da ciascun dipartimento, ma sono state anche fornite informazioni utili per capire se quel risultato medio deriva da punte di eccellenza combinate a zone d'ombra, oppure è indice di una omogeneità di valore dei ricercatori. …
latecnicadellascuola.it – 19 agosto 2013
“Organici: Molti i problemi aperti”
░ Malumore nei riguardi della politica scolastica attuata da questo governo; provengono dalle associazioni professionali e dagli EE.LL.
Dai territori arrivano notizie poco rassicuranti per il Ministro. Lo sciopero è dietro l'angolo. Protestano anche gli Enti Locali che giudicano risibile il Piano per l'edilizia scolastica. E nei prossimi giorni potrebbe esplodere la grana di assegnazioni e utilizzazioni…. Stanno creando qualche preoccupazione al Governo e in particolare al ministro Carrozza i segnali che arrivano dai territori…. Stanno arrivando al pettine anche i nodi del tanto decantato piano per l’edilizia. I tempi a disposizione per Comuni, province e regioni sono strettissimi e i fondi sono non modesti ma modestissimi: a Milano la Giunta comunale ha già pronto un piano di interventi per almeno un centinaio di milioni (e si tratta solo delle urgenze più evidenti), ma a conti fatti in città potrebbero arrivare, nella migliore delle ipotesi, 5-10 milioni. Forse si riuscirà a malapena a demolire un paio di edifici scolastici stracarichi di amianto per ricostruirli interamente. E la prossima settimana tornerà certamente a galla una questione di cui nessuno parla ma che potrebbe mettere seriamente in discussione il regolare avvio dell’anno scolastico: il contratto integrativo su utilizzazioni e assegnazioni provvisorie non è ancora stato sottoscritto in via definitiva e per ora le operazioni si stanno svolgendo sulla base delle indicazioni fornite dal Miur con una circolare di inizio luglio. Ma se gli organi di controllo dovessero riscontrare qualche irregolarità nell’ipotesi contrattuale, i problemi non mancherebbero.
Orizzonte scuola.it/news – 20 agosto 2013
“Le ferie non godute vanno monetizzate. Nessun dubbio per la Corte di Cassazione”
░ La sentenza non riguarda la scuola, ma l'orientamento giurisprudenziale è comunque importante. Il personale della scuola è in attesa delle note ministeriali con le indicazioni per i pagamenti relativi all'a.s. 2012/13.
Per la Cassazione,“va richiamato il principio secondo cui, in relazione al carattere irrinunciabile del diritto alle ferie, garantito anche dall'art. 36 Cost. e dall'art. 7 della direttiva 2003/88/CE, ove in concreto le ferie non siano state effettivamente fruite, anche senza la responsabilità del datore di lavoro, spetta al lavoratore l'indennità sostitutiva che ha, per un verso, carattere risarcitorio, in quanto idonea a compensare il danno costituito dalla perdita di un bene (il riposo con recupero delle energie psicofisiche, la possibilità di meglio dedicarsi a relazioni familiari e sociali, l'opportunità di svolgere attività ricreative e simili) al cui soddisfacimento l'istituto delle ferie è destinato e, per altro verso, costituisce erogazione di indubbia natura retributiva, perché non solo è connessa al sinallagma caratterizzante il rapporto di lavoro, quale rapporto a prestazioni corrispettive, ma più specificatamente rappresenta il corrispettivo dell'attività lavorativa resa in un periodo che, pur essendo di per sé retribuito, avrebbe invece dovuto essere non lavorato perché destinato al godimento delle ferie annuali, restando indifferente l'eventuale responsabilità del datore di lavoro per il mancato godimento delle stesse”. E ancora “dovendo, quindi, farsi applicazione del principio secondo cui dal mancato godimento delle ferie – una volta divenuto impossibile per il datore di lavoro, anche senza colpa, adempiere l'obbligo di consentire la fruizione – deriva il diritto del lavoratore al pagamento dell'indennità sostitutiva, le clausole del ccnl, che pur prevedono che le ferie non sono monetizzabili, vanno interpretate – in considerazione dell'irrinunciabilità del diritto alle ferie, ed in applicazione del principio di conservazione del contratto – nel senso che, in caso di mancata fruizione delle ferie per causa non imputabile al lavoratore, non è escluso il diritto di quest'ultimo all'indennità sostitutiva”.
tuttoscuola.com – 21 agosto 2013
“Carrozza: Niente Caos, però troppi ricorsi”
░ I ricorsi disturbano la Ministro: meglio non disturbare il conducente, anche se sbaglia strada.
“La situazione è sotto controllo”: lo ha detto dai microfoni di Radiouno il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza rintuzzando l'allarme lanciato dai sindacati su un avvio di anno scolastico con il rischio di avere tante cattedre 'scoperte'. “Stiamo preparando un'informativa per i dirigenti degli uffici scolastici regionali in modo che provvedano a fare tutte le immissioni in ruolo”, ha spiegato il ministro. Riferendosi poi alla class action annunciata dal Codacons per l’assunzione degli insegnanti abilitati il ministro ha osservato che "la soluzione non può essere sempre il ricorso", lamentando il fatto che “Qualunque provvedimento è soggetto sempre a ricorso, a un conseguente allungamento dei tempi e poi a recriminazione per questo allungamento. A volte bisogna anche saper aspettare e accettare gli esiti dei concorsi. Certamente sarebbe opportuno semplificare le regole e renderle meno attaccabili”. Comunque "L'abilitazione non equivale al concorso, il concorso è il passo successivo, ora il reclutamento per legge funziona così. Così come esistono le graduatorie a esaurimento da rispettare, poi, quando vengono esaurite, si adotta un regime diverso. Non possiamo sempre pensare di sovvertire le regole che abbiamo definito. Anche io, come ministro, mi trovo di fronte al dilemma di dover garantire i diritti ai precari anziani, che lavorano da anni e pagano i costi di un lungo precariato, e anche garantire ai giovani un accesso meritocratico. La soluzione del 50 e 50 graduatorie e concorso è un modo per tenere conto di entrambe le esigenze”.
dazebao.org – 22 agosto 2013
“Una scuola, nessun neoassunto, centomila problemi”
░ Sta per iniziare il consueto indecoroso rito delle convocazioni degli insegnanti per il conferimento di cattedre e (poche) di circa centomila supplenze date e tolte ogni anno; un limbo burocratico. Indicibile lo stress psicologico di chi attende e spera; ma i decisori della politica scolastica non ci sono passati. Poche le cattedre, e zero i posti ATA. Dazebao segnala la protesta degli studenti e intervista Pantaleo (CGIL).
È questa condizione di incertezza che caratterizza oggi la nostra scuola e il suo personale, condizione contro la quale gli studenti, i professori e il personale della scuola e tutti quelli che hanno a cuore il destino e l’efficienza della scuola pubblica, scenderanno in piazza. Infatti la Rete degli studenti, sindacato studentesco a livello nazionale, ha già indetto una grande manifestazione di protesta per l’11 ottobre. In piazza ovviamente saranno portati anche tutti gli altri grandi temi che da anni sono al centro della discussione …. Il parere di Domenico Pantaleo… ”Stiamo pagando le conseguenze delle scelte fatte negli ultimi anni sulla scuola. Decisioni prese in base a ragionamenti esclusivamente economici e che ancora seguiamo, grazie alle quali ci troviamo con una bassa possibilità di assunzione…” e anche la scuola, che non avrà nessun piano di stabilizzazione. Secondo Pantaleo “si allarga pericolosamente la forbice tra numero di precari e numero di assunti stabilizzati, per effetto del blocco dei contratti nazionali”. Si sa, la scuola pubblica allo Stato costa, ma è giusto che sia così. È un investimento sul futuro…. Gli insegnanti rischiano di ritrovare quei pesanti disagi che ormai segnano la scuola da anni e anni. Nel discorso di investitura alle Camere, il premier Letta si è impegnato in un massiccio finanziamento per l’edilizia scolastica e per sostenere la qualità formativa della scuola pubblica. Speriamo che mantenga la promessa….
latecnicadellascuola.it – 22 agosto 2013
“Il liceo classico non tira più”
░ Si riportano alcune risultanze di una inchiesta realizzata dal settimanale “l'Espresso”: sono appena 31mila i neoiscritti al ginnasio, meno della metà rispetto a quelli del 2007. Gli adolescenti preferiscono corsi di studio con materie che diano competenze spendibili nel lavoro.
Se non è una caduta libera poco ci manca. Anche nell’anno scolastico 2013/14 si riduce il numero di studenti che si iscrivono al liceo Classico: solo 6 ragazzi su 100 hanno infatti scelto il ginnasio.
L’anticipazione è contenuta in un'inchiesta del settimanale “l'Espresso”, in edicola il 23 agosto. Secondo la redazione del periodico nazionale, siamo ormai di fronte ad una crisi senza scampo: sono appena31 mila i "primini" che si iscriveranno al liceo Classico, meno della metà degli oltre 65mila del 2007. Il minimo è stato toccato in Emilia Romagna, con il 3,5 per cento di nuovi iscritti al Classico; solo nel Lazio il livello resta alto, con il 9,7 per cento di matricole. Come se non bastasse, in molti istituti storici si chiudono le classi…. Ma perché i ragazzi abbandonano la scuola che un tempo formava la classe dirigente, dove si sono diplomati, tra gli altri, personaggi come il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Enrico Letta? “Gli adolescenti - spiega il settimanale - scappano verso materie più concrete. Via il greco e il latino. Benvenuti spagnolo, tedesco, cinese: il liceo Linguistico, infatti, è in pieno boom di iscrizioni, raddoppiate rispetto al 2009 fino a toccare 8,4 per cento dei nuovi iscritti. Stabile lo Scientifico, con un 22,8 per cento di ragazzi”. Un dato, quest’ultimo, che farà piacere al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza: laureata in Fisica, non ha mai nascosto il suo sostegno per le materie scientifiche.
La Stampa – 23 agosto 2013
Scandalosi gli abusi sugli stage. “Dal governo più regole e controlli”
░ Un’intervista, su questa scabrosa questione, all’on. Dell’Aringa, sottosegretario al Lavoro; dice che c’è una giungla di competenze in materia di stage; ci sono abusi scandalosi e occorre aumentare i controlli e stabilire regole per gli stagisti.
D. Perché attorno ai tirocini si accumulano così tanti abusi ….?
R. «La Corte costituzionale boccerebbe tutto. Bocciò il tentativo di Elsa Fornero di regolamentare gli stage perché effettivamente la formazione è di competenza delle Regioni. E di recente, quando abbiamo tentato di tornare sul tema, di riproporre delle regole per i tirocinanti, le commissioni Affari costituzionali del Parlamento ci hanno avvertiti che saremmo andati incontro ad un’altra, sonora bocciatura della Consulta».
D. Le Regioni stanno adottando con tempi lunghissimi le linee guida concordate con Fornero. Non potreste costringerle ad accelerare ?
R. «E’quello che intendiamo fare. Ci sarà a breve un incontro con i governatori sull’apprendistato: chiederemo conto dei gravi ritardi…..…. D. Abbiamo raccontato la storia di una stagista che ha lavorato in una famosa casa editrice ed è stata sfruttata per tre mesi, senza un centesimo di compenso e senza uno sbocco lavorativo vero.
R. «Casi del genere sono uno scandalo. Il problema dei controlli c’è, è vero, sono del tutto insufficienti e ci impegneremo a intensificarli. D’altra parte, le imprese cercano sempre la flessibilità maggiore. E un altro problema che sottolineano gli esperti quando si parla di migliorare le condizioni degli stage, è che si rischia una sovrapposizione con l’apprendistato o con altre forme di contratti flessibili. Dobbiamo sempre ricordarci che lo stage fa parte della formazione, non è un contratto di lavoro. Non prevede contributi, non ci sono tutele….
D. Avete regolamentato i tirocini post-studi, quelli cosiddetti extracurriculari: non si rischia una fuga delle aziende ad accaparrarsi quelli curriculari, che sono in una zona d’ombra ?
R. «Quello curriculare è di competenza nazionale, effettivamente… del Ministero dell’Istruzione. Il Governo potrebbe occuparsene, se volesse».
….
www.ilsussidiario.net/News – 23 agosto 2013
“Carrozza: formazione e assunzione dei prof.”
░ Intervista alla Ministro Carrozza, effettuata alla vigilia del suo intervento al Meeting di Rimini.
D. Ministro, rispondendo alla Camera ad una interrogazione sui Tfa ordinari, lei ha dichiarato di aver "già trasmesso al ministro dell'Economia e delle finanze e al ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione la richiesta di autorizzazione a bandire il prossimo ciclo di tirocinio formativo attivo ordinario per oltre 29 mila posti" e di confidare "in un rapido avvio del percorso". Inoltre stanno per partire i Pas (Percorsi abilitanti speciali) per i giovanti insegnanti. Come intende procedere a ridisegnare la formazione iniziale, dopo la faticosa chiusura del primo Tfa ?
R. Il percorso di formazione e reclutamento degli insegnanti ha subito negli anni continui cambiamenti e modifiche che hanno impedito il consolidamento del sistema. In particolare, la difficoltà principale è nel conciliare le esigenze contrapposte di chi, dopo anni di insegnamento, aspira a essere stabilizzato, e dei più giovani che hanno seguito un percorso di formazione duro e selettivo. Dobbiamo superare il transitorio ed avviarci verso una soluzione a regime. Penso anche a questo quando dico che è giunto il momento di una Costituente della scuola, dove insegnanti, dirigenti, lavoratori della scuola discutano insieme agli studenti e ai genitori del futuro senza limitarsi alle esigenze della singola categoria, che pure sono importanti…..
D. Come intende procedere a definire un nuovo sistema di reclutamento dei docenti ? Sarà sufficiente insistere sullo svuotamento delle GE senza parallelamente attivare nuove forme concorsuali? Nel caso, di che tipo ?
R. Stiamo lavorando a definire un percorso per il medio periodo, consapevoli della necessità di tutelare sia chi nella scuola ha lavorato, come ho detto in precedenza, per tanti anni sia i più giovani che si affacciano all'insegnamento. Nel lungo periodo penso che il sistema di reclutamento debba basarsi su formazione e selezione mediante concorso.
D. Nella seduta del Consiglio dei Ministri dell’8 agosto, a seguito del parere espresso dalle Commissioni parlamentari e dal Consiglio di Stato, è stato approvato un Regolamento che proroga fino al 31 dicembre 2014 il blocco della contrattazione economica e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti (oltre 3 milioni di persone), scuola compresa. Non crede che gli insegnanti non meritassero questa ulteriore penalizzazione?
R. Sono consapevole, come tutto il Governo del resto, che è stato chiesto un ulteriore sacrificio ai dipendenti pubblici, che in questi anni sono stati molto penalizzati pur dando tanto ogni giorno al nostro Paese. Per quanto riguarda la scuola occorre lavorare affinché si trovino, pur salvaguardando le esigenze di finanza pubblica, risorse per la copertura necessaria a garantire le progressioni economiche del personale…..
D. Per combattere la crisi occupazionale dei giovani occorre ripartire da un rapporto organico tra scuola, formazione professionale e mondo del lavoro. La legge che prevedeva la costruzione di un legame attraverso la costruzione di poli tecnico-professionali che fine ha fatto?
R. Il rapporto tra scuola, università e mondo del lavoro è fondamentale. Sono troppi i giovani che concludono il loro percorso formativo senza aver mai fatto uno stage o un'esperienza diretta nell'amministrazione o nelle imprese. Nel Dl Lavoro abbiamo potenziato i tirocini curriculari degli studenti universitari incentivando gli atenei che li attivano. Quanto alle superiori, stiamo attivando un percorso di valutazione dell'esperienza degli Its proprio per consolidarla e far partire interventi di potenziamento delle migliori esperienze. ….
D. Ci sono un milione di famiglie che in Italia pagano la scuola due volte: quella statale che non frequentano e quella paritaria che hanno il diritto frequentare. Questo governo come intende aiutarle?
R. Noi ci stiamo muovendo in linea con la legge Berlinguer per un sistema che includa le scuole paritarie come parte integrante del sistema nazionale di istruzione pubblica. Auspico un meccanismo che, pur nell'invarianza della spesa pubblica, consenta una stabilizzazione delle risorse a sostegno delle scuole paritarie in un'ottica pluriennale…..
“Nel Paese delle pensioni d’oro si pensa a bloccare i contratti degli statali”
░ In Italia ci sono persone che percepiscono 3008 euro al giorno di pensione, che si accumulano ai gettoni, anch’essi d’oro, di presenza. Ma il governo, oculatissimo nel bloccare i rinnovi contrattuali, non vede. Dai dati ufficiali dell’ Inps si contano centomila pensionati Paperon de Paperoni, che costano al sistema pensionistico ben 13 miliardi di euro all'anno, quanto un’intera manovra economica…. Mentre tutti si aspettavano un equo provvedimento, volto a ridimensionare queste mega retribuzioni pensionistiche, invece è arrivato, a sorpresa e alla chetichella, il provvedimento che, ancora una volta, blocca i contratti e i consequenziali scatti stipendiali… Ricomincia l’estenuante e stucchevole gioco del tira e molla, che vede da una parte il governo tirare verso il blocco contrattuale, al fine di risparmiare sulla spesa degli scatti stipendiali, e dall’altra i sindacati che invece chiedono lo sblocco di tali scatti e il rinnovo del contratto. Sembra di assistere al gioco delle parti, dove in una prima fase si solleva lo scontro tra governo e sindacati a causa del provvedimento di blocco degli scatti, poi in una seconda fase, fatta di minacce di scioperi generali e attacchi sindacali alle politiche di governo, si assiste alla cancellazione parziale del provvedimento e al recupero di qualche anno di blocco degli scatti. Così infatti è accaduto con il blocco dei contratti per gli anni 2010, 2011 e 2012, periodo in cui gli scatti di anzianità, unico strumento di avanzamento di carriera per i docenti, furono congelati da una legge del governo Berlusconi, adottata in pieno dal governo Monti…. Siamo certi che in autunno assisteremo alla replica del blocco precedente, dove i sindacati chiederanno, anche minacciando scioperi unitari, lo sblocco, almeno di qualche anno, degli scatti di anzianità. Sembra di rivedere un film già visto, dove gli attori sono gli stessi, mentre i pensionati d’oro, continuano a godersi la loro vita da ricchi epuloni che vivono in un Paese veramente strano.
Il Messaggero– 10/08/2013
“Statali. Con il blocco di scatti e retribuzioni persi 200 euro al mese”
░ E’l’importo calcolato dalla CGIL: le retribuzioni avranno perso, alla fine di quest’anno, 200 euro al mese in termini reali, a causa del mancato adeguamento rispetto all’indice dei prezzi.
La stima, per il costo del lavoro dei dipendenti pubblici, tra il 2011 e il 2014 parla di un calo di sette miliardi con il passaggio da 169 a 162 miliardi. E a questo si deve aggiungere, come ha fatto l’Aran, che nella fase interessata dal congelamento di stipendi e scatti, lo Stato, soprattutto a causa della stretta legata al mancato turn-over, ha perso 120 mila lavoratori. Una strategia che viene da lontano in quanto tra il 2007 e il 2011, secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato i dipendenti pubblici erano già diminuiti di 150 mila (da 3,43 milioni a 3,28 milioni) con un -4,3%. Adesso siamo a poco più di 3 milioni. Tradotto in soldoni, era dal 1979 che le casse pubbliche non spendevano così poco per finanziare i salari dei propri lavoratori. Dal 2010 ad oggi, gli statali e i loro colleghi delle Pubbliche amministrazioni territoriali hanno perso, sotto forma di mancati aumenti, circa il 9,2% dello stipendio…. E per chi si prepara ad andare in pensione nell’arco dei prossimi tre anni, le proiezioni dicono che con il passaggio al sistema contributivo le misure prese in questi anni dai governi Berlusconi, Monti e Letta bruceranno fino al 20% della pensione. Ad esempio, chi ha dovuto rinunciare a 7mila euro come mancati aumenti e andrà in pensione nel 2014-15 riceverà un assegno più leggero di 5 mila e 400 euro annui rispetto a quella che avrebbe ottenuto in condizioni normali. Può essere di consolazione per gli statali constatare che in tutta Europa si fa cassa mettendo sotto tiro il portafoglio dei dipendenti pubblici.
Dazebao.org – 11/08/2013
“Scuola, forze dell’ordine, medici sul piede di guerra. Contratti ancora bloccati”
░ Dati ufficiali sul pubblico impiego resi noti proprio mentre il Governo decide di non avviare la contrattazione.
La decisione presa dal Consiglio dei ministri colpisce tutto il settore pubblico ,un settore che,più di altri. Paga un prezzo molto alto in termini di occupazione, condizioni salariali e normative. Le decisioni del consiglio dei ministri, è il caso di dirlo, piovono sul bagnato. L’Aran conferma le difficoltà del settore pubblico…. Questo il quadro reso noto dall’Aran:La retribuzione media dei dipendenti pubblici nel 2012 è stata infatti di poco superiore ai 34.400 euro annui, lo 0,6% in meno rispetto all'anno precedente. Alla fine dello scorso anno gli occupati nella pubblica amministrazione erano circa 3.350.000, il 2% in meno rispetto al dato del 2011. In due anni la cifra è diminuita di 120mila unità,-afferma l’Aran- mentre la spesa (lordo contributi) e' diminuita di 6,6 miliardi di euro. In dieci anni, tra il 2001 e il 2011, l'età media della “popolazione'” della P.A è aumentata di più di 4 anni, passando da 43,6 a 47,8 anni. Al dato se ne aggiunge un altro altrettanto negativo: i dipendenti fino a 34 anni di età sono circa il 10%. In Francia e Germania la percentuale è superiore al 20%.
larepubblica.it– 11/08/2013
“Tagli a turn over e salari, statali verso lo sciopero”
░ Buste paga più leggere mediamente di quasi 3mila euro all’anno; l’età media dei lavoratori del pubblico impiego è in progressiva salita.
Cinque anni di salari fermi e blocco del turn over. Risultato: la spesa per il comparto pubblico crollata di dieci miliardi, l’età media dell’impiegato statale salita a cinquant’anni, lo stipendio accorciato in media di 250 euro al mese, 3 mila euro all’anno. Ovvero quanto l’adeguamento al costo della vita, sospeso ormai dal lontano 2010 dai governi Berlusconi-Monti e prorogato di un altro anno al 2014, qualche giorno fa, anche dal governo Letta. Di qui il malumore della categoria. … Il provvedimento (un Dpr), varato a sorpresa dal Consiglio dei ministri dell’8 agosto (doveva slittare a fine mese), è stato al centro di tensioni e tentennamenti nel governo. Da una parte il ministero dell’Economia (la Ragioneria), a favore della proroga del blocco. Dall’altra, il dicastero della Funzione pubblica, in frenata. Il rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, diffuso dall’Aran tre giorni fa, è disarmante. Il numero degli occupati diminuito di 120 mila unità dal 2010 al 2012 (quasi il 4% in meno). E gli stipendi in picchiata, non adeguati all’inflazione (7-8 punti persi fino ad oggi). Senza parlare degli oltre 100 mila precari della Pubblica amministrazione, altro nodo irrisolto, il cui contratto scadrà a fine anno e destinatari di un decreto fantasma (doveva entrare in cdm l’8 agosto). Lo Stato ha risparmiato, certo. L’ex titolare dell’Economia Grilli snocciolava nel marzo scorso al Parlamento le cifre del dimagrimento: dai 172 miliardi del 2010 spesi per il settore statale ai 163,5 del 2013, fino ai 161,9 del 2014 (blocco incluso). Appunto, dieci miliardi in meno. L’1,1% del Pil, quantificava l’allora ministro. D’altro canto, i tagli alla Pubblica amministrazione, in questi anni di crisi edi austerity, hanno rappresentato il cuore pulsante di tutte le ricette della troika (Ue-Fmi-Bce) imposte ai paesi del “club Med” - i cosiddetti Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) per rimettersi in piedi e godere delle ciambelle di salvataggio dell’Europa. Ne parlava, come conditio sine qua non, anche la famosa lettera inviata dalla Bce all’Italia nell’agosto di due anni fa….
Corriere del Mezzogiorno – 12/08/2013
“Il concorso è una beffa» poche le cattedre vacanti”
░ Il pasticcio delle cattedre bandite e che, in qualche misura, non sono disponibili. Repentino e indistinto balugina alla mente il sorriso enigmatico dell’ex ministro Profumo.
L'avvio è stato fra i più tormentati della storia della scuola pubblica. E anche la fine non è da meno. In questi giorni i docenti che hanno partecipato al maxiconcorso a cattedra stanno ricevendo l'esito della prova. Per alcune discipline i risultati sono già noti. Eppure le maestre e i professori che sognano il posto fisso hanno poco da stare allegri. Vincere il concorso, persino con un punteggio alto, non significa spuntare l'immissione in ruolo. I posti messi a bando sono in numero maggiore rispetto alle disponibilità. … Sin dall'inizio i sindacati hanno definito «concorso beffa» la roulette che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di partecipanti, da nord a sud dello Stivale. E il giudizio, ora che si è arrivati alla resa dei conti, non è cambiato….
La Stampa – 13/08/2013
Il piano per i dipendenti pubblici “Duecentomila in meno in tre anni”
░ Il ventilato piano di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni sarebbe la prosecuzione, ad opera del Governo Letta, della “revisione di spesa” che è stato il segno distintivo del Gabinetto Monti. Una sforbiciata ulteriore agli organici ? No, assicura il ministro Giampiero D’alia : “Ciò che possiamo dire con certezza è che stiamo lavorando ad che prevede l’abbattimento di una serie di spese. E che stiamo cercando di individuare risorse per finanziare la contrattazione di secondo livello”. Dunque, esodi volontari, mobilità volontaria e prepensionamenti (in forme sostenibili dall’erario); spiega il ministro: “Le eccedenze di personale per circa 108.000 unità, per il 50% saranno riassorbite con procedure di mobilità, per l’altro 50% attraverso l’esodo volontario per quella parte di personale che è in possesso dei requisiti per andare in pensione secondo le norme precedenti alla riforma Fornero”.
Dando una generosa sforbiciata alle spese per auto blu e aerei ancora più blu, il governo guidato da Enrico Letta vuole fare una duplice operazione: da una parte dare il buon esempio cominciando a tagliare proprio in casa propria e proprio in quei settori che maggiormente catalizzano il risentimento collettivo verso «la casta», e - seconda aprendo la strada ad una serie di tagli di spesa che da settembre in avanti verranno messi in cantiere. L'intervento più rilevante riguarda i dipendenti pubblici - tutti: statali, degli enti locali, degli enti pubblici controllati e ha un obiettivo assai ambizioso: 200 mila persone in meno in tre anni. Come, dove, con quali modalità è il compito a cui stanno lavorando i tecnici dei tre ministeri investiti di questo incarico: Funzione pubblica, Lavoro e previdenza sociale e - ovviamente - Economia. L’ipotesi, che ancora non è stata formalizzata e che verrà sottoposta ai sindacati solo a settembre, dovrebbe essere quella di una serie di prepensionamenti agevolati ma non incentivati. Spieghiamo: i dipendenti pubblici che hanno almeno 57 anni potranno andare in pensione se lo desiderano, secondo le norme precedenti alla riforma Fornero, godendo dell’anzianità contributiva senza le penalizzazioni del caso. Non perderebbero niente, dunque, ma non avrebbero neppure incentivi di sorta sottoforma di buonuscite. Secondo i primi calcoli questa operazione porterebbe un risparmio di circa due miliardi da reinvestire (almeno in parte) nella contrattazione di secondo livello. I sindacati - non ancora coinvolti nella materia vorrebbero discuterne meglio e comunque propongono di trattare la cosa all'interno di un più vasto plafond di temi che coinvolgano anche le pensioni d’oro. Sulla strada del risparmio, si continuerà poi con la spending review: non solo il decreto del Fare ha istituito un comitato interministeriale permanente a questo scopo, ma si vuole estendere il campo di azione a tutte le società (quotate e non) a capitale pubblico (anche parziale), alle società di servizi degli enti pubblici (solo quelle dei comuni sfiorano la cifra di 7 mila) e insomma a tutta quella greppia di prebende e di riposizionamento di politici trombati che erano (e sono) le società pubbliche. Uno degli interventi più qualificanti, a questo proposito, dovrebbe essere l’introduzione dell’obbligo, da parte di queste società, di comunicare alla Funzione pubblica le spese sostenute per il personale a qualunque titolo impiegato. Va da sé che questo sarebbe solo il primo passo verso una revisione delle piante organiche e del loro ridimensionamento. Resta inoltre vigente il piano di chiusura di molte di queste società, già definito da Filippo Patroni Griffi (oggi sottosegretario alla Presidenza) quando era ministro del governo Monti. Una ulteriore sforbiciata dovrebbe riguardare le consulenze esterne: una vera manna per i politici che vogliono gratificare i loro sodali e che, a questo scopo, spendono oggi 1,3 miliardi di euro. Basta con tutto questo. Almeno questo è l’intento.
░ L’accurata ricostruzione di una controversa iniziativa dell’INVALSI, un contributo in tema di valutazione di sistema e un appello che condividiamo: Procedere con stile condiviso e partecipato.
Ha fatto discutere e inquietare i sindacati, ma qualcuno dice anche i vertici ministeriali, la mossa “feriale” dell'INVALSI, il nostro istituto di valutazione, di promuovere una scuola estiva di valutazione (un Vcamp, uno stage, quasi per rinverdire gli allori dei campi estivi scout) e di rivolgerla a 100 fortunati partecipanti, convocati a Roma dal 25 agosto al 1° settembre 2013. Dove sta lo scandalo? Forse che un ente pubblico, con una sua riconosciuta autonomia istituzionale, amministrativa e scientifica, non può liberamente organizzare uno stage di formazione? Qualche approfondimento tecnico-scientifico? Qualche evento culturale ? Messa in questi termini la proposta dello stage non fa una piega, ma evidentemente c'è dell'altro se il 1° agosto u.s. i cinque sindacati più rappresentativi della scuola hanno preso carta e penna ed hanno esternato il loro disappunto al Ministro M.C. Carrozza per il modo in cui l'INVALSI si sta muovendo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2013 del DPR 28-3-2013, n.80 che regolamenta l'avvio del Sistema Nazionale di Valutazione. E proprio qui sta la commedia degli equivoci. Il MIUR e le scuole (ed i sindacati) si aspettavano qualche segnale d'intesa, mentre l'INVALSI ha proceduto in modo unilaterale: l'iniziativa infatti, è giunta come un fulmine a ciel sereno, nel bel mezzo dell'estate, con procedure rapidissime per individuare i candidati ai corsi per valutatori. Nella comunicazione (riservata) inviata agli Uffici Scolastici Regionali con nota 5736 del 4-7-2013, l'INVALSI pur senza dirlo esplicitamente, fa balenare l'idea che i fortunati partecipanti al campo - stage (non a caso sottoposti ad una scrematura del 50% delle candidature, che già vedevano un tetto nazionale di 200 segnalati) sarebbero diventati i primi interpreti del novello Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), cioè i membri di quelle equipe di valutazione esterna che avrebbero compiuto le visite alle scuole, in una sorta di audit pedagogico. Ma allora dov'è l'inghippo? Il nuovo sistema lo si sta sperimentando in anteprima tramite il progetto VALES (Valutazione e Sviluppo), che coinvolge 300 scuole autopropostesi nel corso del 2012 e che dovranno appunto “provare” in un triennio di lavoro i diversi passaggi in cui si articola il processo valutativo: - l'autovalutazione (già compiuta dalle scuole VALES, sulla base di dati però forniti dal centro); - la valutazione esterna (da realizzare nel prossimo autunno); - il miglioramento (con un ruolo incerto dei soggetti a ciò deputati); - la rendicontazione (da mettere alla prova nei prossimi due anni). Per far fronte a questi impegni l'INVALSI aveva pubblicato nei mesi scorsi un apposito Bando pubblico per reclutare le figure necessarie, scegliendole preferibilmente dal mondo della scuola, ma anche dall'esterno. Erano pervenute oltre 5.000 candidature, a riprova dell'interesse della scuola verso l'articolazione delle professionalità e la valorizzazione delle competenze acquisite. Un buon segno, che però aveva appesantito la macchina selezionatrice dell'Invalsi, che solo il 9 settembre 2013 (a scuola ormai chiusa), sarà in grado di pubblicare l'elenco dei selezionati (400 figure) e poi organizzare la loro formazione. Di qui il pasticcio: perché sono state attivate due procedure diverse per scegliere gli stessi profili professionali: a. esperto nell'area della dirigenza scolastica; b. esperto nell'area pedagogico didattica; c. esperto di ricerca qualitativa; d. esperto di gestione e funzionamento delle organizzazioni. Molti si chiedono: perché dare la precedenza alla procedura accelerata, non pubblica, tutta da consumarsi in pochi giorni d'estate, a scuole chiuse ?... Se i partecipanti così formati - come assicura l'Invalsi – non precostituiscono la prima “pattuglia” di valutatori reclutati dall'incipiente SNV, per cui ci vorrebbero altre garanzie di trasparenza, allora perché convogliarli in un impegnativo stage di fine agosto? L'INVALSI fa sapere che questo tipo di iniziative è utile per far crescere la cultura della valutazione, di cui pure c'è un gran bisogno nella scuola. Nulla questio, sed modus in rebus… La scommessa, infatti, è costruire un sistema di valutazione con la scuola e non contro di essa. Insomma, al di là del piccolo incidente di percorso per uno stage d'estate, ci stanno interrogativi più sostanziosi circa il posizionamento dell'INVALSI nel sistema dell'istruzione, del pluralismo della sua impostazione scientifica (l'Ente è commissariato e non c'è un organismo scientifico di indirizzo), della correttezza e pertinenza delle decisioni strategiche (manca la cabina di regia del sistema a tre gambe: Indire, Invalsi, Servizio ispettivo; manca una Direttiva del Ministro che rinnovi il mandato all'Invalsi, dopo l'approvazione del Regolamento con Dpr 80/2013)…. Dunque, il 1° settembre 2013 -con il nuovo anno scolastico- sarà necessario voltare pagina e aprire una nuova agenda della valutazione. In ballo non ci sono solo corsi e stage da fare (o non fare) ma molteplici aspetti della valutazione, che vanno oltre la portata dell'INVALSI che, ricordiamolo, dovrà occuparsi solo di un tassello della valutazione, quello relativo alla rilevazione strutturata degli apprendimenti. Valutazione è anche (e soprattutto) utilizzo quotidiano delle verifiche, rapporti con la didattica, procedure amministrative (voto o non voto...), certificazione delle competenze, valutazione/valorizzazione della professionalità, sistema degli esami, atti ispettivi, controlli di gestione, ecc. Si tratta di una pluralità di aspetti che interrogano una pluralità di soggetti, in primo luogo gli operatori scolastici che ne devono fare uso quotidiano per regolare le loro azioni didattiche. Una ragione in più per procedere con stile condiviso e partecipato.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- 13/08/2013
“Quali sono i primi passi da fare verso l’estero?”
░ Da qualche tempo il curatore di questa rassegna settimanale è tentato di inserire qualcuno dei pezzi pubblicati nel blog di “Italiani in fuga”. Abbiamo evitato ma è giusto (pur a malincuore, perché l’ANIEF è un’associazione da combattimento non da fuga)riconoscere che l’espatrio è una realtà presente nell’esperienza o anche solo nella prospettiva dei nostri giovani lettori; dunque, ne parliamo almeno questa volta riportando, in parte, le indicazioni dettate da un certo Aldo.
Una domanda che mi viene fatta sovente è 'quali sono i primi passi da fare per andare all'estero?' Spesso la domanda è collegata ad un desiderio di emigrazione verso una nazione per la quale c'è bisogno di un visto lavorativo. E altrettanto spesso la domanda viene seguita da una particolare attenzione alla ricerca lavoro nella nazione di destinazione come preoccupazione principale. … Senza possibilità di ottenere il visto, non serve a nulla preoccuparsi di cercare lavoro. Attenzione, non voglio dire che bisogna avere il visto prima di cercare lavoro. Intendo dire che dovete assicurarvi che siate idonei a ricevere un visto lavorativo e quindi potete presentarvi ai potenziali datori di lavoro stranieri dicendo "sono idoneo a ricevere il visto tal dei tali ed ho tutte le carte in regola per sottoporre la domanda al dipartimento di immigrazione domani." I requisiti che dovrete soddisfare variano da nazione a nazione in quanto ogni Paese ha la propria politica immigratoria. Per i Paesi più gettonati (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti) i requisiti principali, generalizzando molto, sono: - professione richiesta con esperienza lavorativa certificabile (il lavoro in nero non conta); - età (ad esempio per l'Australia i 50 anni sono il limite oltre il quale è molto difficile essere presi in considerazione); - conoscenza lingua (di nuovo, certificabile ad esempio attraverso l'esame IELTS). Se vi accorgete che soddisfate alcuni ma non tutti i requisiti ed è possibile migliorare la vostra posizione nei rimanenti, potete dedicarvi al miglioramento delle vostre lacune (magari della conoscenza della lingua) e 'ripresentarvi' al Paese al quale ambite in una posizione con maggiori probabilità di essere accettati…. Una volta messe in ordine le scartoffie, tradotto i documenti, ottenuti i certificati in Italia, superato gli esami necessari, ottenuto il riconoscimento di titoli di studio ed esperienza lavorativa, allora siete pronti a cercare datori di lavoro che possano fare il caso vostro e viceversa.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- 14/08/2013
“Precari, in migliaia passeranno il Ferragosto senza stipendio”
░ Comportamenti inqualificabili degli uffici, che gravano sul personale precario. Una puntualizzazione a firma Alessandro Giuliani: Non pochi supplenti hanno già provveduto ad inviare alle scuole un atto di diffida e messa in mora; ma per tanti la situazione non si sblocca.
A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico sono migliaia i docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola che attendono di essere pagati dagli istituti dove hanno svolto supplenze cosiddette “brevi”: mancate autorizzazioni, ritardi negli stanziamenti, eccesso di burocrazia ed ora rallentamenti dovuti alla carenza di personale, stanno costringendo tantissimi supplenti a vivere l’estate senza il corrispettivo economico che avrebbero dovuto percepire. In alcuni casi anche da diversi mesi. Se la maggior parte di loro attende gli stipendi dei mesi di aprile, maggio e giugno, non mancano infatti i casi in cui i mancati pagamenti riguardano addirittura gli ultimi mesi del 2012…. Qualche giorno fa, però, i docenti hanno deciso di mettere on line una vera e propria “black list”, con tanto di nominativi degli istituti “morosi".
www.istruzione.it - 1/08/2013
“Ministro Carrozza incontra studenti e genitori su e-book e Scuola digitale”
░ Riportiamo un comunicato dell’Ufficio Stampa del MIUR.
Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha ricevuto questa mattina nella sede del Miur i rappresentanti del Forum nazionale delle Associazioni studentesche, del Forum nazionale delle Associazioni dei genitori e i rappresentanti regionali delle Consulte degli studenti. Al centro dell’incontro i temi del processo di digitalizzazione delle scuole e dell’introduzione dell’e-book. “Ho voluto incontrare studenti e genitori per ascoltare le loro idee e proposte in merito ad un tema fondamentale che abbiamo di fronte a noi: la gestione di un passaggio tecnologico storico del quale avverto la responsabilità. - ha dichiarato il Ministro Carrozza - Per questo ritengo necessaria una consultazione degli attori principali del mondo della scuola e di esperti del settore per poter gestire con la necessaria gradualità e consapevolezza la transizione verso il libro digitale”. “Voglio chiarire che ciò non significa rinunciare ad un obiettivo imprescindibile che è quello di modernizzare tutte le nostre classi portando la connessione ad internet e la banda larga in ogni scuola. Ridurre il digital divide e dare a tutti gli studenti l’accesso a internet significa anche ridurre le differenze sociali e territoriali. Su questi temi il Ministero organizzerà in autunno una giornata di confronto e di discussione”, ha concluso il Ministro
www.istruzione.it - 2/08/2013
“Le FAQ sul Tirocinio Formativo Attivo”
░ Si tratta, ovviamente, dei “Percorsi Abilitanti Speciali”
- QUALI SONO GLI AA.AA DI ISTITUZIONE E ATTIVAZIONE DEI PERCORSI FORMATIVI ABILITANTI SPECIALI ?
AA.AA. 2012/2013 - 2013/2014 - 2014/2015.
- CHI PUO’ PARTECIPARE AI PERCORSI FORMATIVI ABILITANTI SPECIALI ?
I docenti non di ruolo, compresi gli insegnanti tecnico pratici, in possesso dei titoli di studio previsti dal D.M. n.39/1998 e dal D.M. n.22/2005 che abbiano maturato, a decorrere dall’a.s. 1999/2000 fino all’a.s. 2011/2012 incluso, almeno 3 anni di servizio in scuole statali, paritarie ovvero nei centri di formazione professionale, limitatamente ai corsi accreditati per l’assolvimento dell’obbligo scolastico.
- QUALI SONO I SERVIZI VALIDI ?
L’aspirante deve aver prestato servizio per almeno tre anni, ognuno dei quali su una specifica classe di concorso. Almeno un anno di servizio deve essere stato prestato sulla classe di concorso per la quale si chiede l’accesso al percorso formativo abilitante speciale. Ciascun a.s. dovrà comprendere un periodo di almeno 180 giorni ovvero quello valutabile come anno di servizio, ai sensi dell’art. 11, comma 14, della L. n.124/1999. Il suddetto requisito si raggiunge anche cumulando servizi prestati, nello stesso anno e per la stessa classe di concorso o posto, nelle scuole statali, paritarie e nei centri di formazione professionale.
-COME E’ VALUTABILE IL SERVIZIO NEI CENTRI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE ?
Il servizio prestato nei centri di formazione professionale deve essere riconducibile a insegnamenti compresi in classi di concorso e prestato nei corsi accreditati dalle Regioni per garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione a decorrere dall’anno scolastico 2008/2009.
- E’ VALIDO IL SERVIZIO PRESTATO NEL SOSTEGNO ?
SI, alle stesse condizioni del servizio prestato su classi di concorso, avendo come riferimento la graduatoria che ha costituito titolo di accesso al servizio sul sostegno.
- E’ NECESSARIO OPTARE PER UNA SOLA CLASSE DI CONCORSO ?
SI - Gli aspiranti che abbiano prestato servizio in più anni e in più di una classe di concorso optano per una di esse, fermo restando il diritto a conseguire ulteriori abilitazioni nei percorsi di tirocinio ordinari.
- QUALI SONO LE CLASSI DI CONCORSO RICHIEDIBILI ?
Quelle previste nelle tabelle A, C e D allegate al D.M.39/98.
- COME VA INOLTRATA LA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE ?
La domanda di partecipazione dovrà essere inoltrata online agli UU.SS.RR.
- SONO PREVISTI PERCORSI SPECIALI PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA E PER LA SCUOLA PRIMARIA ?
SI, gli aspiranti in possesso dei titoli di studio conseguiti al termine dei corsi triennali e quinquennali sperimentali di scuola magistrale e dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998, o comunque conseguiti entro l'a.s. 2001-2002, che hanno maturato almeno tre anni di servizio specifico nella scuola dell’infanzia o nella scuola primaria, hanno diritto all’accesso ai corsi speciali previsti dall’art. 15, comma 16 del D.M. 249/2010. Il titolo conseguito al termine del percorso dà diritto all’accesso alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto.
- SI POSSONO CUMULARE GLI ANNI DI SERVIZIO PRESTATI NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E NELLA PRIMARIA ?
SI, fermo restando che, ai fini del computo dei tre anni, per ciascun anno deve essere prestato il servizio nella stessa tipologia di posto….
latecnicadellascuola.it - 3/08/2013
“Vacanze e moduli orari compatti: Si può ?”
░ Spalmare le vacanze scolastiche lungo l’arco dell’anno per agevolare il turismo e le famiglie? Pasquale Almirante passa in rassegna qualche metodo. Si può fare poggiando sul DPR 275/1999, con sapienza didattica.
…Un modo per consentirlo potrebbe essere legato alla definizione precisa delle competenze terminali per ciascuna materia, i livelli essenziali dei saperi, i traguardi formativi, così come è stato implementato per le lingue straniere, in riferimento al “Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER)”. Ottenuta questa chiarezza si potrebbe pensare di concentrare l’orario scolastico in moduli compatti per disciplina. Che significa? Le matterie più corpose di un corso di studi, quelle che hanno un totale di 3-4 o più ore a settimana, potrebbero essere concentrate nell’arco di un mese e mezzo, con corsi compatti e modulari sul tipo della full-immersion, come avviene per i corsi di lingua all’estero o per quelli di aggiornamento o per i corsi Ifts. L’insegnante cioè invece suddividersi giornalmente fra più classi, si troverebbe assegnata una sola classe con tutto il pacchetto delle ore previste nell’arco dell’anno, intervallate certamente da pause funzionali ai bisogni di alunni e professori. A conclusione del ciclo, una verifica finale sulle griglie delle competenze predisposte dal Ministero, supportata comunque da altre in itinere, esprimerà il giudizio complessivo. Si tratterebbe di svolgere 4/5 ore di insegnamento per 5 giorni consecutivi in una sola classe che potrebbe perfino risultare una sorta di ufficio personale gestito da un solo insegnante e all’interno della quale verrebbe riposto tutto il materiale didattico di cui c’è bisogno, compreso il computer, il registro personale, i compiti e quant’altro. Concentrare due, tre pacchetti di materie in alcuni mesi, potrebbe pure voler dire avere a disposizione, a conclusione dell’iter formativo, un periodo di vacanze che non necessariamente vengano a coincidere con quelle estive. Sicuramente bisognerà trovare strategie didattiche diverse e innovative, mentre ciascuna scuola, o gruppi di scuole consorziate, sulla base proprio di questa suddivisone, potrebbe pure pensare di introdurre i semestri, intercalando per esempio questi moduli di didattica compatta per le materie più pesanti con altri meno pesanti o con i laboratori, non lasciando inoltre intentata la via, seguita fra l’altro da tutti i paesi d’Europa, dello sfruttamento delle ore pomeridiane, recuperando così un giorno libero settimanale. Che non è parola vuota in funzione dei Weekend, i fine settimana tanto sfruttati nel nord d’Europa e che da noi, dove il clima meglio lo consente, potrebbe indurre alla breve gita e alla breve fuga verso luoghi turistici d’arte o di mare. In ogni caso per qualunque modifica in questa direzione, spalmando o contraendo, occorre che il Ministero metta all’opera i suoi esperti soprattutto in funzione delle competenze certificabili, tanto più necessarie quanto più improcrastinabili, sia per valutare scientificamente il livello di preparazione degli alunni, e sia per dare chiarezza anche agli esami di stato finali, non più con un voto unico ma con i livelli di preparazione raggiunti per singola disciplina….
ilcorrieredellasera.it - 04/08/2013
“I corsi low cost delle università”
░ Il mese scorso era stata l’Università di Camerino a dare un segnale a favore delle matricole: un taglio netto ai costi di iscrizione… La cosa sta andando avanti. Peruna volta, non si danno chiacchiere, ai giovani.
La «rivoluzione», piccola piccola per ora, parte dalle Marche. Da un ufficio dell'Università di Camerino — 6.742 iscritti nell'ultimo anno accademico — dove lavora Flavio Corradini, il rettore. «Mi affaccio ogni giorno alla finestra e vedo un territorio dove le aziende chiudono una dopo l'altra», esordisce il numero uno dell'ateneo. «Migliaia di persone vengono lasciate a casa e sempre più ragazzi si fermano al diploma perché non ci sono più i soldi. Tra i figli che se ne vanno all'estero e quelli che restano qui ma che non riescono a studiare, che ne sarà di questo Paese tra pochi anni?». E allora ecco la decisione. «Un giorno mi sono presentato al Senato accademico e al Consiglio di amministrazione e ho fatto una proposta votata all'unanimità»: i «figli della crisi» — come li chiama Corradini — «quelli che vivono nel territorio e hanno uno o entrambi i genitori disoccupati, in mobilità o in cassa integrazione non pagheranno le tasse» del primo anno. I soldi, chiarisce il rettore, «ce li mette l'ateneo di Camerino. Ma ben vengano anche le donazioni degli imprenditori»….Il «modello Camerino» ha suscitato l'interesse di altre università. Quella di Foggia, per esempio, ha deciso di fare lo stesso su proposta del rettore Giuliano Volpe…. Intanto da Nord a Sud le iniziative anticrisi degli atenei non mancano. I fronti sono diversi, ognuno si muove a seconda della propria dotazione finanziaria. E così, se l'Università di Bergamo ha deciso di bloccare le tasse universitarie, la Statale di Milano ha optato per una riduzione «graduale» per tutti gli iscritti con un Indicatore della situazione economica equivalente fino a 40 mila euro, con il chiaro intento di «alleggerire gli oneri a carico delle fasce più deboli». A Venezia Ca' Foscari hanno deciso di anticipare i fondi per le borse di studio (che vengono dati dalla Regione) proprio per fare in modo che gli studenti che la vincono abbiano i soldi praticamente subito. Bologna, invece, ha aumentato la soglia delle fasce di contribuzione ridotta. Una mossa seguita anche da altri atenei. Doppia novità per la Sapienza: sconti dal 20 al 30% nelle immatricolazioni per chi ha fratelli o sorelle già iscritti allo stesso ateneo e nessuna prima rata per chi si è diplomato con 100. Roma Tre, invece, prevede la magistrale (il cosiddetto +2) gratis per chi si laurea con 110 e lode nella stessa struttura.
www.scuolaoggimagazine.org - 06/08/2013
“Le assunzioni hanno le gambe corte”
░ Pippo Frisone riepiloga alcuni passaggi di questa amarissima commedia.
Le assunzioni in ruolo del personale ata…. Finalmente sono arrivati i tanto attesi contingenti delle assunzioni in ruolo. I posti sono 5.336 in tutto. Si va dai 34 posti della Basilicata ai 950 della Lombardia, di cui 458 solo a Milano. Le assunzioni in ruolo s’inquadrano all’interno del piano triennale con decorrenza giuridica dal 1.9.2012 ed economica dal 1.9.2013. Le graduatorie da utilizzare saranno quelle del 2012/13. Ma le buone notizie finiscono qui. Le assunzioni in ruolo del personale ata ahimè non riguarderanno i profili di Dsga, amministrativi e tecnici. A beneficiarne saranno soprattutto i Collaboratori Scolastici con il 90% dei posti. Colpa della spending review (L.135/12) ma anche dell’attuale governo che non è riuscito a sciogliere definitivamente il nodo dei docenti inidonei che blocca le assunzioni di amministrativi e tecnici. Se al Miur c’è stata qualche apertura al Mef si sono affrettati subito a chiuderla. Da qui lo stallo, legato come tutto il resto (dagli esodati, all’IMU, all’Iva ecc..) al problema delle coperture e del reperimento di nuove risorse…. Non aver dato attuazione alle norme sull’organico funzionale, superando una volta per tutte il blocco dell’art.64 della L.133/08, la dice lunga su come si fanno gli investimenti e i risparmi sulla scuola. Dal centro-destra al governo tecnico di Monti e per ultimo a quello delle larghe intese, tutti d’accordo a mantenere in vita il famigerato art.64 !! …
www.latecnicadellascuola.it - 07/08/2013
“In 100 giorni la scuola ha spuntato solo i soldi per l'edilizia”
░ I finanziamenti alla Scuola ? E’ stato rafforzato il fondo per l’edilizia ma con i soldi risparmiati nel bilancio della Scuola. Questa è l’equivalenza algebrica, per quanto riguarda i provvedimenti del governo nei primi 100 giorni. Bilancio magro che andrebbe rimpinguato con qualcosa di sostanzioso; indendiamo: la stabilizzazione di 27mila docenti di sostegno e la sanatoria per i circa 5mila dipendenti della Scuola che rientrano nella c.d.”Quota 96”; sarebbe molto importante che il Governo riuscisse anche a sotterrare il bieco provvedimento che destina 3.500 docenti inidonei o soprannumerari ITP ai ruoli ATA. Vedremo.
Per capire quanto e come, in concreto, il Governo Letta si sia impegnato sui temi dell’istruzione è sufficiente leggere il documento sui primi cento giorni di lavoro pubblicato in queste ore nel sito ufficiale dell’esecutivo. Alla resa dei conti, per il momento, c’è una solo provvedimento significativo, che peraltro deve ancora essere perfezionato in Parlamento. …Il governo con il “decreto Fare” stanzia fino a 100 milioni l’anno per l’edilizia scolastica per i prossimi tre anni da fondi INAIL, integrati da altri 150 milioni nell’iter parlamentare. In pratica, quindi, le uniche risorse “fresche” sono 150milioni all’anno; ma – non per fare i pignoli – bisogna anche ricordare che nel corso degli esercizi finanziari, tralasciando i tagli di organico e quant’altro, i fondi per la scuola sono stati appunto tagliati di alcune centinaia di milioni all’anno.Basti ricordare i fondi per l’autonomia derivanti dalla legge 440 che fino a 4-5 anni ammontavano appunto a 150milioni e che ora sono stati praticamente azzerati. Per non parlare delle risorse per l’aggiornamento e per le stesse attività finalizzate alla sicurezza realizzate dalle scuole (si tratta di altri 40-50 milioni all’anno). Insomma, a conti fatti, i 150 milioni per l’edilizia scolastica corrispondono appunto ai risparmi su fondi che già erano destinati alla scuola.
il Manifesto – 09/08/2013
“Se il nostro Paese dimentica la geografia”
░ Un appello del Prof. Riccardo Canesi, del Coordinamento Tosco-Ligure Insegnanti di Geografia; ci si appella alla Ministro Carrozza perché sani la ferita inferta dall’ex ministro Gelmini alla formazione scolastica in materia di culturale geografica.
Viviamo in un mondo che, ci piaccia o no, è sempre più integrato e interdipendente, con scambi commerciali sempre più intensi tra tutti i luoghi del pianeta, con viaggi sempre più frequenti da parte di tutti noi, con crescenti migrazioni più o meno forzate, con società di conseguenza sempre più multietniche, con conflitti sociali e militari che ci riguardano sempre più da vicino, con la popolazione mondiale che continua a crescere a fronte dell'esaurimento delle risorse, con i cambiamenti climatici ormai in atto e con una compromissione irreversibile dell'ambiente naturale che sta erodendo il patrimonio genetico della Terra frutto di milioni di anni di evoluzione. Alla luce di tutto ciò, riteniamo che in un Paese che rimane ancora tra le prime dieci potenze economiche mondiali e rappresenta una delle principali mete del turismo mondiale, la scuola debba formare studenti, non solo preparati, ma consapevoli della complessità del mondo odierno, e quindi sia necessario valorizzare maggiormente le discipline che cercano di studiare e interpretare le problematiche suddette. L'insegnamento della geografia, in questo quadro, è da considerarsi basilare: esso è prima di tutto un capitolo della formazione scientifica di base, che permette di capire le cause e la genesi dell'attuale aspetto del mondo, delle disparità economiche, delle diversità culturali, etc., e pertanto non può considerarsi surrogabile o sostituibile da altri saperi. … Nonostante ciò l'insegnamento nelle scuole superiori dell'unica materia in grado di spiegare la complessità del rapporto uomo-ambiente-economia, con il cosiddetto «riordino Gelmini», è stata fortemente ridimensionato per non dire cancellato e nei confronti degli insegnanti specialisti si stanno perpetrando gravi ingiustizie… La materia è stata spostata dal triennio al biennio negli istituti tecnici commerciali….; eliminata negli istituti nautici, nei professionali per il turismo e alberghieri. Nella nuova articolazione, «relazioni internazionali» del triennio ex ragionieri, «relazioni internazionali» e «geopolitica» sono affidate rispettivamente agli insegnanti di diritto ed economia aziendale e non ai docenti specialisti, e quindi qualificati, della classe A039. Nei Licei, in cui si forma una buona parte della classe dirigente, l'insegnamento non esiste più in forma autonoma, ma è accorpato con «storia» (3 ore settimanali), ed è affidato a non specialisti; la geografia generale, come sapere scientifico di base indispensabile e imprescindibile, è sparita dai bienni «dell' obbligo» degli istituti tecnici e professionali; a ciò si aggiunga il recente, arbitrario e anticostituzionale affidamento della materia, in molte scuole, alla classe A060 (non avente titolo) e non alla classe A039 avente titolo; il tutto a danno degli studenti oltre che degli insegnanti abilitati. Per tutto ciò i sottoscritti chiedono al nuovo ministro della pubblica istruzione, on. Maria Chiara Carrozza, di riconsiderare le decisioni del ministro Gelmini e di operare affinché la geografia, in quanto sapere scientifico di base non surrogabile, abbia in tutti gli istituti superiori lo spazio curriculare che merita, presso i bienni terminali dell'«obbligo» e presso gli attuali trienni…”.
“«Scuole più belle e sicure: investiamo 450 milioni»”
░ La ministro dell’Istruzione, intervistata da Andrea Bonzi, fa il punto su diverse questioni aperte; la notizia buona è che, nel Decreto legge “del Fare”, ci sono nuovi stanziamenti (150 milioni di euro in più rispetto ai 300 già stanziati per il triennio 2014-2016) per interventi edilizi: Gli EELL sceglieranno quali istituti necessitano di interventi.
Ministro, cosa si potrà fare con questi soldi? E soprattutto, dove è riuscita a trovare le risorse da investire? «I trecento milioni di euro spalmati in tre anni arrivano da risorse Inail. Per gli altri 150 milioni una tantum nel 2014 è già prevista la suddivisione tra le Regioni. In pratica, il Ministero fa da "facilitatore", sono gli Enti locali che conoscono il territorio a utilizzare le risorse. Ovviamente dobbiamo vigilare affinché vengano spese bene»….
E’ stato stoppato l'aumento dell'Iva (dal 4% al 21%) sui libri scolastici che avevano cd e prodotti collaterali allegati, previsto nel decreto legge sull'Ecobonus. Sarebbe stata un'ulteriore mazzata sulle famiglie... «Sì, abbiamo evitato l'aumento. Sarebbe stata una contraddizione, visto che comunque si va verso una digitalizzazione progressiva di questi prodotti. Servono però altre misure a sostegno delle famiglie….»….
Lei ha detto che il Ministero dell'Istruzione non è un ministero di spesa ma di investimento. Che cosa intende? «Voglio dire che la politica per una crescita economica durevole e sostenibile si fonda sulla scuola, sugli investimenti a favore di un sistema di istruzione universale che garantisca pari opportunità per tutti i ragazzi. La scuola deve tornare al centro del dibattito pubblico e della politica nel nostro Paese».
A proposito di modernizzazione della scuola, nei giorni scorsi avete deciso di far slittare al 2015 il "salto" verso gli e-book, contro cui si era scagliato il sindacato degli editori. Come mai? «In realtà non abbiamo ancora deciso, stiamo ancora riflettendo. Sono appena stata a un convegno a Ischia sull'editoria digitale con gruppi di famiglie e docenti. Il tema è certamente interessante, e ho avuto la possibilità di confrontarmi con chi sta organizzando ottimi progetti, mettendo in rete le scuole, proprio per far progredire tecnologicamente i metodi di studio e insegnamento. Vanno prima affrontati alcuni problemi, però: il digital divide, ad esempio, ovvero quel classicismo digitale che separa le zone d'Italia dove la connessione è diffusa e veloce e quelle ancora non attrezzate. È una condizione necessaria a questo sviluppo».
Ogni anno ci sono polemiche sugli organici, la cui carenza è strutturale. Come si fa fronte alla richiesta crescente di insegnanti e personale di supporto nelle scuole italiane? «Stiamo facendo uscire il bando del Tfa straordinario, poi ci sono i concorsi nelle Regioni. Immetteremo di ruolo circa 15.000 persone, tra docenti e collaboratori Ata».
C'è il nodo dei dirigenti scolastici. L'Anief-Confedil sostiene che, alla ripresa dell'anno scolastico, un istituto ogni quattro resterà senza preside. «Alcuni contenziosi nell'esito dei concorsi hanno portato in effetti a rallentamenti e problemi che stiamo cercando di affrontare».
È scesa dal 5,6% del 2012 al 4,5% di quest'anno la percentuali dei non ammessi all'esame di maturità. Una buona notizia. «Sono aumentati anche i 100 e lode, che pure alcune anticipazioni davano in calo. Meglio così, la scuola è fatta per promuovere, non per bocciare».
Da poco sono usciti i risultati delle valutazioni Invalsi e Anvur sulla qualità della ricerca nelle nostre università. Perché è importante questa valutazione? «La valutazione è uno strumento di trasparenza, di rendicontazione di come viene speso il denaro pubblico. Si valutano le politiche scelte, non le persone».
Corriere del Mezzogiorno – 28.07.2013
“«La scuola del futuro? Nell'attesa gli studenti giocano a carte in classe»”
░ Un professore di economia aziendale, Angelo De Nicola, 54 anni,spiega la condizione attuale della Scuola di San Giovanni a Teduccio (Napoli) con riferimento alla direttiva “presuntuosamente forzata” di spingere «il processo di dematerializzazione delle attività delle segreterie.
Professor De Nicola, la «dematerializzazione» della scuola non le piace proprio? Vuole fare il nostalgico con gessetto e lavagna? «Macché, magari fosse tutto vero. Magari le scuole ottenessero i mezzi elettronici che il Ministero in modo altisonante finge di darci. La verità è che dobbiamo adeguarci al futuro senza pesare sui bilanci degli istituti. Come si fa? Le imprese private che forniscono le attrezzature, mica fanno beneficenza. Le Lim, ad esempio, da noi sono solo 4 o 5».
Lim, per qualcuno è una sigla misteriosa, ci spieghi meglio. «Sono le lavagne interattive multimediali. Bellissima invenzione, per carità: gli studenti possono vedere filmati, noi siamo in grado di scrivere e disegnare in tempo reale, ci si collega a internet e la lezione viene benissimo…. Però se la mattina noi prof, come tanti ragionier Fantozzi, dobbiamo accapigliarci per la classe giusta, allora non funziona…».
La classe giusta? «Quella dove c'è una Lim. La lavagna interattiva diventa una specie di oggetto del desiderio, per ottenerla non dico che ci si azzuffa ma poco ci manca. Io stesso non riesco ad usare questo totem elettronico che poche volte. E come si fa a parlare con il linguaggio di studenti che hanno fra i tredici e i 17 anni e arrivano in classe con iPhone, iPad, telefonini, agende digitali? E poi, magari fosse solo un problema di accaparrarsi la prima Lim disponibile… ».
Perché, c'è altro da sapere nella dematerializzazione della scuola? «Le scuole entro l'anno prossimo dovranno adeguarsi a fare online. Iscrizioni elettroniche, pagella in formato elettronico, da inviare alle famiglie in e-mail; registri on-line con assenze, presenze, voti; invio dei dati alle famiglie segnalando anche se il ragazzo ha marinato le lezioni ».
Bello, moderno, efficiente, funzionale e anche economico perché si risparmia carta e tempo. E allora? «Anche questa è un'annusatina di futuro che il Ministero ci concede. Di recente ho frequentato un corso per aggiornarmi sulle potenzialità del registro elettronico, ovviamente tenuto da un esperto di una delle aziende individuate per le forniture. Ebbene, egli stesso alla fine del corso mi ha detto che per noi resterà un sogno perché sono strumenti ancora molto costosi….».
Per il Ministero dovete valutarvi sulla base di un fascicolo elettronico e poi ci sono le valutazioni esterne da parte di altri prof. Cosa non va?
«Tutto. In pratica uno strumento che doveva servire a potenziare e migliorare la scuola e la didattica si è trasformato in un regolamento di conti informatico tra noi prof. Una specie di maligno Facebook dei docenti. Uno scrive male del collega, l'altro ricambia… ».
Il vostro istituto però appare attivo sul fronte del contrasto alla dispersione scolastica. «Si fanno mille iniziative. È venuto Saviano, è venuto il sindaco, sono venuti quelli di Libera, per carità, le visite non mancano. Il problema resta la didattica. Non ho difficoltà ad ammettere che l'insegnamento vero è proprio sta diventando a sua volta un'utopia. Ma lo sa che siamo costretti a vedere i ragazzi che giocano a carte in classe e non possiamo intervenire ?».
A carte in classe sembra un po' troppo. «Davvero. Il fatto è che per non allontanarli dalle scuole, per evitare la fuga dai banchi si concede di tutto. Vengono in classe con i telefonini accesi e parlano quando vogliono. Inutile chiedere loro di spegnerli. Ovviamente non puoi requisirli e poi, se non sei attento, ti capita anche di peggio ?»….
www.tecnicadellascuola.it/28.07.2013
“SNV, una molestia burocratica”
░ Lucio Ficara riferisce circa le critiche (ma il MIUR fa orecchie da mercante) di fonte sindacale e politica al SNV del sistema educativo di istruzione e formazione, come è normato nel DPR 28 marzo 2013, n. 80.
La Flc Cgil ha definito questo sistema di valutazione come una sorta di scorciatoia di tipo autoritario, che anziché valutare l'efficacia delle politiche nei settori della conoscenza al fine di orientare le scelte e aumentare gli investimenti, è volta a creare disparità tra scuole e tra docenti…. Il segretario Nazionale Cisl scuola, Francesco Scrima, fa anche notare che la "scuola estiva di valutazione" programmata di recente dall'Invalsi è un'iniziativa affrettata e inopportuna. la FGU-Gilda degli Insegnanti rimane fortemente critica rispetto alle scelte politiche in tema di valutazione fatte dal nuovo Governo in continuità col precedente. In particolare, per la parte tecnica, preoccupa il meccanismo che rischia di diventare un ulteriore aggravio di lavoro burocratico per chi insegna… Si tratta di una vera e propria molestia burocratica, che viene fatta rientrare nella specificità della funzione docente e quindi nemmeno retribuita.…. La Uil scuola, unitamente a tutte le organizzazioni sindacali, ha chiesto la sospensione dell'intera iniziativa a partire dalla sessione preselettiva, l'avvio di un confronto che delinei con precisione un impianto ritenuto utile per le scuole. Anche il M5S si dichiara fortemente contrario al sistema di valutazione riferito alle scuole, lo definisce un sistema coercitivo e burocratico, basato su un modello aziendalistico e verticistico della scuola…. Nonostante le critiche a questo sistema di valutazione e alle procedure in atto per renderlo esecutivo con il prossimo anno scolastico, il Miur e l’Invalsi non si fermano.
“Valutabile il servizio reso in diverse classi di concorso”
░ Qualche notizia sul decreto dirigenziale che avvia i Pas: percorsi speciali per l'abilitazione all'insegnamento.
Il bacino dei potenziali interessati è stimato tra gli 80mila e i 90mila aspiranti docenti. Le iscrizioni ai corsi, destinate solo ai precari, dovranno essere effettuate esclusivamente via web e gli interessati avranno tempo fino a 29 agosto prossimo. Nella domanda bisognerà dichiarare espressamente di essere disposti a garantire sia l'espletamento del servizio che la frequenza dei corsi. Ma sarà comunque consentita la fruizione dei permessi per il diritto allo studio. Per avere diritto ad accedere ai corsi, gli aspiranti dovranno essere in grado di vantare un requisito di servizio pari a tre anni di insegnamento nel periodo compreso dall'anno scolastico 1999/2000 e fino al 2011/2012 incluso. Il servizio dovrà essere stato prestato con il possesso del prescritto titolo di studio, in scuole statali, paritarie ovvero nei centri di formazione professionale limitatamente ai corsi accreditati dalle regioni per garantire l'assolvimento dell'obbligo di istruzione a decorrere dall'anno scolastico 2008/2009. É valutabile anche il servizio prestato in diverse classi di concorso, purché almeno un anno scolastico di servizio sia stato svolto nella classe di concorso per la quale si intende partecipare. Per gli insegnanti di scuola dell'infanzia e di scuola primaria, gli anni di servizio prestati nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria, sia su posti normali che su posti di sostegno, si possono cumulare, purché per ciascun anno scolastico il servizio sia stato prestato interamente sulla stessa tipologia di posto. É valido anche il servizio prestato su posto di sostegno, purché riconducibile alla classe di concorso o alla tipologia di posto richiesta. Chi non avrà raggiunto il requisito di servizio necessario nel periodo 1999/2000-2011/2012, potrà «dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13». Quanto ai titoli di studio di accesso, il decreto fa riferimento espresso ai vecchi diplomi magistrali e alle lauree del vecchio ordinamento, salvo alcune eccezioni. Per la scuola secondaria i titoli di accesso sono quelli elencati nel decreto 30 gennaio 1998 n. 39, tabelle A, C e D, e nel decreto 9 febbraio 2005 n. 22…. Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia e primaria, il decreto prevede l'accesso ai percorsi formativi speciali per i non laureati in possesso dei vecchi diplomi conseguiti prima dell'anno scolastico 2000/2001….
░ Franco Bastianini si sofferma sul tema del sovrafollamento delle classi scolastiche, che in atto è in discussione presso la 7^ commissione permanente (istruzione pubblica, beni culturali) del Senato. Aggiungiamo che i senatori della VII Commissione hanno approvato una risoluzione (primo firmatario Fabrizio Bocchino, del M5S) che impegna il governo a ripristinare il rispetto della normativa vigente in materia di numero massimo di persone per classe.
… I risparmi di spesa che da qualche anno si ottengono riducendo il numero dei docenti, a fronte di un aumento degli alunni e a causa dalla mancanza di riqualificazione degli edifici scolastici, stanno determinando un sovraffollamento che va ben oltre i limiti stabiliti per la formazione delle classi dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n.81. Il decreto n.81 stabiliva infatti che, considerando anche la deroga del dieci per cento prevista dall'art.4 per ogni ordine di scuola, si potevano costituire classi rispettivamente fino a 26-28 alunni nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria, fino a 27-30 alunni nella scuola secondaria di primo grado e fino 30-33 alunni nella scuola secondaria di secondo grado. Le norme precedenti( i decreti ministeriale 18 dicembre 1975 e 22 agosto 1992 e la legge n. 23/1996) disponevano che il massimo affollamento ipotizzabile dovesse essere di 26 persone/aula, fino a 20 in presenza di alunni disabili. Prevedevano inoltre che le aule dovesse essere di altezza non inferiore a tre metri e che il rapporto alunni/superficie dovesse essere di 1,80 metri quadrati/alunno nella scuola dell'infanzia e della scuola primaria e di 1.96 metri quadrati/alunno nelle scuole secondarie. …Il numero degli alunni per classe ha continuato ad aumentare raggiungendo punte che vanno fino a 35/36 alunni per classe. Veri e propri pollai, appunto. La mancata riqualificazione degli edifici scolastici pregiudica fortemente il livello di funzionalità e qualità delle istituzioni scolastiche e, soprattutto, il livello di sicurezza delle scuole… Basti ricordare a tale fine che attualmente le aule sono dimensionate per ospitare, in regime di sicurezza, un numero massimo di 25/26 alunni….
latecnicadellascuola.it - 30.07.2013
“Kyenge: scuole d’italiano per migranti”
░ La Ministro non è priva di idee e di esperienza personale circa le necessità degli immigrati: Lavoro, istruzione, casa, sicurezza. Sono le stesse politiche progressive necessarie a tutti i giovani, immigrati e non. E tra le condizioni imprescindibili perché possano essere avviate e realizzate c’è che lo Stato impedisca l’immigrazione clandestina. Nell’essenza dello Stato c’è la sovranità sul territorio e l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge; senza questi connotati lo Stato realmente non esiste malgrado che l’esistenza di una classe dirigente autoreferenziale ne dia una parvenza.
Lavoro, istruzione, sport, casa, sicurezza: politiche progressive nell’agenda della ministra Kyenge che rilancia con il suo piano d’azione. Niente norme-manifesto, ma condivisione con altri ministri, associazioni, enti locali. Il piano anti razzismo che la ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge presenta oggi segna una cesura culturale, perché essenziali sono il lavoro e l’istruzione. Quanto all’istruzione, si sottovaluta che il deficit linguistico induce a ghettizzarsi e ostacola una vita normale, anche nei rapporti con enti pubblici (documenti, pratiche di welfare, controlli di polizia). Kyenge vuole che tutti i migranti possano e debbano imparare l’italiano nei primi mesi. Come fece lei, a 19 anni, giunta dal Congo: sfumata la borsa di studio, fu costretta ad arrangiarsi un anno in attesa dell’iscrizione all’università. Si pensa a coinvolgere reti di associazioni, docenti e laureati, per creare un’acculturazione di massa: i costi per lo Stato sarebbero contenuti, i benefici enormi. Anche l’attività sportiva viene considerata uno strumento di integrazione e la ministra considera inaccettabili discriminazioni come quella recentemente subita dalla bimba di 10 anni, nata in Veneto da genitori tunisini, a cui veniva impedito di tesserarsi per le gare di nuoto sincronizzato. “Uno spreco di talento non isolato”, aveva detto, e il riferimento va alle storie di atleti anche di livello internazionale - Eusebio Haliti, Yadisleidy Pedroso, Daria Derkach - costretti a lunghe e umilianti trafile burocratiche per poter vestire la maglia azzurra.
In attesa che una legge sulla cittadinanza risolva il problema alla radice, si possono studiare soluzioni specifiche, in modo da incentivare la pratica agonistica degli immigrati di seconda generazione. La ministra intende pure potenziare la legge Mancino e la stretta dovrebbe riguardare l’uso di Internet per la propagazione virale di odio razziale e istigazione alle discriminazioni.
░ La questione è grave, spiega di Carlo Petrini, ed è vissuta nell’indifferenza dalla pubblica opinione: l’insegnamento della Geografia è all’ostracismo, nel nostro Paese; lo ha decretato la Gelmini ma altri condividono la responsabilità del disconoscimento di questa branca essenziale della formazione culturale.
…Si è appena chiuso il quarto anno scolastico dopo il cosiddetto “Riordino Gelmini” e il prossimo anno sarà quello in cui si diplomeranno i primi ignoranti autorizzati in fatto di geografia. È una cosa a cui penso spesso nei miei tanti viaggi. Penso a quanto oggi è possibile sapere e conoscere, di un territorio, anche senza spostarsi. Però… Internet certamente è una risorsa preziosa, la globalizzazione ci ha consentito l’accesso a una mole di informazioni che a volte persino intimidisce. Ma avere l’accesso alle informazioni non significa, di per sé, acquisire competenze. Per quelle ci vuole un processo più lungo e possibilmente ben guidato, che si chiama, genericamente, scuola. E invece molti studenti, e purtroppo ormai anche tanti adulti, quando si parla di geografia dicono cose tipo: «Perché studiare geografia? Quello che hai bisogno di sapere te lo può dire un navigatore satellitare»…. L’allora ministro per l’Istruzione, Maria Stella Gelmini, decise, nel 2008, di varare il cosiddetto “riordino” che, a partire dal 2009, fece sostanzialmente sparire l’insegnamento della geografia dalle scuole superiori…. Licei: l’insegnamento della geografia non esiste più in forma autonoma; è accorpato con “storia” (3 ore settimanali), ed è affidato a non specialisti. Istituti tecnici commerciali: la materia, che prima si studiava solo nel triennio, ora si studia solo nel biennio. Quindi un anno in meno. Nel triennio si fa poi “Relazioni internazionali” e “Geopolitica”, a cura degli insegnanti di diritto e di Economia aziendale. Istituti tecnici e professionali: non si fa più geografia nel biennio (che ora però è parte dell’obbligo scolastico). Istituti nautici, professionali per il turismo e alberghieri: udite udite, l’insegnamento della geografia è stato semplicemente eliminato. È da quest’ultima informazione che parte lo sbigottimento: siamo un paese che regge una buona parte della sua economia sulle produzioni agroalimentari di qualità, le quali sono legate a specifici territori, e sia per questa peculiarità sia per lo straordinario patrimonio artistico siamo anche un paese che basa sul turismo un’altra bella fetta di Pil, e noi cosa facciamo? Perché lavoriamo per far sì che le prossime generazioni di operatori turistici e alberghieri non solo non colgano le peculiarità culturali di chi arriva, ma non sappiamo nemmeno presentare quelle dei territori in cui lavorano? E come se non bastasse, sforneremo anche liceali ignoranti in geografia, i quali andranno all’università e poi faranno carriera e poi alcuni di loro diventeranno ministri, magari dell’Agricoltura, o dei Beni culturali…. La nuova ministra per l’educazione vorrà porre rimedio a quel “riordino”? …
░ Una serie di questioni intricatissime di finanziamenti per il diritto allo studio, e gli studenti organizzati (Rebecca Ghio - Portavoce Rete universitaria nazionale) cercano di vederci chiaro. Caccio dalla mente la manzoniana immagine dei vasi di coccio posti tra vasi di ferro.
Il 22 Luglio, la Camera ha approvato un emendamento all’articolo 59 del decreto “del Fare”, su una questione cruciale per il rilancio del Paese: il diritto allo studio. Nel 59bis - primo firmatario Meloni (Pd) - numerosi elementi hanno lasciato dubbi a sindacati, studenti, rettori, Regioni e, forse, anche a diversi membri del suo gruppo politico. L'emendamento introduce un «Programma nazionale per il diritto allo studio degli studenti meritevoli» finanziato con il trasferimento di fondi dal Fondo finanziamento ordinario dell'università. Per la gestione, si recupera lo strumento della Fondazione per il merito dell'ex ministro Gelmini, allargandone le competenze al diritto allo studio. Alle questioni sollevate dalla Flc-Cgil - a nostro giudizio condivisibili - Meloni ha risposto con una nota, descrivendo il Programma nazionale come un'opportunità in più rispetto ai sistemi regionali. Come può essere vero se le risorse sono prelevate dal Fondo finanziamento ordinario? Per motivare la scelta, Meloni si rifà al programma del Pd in cui era scritto: «Gran parte degli atenei utilizza (il Ffo) per il 90% e oltre per il pagamento degli stipendi e per altre spese incomprimibili di minore entità (...) il primo obiettivo è ripristinare le risorse del 2012 rimediando al taglio di 300 milioni operato dal governo Monti»." Ebbene, non sempre modificando l'ordine degli addendi il risultato non cambia. Negli impegni elettorali, infatti, la creazione del Programma nazionale era associata al rifinanziamento sia del Fondo ordinario sia del Fondo integrativo per il diritto allo studio. Al contrario, osserviamo come il primo venga ulteriormente decurtato di 270 milioni e il secondo passi da più di 160 a 34 milioni. Risorse già prima insufficienti se, a fronte di 175 mila studenti idonei, quasi uno su tre quest'anno non ha ricevuto la borsa…. Anche l'aumento immediato delle borse di studio, che parrebbe un grande risultato per la mobilità studentesca, passa purtroppo dalla via sbagliata. Utilizzando il Fondo ordinario viene indebolita sia la didattica che i servizi negli atenei: lo studente sarà portato a scegliere l'università non tanto per la qualità di insegnamento o del piano di studio, ma in base alle tasse più basse o alla maggiore speranza di ottenere una borsa. Ci interroghiamo, infine, sulla necessità di creare un nuovo, parallelo strumento di finanziamento del diritto allo studio. Anche il ministro Carrozza, nella prima audizione alle commissioni riunite, sottolineava la necessità di limitare quell'eccesso di burocrazia che ha impedito all'università di esercitare la propria autonomia in modo responsabile. Cogliamo, comunque, la volontà di consultare gli studenti: chiediamo però che questo avvenga non a decisioni prese….
Pubblichiamo alcuni articoli sulla mancanza del dirigente scolastico in un istituto su quattro, che creerà numerosi problemi all'avvio del nuovo anno scolastico.
www.handylex.org - 19/07/2013
“Corte Costituzionale: congedi anche ai parenti e affini di terzo grado”
░ Con la Sentenza 18 luglio 2013, n. 203, la Corte Costituzione ha dichiarato l'illegittimità della norma che non consente la fruizione dei congedi retribuiti per l'assistenza di familiari con grave disabilità anche ai parenti e agli affini fino al terzo grado.
La Corte Costituzionale con Sentenza 18 luglio 2013, n. 203 è intervenuta nuovamente sulla materia dei congedi retribuiti (fino ai due anni) concessi ai lavoratori che assistono un familiare con grave disabilità (in possesso di verbale di handicap grave ex art. 3 comma 3 della Legge 104/1992)…. I congedi retribuiti biennali sono stati inizialmente introdotti dalla Legge 388/2000 (articolo 80, comma 2, poi ripreso dall’articolo 42, comma 5 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151) che ha integrato le disposizioni previste dalla Legge 53/2000 introducendo l'opportunità, per i genitori di persone con handicap grave, di usufruire di due anni di congedo retribuito. Medesima opportunità veniva offerta ai lavoratori conviventi con il fratello o sorella con handicap grave a condizione che entrambi i genitori fossero “scomparsi”… Il Decreto Legislativo 119/2011, pur confermando i beneficiari potenziali (coniuge, genitori, figli, fratelli e sorelle) previsti dalla normativa e dalla giurisprudenza precedente, ha fissato condizioni diverse di priorità nell’accesso ai congedi…. Nella sostanza i congedi non possono essere concessi ai figli nel caso in cui il genitore con handicap grave sia sposato e la moglie dello stesso sia presente non invalida. La normativa vigente, tuttavia, non include fra i possibili beneficiari lavoratori (nemmeno se conviventi e nemmeno nel caso siano gli unici in grado di assistere la persona con disabilità) che abbiano una parentela o un affinità diversa da quelle contemplate (figli, genitori, fratelli e sorelle, oltre al coniuge). Su tale esclusione è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale oggetto della Sentenza 203/2013. Il procedimento era stato sollevato originariamente per il caso di un nipote (affine di terzo grado in via collaterale) convivente con la persona con disabilità, unico in grado di prestare assistenza…. A sollevare la questione di legittimità costituzionale, in modo compiuto e articolato, è il Tribunale Amministrativo Regionale di Reggio Calabria,… La Corte accoglie, in larga misura, le questioni sollevate dal TAR… Sotto il profilo pratico tale Sentenza genera la seguente nuova situazione rispetto agli aventi diritto al congedo retribuito: Il primo beneficiario è il coniuge convivente con la persona gravemente disabile. In caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente, ha diritto a fruire del congedo il padre o la madre anche adottivi (anche se non conviventi con il figlio). In caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti del padre e anche della madre ha diritto a fruire del congedo uno dei figli conviventi. Se anche i figli conviventi sono deceduti, mancanti o invalidi, il beneficio passa ad uno dei fratelli o delle sorelle conviventi. In caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti anche dei fratelli o delle sorelle, il diritto al congedo passa a parenti e affini, comunque conviventi, fino al terzo grado. Nella sostanza parenti e affini fino al terzo grado possono fruire dei congedi solo se gli altri parenti più prossimi (figli, genitori, fratelli) o il coniuge sono mancanti, deceduti o anch’essi invalidi.
tuttoscuola.News - 22/07/2013
“Concorso DS in Lombardia/1: c’è del metodo nella follia ?”
░ Tutto Scuola fa dietrologia. Sarà un limite di questo lettore: può avere studiato, insegnato e scritto di Filosofia e Logica, per quaranta anni, e essere in grado di seguire ragionamenti tanto sottili; oppure, molto semplicemente, verità di ragione tanto consequenziali hanno i piedi di argilla e la testa tra le nuvole. Se così fosse, le spiegazioni del fallimento del concorso a d.s. sarebbero da cercare nel buon senso; le abbiamo anticipate fin dal bando e poi mentre si procedeva occhi bendati.
Non cessano i commenti e le riflessioni sulla notizia, data in anteprima da DiSAL e poi ripresa con evidenza anche dai media nazionali, della bocciatura da parte del Consiglio di Stato del ricorso presentato dal Miur contro l’annullamento del concorso a Dirigente scolastico svoltosi in Lombardia. Sentenza definita con vari appellativi: incredibile, sconcertante, addirittura “una follia”, come ha detto il segretario della Flc Cgil Lombardia. Ma da eseguire al più presto, come subito chiesto dai sindacati, dalle associazioni e dallo stesso assessore all’istruzione, Valentina Aprea. Per non perdere altro tempo, si è detto. Eppure molti dubbi e critiche si sono concentrati sulla sentenza: per il fatto che l’irregolarità (la lettura dei nomi attraverso buste trasparenti) sia stata solo ipotizzata e non dimostrata; per il fatto che in altre regioni si sono usate le stesse buste senza che alcuno avanzasse obiezioni; per il disaccordo tra periti sulla trasparenza delle buste; per l’enorme ritardo del contenzioso e della sentenza. Perché allora quasi tutti si affrettano a chiedere che il concorso venga di fatto ripetuto ricorreggendo tutte le prove di tutti i candidati? Viene il sospetto che in realtà dietro la follia della sentenza del Consiglio di Stato ci sia del metodo, un disegno razionale, e forse anche un po’ cinico: quello di riaffermare, costi quel che costi, il primato della norma astratta e il potere dei suoi custodi. Ma perché gli altri stakeholders dovrebbero stare al gioco? Non sarebbe il caso per il futuro di cominciare a progettare, e sperimentare, un modello di concorso diverso, affidato alle scuole stesse (o alle loro reti), come si fa per esempio nel Regno Unito? Un rifiuto a priori farebbe pensare che dietro le follie concorsuali e giurisdizionali del nostro tempo ci sia una ramificata alleanza conservatrice, cui partecipano molti soggetti cointeressati di fatto (non a parole) a che nulla cambi.
corrieredellasera.it - 23/07/2013
“Se i nostri ricercatori scelgono di giocare all'estero”
░ G.A. Stella commenta le scelte professionali dei giovani assegnatari di Starting grants e Avanced grants dello European Research Council.
L'Italia viene scelta solo da 8 dei 287 vincitori dei fondi distribuiti dal Consiglio europeo della ricerca. Una umiliazione. E la ferita è resa ancora più sanguinante dal fatto che perfino la maggioranza dei prescelti italiani ha deciso di giocarsi i soldi e il futuro altrove. Il punto di partenza per capirci qualcosa è una tabella dell'European Research Council. Dove si spiega come l'organismo della Ue dedicato al supporto della ricerca abbia moltiplicato per sei volte, in questi anni di crisi, il proprio bilancio: da 300 milioni nel 2007 a un miliardo e 700 milioni oggi… Una quota delle ricche borse di studio dette «starting grants» (un milione di euro e più per quattro anni, che il «principal investigator» può spendere non solo per se stesso e lo studio ma anche per prendere qualche collaboratore) è destinata a giovani studiosi con meno di sette anni di anzianità dal conseguimento del dottorato, un'altra («senior grants») ai più anziani. Risultato finale? «Negli starting grants, i vincitori italiani sono 35, al secondo posto dopo la Germania, precedendo Gran Bretagna, Francia e Spagna; è dunque chiaro che l'Italia ha offerto a questi studiosi (età media: 35 anni) adeguata formazione e ambiente di ricerca. Se però si guarda alle sedi di lavoro scelte dai vincitori, l'Italia precipita al quinto posto. Dei 35 vincitori italiani, solo 23 resteranno in patria, gli altri (coi loro fondi europei) preferiscono altri Paesi con migliori strutture di ricerca».
Larepubblica.it - 24/07/2013
“Voti più alti con il preside-manager ecco la ricetta della scuola perfetta”
░ Si riportano alcune risultanze di uno studio della Fondazione Agnelli (Gianfranco De Simone) e dell’università di Cagliari (Fabiano Schivardi e Adriana Di Liberto); è stato condotto sulla base di 338 interviste a dirigenti scolastici di scuole di secondo grado statali e paritarie.
Hanno un discreto potere, infinite responsabilità e solitamente enormi problemi di budget. Ieri si chiamavano presidi, oggi Ds, cioè dirigenti scolastici. Un po’ prof, un po’ manager, un po’ burocrati, in una professione in bilico tra passato e futuro. Con la riforma dell’autonomia scolastica infatti il loro ruolo si è ampliato, diventando nei fatti quello di veri e propri organizzatori di strutture articolate e complesse come aziende. Ma chi sono, quanto “valgono” e come sono formati oggi i presidi italiani? Una ricerca della Fondazione Agnelli e dell’università di Cagliari, all’interno del progetto internazionale “World management survey in schools” ha provato a raccontare il “mestiere di preside”, delineando un percorso profilato di ombre e luci che si intrecciano con le difficoltà crescenti della nostra scuola. In un confronto internazionale dove l’Italia, purtroppo, ne esce con un ritratto opaco. Con la conferma però che laddove i presidi sono migliori, gli studenti presentano ai test Invalsi 2,2 punti in più rispetto agli studenti di scuole gestite in modo meno brillante. Se invece il termine di riferimento è la bocciatura, la ricerca dimostra che per ogni punto in più di “abilità manageriale” conquistata dai dirigenti scolastici, diminuisce del 3 per cento il rischio per gli allievi di quella scuola di non essere ammessi all’anno successivo. Dunque la qualità paga, anche se per adesso i presidi italiani nel confronto internazionale restano agli ultimi posti della classifica, ossia circa due punti indietro rispetto ai paesi presi in esame. In cima, in una scala da 1 a 5, ci sono i dirigenti scolastici inglesi, seguiti dalla Svezia, il Canada, gli Stati Uniti, la Germania, ultima l’Italia… I presidi italiani sono ad esempio i più anziani di tutti, con un’età media di 58 anni, contro i 48-50 anni degli altri. Nella nostra scuola però c’è il record di dirigenti scolastiche donne, il 35 per cento di tutti i presidi in servizio, subito dopo la Svezia dove sono il 44 per cento, e questo è un dato positivo perché vuol dire che finalmente le donne (che sono oltre l’80 per cento delle insegnanti) raggiungono livelli dirigenziali. E altro dato importante, all’interno di questo panorama non proprio vincente, è che la situazione va migliorando. Infatti analizzando le capacità organizzative e gestionali dei dirigenti scolastici prima e dopo la riforma che ha istituito il concorso ordinario per presidi, si nota come il punteggio passi da 1,96 a 2,17 punti, dimostrazione che qualcosa è cambiato nella preparazione dei presidi italiani. Spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: «…Un preside oggi deve essere in grado di leggere un bilancio e di reperire fondi, capire la didattica e avere rapporti con i genitori, e organizzare la vita di mille allievi e magari cento professori è come gestire una media azienda italiana, e per questo bisogna essere formati»…. Restano comunque degli aspetti molto legati alle caratteristiche “storiche” dell’istruzione in Italia. Leggendo l’indagine della Fondazione Agnelli, si vede con chiarezza che le scuole migliori da un punto di vista della “qualità organizzativa e manageriale” sono i licei, classici e scientifici, del Nord Est, mentre i presidi più efficienti sono quelli che hanno un curriculum scientifico. Il Sud resta indietro, ma questa purtroppo non è una novità.
Il Messaggero - 25/07/2013
“Stop ai compiti d’estate, da mamme e ragazzi coro di sì per il ministro”
░ La Ministro suggerisce agli insegnanti di proporre per l’estate una lista di libri ai loro studenti, perché selezionino le loro letture. Ottiene un coro di plauso (dalle mamme ??, dai genitori “associati” ??). E il discorso scivola sui compiti assegnati per l’estate. Il plauso potrebbe diventare una standing ovation se la Ministro realizzasse il progetto di accorciare l’iter scolastico. Una associazione di genitori (probabilmente, non insegnanti) suggerisce contestualmente di organizzare corsi estivi di formazione per docenti (e se sono mamme ?) per spiegare che una gita in montagna con gli alunni “permette di imparare molto. E aiuterebbe a ridurre il bisogno di compiti estivi”.…. Tutto un equivoco; il consueto disconoscimento della professionalità dei docenti; soggetti che senza averne la competenza discettano di didattica (a proposito, alla J.Hopkins citata nell’articolo, insegnò J.Dewey); demagogia.
I primi a brindare sono stati i ragazzi. Nei siti degli studenti è un coro di consensi al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che ieri sul Messaggero ha spezzato una lancia contro le «tonnellate di versioni di latino o decine di problemi da risolvere» imposti agli alunni durante le vacanze estive. Ma i consensi degli studenti sono scontati, e il ministro ha chiarito invece subito di essere dalla parte della «lobby delle mamme» (lei stessa la chiama così). Anche se poi le famiglie, che pure soffrono l’ossessione dei compiti durante le vacanze, non sono per una loro abolizione senza altri cambiamenti… Il problema sono le vacanze troppo lunghe». Un «piano di formazione per i docenti…» - viene chiesto da Davide Guarneri, presidente nazionale dell’Age, associazione italiana genitori - «I docenti devono lavorare sulla didattica, meno legata ai programmi e più capace di sviluppare anche competenze trasversali negli studenti. In questo modo pure una gita in montagna permette di imparare molto. E aiuterebbe a ridurre il bisogno di compiti estivi»…. I compiti durante l’estate non sono un tema controverso solo in Italia. In Francia se ne parla da tempo, e il presidente Francois Hollande dice che andrebbero aboliti. Negli Stati Uniti una ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora ha riportato invece in auge la loro utilità. Il 66% dei docenti – sostiene lo studio – impiega a settembre tra le 3 o le 4 settimane di ripasso per riportare la classe ai livelli di prima. La conseguenza: le scuole statunitensi ora organizzano corsi estivi di allenamento per gli studenti, con i quali fanno fronte al «summer brain drain», la fuga estiva dei cervelli. Il New York Times, da parte sua, ha sbattuto in prima pagina la ricetta «matematica» del Gallaway District School del New Jersey: «Non più di dieci minuti al giorno per ogni anno di scuola che il bambino o ragazzo ha già frequentato»….
La Tecnica della Scuola - 26/07/2013
“"Quota 96": rinvio in Commissione Bilancio”
░ La seduta della Commissione bilancio programmata al 25 luglio è stata rinviata ad altra data (probabilmente la settimana prossima) rimanendo in alto mare la soluzione economica. Idem in Commissione Lavoro.
Sul disegno di legge 249 la Commissione Cultura si era espressa favorevolmente nei giorni scorsi ma, a questo punto, con il passare dei giorni, la situazione rischia di complicarsi. Il provvedimento, infatti, potrebbe intrecciarsi con il prossimo intervento di spending review che appare ormai sempre più probabile (ma c’è anche chi lo dà per scontato). Il problema, comunque, è sempre il medesimo: bisogna trovare le risorse economiche per poter coprire i costi di meno di 6000 pensionandi. La vicenda richiama quella dei docenti inidonei per i quali sarebbero necessari all’incirca un centinaio di milioni di euro all’anno. Vedremo nei prossimi giorni cosa succederà, ma un dato è certo: se non si chiariranno una volta per tutte le modalità di copertura della spesa sarà molto difficile che il provvedimento possa andare in porto. Analoga sorte è capitata alla risoluzione sul problema dei docenti inidonei che avrebbe dovuto essere discussa in Commissione Lavoro. Anche in questo caso la riunione della Commissione è stata annullata e rinviata ad altra data.
tuttoscuola.com - 26/07/2013
“DiSAL: obiezione di coscienza contro le reggenze in Lombardia”
░ La situazione creatasi, con il blocco del concorso, dopo che già l’anno scorso l’U.S.R. era stato costretto, a causa del blocco della procedura concorsuale per 355 posti, ad assegnare 448 reggenze annuali. DiSAL e ANP prospettano al ministro Carrozza estremi rimedi.
Clamorosi sviluppi per la vicenda del concorso a Dirigente scolastico in Lombardia. I dirigenti regionali di due delle maggiori organizzazioni rappresentative dei dirigenti scolastici, DiSAL e ANP, hanno scritto una lettera “Ad oggi gli istituti che dovrebbero andare in reggenza dal prossimo primo settembre sono circa 420”, si legge nella lettera; “questo significa che 840 istituti, su un totale di 1.149, saranno costretti ad essere gestiti da un dirigente ‘a mezzo servizio’, che dovrà correre da una scuola all’altra, spesso anche a distanza di parecchi chilometri, senza peraltro acquisire il diritto di vedersi riconosciuta l’indennità di missione e neanche il rimborso delle spese di viaggio. Nessun’altra regione italiana è chiamata a sopportare una situazione di tale pesantezza”. L’esasperazione è tale che DiSAL sta addirittura promuovendo una raccolta di firme tra i DS in servizio per raccoglierne la disponibilità ad “obiettare alla possibilità di accettare la reggenza nel momento in cui ci fosse inviata, non certo per mancanza di rispetto delle norme e dei nostri doveri professionali dei quali abbiamo già dato abbondante dimostrazione, ma per far presente a tutti la gravità della situazione e l’altrettanto grave urgenza di porvi rimedio dando, come dovuto dalla legge, ad ogni scuola un dirigente scolastico stabile”. Se l’iniziativa avrà successo il Ministero sarà costretto – questo è l’intento dei suoi promotori – ad assumere quelle misure urgenti che finora sono mancate.
Latecnicadellascuola.it - 27/07/2013
“Assunzioni Ata 2012, i sindacati scrivono al Ministro: vanno fatte nell’anno in corso!”
░ Riuscirà, il Governo dei rinvii, a non rinviare ciò che il governo dei Professori pasticciò ? Da quasi un anno, siamo in attesa che si sblocchi la vicenda dei prof “inidonei”. E quella delle assunzioni ATA – in attuazione del provvedimento previsto dal piano triennale (D.I. 3.08.11).
Si torna ancora una volta a parlare delle mancate assunzioni di oltre 5.300 amministrativi, tecnici, ausiliari, relative all’anno scolastico in corso e già stabilite da tempo attraverso un provvedimento interministeriale. L’ancora irrisolta vicenda del personale docenti inidonei, da trasferire in base alla spending review della scorsa estate coattivamente proprio sui posti vacanti del personale Ata – su cui però nel Governo Letta praticamente tutti si sono detti d’accordo nel voler cancellare….Dopo aver ricordare che c’è l’esigenza che anche “le nomine ATA siano fatte nell’anno in corso”, i leader dei maggiori sindacati della scuola italiana chiudono ricordando al Miur che “occorre fare presto: il ritardo con cui si sta procedendo potrebbe incidere negativamente su tutte le procedure di avvio dell'anno scolastico e sta alimentando un clima di sfiducia e di diffidenza”. Due sentimenti negativi che però, a questo punto, anche le speriamo prossime assunzioni difficilmente dissiperanno.
l’Unità - 15/07/2013
“I giovani italiani nell'Europa a due velocità”
░ La spesa pubblica per l'istruzione e la formazione è, in Italia, sotto la media europea; da ciò le difficoltà dei nostri giovani rispetto ai competitor coetanei europei. Di Carlo Buttaroni - Presidente Tecnè.
Nell'Europa dei 27, l'Italia è terza per quanto riguarda la quota dei Neet, i giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in percorsi formativi. Un primato negativo che ci vede preceduti solo da Bulgaria e Grecia. Un Paese, il nostro, a fondo scala anche per quanto riguarda la classifica sull'istruzione universitaria, nel gruppo di testa per l'abbandono scolastico e qui ultimi in merito alle competenze matematiche dei nostri studenti….. Nonostante tutto, i talenti nostrani continuano a essere esportati in tutto il mondo. I dati Oecd fissano in 300 mila gli italiani di cultura elevata che hanno lasciato il Paese ottenendo successo all'estero. Ma resta sempre e comunque una contabilità negativa. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha stimato in circa cinque miliardi di euro il prezzo che l'Italia paga per la diaspora dei migliori e dei più competitivi… . E svela un problema centrale: dopo aver creato un'etica del lavoro e dopo avere sottomesso ogni ambito a quello economico, i giovani si trovano di fronte alla prospettiva di una società senza lavoro, dove prevale la tendenza a spostare sempre più avanti la soglia dell'indipendenza economica. Una dilatazione forzata che prolunga in modo talvolta paradossale il tempo della giovinezza, fino a far sfumare i limiti di ciò che è chiamata post-adolescenza. Il risultato è una massa di «quasi-adulti», bloccati nel passaggio tra il non-più e il non-ancora. I giovani non hanno scelto di non crescere, ma vi sono costretti perché privati di ogni autonomia e autodeterminazione. …
L'Europa si sta muovendo con determinazione. Lo scorso 22 aprile la Commissione Europea ha approvato lo Youth Guarantee…. ha fatto appello ai singoli Stati membri affinché s'impegnino a garantire, a tutti i cittadini sotto i 25 anni di età, un'offerta qualitativamente valida di lavoro, il proseguimento degli studi o l'accesso a un percorso formativo entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'interruzione del percorso di studi…. La risposta dell'Italia non deve farsi attendere se vuole iscriversi nel gruppo dei Paesi competitivi. E la chiave strategica da utilizzare è quella della formazione….
ItaliaOggi - 16/07/2013
“Dirigenti, terremoto giustizia”
░ Il concorso a dirigente scolastico procede perigliosamente in varie regioni. Per le mancate nomine entro agosto, occorrerà ricorrere a d.s. reggenti. (di Alessandra Ricciardi).
In Lombardia, ricorrezione degli scritti e nuovi orali, 355 posti. L'Abruzzo ha visto annullare la graduatoria definitiva, 68 nomine pronte. Calabria, scritti sospesi, 108 posti. In Campania sono in attesa di sapere se ci saranno gli orali: a gara 224 incarichi. La Toscana ha 112 neodirigenti nominati, ma la sentenza di merito è prevista per novembre e chissà come finirà. Il Molise ne conta solo 16 di nomine da fare, ma pure qui il concorso è stato annullato. Il Lazio con i suoi 215 nuovi presidi potrebbe invece farcela, ma le code giudiziarie potrebbero anche rivelare sorprese. A conti fatti, oltre il 40% degli incarichi a preside, messi a concorso nel 2011 attraverso procedure regionali, oggi è in bilico sotto la spada di Damocle della giustizia amministrativa. Vizi formali e meno, buste troppo trasparenti in cui sono stati inseriti gli elaborati, presidenti di commissioni che non erano presenti ai lavori, incompatibilità manifeste... Consiglio di stato e Tar hanno evidenziato nella selezione di 2.386 dirigenti errori e superficialità dell'amministrazione scolastica che danneggiano anche quanti hanno superato con impegno e buona fede le prove. Quando infatti si annullano prove o graduatorie, non c'è più certezza per nessuno. Gli oltre 400 candidati lombardi che hanno superato gli scritti, da ricorreggere dopo la sentenza del Consiglio di stato, chiedono ora a gran voce al ministro dell'istruzione, MariaChiara Carrozza, un decreto che faccia salve le loro posizioni. Quello che è certo è che la continuità è a rischio e che all'inizio del nuovo anno, mancando i dirigenti titolari, ci sarà un ricorso di massa alle reggenze, con presidi a mezzo servizio su più sedi.
Il Messaggero - 16/07/2013
“Scuola, la musica è finita”
░ Alessia Camplone segnala la disaffezione degli utenti dei conservatori, ma anche segnala possibili nuove prospettive.
I Conservatori di musica, davanti ai quali un tempo si faceva la fila per iscriversi, ora si stanno svuotando. Un’inversione di tendenza inaspettata. Sono sempre di meno gli studenti che decidono di dedicarsi allo studio di uno strumento. E così l’Italia sembra mettere da parte la sua cultura musicale, dando l’immagine di un Paese che abbandona una delle sue tradizioni migliori. Secondo i dati ufficiali più recenti del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (relativi all’anno accademico 2011/2012) gli alunni iscritti complessivamente nei Conservatori sono 42.386, mentre i diplomati sono stati 4.826. Sensibilmente in calo rispetto all’anno precedente. Ma i numeri non danno ancora la dimensione esatta della realtà. Perché ad attutire la fuga dai Conservatori incidono i corsi di primo e secondo livello e i pre accademici… Corsi rivisti con la riforma del 1999. Lanciata e non ancora portata a completamento. I Conservatori sono 54 in Italia, ai quali si aggiungono 21 gli istituti musicali pareggiati… A registrare il maggior calo di iscrizioni sono soprattutto i corsi classici. Va meglio per i corsi di jazz, di musica antica e, da quest’anno, di didattica della musica. Ma come mai questa inversione di tendenza nelle "vocazioni" musicali? Diverse le cause. Dalla crisi economica e dalla mancanza di prospettive occupazionali. «Si avverte una contrazione legata anche alla confusione per il riconoscimento dei titoli - osserva Benedetto Lupo, pianista di successo e insegnante al Conservatorio di Monopoli -. C’è una riforma che è stata calata dall’alto e non è stata mai portata a termine. Occorre una riflessione culturale ampia. La musica fa bene alla vita. Porta ad avere una pluralità di pensiero». Una politica più attenta. Non solo. «Creiamo scuole civiche dove i bambini possono iniziare a suonare fin da piccoli – propone Lupo che da settembre insegnerà presso l’Accademia di Santa Cecilia, a Roma - E poi occorre un approccio strutturale all’insegnamento e meno scolastico». Dedicarsi alla musica negli studi è percepita come una scelta elitaria. Ma la realtà è diversa. «Abbiamo ancora l’idea che chi esce dal Conservatorio debba per forza diventare un solista o un orchestrale – chiarisce Pitocco -. Ma i saperi musicali sono molto flessibili e una solida base di preparazione aiuta anche altre professioni di settore. Pensiamo a chi si occupa di acustica o a chi lavora nell’ambito della registrazione». C’è un mondo professionale che aspetta diplomati con una preparazione d’eccellenza nella musica….
Il Messaggero - 17/07/2013
“Il responso dei test Invalsi e il declino dei numeri”
░ L’autorevole parere di Giorgio Israel: spiega le ragioni del declino dell’efficacia didattica nell’insegnamento della matematica.
Non servivano i dati Invalsi (il 50% degli studenti ha sbagliato i test) per sapere che la matematica è la bestia nera della scuola italiana. In realtà, le cose vanno male ovunque per il diffondersi di approcci didattici che, affastellando le innovazioni, hanno oscurato il senso della disciplina…. A forza di riforme a metà e sperimentazioni, non c'è più un sistema coerente. Triste esito per un Paese che ha avuto un Federigo Enriques, grande matematico e grande cultore dell'insegnamento, i cui manuali hanno plasmato generazioni. L'Italia si trovò, all'indomani dell'unità, senza un sistema d'istruzione e i matematici furono in prima fila nel costruirlo: nell'arco di un trentennio un Paese che non esisteva sulla scena della scienza mondiale divenne la terza potenza matematica, dopo Germania e Francia. Per la matematica il riferimento fu l'opera massima della scienza greca e occidentale: gli Elementi di Euclide, modello del ragionamento matematico fondato sul rigore logico e sull'intuizione geometrica. Che questo approccio abbia funzionato è indiscutibile, come lo è che dovesse essere riformato, soprattutto introducendo gli sviluppi del pensiero matematico legati allo studio del mondo fisico. Ma gli estremismi sono nefasti nella scienza non meno che altrove. Negli anni Sessanta un influente gruppo di matematici francesi lanciò lo slogan furente «Abbasso Euclide!» (che ebbe larga eco e ferventi sostenitori, come il pedagogista Jean Piaget), e propose di centrare l'insegnamento sulle "strutture" astratte e la teoria degli insiemi. La geometria doveva essere spazzata via e ridotta all'algebra. I buoni manuali non dovevano contenere figure. La riforma fu implementata in Francia, seguita in molti Paesi e si risolse in un disastro. Il celebre matematico russo Vladimir Arnold diceva ironicamente che se si fosse chiesto a un bambino francese quanto fa 2 + 3 non avrebbe risposto 5 bensì «3 + 2 perché l'addizione è commutativa». In Francia si tornò indietro di corsa. Da noi non si torna mai indietro: si rappattuma. Così, all'infatuazione degli anni Sessanta e Settanta seguirono revisioni che hanno lasciato pessime eredità: la mania di infliggere fin da piccoli la teoria degli insiemi (inutile al livello scolastico), l'idea sbagliata che la matematica si identifichi con la logica, l'ossessione per le regole e le definizioni. … Cosa è rimasto del vecchio approccio geometrico? Brandelli che aggravano l'incoerenza del panorama. Inoltre, nella logica da bricolage delle nostre "riforme" i correttivi si sono sommati ai correttivi. Riassumerei uno di questi nello slogan: "andiamoci piano". Il bambino non deve sentir parlare di numeri e figure prima dei 6 anni e, per altri due anni, evitare i numeri grandi: una disastrosa «didattica della paura». Un altro correttivo è la "concretezza": proporre tante applicazioni, esempi "divertenti", senza una visione unificante. Il risultato alimentato dall'introduzione massiccia di test e dell'insegnamento rivolto al superamento dei test riduce la matematica a un sistema per risolvere enigmi e rompicapi. Il tratto comune è: alla larga dai concetti e dalle visioni organiche. Ma la matematica è ben altro. È la scienza più antica che, come tale, ha relazioni con ogni ambito della conoscenza e tocca tutte le questioni teoriche e pratiche da sempre al centro dei pensieri umani. Solo facendo comprendere questo, «restituendo la matematica alla cultura», esplorando l'affascinante tematica del numero e del continuo geometrico, è possibile destare interesse e affrontare l'analfabetismo matematico…..
latecnicadellascuola.it - 18/07/2013
“Docenti inidonei: tutti d'accordo, ma non si trovano i soldi”
░ Anche le Commissioni Cultura e Lavoro della Camera ritengono che la questione dei docenti inidonei debba essere risolta al più presto.
La discussione sulla questione del transito dei docenti inidonei nei ruoli del personale Ata prosegue senza sosta in Parlamento. Finora le prese di posizione a favore della cancellazione delle disposizioni contenute nell’art. 14 del D.L. 95/2012 sono state numerose…. La sensazione però è che si stia facendo “melina” perché a conti fatti i numeri sono più o meno sempre gli stessi da un anno a questa parte.
Il punto di tutta la questione è, come sempre, di natura finanziaria e Rossi Doria ha confermato che la copertura necessaria è esattamente quella già indicata dal sottosegretario Toccafondi durante un suo intervento alla Commissione Cultura del Senato: 114,31 milioni per il 2013, 110,09 milioni per il 2014, 105,86 milioni per il 2015, 101,63 milioni per il 2016 e 97,41 milioni a decorrere dal 2017… Per ora, come ha sottolineato Gianni Melilla (SEL), siamo sempre fermi alla dichiarazioni di intenti mentre sarebbe il caso che il Governo assumesse finalmente una posizione chiara spiegando in che modo intenda individuare la copertura finanziaria per risolvere il problema.
Scuola oggi.org - 18/07/2013
“Scuole senza dirigenti, intervenga il governo”
░ Scomoda, sempre più scomoda la funzione professionale dei dirigenti scolastici: l’autonomia scolastica somiglia sempre più ad un miraggio, gli accorpamenti da dimensionamento li costringeranno a sdoppiarsi per lo meno, in veste di reggenti (il terzo anno consecutivo per quasi 2 mila istituzioni), e adesso si aggiunge la perigliosa navigazione (in Molise, Abruzzo, Campania, Calabria, Toscana, Lombardia) del concorso bandito nel 2011 (di Pippo Frisone).
In questi giorni sono stati resi noti i dati riguardanti gli organici dei Dirigenti Scolastici. I dati risultano ancor più allarmanti se legati al contenzioso ancora aperto sui concorsi del 2011. In Lombardia che ha il più alto numero di istituzioni scolastiche, il CdS ha parzialmente annullato il concorso che deve ripartire dalla correzione dei mille elaborati. Un altro anno sprecato ! Altra grande regione in bilico è la Campania. Qui il Cds non si è ancora pronunciato. E ancora, il Molise rinviato a ottobre e la Toscana, i cui esiti si conosceranno a novembre. Nonostante il recente dimensionamento delle unità scolastiche che le ha ridotte a 8.636, di cui ancora 589 sottodimensionate, i posti vacanti privi di dirigenti a livello nazionale all’1.9.13 risultano 1.124. La Lombardia è la regione che registra i dati più preoccupanti. Qui, dopo una cura da cavallo imposta dalla regione, le istituzioni scolastiche si sono ridotte a 1.151 di cui 33 sottodimensionate e 20 CPIA. Nelle 1.118 scuole normodimensionate rimangono in servizio 726 dirigenti scolastici, di cui 49 trattenuti in servizio a riequilibrare i 49 pensionamenti. I posti in organico in Lombardia che restano vacanti al 1.9.13 sono 392 di cui 355 sono quelli messi a concorso. A questi posti vanno aggiunti 33 delle scuole sottodimensionate nonché le disponibilità annuali che deriveranno da comandi, distacchi, aspettative, estero ecc… che porteranno l’emergenza a ben oltre i 400 posti! Una vera e propria emergenza, non solo in Lombardia ma a livello nazionale, risultando 1.124 le scoperture dei posti al 1.9.13 , cui vanno aggiunti 589 posti dalle scuole sottodimensionate e le ulteriori disponibilità annuali ! Ora far partire per il terzo anno consecutivo quasi 2 mila istituzioni scolastiche senza una dirigenza autonoma, non può non interrogare il governo, chiamato non solo a risolvere i problemi dei concorsi e del reclutamento dei dirigenti ma anche a garantire un regolare funzionamento di tutte le istituzioni scolastiche. L’istituto della reggenza per scuole oramai dimensionate e complesse, con almeno mille alunni e circa duecento dipendenti, non può essere, ancora una volta, l’unica risposta che dà l’Amministrazione a quella che è diventata una vera e propria emergenza nazionale…. Il Governo faccia ripartire i concorsi , riapra con un provvedimento d’emergenza, magari limitato a un anno, gli incarichi di presidenza oppure dia al Direttore regionale la facoltà di affidare l’incarico ( fiduciario ) al personale docente, risultato idoneo nei concorsi bloccati. Estrema ratio, ridia l’esonero totale ai docenti vicari….
lastampa.it - 19/07/2013
“Camerino, Università gratis alle matricole figlie della crisi”
░ Per una volta, ai giovani non si riservano chiacchiere. Un rettore mi mette in gioco per gli studenti: per agevolarli economicamente utilizzerà fondi Ue accantonati. Nessuna novità, invece, dal Governo, che le fasce d’età da aiutare se le fa dire dalla UE (quelli sopra una certa età converrebbe cancellarli all’anagrafe !); e aspettiamo ancora che il Governo prenda iniziative per la ventilata “staffetta generazionale.
Al diavolo le tasse, il futuro non può - e non deve – pagare la crisi. Negli ultimi dieci anni le immatricolazioni universitarie sono crollate, di pari passo con le risorse destinate a borse di studio, alloggi e mense scolastiche: il taglio ai fondi statali in programma per i prossimi tre anni supera il 90 per cento. Se nulla cambia, l’università per tutti non sarà che uno sbiadito ricordo. Flavio Corradini, rettore dell’università di Camerino, è il primo a invertire la rotta: l’ateneo marchigiano ha deciso che le matricole con uno o entrambi i genitori in cassa integrazione, mobilità o che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno, a settembre non pagheranno le tasse. «Dobbiamo superare questo momento e dobbiamo farlo tutti insieme. Dobbiamo capire che o vinciamo tutti, o perdiamo tutti – commenta il rettore -. Ognuno deve fare la propria parte, dare il suo contributo, anche se piccolo». Detto, fatto. Oltre a un voto di maturità superiore a novanta centesimi, per avere diritto all’esenzione gli studenti devono essere residenti nell’area tra Macerata e Fabriano, tra i territori più colpiti dalla crisi. Basta pensare alla Indesit, che, salvo colpi di scena, chiuderà lo stabilimento di Melano, lasciando a casa più di 400 persone. Nelle Marche solo nell’ultimo anno sono scomparsi più di novemila posti di lavoro, la disoccupazione è schizzata ben oltre il dieci per cento e i dati su cassa integrazione e mobilità sono da record: l’anno scorso le domande di mobilità o sussidio presentate all’Inps sono state più di novantamila. Senza poter contare su uno stipendio sicuro, le rinunce si fanno sempre più dolorose. «Sono sempre di più le famiglie che non possono permettersi l’università per i figli – continua Corradini -. Questo è un danno enorme non solo per i ragazzi, ma anche per il nostro territorio: se perdiamo le nuove generazioni, tra qualche anno non avremo più nessuna possibilità di uscire dalla crisi. Non è stato facile, ma per fortuna siamo riusciti ad accantonare delle riserve con i fondi europei a disposizione delle università». L’università di Camerino ha inoltre messo a disposizione delle nuove matricole dieci borse di studio da 2.400 euro, sempre assegnate agli studenti più meritevoli e residenti nel fabrianese e maceratese. Un’altra iniziativa per aiutare chi ha le capacità, ma non i mezzi per continuare a studiare. …
www.tuttoscuola.com - 18/07/2013
“Carrozza: Meno ingressi? Colpa della Fornero”
░ Al videoforum di Repubblica TV, la Ministro fornisce risposte di tal guisa: 1. Saranno tutti assunti i vincitori del concorso a cattedra che volge al termine ? Risposta: “Mi auguro di si… Ci sono stati problemi perché i compensi per chi è in commissione sono molto bassi… Non appena sarà possibile immetteremo 15mila dipendenti… il concorso ha validità 3 anni e potranno essere assunti successivamente”. 2. Altro canale d'ingresso di cui bisognerà capire il destino è quello dei corsi Tfa. Risposta: "Cercheremo di dare risposte anche a loro, capisco la loro preoccupazione". - Gentilissima Ministro, non è improbabile che anche chi passa per caso nei pressi del bianco palazzone di Viale Trastevere capisca la preoccupazione; non ha la sensazione di essere stata presa tra l’incudine e il martello ? Passa per caso nei pressi, oppure è stata presa tra l’incudine e il martello ? Ci sembra di rivedere Profumo (ma senza sorriso gommoso), tali e tante sono le analogie programmatiche, e ora anche quella di ridurre di un anno il percorso di studi dell’istruzione secondaria di secondo grado. Intravedo una regia unica ! Poi, nell’intervista, la ministro fa un accenno alla necessità che gli studenti universitari si diano una massa: non devono arrivare a 25 anni senza aver fatto nemmeno un giorno di lavoro ! Frase che ci ricorda vagamente la tirata di Michel Martone sugli “sfigati”. Gentile Ministro, senza aver fatto nemmeno un giorno di lavoro ci arrivano a 40 anni, i giovani figli del popolo. "Sì a settembre, vediamo". (Leonardo MAIORCA)
Concorsone per i nuovi insegnanti scolastici al centro del videoforum di Repubblica Tv con il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza. "Verrano tutti assorbiti i vincitori? Mi auguro di si - ha esordito il ministro -. le selezioni sono in corso, alcuni più avanti. Ci sono stati problemi perché i compensi per chi è in commissione sono molto bassi, nonostante avessimo chiesto di assorbirli". Resta capire quanto saranno i nuovi docenti alla partenza del prossimo anno scolastico. "Non appena sarà possibile immetteremo 15mila dipendenti -, 50% dalle graduatorie, 50% dal concorso". Numeri più bassi delle previsioni iniziali. "Anche se il concorso ha validità 3 anni - precisa il ministro - e potranno essere assunti successivamente". "La diminuzione è dovuta alle conseguenze della riforma Fornero". Norme che impediscono a molti che avevano già maturato l'età pensionabile, la cosiddetta quota 96, di lasciare. "Abbiamo presentato una proposta di legge a riguardo con la collega Ghizzoni - dice il ministro -, stiamo cercando le coperture per sanare il problema. Molte persone classe 52' sono costrette a rimanere in servizio al di là della loro volontà". Altro canale d'ingresso di cui bisognerà capire il destino è quello dei corsi Tfa. Chi li ha frequentati lamenta i costi elevati dei corsi, a fronte di un futuro ugualmente incerto: "Cercheremo di dare risposte anche a loro - promette il ministro -capisco la loro preoccupazione"…. Tra le criticità del sistema universitario spicca la presenza massiccia di fuoricorso. "Sono contraria a barriere e sanzioni … Anche agli studenti però è richiesto un cambio di mentalità. "Non si può arrivare a 25 anni senza aver lavorato neanche un giorno. Tutti gli universitari devono aver fatto stage ed avere esperienze di tirocini". …. Dopo un insediamento segnato da minacce di dimissioni, poi rientrate, l'intervento del ministero si articola in questa fase su più fronti. "Misure per l'edilizia e la sicurezza scolastica sono all'approvazione in questo momento", per circa 150 milioni di euro. Molto dipenderà dalle altre risorse a disposizione. "Stiamo cercando di trovare finanziamenti ulteriori laddove è possibile. Sicuramente abbiamo l'idea di un pacchetto per la scuola su cui lavoreremo". Arriveranno a settembre? "Sì a settembre, vediamo"…..
Pubblichiamo alcuni articoli sul nuovo rapporto Ocse sulla scuola italiana, secondo il quale l'Italia ha i docenti più vecchi e meno pagati tra quelli analizzati.
www.superando.it/ - 05.07.2013
“Una Mozione alla Camera contro quel blocco delle assunzioni”
░ Un Parere del Dipartimento della Funzione Pubblica ha di fatto bloccato nella Pubblica Amministrazione le assunzioni delle cosiddette “categorie protette”, previste dalla Legge 68/99. L’on. Giulia Di Vita ne ha chiesto al Governo la sospensione, con una mozione alla Camera. La condanna alla quale la parlamentare fa riferimento, nel’interpellanza è quella comminata la settimana scorsa dalla Corte di Giustizia europea: ha dato ragione alla Commissione europea nello stabilire che il governo italiano non adotta tutte le misure idonee a garantire alle persone con handicap un normale percorso professionale; adesso, la U.E potrebbe avviare una procedura di infrazione che potrebbe concludersi con una multa.
«Evitare qualsiasi atto che preveda o consenta la sospensione degli obblighi di assunzione per le Pubbliche Amministrazioni di persone con disabilità, di cui alla Legge 68/99 [“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.], anche nei casi di soprannumerarietà, a partire dal ritiro della Nota, 22 maggio 2013 n 23580, del Dipartimento della Funzione Pubblica». Lo si legge nel il testo della Mozione presentata alla Camera dalla deputata Giulia Di Vita - «Non può una semplice nota del Dipartimento della Funzione Pubblica, interpellata tra l’altro dall’INPS – scrive ancora De Vita nel testo della Mozione -, andare palesemente contro una Legge dello Stato, ovvero la 68/99, che istituisce proprio l’obbligo di assunzione. Si tratta di un grave attacco ai diritti fin qui conseguiti e il segno della spasmodica ricerca di tagli, che finiscono sempre con il danneggiare le fasce più deboli della popolazione piuttosto che proteggerle». «Tra l’altro – conclude la parlamentare – la Corte di Giustizia Europea ha già bocciato l’Italia proprio per le insufficienti misure adottate circa l’inserimento lavorativo delle persone disabili: un passo più falso di questo non poteva proprio essere fatto. Invitiamo pertanto il Governo ad attivarsi per la revoca della sospensione, chiarendo inoltre le responsabilità del caso».
www.superabile.it – 6 luglio 2013
“Una persona su tre assiste regolarmente un familiare”
░ I dati di "Cresce il welfare, cresce l'Italia": oltre 15 milioni uomini e donne tra i 15 e i 64 anni sono impegnati nel lavoro di cura per bambini e anziani; in aumento, congedi retribuiti e permessi lavorativi
…Solo riferendosi agli assicurati Inps, la spesa per congedi è passata dai 136 milioni del 2009 ai 344 del 2011. Quella per i permessi, parallelamente, è passata da 487 a 648 milioni. … Sono soprattutto le donne (8,4 milioni) a farsi cura del carico assistenziale, soprattutto nella fascia d'età tra i 35 e i 44 anni, con effetti negativi sulla partecipazione al mercato del lavoro. Secondo l'Istat sono 240 mila le donne occupate che optano per il part-time per carenza di servizi all'infanzia. Altre 489 mila sono le disoccupate che non trovano un impiego per mancanza di conciliazione. Un altro milione lavorerebbe se potesse bilanciare meglio il tempo dedicato alla cura dei familiari. D'altra parte, i dati confermano che l'aiuto familiare è quello su cui le persone con limitazioni funzionali contano più spesso: il 55% riceve aiuti solo da familiari, mentre è marginale la quota di chi fruisce di aiuti da parte di personale a pagamento (7,8 per cento). Per il lavoro di cura privato, la spesa delle famiglie, nel 2009, è stata di 9,8 miliardi, contro i 7,1 miliardi di euro dell'intera spesa sociale dei Comuni singoli e associati registrata nello stesso anno.
latecnicadellascuola.it - 07/07/2013
“Sua maestà britannica affida la scuola statale alla chiesa”
░ Il governo inglese ha stipulato un accordo con la chiesa anglicana che potrà dirigere (ma preservandone il carattere laico) le scuole statali.
Il ministro dell’Educazione inglese Michael Gove… ha giustificato così l’accordo: “La Chiesa fa un lavoro stupendo per innalzare gli standard educativi del paese e fornire ai ragazzi un ambiente sicuro e amorevole. Io però vorrei di più, vorrei che la Chiesa recuperasse lo spirito della sua missione educativa che c’è stata durante l’epoca vittoriana. Per cui mi piacerebbe che aiutasse le scuole, soprattutto quelle che accolgono i più poveri, a raggiungere l’eccellenza”. …La Chiesa anglicana ha 4.577 scuole sparse per il paese, che rappresentano spesso l’eccellenza educativa inglese. L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, salutando positivamente l’accordo, ha dichiarato anche: “ È ovvio che buone scuole aiutano a produrre una forza lavoro ben educata ma la visione cristiana è più vasta. Pone il ragazzo al centro di un quadro più ampio, che gli consente mentre impara di affrontare le sfide che la vita e la cultura pongono oggi”.
larepubblica.it - 08/07/2013
“Primi tagli: ai disabili… Riuscirà Letta ad evitarli?”
░ Luca Pancalli, assessore agli Stili di vita del Comune di Roma, e presidente del Comitato italiano paralimpico ha protestato per i tagli ai finanziamenti per lo sport.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha tagliato il contributo 2013 del Cip di oltre 700mila euro. Si tratta, come è stato specificato in serata, di tagli effettuati dai precedenti governi. Pancalli ha subito protestato: "Sono sconcertato, è a rischio l'attività internazionale e la preparazione della Squadra per …. i prossimi Giochi Paralimpici Invernali di Sochi 2014. Mi sono immediatamente attivato perché si stabilisse un contatto diretto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Sottosegretario all'Economia, al fine di individuare, quanto prima, una soluzione alternativa a quella comunicatami, allo scopo di preservare l'attività di un'organizzazione che, nello sport, ha sempre visto la chiave per l'inclusione e l'integrazione di milioni di persone nella società civile". Il Governo ha poi emanato il seguente comunicato: "In merito alla notizia circolata nel pomeriggio sul taglio dei fondi destinati al Comitato Italiano Paralimpico, la Presidenza del Consiglio comunica che la suddetta riduzione è frutto di un taglio lineare conseguente a una diminuzione di spesa disposta prima dell'insediamento di questo esecutivo. Tuttavia, il governo sta procedendo, mediante il reperimento di forme compensative di riduzione, all'immediato e definitivo ripristino del finanziamento dei fondi destinati al Comitato…”
Il corriere della sera - 08/07/2013
“Il prof con il curriculum taroccato che giudica gli aspiranti colleghi”
░ Succede negli atenei; e non sfugge all’occhio attento di Gian A. Stella
Accettereste d'essere giudicati da un professore che per entrare in commissione e giudicare voi ha presentato un curriculum taroccato? Mai, direte. Eppure è quanto sta accadendo agli aspiranti docenti universitari, ordinari e associati, di Storia moderna. Non solo: sullo scandalo è stata messa una pezza ancora più strabiliante. Il permesso al taroccatore, udite udite, d'aggiustare quel curriculum retroattivamente. Teatro della storia, Messina. Dove l'ateneo, già al centro di mille polemiche e scosso ieri dagli arresti per gli «esami facili» e le rivelazioni sulle interferenze della ‘ndrangheta, era stato sconvolto anni fa perfino da un delitto, l'uccisione a colpi di lupara del professore Matteo Bottari. Un omicidio seguito da inchieste arroventate e dalla definizione della città peloritana come di un «verminaio». Tutto comincia quando, nel tentativo di lasciarsi alle spalle le sconcezze di certi concorsi del passato quando i baroni più spregiudicati potevano mettere in cattedra figli, mogli, cognati, famigli e somari, viene tentata la strada di commissioni nazionali delegate non ad assegnare le cattedre ma a valutare gli aspiranti professori. I quali, una volta abilitati, avranno il diritto a partecipare ai vari concorsi in questa o quella materia in questo o quell'ateneo…. Tra i 54 aspiranti membri della commissione per l'abilitazione in Storia moderna, c'è anche Angelo Sindoni, ordinario di Storia moderna all'Università di Messina dal 1986….
Il curriculum è lungo lungo: 53 pubblicazioni principali…. Saverio Di Bella, già docente dell'Ateneo messinese…. spedisce una lettera velenosissima all'allora ministro Francesco Profumo: quel curriculum è almeno in parte taroccato…. La faccenda finisce nelle mani dell'Anvur, l'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. La quale, sia pure sospirando, non può che prendere atto di come alcune pubblicazioni inserite nel curriculum vitae del commissario Sindoni, effettivamente, non siano mai state pubblicate. Nonostante fosse annotato nel documento perfino il numero isbn (International Standard Book Number) cioè di codice di 13 cifre usato internazionalmente per classificare i libri e rintracciarli poi nelle varie biblioteche. ….
Pensa e ripensa, l'Anvur decide di lasciare le cose come stanno perché, in fondo in fondo, i titoli portati da Angelo Sindoni a sostegno della propria candidatura sarebbero stati sufficienti anche senza quelle pubblicazioni fantasma…. Diamo per scontato che sia tutto corretto… Ma resta la domanda iniziale. Dopo decenni di sospetti e polemiche su concorsi universitari troppe volte finiti con la promozione di candidati stupefacenti era davvero il caso, eticamente e politicamente, di imporre agli aspiranti docenti di Storia moderna di farsi esaminare da un professore che si è fatto beccare con le dita nella marmellata ?...
Il Messaggero - 08/07/2013
“Abbandono scolastico, lascia uno studente su cinque”
░ Quello della dispersione è un fenomeno dove l’Italia ha un primato tristemente negativo. La conferma arriva dagli ultimi dati del Ministero.
Vanno via in silenzio. Lasciano quasi sempre senza dire nulla. I maschi abbandonano più delle donne. Lasciano al sud più che al nord. Sono gli “early school leavers”, studenti che abbandonano precocemente la scuola. Non studiano più. E molto spesso nemmeno lavorano. Quello della dispersione è un fenomeno dove l’Italia ha un primato tristemente negativo. La conferma arriva dagli ultimi dati del Ministero dell’ istruzione, dell’università e della ricerca (il Miur). Seguono di pochi giorni le statistiche dell’Ocse. I dati del Miur, per il 2012, mettono il nostro Paese in quart’ultima posizione in Europa… Quasi un alunno su cinque, tra le medie e le superiori, lascia la scuola. La dispersione, infatti, si attesta in Italia al 17,6% (18,2 % nel 2011) contro una media Ue del 12,8% (13,5%). Il divario con il dato medio europeo è più accentuato per i maschi (20,5% contro 14,5%), in confronto a quello delle donne (14,5% contro 11%)…. Anche nelle aree più industrializzate e sviluppate, nelle regioni caratterizzate da un mercato del lavoro ad ingresso più facile e in cerca di mano d’opera meno qualificata: è qui che una larga fetta dei ragazzi trova più allettante la prospettiva di rinunciare agli di studi per entrare subito nel mondo del lavoro. Continue assenze, voti costantemente molto bassi, cambiamenti ripetuti di istituto: i sintomi che molto spesso portano alla dispersione. Un fenomeno che per gli esperti è prevedibile. Secondo le stime dello stesso ministero dell’istruzione nell’anno scolastico 2011/2012 il numero degli alunni “a rischio di abbandono” è di circa 3.400 ragazzi per la scuola secondaria di I grado (pari allo 0,2% degli alunni iscritti) e a quasi 31.400 per le scuole superiori. ….
Italiaoggi – 09/07/2013
“Docenti inidonei, tenerli costa. Oltre 100 milioni per evitare il passaggio tra gli Ata”
░ Nicola Mondelli fa il punto sulla questione dei docenti inidonei per motivi di salute a svolgere la funzione docente (la più vergognosa, a memoria nostra), e scopre che il MIUR è in confusione perfino sui numeri.
Torna in alto mare la speranza degli insegnanti permanentemente inidonei di evitare il passaggio forzoso tra gli assitenti del personale Ata. Ragioni di bilancio rendono complicato, se non impossibile, che la norma sul trasferimento possa essere cassata. Per abrogare quelle disposizioni o anche solo per rinviarne l'applicazione…. bisogna trovare risorse finanziarie che coprano i mancati risparmi di spesa che sarebbero derivati dal transito nei ruoli Ata del personale interessato. É quanto ha dichiarato il sottosegretario all'istruzione, Gabriele Toccafondi, nel corso della seduta della settima commissione del Senato tenutasi il 2 luglio, dopo aver riferito sul numero del personale interessato al problema e sull'entità dei risparmi di spesa che sarebbero derivati dall'applicazione delle disposizioni di cui all' art. 14 del decreto legge n. 95/2012, convertito dalla legge n. 135/2012, la cosiddetta spending review. Relativamente ai risparmi di spesa il sottosegretario ha ricordato che quelli stimati per il passaggio nei ruoli Ata di 3.565 docenti permanentemente inidonei, di 800 docenti temporaneamente inidonei e di 900 docenti titolari delle classi di concorso C.999 e C. 555, peraltro già inseriti nei saldi di finanza pubblica, ammontano a 114,31 milioni di euro per 2013, a 110,09 per il 2014, a 105,86 per il 2015, a 101,63 per il 2016 e a 97,41 a decorrere dal 2017. I mancati risparmi di spesa previsti per il 2013 sono stati coperti attingendo al Fondo per la valorizzazione dell'istruzione scolastica, universitaria e dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, fondo iscritto nello stato di previsione del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a decorrere dal 2012. L'ammontare di risorse residue nel Fondo potrebbe essere nullo, salva più favorevole certificazione a cura del ministero dell'economia, in attuazione del contratto collettivo nazionale siglato in data 13 marzo 2013….. Sul numero dei docenti coinvolti, espressamente richiesto al governo dai membri della 7^ Commissione, quelli che sono stati forniti al sottosegretario dagli uffici del ministero dell'istruzione non corrispondono all'ultima rilevazione fatta dal Miur e datata 11 marzo 2013. Quest'ultima indicava essere 3.084 i docenti inidonei, 460 i docenti titolari sulla classe C.999 e 28 quelli titolari sulla C.555, per un totale di 3.572. Il numero e la composizione fornita dagli stessi uffici al Sottosegretario indicano, invece, un totale di 5.265 docenti. Ma i numeri esatti quali sono ? …
Italiaoggi – 09/07/2013
“Nuova infornata di prof abilitati”
░ Carlo Forte e Alessandra Ricciardi focalizzano il problema “precariato”: con i “Percorsi Formativi Abilitanti Speciali”, saranno abilitati 80 mila aspiranti docenti, che vanno a sommarsi agli oltre 220mila iscritti nelle G.E. (i due giornalisti sottostimano il numero). E i posti di lavoro ? Per inciso, segnaliamo che, così data da certa stampa, la notizia delle prossime 80mila abilitazioni, c’è chi l’ha intesa come creazione di posti di lavoro nuovi….
La novità è contenuta in un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale serie generale n.155 del 4 luglio scorso, che entrerà in vigore il 19 luglio prossimo. A partire da quella data gli interessati potranno produrre domanda, utilizzando la procedura via web che sarà attività dal ministero dell'istruzione. É prevista anche l'emanazione di un decreto dirigenziale che recherà la normativa di dettaglio. L'accesso ai corsi abilitanti sarà riservata ai precari che potranno vantare 3 anni di servizio, ma fino al 2011/2012, di cui almeno uno nella disciplina oggetto del corso, anche se abilitati in altre discipline. Non è previsto il superamento di prove di accesso e, secondo quanto risulta a Italia Oggi, per fare fronte alle richieste (che potrebbero raggiungere quota 80mila) gli aventi titolo a partecipare saranno classificati secondo l'anzianità di servizio. Tale criterio servirà a definire gli scaglioni che saranno gradualmente avviati alla frequenza dei corsi. Il tutto però senza che ci sia chiarezza sui posti disponibili per le future assunzioni. Dopo gli annunci del ministro dell'istruzione, Maria Chiara Carrozza, relativi a 15 mila nuove immissioni in ruolo a settembre e 44 mila nel successivo triennio, grazie al turn over, non sono giunti atti concreti. Ma non solo. La disponibilità dei posti indicati, circa 15 mila all'anno, si rivela comunque largamente insufficiente se confrontata con il fabbisogno occupazionale della categoria dei docenti precari abilitati, oggi a quota 150 mila. Categoria destinata a crescere ulteriormente proprio grazie ai corsi riservati che stanno per partire. …. Il decreto sui corsi riservati tra l'altro sbarra la strada ai docenti di ruolo. Di fatto precludendo una ricollocazione professionale per i circa 9mila insegnanti in esubero sulla propria classe di concorso e che potrebbero abilitarsi su altri classi per le quali c'è carenza di prof…. La preclusione appare ancora più stridente se si pensa che molti docenti in esubero sono stati e saranno ricollocati secondo i titoli di studio posseduti e a prescindere dal possesso dell'abilitazione, così come indicato dall'art. 14, comma 17 del decreto legge 95/2012. Quanto al contenuto del decreto sui corsi riservati, il dispositivo prevede che fino all'anno accademico 2014-2015 gli atenei e le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica dovranno istituire ed attivare percorsi abilitanti speciali finalizzati al conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado e analoghi percorsi dovranno essere organizzati per la scuola dell'infanzia e primaria. Potranno partecipare i docenti non di ruolo che abbiano maturato, a decorrere dal 1999/2000 fino al 2011/2012 incluso, almeno tre anni di servizio in scuole statali, paritarie o nei centri di formazione professionale….
Corrieredellasera.it – 10/07/2013
“Il paese che preferisce le lavatrici ai libri”
░ Gian Antonio Stella segnala una conseguenza paradossale della normativa sull’Ecobonus: Saranno penalizzati i testi scolastici con allegati: i soldi necessari per gli incentivi a chi rottami gli elettrodomestici saranno recuperati anche quintuplicando l'Iva sugli allegati alle pubblicazioni. Compresi i manuali dalla scuola d'infanzia all'università.
Sia chiaro: nessuno mette in discussione la scelta degli «Ecobonus» varati dal governo per le ristrutturazioni edilizie e l'efficienza energetica allargatati agli elettrodomestici, ai condizionatori, alle caldaie e alle pompe di calore. Dio sa quanto c'è bisogno, in questi momenti, di provvedimenti che stimolino una ripresa. Il guaio è che per rastrellare i denari indispensabili per concedere questi incentivi… è stato deciso di portare dal 4 al 21%, a partire dal 1 gennaio prossimo, l'Iva sulle «opere culturali (contenuti digitali, musica, audiovisivi) veicolate in abbinamento alle pubblicazioni librarie e periodiche»…. Nel settore librario ciò significa colpire soprattutto i contenuti digitali innovativi allegati ai libri. I prodotti più colpiti sono i libri educativi (libri scolastici, universitari, sussidi come dizionari o enciclopedie) che frequentemente hanno un'estensione digitale: eserciziari, approfondimenti, simulazioni di laboratorio virtuale, ecc.; i libri per bambini spesso accompagnati da audio-letture; quelli professionali o preziose operazioni culturali basate sul multimediale…. E la formula del «libro misto» cresce anche tra i manuali universitari…. Almeno per i testi scolastici la quintuplicazione dell'Iva andrebbe ritirata. Tanto più che colpirebbe direttamente le famiglie. Eppure un ordine del giorno in questo senso, votato all'unanimità al Senato, non è stato preso in considerazione dal governo.
www.scuolaoggimagazine.org – 10/07/2013
“La burocrazia che rallenta la Scuola”
░ Pippo Frisone si sofferma sugli effetti che il d.lgs. 150/09 ha prodotto nella tempistica di nomine e movimenti del personale scolastico.
C’era una volta la Scuola statale precaria, brutta e cattiva che però faceva gli organici in primavera e a seguire i trasferimenti del personale. A giugno si facevano le assunzioni in ruolo ed entro il 31 luglio utilizzi, assegnazioni provvisorie e… udite, udite anche le supplenze annuali. Al primo di settembre chi doveva andare in pensione andava in pensione. C’erano l’Aran e i contratti collettivi nazionali e c’erano i contratti integrativi nazionali sulla mobilità e sugli utilizzi…. Poi venne il 2008 ed iniziarono i dolori, quelli veri. Tagli agli organici , blocco dei contratti, degli scatti d’anzianità, dei pensionamenti, modifica degli ordinamenti i cui effetti tutt’ora permangono e sono sotto gli occhi di tutti. Una scuola pubblica più povera, con sempre minori risorse finanziarie e di organici. Veniva resa palese e ostentata l’inversione di tendenza. Dal decentramento ad una maggiore centralizzazione, dalla contrattualizzazione del rapporto di lavoro alla sua rilegificazione….Per fare ciò l’ultimo governo Berlusconi, tra le tante altre cose, smantellò col suo Ministro Brunetta quella che era l’architrave del pubblico impiego, cioè il dlgs.165/01, fortemente voluto dal centro-sinistra. Il d.lgs.150/09 in attuazione della L.15/09 introdusse nuove norme in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle P.A. Fu la messa all’angolo delle OO.SS. a tutti i livelli, resa ancora più evidente dai mancati rinnovi contrattuali…. Nel frattempo tutte le operazioni cruciali nella scuola slittavano di mese in mese. Dal 31 luglio tutte le operazioni riguardanti il personale di ruolo furono riportate al 31 agosto, con la coda delle supplenze che si trascinavano oltre l’avvio del nuovo anno scolastico. …. Invece di aumentare la efficacia e l’efficienza della P.A., la riforma Brunetta, privata degli incentivi contrattuali, ha moltiplicato ritardi e disfunzioni, soprattutto nella scuola. L’art.55,comma 2 del d.lgs.150/09 in materia di contrattazione integrativa ha aumentato i controlli, appesantendo l’iter procedurale di almeno 60 giorni. E’ quanto è successo ai contratti sulla mobilità e soprattutto a quello sugli utilizzi… Ogni ipotesi di accordo sottoscritta dalle OO.SS. col Miur, secondo la norma su richiamata, deve passare al vaglio di altri due Ministeri: quello della Funzione pubblica e quello del Tesoro che hanno un mese di tempo per accertarne le compatibilità economiche e di legge ! Così è stato con l’accordo sugli scatti di anzianità che ha tenuto sospesa la contrattazione integrativa dentro le scuole fino a marzo! Così è anche quest’anno con l’accordo sugli utilizzi. Firmato il 13 maggio col Miur, a tutt’oggi, mancano i pareri obbligatori della Funzione pubblica e del Tesoro. E siamo quasi a metà luglio !... Tre passaggi burocratici Miur- Tesoro- Funzione pubblica sono francamente troppi e un lusso che la scuola non può più permettersi! Si elimini una volta per tutte questa processione burocratica e si lasci il controllo delle compatibilità economiche alla sola Corte dei Conti. Come era prima….
larepubblica.it - 11.07.2013
“Maturità, crollano i 100 e lode l’anno nero dei superbravi i presidi: regole troppo rigide”
░ Salvo Intravaia registra il diffuso malumore per questa novità.
… Dal 2010 al 2012 il crollo dei diplomati con 100 e lode è netto: meno 46% nelle scuole statali, meno 74 nelle paritarie. Quest’anno andrà peggio: il numero dei superbravi è destinato ad assottigliarsi ancora. Così mentre gli scrutini sono ancora in corso montano le proteste dei presidi che chiedono una norma “più flessibile”. Anche perché ora la lode vale 10 punti di bonus per l’accesso a Medicina e alle altre facoltà a numero chiuso. …Dal 2012, per aggiudicarsi la lode occorre il massimo punteggio nelle prove d’esame – 75 in tutto – e presentarsi alla commissione col massimo credito scolastico: 25 punti, che si ottengono con una media, nelle pagelle degli ultimi tre anni, superiore a 9, e senza essersi aggiudicati neanche un 7. In più, le decisioni sul punteggio da attribuire agli studenti devono essere state assunte all’unanimità. Fino al 2009, il percorso per arrivare al voto record era più semplice: bastavano le prove e il credito al top. E per quest’ultimo bisognava presentarsi con una media in pagella superiore a otto decimi. Poi la Gelmini ha inasprito le regole, entrate a regime nel 2012, e anche per gli studenti eccellenti l’esame di maturità è diventato più difficile.
░ Polemiche sul Pacchetto Lavoro. Riportiamo parte delle riflessioni di Alba Sasso (il Manifesto); riflessioni di buon senso che abbiamo espresso anche da parte nostra. Occorrerà però tenere conto della spiegazione che Lorenzo Salvia ha dato su Il corriere della sera spiegando per quale ragione il governo ha scelto certi criteri: “… La gran parte dei soldi che il governo ha messo nel pacchetto lavoro approvato mercoledì viene in realtà dai fondi europei. Ed è proprio Bruxelles a fissare gli obiettivi per i quali possono essere usati. Quei tre requisiti — vale la pena di ripeterlo, ne basta uno solo — sono previsti proprio dall'Unione europea per i programmi di coesione e inclusione sociale che finanzia”.
Sconforto è la parola che forse definisce meglio lo stato d'animo di chi si ferma ad analizzare i provvedimenti per l'occupazione varati dal governo. Una misura in particolare salta subito agli occhi, e ferisce nel profondo: la proclamazione, di fatto, dell'inutilità degli studi. I posti di lavoro previsti infatti sarebbero riservati a giovani privi di titoli di studio come il diploma, e ovviamente la laurea. Ci si sarebbe aspettati che il premier Letta dichiarasse che questa è una misura del tutto parziale e ancora insufficiente, dedicata soltanto a chi ha di meno e a chi parte con meno chance. Sottolinearlo nella presentazione del piano sarebbe stato almeno un atto di chiarezza. Ma questo avrebbe mostrato in modo esplicito i limiti di questa misura. Il problema infatti è tragicamente molto più vasto e riguarda i giovani tutti. … La strategia di Europa 2020,che pure si occupa col progetto "Youth on the move" e con l'iniziativa "Opportunità per i giovani" di questo specifico target, si pone come obbiettivo l'individuazione di percorsi che favoriscano il ritorno all'istruzione e alla formazione. Cresce un paese che non garantisca una solida istruzione di base, qualifiche e diplomi? Cresce un paese che è fanalino di coda in Europa per il numero dei suoi laureati, il 21% nella fascia 25/34 anni, a fronte della media europea del 35,8%, mentre l'Europa ci chiede di portare al 40% questa percentuale entro i12020? Ogni lavoro, anche quello che può apparire il meno qualificato, ha bisogno oggi di maggiori conoscenze e competenze. In questi anni l'opera di impoverimento del sistema dell'istruzione pubblica è stata sistematica e ha lasciato ferite dolorose, forse difficilmente sanabili. Ora si proclama ufficialmente che chi ha passato tanti anni a studiare, specializzarsi, formarsi professionalmente ed intellettualmente ha buttato via il suo tempo, i libri non servono. E si tratta di una decisione che pare sposarsi perfettamente con una tendenza che negli ultimi anni ha ridotto la scuola pubblica ad un sistema ferito e depotenziato… Questa decisione del governo si inserisce poi in una generale tendenza all'abbandono delle facoltà universitarie. E' da qualche anno che diminuiscono le immatricolazioni all'università. E certo numeri chiusi e sbarramenti vari non aiutano. Crollano le facoltà umanistiche, in particolare. Cioè quei luoghi della cultura in cui si è formata l'identità della nazione moderna, in cui vien custodita la memoria storica e letteraria di un intero paese. Negli ultimi 20 anni la riduzione di oltre il 25% delle iscrizioni nelle facoltà umanistiche è un dato che dovrebbe far paura a tutti. Sembra quasi il trionfo di una inconsistente banalità, dilagata però nella cultura delle classi dirigenti, quella secondo cui con la cultura "non si mangia". …Ma anche le facoltà scientifiche conoscono una flessione drammatica, destinata a pesare negativamente sul futuro economico e produttivo del nostro paese. E alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, soprattutto a quelli maggiormente preparati e qualificati e iperspecializzati, per la cui preparazione e qualificazione si è investito, non resterà che emigrare…
corrieredellasera.it– 30/06/2013
“Nella cultura lavora una generazione di precari sottopagati”
░ Una intervista di Paolo Fallai a Tomaso Montanari, docente di Storia dell'arte moderna all'Università «Federico II» di Napoli.
D. Come possono concorrere, patrimonio e paesaggio a un progetto di Nazione? R. «È tutto scritto nell'articolo 9 della Costituzione. Il patrimonio produce cittadini attraverso la ricerca e la cultura. Nella nostra legge fondamentale il patrimonio non ha funzione economica, non è il petrolio d'Italia».
D. E come si fa a mantenerlo, visto che perfino la tutela dei nostri siti più importanti, vive una perenne emergenza? R. «Dal 2008 a oggi il bilancio del ministero per i Beni culturali si è ridotto a un terzo, circa un miliardo di euro. È un ventiseiesimo della spesa militare. Sarebbe demagogia pretendere la pari dignità tra cultura e armi, ma 26 a uno è un suicidio della nazione. E non vorrei ripetere ancora una volta che l'evasione fiscale in Italia è seconda solo alla Turchia e al Messico. Ma col 2% dell'evaso il patrimonio si manterrebbe perfettamente. Non è che non possiamo, non vogliamo».
D. Quindi non possiamo neanche aspettarci dalla cultura posti di lavoro qualificati come sarebbe normale? R. «Invece sì, dovremmo aspettarceli, perché il patrimonio ha bisogno di infinite professionalità di alto livello. Mentre la gestione parzialmente privata introdotta dalla legge Ronchey ha prodotto generazioni di schiavi del patrimonio, precari, sfruttati, sottopagati».
D. Cosa si può fare oggi, di fronte alle continue emergenze? R. «Primo punto riportare il bilancio dei beni culturali a prima del 2008. Barack Obama ha detto che tagliare sulla cultura in tempo di crisi è come buttare il motore fuori bordo per far ripartire l'aereo. Cominciamo a far ripartire le assunzioni dei giovani archeologi, storici dell'arte e architetti al ministero per i Beni culturali».
D. Ma qualcuno non potrebbe vedere in questo la solita ricetta dell'aumento della spesa pubblica? R. «Il patrimonio è come la scuola, come la salute, dobbiamo decidere se merita la nostra attenzione oppure no. Tutelare il patrimonio vuol dire lavorare per il futuro, non per il passato»….
http://www.superando.it– 1/07/2013
“Il significato di quel Piano per l'inclusività”
░ Una nota di Salvatore Nocera, Vicepresidente nazionale della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, sul Piano Annuale dell'Inclusività (PAI).
Oltre a fissare le date entro cui dovrà essere approvato, una Nota Ministeriale dei giorni scorsi approfondisce, in modo assai utile, il significato del Piano Annuale dell’Inclusività(PAI)…. L’attuale normativa per la scuola prevede come strumento programmatorio la formulazione del Piano Annuale per l’Inclusività (PAI o Piano delle Attività Inclusive), che dev’essere predisposto dal Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) e approvato dal Collegio dei Docenti.In sostanza, esso deve annualmente individuare gliaspetti di forza e di debolezzadelle attività inclusive svolte dalla scuola e quindi predisporre un piano delle risorse da offrire (e richiedere) a soggetti pubblici e del privato sociale, per impostare, in vista dell’anno scolastico successivo, una migliore accoglienza degli alunni che richiedono particolare attenzione e di quelli con diversi Bisogni Educativi Speciali. Il documentodev’essere parte integrante del Piano dell’Offerta Formativa…
Nei mesi scorsi, la Circolare Ministeriale 8/13ha previsto che il PAI debba essere approvato annualmente entro giugno. E tuttavia – alla luce della brevità di tempo intercorrente tra la data di emanazione della Circolare 8/13 (8 marzo scorso) e quella di redazione e approvazione del primo PAI, in molte scuole si è prodotta una forte resistenza per la sua formulazione, recepita e fatta propria anche dalle forze sindacali, ciò che ha costretto il Ministero a diramare nei giorni scorsi una specifica Nota (Protocollo n. 1551, del 27 giugno 2013)… Il documento citato è importanteperché approfondisce nel modo seguente il significato di programmazione didattica del PAI. … Il PAI non è un piano «per i soli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES)», riguardando invece la programmazione generale della didattica della scuola, al fine difavorirne la crescita nella qualità dell’offerta formativa.In questa migliore luce chiarificatrice, quindi, il documento ben si colloca – a parere di chi scrive – nel quadro dell’autovalutazione e valutazione della qualità della scuola, che dovrà realizzarsi a seguito dell’approvazione del Decreto Legislativo 13/13.
“La maturità a prezzo di saldo lo scandalo deidiplomifici dove l’esame costa 8 mila euro”
░Per ottenere con facilità il diploma, accorrevano da tutta Italia in tre scuole della Campania. Scattati gli arresti per gravi irregolarità.
Un volo verso Capodichino, e un diploma. Un assegno staccato da papà, e un “titolo di studio”….. È andata così per almeno duemila studenti, negli ultimi due anni, e solo in una ristrettissima area: il Nolano, ad alta densità di scuole-bluff. Più che diplomifici, associazioni per delinquere … Sono aziende scolastiche in apparenza, e scatole vuote. Che, però, da anni riescono a gabbare lo Stato, il ministero, l’Ufficio scolastico regionale: grazie anche a sciatterie o autentiche complicità ben pagate, come dimostrano gli arresti, ad aprile, a carico di ispettori del Provveditorato.Va ancora così, è il sospetto nutrito dalle indagini delle Fiamme Gialle di Torre Annunziata, anche in altri presìdi-satelliti collegati: sia in Campania, sia nel resto d’Italia…. È un affare da 10 milioni di euro l’anno, stima approssimata per difetto.
░Angelo d'Orsi scrive dei pericoli connessialla diffusione di un modello culturale meramente utilitaristico.
Nel giugno di 14 anni or sono, a Bologna, nella sede della più antica università del mondo, la cosiddetta Alma Mater, si riunivano 29 ministri dell'Istruzione e siglavano un accordo, la "Dichiarazione di Bologna", che avviava il processo che avrebbe dovuto realizzare lo "Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore". Era un contributo all'unificazione del continente. Ma quanti si resero conto delle conseguenze negative che avrebbe avuto quel frettoloso documento? Cominciava allora, in effetti, un gioco al ribasso della qualità…. Quello che è stato chiamato "il filosofo più pericoloso d'Occidente", Slavojiek, ha scritto che da Bologna partì "un attacco concertato a ciò cheKant chiamava l'uso pubblico della ragione. Veniva, in prospettiva, cancellato il vero, primo compito del pensare: che non è offrire solo soluzioni ai problemi, ma innanzitutto riflettere sulla forma e la natura di quei problemi. Si sostituiva, insomma, al sapere critico, il sapere "utile", al pensiero libero, un pensiero finalizzato: a cosa? Ai bisogni della società, ossia del mercato, innanzitutto. Da allora in poi nelle università europee, e nelle Scuole di istruzione superiore, secondo una tendenza che attraversava l'Atlantico e si manifestava in America, cominciò una vera e propria aggressione, mediatica e politica, alle discipline umanistiche, e anche alle scienze sociali e politiche…. L'abrogazione o quasi degli insegnamenti di Lettere classiche, la chiusura progressiva di discipline con grandi tradizioni ma che apparivano "inutili" (Egittologia, Sanscrito, Sumerologia,Indologia...), ma anche il drastico ridimensionamento delle stesse cattedre di Letteratura italiana (ricordava Alberto Asor Rosa, che alla Sapienza sono passate da 12 a 2!), mentre altre discipline, a cominciare dalla Sociologia in tutte le sue declinazioni subivano un processo di vero e proprio imbarbarimento, perdendo ogni sostrato di pensiero, tecnicizzandosi, in senso economico. L'economia, a sua volta, si riduceva alla mera dimensione numerica, mentre i corsi di Storia del pensiero economico sono diventati merce rarissima, e comunque considerati del tutto secondari, mentre un approccio umanistico all'economia oggi è completamente scomparso. La crisi economica ha accelerato il processo. I giovani scelgono indirizzi di studio che sembrano garantire loro un accesso al mondo del lavoro non soltanto più rapidamente, ma con remunerazioni più alte. Che un dentista, o un ingegnere, guadagnino di più di un professore di Latino, lo sanno tutti. ….Dinanzi a questa situazione che finalizza gli studi al mercato, che considera "utile" soltanto il sapere "pratico", e che cerca di cancellare la dimensione critica, ci sono reazioni; e che in definitiva fa perdere ai giovani lo stesso piacere dello studio (studium significa "passione"). Come si fa a formare un cittadino senza la Storia? si stanno chiedendo ad Harvard e in altre università statunitensi. Sembra che un moto di protesta se non ancora di rivolta stia nascendo…È troppo tardi per avviare un contrattacco?
“Università, le tasse d’oro aumenti fino al 167 per cento”
░ Gli studi universitari sono sempre più dispendiosi: negli ultimi dieci anni le tassesono aumentate fino al 167% (di SalvoIntravaia)
In appena otto anni, gli iscritti negli atenei statali si sono assottigliati mentre le tasse universitarie sono cresciute del 50 per cento. Con picchi, per alcuni atenei, di oltre il 100 per cento. Il salasso emerge dai dati sui contributi degli studenti pubblicati dal Miur.… Bastano alcuni esempi: dal 2004 al 2012 l’università del Salento ha aumentato le tasse del 167 per cento mentre quella di Reggio Calabria del 119 per cento. Ma la stangata non riguarda solo i piccoli atenei. Tra i grandi, spicca l’università di Palermo che ha raddoppiato i contributi (+110 per cento) e la Federico II di Napoli che oggi registra un aumento del 94 per cento. Mentre l’ateneo più grande d’Europa, La Sapienza di Roma, si è contenuto: il carico per studenti e le famiglie è salito del 57 per cento.Sul fronte opposto, ci sono le università virtuose, tra cui Firenze, che ha ritoccato del 4,7 per cento appena il balzello e il Politecnico di Torino, più 14 per cento. Mentre l’università pubblica più esosa in assoluto è il Politecnico di Milano, con una media di quasi mille e 700 euro. Al confronto, gli 842 euro a studente del Politecnico diTorino e i 509 del Politecnico di Bari sono poca cosa. …. Anche i giudici amministrativi si sono accorti che le tasse universitarie sono diventate troppo onerose. Qualche mese fa il Tar della Lombardia ha condannato l’ateneo di Pavia — che aveva superato, nel 2012, il limite di tassazione studentesca in rapporto al finanziamento statale — a restituire oltre due milioni di euro di contributi non dovuti.Dividendo l’intera contribuzione studentesca del 2004 (più di un miliardo e mezzo) per il numero di iscritti, otto anni fa ogni ragazzo pagava mediamente 632 euro di tasse. Una cifra che nel 2012 è lievitata fino 947 euro….
“Autonomia scolastica: forse fra sei mesi sarà solamente virtuale”
░ Gestire poco nulla, nel Fondo di Istituto, comporta che le scuole non possano esercitare le prerogative dell’Autonomia.
A partire dal 1° gennaio 2014 la clausola di salvaguardia che ha finora consentito di coprire una serie di costi di personale attingendo ai risparmi derivanti dal taglio degli organici previsto dall’art. 64 del decreto legge 112/2008 non sarà più in vigore.Potrebbe sembrare una buona notizia, ma è vero esattamente il contrario.Il perché lo ha spiegato chiaramente il sottosegretario all’istruzione Toccafondi intervenendo al Senato mentre si discuteva il disegno di legge sulla cancellazione delle norme sui docenti inidonei.Toccafondi, infatti, ha fatto presente che, fino ad ora, alla mancata attuazione della norma sugli inidonei si è data copertura “con la clausola di salvaguardia di cui all'articolo 1, comma 621, lettera b), della legge n. 296 del 2006, nei fatti riducendo l'importo disponibile dei fondi di cui all'articolo 4, comma 82, della legge n. 183 del 2011 e di cui all'articolo 64, comma 9, del decreto-legge n. 112 del 2008”.Ed ha aggiunto: “Ferma restando la necessità di verificare in quale misura detta copertura sia effettivamente disponibile nel corrente anno 2013, sicuramente non lo sarà più dal 1° gennaio 2014”.“A decorrere da quella data- ha spiegato il sottosegretario - il fondo di cui all'articolo 4, comma 82, della legge n. 183 del 2011 risulta azzerato per effetto della legge n. 228 del 2012 e l'ammontare di risorse residue nel fondo di cui all'articolo 64, comma 9, del decreto-legge n. 112 del 2008 potrebbe essere nullo, salva più favorevole certificazione a cura del Ministero dell'economia, in attuazione del contratto collettivo nazionale siglato in data 13 marzo 2013”.In altre parole: i risparmi derivanti dai tagli agli organici sono stati assorbiti in parte dalle deroghe al sostegno adottate a seguito della sentenza della Corte Costituzionale sia dal contratto nazionale del marzo scorso che aveva riconosciuto gli scatti stipendiali a chi li aveva già maturati.A partire dal prossimo mese di gennaio, dunque, non vi saranno più “tesoretti” ai quali attingere. Gli unici fondi disponibili saranno quelli che oggi vengono utilizzati per i compensi accessori (funzioni strumentali, MOF e così via). Ma utilizzare questo capitolo vorrebbe dire eliminare quel poco che le scuole possono ancora gestire. In altre parole significherebbe trasformare l’autonomia scolastica in una semplice espressione linguistica priva di valore pratico.
www.scuolaoggi.org - 21/06/2013
"Se un viaggiatore finlandese in una calda giornata di giugno. A proposito di “maturità” e prima prova"
░ Un commento di Antonio Valentino sulle tracce ministeriali per la prova di Italiano all’esame di Stato nella scuola secondaria di secondo grado.
La prima prova scritta, come si legge nella normativa di riferimento, “è intesa ad accertare la padronanza della lingua nella quale si svolge l’insegnamento, nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche del candidato…” (dm n. 41/2003). Come si vede, una cosa “concreta”, che è tutta dentro il senso e le finalità della nostra scuola e dei suoi percorsi reali. Che cosa propongono le tracce della prima prova? Proviamo a ripercorrerle: con il brano di Claudio Magris (bellissimo, come, d’altra parte, tutti quelli scelti dalla commissione ministeriale), si richiedono spunti di riflessione sul viaggio, le frontiere e il confronto con la diversità…. Con i saggi brevi, il terreno comincia a diventare accidentato, ma soprattutto “incognito”, come si dice: si propongono infatti temi - non solo particolarmente ardui, ma soprattutto estranei ai nostri “normali” percorsi scolastici - come il rapporto tra individuo e società di massa oppure il rapporto tra stato e mercato e democrazia o anche le connessioni tra gli omicidi politici del ‘900. Con la traccia scientifica, poi, si veleggia addirittura sulle prospettive aperte dall’avanzamento degli studi sul cervello. Mentre, con la traccia sui cosiddetti BRICS (sigla che sta ad indicare i paesi in via di sviluppo: Brasile, Russia , India, Cina, Sudafrica…), si approda nientemeno che sui vasti e complicatissimi terreni della geopolitica. Per non parlare di quella scientifico-filosofica, affidata alle parole di Capra, con la quale si plana persino su tematica della vita come manifestazione di cooperazione e creatività anche sul piano strettamente biologico. Che dire di fronte a tanta erudizione e sapienza tematica? Ammirazione sincera, non c’è dubbio. Mi chiedo però cosa c’entrino queste tracce con esami di stato che non vogliono più essere – e da tempo – riti di generica e astratta/indefinita “maturità”. La domanda è: le competenze espressive e logico – critiche possono essere accertate proponendo problematiche, suggestive finché su vuole, ma lontane dai curricoli scolastici dei nostri studenti? … Con queste tematiche si potrebbe fare, al limite, bella figura con un cittadino finlandese che capitasse in Italia in questo periodo e che, letti i testi della prova, sarebbe indotto ad esprimere ammirazione per il nostro sistema di istruzione, ignorando quello che effettivamente si insegna nelle nostre scuole. …
www.latecnicadella scuola.it - 23/06/2013
"L'Invalsi chiede la collaborazione dei docenti"
░ Lo stimato preside Giuseppe Adernò intravede un’accresciuta volontà di collaborare con le scuole, nel fatto che l’INVALSI ha postato nel proprio sito un questionario rivolto ai docenti delle scuole campione della Prova nazionale 2013. Gli insegnanti possono esprimere le proprie opinioni sui test e sulle modalità di somministrazione. Il preside Adernò sollecita – e ci ricorda analoghe profferte in stile Monti/Profumo - ai docenti “un gesto di cooperazione” per il questionario. Proposto anche in passato, il questionario non ha prodotto la collaborazione INVALSI/scuole auspicata da Adernò, e però speriamo che il d.s. sia buon profeta per il futuro, perché su questioni quali il test all’esame di terza media, l’ingerenza dell’INVALSI è incompatibile con l’Autonomia didattica delle scuole.
In risposta a quanti ostacolano le prove Invalsi e le ritengono inutili e dannose per la scuola si registra una positiva azione di cooperazione che rende i docenti ancora una volta protagonisti attivi e non semplici esecutori di norme e di pratiche. Il 17 giugno durante gli esami di stato per le scuole del primo ciclo si sono svolte le prove Invalsi… Nulla di allarmante per cui si debba ancora protestare e contestare. Positivi i benefici dei dati che opportunamente studiati consentono di verificare il livello delle competenze degli studenti delle scuole italiane e come si possa migliorare se si osservano i risultati degli altri Paesi della Comunità Europea ed i dati OCSE… Il coordinatore del Servizio Nazionale di Valutazione , Roberto Ricci,ha inviato una lettera di ringraziamento ai docenti di Italiano e Matematica per la collaborazione prestata durante le prove e tramite la scuola ha inoltrato loro la seguente lettera, chiedendo la collaborazione nel rispondere ad un questionario importante per apportare le necessarie modifiche alle procedure. “…Gentile Insegnante, come saprà la classe nella quale ha insegnato nell'a.s. 2012-13 è stata selezionata per far parte del campione nazionale Prova Nazionale 2013. Accanto alla rilevazione vera e propria, nelle classi campione l'INVALSI anche quest'anno ha deciso di sperimentare un questionario rivolto agli insegnanti di italiano e di matematica, i due ambiti disciplinari direttamente coinvolti dalle prove INVALSI. Obiettivi dell'indagine sono infatti quelli di: a) raccogliere le opinioni degli insegnanti sui contenuti delle prove INVALSI e più in generale sulle attività poste in essere dall'INVALSI; b) conoscere meglio le caratteristiche dell'attività didattica concretamente posta in essere nelle scuole, con particolare riferimento all'insegnamento dell'italiano e della matematica. Tali informazioni potranno essere utili sia per meglio interpretare i risultati delle prove INVALSI esistenti, sia per rivedere e adeguare il contenuto delle prove INVALSI dei prossimi anni…. Il questionario sarà on line a partire dal 20 giugno e sarà disponibile per la compilazione fino al 31 luglio 2013….”. La richiesta di cooperazione dei docenti di Italiano e Matematica anche se indirizzata alle “classi campione” potrebbe essere estesa a tutti docenti e risulta quanto mai necessaria per migliorare il servizio e l’operatività della prova, esplicitando tutte le difficoltà che si sono riscontrare nello svolgimento della prova e di alcuni specifici quesiti….
l’Unità - 23/06/2013
"Gelmini predica bene ma ha razzolato male"
░ Calamity-Gelmini in tandem con Tremonti ha ridotto del 7% il finanziamento alle scuole e azzerando oltre 100 mila posti negli organici della scuola ha bruciato le scialuppe di salvataggio per i precari delle graduatorie a esaurimento; in nessun comparto del pubblico impiego, il bisturi di Tremonti incise con pari determinazione. Adesso, la Gelmini torna a parlare come per chiudere il conto ben avviato (chiuse le scuole di specializzazione) con gli ex specializzati SSIS che costituiscono il grosso degli iscritti nelle G.E. Qualche cosa devono averle fatto.
Su Il Messaggero di mercoledì scorso, l’ex ministra Gelmini ha auspicato che, nelle more di future nuove regole sui percorsi di abilitazione degli insegnanti e sul reclutamento di essi, non venga sospesa l’emanazione dei bandi secondo le normative in vigore: rispettivamente, il corso annuale detto Tirocinio Formativo Attivo (Tfa) e il concorso aperto a tutti gli abilitati. L’auspicio deve essere condiviso: immettere nell’insegnamento forze giovani, seriamente selezionate, è importante non solo per dare prospettive ai migliori tra i nuovi laureati ma anche per immettere nuova linfa nel corpo docente, il più anziano d’Europa, e sarebbe quindi inaccettabile bloccare, in attesa di riforme, tale concreta possibilità. Per evitare di ripetere gli errori del passato non si possono però tacere le responsabilità di chi ha determinato l’attuale situazione; risalgono a ben più indietro rispetto alla gestione dell’onorevole Gelmini, ma lei ci ha messo pesantemente del suo. A cominciare dai corsi destinati alla abilitazione: nelle prime settimane del suo mandato ha soppresso di colpo quelli che allora esistevano, le Ssis (Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario), senza sostituirli con altro…. e, pur non introducendo al riguardo una nuova regolamentazione, non bandì i concorsi, così come illegittimamente non li avevano banditi i suoi predecessori Moratti e Fioroni. La scadenza prevista è un triennio, ma dopo Berlinguer 1999 si è dovuto attendere Profumo 2012. È bene che la ministra Carrozza non blocchi, ma è altrettanto indispensabile che punti, finalmente, a una soluzione organica. … bisogna mettere a disposizione per assunzioni regolari tutti i posti che di fatto esistono, e connettere strettamente il meccanismo di formazione/ abilitazione con quello di reclutamento, tramite una programmazione quantitativa rigorosa….
ScuolaOggi - 24/06/2013
"L’estate delle magre assunzioni"
░ Il 2013/14 sarà l’ultimo anno del Piano triennale delle assunzioni di docenti, insegnanti educativi e personale ATA, assunzioni molto, molto magre. E non è, però, che il prossimo piano triennale annunciato dalla ministro si prospetti più ricco.
Docenti, educativi e ata da assumere in ruolo sono appena 15.000. Una goccia nel mare dei 130mila precari che annualmente garantiscono il “regolare” funzionamento del servizio scolastico . A rimanere a bocca asciutta già nel 2012/13 è rimasto il personale Amministrativo e Tecnico, per la nota vicenda dei docenti inidonei…. Al Miur garantiscono che per 5.300 assunzioni Ata c’è stato finalmente il via libera da parte del Tesoro…. Non meno ingarbugliate risultano le assunzioni del personale docente. Tra concorsone, TFA ordinari e speciali da una parte e graduatorie ad esaurimento dall’altra, risulta difficile far quadrare i conti. A complicare le cose s’è messo di mezzo ancora una volta il Tar del Lazio che ha rinviato alla Consulta la norma voluta dalla Gelmini che depennava dalla GAE il personale già di ruolo. Ma il forte ridimensionamento delle disponibilità è arrivato dagli effetti della riforma Fornero sulle pensioni. Nella scuola c’è stato di colpo un dimezzamento dei pensionamenti degli insegnanti e degli Ata, con conseguente ricaduta negativa sulle assunzioni. La Ministra Carrozza , rispondendo ad alcune interrogazioni parlamentari prevede per il prossimo quadriennio 59mila cessazioni, meno di 15mila all’anno. Per il 2013/14 la Ministra conferma per docenti e ATA 15mila assunzioni. Incrociando accantonamenti, pensionamenti e procedure di assunzione attualmente in vigore, viene fuori un risultato ben al di sotto delle aspettative di precari e sindacati. L’ex Ministro Profumo per il suo concorsone aveva messo da parte 10.590 posti per il biennio 2013/14 e 2014/15, cioè 5mila circa per ciascun anno. Sostegno escluso. Alla Graduatoria ad esaurimento dovrebbe andare l’altra metà dei posti disponibili, vale a dire circa 5.000 nel 2013/14 e altrettanti nel 2013/14. Resta ancora irrisolto, nonostante il governo Monti ne prevedesse la costituzione, il tanto atteso organico funzionale, a superamento del dualismo organico di fatto/organico di diritto. A pesare come un macigno è ancora l’art.64 della L.133/08 che costringe l’Amministrazione a tenere gli organici ancora bloccati al 2011/12 ….
ScuolaOggi - 25/06/2013
"Voti, conta più lo status che l'apprendimento"
░ Una ricerca PISA evidenzia, nella valutazione scolastica, la massiccia incidenza di effetti distorsivi, del tipo Effetto di Alone. Tutta la nostra stima e riconoscenza per il meritorio lavoro dei ricercatori PISA, che bene fanno ad evidenziare l’incidenza dei fattori intrinseci di aberrazione. Ad essi, comunque, ricordiamo che la valutazione è la crux desperationis della didattica: è materia delicatissima nella quale chi lavora a contatto con gli alunni, da insegnante, ha maggiore possibilità di minimizzare (e, però, mai annullare) i fattori di imprecisione. Un approccio meramente teorico ha scarse possibilità di produrre soluzioni, specialmente se i ricercatori partono con il criticare il fatto che nelle scuole sono i docenti a preparare le verifiche dell’apprendimento dei loro studenti. Tengono conto della mission educativa delle scuole ?
Femmina, status sociale medio alto, buona socializzazione. É l'identikit dello studente che riceve dai professori voti più alti di quello che meriterebbe. A disegnarlo è un recente Focus di PISA (n.26 www.oecd.org/pisa/pisainfocus), che ha rilevato: la tendenza dei docenti è assegnare voti più alti alle ragazze e agli studenti con condizioni socioeconomiche più elevate rispetto ai ragazzi e agli alunni svantaggiati, nonostante vadano ugualmente bene a scuola e abbiano atteggiamenti positivi simili verso l'apprendimento. Una tendenza tanto diffusa dappertutto. E che premia un profilo di studente simile all'alunno ideale delineato da altri Focus. Eppure, la raccomandazione dei ricercatori PISA è promuovere pratiche di valutazione che premino attitudini e comportamenti che aiutano gli alunni a imparare, separando conoscenze da comportamento. Anche perché, spiegano, «gli studenti spesso basano le proprie aspettative sui loro studi e sulle loro carriera lavorativa proprio sui voti scolastici e gli stessi sistemi scolastici usano i voti per orientare e selezionare verso corsi di studio superiori e per entrare all'università». …Il 95% degli studenti, tranne i coreani, frequenta istituti che misurano i loro apprendimenti con prove preparate dai docenti…
www.Rassegna.it - 26/06/2013
"Pacchetto lavoro: 1,5 miliardi di euro per giovani, over 50 e disoccupati"
░ Incentivi per giovani, ultracinquantenni, disoccupati da oltre 12 mesi e disabili. Detassazione e fino a 650 euro al mese per chi assume a tempo indeterminato gli under 30, e mini-assegno agli studenti per il tirocinio
Per questi provvedimenti sono stati complessivamente stanziati 1,5 miliardi di euro. Ecco cosa prevede il decreto legge:
L'incentivo è istituito in via sperimentale ed è destinato ai giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni. L'incentivo, si legge nel decreto, verrà corrisposto "per un periodo di 12 mesi ed entro i limiti di 650 euro mensili per lavoratore nel caso di trasformazione a tempo indeterminato". Per poterne usufruire i giovani devono rientrare in queste condizioni: essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; essere privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, vivano soli con una o più persone a carico…. L'assunzione a tempo indeterminato di giovani tra 18 e 29 anni determina tra l'altro, “l'azzeramento totale dei contributi per i primi 18 mesi' e per “12 mesi” nei casi di trasformazione in tempo indeterminato. Non solo giovani. Il decreto legge sul lavoro prevede agevolazioni anche per i soggetti con più di cinquant'anni di età, disoccupati da oltre dodici mesi. In particolare, si legge nel provvedimento, in via sperimentale per gli anni 2013, 2014 e 2015 è istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo con dotazione di 2 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015, volto a consentire alle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, "di corrispondere le indennità per la partecipazione ai tirocini formativi". Nel pacchetto lavoro, poi, ci sono incentivi per quegli imprenditori che assumono lavoratori disoccupati in Aspi. L'incentivo alle imprese sarà finanziato con la quota parte dell'Aspi non utilizzato dal lavoratore assunto a tempo indeterminato. Saranno inoltre estese ai co.co.pro. e alle altre categorie dei lavoratori le norme contro le dimissioni in bianco. Ad ogni studente universitario che abbia concluso gli esami, abbia una buona media e rientri sotto una soglia del redditometro, tra l'altro, lo Stato potrebbe riconoscere una specie di mini-assegno di 200 euro al mese qualora svolga un tirocinio della durata minima di 3 mesi con enti pubblici o privati. Il Governo ha stanziato infine 22 milioni di euro per incentivi all'assunzione di disabili.
l’Unità - 27/06/2013
"Scuola, famiglie in rivolta sugli insegnanti di sostegno"
░ La Ministro rassicura le famiglie: le loro preoccupazioni nascono da un equivoco, e conferma che 30 mila precari del Sostegno avranno il contratto a t.i. Perché questo equivoco ?
Il primo grattacapo per il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza arriva dalla questione dei docenti di sostegno. A fine anno aveva fatto discutere la direttiva ministeriale emanata dall’allora ministro Profumo che forniva indicazioni operative e strumenti d’intervento per gli alunni con Bes (bisogni educativi speciali) seguita dalla circolare esplicativa n. 8 del 6 marzo 2013. Questa normativa si inseriva in un quadro di continui tagli al personale di sostegno sui quali in passato si era espressa anche la Corte Costituzionale dichiarando illegittima la norma che poneva un limite per le cattedre in deroga…. L’attuale titolare del Miur ha deciso di rimettere mano alla direttiva. Se applicata, gli insegnanti di sostegno specializzati (cioè quelli che hanno seguito corsi mirati) potrebbero essere assegnati solo agli alunni con disabilità gravi. Nella categoria dei Bes rientrano i Dsa (disturbi specifici di apprendimento), gli stranieri e chi proviene da situazioni familiari e sociali svantaggiate. Il docente di sostegno sarà chiamato ad intervenire solo nell’ipotesi di una disabilità legata ad una menomazione che crea handicap. La paura degli insegnanti di sostegno è di non essere dunque più necessari perché sostituiti dai docenti curricolari, non specializzati. Lo stesso timore delle associazioni dei genitori che leggono il rischio che i bambini certificati come «lievi» rimangano senza sostegno, per di più in classi di 30 alunni dove è già difficile per l’insegnante curricolare prestare la dovuta attenzione a ognuno. … Dal Miur intanto dicono che è un «equivoco, nessuno ha mai pensato di tagliare niente, tutto questo è nato dalla cattiva interpretazione di alcune parole del Ministro». Gli 11mila posti rimarrebbero cattedre in deroga, da assegnare a personale precario, a fronte della trasformazione di 90mila posti di sostegno in organico di diritto….
lastampa.it - 28/06/2013
“La riforma funzionerà. L’emergenza Sud meritava la precedenza"
░ Una intervista al ministro Giovaninni: si impegna a istituire “uno standard unico nazionale per la formazione dei giovani”. Se questo obiettivo fosse conseguito, potrebbe essere ricordato come un serio intervento per il Meridione, visto che standard unici non ci sono per le strade, per le ferrovie, per le possibilità di inserimento nel lavoro.
D. Ministro Giovannini, il decreto sul lavoro che avete approvato ieri si concentra nella concessione di sgravi per l’assunzione di giovani e svantaggiati al Sud. Non si poteva fare di più ?
R. «In teoria si potrebbe sempre fare di più, ma il provvedimento tiene conto dei vincoli di bilancio ed è finalizzato a ridurre la disoccupazione e a ridurre la perdita di capitale umano dovuta alla crisi. La disoccupazione al sud è alta, di lunga durata, e c’è un fenomeno gravissimo di povertà minorile….
D. Sta dicendo che non è solo un problema di offerta di lavoro ?
R. «Anche a causa della crisi in Italia ci sono tre milioni di disoccupati e tre milioni di inattivi. Ma accanto a questo abbiamo un problema enorme di capitale umano. Investiamo poco nella scuola e nell’Università e dobbiamo dire chiaramente alle famiglie (oltre che allo Stato) che si deve investire nell’istruzione, così come che le imprese devono investire di più in formazione. Tutti gli interventi di questo decreto, compresi i tirocini e l’alternanza scuola-lavoro, vanno in una direzione: far incontrare domanda e offerta ai diversi livelli di formazione, offrire ai giovani maggiori opportunità, ridurre la disoccupazione delle persone di tutte le età. …
D. Qual è la vite più importante da stringere?
R. «Il modello dell’apprendistato è uno scambio equo fra abbattimento dei costi per l’impresa e contenuti formativi per il lavoratore. Ma per farlo funzionare occorre che funzioni il sistema della formazione gestito dalle Regioni: oggi funziona bene in alcune, in altre no. Mancano standard nazionali: basti pensare ai problemi nei quali si imbattono le imprese con sedi in più regioni. Abbiamo quindi deciso che entro il 30 settembre la conferenza Stato-Regioni definisca una proposta per il superamento delle varie problematiche. Se così non sarà, interverrà il governo»….
░ Secondo la Redazione di La tecnica della scuola, il decreto governativo che incentiva (650 euro al mese) l’assunzione di giovani tra i 18 e i 29 anni privilegia la forza lavoro meno qualificata quanto a istruzione. Non ci sembra che il decreto vada inteso nel senso che accedono all’agevolazione soltanto coloro che abbiano conseguito soltanto la licenza di scuola secondaria di I grado; ad esempio, ammette all’agevolazione i giovani disoccupati da più di sei mesi (quale che sia il loro titolo di studio ?). Resta il fatto che il decreto contraddice il principio della produttività dell’investimento sociale in capitale umano; proviamo a immaginare che cosa stia passando per la testa a coloro che hanno il titolo si II grado. Per capirci qualcosa, e valutare bene le intenzioni del governo, ci soccorre l’articolo (Lorenzo Salvia) de Il corriere della sera, che riportiamo per secondo.
latecnicadellascuola.it - 28/06/2013
" Dl lavoro: 10,6 mln di euro all'istruzione… ma”
Le cosiddette agevolazioni a favore dei giovani da 18 a 29 anni si possono applicare solo a chi è sprovvisto di diploma di istruzione superiore, e quindi a chi non ha completato il percorso liceale o negli Istituti di formazione professionale, e in modo particolare a chi è sprovvisto di impiego retribuito da almeno sei mesi e a chi, sprovvisto sempre di diploma di scuola superiore o professionale, viva da solo con una o più persone a carico. E qui sta il nodo della faccenda, perché, pretendendo la mancanza di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, significa penalizzare il mondo dell’istruzione, dal momento che pare si voglia dire ai giovani di rimanere senza titolo e quindi senza cultura, penalizzandone perfino le possibilità di carriera nell’attività lavorativa, nel cui ambito il diploma ha fornito da sempre maggiori opportunità. In altre parole sembra che il Governo voglia decretare l’agonia della scuola in generale e dell’istruzione superiore in particolare, visto che vuole immettere nel mondo del lavoro 200.000 (ma ci riuscirà?) persone con una formazione scadente o comunque inadeguata e ferma alla sola ex terza media, la secondaria di primo grado. Giovani quindi senza una appropriata conoscenza specifica, mentre il messaggio complessivo sembra essere quello di non studiare e non proseguire oltre la scuola dell’obbligo perché tanto non serve a nulla.
Corrieredellasera.it - 28/06/2013
Quel bonus-lavoro ai non diplomati (previsto dall'Ue)
Superare la maturità o prendersi un diploma di un istituto tecnico potrebbe diventare un handicap per trovare un lavoro nell'Italia al tempo della crisi? Sembra un paradosso, c'è stata anche qualche strumentalizzazione. Ma un fondo di verità nel paradosso c'è. Il bonus, sotto forma di taglio dei contributi, per le aziende che assumono giovani fra i 18 e i 29 anni fissa tre condizioni. Il giovane assunto deve essere disoccupato da almeno sei mesi, oppure vivere con almeno un familiare a carico, oppure non avere un diploma di scuola superiore. Oppure: basta una di queste tre condizioni per avere diritto al bonus. Il che vuole dire che il meccanismo scatta anche per un ragazzo che ha preso la Maturità, la laurea e magari anche un master, ma è disoccupato oppure ha dei familiari a carico. Preso da solo, però, il diploma di scuola superiore può essere uno svantaggio. Qual è il motivo di questa scelta ?
… La gran parte dei soldi che il governo ha messo nel pacchetto lavoro approvato mercoledì viene in realtà dai fondi europei. Ed è proprio Bruxelles a fissare gli obiettivi per i quali possono essere usati. Quei tre requisiti — vale la pena di ripeterlo, ne basta uno solo — sono previsti proprio dall'Unione europea per i programmi di coesione e inclusione sociale che finanzia. Anzi, quei soldi erano già impegnati in altri progetti e solo dopo una lunga e faticosa trattativa l'Italia è riuscita a riprogrammarli, cioè a dirottarli verso gli incentivi contro la disoccupazione giovanile. Per lo stesso motivo il bonus è rivolto soprattutto al Mezzogiorno. I fondi europei che il governo italiano ha preso per il pacchetto erano vincolati a quattro Regioni: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. E solo dopo un'altra trattativa, pure questa lunga anche se un po' meno faticosa, è riuscita a spalmarli su altre quattro Regioni del Sud: Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise. Restringendo così il campo sul quale spalmare le poche risorse nazionali che è riuscito a trovare. Oltre al titolo di studio, c'è poi un'altra apparente asimmetria nel pacchetto del governo. Perché concentrarsi sui giovani, anzi su quelli fino a 29 anni, quando anche nella fascia sopra i 30 la disoccupazione è un problema per non parlare di chi il lavoro lo perde dopo i 50 e rischia seriamente di non trovarlo più? …. Pure stavolta la spiegazione vera sta nella provenienza dei soldi, fondi europei e quindi da utilizzare per i giovani o da non utilizzare affatto. Per bilanciare il pacchetto, però, il governo ha inserito nel decreto un altro incentivo. Le aziende che assumono un disoccupato incasseranno la metà del sussidio di disoccupazione residuo. Per capire: se al momento dell'assunzione il disoccupato ha diritto ancora a dieci mesi di sussidio l'azienda che lo assume ne incasserà cinque. Stavolta i fondi europei non c'entrano. Anzi, non è stato necessario stanziare nemmeno soldi «italiani» perché ci si limita a cambiare destinatario (dal disoccupato all'impresa che lo assume) di soldi che già ci sono perché il fondo è alimentato dai contributi di tutti i lavoratori. Per questo il secondo bonus è per tutti: anziani o giovani, residenti al Sud o al Nord. E anche laureati, studenti freschi di maturità o solo con la terza media.
www.educationduepuntozero.it - 17/06/2013
"Tra la valutazione e la dispersione... c’è la motivazione"
░ Un contributo del collega Maurizio Muraglia, insegnante e pedagogista. Sono considerazioni – sapienti e strettamente connesse alla diretta esperienza in aula - in materia di valutazione dei ragazzi a rischio di abbandono. Quanto bisogno ce ne sarebbe nei consessi che – su input della Ministro - stanno elaborando le politiche di contrasto alla dispersione !
Com’è noto agli addetti ai lavori la dispersione scolastica presenta molte sfaccettature perché non è da intendere sic et simpliciter come fenomeno di abbandono degli studi che ne rappresenta l’esito estremo e irreversibile. L’abbandono scolastico spesso è preceduto da una fase critica, costellata da frequenza irregolare, da insuccessi, talvolta da intemperanze nel comportamento, che rendono precaria la fisionomia di uno studente. Gli studenti “a rischio di abbandono” sono facilmente individuabili se si presta attenzione ad alcuni fenomeni preparatori. In realtà, soprattutto nel secondo ciclo, appare non pienamente sviluppata tra gli insegnanti questa capacità indiziaria, che si configura come vera e propria capacità valutativa. Infatti è tale capacità a precedere e seguire il percorso che può condurre un alunno da una fase iniziale di disagio scolastico alla decisione di interrompere la frequenza degli studi. Sarebbe opportuno quindi che la valutazione elaborata nelle scuole sapesse non soltanto “monitorare” il processo degenerativo della motivazione allo studio, ma anche gestirlo fattivamente per neutralizzarlo. Accompagnare i processi motivazionali a sua volta presuppone una specifica competenza professionale capace di tenere sotto controllo i fattori che incidono sulla cosiddetta “voglia di studiare”, a tal punto che è possibile ritenere che motivazione, valutazione e dispersione finiscano per abitare un’area comune di significati. Non è superfluo qui sottolineare come anche in contesti apparentemente positivi dal punto di vista degli apprendimenti (pensiamo ai licei) si possa e si debba parlare in non pochi casi di “dispersione della motivazione”, che avviene quando uno studente, che pur ottiene buoni risultati a scuola, matura in se stesso un radicale disinteresse per quanto ha dovuto studiare sulla spinta di una motivazione estrinseca. Ora, perché lo sguardo professionale degli insegnanti sappia volgersi a quest’area concettuale comune – motivazione, valutazione e dispersione – occorre saper affiancare a una registrazione delle prestazioni un’altrettanta attendibile e sensata rilevazione dei processi in corso, rideclinando la logica del “risultato” che troppo spesso finisce per concentrarsi sulla fase conclusiva del processo di apprendimento. In altri termini, l’allievo di cui qui si parla non è soltanto l’allievo del compito o dell’interrogazione, che va bene nei casi in cui la motivazione e l’interesse dello studio non presentano problemi, ma è soprattutto l’allievo inquieto, che si distrae, che reagisce con disinteresse alla proposta di insegnamento. È l’allievo che pone una domanda che apparentemente “non c’entra nulla” con quanto si sta spiegando. Stiamo parlando di una logica valutativa che prende in carico tutto l’allievo finché c’è, finché è in classe e ancora mostra una pur sia timida disponibilità verso lo studio. La logica della valutazione formativa è una logica che previene la dispersione perché è capace di restituire all’alunno demotivato frammenti di positività, e questo avviene quando l’insegnante è disposto a interagire con alunni del genere anche al di fuori dell’argomento del giorno, facendo rientrare nell’ora di lezione l’istanza apparentemente eccedente posta da ragazzi che non hanno interesse per quel che si sta spiegando ma non è detto ancora che non abbiano interesse per tutto il contesto di apprendimento….. La valutazione formativa… non si limita a premiare o punire, ma discute con l’alunno, gli rinarra quanto ha compreso o creduto di comprendere, ritorna sul suo errore per capire a quale eventuale altra domanda poteva corrispondere la sua risposta sbagliata. La valutazione è formativa perché valorizza tutto lo studente e gli restituisce una sensatezza della sua presenza in classe. Molto spesso infatti il processo di degenerazione motivazionale che conduce alla dispersione intesa come abbandono coincide con una crescita del senso di inadeguatezza della propria presenza nel contesto scolastico. Per questo è giusto legare motivazione, valutazione e dispersione, se si vuole affrontare quest’ultimo tema in una logica preventiva. … Abbiamo bisogno di incrementare forme di valutazione interlocutiva, capace di coinvolgere lo studente nella consapevolezza di sé; discorsiva, capace di narrare allo studente punti di forza e punti di criticità del suo stare a scuola; inclusiva, capace di non escludere dall’orizzonte valutativo conoscenze, abilità, talvolta vere e proprie competenze che sembrano esulare dal curricolo ordinario. Ma queste forme di valutazione saranno impraticabili se gli insegnanti – soprattutto quelli che insegnano alla preadolescenza e all’adolescenza – non si sentiranno interpellati nella loro capacità di rendere significativi i saperi che insegnano, coinvolgenti i metodi che adottano, accoglienti le relazioni che instaurano. Nella loro capacità di costruire un curricolo formativo e inclusivo.
lastampa.it - 17/06/2013
" Si assume nelle università"
░ Circa tremila nuovi posti nel Decreto del Fare, e poi risorse per ricerca, edilizia e borse di studio. (Di Flavia Amabile).
La notizia è questa, nelle università si assume di nuovo. Ci sono circa tremila posti nuovi di zecca per ordinari e ricercatori che il governo annuncia di aver creato con il Decreto del Fare. E' la prima volta dopo anni di rigore e tagli, vedremo che cosa accadrà, come questo si tradurrà in bandi di concorso e chi ne beneficerà, ma con i tempi che corrono è positivo che ci siano tremila persone che avranno una possibilità. Ecco il dettaglio dei provvedimenti sulla scuola e sull'università approvati dal consiglio dei ministri. EDILIZIA SCOLASTICA. Un investimento straordinario di edilizia scolastica, finanziato dall'INAIL fino a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014-2016, nell'ambito degli investimenti immobiliari previsti dal piano di impiego di propri fondi….
SBLOCCO DEL TURN OVER AL 50% PER UNIVERSITÀ ED ENTI DI RICERCA DAL 2014. Si ampliano le facoltà di assumere delle università e degli enti di ricerca per l’anno 2014, elevando dal 20 a 50% il limite di spesa consentito a rispetto alle cessazioni dell’anno precedente (turn over). Le singole università potranno quindi assumere nel rispetto delle specifiche disposizioni sui limiti di spesa per il personale e per l’indebitamento senza superare, a livello di sistema, il 50% della spesa rispetto alle cessazioni. Con questo provvedimento si libereranno posti per 1500 ordinari e 1500 nuovi ricercatori in tenure track sul Ffo nel 2014 Spesa prevista 25 mln nel 2014; 49,8 nel 2015 - Copertura mediante taglio spese esternalizzazione servizi per le scuole. - BORSE DI MOBILITÀ PER STUDENTI CAPACI E MERITEVOLI. 5 mln per il 2013 e 2014, 7 mln per il 2015 da iscrivere sul Fondo di finanziamento ordinario delle università per l’erogazione di “borse per la mobilità” a favore di studenti che, avendo conseguito risultati scolastici eccellenti, intendano iscriversi per l’anno accademico 2013-2014 a corsi di laurea in regioni diverse da quella di residenza. Le risorse saranno suddivise tra le regioni… saranno attribuite sulla base di una graduatoria adottata da ciascuna Regione per le università site nel proprio territorio. - RENDERE PIÙ FLESSIBILE IL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DELLE UNIVERSITÀ E SEMPLIFICARE LE PROCEDURE DI ATTRIBUZIONE DELLE RISORSE. Per questo si unificano in unico fondo le risorse attualmente destinate al finanziamento ordinario delle università (FFO) alla programmazione triennale del sistema, ai dottorati, e agli assegni di ricerca. … - INTERVENTI STRAORDINARI A FAVORE DELLA RICERCA. Il Ministero favorirà interventi diretti al sostegno e allo sviluppo delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale, mediante la concessione di contributi alla spesa nel limite del 50% della quota relativa alla contribuzione a fondo perduto disponibili sul Fondo per la ricerca applicata (FAR)….Gli interventi da finanziare riguardano principalmente lo sviluppo di start up innovative e di spin off universitari, la valorizzazione di progetti di social innovation per giovani con meno di 30 anni, il potenziamento del rapporto tra il mondo della ricerca pubblica e le imprese, il potenziamento infrastrutturale delle università e degli enti pubblici di ricerca.
ItaliaOggi - 18/06/2013
"I precari intascano per l'ultima volta le ferie non godute"
░ Dal prossimo anno, l’indennità sostitutiva per ferie non godute dai precari subirà un taglio. Perché i precari sono u muru vasciu !
Il divieto di monetizzazione delle ferie sarà applicato alla scuola solo dal 1° settembre 2013. E dunque, almeno per quest'anno, i docenti precari non subiranno alcuna decurtazione della relativa indennità. É quanto si evince da una nota emanata dalla direzione generale delle politiche finanziarie e del bilancio del ministero dell'istruzione il 12 giugno scorso…. L'amministrazione centrale ha comunicato l'avvenuta assegnazione alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie per il pagamento delle supplenze brevi, comprese quelle necessarie per il pagamento delle ferie, nella misura definita dal contratto di lavoro. E cioè i 30/360 per i giorni di servizio previsti dal contratto. Per quanto riguarda, invece, la liquidazione ed il pagamento del compenso sostitutivo per le ferie non fruite dal personale docente e non docente, titolare di contratti di lavoro a tempo determinato sino al termine delle attività didattiche, il dicastero di viale Trastevere ha ricordato che sarà effettuata dalle ragionerie territoriali dello stato, alle quali i dirigenti scolastici dovranno trasmettere gli atti necessari. E quindi, almeno per quest'anno, i diretti interessati fruiranno pienamente dell'indennità (circa 1500 euro)senza subire alcuna decurtazione. La decisione giunge al termine di un lungo braccio di ferro tra sindacati e amministrazione sulla corretta interpretazione da dare alle nuove disposizioni sul divieto di monetizzazione delle ferie. L'amministrazione, infatti, fino a qualche giorno fa, era incline a non dare alcun rilievo al termine perentorio contenuto nel comma 56 dell'articolo 1 della legge 228/2012. Termine che fissa al 1° settembre 2013 la disapplicazione delle clausole contrattuali che stabiliscono il diritto alla monetizzazione delle ferie non godute. I sindacati, invece, forti della chiarezza inequivocabile della disposizione contenuta nel comma 56, hanno rivendicato all'unisono il diritto alla piena monetizzazione, minacciando azioni legali e mobilitazione della categoria. E alla fine il ministero non ha potuto fare altro che prendere atto della situazione emanando un provvedimento con il quale ha ordinato ai dirigenti scolastici di dare piena osservanza a quello che dice la legge. … Giova ricordare, peraltro, che sebbene questa indennità abbia una funzione risarcitoria, di fatto, essa viene utilizzata, insieme all'indennità di disoccupazione, come un vero e proprio ammortizzatore sociale per fare fronte ai bisogni alimentari nei mesi estivi non coperti da retribuzione.
latecnicadellascuola.it - 19/06/2013
" Si tagliano gli appalti di pulizia nelle scuole per le università"
░ La ministra Carrozza, per coprire le assunzioni nelle università, taglierebbe 25 milioni di euro nel 2014 e 49,8 milioni a partire dal 2015, dai fondi destinati alle pulizie degli istituti scolastici e ai servizi ausiliari esternalizzati: rischiano 21mila lavoratori.
La nuova ministra dell’istruzione, Maria Chiara Carrrozza, ha proposto di ridurre e tagliare i fondi destinati alle pulizie degli istituti scolastici e ai servizi ausiliari esternalizzati, non tenendo conto che in questi ultimi 5 anni i 21mila lavoratori Ex LSU e dei c.d. “Appalti Storici” hanno già pagato pesantemente tale dazio. E' quanto si apprende da una nota. Per garantire le assunzioni all’università e agli enti di ricerca, elevando dal 20 a 50% il turn-over, ovvero il limite di spesa consentito a rispetto alle cessazioni dell'anno precedente in modo da assumere 1500 ordinari e 1500 nuovi ricercatori” di tipo B, per una spesa prevista di 25 milioni nel 2014 e 49,8 nel 2015, si andrebbe a ridurre i fondi per gli appalti delle pulizie e che comunque le scuole dovranno rinnovare a un costo inferire anche per realizzare le economie previste dal decreto e fare in modo che i maggiori risparmi rimangano alle scuole: sbrigatevela da voi, insomma, sembra dire la ministra. In ogni caso 25 milioni per il prossimo anno e quasi 50 dal successivo devono andare alle università, smentendo per certi versi le dichiarazione fatte dalla ministra che aveva chiesto maggiori finanziamenti per la scuola minacciando perfino le dimissioni. Il comma 5 dell'articolo 54, dice infatti che a decorrere dal prossimo anno scolastico le scuole “acquistano, ai sensi dell'articolo 1, comma 449, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, i servizi esternalizzati per le funzioni corrispondenti a quelle assicurate dai collaboratori scolastici loro occorrenti nel limite di spesa che si sosterrebbe per coprire i posti di collaboratore scolastico accantonati ai sensi dell'articolo 4 del decreto del presidente della repubblica 22 giugno 2009” Quasi 11 mila posti subiscono quindi un impoverimento o una riduzione. Fra l’altro nell’audizione al Parlamento del 6 giugno scorso, dove sono state presentate dalla ministra le linee guida programmatiche per la gestione del proprio dicastero, è stato dichiarato che sul piano di sostegno finanziario per la realizzazione dell’autonomia scolastica sarà innalzato il budget per il funzionamento ordinario delle scuole, aumentando la quota procapite per alunno, utilizzando, però “le economie derivanti dai nuovi appalti per i servizi di pulizia nelle scuole”. E infatti i sindacati dicono che “le risorse per l’acquisto dei servizi di pulizia rientrano nel fondo per il funzionamento ordinario delle scuole e di conseguenza se si vuole aumentare la quota procapite per alunno vuol dire che anche per i servizi di pulizia va speso di più e non meno.” Pensare di scaricare ancora i risparmi dell’amministrazione scolastica su questi lavoratori rigettandoli nella precarietà, rimettendoli in capo alla spesa sociale generale, a fronte di scuole più sporche e meno sicure non è una soluzione per dare risposta ai bisogni della Scuola stessa e nemmeno per migliorare le economie ministeriali…
Il Messaggero - 20/06/2013
" I giovani spiazzati fra metodi opposti"
░ Riportiamo il commento di Giorgio Israel alle tracce per la prima prova all’esame di Stato: “Viene da pensare che chi ha preparato questi testi non abbia mai messo piede in una scuola, non abbia figli e non abbia la più pallida idea delle conoscenze che vi si acquisiscono, che sono sempre più esili e frammentarie e che andrebbero vigorosamente riqualificate….”. Segnaliamo che solo poco più del 10% dei candidati ha scelto di svolgere la traccia riconducibile alla tipologia “tema”.
Ormai non ci sono dubbi: al ministero dell’Istruzione c’è chi lavora per cancellare il tema di maturità. Del resto è noto che questo proposito è vivo da anni. Noi siamo invece più che favorevoli al tema, purché offra allo studente l’opportunità di esprimersi in piena autonomia e di dar prova delle sue capacità, su un argomento circoscritto e correlato a temi approfonditi nel corso di studi. La via infallibile per renderlo disgustoso, e alimentare la spinta a cancellarlo, è assegnare come argomenti quelli che Gentile chiamava “brevi cenni sull’Universo”. “Stato, mercato, democrazia”, “Individuo e società di massa”, “La ricerca scommette sul cervello”… Nessuno si sognerebbe non dico di dare una tesi di laurea, ma neppure una tesi di dottorato su temi del genere. Per dire qualcosa di sensato sul primo occorrerebbe conoscere una mole di contributi teorici mai visti nelle scuole, dalla contrapposizione tra pianificazione collettivista e liberismo economico, tra keynesismo e “mainstream”, al versante di teoria politica. Per il secondo tema occorrerebbe aver letto qualcosa della letteratura sui totalitarismi del ventesimo secolo. Dove? In una scuola in cui raramente si arriva a studiare la Seconda guerra mondiale? E che dire del terzo tema che apre l’immensa tematica del rapporto-cervello? Ma c’è una via furbesca per tenere in piedi l’approccio del tipo “brevi cenni dell’Universo” in un contesto in cui non si sa più in che secolo siano vissuti Adam Smith, Karl Popper e Hannah Arendt, ammesso che si sappia chi siano. La via è quella di offrire tracce molto terra terra, articoli di giornale, dietro cui lo spessore dei temi è ridotto a formulette semplificate e informazione, o è visibile solo a chi ne sa molto. Certo, i brani su “Stato, mercato e democrazia” sono densi di temi rilevanti, ma sono tanti e di complessità tale che l’unica via è cavarsela con luoghi comuni sulla crisi. Va assai peggio su “Individuo e società di massa”. Pasolini era un letterato di valore, ma di certo non un maestro di teoria sociale, soprattutto in un brano in cui la spara grossa: «Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi». Visto che la prima parte della traccia di Bodei è in consonanza, e che le connessioni con le tracce letterarie sono esangui, c’è da chiedersi se non sia un invito a confezionare un compitino anticapitalista. Certo, si dirà che lo studente poteva andarsene per conto suo ignorando i testi proposti. Ma, siamo seri, chi oserà farsi beffe delle tracce ministeriali? Il risultato è che lo studente - altro che autonomia e creatività - è stato messo su binari atti solo a determinare risultati preconfezionati e grotteschi. Ciò è ancor più evidente nel tema sulla ricerca e il cervello. Qui, oltre a uno scritto di Boncinelli - che contiene l’unica asserzione di merito sul rapporto tra teorie del cervello e teorie della mente, peraltro assai discutibile - si offrono solo articoli di giornale che informano circa i progetti di simulazione informatica del cervello. Su queste basi cosa scrivere se non un panegirico del programma di Obama? In barba allo spirito critico: da Marcuse allo scientismo è l’apoteosi del conformismo. Quanto ai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) non costituiscono un argomento se non di analisi economica, visto che l’unico tratto comune di quei Paesi è l’incremento del Pil. Lo sa anche l’estensore della traccia che invita a sceglierne due a caso e dire qualcosa sulle loro vicende politiche recenti. A parte la mediocrità della proposta è roba mai vista a scuola. È un invito a navigare di soppiatto con lo smartphone? ….
latecnicadellascuola.it - 21/06/2013
"Via libera ai contratti (forse) ma solo per la parte normativa"
░ E' la proposta che le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro fanno al Governo nel parere favorevole (purtroppo) allo schema di regolamento.
In attesa di conoscere le decisioni che potrà assumere la Commissione Affari Costituzionali del Senato, l’analoga commissione della Camera, riunitasi in seduta comune con la Commissione Lavoro, ha espresso il proprio parere sullo schema di regolamento relativo al blocco di contratti e stipendi. Il parere è favorevole, anche se sono state sottolineate due condizioni. La Commissione ha sottolineato in primo luogo che la proroga prevista dal regolamento deve intendersi del tutto eccezionale e provvisoria, “rendendo, per il futuro, non ipotizzabile un ulteriore allungamento temporale, che rischierebbe di trasformare un intervento che doveva essere una tantum e limitato nel tempo in una vera e propria deroga al meccanismo medesimo”. Inoltre le due Commissioni invitano il Governo “ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata a consentire, immediatamente dopo l'entrata in vigore del decreto in esame, la ripresa della contrattazione collettiva ai soli effetti normativi, modificando lo schema di decreto nella parte in cui lo stesso ha congelato fino al 31 dicembre 2014 la stessa contrattazione collettiva, fermo restando che la contrattazione per la parte economica potrà esplicare i suoi effetti a decorrere dall'anno 2015”. Poiché è poco probabile che al Senato l’orientamento dei parlamentari cambi radicalmente, la conclusione della vicenda è pressoché segnata: il regolamento verrà approvato dal Governo e, nella migliore delle ipotesi, la contrattazione si potrà aprire esclusivamente sugli aspetti normativi. Per ogni eventuale miglioramento di natura economica bisognerà aspettare ancora almeno un anno e mezzo….
Pubblichiamo alcuni articoli sulle dichiarazioni rilasciate dal ministro Carrozza durante l'audizione del 6 giugno per la presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero alle commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato.
latecnicadellascuola.it - 08/06/2013
" Cala la spesa per gli insegnanti: meno il 2%"
░ Il Sole 24Ore ha documentato come il costo medio previsto per il personale della Scuola sia il più basso di tutto il pubblico impiego.
…Le misure adottate negli ultimi anni, spiega il giornale della Confindustria, a cominciare dal blocco del turn over e dalle limitazioni degli incrementi retributivi, hanno prodotto, si legge nel budget dello Stato, «una contenuta, ma significativa contrazione del costo del personale tra le previsioni 2013 e 2012». Una riduzione del 2,21% pari, in valore assoluto, a 1.689.941.000 di euro, alla quale «contribuiscono, in modo determinante – sottolinea la Ragioneria generale – i costi per le retribuzioni che presentano una contrazione del 2,13% pari a 1.590.181.000 di euro». In modo particolare un alleggerimento sulle retribuzioni degli statali «è attribuibile prevalentemente al Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, che pur presentando una riduzione poco significativa a livello di amministrazione (1,92%), riconducibile ad una diminuzione degli Anni persona, incide significativamente sul totale costi delle Amministrazioni centrali». Proprio sul versante delle retribuzione emerge che per quest'anno il costo medio previsto per il personale del ministero dell'Istruzione è il più basso di tutto il comparto ministeri: 39.436, contro il 43.533 del personale del ministero del Lavoro, i 48.296 di quello del ministero delle Politiche agricole o i 57.799 euro del ministero della Salute, che guida la classifica.
larepubblica.it - 09/06/2013
Numero chiuso, si cambia “Niente test dopo la Maturità dal 2014 li faremo ad aprile”
░ La nuova decisione della Ministro: a settembre le prove selettive. Il ministro Carrozza ha deciso: niente anticipazioni dei test, si torna alle prove a settembre…. E risponde ad altre domande dell’intervistatore; per l’ex ministro Profumo ha stima: Sul concorso pubblico ha avuto coraggio !
D. Cosa ne pensa del numero chiuso all’università, ministro?
«In Italia è necessario, per due motivi. L’accesso ad alcune professioni va contingentato rispetto ai bisogni del paese: spesso formiamo persone che poi vanno a esercitare all’estero. Il numero chiuso è legato alla disponibilità di attrezzature: non si può aumentare indiscriminatamente il numero degli studenti, ogni ragazzo ha diritto a insegnamento di qualità».
D. Perché i test d’ingresso al primo anno? Perché tagliare le gambe a un aspirante medico o architetto su quiz di cultura generale e di logica?
«In altri paesi europei la selezione si fa all’inizio del secondo anno, quando le matricole iniziano a capire le loro attitudini allo studio delle materie. Si può valutare anche da noi, ma questa riforma richiederebbe un periodo lungo».
D. Ha detto che senza fondi si dimette da ministro.
«Sto trovando grande attenzione da parte del governo sulle questioni della scuola. Non mi dimetto».
D. Ha detto due cose, in commissione Senato, che le hanno garantito il plauso dei sindacati. Non capitava da anni.
«Ho detto che non si fanno buone economie sulla scuola bloccando il turn-over. La scuola ha bisogno di certezze, programmazione e insegnanti giovani. Poi ho detto che intendo varare un piano triennale di assunzioni per il 2014-2017, periodo che prevede 44 mila pensionamenti… Ci sarà il giusto equilibrio tra assorbimento del personale precario e concorso pubblico… Ho rispetto per Profumo e le sue scelte. Sul concorso pubblico ha avuto coraggio».
Il Messaggero - 09/06/2013
Il rettore Frati: «La proroga è un toccasana ma il sistema va riformato»
░ Bene accolta la decisione della Ministro Carrozza di spostare a settembre le prove di accesso alle facoltà a numero chiuso. Ce ne sono inutilmente troppe, rilevano gli studenti
… Il rettore della Sapienza Luigi Frati promuove lo slittamento dei test annunciato dal ministro Carrozza: «Per fortuna è arrivata la proroga. Una scelta corretta, ma solo come primo passo, perché il sistema dei quiz va riformulato integralmente. Questa revisione però deve avvenire senza fretta. Serve un metodo più obiettivo, sarebbe utile mettere in correlazione il voto ottenuto da uno studente in una materia a scuola con quello ottenuto nella stessa disciplina nel test …. Dopo avere ottenuto il rinvio delle date nazionali dei test d’accesso, i sindacati studenteschi ora chiedono al ministro Carrozza di aprire una riflessione sul sistema dell’accesso programmato. «… Alla base di questo crollo delle iscrizioni c’è sicuramente il proliferare degli sbarramenti anche nelle facoltà per cui il Ministero dell’Istruzione non pone nessun vincolo».
corrieredellasera.it - 10/06/2013
«Portare gli studenti in azienda. E’ la formula del successo tedesco»
░ Intervista a frau von der Leyen, madre di 7 figli e ministra tedesca del Lavoro e Affari sociali, nel governo di Angela Merkel.
D. Frau von der Leyen, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha definito «inaccettabile» la disoccupazione giovanile. I giovani perdono fiducia nel futuro. È a rischio la costruzione europea?
«Questa è una sfida enorme per la Ue, se non una minaccia, perché ogni società deve poter dare prospettive alla prossima generazione. Ma la disoccupazione giovanile mette anche pressione sulle famiglie. Una prima risposta è la youth guarantee, una garanzia per offrire entro 4 mesi a ogni giovane che resta senza lavoro o lascia la scuola, un lavoro, un'opportunità di formazione o la possibilità di tornare a studiare. Ma poi serve ben altro… Abbiamo bisogno di un'iniziativa per la crescita nei Paesi che hanno una grande disoccupazione giovanile, come la Grecia, la Spagna, il Portogallo e l'Italia. Dobbiamo creare possibilità d'impiego sostenibili. Per questo abbiamo bisogno di un moderno sistema di formazione professionale duale per i giovani e dobbiamo combattere la stretta creditizia, che soffoca le piccole e medie imprese…
D. Cosa si può fare nel breve periodo?
«In alcuni Paesi, come la Germania, ci sono posti di lavoro vacanti, i datori di lavoro cercano giovani che desiderano apprendere un mestiere. Altrove, molti giovani cercano lavoro, questo lo dobbiamo mettere insieme. In Europa c'è libertà di movimento, e bisogna usarla. Solo la lingua è una barriera. Il mio ministero ha investito 140 milioni per offrire ai giovani europei corsi di tedesco e coprire i costi di viaggio per partecipare a un programma di training retribuito di 8 settimane in Germania. L'obiettivo è che alla fine concludono un contratto di formazione o di lavoro. La domanda più alta per usufruirne arriva proprio da Spagna, Portogallo, Grecia e Italia… A chi è disoccupato per prima cosa offriamo un lavoro o un corso di formazione, in passato c'era solo il sussidio. Il personale dei servizi all'impiego è tenuto ad eliminare gli ostacoli che ci sono tra la persona disoccupata e il posto di lavoro. Per esempio, i genitori possono ricevere assistenza per i figli piccoli. Dal primo agosto entrerà in vigore una legge che garantisce un posto all'asilo a tutti i bambini di almeno un anno di età»….
D. Come funziona la formazione professionale duale tedesca?
«È alla base del nostro successo attuale. La metà dei ragazzi tedeschi frequenta un corso di formazione professionale. Abbiamo 340 vocazioni diverse, dall'infermiere al bancario, dal meccanico all'elettronico. È una combinazione di teoria e pratica: tre giorni alla settimana di training in azienda e due giorni in aula. E il certificato professionale, al completamento dei 2 o 3 anni di formazione non esclude la possibilità di frequentare l'università in seguito. Alcuni Ceo di successo hanno cominciato così. Ma non è solo un sistema tedesco, esiste anche in Austria e in Svizzera. Alla base c'è una partnership tra pubblico e privato, perché le imprese devono offrire i posti e pagare la retribuzione dei giovani, e poi serve un ente che gestisca i certificati, in Germania lo fa la Camera di Commercio. Oggi in Germania sono scoperti un milione di posti di lavoro e 33 mila posti di formazione professionale. Abbiamo bisogno di immigrazione qualificata in Germania, e per questo dobbiamo utilizzare il mercato del lavoro europeo».
ItaliaOggi - 11/06/2013
"Pensioni, Fornero al palo"
░ Franco Bastianini fa il punto sulle prospettive immediate che si aprirebbero per circa 4000 mila dipendenti della Scuola ai quali verrebbe riconosciuto il diritto di accedere al trattamento pensionistico con i requisiti richiesti e posseduti al 31 agosto 2012. Sulla legittimità della norma che li ha esclusi dal beneficio, sentenzierà la Consulta.
Quella che inizierà il 17 giugno sarà una settimana di passione per le migliaia di docenti e di personale Ata della scuola per i quali la riforma Fornero aveva escluso dalla possibilità di poter fare valere, ai fini dell'accesso al trattamento pensionistico, i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla previgente normativa perché non posseduti alla data del 31 dicembre 2011. L'ufficio di presidenza della commissione lavoro della camera ha posto all'ordine del giorno dei lavori la proposta di legge n. 249, presentata il 15 marzo 2013, primo firmatario Manuela Ghizzoni (Pd). E un impegno a risolvere il problema è stato espresso anche dal ministro Carrozza, nel suo intervento programmatico davanti al parlamento. La proposta di legge, costituita di soli due articoli, prevede che le disposizioni in materia di requisiti per accedere al trattamento pensionistico di anzianità e/o di vecchiaia e di regime delle decorrenze vigenti prima dell'entrata in vigore dell'art. 24, comma 14 del decreto legge 201/2011 (per la pensione di anzianità non meno di sessanta anni di età e trentasei di contribuzione, o indipendentemente dall'età anagrafica, quaranta anni di contribuzione; la pensione di vecchiaia sessantacinque anni di età per gli uomini e sessantuno per le donne, unitamente a non meno di venti anni di contribuzione), devono essere estese anche al personale della scuola che ha maturato tali requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012. Quanto alla copertura finanziaria di tale estensione, è indicata in un contributo di solidarietà dell'1 per cento sulla parte di reddito superiore al limite di 150.000 euro lordi annui…. Intanto la Corte Costituzionale ha fissato al prossimo 19 novembre l'udienza, su ricorso della Cisl scuola davanti al giudice del lavoro, per accertare l'eventuale incostituzionalità della norma Fornero.
larepubblica.it - 12/06/2013
" Bonus maturità legato ai voti medi della classe ecco le nuove regole per i test a numero chiuso"
░ La ministro Carrozza dopo le polemiche cambia i criteri: dieci punti solo a chi si diploma con 100 e lode.
Il bonus-maturità continua a far discutere. Il ministero cerca di renderlo un po’ equo, ma restano perplessità per un sistema che ancora non convince del tutto… Il nuovo bonus — per coloro che tenteranno di entrare a Medicina e Odontoiatria, Veterinaria e Architettura — partirà da un punto e non più da quattro come quello pensato dall’ex ministero dell’Istruzione, Francesco Profumo. E continuerà di punto in punto fino a dieci, che verrà assegnato esclusivamente ai cervelloni con 100 e lode. … Cambia il criterio di assegnazione, che dipenderà dalla distribuzione dei voti della singola commissione. Un meccanismo che farà comunque corrispondere allo stesso voto bonus diversi non solo da scuola a scuola ma anche all’interno dello stesso istituto: da commissione a commissione. … Resta l’obbligo, per accedere al bonus, di conseguire il diploma con almeno 80 centesimi e viene introdotto un meccanismo, che prima mancava, per assegnare il punteggio anche a coloro che si sono diplomati negli anni precedenti e vorranno tentare di entrare a Medicina quest’anno. … Gli oltre 96mila studenti che si sono già iscritti dovranno ripetere l’intera procedura perché il decreto che esce oggi sostituisce quello precedente. Le date, prima previste a luglio, sono state spostate a settembre: il 3 per architettura, il 4 settembre per le Professioni sanitarie, il 9 settembre per Medicina e Odontoiatria e il 10 per Veterinaria. La graduatoria per Medicina e le altre facoltà a numero chiuso resta nazionale….
corrieredellasera.it - 13/06/2013
"Maturità, i nuovi bonus Il punteggio massimo solo a chi prende la lode"
░ Mariolina Iossa riporta il nuovo regolamento per l’attribuzione del bonus, pubblicato nel sito del Miur il 12 giugno.
…Si è chiusa ieri, almeno per quest'anno, la vicenda dei contestatissimi «bonus maturità». I 10 punti, cioè il massimo, saranno concessi soltanto a chi prende anche la lode. Da uno a nove punti di «bonus» andranno invece a chi avrà ottenuto, alla maturità, da 80 a 100… Il voto deve anche essere non inferiore all'80esimo percentile della distribuzione dei voti della propria commissione d'esame assegnati quest'anno…. Ieri è arrivato il decreto, che oltre a rivedere il bonus, rinvia le date dei test di ammissione alle università a numero programmato: non più a luglio come deciso dal predecessore Profumo, ma di nuovo a settembre, il 3 per veterinaria, il 4 per le professioni sanitarie, il 9 per medicina e odontoiatria e il 10 per architettura. Il ministro comunque ha detto che il bonus «verrà sicuramente modificato per il futuro» e che rinvio delle date dei test e «bonus maturità» così come sono decisi nel decreto firmato ieri, varranno soltanto per quest'anno. Dal prossimo si cambierà di nuovo. Carrozza vuole continuare sulla strada dell'anticipo dei test per l'ingresso alle facoltà a numero programmato, secondo l'idea del suo predecessore. Non a luglio, per non farli coincidere con gli esami di maturità ma ad aprile, ancora lontani dall'esame di Stato. In questo caso, tuttavia, è evidente che anche il bonus dovrà essere completamente modificato, di sicuro non potrà più essere legato al voto di maturità …
larepubblica.it - 13/06/2013
“I baroni rubano il posto a noi ricercatori” in ateneo scoppia la battaglia delle generazioni
░ Prima o poi la questione del baronaggio universitario in Italia doveva esplodere. Certi atenei vivono fuori dal tempo, cristallizzati nell’epoca feudale, con rettorati gerontocratici e cattedre all’insegna del nepotismo dinastico. Hic manebimus optime, così può sintetizzarsi il programma di certi accademici; evidentemente, non sempre la saggezza si coniuga alla sapienza. Tuttavia, ne conosciamo anche di altro tipo, docenti che della propria cultura traggono il senso più autentico: quello di “coltivare” maestri altri e migliori, se possibile; sanno che senza questa transizione generazionale, la loro stessa cultura non ha scopo.
I professori universitari chiedono di poter continuare a lavorare anche oltre l’età della pensione. E scoppia di nuovo la guerra dell’età. Negli atenei di tutta Italia le richieste arrivano a decine: da Milano a Palermo, tra gli ordinari nati nel 1943 è partita la corsa per usufruire del bonus di due anni di lavoro in più. Cosa che, chiaramente, farà slittare in avanti gli ingressi dei giovani ricercatori in attesa di un contratto. A stabilirlo è stata una sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale un articolo della Legge Gelmini e che ha ristabilito la possibilità di rimanere in servizio per due anni oltre la soglia dei 70. Adesso, chi è vicino all’età della pensione può compilare una richiesta motivata e presentarla in ateneo: sarà il senato accademico, in ultima istanza, a decidere se il docente potrà rimanere in servizio o meno. Nella maggior parte delle università, l’orientamento è quello di respingere al mittente le richieste. Al Politecnico di Torino i vertici accademici stanno prendendo posizione per non consentire la proroga, mentre all’Alma Mater di Bologna è esplosa una polemica tra giovani ricercatori e prof, con il rettore Ivano Dionigi che ha invitato il corpo docente ad avere una maggiore «attenzione alle attese delle nuove generazioni ». E se all’università di Palermo le domande — arrivate principalmente da Giurisprudenza e Lettere — verranno con buona probabilità cassate, alla Bicocca di Milano lo stop sarà automatico per motivi di organico... Uno dei rischi legati all’arrivo di questa valanga di richieste è quello di affievolire ulteriormente le speranze dei giovani in attesa di un posto: per loro già adesso vale la regola per cui solo uno diventa ordinario ogni cinque che escono. «Ci avevo provato — ha commentato Maria Stella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione che nella sua riforma aveva abolito la proroga — così si blocca il ricambio generazionale: adesso chi sta fuori rimane precario ancora un po’». Molti ricercatori sono già sul piede di guerra. …
latecnicadellascuola.it - 14/06/2013
"Sta franando il concorso a cattedre"
░ L’annuncio del ministro Profumo (il coniglio dal cilindro), il contenuto del bando, la scelta cervellotica circa i contenuti della prova preselettiva, le disposizioni sui compensi ai commissari, le procedure attuate, il contenzioso sollevato (e le ripetute vittorie dell’ANIEF), il ricorso a commissari qualunque: ad ogni tappa di questo gioco dell’oca, una nuova sorpresa. Ma i giovani precari non hanno animo di giocare. Quanto sinceramente vorremmo non averlo previsto. Ed ecco l’ultima.
Il Piemonte le prove orali rimandate a settembre per difficoltà nel reperimento di esperti di lingua straniera e di informatica. Non è da escludere un effetto domino in altre regioni, prima di tutto la Toscana. Il testo del comunicato diramato in queste ore dall'Ufficio scolastico regionale del Piemonte è quasi incredibile. Lo riportiamo integralmente: "A seguito della difficolta’ riscontrata da questo ufficio scolastico regionale nel reperire i componenti da aggregare alle commissioni giudicatrici che, nelle prove orali, devono procedere all’accertamento delle conoscenze informatiche e delle lingue straniere, le prove orali per le procedure concorsuali per la scuola primaria e per la scuola dell’infanzia sono rinviate successivamente al periodo estivo". Il significato è dirompente ma assolutamente inequivocabile: le prove orali sono sospese e riprenderanno a settembre. I docenti vincitori di concorso, quindi, non potranno prendere servizio il 1° settembre, come dal Ministero si sono invece sempre affrettati ad assicurare…. A questo punto l'effetto domino potrebbe essere inevitabile: anche in altre regioni potrebbe diventare difficile "convincere" docenti ed esperti a far parte quasi gratuitamente delle commissioni di concorso.
l’Unità - 15/06/2013
" Carrozza: la scuola torna centrale per il governo"
░ Dichiarazione ottimistica della ministro della Pubblica Istruzione a Firenze, dinanzi a una platea del Pd: la Scuola, centrale per il governo.
Piano piano vogliamo riportare la scuola al centro delle strategie del governo sia anche in funzione dell’occupazione giovanile». Da un convegno del Pd toscano a Firenze la ministra della Pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, ribadisce la centralità del tema dell’istruzione, dopo le polemiche esplose nelle scorse settimane all’interno del governo a proposito delle scarse risorse destinate al settore. Scuola come chiave, anche per costruire il futuro in termini di sviluppo. «Per la scuola ha aggiunto Carrozza bisogna definire le priorità e poi individuare una serie di interventi. Ne stiamo discutendo con il Consiglio dei ministri ha aggiunto e con il ministro dell’Economia». La ministra ha ribadito la necessità di «puntare sull’alternanza scuola-lavoro, sulle scuole professionali e su tutti i percorsi che vedono uno scivolo verso il lavoro. Dobbiamo vedere la scuola come uno strumento per l’occupazione». Una delle questioni centrali riguarda le strutture: «Dal bando all’assegnazione, fino al cantiere occorre troppo tempo e bisogna velocizzare il processo per l’edilizia scolastica. Su questo fronte, ha aggiunto Carrozza, «da una parte stiamo lavorando alla semplificazione e alla sburocratizzazione del processo per gestire i finanziamenti che già sono stati dati; dall’altra stiamo pensando a una valutazione dei fondi immobiliari, e con la presidenza del Consiglio anche ad una misura di finanziamento alle nuove scuole anche attraverso la Banca europea degli investimenti». Altro tema, l’esame di maturità: «Vedo l’esame di maturità molto importante nell’ambito del percorso dei ragazzi, perchè è una tappa fondamentale che ricorderanno per tutta la vita. È importante ha sottolineato che gli studenti facciano l’esame di maturità pensando anche a cosa si vuol fare dopo. Ecco perchè è importante che il nostro Paese investa sull’orientamento». Ancora più esplicita, a questo proposito, la ministra in un’intervista a un settimanale: «Bisogna ripensare sia l’esame, sia l’ultimo anno delle superiori». E ancora: la digitalizzazione è ineludibile, ma non è al primo posto. In quanto alle donazioni private, si dice favorevole: non a caso, alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dov’era rettore, aveva creato un fondo per le donazioni liberali. Infine, il tema della ricerca, così tanto bistrattata. «L’Italia ha detto ancora la ministra nel convegno di Firenze non può non avere un piano nazionale per la ricerca che definisca le strategie. Ecco, dunque, che dobbiamo attivare il piano nazionale della ricerca per capire quali sono le necessità del nostro Paese. Dobbiamo poi investire sui ricercatori ha continuato Carrozza e capire se riusciamo ad uscire da quella logica del blocco del turn over che penalizza troppo l’università, la ricerca e anche la scuola».
Pubblichiamo alcuni articoli sugli stipendi dei docenti, che secondo una classifica della Ragioneria Generale dello Stato sono i più bassi della Pubblica Amministrazione.
"La professione degli insegnanti. Un profilo sbiadito"
░ Riportiamo, in parte, lo scritto (pp. 16-17)di Benedetto Vertecchi,studioso al quale spesso, in questa rubrica, facciamo riferimento. In questo scritto esprime una valutazione sulla proponibilità dei test usati in funzione preselettiva nel concorso a cattedra. Facendo anche riferimento aVisalberghi e Calonghi, i primi cultori italiani di docimologia scientifica, Vertecchispiega la necessità, per i valutatori, di distingueretra il punteggio, quale si rileva in sede di misurazione, e la valutazione (che va riferita al target professionale delconcorso; senza questa distinzione, qualunque prova preselettiva andrebbe bene per qualunque concorso. Purtroppo, l’immagine professionale dei docenti, qual è nella mente dei responsabili politici dell’Istruzione, è ben lontana da quella che dovrebbero essere;da ciò, si sono indirettamente originate lemanchevolezze procedurali e certe sciattedecisioni, quale quella di infarcire le commissioni esaminatrici di gente comunque trovata, e di propinare (cioè, “donare”)compensi ridicoli e offensivi ai commissari.
…. La prima selezione dei candidati al concorso per l’insegnamento è consistita nel sottoporli a una prova strutturata. Si chiedeva, per ciascuna domanda, di riconoscere la risposta corretta fra le quattro proposte. S’intende che le altre tre (distrattori) avevano solo l’intento di evitare un riconoscimento troppo facile. In breve, si trattava di una prova organizzata secondo il modello cosiddetto a scelta multipla, i cui primi esempi incominciarono a essere proposti all’attenzione dei cultori di problemi educativi, oltre mezzo secolo fa, da studiosi attenti agli sviluppi della ricerca educativa internazionale, e inspecial modo di quella valutativa, come AldoVisalberghi e Luigi Calonghi. Vale la pena di riprendere alcune delle riflessioni sulle qualiVisalberghi si soffermava in Misurazione e valutazione nel processo educativo (Milano, Comunità, 1955). Nella valutazione occorre distinguere, innanzi tutto, le procedure attraverso le quali si rilevano i dati relativi alle prestazioni fornite da chi è sottoposto alla prova (misurazione, o assessment) dal giudizio che si esprime a partire da tali dati (valutazione). La misurazione può essere più o meno accurata, effettuata in modo tradizionale o tramite il ricorso a strumentazioni di varia complessità. Tuttavia, è la valutazione che dà significato ai dati. In altre parole, il più perfezionato strumentario per la misurazione degli apprendimenti serve a poco se utilizzato prescindendo da una definizione accurata degli intenti dell’attività che si sta svolgendo, in funzione dei quali si procede all’espressione di un giudizio. Nel caso della selezione dei candidati all’insegnamento, l’attenzione dei commentatori, ma anche quella di molti dei candidati, si è rivolta soprattutto agli aspetti tecnici delle prove, al loro contenuto, al modo in cui i quesiti erano formulati…. Se le medesime procedure di selezione, che comportano l’uso di uno strumentario affine, sono utilizzate in relazione a esigenze diverse, la prima conclusione cui si può giungere è che non si tratta di procedure per definire le quali abbia rilevanza l’attività che dovrà essere svolta. In pratica, se avessimo a disposizione le prove e disponessimo degli elenchi di chi ha raggiunto la soglia richiesta, ma non disponessimo di alcuna informazione di contorno (ovvero, non sapessimo che la prova è stata sostenuta nell’ambito di un concorso per il reclutamento di personale per le scuole), non saremmo in grado di delineare per quale ragione un così gran numero di persone abbia accettato di sottoporsi ad un rituale così stressante. Il profilo implicito nelle prove è, infatti, troppo sbiadito perché da esso si possa inferire che lo scopo da conseguire era quello di provvedere le scuole d’insegnanti.Ci si deve chiedere, allora, per quale ragione, dovendosi selezionare personale per svolgere funzioni che, almeno per alcuni aspetti, sono chiaramente definibili, si sia incominciato sottoponendo i candidati a una prova cui corrisponde un profilo del tutto sbiadito. Possiamo ipotizzare più risposte, che nel complesso offrono un quadro tutt’altro che positivo del nostro sistema educativo:- la prima è che lo Stato, dovendo assumere personale per le scuole, mostra di non avere nessuna fiducia nella certificazione degli studi che garantisce, riconoscendone il valore legale. La prova di selezione iniziale ha avuto, infatti, il carattere di un controllo del possesso di conoscenze di base, corrispondenti a un profilo di livello molto inferiore a quello nominalmente attestato dai titoli richiesti per la partecipazione al concorso. Se questo è vero, si dovrebbe incominciare col rivedere radicalmente i modi attraverso i quali le università certificano gli studi (e, ovviamente, anche l’organizzazione e i contenuti dei corsi di studio);- la seconda richiede che, a partire dalle domande, si individuino gli elementi che compongono la cultura desiderata per gli insegnanti. Si direbbe che ci si trovi di fronte ad una richiesta di conoscenza globalizzata, i cui elementi costitutivi sono, grosso modo, quelli sui quali da un paio di decenni insistono con particolare enfasi le analisi dell’Ocse. Il fatto è che tali analisi hanno come criterio di riferimento lo sviluppo economico e, come criterio valutativo, la considerazione di livelli delle prestazioni osservate nel breve periodo. Nel caso dell’insegnamento è difficile pensare che una logica di breve periodo possa costituire un criterio per la definizione di un profilo desiderato. Ciò per due buone ragioni: da un lato il profilo deve sostenere l’attività degli insegnanti in un tempo lungo, quello in cui svolgeranno la loro professione, dall’altro anche il profilo degli allievi dovrà essere pensato in funzione di esigenze che si manifesteranno in un tempo lungo, quello della vita;- c’è, infine una terza risposta, nella quale confluiscono anche molte delle considerazioni esposte per le altre due: si direbbe che non si consideri più l’insegnamento come una professione intellettuale, nella quale il sapere e il saper fare siano strettamente collegati. Si suppone che gli insegnanti dispongano di una cultura modesta, certificata da titoli cui si riconosce scarso credito, e di un minimo di sapienza professionale, almeno in parte acquisita partecipando ad attività delle quali sono responsabili le medesime istituzioni nei confronti delle quali si manifesta così scarsa fiducia. In altre parole, si sancisce il declassamento della professione degli insegnanti. Gli interventi sul funzionamento delle scuole da parte potere esecutivo, anche se apparentemente rivolti a favorire la modernizzazione del sistema educativo, costituiscono nei fatti la negazione dell’autonomia affermata sul piano dei principi. Gli insegnanti finiscono con l’assumere funzioni esecutive che non comportano la necessità di formulare un progetto originale, volto a indirizzare l’educazione verso traguardi desiderati.
░ A inizio di giugno, La Repubblicaha avviato,con tre articoli,una polemica sui bonus per le iscrizioni agli atenei; il giorno 3, la Ministro si è dettaprontaad apportaremodifiche al provvedimento ereditato: “i principi andranno rivisti nel calcolo e nell’applicazione”
larepubblica.it - 1/06/2013
Maturità, così i 'bonus' per il numero chiuso. Prime proteste: "Cambiano da scuola a scuola"
Con quale punteggio occorrerà diplomarsi per ottenere il "bonus"-maturità previsto da Profumo? Non sono stati ancora pubblicati e già fanno discutere criteri che consentiranno agli studenti più bravi di raggranellare con il voto d'esame qualche punto per l'accesso alle facoltà a numero chiuso. Secondo il decreto dello scorso 24 aprile, per collegare la carriera scolastica all'accesso alle facoltà a numero programmato a livello nazionale, gli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori che conseguiranno il diploma con almeno 80 centesimi potranno guadagnare da 4 a 10 punti che sommeranno all'esito del test nazionale per l'ammissione alle facoltà di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e Professioni sanitarie.Da quest'anno, infatti, la valutazione dei test d'ingresso nazionali cambia e sarà espressa in centesimi: 90 punti al quizzone che fa impazzire migliaia di aspiranti e 10 punti al diploma di maturità… La nuova norma rischia di creare polemiche per le possibili disparità tra gli studenti: infatti in ogni scuola i punti di bonus verranno assegnati secondo parametri diversi. Il meccanismo di calcolo previsto dal provvedimento di Profumo prevede che il bonus "viene attribuito esclusivamente ai candidati che hanno ottenuto un voto di maturità almeno pari a 80/100, rapportato alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola nell'anno scolastico 2011/12".Tradotto: Per avere ad esempio il massimo - 10 punti - occorrerà diplomarsi con un punteggio che l'anno scorso è stato superano soltanto dal 5 per cento degli studenti della medesima scuola. Mentre per ottenerne 8 di punti occorrerà raggiungere o superare il punteggio superato dal 10 per cento degli studenti dell'anno scorso. E così via.Il risultato di questo calcolo, ovviamente, saranno diversi, e potranno dare luogo ad incongruenze: due studenti che si diplomano in due scuole differenti con lo stesso punteggio potranno ottenere due bonus diversi a seconda della media dei voti della scuola che hannofrequentato….
larepubblica.it - 2/06/2013
Il pasticcio del bonus per la maturità licei penalizzati, favoriti tecnici e private
Il bonus-maturità fa precipitare la scuola nel caos. E rischia di travolgere i test di ammissione a medicina che quest’anno inizieranno il 23 luglio. Un ragazzo che si diplomerà con 85 centesimi riuscirà a strappare 10 punti di bonus per l’accesso alla facoltà, mentre al compagno di una scuola a poche decine di metri di distanza – o di un’altra città italiana – non basterà diplomarsi con 100 e lode per avere lo stesso bonus. Possibile? Stando al decreto varato lo scorso aprile dall’ex ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, sembra proprio di sì.Da quest’anno, la carriera scolastica si lega a doppio filo con l’accesso alle università a numero chiuso: medicina, odontoiatria, veterinaria, architettura e professioni sanitarie. In palio, per coloro che conseguiranno il diploma almeno con 80 centesimi, ci sono 4, 6, 8 o 10 punti di bonusda sommare all’esito del test di ammissione all’università che verrà valutato in novantesimi. Ma il meccanismo messo in piedi dall’ex ministro, Francesco Profumo, per l’attribuzione del bonus- maturità rende meno “pesanti” i voti alti conseguiti alla maturità in quelle scuole dove l’anno precedente sono fioccati i 100 e i punteggi vicini al top. Viceversa, un voto più basso conseguito in una scuola dove l’anno precedente vi furono pochi cento dà diritto a un bonus maggiore. Così, studenti che a luglio si diplomeranno con voti più bassi di altri riusciranno a ottenere bonus più alti, e studenti che si diplomeranno con gli stessi voti avranno bonus completamente diversi: zero punti o addirittura 10.L’idea, in origine di un altro ex inquilino di viale Trastevere, Giuseppe Fioroni, poi ripresa daMariastella Gelmini, è quella di valorizzare la carriera scolastica per l’accesso all’università. …Il neoministro Maria Chiara Carrozza e il suo staff nelle prossime ore potrebberocongelare tutto….
larepubblica.it - 2/06/2013
“È un sistema sbagliato che danneggia i più bravi”
«Sono senza parole. Con questi criteri si crea un sistema iniquo che finisce per penalizzare il merito ». Rimane basita Ivana Uras, preside del liceo scientifico Newton di Roma, di fronte alle tabelle che definiscono scuola per scuola il bonus maturità. Se il prospetto non verrà modificato, nella sua scuola raggiungere i 10 punti di bonus per il test di ingresso alle facoltà a numero chiuso sarà praticamente impossibile. Per averne 4, servirà almeno un 90, mentre per gli alunni di altre scuole superiori della città — ad esempio dello scientifico paritario Pirandello — basterà un 70… «Così si rischia di alimentare disparità che nulla hanno a che vedere con i risultati, appunto di merito, ottenuti dai singolistudenti…Così si penalizzano gli istituti che l’anno precedente hanno avuto i risultati migliori. L’esito brillante dei maturandi di un anno diventa un handicap per quelli dell’anno successivo, che dovranno sudare molto di più per ottenere un bonus che gli alunni di altri istituti potranno raggiungere con voti più bassi».
Tuttoscuola - 3/06/2013
"On line le le commissioni della maturità. E gli studenti cercano"
░http://www.istruzione.it/commissioni/index.htmlè l’indirizzo per consultare gli elenchi delle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione secondaria di secondo grado.
… Secondo un sondaggio di Skuola.net, ora che i commissari esterni hanno finalmente un nome e un cognome, 4 studenti su 5 si metteranno immediatamente alla ricerca di informazioni su di loro. Infatti, sapere che tipo di carattere ha l'insegnante che ci si troverà di fronte nei giorni dell'esame, quali sono gli argomenti che chiede agli studenti con più frequenza, la sua eventuale fede politica e, perché no, magari anche quella religiosa, può aiutare i maturandi ad affrontare la prova nel migliore dei modi o, per lo meno, ad andare all'esame con più tranquillità.Tra i metodi di “spionaggio” utilizzati dagli studenti, vince senza dubbio uno dei più tradizionali: la richiesta di informazioni direttamente ai propriprofessori….Facebook e, più in generale, i Social network, sono tra i principali alleati dei aspiranti al diploma. …
ItaliaOggi- 4/06/2013
" L'e-book a scuola può attendere"
░ Gli editori di testi scolastici si mobilitanocontro il decreto Profumo sui libri elettroniciadozionali. Si complica una questione che sembrava bene avviata. L’adottabilità esclusiva di testi reperibili on line o corredati con supporto digitale è stata preventivata da tutti i titolari recenti del dicastero di vialeLungotevere, e sembrava avere il gradimento degli editori. Adesso, però, che i tetti ministeriali di spesa scono stati modificati,gli editori dicono che i conti non tornano. Non hanno fatto in tempo, o saputo, riconvertire le politiche editoriali.
…L'associazione italiana degli editori, Aie, ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto n. 209 del 26 marzo scorso sull'introduzione dall'anno scolastico 2014/2015 dei libri di testo in versione interamente digitale o mista, costituita quest'ultima da un testo cartaceo e da contenuti integrativi digitali, sia per l'eliminazione della gradualità prevista dalla legge sia per l'arbitraria riduzione dei limiti, entro i quali i collegi docenti delle scuole secondarie devono contenere la spesa a carico delle famiglie per l'acquisito dei libri di testo…. Il decreto legge 179 del 2012 prevedeva una gradualità nell'introduzione di libri interamente digitali o misti, giacché stabilisce che il relativo obbligo sia «progressivamente» operativo solo a partire dal 2014/2015, solo per le nuove adozioni e solo per le classi prima e quarta della scuola primaria, prima della scuola secondaria di primo grado e prima e terza della scuola secondaria di secondo grado. In questo modo occorrono tre anni scolastici perché l'obbligo sia generalizzato a tutte le classi di tutti gli ordini di scuola, andando quindi a regime dal 2016/2017.Invece l'art. 1 del decreto Profumo, mentre conferma che l'obbligo di adozione di libri in versione interamente digitale o mista decorre per le anzidette classi dal 2014/2015, ridurrebbe la progressività di un anno, con la conseguenza che la sua generalizzazione a tutte le classi verrebbe anticipata all'anno scolastico 2015/2016. … E quanto ai tetti di spesa il decreto Profumo prevede una riduzione del 30%, libri in versione interamente digitale, e del venti per cento, libri in versione mista. Poiché attualmente la spesa delle prime classi di scuola secondaria si aggira sui trecento euro, il risparmio per le famiglie varierebbe dai 60 ai 90 euro, che è illusorio pensare bastino per acquistare e rinnovare la dotazione tecnologica per l'utilizzazione dei libri digitali. Secondo l'Aie, non è vero che il passaggio al digitale comporta un abbattimento dei costi di produzione: «al contrario esso richiede altre professionalità e altri costi e sconta un'Iva di 17 punti percentuali …
Il Sole 24Ore- 5/06/2013
" Università, i rettori chiedono di congelare il bonus maturità. Il ministro studia il riordino degli atenei telematici"
░ Dopo le proteste degli studenti, anche i rettori delle università si dicono preoccupatidal possibile impatto del bonus sui test d'ingresso per i corsi di laurea a numero programmato. Intanto la ministro Carrozzanomina una commissione per studiare il riordino delle università telematiche per tutelare la qualità dell'offerta formativa; la commissione presenterà una relazione al ministro, entro due mesi.
La vicenda del bonus maturità continua a tenere banco in questi giorni dopo l'emanazione del decreto del 24 aprile n. 334 che disciplina la materia e alla pubblicazione delle tabelle che spiegano come convertire il voto di maturità in punti bonus. «Occorre probabilmente una fase di riflessione in più prima di dare piena attuazione a quella parte del provvedimento che - osserva il presidente dei rettori della Crui, Marco Mancini - si occupa del punteggio correlato alla maturità e distribuito in maniera differente da scuola a scuola, fermo restando che lo spirito meritocratico nei confronti della carriera scolastica è assolutamente condivisibile». «La cosa più opportuna da fare - afferma il numero uno dei rettori - sarebbe un intervento normativo che bloccasse, come già avvenne in passato, l'applicazione immediata del provvedimento con riferimento ai dieci punti della maturità e consentisse di rivederne la complessa disciplina dei punteggi nelle scuole e altri elementi caratterizzanti». …
La Repubblica- 6/06/2013
Fuga dai test di medicina e architettura “La prova a luglio fa crollare le iscrizioni”
░ Il calo delle domande di iscrizione sembra accentuarsi, quest’anno.
Gli studenti italiani, in attesa di maturarsi, già sono scappati dai test d’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, da quest’anno previste subito dopo l’esame di Stato. Per la prima volta dalla sua introduzione (1990), gli iscritti alla prova selettiva di Medicina sono in calo, in netto calo. Ad Architettura, addirittura, a un giorno dalla chiusura delle iscrizioni le richieste sono in media la metà …Certo, si possono trovare spiegazioni in ragionamenti fatti sul futuro: un dipartimento è a numero chiuso perché ci sono troppi laureati in quella specialità in giro per l’Italia, e quindi poco lavoro disponibile. L’architettura, da noi, è un mestiere inflazionato e sottopagato. Ma in realtà iltest flopha ragioni più contingenti, legate al recente “bonus maturità”, l’ultima legge del penultimo ministro, Francesco Profumo. … Le risposte a quiz di quest’anno sono state anticipate da inizio settembre al 23-25 luglio…. Domani si chiudono le iscrizioni alle facoltà a numero chiuso. Gli stessi atenei, che nelle ultime stagioni stanno provando a fare orientamento con largo anticipo presentando la loro offerta direttamente nei licei e negli istituti tecnici, quest’annohanno dovuto organizzare l’accoglienza in tempistrettissimi…Il rettore della Sapienza, l’università più grande d’Europa, già ha chiesto un congelamento del “bonus Maturità”… La Conferenza dei rettori ha ribadito il concetto — poche domande quest’anno — e la richiesta: fermiamo il pacchetto “bonus maturità”…. Il neoministro Maria Chiara Carrozza segue preoccupata la situazione. Ha già detto che interverrà sul bonus maturità e, in particolare, a fine settimana rivedrà il meccanismo dei punteggi riducendo l’impatto del voto dell’esame di Stato rispetto alla valutazione del test. Con un decreto ministeriale probabilmente si dimezzeranno i “bonus” (oggi fissati, appunto, tra 4 e 10). Ma al ministero stanno valutando anche le date dei test.
http://www.tecnicadellascuola.it- 7/06/2013
“Organici del personale A.T.A. per l’a.s.2013/2014”
░ Il 4 giugno scorso, il MIUR ha presentato alle OO.SS.unaNota (n. 5607 - 5 giugno 2013)con allegate le tabelle concernenti la ripartizione dei posti di organico di diritto per i diversi profili del personale a.t.a.E’ previsto un incremento di 500 postinell’organico di diritto.
L’organico di diritto per l'a.s. 2013/14 prevede205.467 posti, con un incremento di 500 posti rispetto all’ipotesi presentata in avvio di confronto (150 assistenti amministrativi, 100 assistenti tecnici e 250 collaboratori scolastici).Allo schema di decreto sono allegate le tabelle 1, 2, 3a, 3b, 3c, concernenti la determinazione degli organici di istituto, e le tabelle A, B, C, D, E ed F relative ai contingenti regionali. Come prescritto dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la consistenza dell’organico di tutti i profili professionali, viene mantenuta a livello nazionale secondo le quantità previste dal Decreto Ministeriale relativo all’anno scolastico 2011/2012, ad eccezione del profilo professionale del dsga, che per effetto del dimensionamento della rete scolastica, per il prossimo anno scolastico è in leggero aumento.
Lo schema di decreto prevede che i dsgatitolari nelle istituzioni scolastiche sottodimensionate partecipino alla mobilità in qualità di soprannumerari, al fine della assegnazione di una nuova sede di titolarità per l’anno scolastico 2013/2014. La determinazione dei posti da istituire nonché degli incarichi da conferire ai DSGA di ruolo per la conduzione di altra istituzione scolastica saranno gestite esclusivamente nella fase di adeguamento dell’organico di diritto alla situazione di fatto.
“No all'inglese come lingua esclusiva. Il TAR ferma il Politecnico”
░ Il Tar ha accolto il ricorso presentato dai decine di professori dell'ateneo milanese, ribadendo il primato, nell’insegnamento delle università italiane, della lingua italiana (sancito dalla Costituzione).
No all'inglese come lingua esclusiva all'università. Questa scelta «incide in modo esorbitante sulla libertà di insegnamento e sul diritto allo studio». Lo slancio in avanti del Politecnico di Milano, che l'anno scorso aveva annunciato «solo lezioni in inglese dal 2014», è stato fermato dai giudici del Tar … Il rettore Giovanni Azzone era pronto a escludere l'italiano dalle lauree specialistiche e dai dottorati, «per un ateneo internazionale», «per formare professionisti pronti per un mercato globale». È di un anno fa la delibera del senato accademico sull'uso esclusivo dell'inglese annullata ieri. E lo scontro era stato immediato. Subito gli appelli contro, firmati da trecento professori del Politecnico, un fronte trasversale da ingegneria ad architettura. Poi, a luglio, il ricorso al Tar. E ieri la sentenza che annulla la delibera di maggio 2012…., in un ateneo che conta già oltre venti corsi di laurea e altrettanti dottorati in inglese. … La svolta del Politecnico incide sulla libertà di insegnamento e sul diritto allo studio, si legge nella sentenza dei giudici amministrativi… La centralità della lingua italiana è tutelata dalla Costituzione, l'altro principio ribadito dai giudici del Tar. Ora è tutto fermo, si va avanti con il bilinguismo. Dopo il triennio resiste il doppio binario dei corsi nelle due lingue, per le magistrali e per i dottorati. «E ci auguriamo che gli organi di governo dell'ateneo decidano di non presentare appello», dicono i ricorrenti.
latecnicadellascuola.it - 25/05/2013
“Dirigenti scolastici: una decina di loro vuol tornare a insegnare”
░ Molto lavoro e, soprattutto, rapporti con gliEE.LL. difficili; pertanto, una decina di neo-dirigenti preferisce tornare in cattedra.
… La notizia, per ora ufficiosa, è molto attendibile e per nulla inattesa: già la scorsa estate, infatti, si erano verificate alcune rinunce di docenti che avevano superato il concorso , pur essendo utilmente inseriti nella graduatoria finale, non avevano accettato l’incarico. In Piemonte si era anzi verificato un caso clamoroso: una concorrente collocata nei primissimi posti della graduatoria aveva preferito continuare ad insegnare nel suo liceo di provincia…. Il fenomeno potrebbe essere legato soprattutto alle dimensioni delle scuole affidate ai neo-dirigenti che non si aspettavano di trovarsi di fronte a problemi gestionali e amministrativi di tale complessità. Nel Veneto, in particolare, le rinunce riguardano per lo più dirigenti assegnati a istituti comprensivi provenienti dalla scuola superiore. Quanto sta accadendo dovrebbe però far ripensare almeno in parte alle attuali modalità di reclutamento e di assegnazione dei dirigenti scolastici. Fino ad alcuni fa il concorso era articolato in due settori riservati al I e al II ciclo di istruzione; a ciascun settore si accedeva in relazione alla cattedra di provenienza. Il meccanismo garantiva che maestri di scuola elementare non andassero a dirigere un istituto agrario o che ingegneri docenti in istituti tecnici non si andassero poi ad occupare di scuola dell’infanzia. Con gli ultimi concorsi le modalità sono cambiate e le graduatorie sono uniche.
lastampa.it - 26/05/2013
“Precari, stipendi più bassi del 25%”
░I dati Istat: busta media alleggerita di 355 euro. Fra gli svantaggi, non ci sono scatti di anzianità. (di Luigi Grassia)
Sempre più precario e sempre meno pagato. È così che sta diventando il lavoro in Italia, dove lo stipendio di un dipendente a termine si ferma in media a poco più di mille euro, inferiore di circa il 25% a quello di chi ha un posto fisso. A certificarlo sono i numeri raccolti dall’Istat nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese.Nel 2012, dice il rapporto, la retribuzione mensile netta di chi ha un contratto a tempo determinato è stata di 355 euro inferiore alla media: uno dei tanti «contro» dei rapporti di lavoro flessibili, su cui poi incombe anche l’incertezza per il futuro. Che le buste paga dei precari siano più leggere non è scontato; anzi, secondo logica la precarietà potrebbe essere compensata da qualcosa di più un busta (all’estero succede). Il confronto dell’Istituto di statistica è limitato ai dipendenti full time, senza contemplare i rapporti ancora più deboli come i part time. Ma già così per il lavoratore a scadenza la perdita è di un quarto dello stipendio che nel 2012 si è fermato a 1.070 euro medi.Il divario a svantaggio dei precari è dovuto a più ragioni, anche se ormai può essere considerato una costante. In parte la distanza deriva da aspetti legati all’età o alla professione. Ma l’Istat osserva che «le differenze permangono anche a parità di caratteristiche» e aumentano fino ad arrivare a quasi 400 euro «al crescere dell’anzianità lavorativa», visto che il tempo determinato non prevede scatti di anzianità.Resta vero che in tempi di crisi pur di trovare un impiego si è disposti ad accettare retribuzioni più basse, basti pensare che i cosiddetti atipici nel 2012 hanno superato quota 2 milioni 800 mila. Il problema è che, spiega sempre l’Istat, «la crescita dei lavoratori a tempi determinato e dei collaboratori si accompagna a una diminuzione della probabilità di transizione verso lavori standard e a un aumento delle transizioni verso la disoccupazione». In parole povere chi lascia il lavoro precario finisce più facilmente disoccupato che occupato a tempopieno….
larepubblica.it - 27/05/2013
░ Il quotidiano dedica due articoli all’esito del referendum bolognese. Contraddittorio per quanto sia stato (perché “Articolo 33” vince ma senza il supporto di un numero congruo di votanti), si tratta di un esito di cui questaministro e questi sottosegretari dovrebbero sapere capire. Per non dire del governo: nel PD permane la linea Luigi Berlinguer, e sul PDL si fa sentire il pressing delle scuole paritarie.
“Articolo 33 esulta lo stesso per la vittoria “Davide ha battuto Golia, se ne tenga conto”
… Ecco il commento condiviso del Comitato Articolo 33. «Ha vinto Davide contro Golia, la scuola pubblica ha vinto il referendum, l’amministrazione dovrà tenerne conto, al paese diciamo che Bologna ha scelto la scuola laica e di tutti».Nonostante l’astensionismo, i referendari festeggiano con le lacrime agli occhidalla gioia. «Per noi la partecipazione è stata buonissima, gli elettori superano di gran lunga gli interessati al voto: non solo nonni, mamme e papà, ma la cittadinanza ha capito il valore della battaglia», commentano ricordando il clima politico (il crollo dell’affluenza alle amministrative) e il fatto che all’ultimo referendum sulle farmacie votò il 36% dei bolognesi, ma in tre giorni.Il risultato arriva dopo una lunga giornata elettorale segnata da code in alcuni seggi e disagi, soprattutto di chi è stato costretto a vagare alla ricerca di quello giusto. In fila le mamme coi passeggini, tante suore e sacerdoti schierati per le paritarie. Il Comitato referendario ha inviato una diffida al Comune per denunciare l’assenza di stradari in alcuni seggi e dunque «file o rinunce per la difficoltà ad individuare la propria sezione».…
“In pochi alle urne, ma vince la A ha votato solo il 28% dei bolognesi
“I promotori del referendum festeggiano, ma la consultazione non sfonda e l’affluenza si ferma al 28,71%. Col 59% dei voti, a pochi seggi dalla chiusura dello spoglio, ha prevalso l’opzione che chiedeva di destinare i fondi comunali solo alle materne comunali e statali, contro il 41% dei voti all’opzione B (cioè per destinare fondi alle paritarie private), ma con l’affluenza più bassa in città della storia recente. Ha votato il 28,71% degli aventi diritto, per un totale di 85.934 mila elettori. In questo caso non è richiesto il quorum, ma il numero dei votanti si è fermato ben al di sotto del 50%. I promotori del Nuovo Comitato Articolo 33 si dicono ugualmente soddisfatti: «85.935 grazie, è una buonissima partecipazione, non hanno votato solo mamme e papà». Di tutt’altro avviso Rossano Rossi dellaFism, associazione delle scuole cattoliche che ha detto dagli schermi di èTv : «È chiaro che un referendum con questi numeri non può pesare per le scelte dell’amministrazione….”.
Corrieredellasera.it – 28/05/2013
“Libri digitali. Editori contro Profumo”
░ Gli editori ricorrono al Tar contro il decreto dell'ex ministro dell'Istruzione(prevede, dall'anno scolastico 2014-2015, solo manuali in versione digitale o mista per le prime e le quarte della scuola elementare, le prime delle medie, le prime e le terze delle superiori).
…E’ quanto annunciato in un comunicato dall'Aie, Associazione italiana editori, in cui il presidente del gruppo educativo dell'associazione, Giorgio Palumbo, chiarisce quali sono i termini della questione. «Non contestiamo i libri digitali — spiega Palumbonel comunicato — ma i tempi e i modi di realizzarne la diffusione». Infatti gli elementi contestati al decreto dell'ex ministro sono due, continua il comunicato: «L'adozione "forzata" di testi digitali imposta dal decreto per la prima classe della scuola primaria e secondaria, e, in secondo luogo, l'abbattimento previsto dei tetti di spesa del 20-30% già dal 2014-2015».«Insomma, non solo si impone — spiega Palumbo — il cambio di tutti i libri in adozione senza alcuna gradualità (va considerato che la forma mista cartaceo/digitale già esisteva). Ma con l'abbattimento dei tetti di spesa si crea un danno: i libri già realizzati secondo vecchi tetti di spesa, sulla base di un'aspettativa indotta dalla legge precedente, costituiscono ora una passività». Infatti, precisano gli editori, i tetti di spesa non sono cambiati solo per i nuovi libri digitali ma anche per quelli già in uso….
l’Unità - 29/05/2013
“Per gli statali ancora fermi gli stipendi”
░ Una buona notizia è quella del parere negativo formulato, al Senato, dalla Commissione Cultura (A darne notizia, una nota del Senatore Andrea Marcucci, Presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama) "La commissione Istruzione pubblica del Senato ha dato all'unanimità parere negativo, per quanto di competenza, al regolamento presentato dal Governo sulla proroga del blocco della contrattazione per tutti i pubblici dipendenti. Oggi i docenti italiani hanno, a parità di orario di lavoro, stipendi più bassi rispetto ai colleghi europei..”.E però c’è da tenere conto del fatto che la Commissione Cultura ha parere consultivo e non è la sola a doversi pronunciare al Governo; il parere prevalente, di solito, è quello della Commissione Bilancio. C’è poi e principalmente, da tenere presente che il Governo sembra orientato a dare seguito alla bozza di decreto avanzata da Monti; comelascia intendere il ministro Scalia.
“Come i sindacati temevano, per gli statali il blocco dei rinnovi contrattuali viene prorogato anche nel 2014. E per il 2015 si vedrà: tutto dipende da come andrà l'economia del Paese. A confermare la linea d'austerità nei confronti degli statali è il ministro della Funzione pubblica Giampiero D'Alia: «Il blocco dei rinnovi contrattuali - dice - dobbiamo prorogarlo perché non ci sono risorse». Aggiunta: «In un periodo di crisi è più giusto tutelare chi il lavoro l'ha perso» e questo «dobbiamo farlo capire ai sindacati e ai nostri lavoratori». Parole che trovano la netta contrarietà dei sindacati, con la Cgil che chiede al Parlamento di esprimere parere negativo sulla proroga del blocco e dei meccanismi di adeguamento salariale, e al governo «di assumere le iniziative necessarie ad avviare la stagione dei rinnovi contrattuali a partire dal 2011'. Il ministro D'Aliaprosegue nel suo ragionamento: «Dobbiamo responsabilizzare il sindacato, oggi il tempo delle rivendicazioni è finito'', dice, e aggiunge che il blocco degli stipendi «non toglie che al tavolo con i sindacati, la prossima settimana, si possa discutere anche di questo per cercare un percorso che possa introdurre novità sul rinnovo. Possiamo cominciare a discutere della parte normativa del contratto». … I conti delle perdite salariali dei dipendenti pubblici li aveva fatti poche settimane fa la Cgil: circa mille euro l'anno dal 2010 fino a tutto il 2012 ma, con il congelamento delle buste paga anche per il 2013 e 2014, i 3 milioni e mezzo di dipendenti statali dovranno affrontare una perdita complessiva di 4.100 euro medi lordi. I sindacati già temevano la proroga del blocco degli stipendi, che fino al 31 dicembre 2014 era stato inserito dal governo Monti in una bozza di decreto. Il nuovo governo, dunque, non fa altro che ratificare una decisione già presa in precedenza.
tuttoscuola.com - 29/05/2013
“I docenti di religione chiedono di indire un concorso”
░ Indizione di un nuovo concorso ordinario per gli insegnanti di religione; istituzione della classe di concorso 'Insegnamento della religione'; e verifica dei posti liberi. Sono alcune delle richieste che il sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione (Snadir) ha presentato oggi al governo in occasione di un incontro a Roma.
La religione cattolica è, secondo il sindacato, "una disciplina scolastica a tutti gli effetti e concorre alla formazione complessiva dell'alunno", al di là del credo. Per questo gli insegnanti di religione chiedono a gran voce l'istituzione della classe di concorso 'Insegnamento della religione', pienamente legittimata dall'attuale sistema di reclutamento che prevede l'accesso mediante pubblico concorso.
A questo proposito chiedono anche l'indizione di un nuovo concorso ordinario per gli insegnanti di religione nonché la verifica dei posti resisi liberi dopo le immissioni in ruolo dei tre contingenti per "predisporre le eventuali ulteriori immissioni in ruolo fino al raggiungimento del totale (70%) già autorizzato di 15.366 unità o di 16.426 unità previste dall'organico per l'anno scolastico 2012-2013".
I docenti di religione, che hanno avviato la sottoscrizione di una petizione per rafforzare le loro richieste, chiedono anche la trasformazione dell'attuale graduatoria di merito a seguito del concorso pubblico per l'insegnamento della religione cattolica in graduatoria ad esaurimento, cosi' come per le altre discipline scolastiche.
La graduatoria ad esaurimento, ha tra l'altro sottolineato il segretario nazionale SnadirOrazio Ruscita, consentirebbe di salvaguardare circa 2.778 docenti di religione che, pur vincitori di concorso non sono rientrati nella quota del 70% delle cattedre disponibili per l'immissione in ruolo nel triennio 2005-2007.Infine, i docenti di religione chiedono, come gli altri insegnanti, la possibilità di esprimere la "valutazione periodica ed annuale dell'insegnamento della religione cattolica secondo le modalità definite per tutte le altre discipline scolastiche", cioè di poter esprimere il giudizio sugli alunni con un voto anziché con un generico giudizio.
corrieredellasera.it- 30/05/2013
“Il compito impossibile del prof Leggere 1.610 pagine al giorno”
░ Gian Antonio Stellasvela un altro assurdo.Questo riguarda lecommissioni per le idoneità negli atenei.
Se anche smettesse di mangiare, dormire, radersi, aprire la posta e lavarsi i denti, come potrebbe leggere 1.610 pagine al giorno? Marco Santagata, presidente di una delle commissioni ai concorsi di abilitazione dei docenti universitari, la vede dura. Sarebbe più facile risalire a nuoto le cascate dell'Iguaçù. Al professore, ordinario a Pisa, è stata affidata la missionimpossible di presiedere la commissione di Letteratura italiana.Giorni faSantagata ha scritto al ministero avvertendo che non ce la faranno mai, lui e gli altri commissari, a consegnare entro il 30 giugno i responsi su tutti i candidati all'idoneità nella sua materia. Candidati che, una volta dichiarati idonei, potranno partecipare ai concorsi banditi da questo o quell'ateneo per assegnare questa o quella cattedra.I conti sono presto fatti e spiegano da soli, nella loro dimensione surreale, le difficoltà insuperabili del nuovo sistema avuto in eredità da Maria Chiara Carrozza: «Ci ritroviamo a valutare 655 concorrenti: 475 aspirano al ruolo di “associato” (molti sono ricercatori, molti docenti alle superiori, diversi giornalisti, un po' lavorano all'estero e vorrebbero rientrare) e 180 a quello di “ordinario”. I primi devono presentare un massimo di 12 lavori, i secondi 18. Totale: 5.700 più 3.240 lavori, che fanno insieme 8.940. Mettiamo ora che ogni candidato presenti in media (e posso assicurare che stiamo bassi: molti ti inondano di lavori sterminati) un totale di 300 pagine, cioè un paio di saggi brevi e un po' di pubblicazioni ancora più sintetiche. Complessivamente sono 196.500 pagine. Un incubo».La formazione delle commissioni nazionali, le domande di abilitazione, la raccolta dei lavori presentati, la valutazione e i risultati avrebbero dovuto essere completati, nelle illusioni originali di Mariastella Gelmini, entro il 2011. Anzi, c'erano 500 milioni già stanziati proprio nella presunzione che entro il 31 dicembre 2011 dovevano essere fatti anche i concorsi per le prime duemila assunzioni. Niente da fare. Il mastodonte burocratico messo in piedi era così mostruoso, pasticciato e complesso che di rinvio in rinvio la commissione di cui parliamo, una delle 185 (centottantacinque!) si è formata solo a gennaio di quest'anno…Avuto il via libera, a Marco Santagata e agli altri quattro commissari (di cui uno obbligatoriamente straniero) rimanevano dunque da quel momento e fino al 30 giugno un totale di 122 giorni, compresi sabati e domeniche, Pasqua e Pasquetta. «Non so se mi spiego: calcolatrice alla mano, ognuno di noi dovrà stendere di ciascuno dei 655 candidati un giudizio analitico personale e poi collaborare a un giudizio analitico di gruppo. E questo dopo avere letto ciascuno tutti i lavori di tutti i candidati. Vale a dire 1.610 pagine al giorno»….Sia chiaro: l'idea in sé di stabilire a livello nazionale quali siano le persone abilitate a contendersi poi nei successivi concorsi le varie cattedre messe in palio dai diversi atenei su un ventaglio di 370 settori scientifico-disciplinari, in linea teorica, potrebbe essere giusta. Come sottrarre sennò la potestà quasi assoluta di scegliere i nuovi docenti alle piccole camarille locali che in questi anni hanno messo in cattedra troppo spesso mogli, figli, figlie, cognati, amanti, cugini e famigli dei baroni più potenti? Dopo i numerosi scandali finiti in clamorose inchieste della magistratura, una svolta era assolutamente indispensabile.Il guaio è che, al di là della buona volontà, della serietà e della preparazione di questa o quella commissione nazionale, pare difficile che la selezione possa essere portata a termine senzaulteriori intoppi. …
Latecnicadellascuola.it - 31/05/2013
“Fuma: Prevenzione a scuola”
░ Nella giornata mondiale senza tabacco, il Dipartimento delle politiche antidroga avverte: " Nei bambini, in particolare è stato scientificamente provato che tanto più l'uso di tabacco è precoce tanto più aumenta anche il rischio che successivamente vi sia un uso anche di droghe ".
Lo dimostra un'indagine realizzata dallaCochraneCollaboration (progetto internazionalenoprofit nato con lo scopo di raccogliere, valutare e diffondere le informazioni relative all'efficacia degli interventi sanitari) sulla prevenzione del tabagismo nelle scuole presentata oggi all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Analizzando i dati di 134 studi selezionati in base alla correttezza metodologica con cui sono stati realizzati, condotti in 25 diversi Paesi coinvolgendo quasi 500mila studenti fra i 5 e i 18 anni, è stato dimostrato che intervenire nelle scuole prima che i ragazzi inizino a fumare serve a ridurre l'incidenza del tabagismo. Tra gli studi considerati anche il lavoro condotto tra il 2006 e il 2007 nelle scuole toscane che ha visto la collaborazione tra la struttura di Riabilitazione Respiratoria Auxilium Vitae di Volterra, il Centro Antifumo dell'Istituto Nazionale dei Tumori e il Dipartimento Universitario Cardio-Toracico di Pisa. Questo studio ha dimostrato l'efficacia di programmi di prevenzione che coinvolgono personaggi dello spettacolo e dello sport popolari fra i ragazzi: tra gli studenti che avevano seguito un programma di prevenzione solo il 4% aveva poi iniziato a fumare. Tra le diverse attività nel corso del 2012 i ricercatori del Centro Antifumo dell'Istituto Nazionale dei Tumori hanno lavorato a un'iniziativa in collaborazione con il MIUR che ha coinvolto 277 ragazzi tra i 14 e i 17 anni e ha messo al centro dell'attenzione l'esperienza concreta, cioè il far ''scoprire'' ai ragazzi i danni del fumo, della cattiva alimentazione e di un ambiente inquinato attraverso laboratori in cui loro stessi erano coinvolti attivamente (www.lascuoladellasalute.it)
Pubblichiamo alcuni articoli sul blocco dei contratti, che secondo il parere di sei Tribunali amministrativi e un giudice del lavoro viola ben 9 articoli della Costituzione.
“Un interessante documento della FLCGIL sulla funzionalità delle scuole autonome”
░ Una segnalazione fatta da Pietro Perziani, responsabile del periodico digitale Governare la scuola.
In occasione dell’insediamento del nuovo Governo, abbiamo avanzato una proposta semplicesemplice: perché non concentrarsi sulla funzionalità delle scuole? Lasciamo stare i massimi sistemi, una volta tanto occupiamoci di cose concrete.Segnaliamo in questa direzioneun interessante documento della FLCCGIL, dove il sindacato indica al Governo dieci provvedimenti che chiama “salvascuola”….Prendiamo ad esempio il punto 10, il più “politico” di tutto il documento: “Il rilancio dell’autonomia e la rappresentanza delle scuole”… Sembra di capire che la FLCGIL pensi ad una forma riveduta e corretta dei vecchi organi collegiali territoriali, basati sulla rappresentanza delle componenti della scuola, con funzioni consultive; noi pensiamo ad una rappresentanza istituzionale, che si faccia carico anche dei problemi di gestione del sistema, mandando così finalmente in pensione l’Amministrazione Periferica del MIUR, ma è comunque importante che un grande sindacato come la FLCGIL si occupi di simili questioni.Segnaliamo anche il punto 6 del documento: le multe alle scuole; si potrebbe dire: oltre al danno, la beffa.Il MEF sta multando le scuole che, negli anni passati, hanno pagato gli stipendi dei supplenti senza versare nei tempi previsti gli oneri riflessi, non per inadempienza, ma per mancanza di fondi; le scuole hanno preferito pagare i supplenti, piuttosto che versare i contributi: alla fin fine, si tratta di una partita di giro. … Se le scuole devono pagare le multe al MEF, il MEF dovrà accreditare i fondi al MIUR che li accrediterà a sua volta alle scuole, che potranno così pagare le multe; come esempio di insipienza burocratica, non c’è male.A meno che non si vogliano spillare soldi ai DSGA e ai Dirigenti, investendoli della responsabilità erariale per il ritardo nei pagamenti: appunto, oltre il danno, la beffa.In passato abbiamo avuto modo di segnalare questo pericolo, invitando i Dirigenti e i DSGA a non pagare gli stipendi “al netto”, versando nei tempi previsti gli oneri e le ritenute di legge; oggi dobbiamo dire che purtroppo avevamo ragione.Il governo deve assolutamente sanare questa situazione, non ha senso multare le scuole e tanto meno spillare soldi ai Dirigenti e ai DSGA.
muraglia.wordpress.com – 18/05/2013
“Un anno con le scuole e con la scuola”
░ Riportiamo, in parte, la riflessione del professore Maurizio Muraglia.
…Da tempo vado veicolando una reinterpretazione del costrutto “formazione e aggiornamento” quale non più rispondente alle reali esigenze delle comunità professionali degli insegnanti. Questo costrutto infatti risente spesso di un implicito trasmissivo, per il quale sarebbe necessario che gli insegnanti di tanto in tanto si esponessero a momenti, come si sente dire, “erogativi” per accrescere le proprie competenze professionali. Ritengo che, pur riconoscendo che in qualche esperienza si è rivelato importante e necessario “informare” e “aggiornare”, la categoria interpretativa più adatta all’evento comunicativo che si consumava in questa o quella scuola si è rivelata essere quella di “riflessività professionale”.L’insegnante infatti è a mio parere un professionista riflessivo. La formazione in servizio consiste nella possibilità di rivisitare e tematizzare l’esperienza condotta con gli studenti e con i colleghi. … C’è in giro un cospicuo numero di insegnanti disponibili a momenti di riflessione condivisa sul proprio lavoro, in cui è possibile passare in rassegna tutti i momenti che vedono la didattica farsi vita vissuta a contatto con le difficoltà e le emozioni dei bambini e dei ragazzi. Quando, in altri termini, la formazione in servizio si fa induttiva, nel senso che riesce a trarre le mosse dallo spazio empirico quotidianamente vissuto, cresce notevolmente la disponibilità ad accedere a categorie interpretative, paradigmi, quadri concettuali capaci di suggerire una lettura più sofisticata e scientificamente avveduta di quel che accade ogni giorno nelle aule. … Non è possibile, in tempi di tagli, di demotivazione e di malcontento, non testimoniare quanta scuola seria c’è in giro, quanto pensiero pedagogico, quanta dedizione. E che dire di quel che ha fatto ancora una volta il CIDI di Palermo quest’anno? Il bellissimo convegno sulle Indicazioni 2012, con Giancarlo Cerini e Giuseppe Bagni, la preparazione al concorso a cattedra, il sostegno che ha dato a tante scuole, la partecipazione a imprese di formazione a carattere europeo (Comeniusregio), ma soprattutto il seminario sul Curricolo, di maggio, pieno di idee, di spunti, di prospettive, che presto diventerà una pubblicazione. Grazie a Silvio Vitellaro, a Valentina Chinnici e a quella squadra formidabile di docenti e dirigenti che lo regge con grande sacrificio…. Vanno omaggiate le centinaia di docenti e dirigenti che consentono alla scuola italiana di resistere allo tsunamiche l’ha falcidiata negli ultimi anni. …
ScuolaOggi.org – 20/05/2013
“Invalsi si, Invalsi no, Invalsi bum!”
░ Riportiamo in parte una riflessione di Pippo Frisone sui Test 2012/13.
Nel 2008/09 l’adesione alle prove Invalsi è volontaria.Nel 2009/10 con la CM.89/09, la rilevazione in Italiano e Matematica diventa censuaria , vale a dire estesa a tutti gli studenti di 2° e 5° classe della primaria, della classe 1° delle medie e delle 2° classi delle superiori.Poi con l’art.51 del decreto Semplificazioni la partecipazione delle scuole alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti, diventa “attività ordinaria d’istituto“.Il Governo Monti, aumentando la confusione in campo, s’impegna su un odg votato in Senato verso un sistema di rilevazione a campione , con rilevatori esterni alla scuola.
Caduto Monti, quell’odg a tutt’oggi è rimasto lettera morta.E intanto nei territori succede di tutto. Minacce e intimidazioni si susseguono a colpi di sanzioni disciplinari e denunce, con docenti costretti non solo a somministrare ma anche a correggere i test, con bidelli e amministrativi che sostituiscono i docenti nella somministrazione dei test, con spostamenti d’orario all’ultimo momento per far posto ai test ecc….Alcuni docenti rispondono rifiutandosi a somministrare i test e/o a correggerli.E poi scioperi, boicottaggio dei test alle superiori da parte degli stessi studenti che consegnano in bianco o che addirittura si rifiutano di entrare a scuola. Genitori che giustificano l’assenza dei figli con la motivazione, causa test Invalsi.E ancora, Collegi in rivolta e assemblee infuocate approvano mozioni da inviare agli uffici periferici dell’Amministrazione, al Miur, all’Invalsi e alle OO.SS.No all’imposizione delle prove senza alcun passaggio in Collegio nel piano delle attività e senza contrattazione d’istituto, senza finanziamento di risorse specifiche …. Che cosa si valuta coi test Invalsi?Si valutano gli apprendimenti all’inizio e alla fine del ciclo. In Italiano si valutano le competenze nella lettura (comprensione,interpretazione e valutazione del testo, conoscenze lessicali e grammaticali). Le conoscenze matematiche in entrata e uscita ( contenuti matematici e processi cognitivi ) . A risposte chiuse e aperte.All’esame di terza media i risultati dei test valgono come valutazione finale per il conseguimento del titolo finale. Aspetto questo fortemente criticato .
Il difetto maggiore messo in risalto è l’orientamento dell’azione didattica al superamento dei test.E’ il cosiddetto “teachingfor test “. L’insegnamento finalizzato per addestrare gli alunni a superare i test…
Il rischio, denuncia la FLC-CGIL, è che i test, rimanendo alla fine l’unico vero indicatore nella valutazione delle scuole e del sistema nel suo complesso, finiscano per alimentare competizioni tra le scuole e tra i docenti di una stessa scuola e quindi la conflittualità…
ItaliaOggi – 21/05/2013
“Contratto al restyling normativo”
░ La Funzione pubblica fa sapere che non ci sono risorse per aumenti, nel rinnovo del contratto di lavoro; se ne può discutere limitatamente agli scatti di anzianità e al profilo normativo (se ciò significa mettere mano all’organico funzionale, non è poco). DiAlessandra Ricciardi.
Il decreto che congela per due anni gli aumenti contrattuali, e con essi anche gli scatti di anzianità della scuola, fino al 2014, sarà licenziato questa settimana dalle commissioni competenti del parlamento dove il provvedimento è stato esaminato per il prescritto parere.Rilievi potrebbero giungere dalle commissioni istruzione e cultura, ma si tratta di richieste che potranno presumibilmente trovare scarso ascolto presso il governo. Il ministro dell'economia, Fabrizio Saccomanni, non è affatto più tenero del suo predecessore, Vittorio Grilli, nel controllo serrato della borsa, stretto tra richieste variegate, dalla nuova Imu al rifinanziamento della cassa integrazione. Il ministro della funzione pubblica, Gianpiero D'Alia…ha confermato che il quadro economico non consente di finanziare i contratti del pubblico impiego, che hanno un costo stimato in 2,7 miliardi di euro, «purtroppo dovremo confermare il blocco del decreto Monti fino al 2014. Ci sono altre priorità. Altre emergenze»….Sulla scuola, i profili normativi sui quali poter avviare un confronto sono vari, dall'organizzazione del lavoro, e dunque l'orario, alle funzioni svolte dai docenti e personale amministrativo.Un'indicazione in tal senso era giunta anche dal premier Enrico Letta quando aveva indicato tra le priorità del programma di governo, al momento del suo insediamento, il maggior tempo scuola contro l'abbandono scolastico. Un fronte che appunto può essere finanziato attraverso fondi europei, quelli per le regioni svantaggiate. … Sarà invece una battaglia a tutto campo quella che riguarderà il recupero degli scatti, che lo scorso anno sono stati salvati grazie all'intesa governo-sindacati e al riutilizzo di una quota del fondo di istituto.Tra le emergenze in campo c'è il lavoro. Il lavoro anche dei precari … della scuola che però sono oltre 112 mila solo tra quanti hanno un contratto di durata annuale, su un organico che non arriva ai 700 mila. Eliminare la differenza tra organico di diritto e di fatto, per approdare all'organico funzionale, potrebbe essere un primo approdo.
larepubblica.it – 22/05/2013
“Il ministero non manda i soldi alle scuole, l'Agenzia delle entrate multa i presidi”
░ DD.ss. e dd.ss.gg.aa. di alcune scuole sonocontattati dall’Agenzia, in riferimento al versamento di ritenute fiscali e contributi previdenziali per i supplenti temporanei (di Salvo Intravaia). Un adagio di buon senso dice che ogni popolo ha la classe politica che si merita; occorre dire che qui siamo nell’eccezione: lanostra gente meriterebbe ben altro.
Non ti pago e per di più ti multo. E' la singolare situazione in cui si trovano alcuni presidi italiani, denunciata dalla Flc Cgil …. Secondo l'organizzazione sindacale guidata da Mimmo Pantaleo, i presidi non hanno colpe, visto che ormai da anni i fondi per pagare i supplenti - quando arrivano - entrano nelle casse delle scuole con mesi di ritardo.
La situazione riguarda soprattutto "gli anni 2007, 2008 e 2009 a causa dell'insufficiente finanziamento alle scuole per retribuire i supplenti temporanei" da parte di viale Trastevere. E adesso a pagarne le conseguenze sono i presidi. La lentezza dei finanziamenti ricordata dal sindacato "ha prodotto il ritardo o, in alcuni casi, il mancato versamento, di ritenute e contributi. Ora per quei ritardi arrivano sanzioni che vengono imputate ai direttori dei servizi (i segretari scolastici, ndr) e, per l'omessa vigilanza, ai dirigenti in servizio all'epoca. Per esse ora si chiede di attivare le procedure per la contestazione del danno erariale". Una situazione che non sembra essere cambiata troppo se in alcune scuole si procede alla riffa per pagare i supplenti temporanei.Siamo di fronte al caso in cui una mano non sa cosa fa l'altra? E "adesso dirigenti dei servizi e dirigenti scolastici vengono individuati quali colpevoli di un sistema nel quale essi non potevano intervenire. L'Agenzia delle entrate e la Corte dei conti cerchino altrove i responsabili dei ritardi nei pagamenti di ritenute fiscali e contributi previdenziali ed assistenziali". Il riferimento è a chi ha gestito il ministero dell'Istruzione negli anni a cui si riferiscono le presunte mancanze dei dirigenti scolastici.…
larepubblica.it – 23/05/2013
“Un giovane su quattro senza posto nè scuola”
░ Alcune considerazioni di Chiara Saracenocirca gli effetti della crisi economica sull’incertezza delle giovani generazionirispetto al futuro. La studiosa prende spunto dal Rapporto annuale 2013 dell’ISTAT.
Solo il 32% degli italiani si è dichiarato molto soddisfatto della propria vita.Idati sono del 2012 e riguardano la popolazione italiana dai 14 anni: la percentuale del 36% registra una discesa vertiginosa, stante che un anno prima era del 45,8%, ed è dovuta pressoché esclusivamente alla diminuzione di chi è molto (o anche solo abbastanza) soddisfatto delle proprie condizioni economiche. … E’ aumentata la soddisfazione per le relazioni famigliari. Quasi che la maggiore dipendenza dalla solidarietà famigliare sperimentata da molti, specie i più giovani, la necessità di serrare le file e di condividere risorse e sacrifici, lungi dall’accentuare le tensioni in famiglia, le abbia viceversa ridotte.Questa tenuta delle relazioni famigliari è indubbiamente un dato positivo. Ma non si può ignorare che non tutti hanno una famiglia che funziona ed è solidale, o che, pur essendo solidale, ha le risorse necessarie per esserlo efficacemente. Inoltre, poter contare solo sulla propria famiglia presenta molti vincoli alla autonomia individuale, oltre ad essere una delle cause della intensitàdella riproduzione intergenerazionale delle disuguaglianze nel nostro Paese.Nel generale fenomeno di una diminuzione della soddisfazione per le proprie condizioni economiche, rimangono e si acuiscono le differenze territoriali, in relazione sia alle diverse condizioni di partenza antecedenti la crisi, sia alla diversa incidenza della stessa, in termini di perdita di occupazione. È avvenuto, infatti, a livello territoriale quanto è avvenuto a livello di famiglie e di singoli: le condizioni economiche sono peggiorateper le regioni più povere e per gli individui più poveri. Non è un caso, quindi, che siano gli operai non solo ad esprimere maggiore insoddisfazione per le proprie condizioni economiche, ma a manifestare il calo maggiore tra i soddisfatti: sono loro ad aver sperimentato in maggior misura la perdita o la riduzione dell’occupazione e quindi anche del reddito e a vivere con più ansia la propria vulnerabilità sul mercato del lavoro.Nonostante siano tra le categorie più colpite dalla crisi, i più ottimisti sono proprio i giovani fino a 34 anni, che hanno un orizzonte temporale più lungo davanti a sé. Gli ottimisti diventano tuttavia meno di un terzo tra chi ha i 35-44 anni, per diminuire ulteriormente nelle fasce di età successive. Ciò conferma che è giusto e opportuno investire nel miglioramento delle opportunità dei più giovani, per impedire che perdano la speranza, o per farla riacquistare a quelli che sembrano aver già gettato la spugna, ingrossando l’impressionante esercito dei Neet, i giovani — uno su quattro — che né lavorano né studiano. Ma occorre anche guardare con preoccupazione alla sfiducia e al pessimismo di chi è oggi nelle età centrali e non vede nessuna prospettiva di miglioramento….
Latecnicadellascuola.it –24 maggio 2013
“In Francia si ventilano modifiche a orari e stipendi dei prof’”
░ Nel sito ADI si parla di un rapporto dellaCorte dei Conti francese, nel quale si propone di modificare la gestione degli 837.000 docenti(rappresentano il 44% di tutti i dipendenti pubblici) per ottimizzare la spesa.
Secondo la Corte dei conti francese i docenti non hanno tutti le stesse competenze e le stesse aspirazioni e gli alunni non sono tutti uguali in tutte le scuole, ragion per cui pone con forza la necessità di superare definitivamente lo Stato giuridico degli insegnanti del 1950 per affermare il principio di efficacia ed efficienza nonchè una specifica attenzione ai bisogni reali degli alunni e alle grandi differenze fra le varie situazioni locali. La costruzione del Rapporto si fonda sull’analisi della situazione attuale che ha evidenziato le seguenti criticità: 1. crescente inefficacia della scuola francese: dal 2000 in poi i risultati degli alunni nelle indagini internazionali sono andati peggiorando con il contestuale aumento della dispersione 2. crisi del reclutamento degli insegnanti: tra il 2006 e il 2012 i candidati a un posto d’insegnamento sono passati da 6 a 2,7. Anche se la creazione di nuovi posti attuata dalla sinistra ha portato a una rimonta del numero dei candidati la crisi rimane 3. regole vecchie e superate per l’esercizio della funzione docente e la valutazione degli insegnanti; 4. assenza di carriera e inadeguatezza delle retribuzioni degli insegnanti francesi (35% inferiore alle retribuzioni degli altri funzionari di pari livello, e del 30% inferiore alla media europea), inadeguatezza della figura dell’agregé5. pessima utilizzazione delle risorse disponibili: la Francia dedica all’istruzione una quantità di risorse paragonabile o superiore a quella di Paesi che hanno risultati molto migliori dei suoi. Fra le proposte della Corte francese c’è quella di affidare ai dirigenti scolastici la scelta degli insegnanti e di regionalizzare i concorsi. Inoltre la Corte considera importante creare una leadership intermedia che offra agli insegnanti percorsi di carriera, sul tipo di posti di coordinatori, di «leader»,di consiglieri pedagogici, ecc…Nell’impostazione della Corte, gli insegnanti della scuola secondaria dovrebbero impartire un numero di discipline maggiore dell’attuale, almeno due come in Germania.L’orario di servizio degli insegnanti dovrebbe essere onnicomprensivo e organizzato su base annuale, gestito dalle scuole autonome. Le scuole, secondarie di 1° o di 2° grado, dovrebbero disporre di un numero di insegnanti più elevato rapportato al numero di allievi in difficoltà. Sul versante della retribuzione per la Corte si possano pagare meglio i professori ripartendo in modo diverso i 49,9 miliardi di euro della loro massa salariale, che costituisce il 17% del Bilancio generale dello Stato e il 2,5% del Prodotto Interno Lordo (PIL). La Corte afferma che si dovrebbero retribuire di più coloro che scelgono di lavorare nelle situazioni difficili dove si dovrebbe però alleggerire il numero delle classi per gli insegnanti. La Corte non parla di salario in base al merito, ma ipotizza che l’impegno abbia un maggior riconoscimento, che venga assegnato un budget alle équipespedagogiche, a cui spetta la propria autovalutazione. La palla passa al Ministro e alle parti sociali, anche se la Corte continua a ipotizzare una scuola capace di rendere più produttivo quel 6,3% del PIL che viene speso. E soprattutto afferma di rivendicare una scuola più equa
Pubblichiamo alcuni articoli sul crollo dei corsi di formazione del personale della Pubblica Amministrazione, che in un anno sono diminuiti del 30% con punte del 60%.