Rassegna stampa

Pubblichiamo alcuni articoli sul nuovo risarcimento record, per un totale di 169.700 euro, disposto ai danni del Miur da parte del Giudice del lavoro di Trapani in favore di un docente precario.

Repubblica: mancata assunzione di precari: ministero condannato a risarcimento

Il Sole 24 Ore: maxi-risarcimento per il precario della scuola

La Stampa: precari, è record per il risarcimento ferie

La Sicilia: ancora un super risarcimento a prof precario

AGI: acuola, Anief: Miur dovra' risarcire altro precario, 169.700 euro

AgenParl: scuola, Anief: II sentenza record, giudice del lavoro risarcisce supplente di elettronica

PrimaPress: scuola, precari: il giudice del lavoro risarcisce un supplente di elettronica con 169.700 euro

Orizzonte Scuola: seconda sentenza storica: 169.700 euro di risarcimento ad un precario di elettronica

Tuttoscuola: precariato, nuovo risarcimento record per la mancata stabilizzazione

Italpress: Anief, seconda sentenza record, risarcito supplente elettronica

Informatore Scolastico: precari, secondo record in dieci giorni: il giudice del lavoro risarcisce un supplente di elettronica con 169.700 euro!

JOB Corriere dell'Università: Anief, il Miur risarcirà un altro insegnante precario

Il Paese Nuovo: scuola, Anief: “Miur dovrà risarcire un altro precario: 169.700 Euro”

BlogSicilia: secondo risarcimento record a precario: 169.700 euro a supplente di elettronica

TirrenoSat: scuola, 169.700 euro. Un altro risarcimento record per un precario

MNews: scuola, seconda sentenza record, il giudice risarcisce un supplente di elettronica con 169.700 euro

La Sicilia Web: ancora un super risarcimento a prof precario

Blitz Quotidiano: scuola, giudice Babbo Natale per prof precari: tutti assunti o più di 100mila €

LavoroFisco: ancora un altro maxi-risarcimento per il precariato della scuola

l’Unità– 09/03/2013
“Valutazione della scuola, la fretta di Profumo”
░ Il Consiglio dei ministri approva le nuove norme nonostante Pd, Sel e Cgil avessero chiesto di rinviare al nuovo governo. (Mario Castagna)
Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo sistema di valutazione della scuola dopo un lungo iter parlamentare e diversi mesi di gestazione. Il nuovo sistema eredita gran parte delle preesistenti strutture di valutazione, come l'Invalsi che guiderà il processo elaborando le linee strategiche e definendo gli indicatori, e l'Indire a cui toccherà invece promuovere l'uso delle nuove tecnologie in ambito didattico per l'aggiornamento e la formazione dei docenti. Accanto a questi due sistemi si affianca un nuovo terzo canale di valutazione, ovvero gli ispettori. Un ruolo da protagoniste lo avranno anche le scuole che dovranno organizzare anche autonome procedure di autovalutazione. Per gli studenti e i docenti italiani si apre quindi una nuova fase. Molti di loro hanno già conosciuto in questi anni i questionari Invalsi, che ora verranno somministrati per valutare l'apprendimento degli studenti alla fine di ogni ciclo scolastico, nel secondo e nel quinto anno della scuola elementare, in prima e seconda media, ma anche al secondo e all'ultimo anno della scuola superiore. «La montagna ha partorito il topolino velenoso. È davvero incredibile la protervia e l'arroganza di un governo in limine mortis - ha denunciato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil - che ha scelto l'ipertrofia della tecnica di valutazione a danno del ruolo debole attribuito all'autonomia scolastica». Di tutt'altro avviso invece la Cisl-scuola che ha approvato il nuovo sistema di valutazione, pur esprimendo perplessità sull'assenza di adeguate risorse finanziarie che supporti l'autonomia degli istituiti. Sono in molti infatti a denunciare che, dopo molti anni di retorica sull'autonomia e la responsabilità delle scuole, il combinato disposto di un profluvio di prescrizioni tecniche e di pesanti tagli di bilancio, ha impoverito le scuole ed impedito qualsiasi esperimento migliorativo e trasformato la valutazione in uno strumento punitivo per le scuole che affrontano maggiori difficoltà di carattere sociale o territoriale. Dove la valutazione scolastica funziona, come in Francia, Gran Bretagna ed in altri paesi europei, le scuole che ottengono le peggiori performance ottengono dallo stato nazionale maggiori finanziamenti per colmare il divario. Il sistema italiano di valutazione purtroppo non prevede nulla di simile. Qual é allora il motivo per cui il ministro Profumo ha varato in tutta fretta il nuovo sistema di valutazione? Il comunicato stampa che il governo ha diffuso ieri dopo il consiglio dei ministri lo afferma molto chiaramente. 

latecnicadellascuola.it – 09/03/2013
“Approvatoci”
░ L'approvazione del regolamento consente di accedere ai fondi strutturali 2014-2020 ma di positivo ha ben poco altro. A nulla è valsa la richiesta di Cgil, Pd e Sel al ministro Profumo di sospendere la decisione e di lasciare la palla al prossimo ministro. Forti sono le critiche da associazioni, sindacati, Unione degli studenti. Il 16 maggio le prove Invalsi sono minacciate di boicottaggio.
Se si eccettua la Cisl Scuola… i pareri dei sindacati e delle associazioni di categoria sull’approvazione da parte del Cdm del nuovo regolamento del Servizio Nazionale di Valutazione sono fortemente critici. … Iniziamo dall’Unione degli studenti, secondo cui “l'approvazione decisa all'ultimo, da un governo in scadenza, non fa che confermare la volontà da parte del Miur di procedere sul tema della valutazione come se fosse neutra amministrazione, ignorando le voci di dissenso, facendo a meno, illegittimamente, di una discussione larga col mondo della scuola su un tema così cruciale per il futuro dell'istruzione pubblica”…. L’Uds ha anche annunciato che il 16 maggio, data di somministrazione dei test Invalsi alle superiori, scenderà “in campo con scioperi bianchi e boicottaggi per protestare contro queste scelte illegittime…”. Il dissenso per il provvedimento approvato dal Governo è forte pure nella Flc-Cgil. Per il suo segretario generale dei lavoratori della conoscenza, Mimmo Pantaleo, “il consiglio dei Ministri approva in limine mortis” un vero e proprio “sistema pasticciato in cui si mischia la valutazione di sistema con la valutazione dei dirigenti scolastici. … La Flc chiederà l’impegno formale a tutte le forze politiche di cambiare radicalmente questo regolamento e metterà in campo iniziative necessarie per difendere la scuola pubblica da questo ennesimo intervento dannoso”.
Anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti non va per il sottile: “il sistema nazionale di valutazione così come è stato approvato non va…. Non è trascurabile, inoltre, la possibilità che il meccanismo di valutazione finisca col rivelarsi un impegno burocratico troppo gravoso per gli insegnanti, tra carte da compilare e processi da giustificare. Tempo prezioso sottratto all’insegnamento”. L’Anief giudica la valutazione delle scuole “un provvedimento a costo zero, non discusso con gli ‘attori’ che devono viverlo e preludio di ulteriori tagli alla scuola”. Il sindacato autonomo associa l’approvazione del regolamento con il tentativo dell’amministrazione, che però non ha ottenuto il consenso dei sindacati, “di far approvare alle confederazioni sindacali un pre-accordo sulla formulazione del rinnovo dei contratti che prevede l’abolizione degli scatti di anzianità e l’introduzione di un modello scolastico di tipo aziendale, incentrato sulle performance individuali all’interno istituti trasformati quasi in centri produttivi. I quali si dovrebbero attenere al modello standard prefissato (su che basi?) dal Miur, per poi addirittura entrare in un regime di concorrenza fratricida”. Durissimo Marcello Pacifico, presidente Anief: “… ci ritroveremo finanziamenti solo per le scuole d’elite, mentre quelle che ne hanno più bisogno, perché collocate in realtà difficili e a contatto con un’utenza più bisognosa, verranno miseramente lasciate al loro destino”. Severo anche il giudizio sull’Invalsi, a cui verrebbe “dato sempre più ampio potere all’Invalsi. Un ente, sulla carta ‘super partes’, che improvvisamente perderà il ruolo di monitore, per vestire quello di mortificatore”, conclude il presidente Anief.

Corrieredellasera.it – 09/03/2013
“Soldi chiesti a Scuola. Contributi «volontari» o Ricatto alle Famiglie?”
░ Il ministero dell'Istruzione ha pubblicato una circolare per bacchettare i presidi, sempre più numerosi, che chiedono alle famiglie degli studenti i cosiddetti contributi «volontari». (Andrea Balzanetti)
… Troppo spesso, come denunciano le centinaia di segnalazioni arrivate a viale Trastevere, a testate giornalistiche e ai siti specializzati, questi contributi «volontari» si trasformano in contributi «obbligatori» con minacce, più o meno esplicite, di ripercussioni sui risultati scolastici o sulle iscrizioni per l'anno successivo. Tra i casi più odiosi il portale Skuola.net ha segnalato quello di una scuola di Treviso dove il preside ha minacciato la sospensione per gli alunni «morosi» e quello di un istituto di Brescia dove il dirigente scolastico, in un caso simile, ha addirittura inviato una lettera minacciando «il recupero coatto della somma dovuta, degli interessi e della rivalutazione monetaria intervenuta». Insomma, l'aiutino chiesto alle famiglie degli studenti negli anni si è evoluto passando dalla pittoresca richiesta di carta igienica e saponette per i bagni a una quasi estorsione. E, logicamente, il ministero dell'Istruzione non poteva non intervenire. Per ribadire delle ovvietà. Ricordando ai presidi che gli eventuali abusi «oltre a danneggiare l'immagine dell'intera amministrazione» e a «minare il clima di fiducia e collaborazione» con le famiglie, si configurano come una vera e propria «lesione del diritto allo studio». Precisando che le tasse erariali vanno pagate solo al quarto e quinto anno delle superiori e le scuole non hanno «nessuna ulteriore capacità impositiva». Concludendo con durezza che non saranno accettati comportamenti «vessatori» e minacciando «sanzioni»…

www.governarelascuola.it – 10/03/2013
“Il Sistema Nazionale di Valutazione”
░ Pietro Perziani riporta le prime valutazioni sul Sistema nazionale di valutazione appena varato in C.d.M.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato venerdì scorso il regolamento che istituisce il sistema nazionale di valutazione della scuola, o, per meglio dire, quello che nelle intenzioni del Governo dovrebbe essere il sistema nazionale di valutazione. I dubbi infatti sono tanti e le critiche anche feroci… GLS seguirà il dibattito che sicuramente si svilupperà in futuro, per adesso riporta le prime “reazioni a caldo” del mondo sindacale e associativo: CISL-SCUOLA, FLC-CGIL, ANP-CIDA e DISAL.
Due piccole cose però le possiamo dire da subito: la mancanza del sistema di valutazione era uno dei buchi neri della scuola italiana; adesso c’è, magari andrà modificato, ma ci sembra impossibile che venga semplicemente abrogato e si torni al nulla di fatto il provvedimento è stato preso sotto la spinta dell’Europa, era un impegno preso a cui tenere fede; per qualcuno questo è un peccato originale, per noi è l’ennesima prova provata che l’Italia senza una “spinta esterna” non riesce a prendere decisioni. Riportiamo di seguito le quattro posizioni. CISL-SCUOLA. …Il nuovo regolamento approvato oggi dal Consiglio dei Ministri ci sembra in linea con il primo modello, lontano dalla caricatura che per troppo tempo qualcuno ha fatto del merito e della valutazione. Anche per questo la CISL Scuola lo ha considerato da subito un documento apprezzabile; il percorso valutativo che propone è ancorato all'autonomia delle scuole, si parte dall'autovalutazione e si traguarda la rendicontazione sociale. Si disegna un sistema che punta a sostenere le necessarie azioni di miglioramento, spesso richieste proprio laddove è più forte il peso delle difficoltà date da contesti particolarmente problematici. Ecco perché una valutazione correttamente intesa è fattore essenziale di equità, oltre che di qualità: fattore di promozione e non di discriminazione. Il regolamento ci sembra orientato in questa direzione, che si ricollega in modo coerente alle indicazioni del Quaderno Bianco del 2007. Non mancano naturalmente punti di debolezza e criticità, a partire dal fatto che non c'è un sostegno adeguato in termini di risorse… FLC-CGIL. … È davvero incredibile la protervia e l'arroganza di questo Governo che in limine mortis licenzia la bozza di regolamento sul Sistema nazionale di valutazione…. Nello schema di regolamento sono assenti e quindi appaltate all'esterno le finalità politico-istituzionali del sistema nazionale di valutazione, con una sorta di ipertrofia della funzione tecnica a danno del ruolo debole attribuito all'autonomia scolastica. Un sistema pasticciato in cui si mischia la valutazione di sistema con la valutazione dei dirigenti scolastici….. Chiederemo l'impegno formale a tutte le forze politiche di cambiare radicalmente questo regolamento e metteremo in campo tutte le iniziative necessarie per difendere la scuola pubblica da questo ennesimo intervento dannoso. DISAL. … Pur con i limiti che il testo presenta, il nuovo Regolamento oggi approvato resta indispensabile alla ripresa della scuola italiana, che proprio l’altro ieri al Ministero si è sentita descrivere dagli esperti dell’OCSE con tutte le proprie difficoltà e carenze. Vanno apprezzati importanti aspetti del nuovo Sistema: a- l’avvio di un percorso di autovalutazione in tutte le scuole con lo strumento del rapporto annuale e con la possibilità di utilizzare in autonomia le competenze a questo necessarie, senza essere vincolati al rapporto unicamente con l’INDIRE; b- la conferma, per tutte le scuole, della valutazione esterna degli apprendimenti che non va a creare classifiche, ma che chiama in causa le scuole stesse nella capacità di saper ben utilizzare tutte le informazioni necessarie al proprio miglioramento didattico e funzionale;
c- la decisione di creare finalmente un sistema ispettivo, il cui successo dipenderà dal sapersi mettere a servizio del miglioramento qualitativo delle scuole. Ci sono tuttavia da registrare alcune carenze del nuovo Sistema di Valutazione, che sono imputabili a cause diverse:
a- i docenti (assieme al personale non docente) restano (a causa della legge originaria) gli unici a non essere mai valutati in tutto il sistema scolastico. Si sa che su questo cadde un Ministro dell’Istruzione e che il mondo sindacale ha le proprie responsabilità; b- l’INVALSI resta un ente dipendente dall’Amministrazione centrale, con una “autonomia vigilata” ed un sistema ispettivo che rimane non indipendente, tutto da costruire nella propria qualità professionale…. ANP. L’Anp – che a più riprese ha fatto della valutazione oggetto di studi ed analisi ed anche di proposte – accoglie con favore il nuovo regolamento, pur rilevandone alcuni aspetti critici… L’insieme di autovalutazione e di valutazione esterna può consentire alle scuole di acquisire la piena consapevolezza della qualità del lavoro svolto e, nel contempo, valorizzare e rispettare la loro libertà didattica e progettuale che, senza alcun riferimento di tipo valutativo, finisce per restare indeterminata circa i fini ed i risultati.

Ilsole 24Ore – 11/03/2013
“Per gli statali un taglio a doppio effetto”
░ In arrivo il decreto che prolunga il blocco dei contratti al biennio 2013-2014, dopo il primo congelamento triennale del 2010-2012. Perso circa il 10% dello stipendio, con forti penalizzazioni sulla pensione soprattutto per chi è vicino all'uscita.
...Archiviate le cautele elettorali, il regolamento preparato da Economia e Funzione pubblica è in arrivo, e a farei calcoli sono i diretti interessati: una platea da quasi quattro milioni di persone, che ai dipendenti della Pubblica amministrazione unisce quelli delle società in house e degli enti strumentali. Per avere un quadro completo, i calcoli dovranno considerare anche i riflessi previdenziali… Il sacrificio è ovviamente proporzionale allo stipendio che ogni profilo di dipendente pubblico aveva all'inizio del congelamento, ed è calcolato su un doppio indicatore: per la prima tornata contrattuale saltata, quella del 2010-2012, il taglio è misurato sulla base delle risorse che erano state messe a disposizione dei vecchi rinnovi, mentre per il nuovo congelamento biennale il punto di riferimento è l'Ipca, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo… Tradotto in cifre, significa 2.575 euro all'anno a regime, in meno per gli impiegati degli enti locali, che con il loro stipendio medio inferiore ai 28mi1a euro lordi annui sono sul gradino più basso della categoria. Per i loro colleghi di Palazzo Chigi, che di euro ne guadagnano in media quasi 43mila, la tagliola vale a regime poco meno di 4mila euro, e le cifre crescono ovviamente man mano che si sale la scala gerarchica delle amministrazioni…. Il sacrificio è permanente, perché le norme escludono espressamente ogni possibilità di recupero di quanto perso alla ripresa dei rinnovi. Ma a rendere "eterna" la sforbiciata sono anche i suoi effetti sugli assegni previdenziali, in particolare per chi va in pensione in questi anni: chi si avvicina all'uscita oggi ha circa la metà della pensione calcolata con il sistema retributivo, e sconterà sull'assegno circa l'80% del costo complessivo del blocco. In altri termini, chi ha "perso" 7mila euro come mancati aumenti e andrà in pensione nel 2014-15 riceverà una pensione più leggera di circa 5.500 euro annui rispetto a quella che avrebbe ottenuto in tempi normali. Proprio dal nuovo blocco di contratti e stipendi dipende gran parte del miliardo di euro di risparmi messi a bilancio per il 2013-2015 dalla manovra estiva numero uno del luglio di due anni fa.

larepubblica.it – 12/03/2013
Lauree e diplomi, processo all’Italia “Imparate da tedeschi e norvegesi”
░ Dichiarazioni rese alla Süddeutsche Zeitung da Andreas Schleicher, esperto di pubblica istruzione dell’Ocse, chiamato anche “Mister Pisa” perché ideatore del famoso Programma per la valutazione internazionale.
…È un paradosso, dice Schleicher guardando le nostre scuole e i nostri atenei: nel paese che ospita l’università più antica del mondo, il sistema non funziona. Il cahier des doléances di Schleicher è una lunga lista di accuse. Primo, nella maggior parte degli altri Stati membri dell’Ocse la gamma di offerte di lauree e specializzazioni è più ampia che da noi. E nei paesi più avanzati — la Germania solo in parte, di più e meglio i paesi scandinavi, a cominciare dalla Finlandia col sistema scolastico, tutto pubblico, giudicato il migliore del mondo, e dalla Norvegia — offrono un contatto strutturale e che funziona bene tra lo studio teorico, accademico e la pratica della formazione professionale. «L’Italia», dice Schleicher, «è rimasta legata molto a lungo a un sistema classico, tradizionale, di studi universitari, per questo il numero dei laureati e diplomati non è cresciuto come in altri paesi»…. Ecco, almeno secondo “Mister Pisa”, i mali strutturali più gravi del nostro sistema d’istruzione e le loro cause. Primo, molti laureati e diplomati superiori non trovano un’occupazione, o vengono pagati poco e male, «perché le università danno una preparazione accademica, non preparano ad avere successo sul lavoro». Secondo, a differenza che in molti altri paesi europei «non c’è aiuto finanziario dello Stato agli studenti, nulla di paragonabile a sistemi come il Bafög tedesco (che prevede l’erogazione di borse di studio in base al reddito di appartenenza) o quelli scandinavi». Terzo, comunque lauree e diplomi «sono irrilevanti sul mercato del lavoro
». Poi un altro difetto strutturale: «Il personale insegnante è numeroso ma poco qualificato rispetto alle esigenze di una società e un’economia moderne». A lungo termine, ammonisce, «si crea un legame tra qualità del sistema della pubblica istruzione e capacità economiche di un paese». …

ItaliaOggi – 12/03/2013
“Precari da assumere, contrordine di viale Trastevere”
░ I docenti precari che ne hanno diritto saranno assunti senza per ciò
licenziare quelli che sono già stati assunti per diritto di graduatoria.
Potrebbe essere la soluzione di una matassa ingarbugliata, della quale ci siamo occupati nell’Aggiornamento del 6 marzo facendo riferimento alla “pericolosa” partita sindacale di Bari (“Non di rado l’Amministrazione procede a valutazioni errate che costringono i danneggiati ad adire i tribunali; si producono conseguenze non sempre reversibili…”).
Assumere i docenti che hanno maturato il diritto al'immissione in ruolo perché sono stati inseriti a pettine nelle graduatorie per ordine del giudice. Ma senza licenziare quelli che sono già stati assunti per diritto di graduatoria. E recuperare il numero di immissioni in ruolo in più sottraendole da quelle che saranno autorizzate il prossimo anno. É questo il responso della direzione generale per il personale del ministero dell'istruzione, che ha risposto così all'ufficio scolastico del Piemonte con una nota emessa il 25 febbraio scorso (1656). Il provvedimento, che porta la firma del direttore generale Luciano Chiappetta, reca un'interpretazione diametralmente opposta a quella adottata dall'ufficio scolastico regionale per la Puglia in riferimento ad un caso analogo. Va detto subito, però, che tra la direzione generale del personale del ministero e le direzioni generali degli uffici scolastici regionali non vi è alcun rapporto gerarchico. E dunque, i direttori regionali (che sono pari grado rispetto ai capi delle direzioni generali collocate presso l'amministrazione centrale) possono legittimamente discostarsi dall'orientamento assunto dalla direzione centrale. Resta il fatto, però, che l'esistenza di un parere di fonte ministeriale potrebbe avere un certo peso davanti al giudice. E potrebbe far pendere la bilancia in favore dei lavoratori che dovrebbero essere licenziati dall'ufficio scolastico barese. Cha non hanno alcuna intenzione di accettare il verdetto dell'ufficio periferico data la posta in palio, forti anche dell'appoggio unanime dei sindacati.

latecnicadellascuola.it – 13/03/2013
“Equità valutativa” al liceo “Berchet” di Milano e i compiti sono corretti dal collega
░ Paola Mastrocola, scrittrice e insegnante di lettere, polemizza con la decisione, presa dal collegio dei docenti del liceo classico “Berchet”, di far correggere i compiti di una classe ai professori di un’altra per garantire “equità”.
In questo modo ne verrebbe fuori “una scuola senz’anima, condita da prove asettiche e che sarebbe una esperienza disastrosa”. Disastrosa perché “vogliamo una scuola che misuri oggettivamente, per questo è da un po’ di anni che si è diffusa come prova il test. In questo modo si può cambiare il docente che corregge, basta che il test sia il più possibile oggettivo e tecnico. A me una scuola che va in questa direzione non piace. Stiamo abolendo non solo il rapporto personale tra studenti e insegnanti ma anche la soggettività sia dell’insegnamento che dell’apprendimento. Tutto deve essere appiattito perché sia misurabile con criteri standard nazionali, europei, mondiali.” Su questo altare, continua la docente-scrittrice, “da dieci anni tutti i ministri hanno abolito il cosiddetto tema, che era la prova più creativa, libera e bella. Al suo posto abbiamo le verifiche oggettive, i test a domanda multipla, delle prove asettiche insomma. In questo modo magari guadagniamo l’oggettività, ma il ragazzo non è più messo nella condizione di esprimere ciò che è lui, singolarmente, la sua ricchezza. Ecco, si perde il valore dell’originalità individuale.” Ci sarebbe invece, secondo Mastracola “ il problema della diversità degli insegnanti. È vero, si rischia di avere sette o otto, a seconda del professore, il vantaggio però è di avere delle persone diverse. La diversità degli insegnanti è sempre stato il nostro bello. Il fatto di correggere i compiti dei propri allievi magari non è equo ma fa parte di un lavoro che dura tre anni, dove entra in gioco la conoscenza reciproca. Ed è chiaro che i temi devo correggerli io, perché sono io a mandare il messaggio e io lo devo ricevere. Se invece vogliamo abolire il messaggio, allora va bene che le prove siano tutte uguali, comuni, oggettive. Però manca l’anima e a me fa molta paura una scuola senz’anima. Nel bene e nel male il rapporto personale è tutto. Però anche questo è destinato a sparire, forse avremo insegnanti online, forse vogliamo insegnanti che inviino la prova agli studenti davanti ai loro computer e poi si aggirino tra i banchi per vedere che tutto funzioni. Così non c’è più un rapporto culturale e affettivo, però….”.
La Stampa – 14/03/2013
“Torna il salone «Iolavoro» e offre 20 mila opportunità”

░ A Torino intensa tre giorni di colloqui, convegni. Decine di imprese presenti.
Riparte oggi «Io lavoro» che offre oltre 10 mila opportunità di occupazione in Italia e all'estero proposte da 99 aziende e franchisor, dai servizi pubblici per l'impiego italiani, francesi e di altri Paesi europei. Sono più di 13 mila le persone che si sono iscritte on line alla manifestazione tra cui i ragazzi di 25 scuole. Ci sono anche sette autobus provenienti dalle province del Piemonte e dalla Francia, 3 mila giovani sono stati preselezionati per uno o più colloqui di lavoro.
Infine sono previsti 76 workshop e 9 conferenze. Si tratta di tre giorni intensi e ricchi di opportunità lavorative nei settori turistico- alberghiero, ristorazione, sport e benessere, commercio, grande distribuzione organizzata, agroalimentare, Ict eDigital… Sono ben 688 gli istruttori sportivi ricercati dalle aziende che partecipano al salone, seguono - 313 - gli animatoridiwindsurf, tennis, sport. Poi servono 132 animatori di fitness, 110 capo animatore, 162 coreografi, 137 cuochi, 86 addetti a software, 55 programmatori, 61 responsabili dello sport, 69 responsabili di equipe, 30 personal trainer….
 

 ScuolaOggi.org – 01/03/2013

Valutazione degli apprendimenti e valutazione di sistema

 La tesi di A. Valentino è che si è perso il senso della valutazione di sistema. Riportiamo la seconda parte della sua articolata riflessione.

In quest’ultimo anno soprattutto ci si interroga animosamente e – ovvio - polemicamente sul nuovo regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione – SNV - approvato in prima istanza, come si sa, dal Consiglio dei Ministri, nell’agosto scorso Premesso e richiamato, a scanso dei equivoci, che le rilevazioni nazionali e internazionali sono imprese fondamentali per capire – rispetto al funzionamento del nostro sistema - come stiamo e le decisioni da prendere per intervenire sulle criticità eccetera eccetera, le prime domande che però dovremmo porci, rispetto a queste rilevazioni, mi sembrano piuttosto le seguenti: 1. quale senso esse hanno per chi pratica una didattica ancora inchiodata alla lezione frontale e non è in grado di praticarne altre. E in questa situazione si trova la gran parte degli insegnanti; 2.  ha senso fare rilevazioni su competenze chiave – problemsolving / setting, ad esempio - se queste non diventano contenuti e finalità delle pratiche educative?); 3. quale senso hanno le “restituzioni” dei risultati se non poggiano su una cultura e una competenza valutativa adeguata dei destinatari; 4. quale senso hanno rilevazioni (il riferimento qui riguarda ovviamente i contesti e gli “attori”) che si disperdono spesso in una pletora di quesiti, quando le cose che servono sono riconducibili a poche e fondamentali domande, funzionali a decisioni sensate per il lavoro docente e per le politiche di istituto o di territorio.Occorrebbe avere consapevolezza che le misure per rilanciare cultura e pratiche professionali innovative - su didattica e valutazione – da sole non bastano. Quello che fa la differenza tra una buona e una cattiva scuola è altro; è, cioè, puntare ad avere buoni insegnanti e a rendere appetibile il lavoro docente (reclutamento / selezione, considerazione sociale e riconoscimenti economici, sviluppo di carriera e formazione mirata, supervisione del lavoro didattico e attenzione ai risultati, autonomia professionale)….

Ma tralasciando, in questa riflessione, il ragionamento più generale, la priorità che vedo ora per il nostro sistema di istruzione - e quindi anche per il nostro SNV - è recuperare la valutazione a scuola nel suo sensofondativo: valutazione come funzione di una didattica avanzata.
Le direttrici di marcia per promuovere e sostenere questa funzione penso siano riconducibili soprattutto a queste due: 1. Potenziamento del ruolo dell’INDIRE (di fatto eclissato nel dibattito sul SNV, del quale pure è una delle tre “gambe” portanti), in quanto agenzia volta sia a lanciare e supportare interventi generalizzati sulla cultura della valutazione e le competenze valutative, sia a rendere possibile coinvolgimento e collaborazione con le scuole nelle rilevazioni e nella lettura dei dati. … 2. Mettere meglio a fuoco il ruolo dell’INVALSI con l’obiettivo di recuperargli credibilità e affidabilità ampia;… il 70-75% delle scuole non apre i file restituiti dall’INVALSI; gli esiti delle prove Invalsi per le singole scuole vengono citati nei documenti di scuola solo se se ne escebene ; il ruolo riconosciuto all’INVALSI dal MIUR e nel dibattito politico (sia quando è citato come sistema di valutazione innovativo, sia quando è accusato di essere l’ultimo baraccone messo in piedi nel paese o viene considerato una banca dati di parte) “non corrisponde al ruolo che ha nelle scuole” (nel senso, interpreto, che il credito di cui gode è qui molto inferiore). … Valutare gli apprendimenti come funzione della didattica e funzione dello sviluppo professionale. Sono queste da mettere a centro del lavoro delle scuole e delle preoccupazioni diun’Amministrazione che affronti e risolva il problema.

latecnicadellascuola.it – 03/03/2013

L’eredità del governo tecnico, per la Scuola

░ A poche settimane dall’insediamento del ministro Profumo al dicastero di VialeTrastevere avevamo fiutato giusto; che conoscenza aveva della Scuola ? E puntualmente abbiamo scritto il nostro dissenso via via che venivano fuori i provvedimenti ministeriali, eccezione fatta per pochissimi. Ci siamo espressi chiaramente e ancor meglio ha fatto la redazione di La Tecnica della Scuola.Complimenti a A.Maria Bellesia.

Alla faccia (di bronzo) di chi in campagna elettorale metteva sul piatto nuovi investimenti nell’istruzione! Chiusa la parentesi elettorale, in cui si è fatto a gara nel promettere mari e monti, ricomincia l’austerity che ci chiede l’EuropaRiassumendo le ultime news, queste sono le sorti magnifiche e progressive per la scuola italiana e per chi ci lavora.

Operazione n. 1: avanti tutta con la spendingreview. Stipendi congelati fino al 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici (le retribuzioni sono ferme dal 2010 mentre tutto il resto è aumentato); nessuna possibilità di recupero di incrementi contrattuali eventualmente previsti a decorrere dal 2011; nessun riconoscimento dell'indennità di vacanza contrattuale anche per gli anni 2013 e 2014; per il personale della scuola, confermato il blocco degli scatti di anzianità anche per il 2013. E qualora si arrivasse ad un rinnovo contrattuale, ci saranno da “assicurare” livelli di produttività e di qualità adeguati ai fabbisogni. Insomma dietro l’angolo si intravede solo l’incremento del lavoro, ma non del salario. Lavorare di più, prendendo di meno, per tutta la vita: è la formula dellarealpolitik dell’attuale governo tecnico, che ci dovremo forse tenere ancora un po’.Operazione n. 2: l’autofinanziamento. La scuola italiana ha bisogno di risorse: è necessario ridurre/abbattere la dispersione, personalizzare la didattica, innovare, aggiornare, potenziare l’autonomia, garantire un minimo di organico funzionale. Prima si è provato con le riforme epocali rigorosamente a costo zero (l’ultima delle quali è il previsto sistema nazionale di valutazione, dalla cui attuazione “non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”). Adesso però ci rende conto che qualche euro in più bisogna metterlo. C’è una sola soluzione possibile per trovare le risorse: ridurre di un anno il percorso degli studi. L’ipotesi è indicata come “priorità” dal ministro Profumo nell’Atto di indirizzo per il 2013, pubblicato il 28/2/2013, con la motivazione di “adeguare la durata dei percorsi di istruzione agli standard europei”. A fine gennaio erano trapelate le prime indiscrezioni circa le proposte studiate dalla Commissione incaricata dal ministro per rendere fattibile l’operazione. Inutile obiettare che in Europa meno della metà dei Paesi pone la terminalitàdegli studi a 18 anni, né osservare che il taglio di un anno del percorso scolastico comporta per forza livelli di competenza inferiore per gli studenti. Non c’è argomento che tenga di fronte a quella montagna di risparmi calcolati in 1.380 milioni di euro nel giro di qualche anno. Ancora una volta la scuola finanzia se stessa. Nell’Atto di indirizzo è scritto chiaro e tondo: “Occorre superare la maggiore durata del corso degli studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno in connessione anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili per il miglioramento della qualità dell’offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione”. Liberare risorse è insomma l’unico modo per reinvestirle. Intanto, dopo oltre un anno di governo tecnico “salva-Italia”, il popolo italiano è sempre più stremato dalla crisi e pessimista. Di fronte ai numeri di chi mensilmente perde il lavoro (110mila unità nel solo mese di gennaio), avere uno stipendio pur bloccato dal 2010 è diventato un privilegio più che un diritto. I giovani, con o senza titolo di studio, il lavoro non lo trovano: il 38,7% è senza, gli altri si adattano a lavori a tempo determinato o a parttime. Avere una laurea serve meno che avere il solo diploma. Le indagini economiche e sociali (Censis - Eurispes) fotografano un Paese in cui il fronte ufficiale del disagio profondo è arrivato a coinvolgere circa 16 milioni di persone. I ceti medi, sui quali si fondava fino a qualche anno fa l'economia del nostro Paese, sono “in caduta libera” verso l'impoverimento e la proletarizzazione. Sta crescendo una “insoddisfazione senza precedenti nella storia recente italiana”, dicono gli analisti. E l’abbiamo visto nel voto. Una situazione sempre più difficile da governare.

 

Larepubblica.it – 04/03/2013

“Idea sconcertante, serve più tempo per lo studio”

░ Intervista al pedagogista BenedettoVertecchi: “Il punto non è ridurre, ma ridisegnare il percorso educativo”.

«Sono contrario a qualunque ipotesi di riduzione, credo anzi che bisognerebbe aumentare da 13 a 18 anni il percorso scolastico italiano». Parole di BenedettoVertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale alla Facoltà di Scienze della formazione dell’università Roma Tre.
- Cosa ne pensa della «priorità» indicata dal ministro Profumo? «Detta così mi lascia parecchio perplesso: tentò qualcosa di simile alcuni anni fa Berlinguer, ma senza riuscirci»….
- Ma potrebbe anche accettare una eventuale riduzione da 13 a 12 anni della scolarizzazione? «Assolutamente no. Sono contrario a qualunque riduzione perché non è l’uscita dalla scuola a 18 o 19 anni che risolve il problema. Sarei anzi per allungare l’intero percorso da 13 a 18 anni, partendo proprio dal basso. Nel resto d’Europa le scuole sono aperte tutta la giornata e i ragazzi restano a scuola molte più ore che in Italia. In tutto il mondo si fanno laboratori di fisica, biologia, chimica e tanto altro. In Italia, quelle poche scuole che avevano i laboratori li hanno distrutti per fare spazio ai computer. Occorre una interazione tra pensiero e azione che stabilizzi le conoscenze per rilanciare il sistema scolastico italiano»….

ItaliaOggi – 05/03/2013

“Effetto Grillo, a viale Trastevere”

 Vista l'incertezza politica determinata dalle elezioni, che ha fatto saltare gli equilibripre elettorali, il ministro Francesco Profumo ha dato disposizioni di concludere sia sul tema Valutazione di Sistema, sia sul tema Tfa speciali (riservati ai docenti). In molti avremmo preferito che tali decisioni non fossero assunte da un governo a fine mandato.

E così oggi il Consiglio dei ministri, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, darà il via libera al decreto sul «sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione». Si tratta del sì finale, che porta a regime la sperimentazione già in corso nellescuole… Nel giro di una decina di giorni, il ministro dovrebbe ufficializzare anche il pacchetto di nomine per la presidenza e i cdadi Indire e Invalsi, gli istituti che, insieme al corpo degli ispettori, hanno un ruolo strumentale rispetto alla valutazione. Il provvedimento sul sistema di valutazione accantona definitivamente l'ipotesi dibrunettiana memoria di utilizzare le rilevazioni sui rendimenti degli studenti per dare premi ai docenti più bravi. Essenzialmente il regolamento consentirà di valutare l'efficacia dell'azione didattica, i punti deboli e le azioni possibili di miglioramento. Il decreto parte dall'autovalutazione delle istituzioni scolastiche del servizio offerto, in base a dati resi disponibili dal sistema informativo del ministero, alle rilevazioni sugli apprendimenti e alle elaborazioni sul valore aggiunto restituite dall'Invalsi. Alla valutazione interna si accompagnerà una valutazione esterna da parte dello stesso Invalsi che individuerà le scuole da «sottoporre a verifica», in base a controlli di un ispettore e due esperti. L'obiettivo è definire con le scuole azioni di miglioramento, con il supporto dell'Indire ed eventualmente anche di università, enti di ricerca, associazioni professionali e culturali. Ogni scuola dovrà fare la rendicontazione sociale del lavoro svolto e dei risultati raggiunti. I piani di miglioramento, correlati dagli obiettivi centrati, vanno sempre comunicati al direttore scolastico regionale, che «ne tiene conto ai fini della individuazione degli obiettivi da assegnare al dirigente scolastico in sede di conferimento del successivo incarico e della valutazione» per la retribuzione di risultato. Che dunque non potrà più essere distribuita a pioggia, come invece accaduto finora.

 

il Manifesto – 06/03/2013

«Una cattedrale nata nel deserto produttivo»

 Il disastro alla città della scienza diNapoli: la testimonianza di Pietro Greco, giornalista scientifico, membro del consiglio di amministrazione di Città della Scienza, che nel 2006 ha raccontato in un libro l'impresa del fisico Vittorio Silvestrini: costruire il futuro post-industriale a partire dalla dismissione dell'acciaio napoletano.

L'incendio alla città della scienza è una doppia metafora. Del declino socio-economico del paese, e di Napoli che oggi guarda impietrita il cratere fumante, poco lontano dall'arenile di Bagnoli«A Bagnoli, dove vent'anni fa lavoravano 15 mila operai, oggi lavorano solo 80 persone, quelle della Città della Scienza - afferma Greco - Napoli non ha saputo né reagire ai problemi della nuova globalizzazione, né ha tessuto un nuovo ordito produttivo. L'incendio è una metafora: da questo declino non ne usciamo. Stiamo solo distruggendo in questo momento, senza costruire. Soprattutto non c'è consapevolezza. Questa è l'amara verità». A cosa era dovuta la crisi della Città della scienza? La Città della scienza nasce con un finanziamento da parte dello Stato di circa il 30%, un caso unico in Europa se consideriamo che La Villette a Parigi è finanziata per il 100%. Il resto lo recupera sul mercato, partecipando a gare o progetti europei per 1 milione di euro, sia pubblici che privati. Oltre al museo, la Città ha avviato 25 anni fa un incubatore di piccole imprese fondate sulla conoscenza. Una novità rispetto ai musei di vecchia e nuova generazione, a livello europeo e direi mondiale. Il suo fatturato è di circa 10 milioni di euro all'anno, il suo capitale immobiliare è di circa 300 milioni. Il problema è nato quando il 30% dovuto non gli è stato erogato con regolarità, mentre non veniva pagata la quota parte del 70% che deriva dal pubblico per progetti portati a termine. Ci sono casi in cui la regione Campania deve 2 milioni di euro e ha chiesto di accordarsi su 800 mila euro. Ma nemmeno questi fondi sono arrivati. La Città avanza crediti per 7-8 milioni dallo Stato e ha tra i 4 e 5 milioni di euro di debiti con le banche. Ma lo Stato non paga mentre le banche vogliono essere pagate immediatamente. Non credono - o fingono di non credere - che quei crediti con lo Stato siano inesigibili. Che tipo di attività svolgeva? Un'azione sociale per la ricerca e la scienza che ha attirato tra le 350 e le 400 mila persone. Ha ospitato i progetti di ricerca scientifici dei sismologi e degli astrofisici che hanno partecipato a «futuro remoto», una manifestazione con una mostra temporanea che dura alcuni mesi. La struttura ospitava spazi espositivi fissi, con tre palestre - due di fisica e una di biologia - con materiali interattivi, più l'officina dei piccoli, permettendo ai visitatori di frequentare percorsi interattivi in cui fare esperimenti. C'era un planetario, e diversi auditorium-teatro, uno dei quali è stato dato in gestione all'associazione «Le Nuvole», un gruppo di artisti che si occupa di teatro scientifico. La storia di Silvestrini è affascinante e parla di Napoli. Ce la racconti?Silvestrini è un fisico sperimentale molto brillante che, alla fine degli anni Cinquanta ebbe la cattedra a Napoli e decise di trasferirsi da Roma. Abbandonata la fisica delle particelle, iniziò a dedicarsi all'energia solare, diventandone uno dei pionieri. A metà degli anni Ottanta, decise di puntare sulla comunicazione della scienza, sottolineando la necessità di passare dal modello dell'industria fordista, il consumo privato), a un modello socialmente e ecologicamente sostenibile. La Napoli postindustriale doveva produrre beni fondati sulla conoscenza e sul sapere scientifico. …Napoli è un grande polo della ricerca aerospaziale, c'è il Cnr, le grandi università che non hanno più fondi per i tagli. Città della scienza è rimasta una cattedrale in un deserto produttivo. …

Corrieredellasera.it – 07/03/2013

L’Ocse all’Italia: accelerare sulle ICT a scuola

 Il rapporto dell’OCSE «Review of the ItalianStrategy for Digital Schools» (da agosto 2012hanno monitorato l'85% delle scuole di ogni ordine e grado) analizza i risultati del piano «Scuola digitale», varato nel 2007 e finanziatodi anno in anno con un budget di circa 30 milioni di euro l'anno, ossia circa 5 euro per studente. L'Ocse suggerisce di implementaretecnologie meno costose, quali i Kit compostida computer di classe, visualizzatore e proiettore, e interrompendo l'iniziativa Classe 2.0 suggerisce di concentrare le risorse suScuola 2.0e sull'editoria digitale scolastica. (ADe Gregorio)

FATTORE TEMPO - La principale criticità è il fattore tempo. Bisogna fare di più e più in fretta, dice l'Ocse - per accelerare l'integrazione e la diffusione delle Ict nelle scuole. Il suggerimento degli esperti è di ricorrere a finanziamenti integrativi, da parte di Regioni, Fondazioni e scuole. Altro punto critico, la scarsità di risorse didattiche digitali a disposizione dei docenti, che deve essere superata «stimolando la produzione di contenuti digitali ad uso didattico, curandone la qualità e favorendone la diffusione "open source"». Occorre anche «avviare una innovazione dal basso coinvolgendo gli insegnanti con iniziative ad hoc», quali corsi e incontri. Sarebbe di aiuto, inoltre, lo sviluppo di una piattaforma virtuale di scambio delle risorse digitali per insegnanti, la possibilità per le scuole di organizzare la formazione dei docenti in modo flessibile, l'istituzione di premi per gli insegnanti e fiere dedicate all'innovazione nonchè la definizione di obiettivi e criteri di valutazione dei risultati. PUNTI DI FORZA -Promosse invece le procedure d'acquisto delleLim, dei pc e dei computer portatili: direttamente sul mercato, per contenere i costi, e organizzando gruppi di acquisto temporanei di scuole. Bene anche la strategia di partire «dal basso»: le scuole sono invitate a presentare volontariamente domanda e in seguito acquistano direttamente le dotazioni tecnologiche: un modo per evitare che le attrezzature finiscano inutilizzate, una volta entrate in classe.

DOMANDA DI TECNOLOGIA - «Questa analisi mette in evidenza un dato: che l'investimento nel processo di digitalizzazione nella scuola è troppo limitato», ha detto Profumo rilevando che «da parte degli studenti c'è una continua domanda di tecnologia». Ricordando il successo delle iscrizioni a scuola on line, tramite il sito del ministero, il ministro ha osservato che la scuola dovrebbe innanzitutto garantire «le grandi infrastrutture» e che sarebbe naturale «che gli studenti si portassero in classe il Pc o il tablet, come una volta si portavano i libri»….

IN EUROPA - Sul fronte dei cambiamenti suggeriti, l'Ocse si raccomanda di concentrare le risorse su Scuola 2.0 e interrompere l'iniziativa Classe 2.0, che avrebbe un impatto più limitato di un'azione condotta sull'intero sistema scuola. 

 

larepubblica.it – 08/03/2013

“I quindici mesi del ministro Profumo”

  L'atto di indirizzo che il ministro Profumoha emanato lo scorso 4 marzo è un documento che spiega quindici mesi di governo della scuola (e dell'università e della ricerca) da parte di un tecnicoprestato alla politica e che nella politica avrebbe voluto restareL’articolo diCorrado Zunino esordisce con un giudiziolusinghiero (“ministro consapevole della materia che tratta)”, che non condividiamo; passa poi a un giudizio condivisibile (“Un ministro sinceramente riformista e capace d'ascolto”), e conclude con una costatazione inevitabile: “alla fine, sulla scuola ha tagliato linearmente, alla Tremonti Ha dovuto chiedere agli insegnanti di aumentare il monte ore (24) a fronte di zero euro di aumento distipendio In altri momenti - l'incapacità di cacciare presidenti clientelari dagli enti di ricerca dopo averli redarguiti - il ministro ha mostrato una debolezza caratteriale. Sono giudizi lapidi. Speriamo non debba in futuro prendere altre decisioni sulla Scuola.

… Il ministro Profumo chiede al successore - che non sarà nessuno di quelli fin qui immaginati e che oggi non si riesce neppure a immaginare chi possa essere - dieci cose. Nell'ordine, eccole: sostegno e potenziamento delle politiche di innovazione tecnologica; sviluppo di strategie della crescita, rilancio e valorizzazione della ricerca; promozione della qualità e incremento di efficienza del sistema universitario; quindi diritto allo studio universitario; sviluppo del sistema di valutazione della performance del sistema scolastico; orientamento scolastico e professionale; monitoraggio e completamento delle riforme scolastiche e degli istituti tecnici superiori; ammodernamento del sistema scolastico; edilizia scolastica e messa in sicurezza delle scuole e, infine, riorganizzazione e ammodernamento del ministero. Chi verrà potrà comprendere il messaggio o appallottolare il foglio In quindici mesi Profumo - che era partito assicurando di non voler fare rivoluzioni, ma solo oliare i meccanismi - in verità ha messo mano a un numero di cose da far girare la testa. Rischiando di far collassare l'elefanteministerialeProfumo passerà alla storia contemporanea dell'Istruzione per aver riavviato un istituto di democrazia nelle scelte di assunzione: il concorso di Stato per diventare insegnanti. Ha messo le mani dentro un ginepraio inestricabile, con spine acuminate e avvelenate, e ha tentato di cavarne una regola buona da subito e per il futuro. Il reclutamento nella scuola italiana è diventato nelle ultime tredici stagioni una superfetazione di graduatorie, corsi specialistici, esami post-laurea e pre-lavoro, una babele, un enormeparcheggio di precari, molti dei quali già avevano trovato lavoro altrove. Era certo che mettere mano a tredici anni di sgoverno e provare a ridare una logica (abbassando l'età media di ingresso) in questo ruolo strategico per ogni paese - la selezione del corpo docente - avrebbe comportato proteste. E proteste ci sono state. Ma il concorsone da 320 mila concorrenti è stato un successo. Tutto da ascrivere al ministro. L'impronta tecnologica di Francesco Profumo - altra questione - si è sentita,…  Profumo ha agito come se avesse tempi lunghi davanti a sé e ha dato accelerazioni improvvise ad alcuni temi difficili senza avere copertura politica né economica: nudo per le riforme. Le sconfitte, a volte cocenti, erano una partitura già scritta.

 

latecnicadellascuola.it – 08/03/2013

“Il Giano Bifronte del regolamento di valutazione

  Per il Governo, è un grande lavoro che va chiuso prima della fine del mandato. Per una vasta platea di forze contrarie è una scelta affrettata e politicamente scorretta. Per la Scuola è l’ennesima riforma calata dall’alto, senza coinvolgimento e senza riconoscimento(A.Maria Bellesia)

Per il ministro Profumo il Regolamento sul Sistema nazionale di valutazione, inserito all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri dell'8 marzo per l’approvazione definitiva, è un grande lavoro che va chiuso prima della fine del mandato, un atto dovuto. In ballo ci sono il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia del servizio scolastico, l’innalzamento dei livelli di apprendimento, lo sviluppo delle competenze degli studenti. Tra gli effetti attesi, c’è lo sviluppo di una autonomia responsabile, grazie alla rendicontazione sociale e alla comparabilità dei risultati. Niente premialità, almeno per ora…. L’altra faccia del Regolamento è il clima di forte tensione che si è venuto a creare per la fretta di licenziare un provvedimento di tale importanza fuori tempo massimo, con un nuovo parlamento che si sta per insediare. Politicamente poco corretto. C’è chi ha parlato di “un colpo di mano” e di “un modo di procedere arrogante e autoritario”. Il fronte dei contrari è ampio e variegato. Non “contrari a priori”, visto che l’introduzione di un SNV è considerato necessario da tutti e già implicito nella riforma dell’autonomia. Contrari ai tempi e ai modi. La solita riforma calata dall’alto, si osserva, e per giunta ad opera di un Governo “scaduto”.

Il Governo tecnico potrà vantarsi di avere messo a segno una riforma epocale.

 

Il Messaggero – 09/03/2013

“Il Giano Bifronte del regolamento di valutazione”

  Valutazioni delle scuole. Via al Regolamento. Ogni scuola avrà una pagella. (Alessia Camplone

Le pagelle anche per le scuole. Promosse o bocciate, e i genitori potranno scegliere di iscrivere i figli non pensando solo alla vicinanza da casa, ma anche ai loro risultati ottenuti. La rivoluzione è nel Regolamento per la valutazione che è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Dal prossimo anno scolastico tutti i dirigenti e i docenti dovranno abituarsi ad essere valutati per il lavoro che fanno con l’obiettivo di migliorare gli apprendimenti degli studenti e il funzionamento della scuola. Vere e proprie pagelle che saranno rese note a tutti, in maniera trasparente. La valutazione delle scuole sarà articolata in tre livelli, un “Sistema”, come è scritto nel Regolamento, che porta l’Italia a livello di molti altri Paesi europei. Il cardine sarà costituito dall’Invalsi, l’istituto nazionale di valutazione, che già misura gli apprendimenti degli alunni con i test annuali. Per le scuole l’Invalsi dovrà definire i parametri di efficienza a cui presidi e insegnanti dovranno fare riferimento. Ciascun istituto sarà esaminato da nuclei di valutatori esterni. Ma prima ancora dovrà autovalutarsi per capire quali sono i propri punti di forza e di debolezza. Gli istituti dovranno anche mettere a punto dei piani strategici per innalzare le loro performance. Ad affiancare l’Invalsi ci sarà l’Indire (Istituto nazionale di documentazione e ricerca educativa) che dovrà sostenere i “processi di innovazione” delle scuole e la formazione degli insegnanti. Il terzo livello del Sistema sarà costituito dagli ispettori. Potranno “fare visita” a presidi e docenti per verificare il lavoro svolto. Ad indicare le priorità strategiche del Sistema di valutazione sarà il ministero ogni tre anni. L’approvazione del regolamento – come si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi – «consente di rispondere anche agli impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea, in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020».

Pubblichiamo alcuni articoli sulla decisione dell'USR Puglia di licenziare circa 100 docenti e Ata per dare esecuzione alle sentenze per la stabilizzazione del personale precario.

Il Fatto Quotidiano: vincono i precari: paga chi ha il posto fisso

ANSA: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Repubblica - Ed. Bari: via i neoassunti per far spazio ai precari, esposto contro l'ufficio scolastico

Corriere della Sera: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Gazzetta del Mezzogiorno: è già battaglia legale. Il caso di Bari sul tavolo del ministro Profumo

Tuttoscuola: i vincitori di ricorsi fanno licenziare gli immessi in ruolo?

Orizzonte Scuola: tutti i sindacati a difesa dei lavoratori di Bari a rischio licenziamento

Il Mattino: scuola: assunzioni, esposto Anief contro ufficio Puglia

MSN News: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Leggo: scuola: assunzioni, esposto Anief contro ufficio Puglia

24 News: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

L'Adige: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Corriere di Brescia: scuola: assunzioni, esposto Anief contro ufficio Puglia

La Provincia di Cremona: scuola: assunzioni, esposto Anief contro ufficio Puglia

Il Gazzettino: scuola: assunzioni, esposto Anief contro ufficio Puglia

Corriere Adriatico: scuola: assunzioni, esposto Anief contro ufficio Puglia

Imola Oggi: assunzioni: esposto contro Ufficio scolastico della Puglia

Stato Quotidiano: Anief, precari scuola; in arrivo 100 licenziamenti, esposto

Informatore Scolastico: il metodo Marchionne sbarca a scuola? L’amministrazione di Bari ci prova: in arrivo il licenziamento di 100 lavoratori!

Italpress: P.A. – Anief, metodo Marchionne, a rischio 100 docenti e ata

Il Secolo XIX: scuola: Puglia,assunzioni, esposto Anief

News BCC: Anief, precari scuola; in arrivo 100 licenziamenti

Giornale di Vicenza: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Gazzetta del Mezzogiorno: scuola: assunzioni, esposto Anief contro ufficio Puglia

Provincia di Varese: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Eco di Bergamo: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Il Cittadino: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Provincia di Lecco: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Bari Today: scuola, neoassunti licenziati per far posto ai precari: parte l'esposto dell'Anief

Notiziario Italiano: scuola: Puglia, assunzioni, esposto Anief

Go Bari: lavoratori di ruolo licenziati, anche l'Anief interviene

Orizzonte Scuola: Puglia, passo indietro del ministro sui licenziamenti illegittimi? Lezione di ed. civica per i nostri studenti

Pubblichiamo alcuni articoli sul no dell'ANIEF all'atto di indirizzo per il 2013, con il quale il ministro uscente Francesco Profumo auspica che il prossimo governo riduca di un anno la durata della scuola.

Tecnica della Scuola: l’atto di indirizzo del ministro Profumo al termine del mandato

Italpress: scuola, Anief: no a 'lascito' di Profumo che riduce di un anno durata

Informatore Scolastico: Anief dice no al ‘lascito’ di Profumo che riduce di un anno la durata della scuola pubblica

MNews: scuola, ANIEF: no al ‘lascito’ di Profumo che riduce di un anno la durata della scuola pubblica

Corriere di Siena: Anief contesta la politica del risparmio auspicata dal ministro Profumo

TMNews: Anief, ridurre superiori di un anno sarebbe un suicidio

Informatore Scolastico: l’Anief risponde a Profumo: ridurre di un anno le superiori sarebbe un suicidio

Italpress: scuola, Anief: ridurre di un anno le superiori sarebbe un suicidio

Il Mondo: scuola, Anief: ridurre superiori di un anno sarebbe un suicidio

MNews: scuola - L'ANIEF risponde a Profumo: ridurre di un anno le superiori sarebbe un suicidio

ASCA: scuola: Anief a Profumo, suicidio ridurre di 1 anno le superiori

AgenParl: scuola: Anief, ridurre di un anno le superiori sarebbe suicidio

Orizzonte Scuola: diploma a 18 anni, risparmi per 1.380 milioni di euro. La terza via di Berlinguer: diluire le scuole medie

 Il Messaggero – 23/02/2013
“Le scuole migliori? Quelle multietniche”
░ Una ricerca (dati Invalsi) segnala i pregi delle classi multietniche.
La scuola migliore ha tanti colori e tante culture. Sono gli immigrati l’energia vincente delle classi italiane, cenerentole tra i grandi Paesi d'Europa sul piano delle risorse economiche, ma sorprendenti quando sanno valorizzare la ricchezza della presenza multietinica. È quanto sta emergendo dalle ultime analisi che mettono a confronto diversi dati statistici. Come quelli dell’Invalsi, l’Istituto nazionale di valutazione del sistema di istruzione. Una ricerca della fondazione Agnelli già poco più di un anno fa aveva dato la sua sentenza: le scuole migliori d’Italia sono quelle dove maggiori sono le diversità. I ricercatori hanno messo a punto un indicatore che misura il grado di varietà all’interno delle classi divise per provincia, e l’hanno confrontato con i test Invalsi che servono a quantificare il livello di preparazione di tutti gli studenti (italiani e non). Le province con classi più eterogenee in Italia sono Trieste, Mantova e Varese. Più mirato sulla multietnicità è uno studio di Tuttoscuola (96 indicatori utilizzati per l’anno scolastico 2010/2011). Premia Torino come prima tra le grandi città per il livello medio degli istituti. E Torino è la prima anche come multietnicità: nei suoi banchi sono rappresentate 130 nazioni diverse, mentre la media di alunni stranieri è di quasi 3 punti più alta di quella italiana (11,8%). Così come i molti stranieri delle scuole di Milano (12,8%) corrispondono a un settimo posto di qualità. Roma, che è nella media (9,5%) è 71ma nella classifica qualità…. I test fatti su quasi tre milioni di studenti nel 2012, hanno evidenziato che lo scarto medio tra italiani e non si sta riducendo sempre più al punto che gli stranieri di seconda generazione (quasi trecentomila) sono praticamente allineati agli italiani. In terza media, in italiano, la differenza è di sette punti. Mentre in matematica di appena tre. Quello che sorprende è che questa differenza si riduce nelle regioni che hanno una maggiore presenza di alunni stranieri. Tanto per fare un esempio, nel Veneto (la seconda regione in Italia per numero di alunni stranieri con 89.367 presenze) i risultati degli studenti nelle prove di matematica sono superiori di 35 punti rispetto alla Sardegna (solo 4.741 alunni stranieri, quart’ultima nella classifica nazionale) che è la regione con gli esiti più bassi. … Gli studenti immigrati sono il 9% del totale, circa 756mila. Ci sono quasi mille scuole che arrivano ad una concentrazione che supera il 40% del totale degli iscritti. Poco più di 400 quelle dove gli italiani sono in minoranza. Tra queste 40 sono istituti record con gli stranieri che superano l’80%. L'Italia, poi, ha un primato europeo: è il Paese più multiculturale, non come quantità, ma come differenze (con alunni di 80 lingue diverse). …

larepubblica.it – 25/02/2013
“Niente pagelle e laboratori se non paghi” così il contributo volontario diventa tassa.
░ A Scuola, luogo deputato alla formazione dei cittadini, alcuni dd.ss. assumono comportamenti illegali. Lo scrive l’Unione degli Studenti, e del resto, tutti abbiamo potuto vedere le riprese nascoste realizzate e trasmesse dalle Iene: protagonista assurda una preside. Non vorremmo che, oltre che il discredito sulla Scuola, ci sia anche da vergognarci.
Era un contributo volontario, introdotto nel 2007 da una scuola già in declino. Serviva per ampliare l’offerta formativa: una didattica più larga, più gite, più visite…. Sei anni dopo molti istituti professionali e licei lo chiedono obbligatoriamente…. L’Unione degli studenti ha aperto un dossier sulla questione raccogliendo centinaia di casi ed evidenziando
«ricatti e ritorsioni su studenti e famiglie» da parte delle autorità scolastiche. … Tutto illegale, e contro le direttive ministeriali fatte circolare lo scorso marzo.

ItaliaOggi.it – 26/02/2013
“Elezioni 2013, ora si parla di scuola ”
░ Uno dei punti sui quali si impegneranno i parlamentari grillini neoeletti sarà il rilancio della scuola pubblica (riportiamo, da ItaliaOggi, il programma), insieme al taglio dei costi della politica.
Abolizione della legge Gelmini
• Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti
• Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via
Internet in formato digitale
• Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo
• Abolizione del valore legale dei titoli di studio
• Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica
• Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti
• Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza)
• Accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie
• Investimenti nella ricerca universitaria
• Insegnamento a distanza via Internet
• Integrazione Università/Aziende
• Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti.

larepubblica.it – 27/02/2013
“Tre milioni di under 18 a rischio povertà”
░ Eurostat segnala che, in Italia, sono un terzo del totale.
Tre milioni di bimbi e ragazzi italiani sotto i 18 anni sono a rischio di povertà o esclusione sociale. In pratica, uno su tre. In Europa è uno su quattro. … Peggio di noi, nella preoccupante classifica diffusa ieri da Eurostat, solo Bulgaria, Lettonia e Romania, dove quasi la metà dei minori conosce gli stenti. …. Nell’Europa a 27 Paesi, dice Eurostat, i giovanissimi sono i più fragili e dunque i più esposti al rischio che la crisi li dirotti nell’indigenza. La media del 27%, calcolata sul 2011, è difatti tre punti sopra quella relativa agli adulti nello stesso periodo e ben sei punti sopra la categoria degli anziani. A peggiorare la situazione, due fattori: educazione e provenienza della famiglia d’origine. Un ragazzo su due è candidato alla povertà o all’emarginazione se i suoi genitori hanno un titolo di studio basso. Uno su tre, se un genitore è immigrato. A questo si aggiunge il lavoro che manca e che giorno dopo giorno porta a «gravi deprivazioni di beni». … Il legame tra rischio povertà e Pil, dunque politiche sociali, è indubbio. In Germania e Francia il tasso sui minori è al 19%. Nei Paesi del Nord Europa siamo attorno al 16% (Svezia, Danimarca e Finlandia). Percentuali basse anche in Slovenia (17), Paesi Bassi (18) e Austria (19). I Pigs, già nel pieno della recessione nel 2011, hanno invece pagato pegno alla crisi anche sulla pelle dei più piccoli, meno protetti e tutelati: Irlanda con il 37,6%, Grecia al 30,4, Spagna al 30,6 e Portogallo con il 28,6. L’Italia, come detto, presenta un conto ancor più amaro: tre milioni dei suoi nove di under 18, un terzo pieno, soffre stenti, sopporta sacrifici, incassa privazioni. E rinuncia a un pezzo di futuro.

larepubblica.it – 28/02/2013
“Scoperte solo sul web” L’ultima rivoluzione è la scienza gratis per tutti”
░ Adesso anche gli Usa non faranno più pagare le riviste, ma è ancora poco rispetto a quel che chiedono i ricercatori (di Elena Dusi).
L’accesso gratuito agli studi scientifici finanziati con le tasse degli americani avverrà infatti solo un anno dopo la pubblicazione. Per i primi 12 mesi gli esperimenti potranno essere letti a pagamento. Dal giorno successivo entrerà in vigore quel regime di libera circolazione delle scoperte che i ricercatori cominciano a chiedere con una voce che ormai assomiglia a un boato. In Europa un provvedimento simile a quella della Casa Bianca è stato preso l’anno scorso dalla Commissione ed entrerà in vigore gradualmente a partire dal 2016. Ma prima di arrivare alla decisione è stata necessaria una petizione firmata da 13mila scienziati che si sono impegnati al boicottaggio di una delle più esose fra le case editrici di riviste scientifiche. La pressione dei ricercatori contro tariffe a volte decisamente sproporzionate (gli abbonamenti arrivano a 40mila dollari e quasi sempre le riviste non possono essere acquistate singolarmente, ma in pacchetti) sta diventando sempre più dirompente. Da un lato ci sono gli editori, aggrappati agli introiti degli abbonamenti e alle regole della proprietà intellettuale. Dall’altro gli scienziati sono desiderosi di scrivere e farsi leggere, firmano petizioni, fondano nuovi giornali ad accesso libero, stirano le regole del copyright e pubblicano i loro studi sulle pagine web personali o su siti internet senza barriere. Quella per la libertà e la gratuità della scienza sta diventando una battaglia mondiale. La decisione di smantellare il muro delle tariffe — sia pure con 12 mesi di ritardo dalla pubblicazione — è stata presa dalla Casa Bianca a seguito di una petizione di 35mila cittadini. Le 19 agenzie federali che finanziano la scienza Usa con almeno 100 milioni di dollari l’anno avranno tempo fino al 22 agosto per decidere come rendere pubblici gli esperimenti. Ogni anno, calcola l’ufficio della Casa Bianca specializzato nelle politiche per la scienza e la tecnologia, 180mila articoli scientifici potranno essere letti senza pagare. Un analogo provvedimento preso in Gran Bretagna nel 2012 diventerà efficace il prossimo primo aprile. Parallelamente alle decisioni ufficiali, cresce il lavoro di quelle riviste che dell’ “open access” fanno il loro ideale. Fra i pionieri ci fu, nel 2003, la prestigiosa “Public Library of Sciences” (nata sempre a seguito di una petizione, questa volta avviata da un buochimico di Stanford). Ieri dal suo sito la rivista cantava vittoria: “La decisione della Casa Bianca è il segno che il principio del libero accesso si sta affermando con forza”. L’anno scorso, sull’onda della petizione europea dei 13mila scienziati, sono nati altri giornali liberi, fra cui “eLife”, finanziato dalla fondazione britannica Wellcome Trust. Le riviste gratuite vivono grazie a istituzioni non profit (è il caso di eLife o delle case editrici universitarie), alla pubblicità o a un contributo che si aggira tra i 500 e i 3.500 dollari pagato dagli autori degli articoli. La comunità di fisici e matematici ha creato un proprio sito (www. arxiv. com) su cui ognuno è libero di pubblicare le proprie ricerche e di leggere le altrui. L’abitudine è ormai talmente consolidata da non essere nemmeno più osteggiata dalle case editrici. Su un totale di quasi due milioni di articoli scientifici pubblicati nel mondo ogni anno, uno su cinque oggi è gratuito. Il giro d’affari degli editori è ancora enorme: 10 miliardi di dollari, pagati in gran parte da università ed enti di ricerca per gli abbonamenti. Ma la scienza libera, con l’aiuto un po’ titubante anche dei governi, sembra destinata a guadagnare posizioni.

http://www.tecnicadellascuola.it – 27/02/2013
“Indennità di vacanza contrattuale: cancellata o bloccata ?”

░ ItaliOggi (26 febbraio) ne aveva già scritto; ora Lucio Ficara riporta la stessa preoccupante notizia (come da confermare): il governo uscente potrebbe decretare che il comparto Scuola non fruisca della indennità di vacanza contrattuale. Governo che sta per andarsene; per sempre, spero.
La scuola ha un contratto scaduto il 31 dicembre 2009, si tratta del CCNL 2006-2009, che non verrà rinnovato, come appare ormai chiaro, prima del 2015. Dal primo gennaio 2010 siamo entrati in regime di indennità di vacanza contrattuale, un esercizio provvisorio in attesa del rinnovo del contratto collettivo della scuola. Per essere precisi l'indennità di vacanza contrattuale è un elemento provvisorio della retribuzione previsto dal protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo del 23 luglio 1993, al fine di tutelare i lavoratori nel caso di ritardi nella stipula dei rinnovi contrattuali.
Il predetto protocollo individua le decorrenze, le misure percentuali e gli elementi della retribuzione che vanno a comporre l'indennità di vacanza contrattuale, stabilendo , con estrema precisione temporale, che dopo 3 mesi di vacanza contrattuale deve essere corrisposto, al lavoratore privo di rinnovo contrattuale, il 30% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi e, nel caso in cui si dovessero oltrepassare i 6 mesi di vacanza contrattuale, al lavoratore deve essere corrisposto il 50% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi. L'istituto dell'indennità di vacanza contrattuale è stato corrisposto a tutto il personale della scuola dal 2010 per il mancato biennio contrattuale 2010-2012, come previsto dalla legge finanziaria 2009, che all'articolo 2, comma 35, ne ha reso obbligatoria la corresponsione, ed anche ai sensi del decreto legislativo n. 150/2009 che ha previsto chiare misure di tutela retributiva nei confronti dei dipendenti pubblici in caso di ritardo nella stipula dei contratti collettivi di lavoro. In questo caso il termine ritardo è un semplice eufemismo, in quanto la scuola è entrata in un vero e proprio tunnel di vacanza contrattuale, destinata a durare almeno un lustro. Tra le altre cose stiamo parlando di stipendi minimi molto bassi e di tassi di inflazione programmata del 1,5%, percentuali lontane dall’inflazione reale. L’indennità di vacanza contrattuale corrisposta nei nostri cedolini sotto il codice 888/K78 oscilla per tutto il personale scolastico dagli 8 ai 20 euro. ora, secondo i Cobas Scuola questa indennità di vacanza contrattuale verrà tolta dalla busta paga del personale della scuola. Infatti la Legge di stabilità appena varata dal Governo Monti, incalza ancor di più sulla riduzione delle retribuzioni. Il blocco dei rinnovi contrattuali è stato prorogato fino a tutto il 2014, e dulcis in fundo (sempre secondo i Cobas), da febbraio 2013 l'importo dell'indennità di vacanza contrattuale non potrà essere aggiornato o incrementato.

TUTTI DICONO “BLOCCO”
░ Che il Governo stia disponendo il congelamento degli stipendi per il pubblico impiego, era stato anticipato, martedì 26 febbraio, da ItaliaOggi. Il giorno dopo, La tecnica della Scuola aveva rilanciato: i vertici del dicastero della Funzione pubblica e dell'Economia stanno preparando il decreto. La Uil Scuola dava la notizia in forma meno allarmata: il blocco contrattuale preannunziato non riguarda il pagamento degli anni di anzianità per chi ha maturato gli scatti; riguarda gli anni a venire. Oggi, primo marzo, tutti i maggiori quotidiani nazionali parlano del “blocco” come di provvedimento tutto ancora da decidere. Riportiamo parte degli articoli da La Repubblica, da Il Messaggero, e da Il corriere della sera.
larepubblica.it– 01/03/2013
“Blocco degli stipendi fino al 2014 stangata in vista per 3 milioni di statali?”
Stipendi bloccati fino alla fine del 2014 e contratti al palo, senza rinnovo, fino al gennaio 2017: un potente colpo di scure si sta abbattendo sui lavoratori pubblici. Sul tavolo del governo è arrivato un decreto destinato a tenere inchiodata ai livelli del 2010 la busta paga di tre milioni e mezzo di statali. Il testo sarà discusso al Consiglio dei ministri della prossima settimana (lo ha ammesso anche la Funzione Pubblica) anche se l’Economia (che assieme al ministero di Patroni Griffi firma il decreto) si è affrettata a precisare che «nulla è stato ancora deciso». Che il recupero del pareggio di bilancio passasse attraverso una dura «spending review» della pubblica amministrazione è noto, ma il testo arrivato a Palazzo Chigi peggiora quanto già previsto. La legge di stabilità varata dal governo Monti comprendeva infatti la proroga fino al 2014 del congelamento degli stipendi, ma lasciava intendere che per il 2013 e 2014 fosse prevista l’indennità di vacanza contrattuale. Salvo revisioni della bozza in circolazione così non sarà: l’indennità contrattuale scatterà solo dal 2015-2016 e di nuovi accordi si potrà parlare solo dal 2017. E il blocco degli stipendi (già in vigore dal 2011) sarà esteso di un altro anno, fino alla fine del 2014…. Tutto fermo fino al 2015 quindi, poi il calcolo dell’indennità contrattuale per altri due anni e di rinnovi, adeguamenti non si parlerà che fra quattro anni. Per i lavoratori della scuola tutto ciò si traduce in un blocco degli scatti di anzianità per tutto il 2013, prorogando il fermo già messo
in atto per gli anni 2010-11-12….
Il Messaggero.it– 01/03/2013
“Blocco stipendi nel 2014 allarme pubblico impiego”
Il governo prepara una proroga al 2014 del blocco degli stipendi nel pubblico impiego e degli scatti di anzianità nella scuola? … Il governo si è limitato, con una nota serale del ministero Economia, a precisare che «nulla è stato deciso» e che della questione si occuperà il prossimo consiglio dei ministri, previsto per la prossima settimana. In verità, la situazione è complessa perché l’intervento del governo sarebbe tutt’altro che discrezionale ma espressamente previsto dal primo decreto sulla spending review, convertito in legge nel luglio 2012. Tuttavia, per attuarlo si starebbe valutando la possibilità di ricorrere a un Dpr, come quello previsto dalla manovra Tremonti dell’estate 2011. In quel decreto si prevedeva infatti la possibilità, non l’obbligo, di prorogare di un ulteriore anno il blocco degli statali con un Decreto del Presidente della Repubblica (Dpr). Questa formula avrebbe se non altro il vantaggio di trasferire al nuovo governo la scelta definitiva. Infatti, la procedura prevede un primo passaggio in consiglio dei ministri, poi la consultazione del Consiglio di Stato, quindi un passaggio alle Camere e infine l’approvazione definitiva del provvedimento con l’invio al Quirinale. Tempi? da 4 a 6 mesi, del tutto compatibili con il blocco esistente, che resterà in vigore fino al 2013…. Quanto all’indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2015-2017 verrebbe erogata a partire dal 2015 con nuovi criteri di calcolo. Infine, il testo stabilisce il blocco degli scatti di anzianità, a valere sul 2013, per tutti i dipendenti della scuola (docenti e non)…
Corrieredellasera.it – 01/03/2013
“Statali, stipendi congelati per due anni”
Rischio di stipendi congelati fino a tutto il 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Lo stabilisce un decreto ministeriale (Economia e Funzione Pubblica) che dovrebbe essere pubblicato a giorni. … Nel provvedimento vengono fissate anche le modalità di calcolo relative all'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017 e ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali. Il decreto ministeriale prevede anche il blocco degli scatti di anzianità per il 2013 per i lavoratori della scuola (personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario). Interpellato nel pomeriggio, il ministero della Funzione Pubblica aveva detto di non saperne nulla…

Il Sole 24 Ore – 01/03/2013
“Ridurre di un anno la durata della scuola. Ecco il lascito
di Profumo al nuovo Governo”
░ E’ l’esito del dibattito interno al gruppo di lavoro costituito ad hoc. In sostanza, dopo i tagli della Gelmini all’offerta formativa, Profumo torna alla casella di partenza (il berlingueriano Riordino dei cicli), come nel gioco dell’oca. Il riordino berlingueriano dei cicli contemplava il taglio di un dodicesimo di spesa per l’istruzione accorpando i cinque anni delle elementari con i tre delle scuole medie: 5+3 avrebbe fatto 7. Anche la Moratti tentò, ma le contingenze partitiche erano sfavorevoli. La Gelmini fu molto accorta (Berlinguer ci aveva rimesso le penne): perché togliere una classe su tredici ? Basta togliere un tot di offerta formativa in ogni classe ! Totale: il MIUR ha risparmiato 120mila posti in organico (più di un tredicesimo) senza dare nell’occhio. Chiariamo: chi alimenta questi progetti è convinto che meno scuola sia sufficiente. Liberissimo di crederlo. E liberi noi di sperare che i decisori della politica scolastica abbiano il convincimento opposto. Riportiamo parte della notizia, da Il Sole 24Ore.
Al termine del proprio mandato - il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo mette nero su bianco una delle priorità per il prossimo Governo.
Quella cioè «di superare la maggiore durata del corso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno». Le risorse così liberate - si legge nell'«Atto d'indirizzo 2013» appena pubblicato dal ministero di Viale Trastevere - potranno essere destinate «per il miglioramento della qualità e della quantità dell'offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione».

Completare il sistema nazionale di valutazione
Il ministro Profumo indica poi, tra le altre priorità, quella di «completare l'attuazione del sistema nazionale di valutazione», e quella di «potenziare l'istruzione tecnico-professionale sino a livello post secondario per il rilancio della cultura tecnica e scientifica, l'occupazione dei giovani e lo sviluppo del territorio».

 

 

Pubblichiamo alcuni articoli sul risarcimento di oltre 150.000 euro disposto dal giudice del lavoro di Trapani in favore di un precario per mancata stabilizzazione.

Il Fatto Quotidiano: scuola, “mancata stabilizzazione”: il Miur dovrà risarcire docente precario

Il Sole 24 Ore: rimborso record di 150mila euro a docente di ginnastica precario: riconosciuti stipendi estivi e mancata carriera

Quotidiano Nazionale (Il Giorno-Resto del Carlino-Nazione): prof precario batte Ministero, risarcimento record: avrà oltre 150mila euro

Libero: scuola: Anief, 150.000 euro risarcimento a precario per mancata stabilizzazione

Giornale di Sicilia: «Danno per la mancata stabilizzazione»: Trapani, prof risarcito con 150 mila euro

Il Tempo: prof precario risarcito con 150.000 euro

La Sicilia: Trapani, prof precario risarcito con 150 mila euro

ASCA: Scuola: Trapani, docente precario riscarcito con 150 mila euro

TMNews: giudice dà ragione a un precario, Miur deve pagare 150 mila euro

Repubblica - Ed. Palermo: Trapani, risarcimento record per un docente precario

Tecnica della Scuola: “mancata stabilizzazione" e il Miur dovrà risarcire

Altro Quotidiano: Trapani, esemplare sentenza di risarcimemento a un precario

LiveSicilia: risarcimento da oltre 150mila euro per un docente precario

Il Mondo: giudice dà ragione a un precario, Miur deve pagare 150 mila euro

Trading Online Free: precari scuola, condanna storica del giudice del lavoro

Marsala.it: risarcimento record di 250.000 euro per un docente di Trapani

Centonove: Trapani, docente precario risarcito con 150 mila euro

Italpress: scuola, professore precario trapanese risarcito con 150mila euro

Informatore Scolastico: 150.000 euro a un precario per mancata stabilizzazione. Condanna storica del giudice del lavoro su un ricorso Anief

Gazzetta di Sicilia: Trapani, il Ministero dovrà risarcire un insegnante precario

SiciliaNews24: mancata stabilizzazione, Miur condannato a 150.000 euro di risarcimento

Sicilia Informazioni: docente precario trapanese risarcito con 150 mila euro

VoceATA: ANIEF sentenza storica:150.385 euro netti, più accessori e interessi, a un solo ricorrente dal giudice del lavoro di Trapani

ViviTrapani: Trapani, professore precario risarcito con 150 mila euro

InformaSicilia: Trapani: Miur dovrà risarcire prof precario con 150mila euro

Si24: mancata stabilizzazione, risarcimento record per un docente precario di Trapani

LaScuolaOnline: precari, sentenza storica del Tribunale di Trapani. Il MIUR costretto a risarcire una precaria

ANPI Catania: precari: il Miur dovrà risarcire un docente trapanese

LavoroFisco: rimborso record di 150mila euro a docente di ginnastica precario: riconosciuti stipendi estivi e mancata carriera

Terni Magazine: prof precario ottiene risarcimento record dal ministero: 150mila euro

FanPage: scuola: giudice dà ragione al precario, il Ministero deve pagare 150mila euro di risarcimento

JulieNews: giudice dà ragione a precario, Miur deve pagare 150mila euro

BlogSicilia: “Danno per mancata stabilizzazione”: Miur deve risarcire un precario

9 Colonne: docente precario fa causa al miur e vince: 150 mila euro di danni

www.governarelascuola.it – 16/02/2013
“Il FIS è in via di estinzione ?”
░ Dal settimanale digitale diretto da Pietro Perziani. Il governo taglia i finanziamenti destinati a remunerare le prestazioni aggiuntive del personale scolastico.
La parola definitiva ancora non è stata detta, ma ormai le cose sono abbastanza chiare, per cui possiamo andare ad alcune prime riflessioni e ad una prima valutazione di quanto successo. Preliminarmente, ricordiamo che le fonti contrattuali non sono ancora state stipulate in via definitiva. L’Ipotesi di CCNL del 12/12/2012 ha avuto il via libera del Consiglio dei Ministri, manca ancora quello della Corte dei Conti, che dovrebbe arrivare a breve; secondo la CISL, a marzo l’accordo dovrebbe diventare operativo e conseguentemente dovrebbe diventare operativa anche l’Intesa del 30 gennaio 2013. Nel frattempo, dovrebbe essere assegnato alle scuole un acconto e soprattutto dovrebbe essere comunicato l’importo complessivo spettante ad ogni scuola; comunque, ormai tutti si sono fatti un’idea dei tagli effettuati; la cosa preoccupante è che non si tratta di un taglio momentaneo, ma di un taglio strutturale. Senza impegolarci in calcoli minuziosi, facendo riferimento ai dati ufficiali, il taglio è pari a 381 milioni di euro, a partire dal 2013; il taglio strutturale è quindi pari al circa un terzo del FIS. Se ricordiamo che queste risorse sono state impegnate per la corresponsione degli scatti relativi all’anno 2011 e che il blocco permane fino al 2013, cosa succederà degli scatti maturati nell’anno 2012 ? Per finanziarne la corresponsione, si procederà ad un ulteriore taglio di un terzo delle risorse ? Se così fosse, il FIS si sarebbe praticamente estinto. … Primum vivere, deinde philosophari… Vanno privilegiate tutte le attività che sono essenziali al normale funzionamento della scuola, sia per quanto riguarda gli impegni dei docenti che del personale ATA, a cominciare dai compensi che vanno riconosciuti ai collaboratori del dirigente, dato che le indennità a carico della finanza generale sono state abolite. Concludiamo, ricordando che va coinvolto in modo forte il Consiglio di Istituto; questo è vero sempre, ma lo è tanto più in una situazione dove è in gioco la stessa funzionalità delle scuole.

ScuolaOggi.org – 17/02/2013
“In medio stat virtus”
░ Il discorso della contesa elettorale ha ignorato scuola, università e ricerca, se non per sparate e promesse generiche (di Fabrizio Dacrema).
'Ignorance tax, non possiamo più permettercela!' è con questo slogan che il Comitato promotore degli Stati Generali della Conoscenza (29 sigle, sindacali, professionali e studentesche) invita le forze politiche per riposizionare al centro del dibattito elettorale e politico i temi della conoscenza. In una campagna elettorale avvitata attorno ad oniriche restituzioni fiscali, l'appello avverte che se continua l’attuale disinvestimento nella conoscenza nei prossimi anni pagheremo una tassa pesantissima derivante dalla minore crescita economica e dai maggiori costi sociali (il fattore istruzione è infatti determinante per aumentare l'occupazione e il reddito, migliorare i livelli di salute, aumentare la partecipazione civile e sociale, ridurre il tasso di criminalità,...).
Inoltre il Comitato Nazionale annuncia il secondo Forum nazionale per il prossimo mese di aprile in modo da potersi confrontare con il nuovo Parlamento e il nuovo Governo per poter dare il proprio contributo alle riforme strutturali che il mondo della conoscenza in Italia attende.
Decisamente rilevante anche il documento di intenti sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e Confindustria sulla formazione per la crescita economica e l'occupazione giovanile… Favorire la crescita delle competenze dei giovani, potenziare le capacità del sistema produttivo di impiegare giovani qualificati, ridurre il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, far crescere l'interazione tra sistema formativo e sistema produttivo, potenziare e diffondere l'alternanza scuola-lavoro: questi i punti chiave del documento. Le proposte avanzate riguardano:
- orientamento e tirocini, costruzione del sistema nazionale dell'orientamento permanente e diffusione dei tirocini durante i percorsi formativi; - rilancio dell'Istruzione Tecnica e Professionale anche attraverso una razionalizzazione della filiera tecnica e professionale;
- valorizzazione della funzione docente; - promozione dei poli tecnico-professionali in relazione a piani di sviluppo territoriali e/o settoriali; - sviluppo degli Istituti Tecnici Superiori nel quadro di una valutazione della qualità dell'offerta e degli esiti occupazionali;
- diffusione e realizzazione di esperienze innovative di alternanza scuola-lavoro; - riconoscimento delle competenze comunque acquisite attraverso la costruzione del sistema nazionale di certificazione delle competenze e l'azione delle Parti Sociali; - diffusione dell'apprendistato e valorizzazione della sua componente formativa anche attraverso il non computo nel patto di stabilità interno degli stanziamenti pubblici per l'apprendistato post obbligo di istruzione;
- promozione dell'apprendistato di alta formazione, in particolare per favorire l'assunzione nelle piccole e medie imprese di laureati e ricercatori; - utilizzo dei Fondi Interprofessionali nel quadro del sistema dell'apprendimento permanente per il sostegno all'innovazione produttiva e la crescita professionale dei lavoratori anche con iniziative rivolte ai giovani e agli apprendisti. Il Documento, infine, indica come strategico lo sviluppo sul territorio di reti tra scuola, università e impresa per il miglioramento della ricerca industriale e delle competenze….

l’Unità – 18/02/2013
“Gli studenti contro il decreto Profumo”
░ Si tratta del decreto di riforma del diritto allo studio; gli studenti di tutti gli schieramenti hanno chiesto al ministro profonde modifiche.
Dopo le critiche delle regioni e le proteste nelle facoltà, arriva lo stop anche dei rappresentanti del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari…. Venerdì è arrivata anche la notizia che la conferenza Stato-Regioni, convocata per il 21 febbraio anche per discutere del decreto sul diritto allo studio, è stata posticipata al 28 febbraio, accogliendo in parte le richieste degli studenti. Ed in quella seduta sarà ancora più difficile per il Miur procedere con l’approvazione della contestata riforma. Le regioni sono indispettite anche dal fatto che, per il 2014 ed il 2015, il ministero abbia stanziato per il diritto allo studio solamente 13 milioni di euro l’anno. Un taglio del 90% rispetto al 2013 che impedisce agli enti locali qualsiasi politica integrativa per gli studenti universitari. Se rimanesse il taglio, per garantire l’attuale copertura delle borse, largamente insufficiente, le regioni sarebbe obbligate ad un esborso inaccettabile. …

Tgcom24 19/02/2013
“Scuola del futuro: digitale e a misura di studente”
░ Un gruppo di dirigenti scolastici (primo firmatario l’ideatore di “Book in Progress”, l’iniziativa attraverso la quale dirigenti ed insegnanti creano libri scolastici multimediali a cui le scuole possono attingere a prezzi irrisori e talvolta gratuitamente) ha dato vita al “Manifesto sulla scuola”, una serie di proposte, rivolte alle forze politiche che si troveranno a governare dopo le elezioni, in cui si spiega come dovrebbe essere la scuola italiana.
…L’obiettivo è quello di rimettere la scuola e gli studenti a centro dell’attenzione del Paese: digitalizzazione, edilizia, alternanza scuola–lavoro e scuola intesa come centro di aggregazione, sono alcuni dei pilastri sui cui poggia l’idea del Manifesto.
LA SCUOLA DEVE FORMARE PROFESSIONALITÀ. … L’alternanza scuola – lavoro deve essere fondamentale nelle classi e tutti gli studenti dovrebbero iniziare le loro esperienze lavorative già dai banchi di scuola in modo da poterle inserire nel loro curriculum vitae. Questo risolverebbe il problema delle aziende che cercano personale con esperienza e dei giovani che, appena terminato il loro ciclo di studi, di esperienza ancora non ne hanno per niente. Per farlo, basterebbe che le aziende introducano la certificazione dell’esperienza lavorativa fatta dallo studente per un periodo come tirocinio lavorativo a tutti gli effetti.
SCUOLA 2.0, PREMERE START. Se gli studenti fanno parte di quella generazione di nativi digitali, la scuola deve stare al loro passo. … LIM, laboratori online, registri elettronici ed eBook, accanto ad un’adeguata formazione degli insegnanti, devono diventare la quotidianità per gli studenti e per i docenti stessi. Questo permetterebbe ai ragazzi di interessarsi maggiormente alle lezioni e di rispondere anche ad un mercato del lavoro che richiede un’accelerazione …e professionalità che abbiano competenze ed esperienze nell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione.
SCUOLE AD IMPATTO ZERO E DAVVERO SICURE. In questi ultimi tempi è diventato sempre più lampante il problema relativo all’edilizia scolastica. Obiettivo del Manifesto è riportare il problema al centro dell’attenzione dei governanti con un piano di interventi che possa portare alla risoluzione del problema… Si parla anche della necessità di costruire nuove scuole dotate di tutti quegli accorgimenti strutturali che la rendano verde, ad impatto zero rispettando tutte le norme sulla sicurezza e che abbia spazi adatti all’insegnamento e all’apprendimento….
SCUOLA APERTE H24. Una scuola intesa non solo come centro di formazione, ma anche di aggregazione. Strutture scolastiche aperte tutto il giorno che possano continuare a formare i ragazzi, ma che possano allo stesso tempo fornir loro un ampio ventaglio di opzioni a scelta. Sport, attività di volontariato, educazione alla legalità e alla tutela dell’ambiente …
Insomma, una scuola come “presidio dello Stato” in ogni quartiere”…

l’Unità - 20/02/2013
“Scuola: Basta con la politica dei piccoli passi”
░ La valutazione di benedetto Vertecchi sulla politica scolastica recente: Si procede all’insegna della casualità.
A dispetto del gran parlare che si fa dell’educazione scolastica come di un sistema, tutto si può dire dell’azione di governo tranne che sia sostenuta da interpretazioni di sistema. L’effetto è una crescente incertezza fra gli insegnanti e gli allievi, che vedono cambiare le condizioni del loro impegno senza che sia possibile individuare un disegno d’insieme. E non potrebbe essere altrimenti, se solo si considerasse che da troppo tempo alla base degli interventi di politica scolastica non c’è l’intento di sviluppare l’educazione adeguandola al mutare della domanda sociale, ma solo quello di fornire un livello minimo di servizio che realizzi il massimo beneficio col minor impegno di risorse. Sarà bene essere chiari. Adeguare l’educazione alla nuova domanda sociale non significa necessariamente abbracciare qualunque proposta incontri un diffuso consenso, senza chiedersi se tale consenso sia il risultato della generale consapevolezza della necessità di conferire certe caratteristiche al profilo degli allievi (un tempo solo bambini, ragazzi, giovani, ma ora, e sempre più, anche adulti), oppure se non si tratti di una convergenza frutto di un senso comune prevalentemente condizionato da logiche di utilità a breve termine (e non è questa l’ipotesi peggiore) o da condizionamenti operati attraverso gli apparati della comunicazione sociale. Un nuovo senso comune è quello che vorrebbe ottenere una migliore qualità dell’educazione riducendo le risorse a disposizione delle scuole. Se nel caso dell’adeguamento alla domanda c’è, anche se in modo parziale e deviato, una qualche attenzione all’evoluzione dei quadri d’intervento, quando si pretende di mettere sullo stesso piano la riduzione della spesa e il miglioramento della qualità ci si limita a esibire un’ideologia gradita a chi propugna tale riduzione in sede di decisione politica. Da troppo tempo ci siamo abituati ad affermazioni che non meriterebbero alcuna attenzione se non fossero riprese e riproposte in sede politica. Basti pensare alla disinvoltura con la quale si sostiene (ci sono forze politiche che hanno ritenuto di farne un punto qualificante della loro proposta programmatica in vista delle elezioni) l’esigenza di affermare criteri meritocratici nella valutazione degli allievi, degli insegnanti e delle scuole. … Si mostra di non capire quanto siano vari i fattori che concorrono a determinare gli effetti dell’educazione, e come tali effetti non siano da considerarsi realizzati una volta per tutte, ma costituiscano solo l’approssimazione raggiunta in un momento determinato, modificabile in momenti successivi. La politiche di contenimento della spesa per l’educazione, pur imbellettate con esibizioni ideologiche dalle quali si dovrebbe rifuggire se appena le si conoscesse, sono rivelatrici della mancanza di una cultura dell’educazione. …

Il Manifesto - 21/02/2013
“Precari e sottopagati, ecco i diplomati: il 44% dice di aver «sbagliato scuola»”
░ Una delle piaghe evidenziate da ISFOL, Unioncamere e da un rapporto AlmaDiploma. (di Roberto Ciccarelli).
L'apprendistato come unica soluzione alla precarietà giovanile? Un fallimento. Per l'Isfol i contratti di apprendistato sono crollati del 17% tra il 2009 e il 2011. Una tendenza confermata da un rapporto Unioncamere di inizio febbraio secondo il quale gli imprenditori preferiscono utilizzare la formula più semplice del primo contratto a tempo determinato e non l'apprendistato esteso fino ai 29 anni dalla riforma Fornero. Una realtà ribadita anche dal nuovo rapporto AlmaDiploma sulla condizione occupazionale dei diplomati a uno, tre e cinque anni dalla maturità. Tra i diplomati 2011 che risultano impegnati esclusivamente in un'attività lavorativa (il 31% degli intervistati) la tipologia contrattuale più diffusa non è l'apprendistato, ma il contratto a tempo determinato. Tra i ventenni la quota degli assunti con contratti formativi è del 27%, mentre il 13% dei diplomati nei tecnici e nei professionali non ha un contratto regolare. Una quota che sale al 19% tra i liceali, cioé i ragazzi che hanno studiato materie scientifiche, linguistiche o umanistiche e hanno preferito non iscriversi all'università. Solo 15 su 100 sono assunti stabilmente…. I diplomati nei professionali, invece, valorizzano maggiormente ciò che hanno appreso a scuola: il 22,6% dichiara di utilizzare le competenze acquisite durante gli studi. Questo dato diventa ancora più interessante se si considera che il 90% dei diplomati nei professionali ha già effettuato uno stage in azienda, dandone peraltro un giudizio largamente positivo. … In media i neodiplomati guadagnano 925 euro mensili netti, dopo 5 anni il guadagno sale a 1.169 euro, uno stipendio simile ad un laureato assunto da un anno. Quasi nessuno lavora nel «pubblico»: dopo un anno 12 diplomati su cento. Dopo tre anni sono 8, dopo cinque 6 su cento. Il campione analizzato da AlmaDiploma (29.231 diplomati del 2011, 12.339 diplomati del 2009, 6.786 diplomati del 2007) rappresenta la platea a cui si rivolgono la riforma Fornero, la triplice dei sindacati che ha sottoscritto un «documento d'intenti» con Confindustria, lo stesso Pd che vuole estendere l'apprendistato per tamponare la disoccupazione giovanile (al 32% tra i 15-24enni secondo AlmaDiploma, il 36,6% per l'Istat)… Precari, pagati poco di più di un salario di sussistenza, che non svolgono un lavoro coerente con gli studi effettuati, il 44% dei diplomati 2011 sostiene di avere sbagliato scuola. Nel 40% dei casi si dichiara pentito della scelta. …

www.sinergiediscuola,it - 21/02/2013
“Un’altra tegola sui dipendenti pubblici”
░ La Riforma Fornero ha modificato la materia di tutela della genitorialità, ma il Dipartimento della Funzione Pubblica ritiene di escludere dai benefici i pubblici dipendenti. L’articolo è di Francesca Romana Ciangola, di Sinergie di Scuola, il giovane periodico – inizialmente mensile a stampa – ora distribuito con successo on line.
L’art. 4 comma 24 legge 92/2012 aveva introdotto delle norme di favore per i neo genitori lavoratori dipendenti, disponendo: - che il padre lavoratore ha diritto ad un giorno di congedo obbligatorio (retribuito) per la nascita del figlio, e a due giorni facoltativi (da scalarsi dal rispettivo congedo obbligatorio della madre); - che la madre lavoratrice può fruire di un contributo dell’INPS, o di voucher, per retribuire le strutture, o i privati, che si occupino dei figli qualora le stesse decidano di convertire il congedo parentale con tali misure. La norma in questione, suffragata dal conforme Decreto Ministeriale pubblicato pochi giorni fa sulla Gazzetta Ufficiale, ha disposto delle agevolazioni evidenti per i lavoratori; nulla di eclatante, ma una possibilità di scelta, oltre all’indubbio vantaggio per il lavoratore padre di godere di un giorno di congedo retribuito per la nascita del figlio. Un diritto inequivocabilmente diretto ai lavoratori dipendenti, senza alcuna differenziazione tra gli stessi, non contenuta nella legge di riforma né nel decreto attuativo richiamato. Ciò nonostante, a ricordare (qualora ce ne fosse bisogno) che i dipendenti pubblici sono evidentemente figli di un dio minore, è intervenuto il consueto parere del Capo Dipartimento della Funzione Pubblica, che esclude i dipendenti pubblici dalla platea dei beneficiari della normativa. La motivazione dell’esclusione sarebbe riferita a due commi della medesima legge 92, art. 1, questi: “7. Le disposizioni della presente legge, per quanto da esse non espressamente previsto, costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, in coerenza con quanto disposto dall’articolo 2, comma 2, del medesimo decreto legislativo. Restano ferme le previsioni di cui all’articolo 3 del medesimo decreto legislativo. 8. Al fine dell’applicazione del comma 7 il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, individua e definisce, anche mediante iniziative normative, gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche”. Secondo l’interpretazione ministeriale, la mancanza di misure applicative da parte del Ministero per la pubblica amministrazione escluderebbe l’applicabilità della normativa ai dipendenti pubblici. Una interpretazione singolare…. Sovvengono alcune brevi considerazioni. Ovvero: - il comma 7 dell’art. 1 si riferisce all’intera legge 92, estremamente articolata e variegata, contenente la riforma del lavoro; - il medesimo comma dispone che la legge intera costituisce principio generale per i lavoratori pubblici “per quanto non espressamente previsto”. Proprio le nuove norme sulla genitorialità (a differenza di restanti punti, assai discussi, della riforma) sono chiarissime, suffragate peraltro da un decreto ministeriale applicativo con allegata relazione illustrativa; - comunque, anche quando si trattasse di una normativa ancora oscura, l’intervento del Ministero è previsto come obbligatorio (non eventuale), e sarebbe diretto all’armonizzazione della disciplina, non alla sua applicazione. Una precisazione ulteriore. Come più volte sostenuto in Sinergie di Scuola a proposito delle variegate interpretazioni ministeriali anche contrastanti con la normativa ordinaria (vedi il caso emblematico del divieto della monetizzazione delle ferie), il parere ministeriale non può sostituirsi alla norma di legge. …

ASASi – La Letterina n. 352 - 21 febbraio 2013 –
“Non chiamiamola scuola”
░ Riflessioni preoccupate di Mariangela Galatea Vaglio, sul presente e sull’avvenire della Scuola. Ma non siamo sicuri che i politici, eventuali destinatari di queste riflessioni, siano in condizione di capirle.
La scuola e il posto dove si va per imparare. E… i professori che
insegnano in essa sono specialisti della loro materia… Io che insegno italiano sono abilitata per quello e quello so fare. Non è nelle mie
competenze saper organizzare giochini e animazioni, o fare la baby sitter a torme di dodicenni in palestra o in giardino. Io insegno italiano. Il che vuol dire che se dovessi fare io un mese di lezioni in più, farebbero con me quello che fanno per il resto dell’anno: grammatica e letteratura, lezioni in classe e temi. … E ho bisogno, per programmare un corso serio, con lezioni ben organizzate, anche di sapere quanti alunni ho, e non che gli alunni mi arrivino, per esempio, “su base volontaria” delle famiglie…
Se il Senatore Monti mi dice che lui vuole tenere le scuole aperte anche d’estate per venire incontro ai desideri e ai problemi delle famiglie lavoratrici sono d’accordo: ci vorrebbe un progetto nazionale per fare
questo, e le attività di questo enorme “centro estivo” potrebbero tranquillamente essere organizzate anche nelle scuole (o nei parchi pubblici, o negli edifici dello Stato, o nei Musei, se e per questo). Ma questa roba, cioè organizzare delle attività per ragazzini che non hanno i genitori a casa perche lavorano e quindi hanno bisogno di un servizio di babysitter gratuito e pubblico non e scuola. E’ altro, un servizio pubblico alle famiglie, che va pensato autonomamente e con personale formato (animatori, educatori, etc.) per fare quel tipo di attività…. Se passa l’idea che il docente è quello che può fare l’insegnante d’inverno, ma anche il semplice baby sitter d’estate… ne fuori l’idea che la scuola in toto sia non una istituzione che deve istruire, ma un semplice
parcheggio dove lasciare i figli per tutto l’anno, ed il fatto che poi i figli imparino qualcosa o no diventa un particolare ininfluente.

Il Fatto Quotidiano - 22 febbraio 2013 –
“L’agonia dei supplenti; da tre mesi senza stipendi”
░ Sono circa 25mila persone, ad attendere di essere pagati per il lavoro fatto. (di Chiarta Daina)
…I supplenti delle scuole sono stremati. C'è chi non ha più i soldi per la benzina. Chi ha intaccato i propri risparmi per iniziare il mese. L'anno scorso è stato mobilitato un esercito di 75mila supplenti per sostituire gli insegnanti di ruolo. Di questi, circa 25mila hanno firmato un contratto annuale, gli altri hanno lavorato per molte meno ore, anche solo per un giorno. E quasi diecimila di loro non percepiscono lo stipendio da dicembre o addirittura novembre. Sull'altare sacrificale dei tagli, oltre i docenti precari c'è anche il personale Ata, segretari e bidelli. … Con la spending review dello scorso luglio il governo Monti ha previsto che dal primo gennaio del 2013 il pagamento dei supplenti saltuari diventasse di competenza del Ministero dell'Economia allo scopo di sgravare le scuole da oneri amministrativi. È la formula del "Cedolino unico". Però: a sei mesi di distanza regna il caos organizzativo e le scuole fanno la fame. … Oltre al danno, la beffa.
Il Miur aveva promesso che il 12 febbraio ci sarebbe stata un'emissione speciale dei rimborsi. Poi è saltata ed è stata rimandata a lunedì 18. Entro le ore 18 di quel giorno le scuole avrebbero dovuto caricare online i dati del singolo supplente. Ma il sistema informatico va subito in tilt: interruzioni, malfunzionamenti, tempi stretti per diecimila istituti che nelle stesse ore accedono allo stesso server. Un copione già visto tante volte, l'ultima per l'iscrizione telematica degli studenti. …
Millantare l'innovazione per la scuola e non garantirla è la conclusione.

 

La Letterina ASASi n 350 del 7 febbraio 2013
“Genitori e Scuola: un cammino di corresponsabilità”
░ Il d.s. Giuseppe Adernò, Presidente provinciale ASASI Catania, scrive in merico alle “Linee di indirizzo sulla partecipazione dei genitori e la corresponsabilità educativa” di recente emanate dalla D.G. per lo Studente e fatte pervenire alle scuole.
È un documento di 8 pagine dense di puntuali osservazione sulla responsabilità educativa che spetta ai genitori, come sancisce la Costituzione ed il legame di corresponsabilità che unisce la famiglia alla scuola nel difficile compito educativo. …. Le linee guida ministeriali dedicano particolare rilevanza al “Patto di corresponsabilità educativa”, documento da sottoscrivere (genitori e scuola) in quanto definisce le comuni assunzioni di responsabilità e sollecita i genitori e la scuola a rispettare gli impegni assunti.
Nel “patto” vengono esplicitate le linee guida della gestione della scuola al fine di conseguire un maggiore ed efficace successo formativo, ed il richiamo ai reciproci doveri impegna altresì la scuola non solo agli adempimenti normativi, ma ancor più al rispetto della deontologia professionale. Il patto di corresponsabilità più che un documento formale costituisce una guida sicura per il successo formativo e la crescita della qualità dell’istruzione e della formazione. La redazione del documento sollecita un’attiva partecipazione dei genitori ed ogni Istituto, nella sua autonomia, individua le procedure interne per favorire tale condivisione. La normativa vigente dispone che tale “patto” venga sottoscritto contestualmente all’iscrizione. Dato che tale operazione avviene on-line occorre che si attivino momenti comunitari di incontro con i genitori al termine delle iscrizioni e nel definire la composizione delle classi si potrà procedere a tale adempimento che
ha una particolare valenza educativa, completando la formale iscrizione on-line con la comunicazione diretta tra genitori e scuola. Il paragrafo 3 delle linee guida sottolinea ancora la complessa gestione della scuola nei rapporti con la “bi genitorialità”, oggi tanto diffusa, che crea non pochi problemi alla crescita serena dei figli ed inoltre sollecita una sempre più vigile attenzione alla scelta orientativa per l’indirizzo scolastico da seguire dopo la scuola media. Il consiglio orientativo che i docenti formulano va, infatti, discusso e concordato con i Genitori, esplicitando le motivazioni delle indicazioni fornite, anche alla
luce di test attitudinali ed indagini di orientamento che vengono realizzate nelle classi terze. Il documento ministeriale illustra infine lo “Statuto delle studentesse e degli studenti”…

www.scuolaoggi.org – 09/02/2013
“Interviste elettorali sulla Scuola”
░ Intervista a Berlusconi; fa parte di una serie che RAI 1 ha realizzato e metterà in onda – stranamente - dopo le elezioni. L’intervistato fa una promessa cui si stenta a credere: ricucirà i tagli fatti del 2008.
- Nel primo consiglio dei ministri - esordisce – metteremo all’ordine del giorno… l’abolizione del taglio degli otto miliardi alla scuola, deciso quattro anni fa e che ha ridotto gli istituti scolastici all’attuale stato comatoso. È una vergogna di cui abbiamo visto i segnali più allarmanti proprio sotto questo ministro tecnico, il sedicente Profumo, che non sa neanche parlare. A differenza della Gelmini che è un’altra cosa…. Annullare i tagli già fatti per uno come me è una bazzecola…. Ho messo su una squadra a tre: Brunetta, La Russa e Gelmini, che ho chiamato “degli affidabili”, che ha già individuato la soluzione. … Sempre, nel primo consiglio di ministri, non solo aboliremo il taglio degli otto miliardi, ma restituiremo il mal tolto alle scuole nel giro di un mese, due mesi, al massimo. Il tempo di fare un po’ di conti e ci arriviamo. In ogni caso, prima dell’estate e dopo l’autunno…. Agli studenti toccherà un risarcimento che andrà, pro capite, dai mille euro l’anno a tre mila, a seconda del tipo di scuola. Massimo, comunque, 2 mila euro a persona, aumentabili. Tutti i direttori dei servizi scolastici daranno agli studenti, un “buono scuola Berlusconi” che potranno spendere quando e come vogliono, anche in discoteca, in omaggio al principio di libertà che, come si sa, per noi è un’ invenzione che ci portiamo anche nel nome. Ho già fatto, al riguardo, delle convenzioni con case editrici come la Mondadori e produttori cinematografici come Medusa, solo per fare alcuni nomi che mi sono cari.

Corrieredellasera.it – 09/02/2013
“I commissari rinunciano al concorsone”
░ Compensi bassi: il MIUR ha avuto difficoltà a formare le commissioni.
Affanno da concorsone. Commissioni completate all'ultima ora per le prove scritte che cominceranno lunedì e si concluderanno il 21 febbraio. Per 11 mila 542 posti da insegnante nella scuola pubblica, parteciperanno 88 mila 610 candidati, quelli che hanno passato il test preselettivo di dicembre. A questi vanno aggiunti i 7 mila ammessi con riserva dal Tar del Lazio, di cui oltre 6 mila rientrati in lizza solo ieri su ricorso dell'Anief (Associazione professionale e sindacale), che ha contestato il punteggio minimo richiesto dal Miur per superare i quiz. Fino a ieri sera gli uffici regionali scolastici hanno lavorato senza sosta per completare la composizione delle commissioni. Per il reperimento dei presidenti e soprattutto dei commissari, il ministro Profumo ha dovuto prima riaprire i termini per la presentazione delle domande poi, visto che anche con la seconda chiamata non erano stati coperti i posti necessari, emettere una nuova ordinanza per consentire ai direttori scolastici regionali di nominare i presidenti e i componenti. Questa volta senza estrazione computerizzata con algoritmo come era accaduto il 22 gennaio. Ora le 212 commissioni sono complete, sia pure con qualche affanno, con 246 presidenti e 424 commissari. Eppure le domande presentate non erano poche: oltre 12 mila quelle per i commissari e poco più di duemila per i presidenti di commissione. Che cosa è accaduto? Molti insegnanti si sono tirati indietro perché pagati troppo poco, appena 209 euro a ogni commissario e 251 al presidente, a cui vanno sommati 50 centesimi per ogni compito corretto. Ma non è solo questo. I commissari non avranno l'esonero dalla scuola e dovranno correggere i compiti nel tempo libero….

Agenzia DIRE – 10/02/2013
“Università. Crollano le borse di dottorato, gli assegnisti fuggono lontano dagli atenei”
░ È quanto rivela una indagine Adi, l'Associazione dei dottorandi, presentata a Roma. (di Alessandra Migliozzi).
Ricerca, crollano le borse di dottorato nelle università. Mentre aumentano, in parallelo, i posti senza copertura economica, soprattutto dopo che il governo Berlusconi ha tolto il limite del 50% del totale per i dottorati senza borsa. E che fine fanno gli assegnisti, i precari della ricerca che si formano nelle nostre università ? Il 93% continua la propria carriera all'esterno perchè nell'accademia per i giovani cervelli non c'e' posto. È quanto rivela una indagine Adi, l'Associazione dei dottorandi, presentata oggi a Roma. I sussidi segnano un -24,33% negli ultimi 5 anni passando dalle 5.045 del 2008/2009 alle 3.804 del 2012/2013. La media di borse per ateneo scende da 245,4 a 185,7. Sono i dati resi noti oggi dall'Adi che riguardano un campione di 21 università statali e rivelano un calo molto brusco fra il 2009 e il 2010 con quasi mille borse in meno. Mentre negli ultimi due anni accademici c'e' stato un leggero incremento. Il bilancio del quinquennio resta però negativo. Guardando ai dati relativi alle singole università, la variazione percentuale va da un +3.6% della Sapienza di Roma (da 585 borse a 606), al -68.1% dell'università di Catania (da 251 borse a 80). Per il 2013 risultano poi banditi 3.030 posti senza borsa che solo in alcuni casi vengono coperti da fondi supplementari. Ci sono poi atenei tra quelli del campione (Milano Politecnico, Pavia, Roma Tor Vergata) che hanno bandito per il 2012/2013 un numero di posti senza borsa superiore a quello di posti con borsa. Chi non gode del sussidio deve anche pagare una tassa di iscrizione che varia da ateneo ad ateneo ed e' mediamente "in crescita". Una tassa che per l'Adi "va eliminata". In questo quinquennio la minore erogazione di borse, secondo i calcoli dell'Adi, "ha sottratto alla ricerca 202.680.00 euro". Dopo il dottorato per molti l'unica speranza per restare in ateneo almeno per un po' è un assegno di ricerca. Ovviamente temporaneo. Poi il 93% degli assegnisti lascia l'università: il 78% dopo una serie di assegni di ricerca, il 15% dopo un contratto a tempo determinato. Solo il 7% viene reclutato per la ricerca a tempo indeterminato. … E l'Italia resta indietro in Ue anche sugli importi delle borse di dottorato che da noi si aggirano attorno ai 1005 euro contro i 2.531 della Svizzera, i 2.252 della Norvegia.

Il Messaggero – 11/02/2013
“Scuole. Emergenza sicurezza in 3 su 4. Incendi, solo il 17,7% è a norma. Vecchie quasi tutte le strutture”
░ Alessia Camplone riporta alcuni dati dal Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2012.
Il 33,5% delle scuole italiane non possiede un impianto idrico antincendio e la metà di esse (50,7%) non ha la scala interna di sicurezza, Degli oltre 36mila edifici scolastici censiti, solo un quarto è stato costruito negli ultimi trent’anni, quando è cresciuta la sensibilità sui temi della sicurezza e la normativa si è fatta più rigorosa. Il CPI, Certificato di prevenzione incendi, è obbligatorio per le scuole con più di cento studenti: quasi tutte, quindi. Eppure - dati confermati anche dal Miur - appena il 17,7% degli istituti ne è provvisto. Dato più desolante nel meridione: in Sardegna meno di una scuola su 20 ce l’ha. E la maggioranza degli istituti in Italia è stata costruita prima del 1974, l’anno della legge antisismica. In Ecosistema scuola, indagine annuale di Legambiente che ha esaminato 7.139 istituti, tutti in capoluoghi di provincia, emerge però che pure le scuole costruite dopo il 1974 non sono state edificate con criteri antisismici. Solo l’8,22% supera l’esame. Meno di cinque scuole su mille (lo 0,47%) è costruita con i criteri della bioedilizia, ovvero il cosiddetto sviluppo sostenibile, che considera il benessere degli studenti, il risparmio dell’energia e il rapporto con la natura. Ma il rischio è di scuole che ti cadono addosso. Undici anni fa, nel terremoto che colpì il Molise, morirono 27 bambini e una maestra, nel crollo di una scuola elementare a San Giuliano di Puglia. La Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni di carcere del progettista, del dirigente dell’ufficio tecnico comunale e di due costruttori. E dell’ex sindaco, a 2 anni e 11 mesi: nella tragedia aveva perso la sua figlioletta. La scuola di San Giuliano non aveva l’agibilità statica, secondo la Flc Cgil sono circa ottanta i plessi scolastici a rischio nel Molise, non solo per terremoti e incendi. … Nella sua relazione dell’anagrafe dell’edilizia scolastica il ministero dell’Istruzione premette: il 4% delle scuole è stato costruito prima del 1900, e il 44% in un periodo che va dal 1961 al 1980. ….

lastampa.it – 11/02/2013
“Università online, così si esce dalla povertà”
░ In Inghilterra, lo scorso secolo, la Open School e Open University raggiunse, via radio, adulti delle condizioni sociali tradizionalmente lontane dall’istruzione: casalinghe, detenuti, lavoratori desiderosi di dedicare agli studi il tempo libero o sollecitati dalla necessità della riconversione professionale. Poi, la televisione e la informatica hanno fatto il resto; adesso, dal giudizio (che riportiamo in parte) autorevole di Thomas L. Friedman leggiamo quale potrebbe essere la prospettiva a 5 anni: l’istruzione a distanza potrebbe cambiare il mondo.
C’è una cosa che mi dà grandi speranze per il futuro: la rivoluzione nell’istruzione superiore globale on line. Non c’è nulla che potenzialmente possa togliere più persone dalla povertà fornendo l’istruzione necessaria a trovare un lavoro o a migliorare quello che già hanno. Nulla che potenzialmente apra un miliardo in più di cervelli per risolvere i più grandi problemi del mondo. Nulla che potenzialmente ci permetta di re-immaginare l’istruzione superiore con un massiccio uso di corsi online aperti a tutti (o Mooc), le piattaforme che si vanno sviluppando sul modello di Stanford o del Massachusetts Institute of Technology o di società come Coursera e Udacity. Lo scorso maggio ho scritto di Coursera - co-fondato dai computer scientist di Stanford Daphne Koller e Andrew Ng che aveva appena aperto. Sono tornato a Palo Alto per vedere come si è sviluppato. A maggio, c’erano 300 mila persone che frequentavano 38 corsi tenuti da professori di Stanford e di qualche altra università di élite. Oggi ci sono 2,5 milioni di studenti, che seguono 221 corsi tenuti da 33 università, di cui otto internazionali….
Sono convinto che nel giro di cinque anni queste piattaforme raggiungeranno strati sociali molto più ampi. …. Mitch Duneier, un professore di sociologia a Princeton, ha scritto sulla «Chronicle of Higher Education» un articolo sulla sua esperienza di insegnante in un corso Coursera: «Qualche mese fa a Princeton arrivarono via Internet 40 mila studenti di 113 Paesi per un corso gratuito di introduzione alla sociologia... La mia introduzione è stata la lettura di un capitolo del classico di C. Wright Mill del 1959, «L’immaginazione sociologica». Ho chiesto agli studenti di seguire riga dopo riga sulla loro copia, come faccio sempre qua nell’aula. Di solito, dopo la lezione mi viene fatta qualche domanda assai acuta. In questo caso, invece, nel giro di poche ore il forum si è riempito di centinaia di commenti e di domande. Qualche giorno dopo erano migliaia... Nel giro di tre settimane avevo ricevuto più riscontri alle mie idee sociologiche di quante non ne avessi avuti in tutta la mia carriera di insegnante, il che ha influenzato in modo significativo le mie lezioni successive»….

Latecnicadellascuola.it – 12/02/2013
“Dimensionamento rete scolastica. Nulla di fatto”
░ Le Regioni, comunica la Flc-Cgil, non sottoscrivono l’Intesa. I Ministeri dell’Economia e dell’Istruzione non intendono applicare neppure la media dei 900 alunni. Vengono al pettine i nodi di una questione essenziale, sulla quale l’ANIEF aveva per tempo dato l’allarme. Il prossimo incontro della Conferenza delle Regioni è previsto il 21 febbraio 2013.
Il motivo per cui la Conferenza delle Regioni non ha sottoscritto l’Intesa, che doveva essere firmata il 7 febbraio 2012, sarebbe dovuta al fatto che il Governo (MEF e MIUR), in sede tecnica il 5 febbraio, ha manifestato l’intenzione di non voler rispettare il criterio di assegnazione dei dirigenti scolastici in base al numero di scuole risultanti dal parametro medio di 900 alunni. Sembra che anche implementando questo parametro salterebbe comunque l’obiettivo di risparmio di 200 milioni di euro. “In altri termini, non importa al Governo aver istituito scuole con 900 alunni di media, perché, nel momento in cui dovessero ancora sussistere scuole con meno di 600 alunni (aree urbane) e di 400 alunni (aree montane), si taglierebbero comunque Ds e direttori corrispondenti al numero delle scuole sottodimensionate. Per questo in un suo comunicato la Conferenza delle Regioni sottolinea che non intende sottoscrivere nessuna intesa finché non saranno eliminati i comma 5 e 5 bis dell’articolo 19 della legge 111/2011 riguardanti la non assegnazione di Ds e direttori dei servizi per le scuole al di sotto di 600 (aree urbane) e 400 alunni (aree montane)”. Per Flc l’atteggiamento “rigorista” del Governo nasce dal fatto che l’obiettivo è solamente quello di tenere ben fermo il risparmio già incamerato. E se il criterio dei 900 alunni di media non fa centrare l’obiettivo di 200 milioni di risparmio anch'esso è destinato ad essere travolto….

ItaliaOggi – 12/02/2013
“Contratti dei supplenti nel caos”
░ Carlo Forte ci guida nei meandri della normativa, dove sarebbe spuntata una clausola di applicazione controversa, circa il pagamento delle ferie ai supplenti. Prima di leggere, consigliamo di sorseggiare una camomilla.
Il ministero dell'istruzione ha inviato alle scuole i nuovi moduli per i contratti di supplenza con una nota emanata il 5 febbraio scorso (n.939). Ma il nuovo formulario rischia di ingenerare caos circa le disposizioni sulla monetizzazione delle ferie. I moduli, infatti, recano la seguente dicitura da inserire in tutti i nuovi contratti: «La liquidazione relativa alle ferie non godute spetta esclusivamente nel limite di quelle non godibili per incapienza rispetto ai giorni di sospensione delle attività didattiche compresi nel contratto». Ma questa clausola non tiene conto del fatto che i contratti cui fa riferimento la nota ministeriale non consentono di fruire delle ferie nel periodo di sospensione delle attività didattiche (luglio e agosto). La nota, infatti, reca i moduli per stipulare i contratti di supplenza breve, quelli fino a nomina dell'avente diritto e quelli sulle disponibilità che insorgono dopo il 31 dicembre (dunque con termine non oltre il 30 giugno). E dunque, in assenza di disposizioni precise da parte dell'amministrazione centrale, è molto probabile che i dirigenti scolastici adotteranno interpretazioni non uniformi. Tanto più che la normativa di riferimento sulla limitazione del diritto alla monetizzazione delle ferie è piuttosto complessa. Specialmente per quanto riguarda i periodi di vigenza. Ciò è dovuto al fatto che l'articolo 5 comma del decreto legge 95/2012, nel prevedere il divieto di monetizzazione, in prima battuta non aveva previsto eccezioni. E quindi, nel periodo che va dal 7 luglio scorso fino al 31 dicembre 2012, stando alla lettera della norma, il diritto alla monetizzazione è cessato del tutto. Anche se la Funzione pubblica era già intervenuta l'8 ottobre scorso, per spiegare che quando le ferie non possono essere fruite per cause di forza maggiore, l'indennità avrebbe dovuto comunque essere versata. Dal 1° gennaio, però, è entrata in vigore una nuova versione del comma 8 dell'articolo 5, che introduce una deroga in favore del «personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario supplente breve e saltuario o docente con contratto fino al termine delle lezioni o delle attività didattiche». La novella prevede, infatti, che la monetizzazione spetta, in forma ridotta, «limitatamente alla differenza tra i giorni di ferie spettanti e quelli in cui è consentito al personale in questione di fruire delle ferie». Ma le nuove disposizioni, pur essendo entrate in vigore il 1 gennaio scorso, non dovrebbero applicarsi prima del 1° settembre prossimo. Perché la novella prevede la disapplicazione del trattamento più favorevole previsto nel contratto solo a partire dal 1 settembre 2013 (art. 1, comma 56, della legge 228/2012). Pertanto, nel periodo che va dal 1° gennaio al 31 agosto di quest'anno dovrebbero ancora trovare applicazioni le disposizioni contrattuali. In particolare, dovrebbe continuare ad essere applicato il comma 15, dell'art. 13 del contratto, che prevede la monetizzazione all'atto della cessazione, in caso di mancata fruizione delle ferie. E il comma 2, dell'art. 19 che lo prevede in modo particolare per i precari. Resta il fatto, però, che per giungere a queste conclusioni è necessario mettere in relazione più norme. E quindi, per fugare dubbi e, soprattutto, per prevenire l'insorgenza di interpretazioni in contrasto che potrebbero alimentare il contenzioso, sarebbe opportuno che l'amministrazione centrale intervenisse con un chiarimento. Così da assicurare l'uniforme applicazione delle nuove norme su tutto il territorio nazionale …

ItaliaOggi – 12/02/2013
“E ora tocca agli esuberi”
░ Scaduto il 5 febbraio il termine entro il quale docenti e personale Ata potevano presentare o ritirare la domanda di dimissioni volontarie, di collocamento a riposo per compimento del limite massimo di servizio o di trattenimento in servizio oltre il raggiungimento del limite di età, rimane in sospeso – ai fini dell'accesso al trattamento pensionistico con decorrenza 1° settembre 2013 – la posizione degli esuberi.
Si tratta di alcune migliaia di docenti individuati o da individuare in situazione di esubero e nei cui confronti potrebbe trovare applicazione quanto previsto dall'art. 14, commi 17 e 20 bis della legge 7 agosto 2012, n. 135. I due commi dispongono che il personale docente a tempo indeterminato che, terminate le operazioni di mobilità e di assegnazione dei posti, risulti in soprannumero nella propria classe di concorso nella provincia in cui presta servizio, dovrà essere assegnato per la durata dell'anno scolastico un posto nella provincia, con priorità sul personale a tempo determinato. L'assegnazione potrà essere disposta, tra l'altro, su posti rimasti disponibili in altri gradi di istruzione o altre classi di concorso, su posti di sostegno disponibili all'inizio dell'anno scolastico se il docente è in possesso del previsto titolo di specializzazione oppure qualora abbia frequentato un apposito corso di formazione. Qualora il docente non risulterà essere proficuamente utilizzabile, potrà essere collocato in quiescenza nel caso in cui risulti avere maturato, entro il 31 agosto 2012, i requisiti richiesti per l'accesso al trattamento pensionistico in base alla disciplina vigente prima dell'entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 e cioè 65 anni di età se uomo e 61 se donna, unitamente a 20 anni di contribuzione e eventuali deroghe, 40 anni di contribuzione, indipendentemente dall'età ovvero la maturazione della quota 96.

ScuolaOggi – 15/02/2013
“Profumo: Tempo scaduto!”
░ Pippo Frisone trae le somme dei 15 mesi di governo di Profumo.
…Il bilancio di questi 15 mesi di governo tecnico è risultato alla prova dei fatti molto deludente. Ai ritardi cronici della burocrazia ministeriale si è sovrapposto un velleitarismo nefasto che ha fatto fare passi indietro all’intero sistema scolastico italiano. Delle iniziali promesse, 10mila posti in più in organico, valorizzazione e difesa dell’autonomia delle scuole, risorse finanziarie certe all’inizio di ciascun anno scolastico, tanto per citare quelle politicamente più impegnative, nulla è rimasto, travolte dalla real politique del governo tecnico. Il decreto Salva Italia, la Spending review e per ultimo il decreto di stabilità sono andate, invece, nella direzione opposta, imponendo ulteriori tagli e sacrifici a settori quali la scuola, l’università e la ricerca, strategici per la crescita e per fare uscire il nostro paese dalla crisi…. La Scuola in particolare è stata chiamata a dare il suo contributo prima sul bilancio del 2012 e poi su quello del 2013…. Con la tesoreria unica, istituita a novembre 2012, sono stati prosciugati i depositi dai conti correnti delle istituzioni scolastiche, imponendo di versare ogni risorsa, compresi i contributi volontari delle famiglie, alla Banca d’Italia. E ancora, un dimensionamento stop and go delle istituzioni scolastiche, le vicende degli esodati anche nella scuola, degli inidonei costretti a transitare nei profili ata, delle ferie ai supplenti, del tentativo d’aumentare l’orario dei docenti della secondaria,delle nuove classi di concorso bloccate, per finire alla recente vicenda sugli scatti d’anzianità finanziati coi tagli del FIS. Per non parlare dello svuotamento dei contratti nazionali, proseguito a colpi di mannaia anche dal governo Monti. Inidonei e ferie sono un primo esempio ma seguono a stretto giro anche gli esuberi della scuola, una platea crescente tra 8mila e 10mila unità…. Un bilancio negativo che al di là degli esiti elettorali e di quale sarà la futura coalizione di governo, non deporrà certo a favore di un ritorno del Ministro Profumo sulla poltrona di viale Trastevere. Anche per lui il tempo è scaduto.


 

Il Manifesto - 2/02/2013
“Cronaca di un disastro voluto”
░ Le strategie della politica scolastica e universitaria italiana messe in atto negli ultimi lustri danno adesso i loro cattivi frutti.
I nodi vengono tristemente al pettine… Negli ultimi dieci anni si è registrata una diminuzione di iscrizioni dei 19enni nelle Università italiane: meno 50 mila iscritti… L'Italia è l'unico Paese occidentale che, di fronte alla crisi, ha deciso di non investire ma di tagliare drasticamente sulla ricerca, l'università e la formazione. Una politica scolastica vecchia, da Paese vecchio e agonizzante che non ha nessuna fiducia in se stesso e nel proprio futuro. Le cause del calo dei laureati e delle immatricolazioni ? Le tasse sempre più onerose che in tempi di crisi pesano notevolmente sul budget familiare - la famosa classe media è ormai quella dei nuovi poveri. I mancati fondi per finanziare le borse di studio. Ma soprattutto l'imporsi di quell'ideologia per cui lo studio non serve, proclamato con diverse sfumature da tanti politici. Così, se la laurea non è più indice di sicurezza lavorativa, non ha quindi senso investire ulteriore tempo sugli studi. … I governi che si sono succeduti hanno saputo solo aggiungere tagli ai tagli, diminuendo in modo drastico l'offerta formativa: aboliti oltre 1000 corsi di laurea, scomparsi un centinaio di corsi tra laurea triennale e specialistica; diminuiti anche i professori; la media Ocse è di 15,5 studenti per docente, in Italia le media è 18,7; e le spese superano i fondi. Insomma, si sta andando allegramente verso il baratro. L'idea è quella di sempre: fare cassa maledettamente e subito, disperatamente, senza nessuna visione di investimento e di crescita nel futuro. I responsabili di tutto questo? Una classe politica vecchia ed egoista. Ma anche un'università incapace di rinnovarsi dove permangono clientelismi atavici. E' il risultato di un sistema scolastico costruito su misura di un mercato del lavoro e nient'altro, quando il mercato del lavoro non c'è o è latitante….

lastampa.it - 4/02/2013
“Che cosa c’entra la finanza con l’istruzione?”
░ Sullo stesso argomento dell’articolo precedente: I valori di cui l’università è depositaria non si scambiano con le esigenze finanziarie.
Assistiamo a un paradosso rivelatore. … Gli opinion maker corrono in soccorso dell’università applicando al suo caso il linguaggio della finanza. «Il rendimento del capitale per laurearsi è circa pari al 10%, molto maggiore del rendimento di un portafoglio medio di azioni e obbligazioni (3,6 %)». … L’applicazione al mondo universitario di questa logica finanziaria, di questo linguaggio da mutui subprime e da derivati, non lo soccorre ma gli assesta il colpo letale. Anzi, proprio questa colonizzazione dei territori del sapere (e della vita) da parte di una logica basso mercantile e speculativa è all’origine della loro desertificazione. … Il sapere deve essere desiderato come premio a se stesso perché il sistema universitario possa prosperare… Dovrebbe essere proibito per legge applicare all’università termini orribili e incongrui come «spendibilità». In un Paese povero di etica pubblica come il nostro c’è il dilagare linguistico del «market» …

Avvenire - 4/02/2013
“Si alla tecnologia in classe. No agli insegnanti-robot?”
░ C’è stata una improvvisa accelerazione: il MIUR è entusiasta delle innovazioni informatiche del corredo didattico strumentale (il solo capitolo per il quale non si bada a spese).Occorrerebbe considerare tutto
Le nuove tecnologie (computer, tablet, smartphone...) rischierebbero di soffocare negli studenti la capacità di approfondimento, lo spirito critico, l'abilità a strutturare ragionamenti complessi. Quando si parla di scuola e new media, c'è da tener conto anche di queste motivate riflessioni e analisi critiche e non solo delle valutazioni entusiastiche… Che la direzione del cambiamento sia di tipo tecnologico è certo. Si tratta di un mutamento inevitabile e per molti versi positivo. Ogni strumento che incontri il favore dei ragazzi, oggi tutti "nativi digitali", può servire a integrare e perché no? a migliorare l'insegnamento tradizionale. E bene però che l'amore del nuovo e per il nuovo non conduca, quando si parla di queste cose, a trascurare di evidenziare anche i limiti e gli "effetti collaterali" di un'accelerazione tecnologica troppo spinta. Se tutta l'attenzione è puntata sugli strumenti e non sulle persone, ciò che si rischia di mettere a repentaglio è l'elemento essenziale del fare scuola, cioè la relazione educativa tra docente e discente. … Il problema è che questa impostazione ipertecnologica si sta diffondendo sempre più anche nella scuola e rischia di impoverire quella relazione umana tra chi insegna e chi impara che è parte fondamentale del processo di apprendimento. … Ci piacerebbe che, almeno nelle nostre scuole, i rapporti tra maestri e allievi continuassero a essere un po' più genuini.

Left Avvenimenti - 4/02/2013
“Ministero, ripensaci”
░ Il Consiglio di Stato ha mosso non pochi rilievi critici al Regolamento ministeriale sul sistema di valutazione delle scuole.
Sono stati resi noti i gravi rilievi del Consiglio di Stato allo schema di Regolamento predisposto dal Consiglio dei ministri sul sistema nazionale di valutazione. Le critiche dell'organo consultivo confermano quanto nelle scuole italiane si denuncia da tempo: l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema scolastico (Invalsi) è un corpo estraneo introdotto a forza nei percorsi scolastici senza possibilità di migliorarne la qualità, dal momento che questo non è neanche un chiaro obiettivo dell'Istituto. Una delle osservazioni critiche più pesanti riguarda la fumosità sulle attività e sui procedimenti di valutazione che pervade il Regolamento, redatto essenzialmente, secondo il Consiglio di Stato, per disciplinare l'apparato del sistema di valutazione e la sua articolazione. Insomma, il Regolamento sul sistema nazionale di valutazione fornisce più di un indizio per sospettare che ci troviamo di fronte a un tipico caso di autoriproduzione della classe dirigente, ma tanto più grave e paradossale di casi analoghi perché qui la generazione dell'ennesimo ente da una costola della politica vorrebbe legittimarsi sull'idea del merito. In concreto, quindi, al ministero non interessa trovare un buon procedimento di valutazione, ma tenere in piedi un apparato nominalmente dedicato alla valutazione del sistema scolastico. Un altro rilievo di notevole importanza riguarda i rapporti tra il ministero dell'istruzione, università e ricerca (Miur) e l'Invalsi, che il regolamento in questione non chiarisce. Ci si chiede, pertanto, fin dove è previsto che si estenda l'autonomia scientifica dell'Istituto, che, recita il regolamento, si limita a "tener conto" della direttiva triennale del ministero sulle priorità strategiche della valutazione del sistema educativo, e che sceglie e forma gli esperti che dovranno comporre i nuclei di valutazione esterna. Secondo i giudici del Consiglio di Stato il Miur appare, in un ambito strategico rilevantissimo, quello della valutazione, eccessivamente emarginato rispetto all'Invalsi. Un altro appunto particolarmente grave riguarda la funzione ispettiva, la cui riorganizzazione, prevista dalla legge, è ignorata dal regolamento. E questo è solo uno dei casi in cui lo schema di regolamento non è coerente con la legge di riferimento, cioè il decreto legge 225/10… Il Consiglio di Stato chiede anche al Miur di stabilire in che cosa consista «concretamente» il supporto dell'Invalsi alle singole scuole e di riconsiderare il ruolo dell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire), una delle tre gambe del sistema secondo la legge, ma ridotto dal Regolamento ad un ruolo molto marginale nel procedimento divalutazione. Il parere del Consiglio di Stato pullula di inviti a «chiarire», «precisare meglio», «distinguere in modo più netto», «delineare in modo più preciso» e «indicare puntualmente» non aspetti marginali, ma questioni essenziali della materia, come gli obiettivi generali del sistema e le sue finalità, la sua articolazione strutturale e le fasi temporali in cui si scandisce l'attività di valutazione. Tante volte abbiamo dovuto constatare che l'unica funzione certa dell'Invalsi è quella di incitare la grancassa dei media per scatenare l'opinione pubblica contro i docenti e regalare all'amministrazione un pretesto per togliere alla scuola risorse vitali …

ItaliaOggi - 5/02/2013
“Valutazione sì, ma senza Invalsi”
░ La proposta contenuta nel documento «La valutazione: un tema cruciale, un impegno condiviso», pubblicato da 9 associazioni della scuola.
Una consultazione nazionale sulla scuola in tempi rapidi, con scadenze certe, per istituire un sistema nazionale di valutazione condiviso, dal forte valore politico. Abbandonando le prove Invalsi come «l'unico strumento per procedere alla valutazione tour court del sistema scolastico, degli istituti, dei docent». É la proposta contenuta nel documento «La valutazione: un tema cruciale, un impegno condiviso», pubblicato da 9 associazioni del mondo della scuola. Da Proteo Fare Sapere al Movimento di cooperazione educativa, passando per gli insegnanti del Cidi e della Fnism, fino a Legambiente Scuola. Ma ci sono anche i maestri cattolici del'Aimc accanto all'associazione “Per la scuola della Repubblica”. E i genitori democratici del Cdg con l'Unione degli studenti. Tutti a sottoscrive un documento per promuovere «un sistema di valutazione funzionale alla piena attuazione del diritto all'istruzione, che responsabilizzi i livelli istituzionali e i decisori politici, che attivi il coinvolgimento di tutti i soggetti che interagiscono con il sistema, che supporti le scuole nei processi di miglioramento. … In merito alla valutazione formativa degli alunni, denunciano le associazioni, le prove nazionali inserite negli esami conclusivi «pesano in modo distorto ed esagerato» sugli esiti del percorso individuale. Non solo…. una valutazione di sistema «deve occuparsi anche dei processi che determinano quegli esiti». …

l’Unità - 6/02/2013
“Scuola, in tre mosse il PD archivia Gelmini”
░ Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, Manuela Ghizzoni, Maria Coscia, Maria Grazia Rocchi e Simona Malpezzi hanno presentato, nel corso di unaa conferenza stampa, il piano: al primo posto la lotta all’abbandono scolastico. Stop ai tagli per nidi e scuola d’infanzia. In agenda una consultazione con docenti e studenti.
Risorse, stabilità, fiducia. Si potrebbe sintetizzare così il programma del PD sulla scuola del futuro… Primo punto dell'agenda è il contrasto a tre emergenze che oggi colpiscono la scuola italiana: la sicurezza degli edifici scolastici, la dispersione e l'abbandono scolastico e il settore 0-6, cioè quello degli asili nidi e della scuola dell'infanzia. Sulla prima emergenza Pierluigi Bersani aveva già anticipato il piano straordinario per la manutenzione e la ristrutturazione degli edifici scolastici…. L'altra urgenza da affrontare è la dispersione scolastica che in Italia raggiunge livelli preoccupanti. Oggi i giovani che hanno deciso di lasciare la scuola prima della maturità sono il 18,8% della popolazione. L'obiettivo è portare questa percentuale sotto il 10% così come raccomandato dal documento Europa 2020. Combattere la dispersione scolastica significa anche investire maggiori risorse nelle situazione più problematiche come le grandi periferie urbane e il Mezzogiorno. …
Ma accanto a queste tre grandi emergenze il Pd ha preparato una serie di proposte dedicate alla risoluzione dei mille problemi quotidiani della scuola italiana. Nessuna riforma epocale in vista ma un intervento di vera trasformazione del sistema. Non è più il tempo delle riforme sempre «epocali e decisive», calate dall'alto e mai condivise dal tessuto sociale che ogni giorno fa vivere il sistema educativo italiano. Per il Pd la migliore riforma è quella che nasce dal basso, grazie all'autonomia, si tratta ora di metterla a sistema. La valutazione non dovrà quindi essere dei singoli docenti, né competitiva, ma dovrà indicare se gli investimenti fatti vanno nella direzione giusta. Dovrà essere restituita la fiducia agli insegnanti, anche grazie ad un nuovo contratto collettivo che riconosca loro l'enorme quantità di lavoro che fanno al di fuori delle aule scolastiche. Gli organici delle scuole dovranno essere stabili e non cambiare ogni anno. Solo in questo modo le scuole sapranno su quante risorse potranno fare affidamento così come le risorse finanziarie dovranno essere stabili e mai più tagliate. Il reclutamento dovrà essere anch'esso certo, senza cambiare ogni anno sistema e si dovranno esaurire le graduatorie dei precari. Il tempo scuola dovrà essere allungato, incentivando nuovamente il tempo pieno e le compresenze. Per quel che riguarda le scuole superiori il Pd propone un biennio unitario iniziale e la differenziazione dei percorsi solo a partire dal terzo anno. Gli istituti tecnici dovranno essere rivalutati e non abbandonati alla competenza delle regioni sulla formazione professionale. … Il primo passo del governo Bersani sarà una grande consultazione pubblica con tutto il mondo della scuola…

Il Messaggero - 6/02/2013
“Ma i precari protestano: il nostro turno non arriva mai”
░ Precari per sempre. Questo è il fantasma che toglie il sonno agli insegnanti delle GE, se si parla di un nuovo bando. E i sindacati ?
« La prima necessità è un piano per la stabilizzazione dei precari, altro che nuovo concorso » protesta Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil. «E poi - continua Pantaleo - bisogna trovare nuove regole per immettere in ruolo, perché il concorso, così come è stato concepito, è una lotteria». Anche Alessandro Natalini, docente di scuola media a Roma, tra gli animatori lo scorso autunno delle manifestazioni di piazza contro il concorsone e i tagli alla scuola, sostiene che prima di tutto vada sanata la situazione dei precari: «Hanno permesso alla scuola di continuare a vivere, facendo grandi sacrifici. Prima riconosciamo i diritti di chi ha dato tanto. Solo dopo possiamo discutere di come fare le selezioni». C’è poi chi ammette che sanare la situazione delle graduatorie come pre-condizione sia irrealizzabile. « L’assunzione dei tanti precari sarà un processo lungo. C’è troppo squilibrio tra domanda e offerta di posti di lavoro. Non possiamo paralizzare in eterno l’accesso all’insegnamento – incalza Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola – ma non si può improvvisare come con l’ultimo concorso. Bisogna ragionare su regole di reclutamento serie e trasparenti, nel rispetto del diritto di tutti. L’urgenza non può diventare fretta ». Pantaleo, Scrima e Natalini, tutti criticano Profumo perché secondo loro, con le elezioni alle porte, l’iniziativa di un nuovo concorso dovrebbe essere lasciata per intero al ministro che verrà.
www.partitodemocratico.it/scuola -7 febbraio- 2013
“L'Italia giusta. Dove il futuro si prepara a Scuola”
░ Il programma elettorale per la Scuola, del PD. Ne diamo una sintesi, in abstract.
(di Francesca Puglisi, responsabile Scuola del partito).
…E’ la scuola che deve realizzare il “compito” che l’Art. 3 della Costituzione affida alla Repubblica, quello di rimuovere gli ostacoli di origine economica e sociale che si frappongono fra i cittadini e la loro piena partecipazione alla vita economica e sociale del Paese…. Vogliamo riportare gradualmente l’investimento almeno al livello medio dei Paesi OCSE (6% del PIL)… Vogliamo scuole aperte tutto il giorno, tutto l’anno e per tutta la vita. … Immaginiamo la scuola come luogo fondante di comunità, dove oltre ai necessari insegnamenti curricolari ci si può fermare il pomeriggio per studiare, da soli o in compagnia, trovando libri e computer che a volte gli studenti non hanno a casa, dove si può fare sport, suonare, recitare, imparare le lingue. Dove diventa un valore anche l’apprendimento non formale e informale…. Occorre promuovere una “costituente per la scuola”… avrà il compito di delineare un nuovo profilo per la popolazione del nostro paese e di indicare le condizioni che consentiranno di realizzarlo. Vogliamo assegnare un organico funzionale (dotazione di personale sia docente sia ATA) stabile per almeno un triennio ad ogni scuola. … Metter mano a graduatorie dove ci sono 200 mila persone non è semplice, ma lo faremo e certamente non sarà attraverso leggi finanziarie con tagli e smantellamenti. Certo è che per offrire maggiori opportunità ai nuovi docenti, occorre permettere il pensionamento di quanti (docenti e Ata) sono rimasti ‘impigliati’ nella riforma Fornero, in particolare sanando l’ingiustizia subìta dai lavoratori della scuola della cosiddetta “quota 96”…. Nell’anno scolastico 2008/2009, 175.778 alunni disabili potevano contare sul supporto di 90.026 insegnanti di sostegno – con un rapporto di 1,95 alunni per docente di sostegno. Nel 2011-2012, anno in cui Gelmini ha lasciato viale Trastevere- 198.672 alunni disabili sono stati affiancati da 97.636 insegnanti specializzati, con un rapporto che per la prima volta ha superato la soglia di 2 alunni per insegnante (2,03). Garantire un organico stabile significa garantire continuità didattica in un settore dove essa è strategica per promuovere il successo formativo e favorire l'inclusione scolastica dell'alunno con disabilità…
L'autonomia delle scuole, che è la più importante riforma degli ultimi 13 anni, è stata voluta da Luigi Berlinguer e dal governo di centro-sinistra: ben presto, però, il processo si è interrotto e con i ministri Gelmini e Profumo si è ritornati a un ruolo centrale del Ministero; inoltre non è mai stata data attuazione alla riforma del Titolo V della Costituzione, che prevede un ampio trasferimento di poteri alle Regioni… La soluzione preferibile, è quella di realizzare pienamente l'autonomia delle singole scuole in campo didattico, finanziario, amministrativo e gestionale, rafforzando al contempo la verifica dei risultati dal parte del centro. Il centro rinuncia quindi ai compiti di autorizzazione amministrativa a priori, ma mantiene il ruolo di valutatore a posteriori, oltre a fissare le indicazioni nazionali (i programmi) e le competenze richieste al termine di ogni ciclo scolastico. L’educazione e l’istruzione 0-6 anni: La legge dello Stato dice che tutti i bambini e le bambine hanno diritto ad avere un posto nella scuola dell'infanzia. Ma i vincoli posti dal patto di stabilità interno all’assunzione del personale e i tagli ai bilanci degli enti locali hanno fatto crescere nuovamente le liste d’attesa in tutti i grandi comuni italiani. … Per entrambi i segmenti 0-3 e 3-6 è quindi urgente escludere il personale dei servizi educativi dai vincoli posti dal patto di stabilità interno. … La scuola primaria: I modelli educativi del tempo pieno e del modulo con le compresenze degli insegnanti, sono considerati un’eccellenza a livello- europeo, e producono, proprio grazie al lavoro in piccoli gruppi, i più alti livelli di apprendimento degli alunni. … Obiettivo:“dispersione zero nel primo biennio della scuola superiore”: La sfida che si troverà di fronte il nuovo governo è quella di abbattere, in solo sette anni, il 18% di dispersione, (la media europea è del 13%). Il problema è particolarmente grave per i figli di famiglie immigrate, nati all'estero, che presentano i maggiori rischi di abbandono… L'allungamento del tempo scuola è il miglior antidoto alle disuguaglianze scolastiche legate all'origine sociale, che sappiamo iniziare nella scuola media ed esplodere alle superiori. Così come avviene nelle elementari, infatti, l'estensione della scuola alle ore pomeridiane permetterebbe al collegio dei docenti di pianificare l'attività didattica, di svolgere attività di formazione in servizio per i docenti (oggi il 44% dei docenti neoassunti ritiene di non aver ricevuto una sufficiente formazione per insegnare in classi multiculturali e il 46% non è stato addestrato a utilizzare le nuove tecnologie), di sperimentare con metodologie didattiche diverse dalla lezione frontale e di svolgere attività di sostegno e potenziamento degli allievi. Scuola Secondaria di Primo Grado. Il passaggio da un modello di scuola accogliente come quello della scuola primaria a uno strutturato rigidamente come quello della secondaria di primo grado, l'eccessiva frammentazione delle materie (11-12), l'assenza di tempo di insegnamento prolungato, le tecniche didattiche obsolete, l'età avanzata dei docenti si scontrano con un'età pre-adolescenziale (11-14 anni), che richiederebbe un'attenzione esclusiva e una didattica specializzata…. Sarebbe invece preferibile assumere, tramite un apposito concorso, una leva di insegnanti specializzati nella didattica per quella specifica classe di età (preadolescenza e adolescenza). Scuola Secondaria di Secondo Grado… Per elevare la qualità del capitale umano del nostro Paese, è necessario investire sull’istruzione tecnica e professionale… Istituire Poli per l’Istruzione Tecnica Superiore che tengano insieme l’istruzione tecnica / Professionale e la formazione professionale (sistema integrato), le imprese, l’università e il mondo della ricerca. L’IFTS va potenziata e gli ITS, istituiti come esperienze di formazione terziaria non accademica, devono rispondere sia alle esigenze imprenditoriali locali in continua trasformazione, sia ad un’offerta di eccellenza, da consolidare nei settori strategici dello sviluppo del Paese…. Un moderno sistema di valutazione per una scuola pubblica di qualità: La valutazione deve servire a far raggiungere a ciascuna scuola, il massimo del proprio potenziale, accompagnandola verso il miglioramento con l’istituzione di un unico Istituto Nazionale per la Valutazione e la Ricerca Educativa. Deve essere riferita alla scuola nel suo insieme e basarsi su indicatori di apprendimento degli studenti, osservazione diretta di esperti, analisi dell'efficacia della scuola per gli sbocchi educativi o lavorativi successivi: il tutto ovviamente depurando dalle condizioni di partenza degli studenti e dal contesto socio-economico in cui opera la scuola. La Formazione iniziale e il Reclutamento:… Profumo sceglie di reclutare il 50% degli insegnanti attraverso un nuovo concorso. Noi avevamo chiesto che il concorso fosse bandito esclusivamente sulle classi di concorso esaurite o in via di esaurimento. Così lo si trasforma in una lotta fra precari e non in una apertura di credito verso i giovani. Quello che serve davvero è un nuovo piano pluriennale di esaurimento delle graduatorie per eliminare la precarietà dalla scuola e offrire la necessaria continuità didattica agli studenti. Occorre un nuovo sistema che leghi la formazione iniziale al reclutamento selezionando tramite concorso i migliori laureati per l’accesso alla formazione iniziale, secondo numeri programmati al fabbisogno; anno di prova attraverso tirocinio e supplenze brevi accompagnati da un insegnante esperto, firma del contratto a tempo indeterminato. E' la proposta del Partito Democratico. Non costa un euro in più stabilizzare chi lavora su posti vacanti (50.000 secondo dati MIUR). Tra ferie non godute e disoccupazione, lo Stato non spende molto meno. Orario di lavoro: L'improvvido tentativo del ministro Profumo di portare a 24 ore l'orario di lezione frontale dei docenti rischia di far perdere di vista un tema importante per la scuola, che andrebbe affrontato nel rinnovo contrattuale del 2014. I nostri insegnanti lavorano come i loro colleghi europei. Per un insegnante coscienzioso l'orario di lavoro, incluso quello svolto a casa per la preparazione e la correzione dei compiti, si avvicina alle 40 ore settimanali su 10 mesi. Con il prossimo contratto nazionale di lavoro, vorremmo consentire agli insegnanti di scegliere fra due opzioni: la prima è quella attuale di 18 ore settimanali di lezione; la seconda è un orario per cui le attività svolte oggi a casa, come la correzione dei compiti, la ricerca didattica, ecc. vengono svolte direttamente a scuola nel pomeriggio.Chi sceglie la seconda opzione dovrà essere retribuito maggiormente, avvicinandosi ai migliori livelli europei, e dovrà avere accesso esclusivo agli sviluppi di carriera (le funzioni obiettivo o la posizione di dirigente scolastico). …
La scuola dei nativi digitali:… Il Pd è convinto che le tecnologie digitali possano migliorare la didattica della scuola italiana, ma occorre puntare sulla formazione iniziale ed in servizio degli insegnanti, perché altrimenti Lim e computer restano elementi puramente scenografici. Bene dunque le nuove tecnologie se servono a dare impulso ad una nuova didattica…. Piano straordinario per l’edilizia scolastica: Il patrimonio scolastico italiano vale circa 100 miliardi di euro, sui bilanci di Comuni e Province. Tuttavia è chiaramente inadeguato dal punto di vista della sicurezza… Oltre il 4% delle scuole deve affittare i locali da privati con un onere complessivo peri a 230 milioni. La spesa per la manutenzione degli edifici scolastici nel 2008 era pari a 2,8 miliardi di euro, di cui 1,2 a carico dei Comuni….. E’ urgente un piano straordinario per l'edilizia scolastica. Oggi il 64% delle scuole non rispetta le norme di sicurezza. E' una vera emergenza nazionale.

latecnicadellascuola - 8/02/2013
“Il formale impegno del Pd per i lavoratori della scuola di “Quota 96”
░ Una nota esplicativa di Giuseppe Grasso, tra i promotori del Comitato civico “Quota 96”, sull’impegno che il PD assume, nel programma agli elettori, sulla vicenda dei 3500 docenti che sono rimasti imbrigliati nelle strette maglie della riforma Fornero, per errore tecnico.
Ad essi, infatti, è stato negato il diritto, acquisito già dal settembre del 2011, di accedere alla pensione. Per questo motivo stanno lottando con tutti i mezzi (e su tutti i fronti) per far sì che il loro diritto a pensione venga riconosciuto. L’attuale esecutivo, infatti, nello stilare l’ultima riforma delle pensioni, non ha tenuto conto della specificità del Comparto Scuola – specificità riconosciuta da leggi mai abolite oltre che da precedenti revisioni normative in materia previdenziale – e ha assimilato del tutto improvvidamente le leggi speciali che regolano questo settore alle leggi generali di tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione. Il Comparto Scuola gode da sempre, per esigenze di continuità didattica, di una speciale decorrenza per il collocamento a riposo: il 1 settembre (e non il 31 dicembre) di ogni anno scolastico. Un fatto certo non irrilevante di cui ha tenuto conto il giudice del lavoro di Siena, nel suo provvedimento dello scorso luglio, quando ha ribadito a chiare lettere questa peculiarità statuita da leggi dello stato tuttora in vigore. Più precisamente, a detta dello stesso, l’art. 24 del decreto salva Italia non avrebbe distinto, rispetto alla data del 31.12.2011, con particolare riguardo al settore scolastico, il «dies ad quem della maturazione dei requisiti pensionistici secondo la normativa previgente».
… La responsabile Scuola del PD, Francesca Puglisi, oggi candidata al Senato, dopo aver incontrato una delegazione del Comitato Civico «Quota 96», ha difatti promesso formalmente di impegnarsi in prima persona per sanare la ben nota vicenda qualora il suo partito dovesse vincere le elezioni. L’impegno assunto è considerevole, fanno sapere dal Comitato Civico «Quota 96», e metterebbe la parola «fine» a una storia estenuante fatta di continui e sordi dinieghi governativi rispetto a ciò che non può né deve essere considerato un privilegio. La rappresentante democratica, inoltre, per avvalorare formalmente quanto promesso, ha inserito nel programma elettorale del Pd il riferimento testuale ai lavoratori interessati, quelli che hanno maturato, nell’anno scolastico 2011-2012, la cosiddetta «Quota 96» utile ad uscire dal lavoro secondo le norme antecedenti alla riforma Fornero….


 

Pubblichiamo alcuni articoli sul commento ANIEF alle due velocità delle iscrizioni scolastiche, che negli ultimi 5 anni hanno registrato un aumento al nord di 200mila alunni e una diminuzione al sud di 150mila unità.

ANSA: scuola, Anief: pesa abbandono scolastico, forti rischi a sud

AdnKronos: Scuola: Anief, al Sud più abbandoni, Italia a due velocità

Baobab - Radio 1: puntata del 6 febbraio 2013 (dal min. 1:42:28)

Avanti: scuola, l’Italia spaccata in due: al Sud 150 mila iscritti in meno, 200 mila in più al Nord

La Stampa: Sud Italia, emorragia di studenti. Uno su venti non va a scuola

TMNews: scuola, al Sud 150 mila iscritti in meno, 200 mila in più al Nord

MNews: scuola – Italia a due velocità: in 5 anni al Sud 150mila iscritti in meno, al Nord +200mila alunni

Il Mondo: scuola, al Sud 150 mila iscritti in meno, 200 mila in più al Nord

AgenParl: scuola, Anief: Italia a due velocità e al sud 150mila iscritti in meno

Infosannio: la grande fuga dalla scuola: al sud sempre meno iscritti

Rassegna.it: scuola, crollano iscrizioni nel Mezzogiorno

Partito Democratico: scuola, al Sud 150 mila iscritti in meno, 200 mila in più al Nord. Anief: "E' un'Italia a due velocità"

Il Velino: scuola, Anief: Italia a due velocità

Italpress: Anief, in 5 anni al sud 150 mila iscritti in meno

 

Avvenire – 26/01/2013
“I nuovi analfabeti, ignoranti di ritorno”
░ Intervista a Arturo Allega, studioso italo americano, docente di fisica, dirigente scolastico; si occupa di modelli e tecniche didattiche, autore di “Analfabetismo. Il punto di non ritorno” (Herald Editore).
…Risulta non solo che una buona fetta della popolazione non è in linea con gli attuali limiti dell’obbligo scolastico, ma che c’è anche, a partire dal 2001, una crescita esponenziale degli analfabeti di ritorno al punto da dire con «precisione matematica» che oggi i non istruiti sono più degli istruiti. …«Se dopo aver conseguito un titolo di studio un individuo non continua ad esercitare e aggiornare le conoscenze apprese, succede che finisce per perderle…. I dati dal 1971 al 2011 dicono che la popolazione con un livello di cultura non più sufficiente è ormai il 70% del totale. Ho misurato anche la velocità con la quale crescono le due popolazioni e ho scoperto che il boom di crescita dei non istruiti si è avuto a partire dal 2001. In sostanza dal 1981 al 2001 sono cresciuti del 4%, ma dal 2001 al 2011 sono cresciuti del 16%. Al contempo gli istruiti, che dal dopoguerra erano sempre cresciuti, dal 2001 sono diminuiti del 6% fino al punto che nel 2006 i non istruiti hanno superato gli istruiti crescendo poi in maniera esponenziale… La prima delle quattro date che secondo me hanno rivoluzionato il mondo la indico nel 1985, anno della comparsa di <+corsivo>Explorer<+tondo> e quindi del web. Così come quella del 2001 coincide con l’esplosione della diffusione delle tecnologie digitali. Si può anche pensare che stia nascendo un nuovo alfabeto e che quel 70% non sia composto da "nuovi barbari", ma da "nuovi alfabeti". Nei fatti, però, ci troviamo in un mondo del tutto nuovo in cui il successo sociale ed economico, così come propagandato dai media tradizionali e da internet, appare slegato dalle capacità culturali dell’individuo. Si assiste all’arroganza del self made man orgoglioso di essere senza studi. La scuola è impreparata. E mi viene da pensare che la società democratica rischia, su questa strada, di diventare più manovrabile e fragile».

Il Messaggero – 28/01/2013
“Corsi di sostegno per chi ha difficoltà”
░ … e «sì al diploma a 18 anni»; lo dice Giuseppe Bertagna, già presidente del GdL dei consulenti dell’ex ministro Moratti, nella fase di preparazione della riforma, direttore del Dipartimento di scienze umane e sociali dell’università di Bergamo. Ne riportiamo le parole.
Io sono stato uno dei primi a proporre l’uscita a 18 anni. Oggi si può tornare a parlarne ma a due condizioni precise. La prima prevede una seria verifica nell’ingresso all’università, con esami selettivi e in grado di preparare al meglio i ragazzi. La seconda si poggia su una riorganizzazione dell’istruzione e della formazione professionale superiore. Dovrebbe essere concorrenziale con l’università… Le risorse recuperate dall’anticipo del diploma devono essere utilizzate per organizzare corsi annuali ad hoc per gli studenti che sono in difficoltà, corsi in grado di riportarli al pari degli altri e di ri-orientarli. E’ necessaria una secondaria di quattro anni che comprenda percorsi di liceo e di istruzione e formazione professionale…. E’ necessario riorganizzare il nostro sistema scolastico per livelli, per compiti, per problemi. Usando strutture e forme molto più flessibili rispetto a quelle che ingessano ora la scuola e creano dispersione. Il nostro obiettivo deve essere quello di innalzare il livello culturale e professionale di tutti i ragazzi. Portarli tutti a un titolo di studio superiore. Questo vuol dire che dopo i 18 anni i giovani devono o andare all’università o proseguire con studi professionali superiori.

www.lastampa.it – 28/01/2013
“L’Italia migliora ma non prepara al mondo reale”
░ E’ la valutazione espressa dal direttore del programma Ocse-Pisa Andreas Schleicher, esperto sui sistemi scolastici internazionali.
Non boccia la scuola italiana perché, pur restando sotto la media, fa progressi in termini di efficienza e svecchiamento. Certo, il limite principale è sotto gli occhi di tutti: «Il fatto che tanti laureati non trovino lavoro e tanti imprenditori non trovino personale: la spiegazione è che la scuola non prepara al mondo reale». In un secolo è cambiato il modo d’intendere l’istruzione. «Prima era un processo di selezione - spiega Schleicher - l’economia aveva bisogno di poche persone benissimo istruite e tanti con livello e medio basso». In passato, poi, i contenuti erano validi per tutta la vita, ora cambiano continuamente. Quali sono, quindi, gli ingredienti nuovi da prendere qua e là dai sistemi migliori del mondo? «Prima di tutto il valore che la società dà all’istruzione, quanto la ritiene centrale e meritevole di risorse»…. Un altro ingrediente è la capacità di attrarre i migliori insegnanti: «In Finlandia quello dell’insegnante è il secondo mestiere più ambito dai migliori laureati, e non per lo stipendio; attrae intellettualmente, perché assicura un ruolo attivo». Il terzo elemento è l’investire risorse là dove possono fare la differenza, … Gli ultimi ingredienti sono la coerenza e la capacità di disegnare progetti a lungo termine….

ItaliaOggi – 29/01/2013
“Il decreto, atto controproducente. Serve un regolamento”
░ Si tratta del ventilato decreto sulle nuove classi di concorso; riduce da 122 a 56 le aree disciplinari. Da oltre due anni il MIUR lavora alla nuova tabella delle classi di concorso e dei posti di insegnamento, ai fini della “razionalizzazione” (i.e., allo scopo di consentire ai dirigenti di modulare le nomine ai singoli docenti in un ambito il più ampio possibile di discipline e attività) ridefinendo le singole classi. Secondo il qualificato parere di Carlo Forte, il decreto sarebbe facile bersaglio di ricorsi: potrebbe essere annullabile per violazione di legge e carenza di competenza avendo il MIUR l’intenzione di agire per decreto e non con regolamento.
Al ministero dell'istruzione rischiano di fare una fatica inutile. Il decreto sulle nuove classi di concorso, che il ministero vorrebbe varare, presenta alcuni punti deboli che potrebbero renderlo facilmente annullabile. E ciò potrebbe fare la fortuna dei ricorsifici. Anche perché il bacino di utenza dei potenziali ricorrenti comprende, praticamente, tutti i docenti della scuola secondaria di I e II grado. L'amministrazione, infatti, punta a riformare completamente l'impianto delle classi di concorso. E cioè dei gruppi di discipline che vengono insegnate dai diversi docenti che lavorano nelle scuole secondarie, a seconda della specialità di cui sono titolari. Per esempio, il professore di lettere di scuola media è abilitato nella classe di concorso A043, che comprende le seguenti discipline: italiano, storia, geografia ed educazione civica. Si tratta, dunque, di un tema sensibile. Perché dalla composizione delle classi di concorso deriva la possibilità di impiego dei docenti. E quindi, i diretti interessati hanno ragione di essere preoccupati. Perché a seconda di come verranno ridisegnate le classi di concorso cambierà anche la struttura degli organici. E con essi anche la composizione delle cattedre. É ragionevole ritenere, dunque, che chi si riterrà leso dai nuovi assetti disegnati dall'amministrazione valuterà, necessariamente, la possibilità di difendersi davanti ai giudici. Nel caso specifico, il rimedio più efficace potrebbe essere quello del ricorso al Tar del Lazio. Ed è qui che vengono in rilievo i punti deboli del decreto, sui quali potrebbero appuntarsi i motivi dei ricorsi e un'eventuale sentenza di annullamento da parte del Tar. Il punto più esposto del provvedimento è il metodo utilizzato dall'amministrazione. Il ministero, infatti, ha deciso di agire per decreto, appoggiandosi su una vecchia norma contenuta nel testo unico del '94: l'articolo 405. La normativa più recente, invece, prevede che la «razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso, per una maggiore flessibilità nell'impiego dei docenti» non può essere operata con un semplice decreto. Lo strumento previsto dall'articolo 64 del decreto legge 95/2012 in questa materia, infatti, è il regolamento. Che deve essere adottato tramite un decreto del presidente della repubblica e prevede un iter complesso, che comprende anche il parere obbligatorio delle commissioni parlamentari. I giuristi chiamano questo metodo di formazione dei provvedimenti «riserva di regolamento». E siccome il ministero intende agire per decreto, bypassando proprio la riserva di regolamento prevista dall'art. 64, il decreto potrebbe essere annullabile per violazione di legge e carenza di competenza. Tanto più che la tesi della riserva di regolamento è confortata da ulteriori elementi. Anzi tutto dal principio di specialità. L'art. 405 del testo unico, infatti, è una norma generale. Che prevede la facoltà dell'amministrazione di rimettere mano alle classi di concorso quando è necessario. Ma l'art. 64 del d.l. 95/2012 è una norma speciale (se non addirittura eccezionale) che introduce una deroga per un'ipotesi particolare. E cioè la necessità di procedere con regolamento, per razionalizzare e accorpare le classi di concorso e consentire un maggiore impiego dei docenti per riassorbire gli esuberi strutturali dovuti ai tagli. Oltre tutto, quand'anche si volesse ritenere l'art. 405 alla stregua di norma di pari grado, comunque avrebbe prevalenza l'art. 64 perché è più recente. L'amministrazione ha ritenuto di poter bypassare la riserva di regolamento affermando, nella motivazione del provvedimento, che «gli interventi di razionalizzazione delle risorse umane ivi previsti sono stati altrimenti realizzati». Ma potrebbe non bastare. Prima di tutto perché l'art.64 prevede che anche l'accorpamento delle classi di concorso vada fatta con regolamento (e non per decreto). E poi perché la razionalizzazione operata dall'art. 14. comma 17 del d.l.95/2012, non ha interessato le classi di concorso, ma le utilizzazioni dei docenti in esubero.

ItaliaOggi – 29/01/2013
“Nuove classi nelle sabbie mobili”
░ Ancora in tema di riforma delle classi di concorso. Alessandra Ricciardi spiega gli ostacoli che si frappongono ad un iter celere per il provvedimento.
Meno di un mese alle elezioni. Molto meno di due all'insediamento del nuovo governo. L'opera di rallentamento intanto prosegue, ieri nuovo vertice, e scontro, tra sindacati e ministero. La riforma delle classi di concorso rischia così di non venire fuori dalle sabbie mobile di questa fine legislatura, a dispetto della volontà del ministro, Francesco Profumo, di poche settimane fa. I vertici ministeriali hanno concesso di procedere con gruppi tecnici ad hoc su aree disciplinari omogenee, dovrebbero essere 4 o 5, per superare le criticità. Ma intanto i sindacati non nascondo come la riforma proposta sia molto politica, e dunque meglio aspettare un ministro con pieni poteri. Il provvedimento consentirebbe di ridurre le classi di concorso, ovvero gli ambiti delle discipline che insegnano i singoli prof, per i quali dunque sono formati, reclutati, assegnati alle cattedre, trasferiti e sostituiti, da 122 a 56, di cui 6 sono di nuova istituzioni (danza classica, moderna, logistica, calzature, sostegno per secondaria di primo e secondo grado). I docenti tecnico-pratici erano 55 diventano 26, di cui una classe di nuova istituzione. Obiettivo dell'accorpamento proposto dal ministero attraverso decreto (proprio per riuscire a fare prima, evitando il parere delle commissioni parlamentari) è di evitare l'eccessiva parcellizzazione degli organici, dare maggiore flessibilità ai docenti, rivedere la formazione universitaria. Ma nelle pieghe del decreto, e soprattutto delle tabelle di confluenze delle vecchie classi nelle nuove maxi classi di concorso, i sindacati hanno riscontrato più di una mancanza o di un errore. E soprattutto il venire meno di tutele per gli abilitati delle vecchie classi di concorso. …

Il Messaggero – 30/01/2013
“Lezioni anche d’estate, scuola in rivolta. In Europa le vacanze non sono più brevi”
░ Anche in Francia e Spagna uno stop di 16 settimane in totale (di Alessia Camplone).
Sarà perché il clima è migliore, ma in Europa sono Italia e Spagna che prediligono le vacanze scolastiche in estate. Tre mesi filati, o quasi. Finora è stato così, ma è bastato un sasso lanciato nello stagno in piena campagna elettorale perché il dibattito si incendiasse, facendo presupporre che le vacanze in Italia siano molto più lunghe che negli altri Paesi, cosa che a ben guardare non è. Il sasso, due giorni fa, è stato un riferimento nella bozza sul mercato del lavoro della lista civica di Monti con un riferimento – sotto forma di ipotesi – alla possibilità di limitare ad un mese le vacanze estive, sia pure su base volontaria. Con l’intenzione di offrire un servizio ai genitori che lavorano. Lunedì sono stati i sindacati a scendere in campo, un coro di voci contrarie. Nel frattempo si sono scatenati i social network. Si sono perse per strada le ragioni della proposta, che erano anche quelle di offrire attività sportive o di recupero per gli alunni rimasti indietro nella preparazione, e il messaggio che è passato è quella di una riduzione tout-court a un mese delle vacanze estive scolastiche. Twitter è stata intasata di critiche pesanti, e insulti. Sullo stesso social network Monti ha dovuto chiarire: «Ma chi ha mai parlato di taglio delle vacanze?». Con la replica di Pier Luigi Bersani: «Prima di parlare di allungare o accorciare vacanze estive, teniamo le scuole aperte tutto il giorno per attività didattiche» ha scritto anche lui su Twitter. La ricetta del segretario Pd: «Facciamo manutenzione straordinaria delle scuole, così diamo anche un po’ di lavoro». Dal fronte Pdl entra nella polemica Renato Brunetta: «Un solo mese di vacanza per gli studenti? Mi piace, è una delle poche cose giuste dette da Monti negli ultimi 14 mesi». Ma qual è la situazione vacanze dei nostri studenti rispetto ai ragazzi degli altri Paesi d’Europa? All’incirca in Italia gli studenti stanno lontano dai banchi per 16 settimane, come i coetanei francesi e spagnoli, e una settimana in meno dei romeni che sono in assoluto i più vacanzieri del Vecchio continente. Anche in Svezia si trattano bene, con 15 settimane di riposo dallo studio. In questa cinquina di partenza solo Italia e Spagna si concedono 13 settimane di vacanze estive, in risposta al clima che rende arduo l’impegno sui libri. In Francia, invece, staccano due settimane in autunno oltre a fare vacanze a Natale, carnevale e primavera. Gran Bretagna e Finlandia si accontentano di 13 settimane lontano dai banchi e la Germania abbassa ulteriormente a 12 il periodo di riposo. Nell’estate del nord Europa la vacanza degli studenti dura dalle sei alle 10 settimane, ma in compenso ci sono periodi di riposto sparsi durante il resto dell’anno e non solo a Natale. In Gran Bretagna in particolare, gli studenti possono approfittare di vacanze spot di 4 giorni nel corso dell’anno scolastico. «I genitori non hanno tre mesi di ferie - dice Flavia Capozzi, neuropsichiatra infantile e docente alla Sapienza - quindi è giusto tenere le scuole aperte, ma non con la didattica e le lezioni perché per gli alunni sarebbe faticoso, visto il nostro clima. Organizziamo gli stop durante l’anno».

http://finanza.repubblica.it - 29/01/2013
“Licenziamento colf, da gennaio si paga un contributo ad hoc”
░ Con l'entrata in vigore dell'Aspi, dal 1° gennaio, è scattato anche un nuovo obbligo contributivo per i datori di lavoro che intendono interrompere il rapporto con i propri dipendenti. Si tratta di un nuovo contributo per il licenziamento dovuto all'Inps. L'obbligo riguarda anche i datori di lavoro domestico. Licenziare la colf o la badante, quindi, diventa più costoso. (di Antonella Donati).
In caso di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per causa diversa dalle dimissioni, dunque, il datore di lavoro è tenuto a pagare un ulteriore contributo destinato al finanziamento dell’Aspi. La somma da versare è pari a 483,80 euro per ogni dodici mesi di anzianità, a prescindere dal numero di ore lavorate. Il contributo è dovuto per un massimo di tre anni, quindi con un tetto di 1.451,40 euro. Il contributo di licenziamento, da versare all'Inps, si paga qualunque sia la motivazione del licenziamento, anche se questo avviene per giusta causa. Non è dovuto alcun contributo solo in caso di dimissioni volontarie e licenziamenti effettuati in conseguenza di cambi di appalto, ai quali siano succedute assunzioni presso altri datori di lavoro, in applicazione di clausole sociali che garantiscano la continuità occupazionale prevista dai contratti nazionali, o interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, nel settore delle costruzioni edili, per completamento delle attività e chiusura del cantiere. L'Inps non ha ancora emanato le istruzioni operative per il pagamento, mentre nella circolare 140/2012 ha fato il punto sui nuovi obblighi. Per i datori di lavoro domestico è prevedibile, comunque, che la richiesta di versamento verrà inviata a domicilio in seguito alla comunicazione della conclusione del rapporto di lavoro.

Il Messaggero.it - 1/02/2013
“Stretta sugli atenei, arriva l’esame di qualità”
░ Una commissione valuterà i requisiti per i finanziamenti.
Un bollino blu per l’università. … La novità è nel decreto firmato due giorni fa dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che introduce parametri oggettivi a tutto campo, dalla didattica all’organizzazione delle sedi e dei corsi di studio; unificando, per la prima volta, una normativa che fino ad ora era frammentata se non assente. A promuovere (ma anche bocciare) gli atenei ci penserà l’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (voluta dal ministro Fabio Mussi e istituita nel 2010 dal ministro Mariastella Gelmini) e che già valuta la ricerca e assegna le risorse. Il nuovo sistema nasce per aiutare le aspiranti matricole a scegliere il titolo di studio che si crede dia più possibilità di preparazione e, di conseguenza, anche di occupazione; ma anche e soprattutto per incentivare gli atenei a migliorarsi. Con il rischio di chiuderli se non si sta a passo con il merito. E di far piazza pulita di quei corsi che non vanno incontro a reali esigenze degli studenti e del mercato. In Italia c’è un’offerta formativa a livello universitario di circa cinquemila titoli di studio in 89 atenei. Dal prossimo anno cambiano le regole, da subito, per università e corsi di studio all’esordio. Per quelli già esistenti l’impatto sarà graduale. Regole nuove che valgono per gli atenei statali, privati e anche per le facoltà on line. Il “controllo di qualità”, che sarà a più livelli (il principale, con una Commissione che visiterà periodicamente le facoltà) dovrà essere rinnovato ogni 5 anni per le sedi universitarie e ogni 3 per i corsi. Con l’effetto che, se non ci sarà rispondenza con i requisiti di qualità si chiude il corso, o addirittura l’università. Nella valutazione periodica saranno presi in considerazione oltre ai risultati di didattica e ricerca e all’organizzazione delle sedi e dei corsi, i requisiti dei servizi per gli studenti dalle aule alle biblioteche fino ai laboratori. Dovrà essere rispettato il numero massimo di esami per ogni singolo corso. «C’è in gioco una partita molto innovativa - commenta Muzio Gola, docente al Politecnico di Torino ed ex rettore - che ci vede allineati al resto dell'Europa e che è rappresentata dall'introduzione dell'assicurazione della qualità con i processi educativi che debbono essere tutti sotto controllo». Con questo decreto – spiega il ministero – ci si allinea alla maggior parte dei Paesi europei che già a partire dagli anni ’80, con l’Olanda a fare da apripista, hanno sviluppato sistemi simili. Avranno voce e ascolto anche gli studenti. E non sarà un via libera garantito neanche l’eventuale abbondanza di docenti, perché tra i requisiti richiesti ci sarà la sostenibilità finanziaria…. È prematuro dire quali delle 89 università italiane sono a rischio.
l’Unità - 1/02/2013
“Giovani derubati della fiducia”
░ Un commento di Giuseppe Provenzano.
l'Unità
È l’Italia che si impoverisce, e nella crisi perde pezzi di futuro. E così intacca il suo giacimento più prezioso, quel capitale umano che non valorizzato. È ciò che non solo interrompe ma rischia di minare ogni prospettiva di sviluppo del nostro Paese. È di tutto questo che ci parla il dato del crollo delle immatricolazioni all’Università. Non è il primo anno che viene denunciata questa inversione di tendenza, che inchioda l’Italia agli ultimi posti per numero di laureati tra i paesi Ocse. E proprio i numeri del decennio tracciano la sua parabola declinante, il precipitato di occasioni sprecate. Sprecato è il forte investimento che dalla metà degli anni Novanta aprì l’accesso all’istruzione avanzata a una massa di giovani, specialmente donne e meridionali, con la promessa di buona occupazione, verso una società della conoscenza e un’economia fortemente competitiva. Si iscrivevano all’Università sempre più diplomati, fino a oltre il 70% nel 2004, soprattutto nel Sud che colmava i divari formativi con il resto del Paese. Da allora, è iniziato un lento declino che la crisi ha accelerato, e quella percentuale è tornata ai livelli di quindici anni fa. Crollano le immatricolazioni non solo per un calo demografico o per la diminuzione degli immatricolati adulti (fenomeno importante in seguito alla riforma universitaria di fine anni Novanta). Oggi pesa la crisi, la difficoltà delle famiglie a farsi carico del costo di mandare i figli all’università. Tuttavia, la ragione principale va ricercata proprio nella promessa mancata sul lavoro, nel tradimento alle nuove generazioni. Anche ai laureati, a cui l’Italia ha dato soltanto un’alternativa tragica tra la precarizzazione e la marginalizzazione, lo «spreco» (si pensi ai Neet, alle centinaia di migliaia di laureati inoccupati) o peggio la «fuga» (con l’esercito dei nuovi fuorusciti). Al di là dei limiti interni al sistema formativo e universitario, della notoria mancanza di una politica per la ricerca, del diritto allo studio spesso vergognosamente negato, i fattori economici e sociali, attuali e di prospettiva, assumono un peso decisivo nelle scelte formative. È la forma più grave di «scoraggiamento» sociale: matura l’idea che investire nel sapere, e dunque in se stessi, alla fine non serva, altri sono i modelli di affermazione sociale. A che serve andare all’Università a per un giovane che si troverebbe a venticinque anni senza un lavoro all’altezza delle sue competenze e ambizioni? A che serve se a trent’anni, senza un sistema di protezione familiare o clientelare alle spalle, non avrà un reddito che garantisca una vita dignitosa? Chissà che qualcuno oggi non si accorga, pure in una campagna elettorale dove fanno capolino vecchi uomini e vecchie idee, che questo dato sul crollo delle immatricolazioni è un frammento di specchio che restituisce, con un’immagine abbastanza inquietante, la più nitida visione della posta in gioco: il ruolo dell’Italia, della sua società, della sua economia, nell’Europa e nel mondo di domani. Un domani per cui si sta facendo ormai troppo tardi, e non si può perdere altro tempo. …
 

Pubblichiamo alcuni articoli sull'accoglimento, da parte del TAR Lazio, del primo ricorso ANIEF contro la soglia di 35/50 alle prove preselettive del concorso a cattedra.

Il Sole 24 Ore: concorsone della scuola: il Tar Lazio boccia la soglia di 35/50esimi alle preselezioni

Italia Oggi: concorso prof, accolto il ricorso Anief contro il punteggio

Il Messaggero: concorso per docente, speranze per gli esclusi

QN-Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione: concorsone, candidati ripescati dal Tar

Il Mattino: concorso a cattedra, il Tar ammette anche i candidati tra il 30 e il 34,5

Il Secolo XIX: scuola, "concorsone": il Tar Lazio boccia il Miur

Il Sole 24 Ore: concorso scuola, allo scritto solo con la sufficienza

Il Mondo: Scuola/Concorso, Tar: Ammessi agli scritti dal voto di 30-50esimi

Tuttoscuola: il concorsone tra regole, Tar e destabilizzazione

ANSA: scuola: Concorso prof; Anief, accolto ricorso contro punteggio

Il Quaderno: concorso a Cattedra: accolto il ricorso per le preselettive. Candidati ammessi con riserva

Public Policy: scuola, Anief: Tar ammette a scritti candidati con punteggio 30-34,5

Italpress: concorso, Anief: accolto da Tar lazio ricorso contro soglia 35/50

Lettera 43: concorso scuola, accolto ricorso Anief

International Business Times: concorso scuola, accolto ricorso Anief contro la soglia 35/50 della prova preselettiva

Blitz Quotidiano: scuola, il Tar boccia la soglia di 35/50 per le preselezioni del “concorsone”

Leggi Oggi: concorso scuola 2012/13: per il Tar è illegittima la quota di 35/50 

TMNews: Scuola/ Concorso, Tar: Ammessi agli scritti dal voto di 30-50esimi

MNews.it: concorso a cattedra: accolto dal TAR Lazio il ricorso Anief contro la soglia 35/50 alle preselezioni

Tecnica della Scuola: concorso a cattedra, accolto il primo ricorso Anief per chi ha conseguito tra 30 e 34,5 punti

AgenParl: scuola, Anief: accolto ricorso contro soglia 35/50 delle preselezioni

l’Unità – 19/01/2013
“Atenei, sulla valutazione Parigi ci ripensa”
░ Una riflessione di Mario Castagna su un tema di grande attualità.
Mi auguro che l’Aerés venga sostituita da un organismo realmente indipendente nonché pienamente legittimato dal punto di vista scientifico». Con queste durissime parole il ministro francese dell’Università e della Ricerca, Geneviève Fioraso,ha annunciato la soppressione dell’Aerés, l’agenzia nazionale francese per la valutazione e la ricerca scientifica.La decisione del ministro arriva dopo mesi di dure critiche al lavoro dell’agenzia accusata di estrema burocratizzazione e di scarsa trasparenza. …. Che le cose non andassero bene lo si era già capito nei mesi scorsi quando, durante una consultazione che il ministro aveva organizzato con le università di tutta la Francia, le critiche all’Aerés erano state le più frequenti. In questo aggiornato cahiers de doleances, erano stati numerosi coloro che avevano denunciato l’eccessivo carico di lavoro ma soprattutto l’estrema rigidità delle griglie di valutazione. Anche per questo i rettori avevano organizzato vere e proprie sedute di ripetizioni per insegnare ai loro ricercatori a rispondere ai questionari di valutazione e a dipendere, come il ranking del bilancio pubblico nazionale, dal verdetto di un’agenzia che è fuori da ogni controllo democratico. In Italia al posto dell’Aerés c’è la l’Anvur, l’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca. Cambia il nome ma sono uguali le critiche che gli vengono rivolte. «Anche l’agenzia italiana ha molti difetti, forse anche peggiori della burocratizzazione racconta Mario Ricciardi, professore alla facoltà di Giurisprudenza di Milano ed animatore della rivista telematica Roars pecca un po’ di dirigismo quasi sovietico. È oggi un concentrato di potere enorme che decide dell’assunzione dei professori come delle politiche universitarie generali. È il vero ministero dell’Università». Per questo, anche in Italia, sono in molti oggi a chiedere la chiusura dell’agenzia di valutazione. Le voci favorevoli all’abolizione dell’Anvur sono ancora una piccola minoranza, mentre molto più numerose sono le voci di coloro che vorrebbero un profondo cambiamento dell’agenzia…

l’Unità – 20/01/2013
“Più scuola per favorire l’uguaglianza”
░ La riflessione di Benedetto Vertecchi in tema di obbligo di istruzione poggia sulla costatazione che la presa delle decisioni politiche in materia di formazione e istruzione mirano prioritariamente a ridurre le spese, diminuendo la consistenza del servizio: un intento che Vertecchi addebita alla Destra. Ed è giusto però il problema è che anche i governi di Sinistra sono stati della stessa idea come Luigi Berlinguer che voleva decurtare di un anno l’offerta formativa.
…Gli interventi legislativi promossi dai governi della Destra si sono caratterizzati da un lato per l’incerto disegno del modello architetturale, dall’altro per la semplicità, al limite del banale, delle regole di funzionamento. L’architettura del sistema è stata piegata ad assecondare un proposito di contenimento della popolazione scolastica, che ha come condizione iniziale l’interruzione della tendenza all’aumento del numero di anni compreso nella fascia dell’istruzione obbligatoria. Non si è trattato di una novità: anche la riforma scolastica del 1923 aveva perseguito, peraltro senza raggiungerlo, il medesimo intento…. La variante attualizzata di tale linea è consistita nello sfumare il principio (peraltro sancito nella Costituzione) dell’istruzione obbligatoria per almeno otto anni. Oggi i limiti dell’obbligo sono piuttosto incerti. Non si sa bene quando l’obbligo abbia inizio, né quando possa considerarsi soddisfatto. La destra, e i tecnici, non sono apparsi particolarmente interessati a incrementare la cultura di base della popolazione, lasciando che variabili esterne al sistema educativo finissero col prevalere nella definizione del profilo culturale della popolazione. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: dilaga una comunicazione sociale di cattiva qualità, si è affermato un insidioso mitridatismo nei confronti della sciatteria grammaticale, la sintassi si è impoverita, si manifestano difficoltà crescenti nella comprensione e nell’espressione di messaggi scritti, crescono le incertezze ortografiche e via lamentando. D’altra parte, le regole di funzionamento delle scuole hanno teso prioritariamente a ridurre le spese, diminuendo la consistenza del servizio. La semplicità, dunque, è solo il riflesso di un’offerta d’istruzione sempre più angusta. Si è affermato, fraintendendo o mistificando, che l’orario delle attività delle nostre scuole è tra i più alti d’Europa, superiore a quello delle scuole di Paesi che nelle rilevazioni internazionali ottengono risultati di gran lunga migliori. Quest’affermazione è possibile accreditando l’equivoco per il quale si confrontano solo gli orari delle lezioni, non quello complessivo delle attività. I nostri bambini e i nostri ragazzi trascorrono a scuola unicamente il tempo necessario a fruire delle lezioni. Altrove l’orario delle lezioni rappresenta una parte, talvolta neanche maggioritaria, dell’orario di funzionamento, a comporre il quale concorrono sia le attività che comportano l’applicazione degli apprendimenti conseguiti, sia quelle che hanno come scopo lo sviluppo della socializzazione, le interazioni col reale che contorna la scuola, l’incremento della motivazione ad apprendere, la fruizione di un sostegno individualizzato. … C’è bisogno di impegnarsi in attività che compongano il pensiero con l’azione, come sono quelle che si possono svolgere in un laboratorio di fisica, di chimica o di biologia, impegnandosi in progetti che coinvolgano il contesto, sociale o fisico, in cui la scuola opera, aprendo spazi per la manifestazione di interessi in settori che, pur rilevanti dal punto di vista conoscitivo, non trovano spazi per esprimersi nei recinti tradizionali della cultura scolastica (teatro, musica, arti plastiche e pittoriche, ma anche giardinaggio, orticultura o manutenzione di beni strumentali). In analogia a quanto è già avvenuto in altri Paesi, occorre impegnarsi per ridefinire l’ordinamento del sistema educativo. Per cominciare, c’è bisogno di una legge che stabilisca in modo inequivoco che l’obbligo d’istruzione riguarda tutti fino al compimento dei18 anni (fino a 16 se gli ultimi due anni sono cogestiti col sistema per la formazione professionale). In parallelo, c’è bisogno di razionalizzare e generalizzare l’offerta educativa per l’infanzia, dai primi mesi di vita all’inizio dell’istruzione primaria (sarebbe anche un modo per riavviare in Italia una tendenza positiva nell’evoluzione demografica). Sul versante delle regole di funzionamento si deve prevedere un orario che comprenda gran parte della giornata nei primi cinque giorni della settimana (le dotazioni dovrebbero essere disponibili anche il sabato per attività individuali o di piccoli gruppi). … L’estensione dell’orario di funzionamento delle scuole è essenziale per conferire equità al sistema educativo. Bambini e ragazzi saranno meno esposti alle sollecitazioni consumiste che dominano al di fuori della scuola. L’esperienza di altri Paesi (a cominciare dalla Finlandia, il Paese che svetta nelle graduatorie internazionali) ha mostrato che l’impegno nella scuola, oltre l’orario delle lezioni, ha effetti positivi sull’evoluzione della competenza linguistica, sulla socializzazione e, in generale sull’apprendimento. Potrebbe essere superato l’attuale divario fra allievi che dispongono e quelli che non dispongono di opportunità educative integrative o sostitutive di quelle scolastiche.
ItaliaOggi – 22/01/2013
“Quella valutazione è a rischio ricorso"
░ L'avviso ministeriale del 15 gennaio, che indica i criteri di valutazione delle prove scritte del concorso a cattedre, potrebbe non avere valore giuridico (di Davide Colombo).
L'avviso ministeriale del 15 gennaio, che indica i criteri di valutazione del concorso, travalica l'ambito che gli compete sia nel definire criteri omogenei di valutazione delle prove scritte per tutto il territorio nazionale sia nello stabilire le modalità di attribuzione del voto. Non che non si avverta l'urgenza di un'omogenea attività di revisione e valutazione degli scritti ma lo strumento scelto, un avviso nemmeno firmato, non è giuridicamente idoneo a modificare o integrare le norme che regolano lo svolgimento del concorso, il bando n. 82 del settembre 2012 e il decreto del presidente della repubblica n. 487 del 1994. Ai sensi del regolamento tocca alle singole commissioni esaminatrici decidere «i criteri e le modalità di valutazione delle prove concorsuali» (art. 12, primo comma) e non al ministero. Se lo vuol fare deve proporre una modifica del regolamento. E non tocca nemmeno al ministero decidere che ogni singolo quesito dei tre o quattro che costituiscono ciascuna prova deve essere valutato con un punteggio da zero a dieci e poi sommare i voti per ottenere la valutazione in quarantesimi o trentesimi. Il bando prevede espressamente che ogni commissione assegni a ciascuna prova, complessivamente considerata, una valutazione in quarantesimi (art. 7, quarto comma, del bando), e non valutazioni espresse in decimi sui singoli quesiti che compongono la prova da sommare alla fine per ottenere il risultato. Si tratta, forse, di mere formalità procedurali ma buone per attivare un contenzioso, di cui il panorama dei concorsi indetti dal ministero dell'istruzione è già così ricco e variegato. C'è solo da sperare che le singole commissioni facciano propri i criteri proposti dal ministero e li adottino a loro volta, sanando un procedimento che altrimenti sarebbe facilmente censurabile.

La Stampa – 23/01/2013
“Iscrizioni a scuola a rischio"
░ La scommessa. Riuscirà il sistema informatico del Miur a far iscrivere un milione e settecentomila studenti? (di Flavia Amabile). Ci permettiamo di notare, comunque, che per ogni procedura innovativa occorre rodaggio.
Archiviato il primo giorno di iscrizioni on line, compresa la difficoltà del rodaggio di un nuovo meccanismo e la poderosità dei numeri, al secondo giorno in tanti hanno iniziato a fare due conti e il Miur e il suo sistema informatico non ne sono usciti bene. Alle 13 di ieri erano 52.501 le domande inserite per le iscrizioni on line alle 13.00 di oggi, di cui 36.384 arrivate effettivamente alle scuole. Dove sono finite quelle 16.117 domande? Sono davvero state 'compilate e tenute in sospeso dai genitori' come sosteneva il Miur ieri in un comunicato? O rappresentano la cifra del fallimento quotidiano degli italiani che stanno tentando di iscrivere i figli a scuola, come sostiene Federconsumatori? E in questo caso il dato sarebbe preoccupante. Alle 13 di lunedì avevano fallito in 5408, il 41,59%, il che vale a dire che 4 su 10 non ce l'avevano fatta. Al secondo giorno la percentuale di fallimenti - o 'sospensioni', a seconda dei punti di vista - è un po' calata, siamo al 30,69%, tre su 10 tentativi. Bisogna però considerare - come fa il sito 'Tutto scuola' - che si attendono un milione e 700 mila domande e dal 21 gennaio, primo giorno di iscrizione, al 28 febbraio, ultimo giorno, vi sono in tutto 39 giorni utili per l’iscrizione on line. 'Se gli accessi venissero distribuiti in modo regolare, il sistema dovrebbe consentire ogni giorno in media circa 44 mila iscrizioni (1.700.000/39 = 43.590). È pensabile che nelle ultime settimane, avvicinandosi la scadenza finale, gli accessi potrebbero tranquillamente superare i 50/60 mila contatti al giorno, cioè più del doppio dei 23 mila di ieri che hanno fatto saltare il sistema', calcola il sito, che avverte: 'se con 23 mila accessi il sistema è andato ripetutamente il tilt, con il raddoppio è destinato a collassare'. I responsabili concludono proponendo un potenziamento immediato del sistema anche a costo di prevedere uno stop momentaneo delle iscrizioni per evitare problemi più gravi e la necessità di una proroga della scadenza finale. Sulla proroga la Federconsumatori, invece, è esplicita: 'Il Ministro la preveda per prevenire episodi di sovraffollamento'. Le difficoltà sono reali: dal Miur fanno sapere di avere pronto un gruppo di intervento tecnico e di stare organizzando un potenziamento della memoria web.

Il Messaggero – 24/01/2013
“Sono finiti i soldi. Niente scuole pre-materne"
░ La sperimentazione delle sezioni Primavera, che accolgono bambini di età compresa tra i 24 e i 36 mesi, è a rischio. A finanziare le sezioni, oltre al Miur, il ministero del Lavoro, il Dipartimento per la famiglia (stanziamento di quasi 35 milioni di euro), le regioni, gli EE.LL.).
Troppe nubi sulla sezione primavera. A lanciare l’allarme sono i sindacati, che hanno denunciato il rischio che salti, per mancanza di risorse, l’ingresso anticipato dei bambini dai due ai tre anni a scuola. Un servizio, quello delle “sezioni primavera”, che è stato istituito in via sperimentale nel 2007, dall’allora ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni per garantire ai piccoli dai 24 ai 36 mesi un servizio educativo su misura anticipando di fatto l’ingresso alla materna, alla quale queste sezioni devono comunque essere sempre aggregate. … Nel 2010/2011, nel monitoraggio fatto dal Miur, sono risultate oltre 1.600 sezioni, 25 mila bambini iscritti e circa 5.000 tra insegnanti e personale di supporto coinvolti. Quello che sembrava un servizio destinato a crescere però da un paio d’anni sta facendo i conti con la crisi e il taglio delle risorse. Già nel 2011 il ministero del Lavoro ha faticato a trovare finanziamenti. … Sono già molte le sezioni che non avendo più risorse hanno interrotto il servizio. Soprattutto statali. Altre, invece, e sono soprattutto le paritarie, son riuscite a rimanere in vita compensando con i bilanci del proprio istituto o chiedendo ai genitori di dare un contributo più alto. Le scuole sono venute in soccorso delle “primavera”, anche facendo debiti. Altre son riuscite a sopravvivere grazie al contributo di regioni e comuni che si son fatti carico di dare continuità al servizio. Ma per tutte il rischio è la chiusura se non si sbloccheranno presto le risorse necessarie. Una situazione che sta lasciando le famiglie nell’incertezza, tutto rimane in sospeso, tanto che nei moduli per le iscrizioni al prossimo anno scolastico queste sezioni non sono state neanche previste….

latecnicadellascuola.it – 25/01/2013
“Iscrizioni on line, è scontro Cgil-Miur: per il sindacato ancora tanti i problemi da risolvere"
░ Criticità, per le iscrizioni on line.
Oltre agli alunni provenienti da famiglie di stranieri prive di permesso di soggiorno, rimangono ancora potenzialmente discriminati i figli di genitori ex conviventi ora separati e i bambini per i quali la procedura di adozione non sia ultimata e che quindi non sono ancora in possesso del codice fiscale…. Questi nuclei familiari sono sprovvisti di codice fiscale. Un elemento invece indispensabile per vedersi validata la domanda d’iscrizione scolastica. “Mai prima d’ora in questo paese era stato messo in discussione il diritto di tutti ad andare a scuola”, tuona Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil. … La Flc-Cgil ha deciso di scrivere una lettera al Ministro, nella quale chiede all’amministrazione “di provvedere immediatamente ad eliminare questo ostacolo, di porre immediatamente rimedio, di darne informazione a tappeto, capillare ed efficace, chiarendo che tutti, anche i figli di coloro che non hanno il permesso di soggiorno, hanno diritto di andare a scuola”.

retescuole – 25/01/2013
“Tagli e scatti: i conti della Ragioneria non tornano !"
░ Riportiamo, in parte uno studio di Isvaldo Roman; evidenzia aspetti poco rassicuranti. Ci limitiamo al paragrafo: Riduzione del personale.
La politica del governo Berlusconi sulla scuola, malamente ereditata da Monti, (nell’anno scolastico 2012-13 gli organici sono rimasti invariati ma varie misure: 4° anno del maestro unico, inidonei, esuberi, dimensionamenti e istituti comprensivi, hanno di fatto ridotto lo spazio per i precari) si proponeva un complessivo ridimensionamento delle strutture materiali e delle risorse umane destinate al nostro sistema di istruzione. Un ridimensionamento misurabile con la riduzione del personale in essa impegnato e con la corrispondente riduzione della spesa del bilancio dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali ad essa destinata.(-4,6 miliardi). La relazione presentata nell’Audizione alla Camera dalla Ragioneria Generale dello Stato, pur caratterizzata da gravi silenzi ed omissioni e da una povertà assoluta nella presentazione dei dati finanziari, qualche spiraglio di verità lo lascia intravvedere. Sulla riduzione del personale essa indica(solo in una tabella peraltro non commentata) per l’a.s 2011-12 ( al 31 dicembre) la presenza in servizio di 1.011.413 dipendenti di cui 7.991 Dirigenti, 799.185 Docenti e 204.237 ATA a fronte del 1.137.592 in servizio alla stessa data nell’anno scolastico 2007-2008…. Manca anche ogni riferimento alle modalità di attuazione delle previsioni di riduzione contenute nel Piano programmatico e un confronto con le prescrizioni contenute nei tre Decreti interministeriali di riduzione degli organici che dal 2009 al 2012 hanno, sia pur con gravi ritardi e irregolarità, accompagnato una cosi vasta e rovinosa potatura dei posti: una diminuzione del 10% dei docenti e del 17% per gli ATA. Con tali Decreti che la Relazione non prende mai in considerazione si sono ridotti (rispetto all’anno scolastico precedente nel 2009-10, per i docenti 42.102 posti, di cui 10.000 nell’organico di fatto; nel 2010-11 25.558 posti; nel 2011-12 ,19.699 posti. Per gli ATA le riduzioni sono state rispettivamente di 15.000, 15.000 e 14.000 posti. Manca inoltre un confronto con la situazione di partenza dell’anno scolastico 2008-9 e risulta pertanto non documentato e incomprensibile il giudizio sul mancato raggiungimento dei risultati di riduzione del personale previsti dall’art.64. In realtà mentre per gli ATA non si è potuto negare che la riduzione dell’organico del 17% sia stata pienamente raggiunta, per i Docenti, gli artifici e le cortine fumogene sollevate per nascondere gli effetti del soprannumero e degli insegnanti di sostegno non hanno consentito un’analoga verifica. Di nuovo nella Relazione della Ragioneria vi è il richiamo al reale obiettivo posto dall’art.64. Fino ad oggi la pubblicistica aveva trattato la questione semplificando con l’indicazione di una riduzione di 87 mila posti di docente e 44.500 posti di ATA. Ma mentre per gli ATA la legge prevedeva una riduzione complessiva pari al 17% dell’organico, per gli insegnanti era prevista una riduzione dei posti in organico o altro? In realtà per i docenti non si trattava di riduzioni dell’organico ma di riduzioni di esso finalizzate a quella complessiva del numero dei docenti in servizio (di ruolo e non di ruolo). L’art. 64 non dice, e la Ragioneria finalmente sembra riconoscerlo, che si devono ridurre di 87 mila posti gli organici, dice che il rapporto studenti /insegnanti deve aumentare di una unità passando da quel 8,94 del 2008-2009 al 9,94 che doveva realizzarsi nel 2011-12. Secondo la Relazione tecnica allegata al DL n.112/08 il rapporto studenti insegnanti nel 2011-12 avrebbe dovuto essere tale da realizzare, considerando invariato il numero degli studenti, una diminuzione di 87 mila unità rispetto al numero di insegnanti in servizio nel 2007-08 che era pari a 868.542 unità. La riduzione prevista è quindi rispetto quella complessiva dei docenti che comprendeva anche i posti e gli spezzoni non in organico assegnati ai non di ruolo a tempo determinato, al sostegno e agli insegnanti di R.C. Oggi solo per il sostegno ce ne sono circa 36.000mila. In sostanza l’articolo 64 non si riferisce al rapporto studenti/posti in organico ma al rapporto studenti/totale dei docenti in servizio. Quindi il numero dei docenti da considerare nel 2011-12, risultante dopo i tagli, non si riferisce ai posti in organico di diritto soluzione che nessun Dirigente del MIUR ha mai pensato di prospettare, ma al totale 791.729. (La Ragioneria allude nella tavola 1 a 799.185 unità, ma non chiarisce quale è la composizione di tale aggregato) Nel 2011-12, con 791.729 insegnanti in servizio e con 7.826.232 studenti, il rapporto studenti/insegnanti non è 9,94 ma è 9,88. Per conseguire tale rapporto il numero degli insegnanti avrebbe dovuto essere di 787.343 unità. Vi è quindi uno scarto dall’obiettivo di 4.805 unità. Tale conclusione però si avrebbe considerando nel numero totale dei docenti, calcolato col metodo del cedolino, oltre agli insegnanti in esubero, anche le categorie degli insegnanti di sostegno e di religione cattolica. Entrambe cresciute di numero nel periodo considerato per cause che non riguardano le misure di razionalizzazione: decisione della Corte Costituzionale e modalità di gestione dell’organico da parte delle Curie. Il numero delle classi é diminuito di 10.000 unita ma nel periodo in questione queste due categorie sono aumentate di numero con l’inevitabile scarico delle riduzioni sul gruppo dei posti normali. In realtà il confronto dovrebbe essere fatto fra il numero di insegnanti in servizio su posti normali nel 2008-09 (745.700 di cui 91.407 a tempo determinato su spezzoni) e nel 2011-12 (667.513 di cui 70.745 a tempo determinato su spezzoni). In tal caso il rapporto risulterebbe nel 2008-09 pari a 10,41 e nel 2011-12 pari a 11,52 la differenza sarebbe +1,11 superiore all’1 previsto dalla legge!

 

www.latecnicadella scuola.it – 11 gennaio 2013
“La lettera “segreta” della Bce all’Italia sulla scuola”
░ La famosa lettera che la Bce, Banca centrale europea, ha spedito all’allora Governo italiano per impegnarlo a superare la crisi.
Nel corso della puntata di "Servizio Pubblico"… è venuta fuori la famosa lettera che la Bce, Banca centrale europea, ha spedito all’allora Governo italiano per impegnarlo a superare la crisi… E in quella lettera cosa c’è che riguarda la scuola?... Per accelerare la crescita dell'economia, Jean-Claude Trichet e Mario Draghi richiamano esplicitamente l'esigenza di rivedere le norme sulle assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori (per i quali nella lettera si usa il termine «dismissal») nelle imprese applicando l'intesa del 28 giugno tra la Confindustria e i sindacati, «che si muove in questa direzione»…. Alla voce “Capitale umano”, si chiede praticamente al governo “Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance” (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). Alla lettera spedita dalla Bce, il governo italiano risponde e sulle richieste relative alla valorizzazione del capitale umano è detto: a) Promozione e valorizzazione del capitale umano. L'accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l'anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell'arco d'un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento. Si amplieranno autonomia e competizione tra Università. …
La lettera entra poi nel merito di alcune proposte: - rispetto a Scuola ed Università si parla di “promozione e valorizzazione del capitale umano”: in sostanza vuol dire che queste si devono modellare secondo criteri di impresa, creando futuri dipendenti completamente disciplinati e sottomessi alle esigenze del profitto. Si pensa ad un “programma di ristrutturazione per le scuole” (leggi: taglio di fondi, altri licenziamenti), si “amplieranno autonomia e competizione tra Università”…

Il resto del Carlino – 13 gennaio 2013
“Scuole, in arrivo altri tagli. A rischio anche il sostegno”
░ La spending review taglia il fondo per il Miglioramento dell'offerta formativa per finanziare gli scatti d'anzianità dei docenti.
Le spending review taglia il Mof e il Fis? E allora i presidi tagliano il Pof. … La scure cade anche sugli incarichi di staff (dai vicari ai coordinatori di commissioni): azzerati…. Il nodo è presto detto: il Mof è il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa che sarà potato non meno del 23% (ma si ipotizza fino al 38%); i soldi recuperati sono destinati a finanziare gli scatti di anzianità di 120mila professori (in primis quelli del 2011). Il Mof contiene il Fis, il fondo di istituto (già drenato del 30% nell'ultimo anno) da cui i presidi attingono per sovvenzionare i progetti inseriti nel Piano dell'offerta formativa (appunto il Pof: la carta d'identità di ogni istituto). Ma anche per pagare gli stipendi ai supplenti e l'integrativo ai vicari e ai docenti con funzioni strumentali. …

Scuola oggi.org – 14 gennaio 2013
“Il pasticcio delle ferie “maturate e non godute”
░ Prima con la spending review poi con la legge di stabilità, il governo Monti, complice il Parlamento, è riuscito a dare ulteriori picconate a quel che rimane del modello contrattuale nazionale. (di
Pippo Frisone).
Dove il governo ha dato il meglio di sé è stato sulle ferie. Spinto dall’emergenza e dalla necessità di fare cassa ad ogni costo, con la spending review ha vietato ogni monetizzazione delle ferie maturate e non godute in tutto il pubblico impiego, scuola compresa…. L’attuale ordinamento (dlgs.297/94) prevede una scansione dell’anno scolastico che inizia il 1° settembre e termina il 31 agosto. All’interno dell’anno scolastico si svolgono tutte le attività didattiche ( attività d’insegnamento e funzionali all’insegnamento), dal 1° settembre al 30 giugno, salvo prosecuzione in luglio per gli esami di stato nel 2°grado.
Le attività didattiche sono comprensive delle lezioni secondo il calendario scolastico, definito a livello regionale, che stabilisce anche i periodi di sospensione (natale, pasqua, carnevale…). E’ sempre il contratto nazionale (comma9 art.18), consolidando norme di legge precedenti alla contrattualizzazione, a stabilire che il personale docente debba usufruire delle ferie durante i periodi di sospensione delle attività didattiche (mesi di luglio e agosto). Nella rimanente parte dell’anno , vale a dire durante le lezioni, le ferie sono consentite ai docenti per non più di 6 giornate lavorative e senza oneri aggiuntivi per le sostituzioni. Le citate norme contrattuali, nel rispetto di quelle ordinamentali, hanno tenuto conto con coerenza sia della specificità del settore, non assimilabile ad altri comparti pubblici, sia del particolare status dei docenti di ruolo e supplenti.
Quello che non è stato fatto con la spending review e con la legge di stabilità. Oltre allo sfregio d’invadere il terreno contrattuale, l’intervento legislativo ha dimostrato che non può tornare ad essere lo strumento più idoneo a regolare una materia contrattuale così complessa come quella delle ferie. Basta vedere come la pezza messa con la legge di stabilità si è dimostrata peggiore del buco creato con la spending review. Il divieto alla monetizzazione delle ferie per i supplenti, entrato dalla porta esce dalla finestra, perdendo per strada però tanti giorni quanti sono i periodi di sospensione, questa volta delle lezioni e non dell’attività didattica. Questa novità viene estesa anche al personale di ruolo,docente e ata, facendo strame degli attuali ordinamenti, di ogni specificità della scuola e della funzione docente.
I periodi di sospensione delle lezioni per la prima volta rientrano nel computo delle ferie godute, di fatto, come se fossero attribuite d’ufficio. Basti pensare che tra natale e pasqua, secondo i rispettivi calendari scolastici regionali, rientrerebbero nel computo delle ferie , mediamente 13-15 giorni. Quasi la metà. Tra l’altro l’innalzamento, proposto dal governo ma poi bocciato dal Parlamento, di ben 15gg di ferie (32+15= 47) per i docenti della secondaria in cambio di un aumento di 6h settimanali aggiuntive alle 18h d’insegnamento, avrebbe introdotto ulteriori disparità di trattamento. Ora mentre in due commi della legge di stabilità , 54-55, si sostengono tutte queste novità, col comma 56 si dice che le clausole contrattuali in contrasto verranno disapplicate a partire dal 1.9.2013, vale a dire col prossimo anno scolastico. Un rinvio voluto o una svista? … Più che innovatori e riformisti, i professori del governo Monti, si son dimostrati ancora una volta dei veri e propri pasticcioni….

ItaliaOggi – 15 gennaio 2013
“Ecco l'orario lungo per i prof. Stipendio più alto per chi si impegna pure il pomeriggio”
░ Il PD propone di aprire le scuole anche il pomeriggio e la Puglisi annunzia un piano straordinario per i precari. Alessandra Ricciardi intervista Francesca Puglisi, responsabile istruzione del partito.
A leggere le 15 pagine della proposta programmatica -«L'Italia giusta si prepara a scuola», da ieri pubblicata sul sito del partito democratico, sezione «le nostre idee»- si ritrovano vecchie conoscenze rimaste ampiamente sulla carta, come la scuola sempre aperta dell'epoca Fioroni, e nuove bandiere potenzialmente generatrici di scontro, come l'allungamento dell'orario di lavoro per i docenti. E il biennio unitario per le superiori, per garantire un effettivo obbligo di istruzione fino ai 16 anni, un piano straordinario per immettere in ruolo i precari e al tempo stesso un reclutamento per aprire ai giovani migliori laureati.
Domanda. Nella vostra proposta, figura anche un nuovo contratto con orari diversificati per i prof, con uno stipendio più alto e possibilità di carriera per chi decide di fare l'orario lungo. Non temete le polemiche … che hanno accompagnato la proposta di Profumo sulle 24 ore?
Risposta. Assolutamente no…. La norma di Profumo era fatta per aumentare l'orario di servizio in cattedra dei docenti, che così avrebbero rubato posti ai precari. La misura era finalizzata infatti a tagliare migliaia di posti di lavoro. Nel nostro caso invece l'orario di servizio rimane lo stesso, e ai ragazzi non si danno più ore di lezione frontale ma avranno la possibilità di frequentare la scuola anche il pomeriggio…
Domanda. Ma cosa faranno in più i docenti nell'orario pomeridiano rispetto ai colleghi dell'orario corto?
Risposta. R. Potranno prendersi cura della propria formazione, correggere i compiti in collaborazione con i ragazzi invece di farlo a casa, migliorare la didattica con gli studenti che hanno già in carico. E comunque sarà il contratto a disciplinarlo e non sarà mai una scelta obbligatoria. La stagione delle riforme imposte dall'alto è finita.
Domanda. I precari attendono da un governo Bersani la stabilità
Risposta. Rilanceremo un piano pluriennale di stabilizzazioni, come già fatto dal governo Prodi. C'è un'emergenza: le graduatorie ad esaurimento vanno esaurite. Puntiamo in primis a stabilizzare tutti coloro che lavorano sui posti vacanti, ovvero circa 50 mila persone.
Domanda. L'obiettivo di immettere giovani insegnanti nella scuola, reclutando solo i migliori laureati, non è in antitesi con la stabilizzazione dei precari?
Risposta. Sono due percorsi paralleli. Prevediamo un sistema di formazione e di reclutamento in cui i migliori laureati saranno selezionati per la formazione iniziale per poi fare l'anno di prova, superato il quale saranno immessi in ruolo.

latecnicadellascuola.it – 16 gennaio 2013
“Manca l'intesa tra Miur e Conferenza delle Regioni sul dimensionamento”
░ Il 15 gennaio si è svolto un incontro tra MIUR e OO.SS. sulla questione del dimensionamento della rete scolastica 2013/2014; l’intesa è mancata e per il personale si prospetta il mantenimento – non auspicabile - dell’art. 19 della legge n.111/2011 come modificata dalla legge 183/2011.
… I rappresentanti del MIUR hanno ribadito quanto contenuto nella nota del 28 dicembre 2012 ovvero che, “in assenza di intesa formale in sede di Conferenza Sato-Regioni ed Enti Locali per il prossimo anno scolastico, viene data indicazione agli uffici competenti di adottare un parametro medio di 900 alunni per istituto per la predisposizione del nuovo piano di dimensionamento.” Tale parametro tuttavia, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n.147/2012 e in assenza di intesa formale con la Conferenza, ha valore indicativo per cui ogni regione potrà valutare come meglio tenerne conto. Il fatto più importante però della mancata stipula dell’intesa consentirebbe di fare rimane comunque in vigore la norma (comma 5 dell’art. 19 della legge n.111/2011 come modificata dalla legge 183/2011) che prevede la non assegnazione del dirigente scolastico e del DSGA titolare nei casi in cui la scuola non raggiunga i 600 alunni o i 400 in casi particolari. Infine non si esclude il rischio che sul provvedimento che dovrà tradurre sul piano normativo la soluzione sopra richiamata il Mef possa esprimere rilievi negativi determinando l’applicazione della clausola di salvaguardia che potrebbe comportare un ulteriore riduzione dell’organico di dirigenti scolastici e DSGA…..

La Stampa – 17 gennaio 2013
“Piemonte: Sì ai test antialcol per maestri e prof La scuola in rivolta”
░ I controlli stabiliti da una delibera della Regione Piemonte (21-4814 del 22 ottobre scorso) riguardano gli insegnanti, i piloti d’aereo, i conducenti di treno e metrò, i responsabili di impianti, i chirurghi ecc.
I soldi che non ci sono «Le norme parlano di personale docente e non. Un salasso, un’incombenza che le scuole non possono permettersi», dice Gianni Oliva, preside dei licei classici Cavour e D’Azeglio, tra i primi ad indignarsi. «Io chiedo che se i controlli devono essere fatti, allora siano anche coperti con risorse. Se un insegnante dà segni di essere alcolista - prosegue Oliva - da sempre esiste la possibilità di richiedere la visita medico collegiale per destinarlo ad altra attività, il test non serve…». Gianni La Rosa, preside del Liceo artistico e musicale Passoni ha fatto i conti. E li ha inviati all’Ufficio Scolastico Regionale e alla Regione medesima: «Ho calcolato che per pagare il “medico competente”, i test in istituto e poi le eventuali analisi del sangue, sui tre anni - perché la “sorveglianza sanitaria” è prevista in un arco temporale triennale - mi occorrerebbero dodicimila euro: quattromila ogni annualità per controllare un terzo dei lavoratori ogni volta. Ho fatto richiesta di finanziamento alla Regione, dal momento che questa faccenda è una interpretazione locale di un’intesa Stato-Regioni».

www.latecnicadella scuola.it – 17 gennaio 2013
“TFA speciali, novità in vista ?”
░ Nella serata del 17 gennaio lo schema di Regolamento è stato trasmesso ai presidenti delle Camere perché li assegnino alle Commissioni per il parere (potrebbe essere dato ai primi di Febbraio); Subito dopo il Regolamento potrebbe essere finalmente firmato dal Ministro. Per quanto riguarda il servizio necessario per accedere ai TFA, potrebbe essere fissato in 360 giorni di servizio prestato.

Nel corso dell'incontro di oggi con i sindacati, Lucrezia Stellacci, capo dipartimento del Miur, ha chiarito che… i corsi potrebbero partire già dalla prossima primavera. Bisognerà, però, fare i conti con le norme attuative e con l'organizzazione delle Università. Da parte nostra rimangono forti dubbi sulla possibilità di effettuare i corsi entro il presente anno accademico.

www.latecnicadella scuola.it – 17 gennaio 2013
“Revisione classi di concorso, nuovo incontro il 18 gennaio. No della FGU GILDA.”
La Gilda degli Insegnanti dice no allo svilimento della professionalità dei docenti che si profila con il decreto sulle classi di concorso e chiede con forza di rinviare il provvedimento per consentire uno studio più approfondito su questo delicato argomento. …

Nessun'altra dichiarazione delle OO.SS. al momento in materia, Solo la Uil-Scuol ha riportato il seguente resoconto sull'incontro di oggi.
"Due, in particolare, sono gli aspetti evidenziati: la gradualità del passaggio dall'ordinamento vigente al nuovo e la necessità di non alimentare la formazione di nuovo precariato. Il Miur, accogliendo le proposte dei sindacati, ha prospettato la possibilità che la nuova impostazione delle classi di concorso abbia effetti ai soli fini del reclutamento legato ai futuri concorsi ordinari, lasciando inalterato il reclutamento legato alle graduatorie ad esaurimento. In prospettiva, inoltre, la riorganizzazione avrà effetti anche sul personale attualmente non inserito nelle graduatorie ad esaurimento ma i cui titoli mantengono validità ai fini della partecipazione alle procedure abilitanti….".

TuttoscuolA – 18 gennaio 2013
“Camusso (Cgil): innalzare l'obbligo a 18 anni”
░ La Cgil ritiene opportuno e urgente innalzare l’obbligo scolastico.
La proposta viene dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che intervenendo ad un convegno sulla scuola del sindacato di categoria Flc-Cgil, sottolinea che l'obbligo andrebbe "collocato naturalmente alla fine del secondo ciclo della scuola superiore, a 18 anni di età". Il fatto è che in Italia la scuola secondaria superiore finisce a 19 anni, non a 18…. Per finire a 18 anni occorrerebbe tagliare un anno o alla scuola di base (come propose a suo tempo Luigi Berlinguer) o alla secondaria superiore, soluzione ventilata nel 2001 all'inizio del quinquennio morattiano ma subito abbandonata. La prima soluzione (come anche l'anticipo dell'inizio della scuola a cinque anni) avrebbe tempi lunghissimi. La seconda sembra più praticabile, ma comporterebbe una nuova, radicale riforma dell'istruzione secondaria superiore.

il Manifesto.it – 4 gennaio 2013
“Iscrizioni on line, ma la Rete non c’è”
░ Si evidenzia la difficoltà che le famiglie prive di collegamento web che dovranno iscrivere i figli a scuola per via telematica.
Dal 21 gennaio al 28 febbraio 1 milione 600 mila famiglie potranno iscrivere i figli a scuola registrandone i nomi sul sito www.iscrizioni.istruzione.it. È l'ultimo atto della «svolta digitale» impostata dal governo Monti con la spending review. Il taglio di tutti i costi della carta necessaria per sbrigare le pratiche amministrative sarà definitivo solo a partire dall'anno scolastico 2013/2014. Quest'anno invece ci saranno delle eccezioni che riguardano le iscrizioni alla scuola dell'infanzia, ai corsi per l'istruzione degli adulti, e alle scuole paritarie. In tutti questi casi i genitori dovranno presentare una domanda cartacea. Una volta completata l'iscrizione, il sistema «Iscrizioni online» invierà una mail in tempo reale per avvertire le famiglie della registrazione della domanda. Sarà inoltre possibile seguire le variazioni di stato della domanda dal pc di casa. Nel caso di genitori divorziati o separati, la domanda presentata online dovrà essere perfezionata presso la scuola prescelta entro l'avvio del nuovo anno scolastico…. La svolta tecnologica del Miur non sarà né facile, né scontata. La linea Adsl non è presente nel 22,3% delle case di fascia media e nel 43,1% delle case di fascia medio bassa e bassa. Capitolo nerissimo invece quello della connessione alla rete in fibra ottica. … Nel report «Cittadini e nuove tecnologie», l'Istat ha segnalato che il 45% delle famiglie non sono ancora collegate alla rete. Tra queste si presume ci siano anche quelle che dovranno iscrivere i figli a scuola per via telematica tra un paio di settimane. A sud la situazione è particolarmente difficile. Nei piccoli comuni le famiglie che non hanno accesso alla rete sfiorano il 30 per cento…

l’Unità – 5 gennaio 2013
“Consultazione nazionale per salvare la scuola”
░ Una riflessione di Benedetto Vertecchi sulle politiche attuate dai governi più recenti.
La politica scolastica della destra ha teso, nominalmente, a conferire maggiore efficienza al sistema dell’istruzione, a rendere più efficaci le decisioni a livello nazionale e locale, a ridurre i costi degli interventi attraverso il ridimensionamento della consistenza del servizio fornito dalle scuole pubbliche. È stato affermato il principio della parità delle condizioni d’intervento da parte delle scuole pubbliche e di quelle private, ponendo a disposizione di queste ultime risorse aggiuntive. Rispetto agli orientamenti prevalenti nel resto d’Europa (e, in genere, nei Paesi industrializzati), sono state compiute scelte in direzione contraria: in Italia è diminuito il tempo di funzionamento delle scuole (da distinguersi dalla durata delle lezioni), mentre altrove si è affermato un modello di scolarizzazione che organizza l’attività degli allievi dal mattino al pomeriggio avanzato e, talvolta, rende disponibili le dotazioni – edilizie e strumentali – anche di sera. In Italia, di fronte all’incalzare della crisi economica, si è ritenuto che il contenimento della spesa pubblica potesse essere ottenuto attraverso la riduzione delle spese per l’educazione, e (con un accostamento non privo di significato) per la sanità, mentre altrove si sono limitate o rinviate le spese in altri settori della vita pubblica, senza ridurre le risorse a disposizione delle scuole. Non si è proceduto sulla via dell’innovazione, che avrebbe richiesto una politica di sviluppo della ricerca, ma si è posta l’enfasi sulla modernizzazione strumentale (identificata con le apparecchiature digitali), trascurando gli interventi per la qualificazione del personale, iniziale e in servizio. … Sono stati utilizzati elementi di senso comune (come sono quelli dei benefici derivanti dalla modernizzazione tecnologica) per esibire una capacità educativa che si andava attenuando. Le nuove risorse finivano col cacciare quelle preesistenti, prevalentemente orientate a conciliate l’apprendimento teorico con la sua applicazione: si pensi al laboratori di scienze naturali, a quelli per la progettazione e realizzazione di oggetti, agli spazi specializzati, alle biblioteche e alla catalogazione del patrimonio librario, all’orticultura e al giardinaggio, alla musica corale e strumentale, alle attività teatrali e via elencando.

www.latecnicadellascuola – 6 gennaio 2013
“Il programma di Monti sulla scuola? Rendere orgogliosi dirigenti e docenti”
░ Alla trasmissione di Fabio Fazio, un mese addietro, Monti disse l’indicibile, del personale della Scuola; adesso, su Twitter….
Partecipando il 5 gennaio su Twitter, ad un botta-e-risposta con i 'follower' sui temi della campagna elettorale, Monti si è imbattuto nel quesito di un dirigente scolastico, Salvatore Giuliano. Che gli ha chiesto di far conoscere le sue proposte per migliorare la scuola "dovremo lavorare sulla scuola affinché un giorno dirigenti scolastici e docenti siano orgogliosi di esserlo". E poi? Basta. Evidentemente il programma approntato ad oggi da Monti non ha ancora toccato il tema scuola. Ma c’è almeno un recente precedente su cui vale la pena riflettere. La non certo esaltante competenza del professor Monti per le tematiche della scuola non sembra infatti una novità: qualche settimana fa, ospite di Fabio Fazio, sa RaiTre, il premier aveva condannato il “grande spirito conservatore” del personale scolastico a seguito della “grande indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura”. E anche l'agenda Monti non sembra scevra di contraddizioni, sopratutto quando si entra le merito dell'operatività del piano…. Ed il voto di un milione di docenti può diventare l’ago della bilancia.

www.governarelascuola.it - 06 Gennaio 2013
“Le novità per la scuola nella Legge di Stabilità”
░ I provvedimenti per la Scuola sono nei commi dal 44 al 59 dell’unico articolo della legge di Stabilità. Si stabilisce, tra altro, la riduzione del FIS (in seguito alla vicenda della copertura degli scatti di carriera), e il criterio da osservarsi per il pagamento, al personale precario, delle ferie non godute (potranno essere pagate solo le ferie che risultano impossibili da fruire, in quanto il periodo di ferie maturato è superiore ai giorni di sospensione delle lezioni).
44. A decorrere dall’anno scolastico 2012/2013, l’articolo 1, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, trova applicazione anche nel caso degli assistenti amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori per l’intero anno scolastico ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, per la copertura di posti vacanti o disponibili di direttore dei servizi generali e amministrativi. 45. La liquidazione del compenso per l’incarico di cui al comma 44 è effettuata ai sensi dell’articolo 52, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in misura pari alla differenza tra il trattamento previsto per il direttore dei servizi generali amministrativi al livello iniziale della progressione economica e quello complessivamente in godimento dall’assistente amministrativo incaricato. 46. Il comma 15 dell’articolo 404 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, è abrogato. 47. Al presidente e ai componenti delle commissioni esaminatrici dei concorsi indetti per il personale docente della scuola è corrisposto il compenso previsto per le commissioni esaminatrici dei concorsi a dirigente scolastico stabilito con decreto interministeriale ai sensi dell’articolo 10, comma 5, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 luglio 2008, n. 140. I componenti delle commissioni giudicatrici non possono chiedere l’esonero dal servizio per il periodo di svolgimento del concorso. 48. A decorrere dal 1o gennaio 2014 il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dismette la sede romana di piazzale Kennedy e il relativo contratto di locazione è risolto. Da tale dismissione derivano risparmi di spesa pari a 6 milioni di euro a decorrere dall’anno 2014. 49. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 870, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è ridotta di euro 20 milioni a decorrere dall’anno 2013. 50. Nell’esercizio finanziario 2013 è versata all’entrata del bilancio dello Stato la somma di 30 milioni di euro a valere sulla contabilità speciale relativa al Fondo per le agevolazioni alla ricerca di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 297, e successive modificazioni, a valere sulla quota relativa alla contribuzione a fondo perduto. 51. Le risorse finanziarie disponibili per le competenze accessorie del personale del comparto scuola sono ridotte di 47,5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013, per la quota parte attinente al Fondo delle istituzioni scolastiche. 52. Il Fondo di cui all’articolo 4, comma 82, della legge 12 novembre 2011, n. 183, è ridotto di 83,6 milioni di euro nell’anno 2013, di 119,4 milioni di euro nell’anno 2014 e di 122,4 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015. 53. Il concorso al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica di cui all’articolo 7 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, è assicurato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca anche mediante l’attuazione del comma 15 del medesimo articolo. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, entro il 31 gennaio 2013, può formulare proposte di rimodulazione delle riduzioni di spesa di cui al primo periodo. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio. 54. Il personale docente di tutti i gradi di istruzione fruisce delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali, ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative. Durante la rimanente parte dell’anno la fruizione delle ferie è consentita per un periodo non superiore a sei giornate lavorative subordinatamente alla possibilità di sostituire il personale che se ne avvale senza che vengano a determinarsi oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. 55. All’articolo 5, comma 8, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il presente comma non si applica al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario supplente breve e saltuario o docente con contratto fino al termine delle lezioni o delle attività didattiche, limitatamente alla differenza tra i giorni di ferie spettanti e quelli in cui è consentito al personale in questione di fruire delle ferie». 56. Le disposizioni di cui ai commi 54 e 55 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 10 settembre 2013. 57. All’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al primo periodo, le parole: «trecento unità » sono sostituite dalle seguenti: « centocinquanta unità »; b) al terzo periodo, le parole: « cento unità » sono sostituite dalle seguenti: « cinquanta unità». 58. Sono fatti salvi i provvedimenti di collocamento fuori ruolo, già adottati ai sensi dell’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge, per l’anno scolastico 2012/2013. 59. Salve le ipotesi di collocamento fuori ruolo di cui all’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, come da ultimo modificato dal comma 57 del presente articolo, e delle prerogative sindacali ai sensi della normativa vigente, il personale appartenente al comparto scuola può essere posto in posizione di comando presso altre amministrazioni pubbliche solo con oneri a carico dell’amministrazione richiedente.

l’Unità - 08 Gennaio 2013
“Scuola, il dilemma della valutazione”
░ Un intervento di Benedetto Vertecchi, autoritas in materia di docimologia e valutazione di sistema: commenta la norma, contenuta nella legge di Stabilità, per la quale l’assegnazione di fondi alle scuole avverrà, dal 2014, sulla base dei risultati che esse avranno conseguito.
A quale modello valutativo si farà riferimento, quali variabili saranno considerate ai fini della composizione del modello, quali conoscenze sostengano questa o quella interpretazione, quali procedure siano alla base della rilevazione dei dati e via discorrendo… In un quadro così dissestato il ricorso per i finanziamenti (non importa se su base premiale o su base compensativa) rischia di rafforzare ulteriormente proprio il condizionamento sociale, senza che ne derivino vantaggi apprezzabili sul versante della qualità del servizio. …. Sulla falsariga dello strumentario e della metodologia di elaborazione dei dati utilizzati da organizzazioni come l’Ocse e la Iea per le loro indagini comparative, sono state introdotte prove a carattere nazionale per la valutazione del livello degli apprendimenti conseguiti dagli allievi. La responsabilità di tali operazioni è stata conferita all’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema d’istruzione e di formazione). A differenza, tuttavia, delle organizzazioni prima menzionate, è stato deciso di non procedere nelle rilevazioni per via campionaria, ma di sottoporre a prova l’universo degli allievi iscritti a una certa classe. Si è trattato di una scelta che ha destato preoccupazione e sospetto, non ingiustificati. Che bisogno c’è, infatti, di procedere a rilevazioni sull’intera popolazione, se lo scopo è quello di valutare il sistema? Peraltro, se anche l’intento fosse quello di valutare il funzionamento delle singole scuole, lo strumentario finora usato sarebbe stato del tutto inadeguato. … L’esperienza di questi anni ha mostrato che le condizioni di rilevazione sono molto diverse fra una scuola e l’altra, e spesso nelle classi di una medesima scuola. Che si sia trattato di esibizioni di efficienza è dimostrato anche dal fatto che nulla ha fatto seguito alle cosiddette valutazioni nazionali. Sono molti gli insegnanti che temono che la complessa macchina della valutazione sia stata messa in modo solo per esercitare un condizionamento sulla loro attività…..
Altrove si stanno sviluppando e sperimentando procedure automatizzate in grado di fornire importanti flussi d’informazioni sullo sviluppo dei processi di apprendimento. In Italia, spiace doverlo constatare, non c’è alcun apprezzabile tentativo di definire una strumentazione originale, dalla quale possa derivare la conoscenza dei fenomeni educativi necessaria a sostenere l’attività del sistema ai diversi livelli in cui essa si manifesta, da quello immediatamente didattico a quello della decisione politica… Occorre innovare profondamente le pratiche valutative e ridefinirne sostanzialmente gli intenti. Ciò comporta un rilevante impegno nella ricerca, che certamente non può essere richiesto ad una struttura di servizio com’è l’Invalsi. La questione deve essere affrontata in una prospettiva di promozione complessiva della ricerca educativa. Quanto agli oggetti della valutazione, non ci si può limitare a raccogliere, anno dopo anno, gli esiti della somministrazione di prove strutturate per stabilire quali siano stati i livelli di apprendimento conseguiti. Occorre usare la valutazione per ciò che realmente è, e cioè come una strategia conoscitiva volta ad analizzare i fenomeni per come appaiono al momento e per come si sono modificati e, presumibilmente, potranno modificarsi in tempi di qualche consistenza. C’è bisogno di riferire l’educazione scolastica (o esplicita, perché intenzionalmente rivolta al passaggio di conoscenze e valori fra le generazioni) alle condizioni di vita, e rilevare le interazioni che si stabiliscono fra educazione esplicita e implicita (acquisita cioè nelle condizioni quotidiane di esistenza). È evidente che l’educazione implicita sta esercitando una forte azione concorrenziale nei confronti di quella esplicita, e che da essa derivano molti dei fattori di crisi (per esempio quelli valoriali e motivazionali) che sono alla base delle difficoltà che le scuole si trovano ad affrontare….

scuolaoggi.org - 09 Gennaio 2013
“Non esistono scuole migliori… e le piogge sono sempre salutari”
░ Sull’argomento sul quale abbiamo citato Vertecchi, riportiamo quanto pubblicato da Maurizio Tiriticco, anche questi autorità indiscussa. Però ecco ancora e sempre la tesi deweyana: le motivazioni subliminali intervengono a guidare il cervello umano nella comprensione ? Vertecchi e Tiriticco sono stati condizionati dal sospetto, dal pregiudizio, e hanno capito una cosa per un’altra ? O è il sottosegretario Rossi Doria ad essere condizionato dalla fiducia e dal cadreghino che occupa, e ha capito una cosa per un’altra ? Quando dice: "Scuole finanziate in base ai risultati? Sì, ma solo per quel che riguarda la loro capacità di adeguarsi alla disposizione che prevede che gli acquisti di materiali e servizi - dalla cancelleria all'assistenza tecnica per fotocopiatrici - vengano fatti attraverso il Mepa, il mercato elettronico della P.A. Non si tratta quindi in alcun modo di una norma tendente a premiare o a punire le scuole"(larepubblica.it - 10/01/2013). L’opinione di Tiriticco.
Il fattore tempo è una variabile fondamentale per un essere umano, un fattore che ha un’altra valenza, in genere determinabile, per quanto riguarda un oggetto: si pensi alle scadenze che riguardano i prodotti alimentari. Ma per un bambino – chiamato riduttivamente alunno nella scuola – è estremamente difficile fare predizioni per il suo futuro! Le variabili che incidono nel suo sviluppo/crescita e nel suo apprendimento sono infinite: in una data materia può andare oggi “malissimo” e “benissimo” domani, e non è sempre agevole comprenderne le ragioni: dipende dai contenuti di studio? Dal suo livello di maturazione? Dal suo stato di salute? Dall’insegnante? Dalla famiglia? Eppure, sembrerebbero oggetti semplici da valutare!... D’altra parte, è sacrosantamente vero che le scuole hanno bisogno di soldi “a pioggia” come si suol dire! Non è affatto riduttiva questa espressione, se i soldi “piovono” per il semplice e normale funzionamento! Sono anni che le scuole sono costrette alla sete! Che cosa significa, allora, dare soldi solo ai migliori? Non sarebbe invece il caso di darli ai peggiori, perché sono questi che hanno bisogno di essere sostenuti, rafforzati, incentivati? Con nuove strutture, attrezzature, strumentazioni didattiche, formazione continua del personale, ecc. In un Paese civile non si ricattano le scuole! “Se promuovi, ti premio! Se bocci, non ti finanzio!” In un Paese civile l’istruzione è e deve essere al primo posto! Con questa invenzione del premio ai migliori la Costituzione è carta straccia! “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”: così recita l’articolo Cost. 9; ma si vedano anche gli articoli 2 e 3 e 34, che modificheremo così: “La scuola è aperta a tutti quelli che se la meritano”! …

l’Unità - 10 Gennaio 2013
“A che serve studiare se poi un Belsito...?”
░ Una incursione nella mente della gente per bene e sfiduciata.
Ora buca, sala professori. Cara collega che mi leggi, alzi la mano se è successo anche a te? Alla prima ora del 7 gennaio 2013 i ragazzi sono giustamente esagitati al rientro dalle vacanze. Tenti di chiamare l’appello, ma sono tutti che si scambiano risolini e chiacchiere, aggiornamenti su regali e fidanzatini, arrivi a Zito chiudi il registro e “dai ragazzi, adesso silenzio, raccontate anche a me quello che avete fatto? Cinque minuti e poi si comincia a studiare”. Andrea è il primo della fila sinistra, polemico, difficile, acuto. Tostissimo. “Studiare non serve a niente. Dopo la scuola media io il diploma me lo compro. Me lo faccio regalare. E intanto mi diverto. Studiare non serve a niente, tanto me lo danno lo stesso il diploma e lo stesso andrò avanti nella vita, perché vanno avanti ladri e ignoranti”. Ok. Un’ora intera se n’è andata a smontare il piccolo Andrea. Che non ripeteva, ovviamente parole sue, ma “verità” che stanno nell’aria. I ragazzi ci guardano e siccome non sono scemi, come invece molti adulti sono, fanno due più due subito.
Ieri sera tutta Italia ha visto Presa Diretta. O una buona parte. Ha visto come si ruba, come si arriva ad essere sottosegretario, come si diventa consigliere di una delle più grosse aziende di Stato, la Fincantieri, ..e tutto questo senza studiare. Anzi, beffandola la scuola.
Sono ragazzi che tornano in case che sono sacche di disperazione che non riguardano più solo i “soliti poveri”. Famiglie monoreddito con due o tre figli in cui il pomeriggio la casa si riscalda per un’ora soltanto. Tanto per dirne una. In cui i genitori, che hanno studiato tantissimo, cominciano a scannarsi sul nulla, quando i nervi sono scopertissimi…
Poi arriva Presa Diretta e in ogni casa le famiglie italiane vedono come i ladri possono diventare sottosegretari. E’ qualunquistico dirlo? Il problema è che è così. E’ la verità. Belsito, con un diploma comprato (in una di quelle scuole private, finanziate anche da soldi pubblici, che tutte noi conosciamo e che tutti voi vi ostinate a difendere), anche se non fosse stato ladro, solo per le frequentazioni e le conoscenze, è diventato sottosegretario, con un diploma comprato, è arrivato nel consiglio di amministrazione della FinCantieri (la FinCantieri!), con un diploma comprato, è stato tesoriere di un partito importante come la Lega, con un diploma comprato. Nessuna legge lo ha punito per questo, anzi, lo hanno premiato. “Prof, a che serve studiare?”. Cosa volete che dicano in una famiglia italiana media, manco poverissima, una famiglia media (quelle che un tempo stavano benino e oggi annaspano, il 50% delle famiglie italiane sotto i 50 anni), con entrambi i genitori laureati, uno precario e la mamma disoccupata, due bambini, di cui il maschio problematicissimo (lo abbiamo dovuto fermare un anno) e la bimba che è un fiore, e anche se ha tutti 8 è un po’ trascurata a casa, o forse perché ha tutti 8, e quest’anno non andrà in palestra perché non ci arrivano alla fine del mese? Ma lei è felice lo stesso quando le mettiamo in mano la pagella? Cosa volete che ascolti in quella casa Andrea? Cosa volete che pensi? I ragazzi ci guardano. A cosa serve studiare? … Un Direttore Regionale della Formazione della Regione Siciliana sottraeva tranquillamente milioni di euro e se li metteva in tasca. Secondo voi è in galera? No. E’ stato spostato ad un altro ramo della Ragioneria dello Stato. Sta là. Sic et simpliciter…. A che serve studiare poi, se la scuola è trascurata dalle agende politiche (se sono scritte da gente così… menomale) e quando invece ne è oggetto, lo è in modo superficiale, sbagliato, non competente e da persone che nulla conoscono o hanno studiato dei sistemi d’istruzione? Se alla scuola si destinano solo slogan e stereotipi di stile ottocentesco pronunciati per lo più da esperti di conti e non di educazione di che parliamo?

larepubblica.it – 11 gennaio 2013
“Arriva la scuola degli studenti-atleti iscrizioni al via in cento licei sportivi”
░ Il CdM vara il nuovo liceo “sportivo”: un quarto dell’offerta formativa sarà dedicata alle attività fisiche. (di Salvo Intravaia).
Sembra proprio fatta: dal prossimo 21 gennaio gli studenti dell’ultimo anno di scuole medie potranno scegliere anche il “liceo sportivo”. Oggi il Consiglio dei ministri approverà infatti decreto che istituisce il liceo scientifico ad indirizzo sportivo, ultima novità in termini di offerta formativa nel panorama delle scuole secondarie italiane. Una scuola a lungo sognata dai ragazzi e che adesso diventa realtà. In prima battuta, dal 2013/2014, il nuovo indirizzo dovrebbe fare il proprio esordio in non più di una scuola per provincia: un centinaio in tutto.
Si prefigura però una situazione a macchia di leopardo: alcune regioni e province si sono mosse per tempo e — se in Consiglio dei ministri non ci saranno sorprese — il liceo sportivo potrà partire dal prossimo anno scolastico. È il caso della Liguria, dove ne partiranno tre: al Martin Luther King di Genova, al liceo Giordano Bruno di Savona e al Liceo Colombo di Imperia. In provincia di Belluno sarà il liceo Leonardo da Vinci ad ospitare una sezione di liceo scientifico ad indirizzo sportivo e a Grosseto sarà attivato invece al polo liceale Pietro Aldi. Anche le private sperano di attrarre qualche studente in più con il liceo sportivo: i Padri Scolopi lo attiveranno presso Scuole Pie Fiorentine, in collaborazione con la società Viola.In altre regioni invece il liceo potrebbe partire soltanto dall’anno 2014/2015. Perché — dopo l’approvazione dell’esecutivo, il parere della Corte dei conti e la pubblicazione in Gazzetta — la parola passa alle Regioni che dovranno integrare il nuovo indirizzo nel cosiddetto Piano dell’offerta formativa regionale e individuare le scuole, cosa che alcune realtà hanno già fatto. Ma cosa si studierà al liceo sportivo? Sarà un diploma “di serie A” come quello del liceo o no? Sarà un diploma di liceo scientifico a tutti gli effetti, fortemente orientato all’attività sportiva, che nel proprio quadro orario settimanale sostituisce il Latino e la Storia dell’Arte con due nuove discipline: Diritto e Economia dello sport — dal terzo anno — e Discipline sportive. Ma che incrementa anche le ore di Scienze motorie — la vecchia Educazione fisica — da due a tre settimanali e di Scienze naturali. Per ospitare il nuovo indirizzo le scuole devono «disporre di impianti ed attrezzature ginnicosportive adeguate», cui possono provvedere anche attraverso convenzioni con centri sportivi specializzati. A fine percorso, tra le altre cose, il diplomato al liceo sportivo «avrà acquisito i principi fondamentali di igiene degli sport,
della fisiologia dell’esercizio fisico e sportivo e della prevenzione dei danni derivanti nella pratica agonistica nei diversi ambienti di competizione»….


 

l’Unità - 27 dicembre 2012
“Slogan vecchi sulla scuola”
░ Il Professore parla come se le cose non fossero peggiorate durante il suo governo (di Paolo Valente)
È un’agenda piccola piccola, quella del Professore Monti, nella parte in cui si occupa di Scuola, Università, Ricerca: poche parole che liquidano i gravi problemi su temi così centrali per il futuro del Paese, con richiami generici a merito e valutazione, e ancor più generiche promesse d’investimenti «anche mediante agevolazioni fiscali». Abbandono scolastico e basso numero di laureati - su cui l’Agenda Monti si concentra - sono problemi reali, ma sono sintomi di uno stato di malattia molto più generale della «conoscenza» nel nostro Paese. È un fenomeno che ha radici innanzitutto nel massiccio disinvestimento di risorse, ma che è motivato anche dal grave stato di abbandono della scuola pubblica e nell’incapacità di restituire normalità, prima ancora che un rilancio, a università e ricerca, martoriate da riforme continue e contraddittorie. Non si spiega, allora, come possa migliorare la qualità dell’offerta formativa della nostra scuola, nell’impossibilità di motivare insegnanti senza prospettive di carriera né riconoscimento, anche sociale, del loro ruolo; o a cosa possa portare una valutazione senza premialità da una parte, e senza adeguato aggiornamento dall’altra…. Un’agenda, dunque, che nella parte che riguarda scuola, università e ricerca, nella migliore delle ipotesi è quella che avrebbe potuto stilare il professor Monti nel novembre 2011: il documento sembra, infatti, ignorare i drastici provvedimenti «salva Italia» e di revisione della spesa nonché il cinico consolidamento della disarticolazione del sistema dell’istruzione pubblica perseguito anche da questo governo. Investire nella scuola e nell’università significa investire sul futuro dei nostri figli, ma per farlo occorre molto di più che generici richiami alla «valorizzazione» e al merito: occorrono risorse, restituendo ossigeno a un sistema oramai strangolato dai tagli; occorre invertire la tendenza, consolidata negli anni, di cercare di migliorare la performance di un sistema stremato da continue riforme e impoverito della sua risorsa migliore, ovvero i giovani.

www.latecnicadellascuola.it – 28 dicembre 2012
“Legge di stabilità: Scuola e Università ridimensionate”
░ Sottratti dal Fis altri 47,5 milioni, ridotti i permessi sindacali e la portata di alcuni progetti nazionali; sono spariti gli emendamenti sul personale ‘quota 96’ e sullo stop al dimensionamento.
Per diverse settimane, a cavallo tra ottobre e novembre, si è parlato ininterrottamente di legge di stabilità. Poi, venuto meno, a furor di popolo, l’emendamento che avrebbe portato a costo zero l’orario settimanale da 18 a 24 ore, il mondo della scuola è tornata a disinteressarsi di quella che una volta era più semplicemente chiamata “finanziaria”. Al punto che l’approvazione definitiva, arrivata la sera del 21 dicembre, è stata quasi ignorata…. Ai sindacati la manovra conclusiva del Governo Monti non è proprio piaciuta. Ad iniziare dall’Anief, secondo cui “si continuano a tagliare fondi importanti all’istruzione pubblica, in controtendenza con quanto avviene nei paesi più sviluppati”. Per l’organizzazione di Marcello Pacifico, l’ulteriore riduzione del Fis comporterà, alla resa dei conti, “per ogni scuola il taglio complessivo per finanziare progetti, ripetizioni agli studenti in difficoltà, visite didattiche e tutto quello che riguarda le attività a completamento della didattica”, per una “mancata assegnazione pari a 40-50mila euro” ad istituto. L’Anief ha inoltre ricordato alcuni dei mancati provvedimenti. Sempre con al centro la scuola. Il primo riguarda , l’emendamento per i ‘quota 96’, che avrebbe permesso al personale della scuola che aveva fatto domanda di pensionamento di lasciare il servizio usufruendo delle norme precedenti alla riforma Fornero. “Di questa deroga, però, non c’è traccia. Come si è dissolto nel nulla – sottolinea il sindacato autonomo - l’emendamento che avrebbe dovuto cancellare la soppressione di 2mila istituti, ritenuta la scorsa estate incostituzionale dalla Consulta attraverso una sentenza inequivocabile”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief e delegato Confedir per la Scuola, “con l’attuazione di questi provvedimenti peggiorativi si mette a serio rischio il regolare funzionamento dell’istruzione pubblica italiana. La decurtazione del trattamento accessorio riservato al Fis, altra contropartita per la cancellazione dell’inaudita norma sull’introduzione delle 24 ore di insegnamento settimanale dei docenti di scuola media e superiore, comporterà un ulteriore ridimensionamento delle attività funzionali al Piano dell’offerta formativa”. A far alzare la voce dei sindacati è anche il mancato stanziamento di 300 milioni per il fondo di finanziamento ordinario delle università: quello che lo stesso ministro Profumo non ha esitato a definire come “un errore strategico che pregiudica il funzionamento dell'intero sistema della formazione superiore”.

www.pavonerisorse.it - 29 dicembre 2012
“Al nuovo ministro”
░ Marco Guastavigna scrive: “La volontà mi spinge ad augurarmi che il prossimo ministro dell'istruzione voglia davvero e per una volta tutelare l'interesse generale, anche per quanto riguarda la più o meno fantomatica scuola digitale". Dunque, pur scottato dalle iniziative del governo Monti in materia di Scuola e Università, guarda in prospettiva. Condividiamo l’analisi di Guastavigna (molto articolata ma nella quale è, forse, eccessivo il peso della polemica nei confronti della digitalizzazione)che correttamente fa risalire all’epoca del governo Dini lo start di questa sconcertante politica scolastica. Quanto alle prospettive, ciò che intravediamo nel presente del dibattito preelettorale non ci induce all’ottimismo perché potrebbero non esserci, in Parlamento, i numeri per una solida politica di rilancio della Scuola: i soggetti politici che hanno condiviso le proposte dell’ANIEF avranno, nello schieramento di appartenenza, spazio per agire ?
Discontinuità: di questo c’è bisogno. Non solo e non tanto rispetto all’operato di Francesco Profumo, le cui ultime trovate -dematerializzazione degli Esami di Stato, libri digitali, registro elettronico- si sono tutte rivelate alla prova dei fatti soltanto autoesaltazione (per altro ben accetta dalla stragrande maggioranza dei media), priva di effetti reali, quanto nei confronti di scelte istituzionali e atteggiamenti culturali che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio, a cominciare da Lombardi (ministro dell’istruzione del governo Dini) e dalla sua direttiva su Multilab, per proseguire con tutti i successori, quale che fosse l’orientamento politico dichiarato.
E quindi vediamo: 1. Dai proclami alle certezze: deve essere dismessa la politica degli annunci (quanto appena citato, ma anche tablet per tutti, studenti e insegnanti e così via): presunte innovazioni con valenza epocale non raggiungono alcun risultato significativo, sempre ammesso che vengano attuate. Con la complicità di quotidiani, riviste e televisioni e nell'indifferenza di un'opinione pubblica che sembra aver programmaticamente rinunciato al senso critico, almeno per quanto riguarda le tecnologie digitali. 2. Dalla demagogia alla democrazia: deve cessare anche la politica dei bandi, delle classi e delle scuole 2.0; questo modo di procedere si traduce infatti non tanto nel premio alle buone pratiche, quanto nella selezione darwiniana di coloro (insegnanti e studenti) che hanno diritto a cimentarsi con gli strumenti digitali nel proprio processo di acculturazione, in percentuali attualmente del tutto esigue. Gli investimenti sulla scuola non possono più seguire questo modello demagogico. Si devono reperire i fondi e/ o trovare le modalità perché tutti possano partecipare. 3. Dalle affermazioni globali alla verifica minuziosa: anche in considerazione della prospettiva indicata al punto precedente vanno condotti seri e autentici monitoraggi degli effettivi risultati di apprendimento: si investa per tutti laddove si ha la certezza che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione fanno imparare di più e meglio, o almeno semplificano, agevolano ed hanno veri effetti di inclusione, riduzione delle differenze e rimozione degli ostacoli; in particolare, basta con la mitologia dei "nativi digitali".
4. Da sprechi e sospetti alla trasparenza: vanno raccolti e resi noti non solo i risultati di apprendimento ma anche - e il più rapidamente e diffusamente possibili - quelli delle perizie disposte dal ministro sulla questione delle "Pillole del sapere"; deve essere verificata al più presto la credibilità culturale e deontologica di coloro che condizionano l'innovazione tecnologica della nostra Scuola. 5. Dalla centralizzazione alla scuola dell'autonomia riconfermata: deve essere restituita ai singoli istituti l'iniziativa in campo di ricerca e sperimentazione prevista dalle norme vigenti; gli enti strumentali e gli uffici centrali e periferici del ministero devono tornare a un ruolo sussidiario e rinunciare all'attuale posizione, che invece vincola le scuole alle loro iniziative. 6. Dalle forzature alla contrattazione: sindacati e associazioni del personale scolastico devono uscire dall'attuale paralisi culturale e pratica in merito al rapporto tra innovazione tecnologica e profili professionali (in senso didattico ma anche più esteso) e ragionare su diritto alla formazione, intensificazione delle prestazioni, impegni aggiuntivi, destinazione dei (residui) fondi di istituto.
7. Dai totem alla riflessione: questioni come i libri di testo digitali piuttosto che i registri o gli scrutini non possono essere delegate ai vari apprendisti stregoni o alle regole di un mercato caratterizzato da pochissima trasparenza: tutta la comunità educante deve essere coinvolta e conoscere i termini essenziali dei problemi e le caratteristiche delle diverse soluzioni; sarebbe poi inammissibile andare a regime senza che siano stati dichiarati i modelli e testati processi e procedure.
8. Dalla centralità dei dispositivi a quella degli esseri umani: basta con i grilli parlanti che accusano il personale della scuola di immobilismo operativo e culturale perché non accetta le loro facili ricette innovative; basta con teorizzazioni come quelle sulla LIM come grimaldello o sugli eBook come agenti virali: le ragioni della mancata penetrazione del "digitale" nelle pratiche didattiche e - prima ancora - culturali di molti insegnanti vanno indagate senza preconcetti e la necessaria, massiccia, formazione deve tenerne conto senza le ironie e le demonizzazioni che ancora emergono negli atteggiamenti snobistici di molti che si considerano iniziati. 9. Dall'inadeguatezza alla valorizzazione: gli insegnanti devono avere la possibilità di utilizzare le TIC per rendere ancora più efficaci le pratiche didattiche in cui credono già, perché hanno già dato buoni risultati in termini di apprendimento: insomma, basta anche con la vulgata secondo cui le strumentazioni tecnologiche digitali esigerebbero la rottura con le abitudini didattiche consolidate, spregiativamente definite "tradizionali". Le ragioni per un'innovazione formativa, metodologica e dei canoni culturali risiedono nell'evidente incapacità del nostro sistema scolastico di essere realmente democratico e inclusivo (dispersione, ripetenze, mancato conseguimento di alfabeti minimi e competenze, dissipazione culturale, disaffezione di studenti e insegnanti), non certo nel sistema di credenze delle vestali del digitale. 10. Dalla confusione alla distinzione dei ruoli: è inammissibile che vi siano ancora realtà scolastiche in cui le pratiche, le scelte e gli investimenti dipendono dalla rappresentazione che lo smanettone o gli smanettoni di turno restituiscono - il più delle volte in perfetta buona fede - ai colleghi in base alle loro esperienze, scelte, preferenze; deve essere chiaro che la dimensione digitale della cultura e della didattica ha un respiro ben più ampio: non è assolutamente più sufficiente avere buone conoscenze sul funzionamento del computer per assumere funzioni di consulenza generale, come troppo spesso ancora avviene in alcune realtà, dove la superficialità si accompagna alla triste cultura della delega che caratterizza molti aspetti del nostro lavoro.

www.latecnicadellascuola.it – 31 dicembre 2012
“Si perdono troppe ore di scuola”
░ La denuncia di un genitore, giusta, per nulla esagerata (anzi, lezioni se ne omettono molte di più) e a noi ben gradita. Visto che i sindacati della Scuola non hanno udienza presso i responsabili politici della Scuola, vediamo se ne hanno i genitori elettori, adesso che il sovrano torna ad esercitare il potere elettorale.
“Mio figlio martedì 18 dicembre, a causa del concorso, su 5 ore di lezione ne ha fatte solo 3. E solo tre mesi che frequenta la scuola superiore e già in media viene lasciato a casa un'ora a settimana”. Questa la denuncia che un genitore lancia sul un quotidiano, comprensibilmente critico attorno a una giusta evidenza che contribuisce ad aprire il dibattito sulla scuola e sulla sua particolare funzione, che la rende diversa rispetto a qualunque altro ente o istituzione pubblica.
In molte scuole infatti, hanno denunciato altri genitori e in altre occasioni, quando l’insegnante si assenta l’intera classe viene fatta uscire prima o entrare dopo perché non c’è possibilità di sostituire il collega. Ma non solo, per svolgere concorsi o per le elezioni vengono requisite le scuole, togliendo ancora ai ragazzi il diritto all’istruzione, mentre ogni occasione è buona per anticipare le vacanze in prossimità delle feste, tra orari ridotti, assemblee e commemorazioni.
… Se il problema è quello di non riuscire a pagare docenti stabili o supplenti per le sostituzioni perché non ci sono soldi, allora: “paghi chi ha permesso tutto ciò non i nostri ragazzi, che devono frequentare una scuola impoverita, massacrata, a cui si attinge senza dare niente in cambio. Paghino i privilegiati, quelli che, sulle spalle dei nostri ragazzi, vogliono mantenere i privilegi acquisiti. Paghino le scuole private a cui lo Stato continua a fornire sostentamento”….

Il Sole 24Ore – 31 dicembre 2012
“L’Istruzione, che disastro !”
░ Idee e valutazioni, queste di Massimo Firpo, che condividiamo in larga parte; parole ben ponderate. Il problema sembra diventato questo: chi crede nella funzione della scuola non gestisce la politica scolastica, e chi gestisce la politica scolastica non crede nella funzione della scuola. E’ un po’ la fregatura in cui, secondo Hobbes, incappa il filosofo: è fatalmente isolato perché depositario di un idee non comuni. Facciamo mente locale. A che epoca risale la ventura di avere un “addetto ai lavori” come ministro dell’istruzione ?
…Al Ministero dell’Istruzione è stato posto un professore di azionamenti elettrici: rettore della Cattolica… A molti non è sfuggita la meschina figura fatta qualche settimana fa dal ministro Profumo alla trasmissione di Fabio Fazio, dove al fuoco di fila dei problemi sollevati ancora da Salvatore Settis, pronto a snocciolare fatti e cifre, rispondeva con distratta lontananza, quasi spaesato, come se si trattasse di questioni importanti sì, sulle quali però è inutile perdere troppo tempo perché non c'è nulla da fare, i soldi sono finiti e quindi, per dirla col Manzoni, non c'è trippa per gatti e buonanotte al secchio. Non voglio insegnare a nessuno il suo mestiere, per carità, ma come cittadino mi piacerebbe vedere il ministro dell'Istruzione impegnato con tutte le sue energie a difendere la ricerca, la scuola, l'università, consapevole che non sono optional inutili e costosi, ma strutture portanti della società, nelle quali si forma la capacità dei cittadini di convivere, di comunicare, di acquisire un'identità storica e culturale, si sviluppa la consapevolezza dei diritti e dei doveri sociali e politici, si offrono ai giovani canali di formazione generale e professionale, si garantisce il ricambio della classe dirigente, si aprono prospettive al merito e alla creatività, si premiano le eccellenze, si sostiene la capacità competitiva del Paese. … Tutti sono prontissimi a riconoscere che le spese in ricerca, formazione e cultura non sono denaro buttato al vento, ma un investimento di lunga durata, perché un Paese si sviluppa solo se ci sono forze giovani e capaci di progettare e innovare, di affrontare problemi complessi, di guardare al resto del mondo senza paura, di dare qualità al proprio lavoro, di mantenere a livelli d'eccellenza la ricerca (senza dover fuggire all'estero, come oggi è quasi obbligatorio), e magari udite, udite di pensare alla politica come impegno civile. Peccato poi che tagli sempre più massacranti si abbattano su cultura e istruzione, i cui costi sembrano comprimibili all'infinito (a differenza di quelli intangibili della politica)…. Ecco il Ministro avanzare la brillante idea che gli insegnanti (tra i peggio pagati d'Europa) si aumentino l'orario di lavoro, e così se ne dovranno pagare di meno. In realtà il deplorevole slogan berlusconiano di internet, inglese e impresa come fondamenti di una scuola subordinata a presunte esigenze produttive sembra duro a morire e, seppur con formulazioni meno brutali, trova ascolto anche ai piani alti della elefantiaca macchina burocratica dell'Europa. …

la Repubblica – 2 gennaio 2013
“Che errore per la scuola mettere i voti online”
░ Maria Pia Vediano sottolinea i pericoli insiti nella decisione di generalizzare a tutte le scuole il servizio digitale per iscrizioni, certificati, pagelle, registri di classe e delle valutazioni scolastiche.
Si chiama “Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie”. Da questo anno scolastico tutto ciò è obbligatorio, però nel modo in cui sono obbligatorie le innovazioni in Italia, ovvero “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Il che vuol dire che abbiamo tutto il tempo di farci sopra una riflessione. Si può parlar male del registro elettronico? O almeno guardar dentro a qualche suo effetto collaterale? La domanda non è se funziona o non funziona. Alla fine certo che sì. Dopo aver trovato le risorse per acquistare o affittare i notebook per tutte le aule di tutte le scuole del regno e per pagare i contratti alle aziende incaricate di risolvere i pluriquotidiani problemi tecnici e di garantire assistenza continua, dopo aver formato tutti gli insegnanti, governato le rivolte per lo stress iniziale da voti scomparsi e da password smarrita, blindato il sistema contro allievi-piccoli-hacker informatici, alla fine funziona. Poi è un attimo trovare il quadro complessivo dei voti, la media della classe, della scuola, per materia, per provenienza geografica, per sesso, le assenze, le note, i ritardi, ancora per materia e per sesso…. Il registro elettronico permette di vedere online i voti e le assenze. I genitori dei ragazzi accedono con password e sanno in diretta, in tempo reale, se il figlio è a scuola o no, quale voto ha preso, in quale materia, la media, le note disciplinari, gli esiti intermedi e finali. … Tutto quel che altrimenti o comunque avrebbero saputo andando a colloquio con i docenti. Lo sanno da casa. Dall’ufficio. Da smartphone. Dove il registro elettronico c’è da un po’, capita che i genitori non si facciano più vedere ai colloqui con i docenti o alle riunioni della Consulta, basta il voto letto sul video, la media la sanno fare da sé. Come se la valutazione fosse cosa di numeri… Come se il processo di apprendimento e crescita potesse diventare un numero appunto … Sicuri che questo sia bene? … Più avanza il possibile della tecnologia, più bisogna custodire la materialità delle relazioni. La relazione educativa è incontro. Incontrarsi è un argine all’idea che tutto possa esaurirsi nella virtualità di un rapporto online. …

laRepubblica.it – 3 gennaio 2013
“Iscrizioni solo via web, rivoluzione a scuola”
░ Per le prime classi saranno obbligatoriamente on line.(Salvo Intravaia)
Tra pochi giorni oltre un milione e mezzo di famiglie italiane dovranno vedersela con computer e moduli elettronici per iscrivere i propri figli al primo anno della scuola elementare, media e superiore. Il d-day delle iscrizioni scolastiche online è infatti fissato per lunedì 21 gennaio: si potranno scaricare e inviare i moduli via Internet fino a giovedì 28 febbraio. Chi dovrà iscrivere i figli alla scuola dell’infanzia potrà farlo invece con i tradizionali moduli cartacei. Per quanto riguarda invece registri elettronici, pagelle in Rete e comunicazioni alle
famiglie via Internet — tutto reso obbligatorio dallo scorso settembre — le scuole possono attendere ancora qualche mese per organizzarsi grazie al fatto che il Ministero considera quello in corso “un anno di transizione”. Alcuni istituti si sono già attrezzate, altre lo faranno quanto prima. A premere il pedale dell’acceleratore sulla cosiddetta “demateralizzazione” di tutti i supporti cartacei nella scuola è stato l’ex premier Mario Monti con la legge sulla revisione della spesa pubblica entrata in vigore lo scorso ferragosto. Il nostro Paese, alle prese con la crisi deve risparmiare su tutto, compresi i moduli
di iscrizione, i registri e le pagelle. Un risparmio che dovrebbe essere consistente visto che ogni hanno in Italia si stampano oltre 6 milioni e 800mila pagelle, si acquistano quasi un milione di registri e si stampano più di un milione e 670mila moduli per le iscrizioni. Ma l’anno scorso, con l’iscrizione online facoltativa per scuole e genitori, furono appena 5.319 le famiglie italiane che utilizzarono la novità. Le prime iscrizioni online della scuola italiana si svolgeranno in tre fasi. Nella prima, entro il 21 gennaio, le scuole dovranno predisporre i moduli di iscrizione che le famiglie troveranno al link scuolainchiaro del sito
www.istruzione.it. La seconda fase è a carico delle famiglie: basterà registrarsi e inviare la domanda attraverso l’indirizzo
www.iscrizioni.istruzione.it. Attraverso una e-mail, il sistema avviserà le famiglie — “che potranno in ogni momento seguire l’iter della domanda inoltrata” — dell’avvenuta registrazione dell’istanza. Infine, le scuole tratteranno le domande inviate dai genitori. E per coloro che avessero difficoltà o non fossero attrezzati di computer a casa “saranno le istituzioni scolastiche destinatarie delle domande” a offrire “un servizio di supporto”.

il Manifesto.it – 4 gennaio 2013
“Il «più qualificato dei rettori» candidato a Torino”
░ Evidentemente Mario Monti ha apprezzato il lavoro fatto, al Ministero dell’Istruzione, da Francesco Profumo e lo candida capolista a Torino
Il «più qualificato dei rettori» ha trovato una nuova casa. Mario Monti ha invitato personalmente Francesco Profumo a candidarsi come capolista in un collegio di Torino. L'ex ministro dell'Istruzione che ha lasciato il suo incarico con un taglio di 300 milioni di euro al fondo per gli atenei non ha ancora confermato la notizia, mentre Renato Balduzzi, ex ministro della Sanità nativo di Alessandria, ha confermato la sua candidatura all'agenzia Asca. Entrambi sono pronti a guarnire il vassoio del Rotary club che l'ex rettore della Bocconi sta componendo secondo uno schema a tre punte: l'Udc di Casini, il plenipotenziario della comunità di Sant'Egidio ed ex ministro Riccardi, e il capo della Ferrari Montezemolo. Come il suo mentore Monti, anche Profumo è salito in politica dopo avere fatto parlare di sé nelle vacanze natalizie. Per giorni ha occupato i pensieri di Bersani che alla fine è stato costretto a smentire la ricandidatura dei ministri «tecnici». Il nome di Profumo in una lista Pd avrebbe scatenato reazioni imprevedibili da parte del mondo universitario e della scuola scottato dal suo governo approssimativo, confusionario, velleitario. … Profumo è ordinario di ingegneria, membro Cda di Unicredit private Bank, del comitato consultivo divisionale di Unicredit private Banking e dell'Advisory Board di Innogest Fund e di Reply. Nella sua dichiarazione dei redditi del 2011 ha denunciato 227.512 euro, è titolare di un pacchetto azionario con investimenti, tra gli altri, in Intesa San Paolo, Monte dei Paschi, Enel e Finmeccanica. …
Dei suoi 13 mesi passati a Viale Trastevere sarebbe ingiusto ricordare solo i 23 milioni di euro stanziati per fornire un tablet agli insegnanti, invece di dirottarli sull'edilizia scolastica più fatiscente d'Europa. Non parliamo del «concorsone» della scuola, spacciato come l'avvento della cultura del merito e il ritorno al concorso pubblico, che è servito solo a cancellare i diritti acquisiti da 136 mila precari. Pochi ricorderanno invece il conflitto di interessi scatenato da Profumo quando, per due mesi e mezzo, mantenne il doppio incarico da ministro dell'Istruzione e da presidente del Cnr. Invece di dimettersi dal Cnr al momento della nomina da ministro, fece appello all'Antitrust. Oppure quando Profumo, da ministro, fece ricorso contro lo statuto votato dal Politecnico quando ricopriva l'incarico di rettore. Un vero esponente della società civile. Pardon, delle corporazioni che amano passare da una poltrona all'altra, senza mai saltare un giro.

 

Letterina ASASI n 345 - 20 dicembre 2012
“Spigolature da Facebook sul concorso”
░ Riportiamo le proteste raccolte dal redattore del settimanale digitale: si tratta di post di presidi e professori tratti da Facebook.
- “A settembre, quando hanno chiesto la disponibilità dei laboratori, nella lettera del MIUR-CINECA si chiedeva un supporto tecnico non precisato e non venivano indicati i tempi e le modalità di svolgimento, altrimenti penso che tutti avremmo desistito. Comunque io ho cercato di “fare la disdetta” per i motivi di cui sopra, ma la Direzione si è imposta, facendo presente le difficoltà di sistemare i 60.000 concorrenti della Campania; speriamo che sia servito almeno a qualcosa”.
- “Come sempre, il dirigente-pezzente (perché guadagna la metà degli altri dirigenti), siccome non ha nulla da fare, si trova sulle spalle anche la prova preselettiva del concorso senza un ca... di supporto e senza la normativa adatta per obbligare il personale a prestare assistenza e supporto ... e i soldi vanno solo al CINECA ... Come sempre schiavi caricati di ogni responsabilità. Ho dato la disponibilità e ho motivato il personale solo per aiutare i docenti del concorso ! … Spiego il perché: due giorni di sospensione dell’attività didattica non giustificati che vanno detratti dai giorni di lezione, lavoro non retribuito per i docenti incaricati né per il personale ATA… siamo al limite del peculato per ciò che concerne l’utilizzo del personale per compiti non afferenti il contratto di lavoro, danno all’erario per il mancato svolgimento di due giorni di lezione e uso improprio delle attrezzature per attività non programmate nel POF... potrei continuare”.
- “Oggi in quel di Napoli siamo andati alla Conferenza di servizio, ben 236 scuole, impegnate per le prove selettive del concorso docenti. Sarebbe stato meglio quel giorno di settembre, andare altrove, piuttosto che offrire la disponibilità al CINECA dei laboratori di informatica. Alla fine tutti gli adempimenti di una prova nuova per la scuola ricadono su scuole non preparate, senza uno staff di persone esperte. Il fatidico Comitato di Vigilanza diventa in effetti una Commissione di Esame e deve assumere oneri e compiti di ogni tipo, in un tour de force di 4 batterie per laboratorio, al giorno, moltiplicato per due giorni e le indicazioni dei turni di assistenza e vigilanza non sanno neanche loro delle alte sfere come devono essere definite. Non si è mai visto nulla di simile a memoria di scuola ... e questo è il nuovo della multimedialità”.
- “Nei Giorni 17 e 18 dicembre, buona parte dei docenti e degli assistenti tecnici e amministrativi delle scuole pubbliche italiane sarà impegnata nei turni di vigilanza alle prove preselettive dei concorsi a cattedra. Davanti a quest’ulteriore compito e precise responsabilità che molti di noi dovranno reggere, rimaniamo molto perplessi, piuttosto che risentiti. I nostri compiti contrattuali non prevedono l’obbligo di sorveglianza durante i Concorsi, a meno che i docenti non siano stati nominati componenti di Commissioni esaminatrici e, quindi, abbiano data la loro disponibilità dietro corrispondente retribuzione.
Nonostante ciò, un ordine di servizio, che deriva da una CM, ci chiama a prestare la nostra opera e il nostro tempo per turni di sei ore o mattutini o pomeridiani a titolo totalmente gratuito, come a sostituzione delle effettive ore di lezione che, non certo per nostra decisione, non potremo svolgere nei due giorni di Dicembre. … Il 17 e il 18 dicembre vigileremo a prove assurde e certamente non qualificanti che scremeranno in modo “strano” il numero degli aspiranti docenti. In margine è bene ricordare che da queste prove sono stati esclusi colleghi che insegnano già da anni: a vantaggio di chi e di che cosa? Sorge un dubbio: forse sarebbe stata troppo onerosa per lo Stato la loro ricostruzione di carriera? Non lo sapremo mai!”
Il Messaggero - 21 dicembre 2012
“Tagli, l'allarme delle università. «Così non paghiamo gli stipendi»”
░ Le università protestano per la "cura dimagrante" da 300 milioni votata dal Senato.
Professori e studenti dicono che a questo ennesimo taglio all’università non ci vogliono credere. Dicono che la legge di stabilità avrebbe dovuto accordare 400 milioni almeno per restare nelle stesse condizioni dell’anno scorso. Dicono che questa scelta è un pugno in faccia alle nuove generazioni che vogliono studiare. Un taglio del 6%... I cento milioni concessi agli atenei, ripetono i docenti, non basteranno neppure a pagare gli stipendi. «E’un allarme molto alto», insiste il ministro che ora dovrà riuscire a lavorare con disponibilità così ridotte….
Marco Mancini, presidente della Conferenza dei rettori, ricorda che una sforbiciata come questa non ha mai colpito le università. «Per giunta - aggiunge - da un anno all’altro. Una mazzata definitiva. Che pregiudica la copertura degli stipendi e gran parte dei servizi». Negli ultimi mesi le università hanno taciuto. Speravano che il governo fosse di manica larga. Speravano che il ministro Profumo, ex rettore a Torino, sapesse manovrare le leve giuste per portare a casa finanziamenti tali da non far temere il collasso. In nessun ateneo, comunque, è stata nascosta l’aria di crisi che tira tra i banchi. A Roma, a La Sapienza per esempio, l’anno accademico non è stato inaugurato con la solita cerimonia. Abolita per l’occupazione degli studenti ma anche per evitare di saccheggiare le casse già abbastanza sofferenti. In altre città si contano i docenti che insegnano gratis. Genova è una di queste: quasi il 60% di quelli a contratto non percepiscono stipendio….

Scuola oggi.org - 22 dicembre 2012
“Brutti, sporchi e cattivi”
░ Come essere altrettanto chiari? Un articolo veemente di Franco Buccino.
Sull’onda dell’entusiasmo per il gran numero di partecipanti alla prova preselettiva al concorso a cattedre (come se il numero fosse un merito) e per il successo della complicata operazione sui due giorni (gestita per la verità dalle scuole), il Ministero (immagino sia il Ministro) si lascia andare ad avventurose ed approssimative analisi e a fuorvianti e “neoleghisti” commenti. Ci presenta, con una tempestività che ci aspetteremmo in tante altre occasioni, a cominciare dal concorso ad ispettori misteriosamente scomparso, una serie di dati automaticamente ottenuti da una prova tutta informatizzata. Dai predetti dati si evince che: la percentuale di quanti hanno superato la prova a quiz per ordine di scuola è più bassa nella scuola dell’infanzia e nelle elementari, più alta nelle medie e nelle superiori; per fasce di età è più alta tra i “giovani” fino a quarant’anni e più bassa per gli “over”; per aree geografiche è molto più alta al centronord e più bassa al sud. Il Ministero non può infine fare a meno di sottolineare la “curiosa” coincidenza su base regionale tra i risultati ottenuti dagli aspiranti insegnanti e i risultati degli studenti rilevati dall’Ocse PISA 2009. E cioè - senza avere il pudore di dirlo, l’ha suggerito ai giornali - i risultati modesti degli studenti meridionali dipendono dai loro insegnanti poco preparati. Lo ha capito la Gelmini già qualche anno fa senza aspettare il concorsone. Ancora di più lo hanno capito i rappresentanti della Lega che contrastano l’arrivo di insegnanti e dirigenti meridionali nelle loro scuole. Se i dirigenti del ministero, quasi tutti meridionali, che supportano il Ministro, si fossero un po’ allargati verso altri studi, ricerche e statistiche, avrebbero trovato tantissime altre “curiose” coincidenze: a cominciare dal reddito medio pro capite all’entità della pensione media, dal tasso di disoccupazione a quello di inoccupazione, giovanile e femminile, dai servizi sociali attivati ai posti nelle residenze per anziani, dalle convenzioni che le associazioni di volontariato stipulano con gli enti locali al posto in classifica per livello di vivibilità delle città, dalle presenze in cinema e teatri alle biblioteche e ai luoghi di aggregazione. E, se vi sembra che mi sto allargando troppo, potremmo fermarci alle coincidenze nelle aree geografiche di questi risultati e la distribuzione degli asili nido, delle classi a tempo pieno, delle attività di integrazione scolastica offerte dai comuni. Non ci vuole molto a capire, perfino per gli esperti del Ministero, che un milione di coincidenze non sono “curiose”, non sono casuali. A spiegare tutte le coincidenze ci vuole la storia del Mezzogiorno, da prima dell’Unità ad oggi. Un po’ umiliati e frustrati, occorre dire che le cause dei risultati più modesti sono storiche, ambientali, sociali e soprattutto politiche. Non genetiche. Come dimostrano il gran numero di insegnanti meridionali al nord. Se si facesse una tabella degli ammessi per provincia di nascita, i risultati tra nord e sud starebbero in equilibrio; se si facesse poi per provincia di nascita dei genitori degli ammessi, i risultati si capovolgerebbero. Anche se suscitano meno interesse e meno reazioni, sono da discutere i risultati per fasce di età e per ordine di scuola, perchè offerti senza spiegazione. Il Ministro con molto cinismo dice che si aspettava la percentuale di ammessi, un terzo, e il fatto che fossero i più giovani. E neanche si rende conto che in tal modo ammette che lo strumento e le modalità del reclutamento, nel contesto attuale, siano sbagliate e profondamente ingiuste. Con tale meccanismo si è voluto favorire i più “freschi” di studio e di allenamento, poi anche quanti si sono potuti permettere costosi corsi specifici e il tempo necessario per farlo. Una minoranza, si sa; perché la maggioranza vive da anni in modo precario, magari senza incarico annuale, e spende i risparmi in formazione per nuovi titoli e master, per migliorare la posizione in graduatoria, oltre che per la gioia delle università, libere e statali. Ma quale amministrazione in Italia e all’estero, sapendo chi sono gli interessati, propone loro tali prove preselettive. Quale amministrazione, in Italia o in qualunque altro paese del mondo, sottopone a prove preselettive i suoi dipendenti precari, il cui lavoro apprezza e di cui si serve da anni. E che, stando nella Comunità Europea, ha l’obbligo di stabilizzare per legge. Gli ammessi per la scuola dell’infanzia e per la scuola elementare, poi, sono molti di meno perché un gran numero di partecipanti ha vecchi diplomi conseguiti tanti anni fa, è rimasto fuori della scuola, oggi ha tentato questo concorso anche senza nessuna preparazione specifica. Tra loro, manco a dirlo, tantissimi meridionali. I giovani insegnanti di questi tipi di scuola primaria oggi hanno una laurea specifica al pari dei loro colleghi della scuola secondaria. Ci manca solo che qualche benpensante del Ministero, con il rimpianto dei tempi passati, alla luce di questi risultati riproponga una gerarchia tra gli insegnanti con relative differenze di stipendi. Un sospetto legittimo proprio per la pubblicazione dei dati che abbiamo visto e per i relativi infelici commenti ed analisi. Il Ministro ha fatto più danno alla scuola con il comunicato di ieri che neppure con il concorso stesso. Concorsone che rimane inutile e dannoso perché servirà ad aumentare il numero dei precari e il numero dei ricorsi. Ricorreranno quelli che hanno ottenuto fra 30 a 34, cioè la media del 6, e saranno ammessi con riserva allo scritto; quanti supereranno il concorso senza vincerlo, non si rassegneranno e si rivolgeranno al Tar; le sentenze dei tribunali stravolgeranno e regoleranno le graduatorie, provinciali o di concorso che siano. Come sempre. E come sempre i precari aumenteranno e rimarranno precari.
Pubblico Giornale - 22 dicembre 2012
“Intervista a A. Calvani: «Solo demagogia, il digitale a scuola non migliora l'apprendimento»”
░ Su un argomento di grande importanza educativa – viste le propensioni attuali della politica scolastica – Marina Boscaino ha interpellato Calvani, una delle massime autorità, in merito, professore ordinario di Metodi e Tecnologie educative del dipartimento di Scienze dell'Educazione e dei Processi Culturali e Formativi dell'Università di Firenze. In conclusione al suo intervento, il professore detta alcuni consigli.
…Antonio Calvani è autore di molti libri; l'ultimo è «Per un'istruzione evidence based. Analisi teorico -metodologica internazionale sulle didattiche efficaci a inclusive», (Erickson, 2012). Abbiamo partecipato entrambi a un dibattito all'interno dell'eBook Fest, che si è svolta a Sanremo. … È da un anno che Profumo ci intrattiene con promesse "digitali", dimenticando … che le tecnologie da sole e pertanto la "modernità" che traghettano non possono rappresentare (se non demagogicamente) la soluzione ai nostri problemi.
D. Quali sono, dal punto di vista della ricerca scientifica, i risultati per l'apprendimento dell'utilizzo delle tecnologie digitali nella scuola?
Calvani. Contrariamente a quanto si è indotti a pensare la ricerca educativa basata su evidenza mostra ormai da decenni che in termini di efficacia dell'apprendimento i risultati sono assai modesti; in molti casi si può verificare anche un abbassamento degli apprendimenti, dovuto verosimilmente alle difficoltà di gestire i fattori di sovraccarico, distrattività o estroflessione che le tecnologie possono introdurre. In breve, se si vuole che gli studenti apprendano di più (la matematica, le scienze, la storia, eccetera) non sono le tecnologie la via maestra. Questo non vuol dire che le tecnologie non si debbano inserire nella scuola; ci sono situazioni particolari (ad esempio si pensi alla didattica speciale, all'individualizzazione dei percorsi) oppure ragioni culturali (sviluppare competenza digitale, superare il digital divide…
D. Quali sono le ragioni del grande spazio riservato alle stesse tecnologie nell'immaginario didattico?
Calvani. Le tecnologie sono un tratto caratterizzante la vita dell'uomo; da sempre… Recentemente le tecnologie "cognitive" sono diventate fonti più subdole di seducenti aspettative (e di fuorvianti deduzioni pedagogiche); un genitore (o un insegnante) che vede un bambino smanettare con una certa abilità su un qualunque nuovo oggetto tecnologico è indotto a immaginare di essere di fronte a nuove forme dí pensiero, o a nuovi geni in erba; allo stesso tempo è portato a vedere la scuola come arretrata… Poi si scopre la verità; quelle maestrie manipolative dei cosiddetti nativi digitali non si accompagnano quasi mai ad un avanzamento qualitativo dei processi di pensiero.
D. Quali modelli e quali contenuti possono essere davvero efficaci per formare in modo utile coloro che si occupano di didattica?
Calvani. … Sono le metodologie (e non le tecnologie) che fanno la differenza. Tra le metodologie hanno maggiore efficacia quelle che sono orientate a conseguire obiettivi ben chiari, che valorizzano l'interazione (il feed-back), la ripetizione sistematica degli apprendimenti in contesti variati e la consapevolezza autoriflessiva che deve accompagnare l'apprendimento.
D. Quali criteri possono essere utili per la progettazione e le decisioni istituzionali in merito alle politiche scolastiche ?
Calvani. Per i decisori di politiche tecnologiche si potrebbe fare un decalogo veloce: non inserire le tecnologie per poi lasciare che si trovi dopo (o emerga) il senso del loro utilizzo educativo; tenere conto dei tempi di decadimento delle tecnologie stesse (obsolescenza e così via); non fare introduzioni massicce, ma sempre mirate a specifiche finalità; far precedere l'introduzione da formazione degli insegnanti; procedere con rapporti circolari teoria-pratica; iniziare dagli ambiti nei quali è più evidente il valore aggiunto (bisogni speciali, drop-out, inter cultura, lingue straniere).

Il Messaggero - 24 dicembre 2012
“Doni, flebili tracce”
░ L’editoriale del periodico digitale, scritto in occasione della festività religiosa.
Non è, il Natale, dal punto di vista liturgico la più importante festa cristiana, cosa che è la Pasqua; ma non a caso è la più popolare. Per quanto infatti i discepoli abbiano fin da subito fondato la loro fede sul duplice evento della Morte e Resurrezione, la devozione lungo i secoli ha colto nella Nascita la premessa in cui l’evento è custodito: cioè l’Incarnazione, l’abbassamento del divino nell’opacità della forma umana, affinché la natura di quest’ultima sia rinnovata. Nella tenerezza del Bambino cullato dalla Madre è del resto il mistero della vita che si rinnova, di cui ogni famiglia è in ogni tempo testimone. Il fatto che nella società secolarizzata, o anche in contesti non cristiani, il Natale abbia trovato diffusione come festa profana dei regali, non ne snatura più di tanto il senso. E non tanto perché il Bambino è un archetipo universale, che in differenti tradizioni trova corrispondenze, o perché il senso dell’Incarnazione si estende ovunque il divino abbia preso dimora nel mondo simbolico e sociale degli uomini; ma per una ragione più intrinseca. Se, nell’economia della salvezza, Dio non ha disdegnato una Nascita umile, in quel mondo di povertà materiale che inizia oltre le soglie dei potenti, si può pensare che abbia misericordia per la povertà spirituale così tipica del nostro mondo. Scambiarsi i doni, anche per chi non abbia altra memoria, è pur testimonianza della gratuità che è oltre il muro dell’utilitarismo.

Latecnicadellascuola.it - 24 dicembre 2012
“L’Agenda Monti prende sul serio la Scuola»”
░ Una riflessione di Anna Maria Bellesia su “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa”, appena pubblicata dal senatore a vita Mario Monti su internet, e diventata subito un documento cliccatissimo.
Una delle 25 pagine riguarda la scuola ed espone in sintesi il Monti-pensiero, che ricalca pari pari le strategie europee del programma Lisbona 2020, dallo sviluppo delle competenze appropriate per vivere e lavorare nel mondo della globalizzazione, alla riduzione del tasso di abbandono, all’incremento del numero di laureati. “La scuola e l’università sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali”, è l’esordio.“La priorità dei prossimi cinque anni è fare un piano di investimenti in capitale umano”, è il punto saliente, tanto da essere ripetuto due volte in poche righe…. Dalla prossima legislatura si fa sul serio. Il paragrafo si intitola proprio così: “Bisogna prendere l’istruzione sul serio” e investire sulla qualità. Con prudenza, perché prima c’è sempre la questione del contenimento della spesa pubblica: “Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione”. Quanto agli insegnanti “devono essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto”. Come si era capito nei mesi scorsi, la tendenza è di procedere decisamente nel senso della flessibilità e della valutazione.“Il modello organizzativo deve cambiare puntando su autonomia e responsabilità come principi fondanti”. Inoltre, “da subito occorre completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire, basato su indici di performance oggettivi e calibrati sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti. Occorre inserire con gradualità meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici basati sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata, e degli insegnanti, ad esempio attraverso un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati”….

Latecnicadellascuola.it - 25 dicembre 2012
“L’Agenda Monti: Molti dubbi e interrogativi”
░ Il giorno dopo, La tecnica della scuola torna sull’argomento. Dubbi e interrogativi riguardano la prospettiva di premiare i docenti che ottengono risultati migliori, una idea in netta controtendenza persino rispetto allo schema di regolamento sulla valutazione delle scuole approvato dallo stesso Governo nell'agosto scorso. Ci associamo alle perplessità, e non tanto per la premialità – che fatta bene (e l’Invalsi c’entrerebbe poco) …. – quanto per la fonte da cui vengono i propositi: la stessa che in TV, lo scorso 25 novembre mostrava scarsa o nulla consapevolezza del ruolo culturale e sociale degli insegnanti arrivando ad adombrare un nesso tra il presunto corporativismo degli insegnanti e ipotizzate pratiche strumentali della protesta studentesca.
L’ “Agenda Monti” di cui il nostro sito ha già dato notizia è certamente un documento di grande interesse… Parole nobili, nobilissime, la domanda è d’obbligo: con quali iniziative concrete il professor Mario Monti pensa di raggiungere questi obiettivi ? Anche l’aumento dell’orario di cattedra era stato presentato da Monti come una operazione finalizzata a migliorare la qualità del sistema di istruzione. Monti parla anche di motivare i docenti e di riconoscerne il contributo, ma subito dopo sottolinea la necessità di “completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire” e si spinge fino a prevedere “un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati”. L’idea non piacerà di certo a gran parte del “popolo della scuola” che da anni combatte contro l’uso delle prove Invalsi e contro ogni altri strumento che possa in qualche modo “misurare” risultati e prestazioni. Ed è facile prevedere che l’ipotesi non troverà d’accordo neppure i sindacati del comparto. D’altronde lo schema di regolamento sulla valutazione e l’autovalutazione della scuola approvato a fine agosto dal Governo (e di cui non si è saputo più nulla) aveva avuto il via libera del Cnpi e di una parte del mondo sindacale solo perché non prevedeva né premi né altri meccanismi di incentivazione.
Il programma contenuto nell’”Agenda Monti” risulta dunque in controtendenza persino rispetto ad una precedente decisione del suo stesso Governo e proprio per questo appare debole e poco credibile….

l’Unità - 27 dicembre 2012
“Slogan vecchi sulla scuola”
░ Nei propositi dello Agenda Monti, il Professore parla come se le cose non fossero peggiorate durante il suo governo (di Paolo Valente).
È un’agenda piccola piccola, quella del professor Mario monti, nella parte in cui si occupa di Scuola, Università, Ricerca: poche parole che liquidano i gravi problemi su temi così centrali per il futuro del Paese, con richiami generici a merito e valutazione, e ancor più generiche promesse d’investimenti «anche mediante agevolazioni fiscali». Abbandono scolastico e basso numero di laureati - su cui l’Agenda Monti si concentra - sono problemi reali, ma sono sintomi di uno stato di malattia molto più generale della «conoscenza» nel nostro Paese. È un fenomeno che ha radici innanzitutto nel massiccio disinvestimento di risorse, ma che è motivato anche dal grave stato di abbandono della scuola pubblica e nell’incapacità di restituire normalità, prima ancora che un rilancio, a università e ricerca, martoriate da riforme continue e contraddittorie. Non si spiega, allora, come possa migliorare la qualità dell’offerta formativa della nostra scuola, nell’impossibilità di motivare insegnanti senza prospettive di carriera né riconoscimento, anche sociale, del loro ruolo; o a cosa possa portare una valutazione senza premialità da una parte, e senza adeguato aggiornamento dall’altra. O come pensi, un eventuale futuro governo Monti, di migliorare la performance in termini di qualità e numero dei laureati, senza intervenire sul dissesto degli atenei, con professori in diminuzione costante e senza ricambio, vittime di una valutazione cervellotica (criticata, non a caso, in tutto il mondo) che non distribuisce risorse ai migliori. Né dice, l’Agenda, come i giovani ricercatori precarizzati e sotto-impiegati possano competere efficacemente per i bandi europei, o quali azioni intende mettere in campo per far rimanere in Italia quelli che, nonostante le condizioni di partenza, riescano ad attrarre fondi. Quello che si capisce bene, invece, è che per ricerca e innovazione s’intende, ancora una volta, in modo molto riduttivo, la ricerca applicata ai processi industriali o - peggio - la distribuzione di incentivi e risorse a pioggia alle imprese, piuttosto che un rilancio di un sistema realmente integrato che veda protagonisti gli enti pubblici e privati di ricerca, la ricerca condotta negli atenei e il mondo delle imprese innovative. Per fare questo, infatti, occorre incentivare tutto il «motore» dello sviluppo che dalla ricerca di base trasmette conoscenza alla ricerca applicata e fa girare gli ingranaggi dell’innovazione fino al mondo produttivo. Ma ancora più significativo è quello che nel documento programmatico di Monti non c’è scritto affatto: non c’è traccia della drammatica crisi finanziaria delle università pubbliche, dovuta ai tagli lineari di Tremonti-Monti-Grilli; non un accenno alle decine di migliaia di insegnanti precari da una parte e di classi «pollaio» dall’altra, con le scuole italiane che si reggono in piedi letteralmente per scommessa e con i contributi dei genitori per l’acquisto degli strumenti essenziali; non una parola sul sistema della ricerca pubblica umiliato da anni di declino dei fondi e della mancata attenzione di governo e Parlamento, dove le isole di eccellenza lottano per la sopravvivenza e gli altri per la dignità di una scienza oramai priva di mezzi. Un’agenda, dunque, che nella parte che riguarda scuola, università e ricerca, nella migliore delle ipotesi è quella che avrebbe potuto stilare il professor Monti nel novembre 2011: il documento sembra, infatti, ignorare i drastici provvedimenti «salva Italia» e di revisione della spesa nonché il cinico consolidamento della disarticolazione del sistema dell’istruzione pubblica perseguito anche da questo governo. Investire nella scuola e nell’università significa investire sul futuro dei nostri figli, ma per farlo occorre molto di più che generici richiami alla «valorizzazione» e al merito: occorrono risorse, restituendo ossigeno a un sistema oramai strangolato dai tagli; occorre invertire la tendenza, consolidata negli anni, di cercare di migliorare la performance di un sistema stremato da continue riforme e impoverito della sua risorsa migliore, ovvero i giovani.


 

 scuolaoggi.org - 14 dicembre 2012

Gli scatti della discordia

░ Gli scatti finanziati dal salario accessorio del personale della scuola. Una sorta di autofinanziamento.

Per 160mila docenti e ata che si vedranno riconoscere, magari a febbraio 2013, un incremento stipendiale con arretrati a tutto il 2011, ce ne saranno almeno 700mila che, invece , si vedranno diminuire il salario accessorio, perché le scuole riceveranno meno risorse nel fondo d’istituto e in prospettiva ne riceveranno sempre meno.. La cosa più dura da digerire è quanto riportato in calce all’accordo, nella cosiddetta norma programmatica (art.3). Col prossimo contratto nazionale, quando ci sarà, bisognerà aumentare la “produttività” anche nella scuola.

Come ? aumentando l’orario frontale delle lezioni? Ma no, basterà far rientrare nell’orario obbligatorio buona parte delle attività e funzioni ora incentivate e pagate col FIS. Come dire, lavorate di più e gratis perché le risorse non ci saranno più o saranno rimaste poche. In fondo era questo il sacrificio chiesto in finanziaria da Profumo e da Monti.

Cambia la formula ma non la sostanza.

 

la Repubblica – ed.Palermo – 15 dicembre 2012

“L’errore fatale degli studenti”

░ Riportiamo parte di una approfondita riflessione proposta dal collega Maurizio Muraglia (CIDI).

La maggior parte delle scuole superiori di Palermo in questi giorni ha sospeso la sua ordinaria attività didattica. Per l’ennesimo anno, alla fine di novembre, è avvenuta la stessa cosa Nell’immaginario comune, la scuola pubblica è ridotta com’è ridotta perché gli insegnanti non sanno fare il loro lavoro e gli studenti, anche in conseguenza di ciò, non hanno voglia di imparare. ….La solitudine del mondo della scuola rispetto alla politica e alla società è un fatto. Ora, il paradosso in cui oggi si trovano le nostre scuole è proprio questo. Vengono autogestite, cogestite, occupate perché gli studenti possano far sentire la loro voce. Ma a chi? Il paradosso consiste proprio nel fatto indubitabile che questi gesti non solo non fanno che acuire il disinteresse dell’opinione pubblica, ma addirittura innescano un meccanismo di discredito ancor più pesante, che investe gli studenti, ancor più accusati di non voler studiare, e i poveri insegnanti, ancor più accusati di non voler lavorare. Cosa si può pensare di aule popolate da studenti che giocano a carte o stanno a bivaccare senza uno scopo preciso e di sale insegnanti affollate di professori seduti che conversano tra di loro perché altro non possono fare? Comprendo bene che queste argomentazioni susciteranno l’indignazione di alcuni studenti che sinceramente credono in queste forme patetiche di protesta e di alcuni insegnanti che con buona lena si impegnano a dialogare con loro, per condurli a passare dalla protesta generica o dal bivacco insensato ad una qualche forma di elaborazione. Questi studenti e questi insegnanti meritano il più grande rispetto. Ma la stragrande maggioranza che in questi giorni a Palermo sospende la funzione della scuola, che è quella dell’insegnare e dell’imparare, la stragrande maggioranza degli studenti che urla, si agita, brandisce altoparlanti credendo di cambiare la situazione, ha una qualche larvata coscienza di quel che l’immaginario sociale pensa degli studenti che occupano le scuole? Qualcuno di loro è in grado di spiegare con argomenti razionali qual è lo scopo realedell’occupazione, dell’autogestione, della cogestione? Qualcuno di loro è in grado di convincere l’opinione pubblica che è sbagliata l’idea che tutto questo avvenga per anticipare le vacanze e non metter mano ai libri (perché non si occupa mai a settembre o ad aprile?)…. Credo allora che non si facciano gli interessidei ragazzi se non si dice con chiarezza la cosa che appare loro più sgradevole. Che cioè tutto quel simulacro di democrazia, con voti a favore e contro, da loro messo in scena non interessa più a nessuno e non serve né a loro né alla scuola pubblica, e che la sensazione di non avere tutte le mattine in classe rompiscatole che vogliono spiegare e interrogare è bellissima. Che fare autogestione significa gestire da soli la scuola, che è quel luogo dove qualcuno insegna e qualcuno impara, e che gli studenti da soli non possono insegnare perché non ne hanno le competenze. E che quando si fanno i “gruppi di studio” di matematica o di storia c’entra solo il fatto che non vogliamo tra i piedi l’insegnante

 

laRepubblica.it  15 dicembre 2012

La scuola sempre più povera. Meno attività, sindacati divisi

 Dal ministero arriveranno meno fondi pertutti i progetti a carico degli istituti, dallo sport alla musica; i soldi servono a coprire gli scatti di stipendio per il personale. (di Salvo Intravaia)

E' tutto, nero su bianco, nell'intesa sugli scatti stipendiali sottoscritta qualche giorno fa dai sindacati con l'Aran, l'Agenzia che negozia i contratti dei dipendenti pubblici per conto del governo. E l'unità sindacale faticosamente ritrovata dopo anni si è nuovamente incrinata. Da un lato la Flc Cgil che non ha sottoscritto l'accordo sugli scatti e dall'altro lato tutti gli altri sindacati: Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda. … Ma quanto arriverà nelle casse delle scuole per le diverse attività? Il Fondo d'istituto - con il quale si pagano una miriade di attività, dai progetti alle retribuzioni extra al personale - verrà decurtato del 24 per cento nel 2012 e del 27 per cento nel 2013. Le risorse per l'attività sportiva alle medie e alle superiori, le Funzioni strumentali per l'attuazione del Piano dell'offerta formativa (Pof) e gli incarichi specifici al personaleAta si assottiglieranno, nel 2013, del 26 per cento. E verrà ridotta di un quarto anche la dotazione finanziaria per le scuole che mettono in campo attività volte al recupero della dispersione scolastica.

 

Corrieredellasera.it  16 dicembre 2012

Perché le nostre bambine leggono peggio di 5 anni fa

░ L'Invalsi: i nativi digitali male siapprocciano ai libri.

 L'ultima fotografia globale scattata sugli alunni di dieci anni ci dice che le capacità di lettura dei bambini italiani sono retrocesse al livello del 2001. Sia subito chiaro: comunque un buon livello, visto che il nostro Paese occupa un dignitoso 18° posto nella classifica mondiale su 45 nazioni La classifica Pirls è stata realizzata dall'Iea, l'associazione internazionale per la valutazione del rendimento scolastico. L'Italia ha riportato un punteggio medio in lettura di 541 punti, lo stesso del 2001, mentre nel 2006 di 551: in cinque anni si sono bruciati dieci punti. Le bambine ne hanno persi due rispetto al 2001 ma addirittura 12 rispetto al 2006. I maschietti, invece, sullo stesso periodo ne hanno persi otto ma sul decennio ne hanno guadagnati tre (nel Centro Italia sono risultati più bravi).


tuttoscuola.com  17 dicembre 2012

Indagini internazionali. I diversi approcci di IEA e OCSE

░ L'Invalsi ha presentato gli esiti nazionali delle indagini Pirls e Timss 2011, analisi comparative promosse periodicamente dalla IEA (International Association for the Evalutationof Educational Achievement) sui livelli di apprendimento conseguiti dagli alunni a due livelli di scuola: di quarta classe il Pirlssulla comprensione della lettura, e di ottava classe il Timss per matematica e scienze.

A differenza dell’Ocse, che pure svolge indagini comparative sui livelli di apprendimento nelle stesse aree attraverso il programma Pisa, e che è un ente intergovernativo, finanziato dagli Stati aderenti, la IEA è una associazione tra centri di ricerca, servizi statistici, fondazioni, enti indipendenti che si occupano di valutazione comparativa ponendosi soprattutto dal punto di vista degli obiettivi di apprendimento stabiliti dai programmi delle diverse discipline. E’, in un certo senso, più ‘disciplinarista’ dell’Ocse, la cui committenza è ab origine di carattere macroeconomico, e tende a leggere i processi educativi con gli occhiali di chi è interessato alla crescita di competenze funzionali allo sviluppo economico più che culturale. Ciò non toglie che esista una certa convergenza nelle caratteristiche delle prove che la IEA e l’Ocse-Pisa propongono agli studenti, e che tendono in entrambi i casi a privilegiare la capacità di governare criticamente le conoscenze disciplinari possedute piuttosto che a misurare la quantità delle conoscenze apprese. Ciò rende i risultati delle diverse indagini in buona misura omogenei e quindi utilizzabili per valutazioni di carattere globale, che considerino tutti i dati disponibili. Sia la IEA (dal 1970) sia l’Ocse (dal 2000) dispongono inoltre di serie storiche dei dati, di grande utilità per conoscere le tendenze emergenti a livello nazionale einternazionale….

 

Il Messaggero  17 dicembre 2012

Precari, ecco chi si salverà nel pubblico impiego

░ La proroga dei contratti riguarderà soprattutto enti locali e servizio sanitario nazionale. Parte la trattativa tra i sindacati e l’Aran per definire durata, intervalli e deroghe per il lavoro flessibile.

Lavorano per Regioni e Comuni e per il Servizio sanitario nazionale. Sono soprattutto loro i precari della pubblica amministrazione che possono trovare una temporanea salvezza nella proroga dei contratti triennali al 31 luglio 2013. La modifica è stata presentata dal governo al Senato e inserita nella legge di stabilità. La mappa di chi entra e chi esce ha bisogno ancora di una serie di passaggi per chiarirsi definitivamente. Il primo, è l’accordo quadro che i sindacati sono chiamati a concludere con l’Aran per definire le regole relative ai contratti a tempo determinato sia per quanto riguarda la loro durata (massimo 36 mesi, ma è prevista la deroga nel caso di contrattazione collettiva), sia per l’intervallo tra un contratto e l’altro, che per definire i casi di proroghe e rinnovi..
La proroga non sarà automatica. E questa è una delle ragioni che renderanno la norma meno ampia di quanto si fosse pensato. Intanto non ci rientrano i 130.000 precari della scuola (per il comparto valgono regole diverse), oltre la metà dell’esercito dei 250.000 contratti a termine utilizzati nella pubblica amministrazione. Riguarderà solo marginalmente l’amministrazione centrale poiché sono pochi, appena 14.893 (quasi 6 mila nella Ricerca e Università), i precari utilizzati nei ministeri ed enti. Si concentrerà invece soprattutto nell’oceano dei 100.052 precari utilizzati dagli enti locali, la metà dei quali lavorano nelle Regioni a statuto ordinario (e nei relativi Comuni), un numero quasi alla pari con il gruppone del Servizio sanitario nazionale (35.194)…. Restano fuori dalla proroga, infine, le altre tipologie di contratto flessibile come i co.co.co o i contratti di somministrazione.L’altra parte de l’emendamento riguarda la stabilizzazione dei precari riservando loro una quota del 40% dei posti nei concorsi pubblici. Per usufruirne bisogna innanzitutto che si facciano i concorsi; per parteciparvi occorre vantare 3 anni di esperienza di lavoro con l’amministrazione che indice il bando. Senza riserva possono accedere i cococo che hanno maturato almeno 3 anni di contratti. Un dprstabilirà i dettagli tecnici entro il 31 gennaio.

Il Fatto Quotidiano  18 dicembre 2012

Lettera ai miei allievi: oggi hanno bocciato il maestro!

░ Un nostro collega racconta l’umiliazione subita. Sarà ripagato ?

Cari allievi, oggi il vostro maestro è stato bocciato. Sì, avete letto bene: il Ministero della Pubblica istruzione, al Concorsone, mi hamandato. Il maestro, che ogni anno entra in classe insegnando storia, geografia, musica, educazione all’immagine, informatica, scienze, dopo aver passato un concorso e ottenutol’abilitazione nel 1999, non ha passato il test di preselezione che è stato costretto a fare per tentare di non essere più precario. Un personal computer, non una persona, in cinquanta minuti ha deciso che io non potrò continuare a essere il vostro maestro ogni anno ma sarò destinato ancora a girare come le giostre da un paese all’altro. … Volete sapere cosa mi hanno chiesto? No, non ho il coraggio di dirvelo, cari allievi. Voi state immaginando domande sulla didattica, su come si trasmettono a voi la storia, la geografia, l’educazione civica. State immaginando che mi hanno “interrogato” per sapere come v’insegno a usare internet, la mail, i social network che il 74% di voi utilizza. No, nulla di tutto questo. Mi hanno fatto un quiz, come quelli che fate voi quando vi costringono a fare i test dell’Invalsi più o meno. Per sapere se so fare il maestro mi hanno chiesto: “Pamela, Fiona e Gina, sono tre ragazze newyorkesi. Stanno prendendo il sole in una piscina della loro città. Pamela indossa un costume intero. Fiona legge un libro, Pamela e Gina sono cugine”. Dovevo indovinare la risposta esatta tra queste quattro: “Fiona è una studentessa universitaria; Pamela è grassa; a Roma non sono le 9 del mattino; Pamela e Fiona sono cugine”.Lo so che state ridendo. Ma i vostri maestri oggi non hanno il sorriso. Dicono che si chiama logica, cari ragazzi. Eppure domani dovrò tornare in classe in una scuola illogica. Mi hanno bocciato ma per qualche mese servo ancora al signor Ministro che avrei voluto vedere fare un test con me. Domattina tornerò tra voi,continueremo Vi insegnerò scienze portandovi alla fiera del consumo critico a Milano. Cercherò di ascoltare ancora i problemi di quelli tra voi che hanno il papà e la mamma separati; di chi non riesce a studiare perché a casa non c’è nessuno che lo può aiutare visto che mamma e papà parlano poco l’italiano ma molto bene l’arabo. No, non mi sono dimenticato: anche se non so bene rispondere al quiz di Fiona, Gina e Pamela; anche se la nostra Scuola italiana non ha soldi continuerò a organizzare il nostro viaggio d’istruzione al Parlamento a Roma o sui beni confiscati alla mafia in Sicilia, cercando soldi tra qualche imprenditore. Andremo a Mirandola, a incontrare i bambini che vivono nei container: perché per noi parlare di Emilia è anche questo. Non preoccupatevi, quel signore che si chiamaFrancesco Profumo, forse non ama veramente la scuola ma il vostro maestro prova ogni giorno ad amarla. Anche se è stato bocciato.

Il Messaggero  18 dicembre 2012

Una lavagna non seleziona un docente

░ Mentre si parla tanto di combattere il nozionismo il ministero dell’Istruzione ne propone, con la prova preselettiva del concorso, la peggiore versione. Riportiamo parte di un articolo di Giorgio Israel.

… Cosa pensare di questo concorso, il primo dopo tredici anni? Da un lato, come negare l’opportunità di premiare il merito, di legare l’immissione in ruolo a un accertamento serio delle capacità di chi occuperà quei posti? D’altra parte, deve trattarsi di un accertamento “serio”. Qui nascono perplessità per il carattere di questa prova che assomiglia a un esame di guida automobilistica dove il comportamento del conducente deve essere standard, a differenza di quello di un buon insegnante. Di fronte a un numero imponente di candidati è inevitabile una selezione di base, ma è poco credibile che si possano accertare con dei quiz le capacità logiche e di comprensione dei testi dei candidati, e stupiscono certe domande in tema di competenze linguistiche e digitali che rischiano di premiare personaggi adatti a trionfare nei “quiz-show” televisivi. Perché mai un requisito per essere un buon insegnante dovrebbe essere sapere a quale linguaggio appartiene il termine “godet” (un taglio di gonna a forma di campana), sapere che il “nome logico Lpt1” indica la porta parallela di un computer o conoscere la definizione di “home banking”? Mentre si parla tanto di combattere il nozionismo il ministero dell’Istruzione ne propone la peggiore versione, secondo una visione dei test praticata da tempo con esitipessimiQuando si prospettò la necessità di delineare un nuovo percorso di formazione degli insegnanti, la scelta della commissione da me coordinata fu di distinguere nettamente tra il problema della formazione – proiettato nel futuro – e quello del reclutamento, intriso di un passato che, per i troppi errori commessi, richiede inevitabili compromessi. A un simile approccio di buon senso doveva accompagnarsi la soluzione di assegnare i posti a cattedra disponibili per metà ai giovani che uscivano dal nuovo percorso del Tfa (Tirocinio formativo attivo) e delle lauree magistrali per l’insegnamento, e per l’altra metà a sanare il precariato con verifiche di merito. Era una linea di compromesso che contemperava due esigenze: il riconoscimento di diritti pregressi, purché fossero basati su meriti effettivi; e l’apertura di uno spazio ai giovani insegnanti, fra cui gli abilitati nella formazione primaria. Non è giusto mortificare chi ha lavorato seriamente e ha tenuto in piedi la baracca della scuola malgrado gli errori di politici e sindacati; ma una scuola che non immetta forze nuove è destinata a morire. Occorreva ragionevolezza, chiamare tutti a qualche sacrificio, senza che i sacrifici fossero da una parte sola. Invece, le lauree magistrali sono state affossate e il progetto del Tfa è stato snaturato e mortificato. … Il problema della formazione e del reclutamento degli insegnanti nella scuola italiana è talmente complicato da richiedere una poderosa miscela di competenze e di buon senso. Pertanto, non può essere sciolto né con colpi di testa né affidandosi a una burocrazia che crede che gli insegnanti vadano scelti tra chi sa che cos’è un “carter” o un “top leveldomain”, che coltiva una visione dirigista e “amministrativa” poco interessata agli insegnanti e alla loro formazione e che pensa di poter risolvere tutto dall’alto con la tecnologia, a suon di lavagne interattive multimediali, di tablet e di editoria digitale.

 

Il Messaggero  18 dicembre 2012

Che cos’è il monopsonio? Proteste per i quiz più astrusi

░ Alcuni esempi dei quiz proposti dal MIUR peril concorso docenti.

Nequitosa. E’ uno dei quiz della prova preselettiva per aspiranti docenti. Non bisogna dire che cosa significa, ma se indica una persona cattiva, grassa, pessimista e solerte. Quattro risposte per ogni domanda, qualcuna potrebbe sembrare con il trabocchetto. E i candidati sono furenti. Soprattutto quelli che non ce l’hanno fatta perché in questo campo minato di scelte non hanno raggiunto le 35 risposte esatte. E poi il monopsonio. O il transetto. E il catione? Appartiene alla moda, alla fisica, all’architettura o all’epica? Carter fa parte del linguaggio della meccanica, della pubblicità, della musica o della gastronomia? Su Facebook e sul web, dove si è scatenato il processo al concorsone, i candidati a prova conclusa si sono scambiati le impressioni sulle domande affrontate individualmente, che non erano uguali per tutti ma sorteggiate tra 3.500 quizFamiglia Cristiana boccia la prova definendola concorso-beffa. «Non importa la preparazione specifica per cui si è studiato e spesso insegnato - sostiene il periodico cattolico -, non importano competenze pedagogiche o tecniche di insegnamento. No, conta soltanto una mente allenata a quiz all’anglosassone. Su questa base saranno inclusi ed esclusi dai posti a concorso gli insegnanti di domani». Per Famiglia Cristiana sarebbe più onesto organizzare «una lotteria».


la Repubblica  18 dicembre 2012

Io, candidato al concorsone dei prof tra precari e quiz da settimana enigmistica

░ Una testimonianza, dall’interno del concorsone.

E dunque eccoci al dunque, parte il conto alla rovescia, ora la cosa più importante del mondo è sapere dopo quanti giri il ciclista B raggiungerà il ciclista A. Santo Bartezzaghi patrono dei rompicapi aiutami tu. Visto che Nicoletta deve trovar casa prima di andare a Milano, se è a Milano vuol dire che ha trovato casa? EPOFALA-BELEFE è un’alternanza corretta di consonanti e vocali? Io teoricamente corro per professore di italiano storia e geografia alle medie, davvero è così importante per me quando quella maledetta lumaca uscirà dal pozzo, se la mattina avanza cinque metri e la sera scivola quattro metri? Logica, pura logica: tutti i professori devono saper ragionare, questo dev’essere stato il pensiero dei signori del Miur. Non c’è una sola domanda di storia o di letteratura, solo quiz da test attitudinale generico, ma allora è sufficiente avere un certo QI per insegnare? Non confondere un solo carattere nell’indirizzo di «ResminiNicola, v. Manzoni 3 Bergamo» è un requisito professionale del postino, o del prof di lettere? Non dovrebbero piuttosto verificare se so spiegare l’Infinito e la transizione dai comuni alle Signorie? Piano, su quello ti interrogheremo al prossimo esame, li sento rispondere, gli invisibili selezionatori, questa è solo la scrematura. Ma se finissero scremati anche eccellenti prof di storia un po’ arrugginiti sulle equazioni con le incognite ? Sarebbe un bene per la scuola?

 

Corriere della sera  18 dicembre 2012

Facili o surreali I quesiti logici per tipi dasudoku

░ Alcuni esempi e una valutazione conclusiva.

Provate a mettervi nei panni di chi ieri — avendo già anni di insegnamento precario ma effettivo alle spalle — si è trovato a rispondere su cos'è un touchscreen o qual è la prima pagina caricata all'avvio di un browser. Fin lì avrà sorriso. Ma quando la possibilità di avere una cattedra è rimasta appesa alle sorti di un tipo che domenica scorsa non è andato al mare, non dev'essere stato divertente. «Quale delle seguenti affermazioni permette di concludere logicamente che "domenica scorsa non sono andato al mare"?», e giù una quaterna di ipotesi di fronte alle quali perizia logica e perizia psichiatrica se la battono. Nella loro algida pretesa di obiettività, i quiz di questo genere hanno sempre qualcosa di surreale. Imponendo i meccanismi della cosiddetta logica, perdono di vista il senso della realtà. Tant'è: i test del governo tecnico non potevano che essere «tecnicistici», spostando l'asse un po' a favore di menti matematiche, allenate daisudoku, dai «brain trainer» o, più probabilmente, arrese alla necessità di esercitarsi sui simulatori. Quesito: «Se la lettera N identifica una qualunque cifra (singola), la lettera P identifica una qualunque cifra (singola) pari e la lettera D identifica una qualunque cifra (singola) dispari, allora il prodotto tra i numeri NP e PD sarà certamente un numero…», con ciò chesegue. Sentite questa frase: «Non è impossibile che non esista una persona che non abbia negato di aver trovato il segreto per ottenere la vita eterna». Ora, più che il senso della frase, ilcandidato avrebbe dovuto dedurre l'identità dell'autore: un Azzeccagarbugli tossicomane? Questo tipo di frase aggrovigliata sì, è molto poco logica e moltissimo italiana. Non sono convinto, come il ministro Profumo, che grazie al concorsone di ieri il nostro torna a essere un Paese normale. Se un precario con laurea, scuola di specializzazione e magari cinque anni di insegnamento deve giocarsi una cattedra e il destino con un quiz, è tutt'al più un Paese in stato d'emergenza.

 

latecnicadellascuola.it  19 dicembre 2012

Concorso a cattedra, preselettive spietate: passa solo 1 candidato su 3

░ Dati ufficiali: ammessi allo scritto il 33,5%, appena 88.610 su oltre 321mila iscritti.(Di Alessandro Giuliani).

I più abili a rispondere in Toscana, Piemonte, Lombardia e Liguria. Peggio di tutti in Calabria, dove è risultato idoneo 1 ogni 5. IlMiur: la percentuale di ammessi in linea con le aspettative. E alle tante critiche per la proposizione dei quiz da cruciverba, viale Trastevere dice che si usa questa tipologia in tutti i concorsi pubblici, nazionali ed internazionali, a prescindere dalle figure professionali. Ma fare il docente non è una professione qualsiasi.... Nessuna sorpresa. Le ultime quattro sessioni delle prove preselettive per partecipare alle verifiche disciplinari del concorso a cattedra, tornato ad essere bandito dopo 13 anni, ha solo confermato quanto era emerso nella prima giornata: il passaggio della prova ha riguardato una minoranza dei partecipanti. Da un comunicato di resoconto del Miur risulta che “le prove svolte erano attesi 327.798 aspiranti docenti. Di questi, si sono presentati nelle sedi di concorso in 264.423. Hanno superato la prova 88.610 candidati, ovvero il 33,5%. Le regioni con le maggiori percentuali di successo, dove è stata superata la soglia del 40%, sono: la Toscana (44,3%), il Piemonte (41,7%), la Lombardia (41,3%), la Liguria (il 40,3%). Quelle con le percentuali più basse invece sono: la Calabria (20,8%), il Molise (21,3%), la Basilicata (22,5%). Il Miur ha fatto sapere che “si concludono con un bilancio positivo le due giornate dedicate ai test preselettivi, una prova che almeno per le dimensioni e le procedure innovative rappresentava senz’altro uno dei momenti più complessi dell’intero iter concorsuale. Adesso gli aspiranti docenti ammessi, che grazie al sistema digitale hanno avuto modo di conoscere l’esito della prova pochi istanti dopo la sua conclusione, affronteranno le successive prove in programma: gli scritti (il calendario il 15 gennaio nella Gazzetta Ufficiale ndr) e gli orali, tra cui la novità assoluta della lezione simulata che valuterà la capacità di stare in classe e comunicare agli studenti”. Sempre secondo il dicastero di viale Trastevere, “la percentuale di ammissione dei candidati, al di sopra del 30%, è in linea con le aspettative, ha dimostrato l’accessibilità del test e, allo stesso tempo, la piena funzionalità della prova”. Il Miur ha anche voluto rispondere alle tante critiche che si sono accavallate negli ultimi due giorni dopo la somministrazione di quesiti generici e che non hanno nulla a che fare con l’insegnamento: “il test rappresenta un passaggio preliminare per la definizione della platea concorsuale, così come avviene in tutti i concorsi pubblici, nazionali ed internazionali, a prescindere dalle figure professionali. Alle successive prove scritte e orali spetterà invece la valutazione delle conoscenze professionali più specifiche”. Resta da dire, però, che l’insegnamento non è una professione qualsiasi. E che molti aspiranti docenti non potranno dimostrare di essere in possesso di alte conoscenze e competenze. Per non aver saputo rispondere correttamente a quesiti davvero particolari.

 

 http://www.italiansinfuga.com/  6 dicembre 2012

Classifica delle nazioni meno corrotte al mondo”.

░ La classifica, realizzata da TrasparencyInternational, una organizzazione che combatte a livello mondiale la corruzione, non comprende tutte le nazioni, ma quelle soltanto delle quali l’organizzazione ritiene di avere dati attendibili.

L’indice viene creato su una scala che va da zero a 100. Una nazione con un punteggio di zero viene considerata altamente corrotta mentre una nazione con un punteggio di 100 viene considerata molto virtuosa. La posizione in graduatoria invece misura la corruzione della nazione in relazione alle altre nazioni. Per corruzione s’intende attività illegali volutamente nascoste o che vengono alla luce attraverso scandali, investigazioni oprocessi…L’Italia purtroppo si classifica molto male. Ci troviamo al settantaduesimo posto, penultima tra le nazioni europee, ventidue posti più in basso rispetto al Rwanda, una nazione fino a pochi anni fa colpita da una guerra civile ed un genocidio di proporzioni immani. Ecco la classifica completa: Danimarca 90. Finlandia 90. Nuova Zelanda 90. Svezia 88. Singapore 87. Svizzera 86. Australia 85. Norvegia 85. Canada 84. Paesi Bassi 84. Islanda 82. Lussemburgo 80. Germania 79. Hong Kong 77. Barbados 76. Belgio 75. Giappone 74. Regno Unito 74. Stati Uniti 73. Cile 72. Uruguay 72. Bahamas 71. Francia 71. Saint Lucia 71. Austria 69. Irlanda 69. Qatar 68. Emirati Arabi Uniti 68. Cipro 66. Botswana 65. Spagna 65. Estonia 64. Bhutan 63. Portogallo. Portorico 63. Saint Vincent and the Grenadines 62. Slovenia 61. Taiwan 61. Capo Verde 60. Israele 60. Polonia 58. Malta 57. Mauritius 57. Corea del Sud 56. Brunei 55. Ungheria 55. Costarica 54. Lituania 54. Ruanda 53. Georgia 52.

Seychelles 52. Bahrain 51. Repubblica ceca 49. Lettonia 49. Malesia 49. Turchia 49. Cuba 48. Giordania 48. Namibia 48. Oman 47Croazia 46. Slovacchia 46Ghana 45Lesotho 45Kuwait 44.Romania 44Arabia Saudita 44Brasile 43.Macedonia 43Sudafrica 43Bosnia Erzegovina 42

Italia 42Sao Tome e Principe 42.Bulgaria 41.Liberia 41Montenegro 41Tunisia 41Sri Lanka 40Cina 39Trinidad e Tobago 39.Burkina Faso 38El Salvador 38Giamaica 38.Panama 38Perù 38Malawi 37Marocco 37.Suriname 37.Swaziland 37Thailandia 37Zambia 37.Benin 36Colombia 36.

Djibouti 36Grecia 36India 36Moldavia 36.Mongolia 36Senegal 36Argentina 35Gabon 35Tanzania 35Algeria 34Armenia 34.Bolivia 34Gambia 34Kosovo 34Mali 34.Messico 34Filippine 34Albania 33Etiopia 33.Guatemala 33.Niger 33.Timor-Leste 33.Repubblica dominicana 32….  Seguono, nell’elenco un altro centinaio di Stati.

 

www.liveunict.com  7 dicembre 2012

Miur, Profumo: graduatoria unica nazionale per i corsi a numero chiuso”.

░ Durante un Question time alla Camera, il ministro Francesco Profumo ha parlato del progetto di una graduatoria nazionale per l'accesso ai corsi universitari a numero programmato come Medicina, Architettura ealtri.

VERBALE DI SEDUTA. Con un intervento da parte di Marco Maggioni (Lega Nord) viene sollevata la questione "disparità fra nord e sud" infatti la lega presenta al ministro statistiche mirate ad evidenziare che nei test di ingresso che si sono svolti il 4 settembre scorso è stato nettamente più semplice accedere al Sud rispetto al Nord, chiedendo quindi al governo"se e come il Governo intende intervenire per porre fine a questa differenza". Il ministro ribadisce che il MIUR ha tutta "l'intenzione di apportare tale innovazione", però intende inserirla in maniera graduale, onde evitare pesanti ripercussioni sul sistema di selezione universitaria. Replica Maggioni … il deputato della Lega Nord invita il governo e il MIUR ad"intervenire subito con la graduatoria unica…”.

www.latecnicadellascuola.it  9 dicembre 2012

Il Governo Monti ha i giorni contati, per la scuola non è una buona notizia”

░ Nell’articolo si esprime preoccupazione per quanto non sarebbe possibile realizzare deiprogetti del ministro Profumo (il concorso a cattedre che volevaindire nella primavera 2013, e i Tfa speciali).

Il Governo Monti ha i giorni contati. La sfiducia palesata dal Pdl farà chiudere la breve avventura dell’esecutivo dei tecnici con almeno tre mesi di anticipo rispetto alle previsioni. … Quali conseguenze potrebbe avere sul mondo dell’istruzione questo inatteso esito del Governo che avrebbe dovuto portare il Parlamento italiano a fine legislatura? … Non vi saranno problemi per i tirocini formativi attivi. Sia per i “normali”, che hanno già vissuto la loro, pur discussa, fase selettiva. Sia per i “speciali”, riservati agli abilitati, per i quali mancano solo alcuni dettagli finali. Ma che possono contare su un impianto generale già sostanzialmente approvato. L’unico intoppo, di non poco conto, potrebbe essere quello del mancato ok del ministero dell’Economia. In tal caso l’avvio della procedura potrebbe essere a rischio, poiché non vi sarebbero garanzie sulla copertura finanziaria. Nubi tendenti al nero si addensano, invece, su altri progetti di riforma in corso. Ad iniziare da quelli sui nuovi concorsi. Quelli, per intenderci, che avrebbero dovuto portare regole innovative e cadenza di indizione biennale. E per i quali il ministro Profumo si era tanto speso negli ultimi mesi del suo mandato.

Per approvare le nuove modalità selettive, infatti, il Miur deve necessariamente chiedere l’autorizzazione al ministero della Funzione pubblica e a quello delle Finanze. E siccome le regole sono ancora in fase di definizione, questo doppio passaggio sarebbe dovuto arrivare nelle prossime settimane. Con la caduta del Governo Monti e del dicastero dell’Istruzione guidato da Profumo, inoltre, si assisterà ad una brusca frenata (forse anche ad un affossamento) dei nuovi modelli che avrebbero dovuto portare alla valutazione e all’autovalutazione negli istituti. Per non parlare delle procedure che già con velocità fortemente ridotta stavano portano verso l’anagrafe degli edifici a rischio e degli interventi urgenti da attuare per la manutenzione degli istituti.

 

www.vita.it  10 dicembre 2012

Imu, domande e riposte sulle Linee guida delMef

░ Una intervista a Carlo Mazzini chiarisce quali non profit ed enti ecclesiastici siano tenuti al versamento dell'imposta.

D. Alcuni giorni fa è uscita una prima Circolare del Dipartimento delle Finanze (Ministero dell'Economia) sul tema IMU e enti non commerciali. Quali sono le novità più rilevanti ?
R. Due sono gli argomenti trattati. Il primo riguarda gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. Il Ministero rileva che per legge questi enti non devono avere uno statuto nel quale inserire le clausole essenziali dell'assenza di scopo di lucro richiamate nel DM 200/12. Le clausole sono quelle relative al divieto di distribuzione degli utili, l'obbligo di reinvestirli nelle attività, l'obbligo di devolvere il patrimonio residuo - in caso di scioglimento - ad altro ente non commerciale. Dato che gli enti non devono necessariamente avere lo statuto, secondo il Ministero entro la fine dell'anno devono scrivere - e verosimilmente registrare - un regolamento nel quale inserire queste tre condizioni. Danno quindi meno di un mese - con feste di mezzo - ad enti che hanno percorsi decisionali moltocomplessi

D. Di quanti soggetti stiamo parlando ?
R. Di oltre 36.000, secondo i dati del Ministero dell'Interno. Vi sono dentro le parrocchie, istituti religiosi, confraternite, monasteri, fondazioni ecc. Attenzione, però. Le parrocchie che posseggono come immobili solo le chiese e le pertinenze, non devono scrivere il regolamento, dato che l'esenzione IMU deriva da altra norma (lettera d del comma 1, art 7 D Lgs504/92) diversa da quella toccata dal provvedimento (stesso articolo ma lettera i). Quindi la norma interessa quelle realtà -la maggior parte - che oltre ai fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio del culto e loro pertinenze (l'abitazione del parroco) hanno altri immobili nei quali esercitano attività dirette all'esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all'educazione cristiana oppure vi realizzano attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive.
D. Cosa rischiano gli enti ecclesiastici se non registrano il regolamento entro al fine dell'anno ?
R. Rischiano moltissimo. Non verrebbe loro riconosciuta l'esenzione IMU del 2012….

 

La Rosa Rossa News – 11.12.2012

Una Ragioneria Generale che ragiona molto male”. 

░ Mercoledì 5 dicembre, presso la VII Commissione della Camera si è tenuta, in sede di discussione della legge di stabilità per il 2013, un’ Audizione della Ragioneria Generale dello Stato sull’applicazione dell’art.64 della legge 133/2008 concernete i risparmi conseguiti e la restituzione alla scuola, per il pagamento dovuto per gli scatti del personale maturati negli anni 2010-2011-2012, di quote ad essa destinate.

Come è noto la legge in questione si proponeva di ridurre di 87 mila unità il numero complessivo dei docenti e di eliminare dall’organico ATA il 17% dei posti nel corso delle tre annualità 2009-2012. Il totale delle riduzioni di posti e di organici avrebbe dovuto ammontare a 132.000 unità, il totale della spesa strutturale di bilancio da ridurre avrebbe dovuto ammontare a 4.561 milioni di euro e il totale delle somme da impiegare a regime per il pagamento degli scatti del personale a 956,7 milioni. Degli scatti si sono pagati solo i primi 320 milioni per il 2010 e poi più niente con l’argomentazione, oggi documentata nell’audizione, che i tagli sarebbero risultati insufficienti allabisogna…E’ potuto accadere che l’Audizione si sia ridotta alla presentazione di un documento assai reticente e lacunoso nel quale sono omesse o appena accennate questioni che rivestono un valore fondamentale per un esatta valutazione di una così delicata materia. Ad esempio non sono indicati l’esatta composizione delle diverse categorie di personale docente in servizio nell’anno scolastico 2008-09 e il loro numero complessivo che costituiva con il numero degli studenti di quell’anno scolastico i termini del rapporto da elevare di una unità con l’anno scolastico 2011-12. E neppure si riferiscono le caratteristiche dell’analoga composizione dei docenti in servizio nell’anno scolastico 2011-12Non si fa alcun riferimento al fenomeno dei 10.000 esuberi di personale docente avvenuta a partire dall’anno scolastico 2010-11…. Di conseguenza si presenta una metodologia di calcolo degli effetti delle misure di razionalizzazione che in quanto basata sul calcolo degli stipendi del personale in servizio forniti dai cedolini ignora la reale dimensione dei tagli effettuati agli organici! Cioè la relazione incredibilmente ignora che se si calcola quanto costa il personale in servizio, comprendendovi i 10.000 soprannumerari, con tale calcolo non si registra la reale riduzione degli organici. I 340 milioni di euro annui che comportano i 10 mila soprannumerari sono una riduzione strutturale della spesa che risulta solo differita al momento della loro uscita, perqualsiasi motivo, anche con la famigerata mobilità intercompartimentale, dal servizio nel MIUR. Sui loro posti, che non esistono più, non si nominerà più nessuno! Si accennano come cause del mancato conseguimento delle riduzioni di spesa previste dal Piano programmatico solo il ritardo nell’entrata in vigore dei quadri orari nelle scuola secondaria superiore e la mancata riduzione degli insegnanti di sostegno a causa della sentenza della Corte Costituzionale. Anche in quest’ ultimo caso è assai carente il dimensionamento degli effetti e la natura stessa delfenomenoAnche sul fronte delle riduzioni della spesa per l’istruzione rappresenta una chiara omissione del Documento presentato per l’Audizione il non aver preso in alcun modo in considerazione l’andamento reale del Bilancio del MIUR. Una valutazione complessiva di quegli effetti finanziari, realizzata con strumenti ufficiali, ma di prima approssimazione, quali possono essere considerati il Rendiconto della Corte dei Conti sul bilancio 2011, che riporta i rendiconti dal 2008 al 2011 e l’assestamento di bilancio 2012, oggi consente di stabilire che, in termini finanziari, la riduzione della spesa strutturale per la missione istruzione realizzata tra il 2009 e il 2012 si aggira sui 4.600 milioni. Come mai il documento presentato dalla Ragioneria per l’audizione non prende minimamente in considerazione tale dato ?....

 

Larepubblica.it – 12.12.2012

Scuola, nella classifica del rendimento scivolano i bimbi delle elementari italiane. 

 L’arretramento della Scuola primaria italiana, nella graduatoria internazionale sull’apprendimento stilata da InternationalAssociation for the evaluation of educationalachievement. (di Salvo Intravaia).

Finora, a sfigurare nelle classifiche internazionali sugli apprendimenti erano soltanto i ragazzini della scuola media, adesso anche i bambini della scuola elementare cominciano a mostrare segni di cedimento. E l'Italia - in tema di performance in Lettura, Matematica e Scienze - perde tantissime delle posizioni di prestigio acquisite nel 2006. Migliorano, ma restano sempre nelle posizioni di rincalzo, i ragazzini della terza media. Il dato emerge dall'ultima indagine condotta dall'Iea, l'Associazione internazionale per la valutazione del rendimento scolastico. Ogni cinque anni, l'Iea conduce due indagini: ilPirls (Progress in International ReadingLiteracy Study) e il Timss (Trends in International Mathematics and Science Study). La prima, indaga sulle competenze in Lettura dei bambini di quarta elementare, la seconda sulle competenze in Matematica e Scienze tra i bambini di quarta elementare e i ragazzini della terza media (rispettivamente il quarto e l'ottavo anno di istruzione). E se le difficoltà degli studenti che frequentano le scuole medie italiane non sono una sorpresa perché già emerse dall'indagine Pisa, condotta dell'Ocse, e confermate dall'Invalsi italiano, quelle dei bambini delle elementari rappresentano un passo indietro. Nel 2006, i bambini della quarta elementare italiani con 551 punti in Lettura figuravano al sesto posto, dopo Russia, Hong Kong, Canada, Singapore e Lussemburgo. In Europa, soltanto dietro al Lussemburgo. Nel 2011, i piccoli italiani si piazzano al sedicesimo posto con 541 punti. E, in Europa, vengono superati da diverse nazioni: Finlandia, Irlanda, Danimarca, Croazia, Inghilterra, Olanda, Repubblica Ceca e Svezia, alcune delle quali - Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda e Croazia - non hanno partecipato all'edizione del 2006. Il Lussemburgo invece non partecipa.

In matematica, i piccoli della scuola elementare fanno registrare praticamente lo stesso punteggio - 508 punti anziché 507 - ma dal sedicesimo posto scendono al ventiquattresimo. Da sette nazioni nel 2007adesso ci superano in quattordici. Netto peggioramento in Scienze: il quarto posto fra le nazioni europee con 535 punti si trasforma in un meno lusinghiero undicesimo posto con 524 punti. Nazioni come Germania, Danimarca, Svezia, Olanda e Repubblica Ceca che nel 2007 ci seguivano adesso ci precedono. Migliorano le performance in Matematica e Scienze dei ragazzi che frequentano la terza media. I 480 punti in Matematica del 2007, quattro anni dopo, diventano 498. Netto miglioramento anche in Scienze, dove i 495 punti del 2007 salgono a 501 nel 2011. La valutazione dell'Iea arriva al termine di un decennio di riforme che, tra il 2001 e il 2011, hanno interessato le elementari. Prima la riforma Moratti ha introdotto l'ingresso in prima a 5 anni e mezzo (il cosiddetto anticipo), il portfolio delle competenze e abolito l'esame di quinta elementare. Poi la Gelmini, dopo la breve pausa del governo Prodi, ha cancellato il modulo di tre insegnanti su due classi. Nel frattempo, il numero degli alunni per classe è cresciuto.

 

Huffington Post – 14.12.2012

Concorso per la scuola: docenti pagati un euro l'ora, l'Ue apre procedura d'infrazione: troppi professori precari. 

 Un inghippo dopo l'altro (di Laura Eduati)

Il mastodontico concorso per la scuola voluto dal ministro Profumo, il primo dopo tredici anni, ormai è alle porte: i prossimi 17 e 18 dicembre l'esercito dei 320mila candidati affronterà i test di preselezione, ciascuno con la speranza di accedere al concorso vero e proprio e fra qualche mese di guadagnare una delle 11.500 cattedre a disposizione.
Una lotteria sconclusionata fin dagli esordi: dopo le proteste per i test simulati preparati dal ministero dell'Istruzione, ma condomande zeppe di errori e quesiti strampalati, e dopo le centinaia di ricorsi di insegnanti precari esclusi dal bando, ora esplode il malessere dei docenti e dei tecnici informatici che dovranno sorvegliare le oltre 2.500 aule scolastiche dove si svolgeranno i test della prossima settimana, e che per l'occasione sono state informatizzate: secondo quanto appreso dalla Cgil-scuola, a loro verranno corrisposti uno-due euro l'ora. Un compenso infimo che sta spingendo molti incaricati a disertare le aule concorsuali, soprattutto perché si tratta di una mansione non prevista dal contratto. Il ministero, appositamente interrogato, non ha ancora smentito questo scenario ma ha consigliato ai presidi di chiudere per due giorni gli istituti scolastici che ospiteranno le preselezioni per non disturbare le lezioni. E tuttavia la vera tegola arriva da Bruxelles: dopo il diluvio di petizioni e ricorsi presentati dai docenti precari italiani, la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l'Italia proprio sui numeri esorbitanti dei lavoratori nella scuola con contratto a tempo determinato che, secondo la stessa Ragioneria dello Stato, sono oltre 130mila sul totale dei 260mila precari che lavorano per la pubblica amministrazione: un record mai raggiunto. Tra i 130mila sono annoverati anche gli insegnanti con un solo giorno di supplenza, ma anche migliaia e migliaia di professori con varie abilitazioni sulle spalle che vengono assunti a settembre e licenziati a giugno per molti anni consecutivi. Questa «cattiva prassi» contraddice la direttiva europea 1999/70 che impone anche alle pubbliche amministrazioni di assumere i lavoratori che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio in cinque anni. Dunque l'imminente concorso potrebbe apparire come un tentativo di regolarizzare una parte dei docenti precari, ma per i sindacati si tratta di una spesa inutile - sempre la Cgil parla di 120 milioni spesi dal ministero di viale Trastevere per organizzare il concorso - poiché sarebbe bastato semplicemente assumerli a tempo indeterminato in base a requisiti ormai ottenuti da tempo. Dei 320mila aspiranti professori, infatti, soltanto un terzo possiede l'abilitazione all'insegnamento oppure realmente insegna. L'enorme porzione restante è composta da persone con una età media di 38 anni che, in epoca di crisi, cercano un posto di lavoro sicuro. … Ora sul web corre la paura che il concorso della prossima settimana possa risultare malandato e impugnabile come il concorso per dirigenti scolastici dello scorso anno. Sul sito dell'ANIEF, una delle più grosse associazioni di precari della scuola, i candidati che dovessero essere bocciati ai quiz vengono già invitati a fare ricorso.

 

Agenzia DIRE – 14.12.2012

Scuola, countdown concorsone: 7mila aule per 300mila candidati. 

░ Oltre 2.000 gli ammessi via ricorso. E’polemica sulle domande.

E' conto alla rovescia per la prova preselettiva del concorso per insegnanti indetto dal ministro Francesco Profumo… la prima al mondo totalmente computer based(svolta con mezzi informatici) con oltre 300mila iscritti alla preselezione. Una mole enorme che ha costretto il Miur a forti sforzi di organizzazione. Pende intanto l'ombra dei ricorsi. Molti di quelli portati avanti dal Codacons, dal sindacato Anief, dall'Adida, Associazione docenti invisibili da abilitare, hanno già avuto esiti a favore degli esclusi dalla preselezione. In tutto sono 321.210 i candidati alla prova prelettiva, oltre 27 per ciascun posto. Le cattedre a bando sono 11.542. Dei partecipanti la gran parte - 258.476 - e' costituita da donne. I restanti 62.734, sono uomini. Ben i due terzi degli aspiranti insegnanti che hanno fatto domanda di partecipazione al concorso non proviene dalle graduatorie ad esaurimento. Sono persone che attualmente fanno altri lavori e in molti casi non hanno mai insegnato. L'eta' media dei canditati e' di 38,4 anni. Di poco piu' alta e' l'eta' media degli uomini (40 anni) rispetto a quella delle candidate donne (38 anni). Nello specifico, la maggior parte dei candidati (158.879) ha un'eta' compresa tra 36 e 45 anni. Seguono i 113.924 candidati con un'eta' pari o inferiore ai 35 anni e i 45.595 con un'eta' compresa tra i 46 e i 55 anni. I candidati con un'eta' superiore a 55 anni sono 2.812. 

Sono centinaia le persone ammesse poi via ricorso. "Solo l'Anief- spiega all'agenzia Dire il presidente Marcello Pacifico- ha contribuito alla riammissione di 1.500 laureati degli ultimi 10 anni che non erano rientrati nei criteri del bando perchè laureati dopo il 2004". Poi ci sono quelli che hanno vinto la causa con Adida e Codacons. Nel complesso si parla di quasi 2mila candidati in più. Poi ci sono anche gli insegnanti di ruolo a cui il bando non consentiva di partecipare che hanno fatto ricorso pure loro. Solo l'Anief e' riuscita a farne ammettere 100. "Persone che non sanno dove devono andare a fare la prova a tutt'oggi- accusa Pacifico- dovranno presentarsi in una sede qualunque con il foglio del Tar per sostenere la prova. Vanno ammessi per forza".In Rete ci si interroga, intanto, sul valore qualitativo delle domande della preselezione per selezionare i nuovi insegnanti. Per passarla bisogna fra l'altro sapere cosa significano le parole godet e martingala che appartengono al ramo della moda, fa notare il sito specializzato Orizzontescuolache ironizza: "Potrebbe poi essere considerato immorale che una signora laureata, magari con più di 10 anni di esperienza di insegnamento alle spalle e già vincitrice di altre prove selettive per l'accesso all'insegnamento, pretenda di aspirare a diventare maestra o, peggio ancora, professoressa senza avere idea di cosa sia un carter (termine appartenente al linguaggio della meccanica) o della definizione di "home banking" (l'accesso via internet ai servizi della banca).