Rassegna stampa

Pubblichiamo alcuni articoli sui numeri 'pazzi' del Miur sulle assunzioni triennali sostegno.

Tecnica della Scuola: Nuovi posti sostegno, il Miur dà i numeri?

AgenParl: Scuola - Anief, numeri pazzi al Miur su nuovi posti sostegno

Orizzonte Scuola: Sostegno: numeri pazzi al Miur sulla distribuzione dei nuovi posti in organico di diritto ai sensi del D.L. 104/13

Informatore Scolastico: Sostegno: numeri pazzi al Miur sulla distribuzione dei nuovi posti in organico di diritto ai sensi del D.L. 104/13

Italpress: scuola – sostegno, Anief "numeri pazzi al Miur su distribuzione nuovi posti"
ROMA (ITALPRESS) - "Se si confronta la tabella relativa all'organico regionale attivato nell'a.s. 2006/2007 con quella relativa all'organico di diritto dell'a. s. 2013/2014 e alla quota del 75% rideterminata dal D.L. 104/13, risultano penalizzate oggi Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Marche, Molise e Sicilia. Si sarebbero dovuti attivare 6.170 posti soltanto in queste Regioni rispetto ai 4.447 distribuiti su tutto il territorio nazionale, anche in Regioni in cui l'attuale organico di diritto e' superiore al 75% previsto dalla norma. Ma complessivamente, entro il 2015/2016, avranno meno posti Sardegna, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata, Molise, Friuli Venezia Giulia e Liguria". Lo afferma in una nota l'Anief. "La tabella del Ministero non dovrebbe fare una piega: preso atto che l'organico oggi attivato complessivamente e' di 63.348 unita', pari al 70% di quello complessivamente attivato nel 2006/2007 (90.032 unita'), che deve essere disposto un aumento del 5% da quest'anno scolastico, propone l'assunzione immediata di 4.447 unita' e programma le altre 22.237 (25%) fino al 2015/2016 con lo stesso criterio - aggiunge il sindacato -. Ma se si confronta l'organico di diritto e di fatto attivato nelle singole Regioni nel 2006/2007 e nel 2013/2014 si scopre che in questi sei anni non si e' proceduto ad assumere in ruolo nel territorio regionale proporzionalmente ai criteri nazionali (aliquota 70%) fissati dal legislatore, per cui la situazione di partenza degli organici regionali appare squilibrata e falsata rispetto agli obiettivi di legge".
Anief ha elaborato una nuova tabella "dove risultano Regioni con organici stabilizzati superiori al 75% prima delle nuove assunzioni programmate (Campania con + 1.129) e Regioni con organici nettamente inferiori anche dopo le nuove assunzioni (Lombardia -1.191) - prosegue la nota -. Logica avrebbe voluto che il MIUR, preso atto della disuguaglianza interregionale, avesse richiesto subito al MEF l'immissione subito in ruolo di 6.170 docenti di sostegno soltanto in alcune Regioni, invece di programmare l'aumento progressivo del 30% gli organici, di cui il 5% quest'anno per 4.447 unita', in ogni Regione senza tener conto degli squilibri pregressi. Squilibri che, addirittura, aumenteranno quando le Regioni invece di avere nell'anno scolastico 2015/2016 lo stesso organico complessivamente attivato nell'anno scolastico 2006/2007, si ritroveranno non si sa perche' un organico diverso. Se si confrontano i dati programmatici delle assunzioni richieste dal Miur nel prossimo triennio si scopre che alla fine della giostra Sud e Isole saranno nuovamente penalizzate perche' avranno meno insegnanti di quelli che dovrebbero avere: Sicilia - 881, Campania - 710, Puglia - 382, Sardegna - 259, Basilicata - 129. Uniche eccezioni al Nord, Liguria - 167, Friuli Venezia Giulia - 30, e al CENTRO il Molise con - 27. Saranno premiate, invece, Veneto + 518, Piemonte + 575, Lazio + 543, Emilia Romagna + 297, Abruzzo + 296, Marche + 133, Umbria + 100 e Lombardia + 92. Se non sono pazzi questi numeri... E se avessimo dovuto tenere conto nella formazione degli organici anche dei relativi mutamenti avvenuti nelle iscrizioni degli alunni con handicap certificato nelle singole Regioni? Avremmo aggiunto numeri a numeri, ma avremmo dovuto abbandonare la calcolatrice. (ITALPRESS).

Corriere dell'Irpinia: Sostegno, disparità nelle assegnazioni

Sud Tv: Sostegno, numeri pazzi al Mir sulla distribuzione dei nuovi posti

 Il Messaggero – 12 settembre 2013
“Disabili, la rivolta delle mamme «I nostri figli sono discriminati»”
░ Preparano la prima causa in sede civile. Anche l’ANIEF si muove in sede giudiziaria perché la stabilizzazione dei 26 mila non risolve i problemi.
La rivolta delle mamme. Si stanno organizzando insieme, sono già diventate un migliaio in pochi giorni. Ognuna di loro ha un figlio con disabilità, in età scolastica, ma a scuola non ha l'aiuto che dovrebbe avere. E allora, … vorrebbero intentare una causa al tribunale civile…. Il ricorso collettivo è nato spontaneamente e si sta allargando con i social network. Con Facebook…. Sono sempre più le cause che i genitori intraprendono per chiedere quei diritti che spettano e che non si hanno. Negli ultimi 8 anni, secondo la Fish, forse la più grande associazione in difesa dei disabili, almeno 20mila quelle a cui i Tar (i Tribunali amministrativi regionali) hanno dato ragione e torto al ministero dell’Istruzione…. La presenza degli alunni con disabilità è in crescita. Sono circa 204mila gli alunni con handicap nella scuola italiana, il 4% del totale, secondo i dati della Fish. Seimila alunni l’anno in più nell'ultimo decennio ha calcolato l’Istat nell’ultima indagine, che si riferisce ai dati dell’anno scolastico 2011/2012. Più della metà, 81mila, frequentano la scuola primaria, altri 63 mila studiano nelle scuole medie. Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio, quelli dell’apprendimento e dell’attenzione sono i problemi più frequenti. Uno su 5 (il 19,8%) ha un handicap abbastanza grave e ha bisogno di essere aiutato nel mangiare, o per spostarsi e andare in bagno. Il 7,8% non riesce a fare nessuna di queste tre cose. Alunni che richiedono un'assistenza costante. E in molti casi la scuola non riesce a darla. Negli ultimi anni, con il taglio della spesa pubblica, si è ridotto il numero delle ore di sostegno e dalle 22 settimanali previste se si arriva a 11 è tanto…. Non è solo questione di insegnanti. Il problema che si sta facendo sempre più pesante è quello degli assistenti educativi, che dovrebbero aiutare soprattutto per gli handicap fisici. Le amministrazioni locali faticano sempre più a sostenere la spesa….

Larepubblica.it – 13 settembre 2013
“Crescono gli alunni nelle scuole statali ma solo grazie ai figli degli immigrati”
░ Dal tandem Tremonti-Gelmini in poi, a fronte dell’incremento (+2) di alunni, la scuola ha perso classi (-2 %) e posti in organico di fatto (-12 %). In flessione le iscrizioni nelle paritarie.
… Il ministero dell’Istruzione, in occasione dell’avvio dell’anno scolastico, ha pubblicato un focus con una serie di dati relativi proprio all’anno scolastico al via nei giorni scorsi. Un dossier in grado di fornire a genitori, dirigenti scolastici e insegnanti le prime indicazioni su cosa è lecito aspettarsi quest’anno. … Le scuole pubbliche ospiteranno quest’anno 7.878.661 alunni, quasi 20mila in più dello scorso anno. Ma l’aumento è da attribuire all’incremento degli alunni stranieri – 736.654 in tutto – che in due anni sono cresciuti di 57mila unità. Al contrario, gli iscritti nelle paritarie sono ancora in calo, fenomeno che si verifica ormai da qualche anno. … Dopo gli anni della Gelmini, le classi tornano leggermente ad aumentare: 366.838, più di mille in più rispetto a 12 mesi fa. Classi che restano comunque affollate se pensiamo che la media per classe tocca quota 21,5 alunni. Mentre nel 202/203 erano 20,4 gli alunni per classe…. In Italia si contano 8.644 istituti scolastici che governano 41.483 sedi scolastiche: tra succursali, plessi staccati ed altro quasi 5 a testa. La tipologia più diffusa è quella dell’istituto comprensivo (di materna, elementare e media), che oggi rappresentano il 56 per cento del totale. … Saranno 207.244 gli alunni con handicap nelle classi delle scuole statali italiane, quasi 10mila in più di due anni fa, seguiti da 101.391 docenti specializzati. Un numero che dovrebbe arrivare durante l’anno a 103mila: uno ogni due alunni disabili circa. Al superiore, sono gli studenti liceali i più numerosi: oltre un milione e 206mila ragazzi. Gli istituti tecnici ospiteranno 827mila studenti mentre i professionali si fermano a 546mila. Ma dai dati messi a disposizione dal ministero emerge la vera e propria mattanza di classi operata negli ultimi sei anni, dal 2007/2008 al 2013/2014, per consentire di tagliare il maggior numero possibile di cattedre. A fronte di un incremento degli alunni di oltre 127mila unità le classi si sono contratte di 10mila e 150 unità.

Tuttoscuola – 13 settembre 2013
“Disabili, la rivolta delle mamme «I nostri figli sono discriminati»”
░ Giuseppe Bertagna, pedagogista, docente all’Università di Bergamo, spiega quali sono, a suo parere, le condizioni per rilanciare la scuola.
Tutto ciò che è maturo e non si coglie, marcisce. È un proverbio delle mie parti. Ma è pure esperienza comune. …. Ebbene che cos’è che è maturo e che va asportato dal nostro sistema scolastico per poter risanare e rilanciare l’albero….? Anzitutto, il suo essere strutturato ancora sul modello ottocentesco, cioè pensato, oggi, 2013, con il mondo che abbiamo, come potesse continuare ad essere un «apparato statale per costruire la Nazione». In secondo luogo, il suo poggiarsi su un ordinamento culturalmente, tutto sommato, ancora gentiliano, con i licei in serie A, i tecnici in serie B, i professionali statali in serie C, i cfp regionali in serie D e l’apprendistato formativo addirittura in fuori gioco…. Il suo essersi, infine, ridotto all’autoreferenzialità sindacal-amministrativa, per di più elefantiaca e centralizzata, quindi del tutto incapace di scambio fisiologico simmetrico con l’esterno, sia esso costituito dalla famiglia o dalla società o dall’impresa…. Ogni intervento efficace in tema di qualità del sistema di istruzione e di formazione del paese dovrebbe partire dalla presa d’atto dell’ormai strutturale, irrecuperabile anacronismo delle fondamenta su cui si basa…. Ciò di cui non abbiamo certo più alcun bisogno è di forze politico-sindacali che, sebbene con indomita fraseologia rivoluzionaria, in realtà, continuano a difendere e a conservare come il migliore dei mondi possibili lo stato di cose esistito fino a pochi anni fa… Tre interventi strategici che reputo indispensabili: 1) la restituzione dei percorsi di istruzione e formazione alla dinamica della sussidiarietà sociale (autonomia e parità piene delle istituzioni scolastiche, anche nel reclutamento di docenti e dirigenti abilitati dallo Stato; eliminazione del valore legale del titolo di studio; valorizzazione delle competenze costituzionali degli enti locali; certificazione delle competenze affidata alle parti sociali che le esercitano quotidianamente, nel mercato mondiale); 2) la pari dignità educativa e culturale e la pari durata (tutti col diploma a 18 anni!) dei percorsi formativi fino al livello superiore, senza più le gerarchizzazioni esistenti tra teoria e pratica, cultura generale e professionale, istruzione e formazione, studio e lavoro, scuola e società, scuole e impresa, scuola e apprendistato ecc.; 3) la trasformazione dell’attuale, elefantiaca e centralizzata burocrazia statale in una burocrazia snella e competente, capace, non nelle parole di chilometrici documenti ministeriali, ma nella severità e nell’eloquenza dei fatti, di governare e di controllare i risultati dei processi formativi, senza volerli gestire e far gestire a modo proprio, magari con la copertura del potere sindacale e di qualche eforo più o meno sapiente.

larepubblica.it – 14 settembre 2013
“Alunni somari? L’insegnante torna tra i banchi.”
░ L’art.14 del Pacchetto Carrozza approvato il CdM., dispone la frequenza di corsi di formazione obbligatori per i docenti delle scuole in cui i risultati dei test di valutazione siano stati meno soddisfacenti ed è maggiore il rischio socio-educativo. Riportiamo da Salvo Intravaia. A parere dell’ANIEF, l’articolo 14, se attuato, appesantirà la propensione al “teaching for test“, operante già nelle scelte didattiche degli insegnanti: una ingerenza che svilisce l’autonomia scolastica.
La sostanza della norma è che in quelle scuole dove i risultati dei test Invalsi sono “meno soddisfacenti”, cioè inferiori alla media nazionale, gli insegnanti si devono sottoporre a un programma di formazione obbligatoria che avrà il compito di aumentare le conoscenze e le competenze degli alunni, ma anche di incrementare le competenze di gestione, di programmazione e informatiche dei docenti. Soprattutto quelli che lavorano in particolari contesti come le zone a rischio o a forte concentrazione di immigrati. Il tutto, probabilmente, senza un soldo di retribuzione e non si sa neppure per quante ore pomeridiane di lavoro aggiuntivo. L’unica cosa che si sa è che il governo ha stanziato 10 milioni di euro per il 2014. Ma dov’è che i risultati dei test Invalsi sono più deludenti? Basta dare un’occhiata al report dell’istituto di Frascati pubblicato pochi mesi fa per rendersi conto che è nel meridione d’Italia che scolari e studenti arrancano maggiormente. Ogni anno, il test Invalsi misura le competenze in Italiano e Matematica degli alunni di seconda e quinta elementare, prima e terza media e secondo anno delle superiori. I due fascicoli proposti agli alunni italiani contengono domande a risposta multipla o aperta, grafici da interpretare, frasi da completare e altri quesiti per saggiare il livello raggiunto dagli alunni e fare dei confronti tra le diverse aree del Paese. In Sicilia, con una media nazionale a 200 punti, gli studenti di terza media racimolano in Italiano soltanto 186 punti. Punti che diventano addirittura 181 in Matematica per i ragazzini che frequentano le scuole della Calabria. Ma è al secondo anno delle superiori che il divario Nord-Sud diventa evidente. Tra i 183 punti in Italiano degli adolescenti siciliani e i 214 dei compagni lombardi ci sono ben 31 punti di differenza che salgono ancora se si passa alle competenze in Matematica, dove gli studenti della provincia di Trento riescono ad accumulare ben 226 punti che precipitano a 178 se si prendono in considerazione i quindicenni sardi: ben 48 punti di differenza. Un gap fra regioni settentrionali e meridionali che permane anche nelle altre classi del monitoraggio. …

corrieredellasera.it – 16 settembre 2013
“Ricercatori, l'Olanda paga 5 volte di più”
░ Italiani in coda alla classifica degli stipendi. Primi, i sudcoreani.
Cervelli in fuga dall'Italia. Cervelli che non rientrano. Attratti da offerte di lavoro soddisfacenti e da laboratori più adeguati. Ma anche da un meccanismo competitivo che riconosce il merito. E paga bene. «Fino a cinque volte di più». Se poi teniamo conto del «valore di mercato» di ogni ricercatore non c'è storia: in Corea del Sud valgono sei volte e mezzo di più dei colleghi italiani. … L'ultimo studio di Times Higher Education, che sarà reso pubblico agli inizi di ottobre, stila anche una classifica tenendo conto di quanto gli enti pubblici e privati investono su ogni ricercatore tra salario, benefit, premi di risultato e altro. Se in Corea del Sud uno scienziato ha un «valore» di quasi 93 mila dollari, in Olanda si aggira attorno ai 73 mila e in Belgio sfiora i 64 mila. Bisogna arrivare al 24° posto per trovare l'Italia: qui l'asticella si ferma a 14.400 dollari, Cioè undicimila euro. Cinque volte di meno rispetto agli olandesi. La metà in confronto agli americani. Il 35 per cento in meno dei colleghi tedeschi. «È chiaro che nel nostro Paese c'è un problema di retribuzione di chi fa attività di laboratorio» dice Roberto Cingolani, direttore scientifico dell'Istituto italiano di tecnologia. Cingolani conosce molto bene l'ambiente. Ed è anche per questo che esordisce con una premessa: «Non sono contrario alla "fuga dei cervelli": è bene che i nostri ricercatori vadano fuori, facciano esperienze. Il problema è che non c'è il bilanciamento: entrano in pochissimi». Il salario, quindi. Secondo il direttore scientifico è un punto debole del nostro sistema, «ma non l'unico». «Perché non riusciamo a offrire nemmeno grandi strutture scientifiche dove fare attività. Di conseguenza non siamo per nulla attraenti». All'Istituto italiano di tecnologia, però, il 43 per cento dei ricercatori è straniero e arriva da più di cinquanta Stati. «Ma la nostra è un'isola felice, una delle poche in Italia», sottolinea. Come se ne esce? «Dobbiamo investire nella creazione di punti di attrazione, di veri e propri magneti che attirino uno alla volta i migliori cervelli» suggerisce Cingolani. Ma prima ancora «dobbiamo semplificare e velocizzare il sistema di reclutamento: provateci voi a spiegare a un inglese, a un americano o a un cinese il meccanismo di selezione che viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Non è difficile, è quasi impossibile».

latecnicadellascuola.it – 17 settembre 2013
“E’ il ceto a decidere che scuole superiori si faranno”
░ Il periodico riporta alcune risultanze di una inchiesta, realizzata da Linkiesta.it., sulle scelte compiute da un campione di ragazzini lombardi in uscita dalla terza media.
Linkiesta.it fa opera meritoria mettendo a nudo, con una semplice e razionale inchiesta, quali scelte i ragazzi saranno costretti a fare, dopo la terza media, indotti in questo, non già dalle loro capacità e vocazioni, ma più semplicemente per causa della provenienza sociale ed economica dei genitori. È in questo primo snodo, finite elementari e medie, che l’Italia, dice Linkiesta.it, misura la sua capacità di offrire pari opportunità educative agli studenti e fare della scuola un luogo in cui appianare le disparità sociali…. Secondo il professor Daniele Checchi, docente di Economia politica dell’Università degli studi di Milano, anche gli insegnanti sono i primi a farsi influenzare dalla classe sociale di appartenenza del ragazzo nei consigli orientativi. Il tutto in un sistema di istruzione secondaria diviso per indirizzi ben distinti tra loro e dove la scelta della “filiera”, avviene tra i 13 e i 14 anni, «un’età in cui l’influenza dei genitori è ancora forte». Basandosi proprio sullo studio, del 2008, di un campione di studenti lombardi di terza media, ha evidenziato l’influenza di tre fattori sulla scelta della scuola superiore: background familiare, competenze e voti, contesto sociale. … Secondo l’Istat, Annuario statistico italiano 2012, a conclusione del secondo ciclo di istruzione, il 97,9 per cento degli studenti ammessi a sostenere l’esame di Stato consegue il diploma di istruzione secondaria superiore nel 2010. Ma la riuscita all’esame di Stato è più elevata tra gli studenti dei licei classici e scientifici (99,1 e 99,0 per cento), mentre è più bassa tra gli studenti dei licei linguistici (95,2 per cento), degli istituti tecnici (97,0 per cento) e degli istituti professionali (97,1 per cento).

ItaliaOggi – 17 settembre 2013
“Indicazioni nazionali a dieta”
░ I dd.ss. delle scuole del Primo ciclo hanno ricevuto le Indicazioni, unitamente alla scheda di adesione per candidarsi come rete di scuole che realizzerà attività di formazione e ricerca. Ma lascia perplessi l’entità del finanziamento: 1,6 milioni di investimenti per 400 mila docenti.
Con il nuovo anno scolastico, infatti, entra pienamente in vigore le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia, primaria e media. Primo passo, un piano pluriennale di accompagnamento appena emanato dal Miur nella circolare ministeriale n. 22. Una serie di misure messe a punto dai 12 membri dell'apposito comitato scientifico e che puntano sull'informazione e la formazione dei docenti. Mettendo a disposizione il sito www.indicaizoninazionali.it e stanziando per questo primo anno di 1 milione e 600 euro da utilizzare a livello regionale per sostenere progetti di ricerca e formazione promosse da scuole organizzate in rete, a partire da questo anno scolastico. Ogni gruppo di scuole associate potrà promuovere laboratori per gli insegnanti sui temi caldi delle Indicazioni: dal profilo di competenze degli allievi, al curricolo verticale, fino alle competenze di base, passando per valutazione formativa, ambienti di apprendimento,didattiche innovative. Piatto forte del piano di accompagnamento, dunque, la formazione dei docenti, del cui finanziamento l'85%, pari a 1 milione e 360 mila euro, è attribuito direttamente alle reti di scuole sulla base dei progetti riconosciuti validi e il 15%, cioè 240mila euro, potrà essere utilizzato, spiega Carmela Palumbo, direttore generale Miur, «per interventi di sistema (dirigenti scolastici, figure di sistema, misure compensative) e sarà assegnato a una scuola incaricata di organizzarli e gestirli sulla base di una progettazione curata dallo staff regionale. Resta fermo l'impegno del ministero a reperire ulteriori risorse per incrementare e dare continuità nel tempo all'azione formativa». Le risorse, però, come sottolineano in coro i sindacati restano «troppo esigue e non per tutti». Mancano fondi per tutte le scuole e per gli oltre 400mila insegnati interessati. «Quindi, la formazione di secondo livello, le iniziative di formazione e ricerca, sarà rivolta a gruppi limitati di scuole…

latecnicadellascuola.it – 19 settembre 2013
“Galan frena la Carrozza e boccia il decreto”
░ Giancarlo Galan, presidente della Commissione Cultura della Camera, fra pochi giorni inizierà a lavorare come relatore di maggioranza del decreto Carrozza sull’istruzione. Il problema è che c’è un relatore di maggioranza che non condivide nulla del testo approvato in C.dei M.
“Giudico inquietante la tendenza di ogni ministro dell’Istruzione a smontare ogni volta quanto fatto dal suo predecessore, senza lasciare alla scuola il tempo necessario perché le nuove regole si sedimentino. Sembra che in ciascuno prevalga la smania di lasciare una traccia del proprio passaggio con una legge che porti la sua firma”….”Tanto per cominciare”, sottolinea Galan, parlando con il giornalista de “lanotiziagiornale.it”, “il decreto è un meccanismo abusato e non gli piace affatto…. E poi cercare soldi, 470 milioni di euro, con l’aumento delle accise sugli alcolici è “l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Mi batterò perché le risorse vengano trovate nella maniera opposta: attraverso tagli alla spesa pubblica”…. ”Questo testo, molto di sinistra, è stato costruito in accordo con i sindacati guardando alle esclusive esigenze dei lavoratori precari. Assistiamo all’ennesima informata di migliaia di insegnanti, senza alcuna valutazione preventiva e individuale delle loro qualità professionali. In questo modo il merito non trova casa nella scuola”.

l’Unità – 20 settembre 2013
“Scuola, i nodi irrisolti del sistema di valutazione”
░ La Scuola non ha gli strumenti docimologici per stabilire in che modo la cultura diffusa dai mezzi di comunicazione interagisce con quella scolastica, e in che misura incide nel risultato scolastico degli studenti. Una riflessione di Benedetto Vertecchi.
….Quando in Italia ci si confronta sulla valutazione si rivelano limiti culturali che sono propri delle condizioni che hanno caratterizzato lo sviluppo del nostro sistema scolastico. Sono limiti che hanno come conseguenza la riduzione del significato della valutazione all'apprezzamento delle conoscenze acquisite dagli allievi, o comunque a tratti del loro comportamento strettamente riferiti all'esperienza scolastica. In breve, siamo di fronte a una sineddoche: un concetto in sé molto esteso perché suppone sia preso in considerazione un gran numero di dimensioni è impoverito dei significati necessari per conferirgli una valenza interpretativa che superi l'autobiografismo e le argomentazioni di senso comune che ne derivano. Alla base di una simile nozione diminuita della valutazione c'è una logica interpretativa che si limita ad associare la qualità dell'apprezzamento che si esprime nei confronti delle conoscenze acquisite a scuola da un lato alle caratteristiche personali degli allievi, dall'altro alle proposte di educazione formale che a essi sono state rivolte in luoghi e tempi determinati. Non c'è bisogno di richiamare le indicazioni della ricerca che nel corso del Novecento hanno progressivamente disgregato il recinto angusto entro il quale si pretendeva di relegare l'istruzione scolastica. Ormai nel dibattito internazionale non si può più parlare di valutazione senza riferire gli oggetti dell'attenzione a un complesso reticolo di interazioni. Si guarda all'educazione come a un sistema, a una rete la cui geometria può essere modificata agendo su uno qualunque dei nodi che collegano tra loro i diversi elementi. Di conseguenza, se consideriamo un aspetto specifico (per esempio, il livello degli apprendimenti in matematica) non possiamo limitarci a prendere atto del risultato che gli allievi hanno conseguito, dopo che per un certo tempo hanno partecipato ad attività rivolte a conseguire un determinato intento. L'interpretazione valutativa consisterebbe, infatti, nello stabilire una relazione lineare tra proposta e risultato di apprendimento, e la variabilità degli effetti sarebbe completamente spiegata da poche variabili, come l'attitudine e la motivazione di chi apprende e la qualità dell'istruzione di cui ha fruito. Basterebbe riflettere sulle trasformazioni che hanno caratterizzato lo sviluppo della scuola italiana nel corso del Novecento per rendersi conto che le interpretazioni fondate su relazioni lineari possono essere facilmente smentite. Il principale fattore dinamico dello sviluppo scolastico è stato a lungo rappresentato dall'attesa del beneficio che si sarebbe tratto dall'istruzione. Tale attesa era accreditata da atteggiamenti sociali favorevoli, che facevano considerare importante l'impegno nello studio. In altre parole, gli esiti dell'educazione scolastica erano spiegabili solo con riferimento a fattori esterni ad essa. La nostra scuola, in particolare a partire dagli anni sessanta, ha avuto una crescita rapidissima, alla quale tuttavia non ha corrisposto la revisione dei modelli interpretativi. Si sono continuati a utilizzare i modelli preesistenti senza considerare la necessità che qualunque innovazione avrebbe richiesto di rivedere proprio quei modelli. E ciò non poteva essere fatto se non promuovendo la ricerca, per individuale e spiegare i cambiamenti in atto nel sistema educativo. Non è una soluzione quella di assumere, sic et simpliciter, modelli elaborati in contesti diversi per compensare l'imbarazzante assenza di una conoscenza originale, derivante dalla continuità dell'impegno per l'analisi della realtà educativa. Oggi sappiamo che la motivazione ad apprendere degli allievi non è esaltante, che gli insegnanti sono spesso frustrati, che le scuole mancano del necessario per organizzare la loro attività, che i mezzi di comunicazione diffondono una cultura alternativa (e spesso conflittuale) rispetto a quella scolastica e via elencando. Ma non sappiamo in che modo questi fattori interagiscono fra loro, e quanta parte del risultato scolastico possa essere riferita ad essi. Eppure, è proprio ciò che sarebbe necessario sapere per dare un nuovo indirizzo all'educazione scolastica. È questa la valutazione che serve, e della quale in Italia non c'è traccia.

Pubblichiamo alcuni articoli sulla richiesta dell'ANIEF al Miur di non coprire gli aumenti di stipendio con tagli ai fondi per gli alunni.

Ansa: Anief, no a aumenti stipendio tagliando fondi alunni
(ANSA) - ROMA, 17 SET - Stop agli aumenti di stipendio attraverso il taglio progressivo dei fondi destinati alle scuole. Lo chiede al ministero dell'Istruzione l'associazione sindacale Anief, dopo che nelle ultime ore stanno prendendo sempre più corpo le voci che vorrebbero l'amministrazione scolastica impegnata nel sottrarre risorse dal Fondo d'istituto per garantire gli scatti stipendiali del personale docente e Ata. "Lo scorso anno questa strategia - sottolinea l'Anief in una nota - ha portato alla riduzione del Miglioramento dell'offerta formativa, il 'capitolone' ministeriale da cui vengono reperiti i fondi da indirizzare alle oltre 8mila scuole italiane, di oltre 340 milioni di euro: circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi già stanziati per le attività a supporto della didattica. Oggi rimangono da distribuire alle scuole poco più di 760 milioni di euro, ma se questi verranno ridotti anche quest'anno di altri 340 milioni, per le scuole ne rimarranno poco più della metà. E tra un anno, di questo passo, non rimarranno che le briciole. Con la prospettiva, per i dirigenti scolastici, di dover affidarsi al buon cuore delle famiglie degli alunni anche per comprare materiale scolastico di primaria necessità: come la carta igienica, i gessetti per le lavagne, i toner e l'assistenza per i computer e via dicendo. Per non parlare dell'attivazione dei progetti a sostegno della didattica e delle visite culturali, di cui già da tempo si sono perse le tracce". "Il personale della scuola non ne può più di questa politica che toglie una parte fondamentale del settore scuola per indirizzarla verso altre voci di spesa dello stesso comparto. La scuola - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - ha bisogno di risorse, non di 'travasi'. Basta andare a vedere come si comportano i Governi dei Paesi più all'avanguardia in fatto di istruzione, come la Germania o gli Stati Uniti che ogni anno integrano i loro investimenti, per rendersi conto che di questo passo si va verso la distruzione della scuola pubblica. E dei diritti dei suoi lavoratori". (ANSA).

AgenParl: Scuola, Anief-Confedir: basta con aumenti di stipendio tagliando fondi per alunni

Corriere del Web: Anief-Confedir: basta con gli aumenti di stipendio tagliando i fondi per gli alunni

Informatore Scolastico: basta con gli aumenti di stipendio tagliando i fondi per gli alunni

MNews: Anief-Confedir: basta con gli aumenti di stipendio tagliando i fondi per gli alunni

Italpress: Scuola, Anief "Tagliati 340 milioni destinati all'offerta formativa"
ROMA (ITALPRESS) - "E' arrivato il momento di dire basta agli aumenti di stipendio attraverso il taglio progressivo dei fondi destinati alle scuole". A chiederlo pubblicamente al Miur e' l'associazione sindacale Anief, dopo che nelle ultime ore stanno prendendo sempre piu' corpo le voci che vorrebbero l'amministrazione scolastica impegnata nel sottrarre risorse dal Fondo d'istituto per garantire gli scatti stipendiali del personale docente e Ata. "Lo scorso anno questa strategia ha portato alla riduzione del Miglioramento dell'offerta formativa, il 'capitolone' ministeriale da cui vengono reperiti i fondi da indirizzare alle oltre 8 mila scuole italiane, di oltre 340 milioni di euro - sottolinea il sindacato -: circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi gia' stanziati per le attivita' a supporto della didattica. Oggi rimangono da distribuire alle scuole poco piu' di 760 milioni di euro, ma se questi verranno ridotti anche quest'anno di altri 340 milioni, per le scuole ne rimarranno poco piu' della meta'. E tra un anno, di questo passo, non rimarranno che le briciole. Con la prospettiva, per i dirigenti scolastici, di dover affidarsi al buon cuore delle famiglie degli alunni anche per comprare materiale scolastico di primaria necessita': come la carta igienica, i gessetti per le lavagne, i toner e l'assistenza per i computer e via dicendo. Per non parlare dell'attivazione dei progetti a sostegno della didattica e delle visite culturali, di cui gia' da tempo si sono perse le tracce".
"Il personale della scuola non ne puo' piu' di questa politica che toglie una parte fondamentale del settore scuola per indirizzarla verso altre voci di spesa dello stesso comparto - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. La scuola ha bisogno di risorse, non di 'travasi'. Basta andare a vedere come si comportano i Governi dei Paesi piu' all'avanguardia in fatto di istruzione, come la Germania o gli Stati Uniti che ogni anno integrano i loro investimenti, per rendersi conto che di questo passo si va verso la distruzione della scuola pubblica. E dei diritti dei suoi lavoratori". L'Anief ha piu' volte denunciato che "una parte consistente della responsabilita' di quello che sta accadendo va ricondotta all'atteggiamento rinunciatario dei quei sindacati che, invece di rivendicare risorse aggiuntive, hanno svenduto la gestione delle scuole firmando un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo, per applicare subito quella riforma tanto cara al Mef e alla Funzione Pubblica che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi. E' evidente che anche il Governo in carica intende attuare il decreto legislativo 150/09, andando ad avviare una contrattazione decentrata che dietro allo sbandierato merito nasconde solo una volonta': mettere sul piatto, per gli aumenti contrattuali, una cifra irrisoria di euro. Tanto poi si prendono dalla stessa scuola" (ITALPRESS).

 

Pubblichiamo alcuni articoli sulla formazione di una classe di 49 alunni a Modica e sul mancato pagamento dell'indennità di reggenza ai vicari.

Al Liceo musicale di Modica viene formata una classe di 49 alunni

Sicilia News 24: Il liceo musicale di Modica apre con 49 alunni, Anief: “prevale la politica del risparmio ad oltranza”

Corriere del Web: Scuola, 49 alunni in classe. Succede a Modica

Agenparl: Scuola, Anief-Confedir, altro che anno della svolta, prima classe liceo musicale a Modica di 49 alunni
(AGENPARL) - Roma, 13 set - "I paradossi della scuola italiana non sembrano avere più limiti. Quando lunedì mattina, il 16 settembre, in Sicilia suonerà la prima campanella del nuovo anno scolastico, il liceo musicale di Modica rischierà seriamente di entrare nel guinness dei primati: la prima classe sarà infatti composta da 49 alunni, di cui uno anche diversamente abile. Per colpa dei “legacci” della burocrazia e della perenne mancanza di fondi ministeriali, l’Ufficio scolastico regionale siciliano ha infatti negato lo sdoppiamento del gruppo di alunni. Anche se l’alto numero di iscrizioni avrebbe permesso di creare due normali classi, da 24-25 iscritti ciascuna, inserendole nell’organico “di fatto” costituito annualmente a ridosso di ogni nuovo anno scolastico, l’Usr ha negato tale possibilità perché le autorizzazioni delle sezioni del liceo musicale sono numericamente prefissate per legge". Lo comunica l'Anief in una nota.
"Ora, poiché secondo la normativa vigente, in una classe non potrebbero essere presenti più di 25-26 alunni, che in presenza di studenti disabili si riducono a non più di 20 per facilitare i processi di integrazione e di inclusività, il rischio concreto è che nei prossimi giorni quasi 30 ragazzi iscritti alla prima liceo musicale di Modica vengano obbligatoriamente dirottati su altri corsi di studi superiori. Con l’aggravante che ciò avverrà a scuola iniziata e senza la necessaria ponderazione, da parte degli studenti e delle rispettive famiglie, che deve essere adottata per una scelta delicata e importante quale è l’inizio della scuola superiore. A meno che l’amministrazione non autorizzi l’attivazione della prima con 49 studenti. Prendendosene tutte le responsabilità, anche sul fronte della sicurezza".
“È davvero grave – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che mentre il governo si pavoneggia con l’approvazione di un decreto sulla scuola molto di facciata e tutt’altro che di svolta, gli utenti della scuola debbano ancora fare i conti con la politica della razionalizzazione senza limiti che ha caratterizzato gli ultimi anni. La stessa conferma del dimensionamento scolastico, che ha portato alla cancellazione di 2mila istituti, prevista anche dallo stesso decreto approvato il 9 settembre dal Consiglio dei Ministri e pubblicato ieri nella gazzetta ufficiale a dispetto dal parere contrario della Consulta, rappresenta il continuum di una prassi ingiusta e illegittima. Ma dura a morire”.

Informatore Scolastico: Altro che anno della svolta: la prima classe del liceo musicale di Modica è di 49 alunni!

Eleutero: Il liceo musicale di Modica apre con 49 alunni, Anief: prevale la politica del risparmio ad oltranza

MNews: Scuola - Altro che anno della svolta: la prima classe del liceo musicale di Modica è di 49 alunni!

Italpress: Scuola, classe con 49 alunni, Anief-Confedir "Paradossi senza limiti"
ROMA (ITALPRESS) - "I paradossi della scuola italiana non sembrano avere piu' limiti. Quando lunedi' mattina, il 16 settembre, in Sicilia suonera' la prima campanella del nuovo anno scolastico, il liceo musicale di Modica rischiera' seriamente di entrare nel guinness dei primati: la prima classe sara' infatti composta da 49 alunni, di cui uno anche diversamente abile". E' quanto si legge in una nota di Anief-Confedir che aggiunge: "Per colpa dei "legacci" della burocrazia e della perenne mancanza di fondi ministeriali, l'Ufficio scolastico regionale siciliano ha infatti negato lo sdoppiamento del gruppo di alunni. Anche se l'alto numero di iscrizioni avesse permesso di creare due normali classi, da 24-25 iscritti ciascuna, inserendole nell'organico "di fatto" costituito annualmente a ridosso di ogni nuovo anno scolastico, l'Usr ha negato tale possibilita' perche' le autorizzazioni delle sezioni del liceo musicale sono numericamente prefissate per legge. Ora, poiche' secondo la normativa vigente, in una classe non potrebbero essere presenti piu' di 25-26 alunni, che in presenza di studenti disabili si riducono a non piu' di 20 per facilitare i processi di integrazione e di inclusivita', il rischio concreto e' che nei prossimi giorni quasi 30 ragazzi iscritti alla prima liceo musicale di Modica vengano obbligatoriamente dirottati su altri corsi di studi superiori. Con l'aggravante che cio' avverra' a scuola iniziata e senza la necessaria ponderazione, da parte degli studenti e delle rispettive famiglie, che deve essere adottata per una scelta delicata e importante quale e' l'inizio della scuola superiore. A meno che l'amministrazione non autorizzi l'attivazione della prima con 49 studenti. Prendendosene tutte le responsabilita', anche sul fronte della sicurezza". "E' davvero grave - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - che mentre il governo si pavoneggia con l'approvazione di un decreto sulla scuola molto di facciata e tutt'altro che di svolta, gli utenti della scuola debbano ancora fare i conti con la politica della razionalizzazione senza limiti che ha caratterizzato gli ultimi anni. La stessa conferma del dimensionamento scolastico, che ha portato alla cancellazione di 2mila istituti, prevista anche dallo stesso decreto approvato il 9 settembre dal Consiglio dei Ministri e pubblicato ieri nella gazzetta ufficiale a dispetto dal parere contrario della Consulta, rappresenta il continuum di una prassi ingiusta e illegittima. Ma dura a morire". (ITALPRESS).

Vicari senza indennità di reggenza

Ansa: Anief, no docenti vicari senza indennità reggenza
Nei 1.174 istituti senza dirigente scolastico
(ANSA) - ROMA, 14 SET - Mentre l'anno scolastico si apre con 1.174 scuole (su poco più di 8 mila in totale) senza dirigente scolastico, che si aggiungono ad altre 600 sottodimensionate già affidate in reggenze, il Governo mette una "toppa": in Lombardia e Abruzzo affida gli istituti senza dirigenti ai docenti vicari, risparmiando sull'indennità di reggenza. L'accusa arriva dall' Anief-Confedir, Associazione professionale sindacale, che dice: "non può bastare il "contentino" dell'esonero dall'insegnamento, così si continuano a mortificare le professionalità. Eppure il contratto nazionale parla chiaro: ogni lavoratore deve percepire un adeguato compenso per l'assolvimento di compiti superiori, come già avviene per i Direttori dei servizi generali ed amministrativi". "La soluzione adottata dal Governo - conclude il sindacato - può essere anche condivisibile. Ma sul metodo non ci siamo: nei confronti dei vicari deve essere corrisposto il 50% di indennità di reggenza, spettante per la responsabilità e la gestione degli istituti scolastici a loro affidati e le altre indennità relative alla sostituzione del dirigente per periodi maggiori a 15 giorni (esami di Stato, ferie o lunghe malattie). Si tratta di cifre tutt'altro che figurative, visto che possono superare i 10mila euro annui: indennità che devono necessariamente scattare nel momento in cui ai vicari venga affidata una scuola, in luogo del dirigente che si deve dividere anche tra quattro o cinque istituti diversi". (ANSA). 

Orizzonte Scuola: L'anno scolastico riparte con 1.800 istituti senza dirigenti: in Lombardia e Abruzzo li affida ai docenti vicari risparmiando sull’indennità di reggenza

Informatore Scolastico: Si riparte con 1.800 istituti senza dirigenti, il Governo mette una 'toppa': in Lombardia e Abruzzo li affida ai docenti vicari risparmiando sull'indennità di reggenza

Corriere del Web: Scuola, 1.800 istituti senza dirigenti, il Governo mette una toppa

Avvenire: Anief, 1.800 scuole ancora senza dirigente

Italpress: Scuola, Anief "1.800 istituti senza dirigenti, Governo mette una toppa
ROMA (ITALPRESS) - Secondo l'Anief-Confedir mentre l'anno scolastico si apre con 1.174 scuole senza dirigente scolastico, che si aggiungono ad altre 600 sottodimensionate gia' affidate in reggenze, non si arrestano le contraddizioni che ispirano l'operato del legislatore italiano: prima il Governo Monti, attraverso la spending review, cancella l'indennita' di reggenza rivolta ai vicari dei dirigenti scolastici costretti ad assentarsi oltre 15 giorni; ora, attraverso i commi 5, 6 e 7 dell'articolo 17 del Decreto Legge 104, nelle regioni dove ancora non sono state pubblicate le graduatorie finali (Lombardia e Abruzzo) si decide di riabilitare la figura del vicario, esonerandolo totalmente dal servizio sino a quando non sopraggiungeranno i vincitori del concorso per dirigente scolastico. "Non vorremmo - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - che questa operazione di esonero totale dal servizio di insegnamento scolastico serva solo a dare un contentino ai vicari. E a mettere una 'toppa' ai disservizi conseguenti alla cattiva organizzazione e gestione dei concorsi per dirigente scolastico: invece di immettere in ruolo tutti i candidati idonei e rifare i concorsi per tutti i ricorrenti, si attua una curiosa procedura a tempo, che varra' solo per l'attuale anno scolastico e si esaurira' qualora il vincitore di concorso dovesse essere nominato". (ITALPRESS).

 tuttoscuola.com – 5 settembre
Maurizio Tiriticco sul dossier di Tuttoscuola: decisivo il ‘comportamento insegnante’
░ Maurizio Tiriticco, già ispettore scolastico, profondo conoscitore della scuola discute gli argomenti proposti da Tuttoscuola in “Sei idee per rilanciare la scuola”
… E’ corretto affermare che “nessuna riforma può avere successo se non vengono sviluppati nei docenti interesse e motivazione verso la propria professione (che indubbiamente deve essere legata ai risultati)” e che “nessun sistema di valutazione degli insegnanti e della scuola può essere avviato se non vengono rifondate le basi del livello di professionalità dei docenti in servizio”. Di qui la necessità di una loro formazione continua in servizio (altra cosa rispetto all’aggiornamento, che riguarda le conoscenze e le competenze disciplinari)… Di qui, a mio avviso, la necessità di insistere sul concreto "comportamento insegnante" nelle relazioni con gli alunni. E’ inutile parlare di abilità e competenze, quindi di precisi comportamenti pluridisciplinari che i nostri studenti debbono acquisire, se i nostri docenti persistono nel proporre e perseguire contenuti e conoscenze spesso solo disciplinari. E’ inutile proporre una didattica laboratoriale (non c’è documento di riordino di cicli che non ne parli), se la lezione cattedratica e il libro di testo continuano a essere gli strumenti apprenditivi di sempre. E’ inutile parlare di progettazione didattica, quando spesso sia gli alunni che gli insegnanti non sanno quali obiettivi specifici di apprendimento perseguono. Dagli anni Settanta fino ad oggi ricercatori come i De Landsheere, Mauro Laeng, Graziella Ballanti, Clotilde Potecorvo (di lei ricordo i recenti La scuola come contesto, Discutendo si impara), si sono occupati della cosiddetta “mediazione didattica”, del come e perché l’insegnante debba in primo luogo sollecitare curiosità, stimolare attenzione e ricerca, motivare al “fai da te” e al “fai da te con altri”. Oggi l’insegnante non è più depositario di un sapere che deve trasmettere, perché oggi non esistono più saperi codificati e perché, in effetti, da sempre un sapere si conquista e non si trasmette. Preferiamo parlare di “insegnante collettivo”, dal momento che nello stesso contratto di lavoro si insiste sul fatto che l’insegnante deve svolgere “attività individuali e collegiali” e avere competenze anche “organizzativo- relazionali”. Una scuola che si è adagiata sui processi cognitivi lineari fa molta fatica oggi a misurarsi con quei processi cognitivi reticolari a cui i nostri figli sono sollecitati fin dalla nascita! … Nelle scuole si avvertono mille difficoltà sulla tematica dell’innovazione che sia le Indicazioni nazionali che le Linee guida sottendono e timidamente propongono. Per quanto riguarda il primo ciclo sono state varate delle misure di accompagnamento! Riusciranno ad incidere sui concreti quotidiani comportamenti degli insegnanti? E per il secondo ciclo che cosa si sta predisponendo? … Voglio sperare che l’iniziativa avviata da Tuttoscuola solleciti gli insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare con la scuola – governanti e governati – a entrare nel vivo dei problemi che ho appena accennati. E voglio anche credere che siano gli insegnanti stessi a pretendere di essere formati in progress con cadenze continue per far fronte ai problemi che un’utenza sempre nuova propone con forza. E a pretendere anche di essere convenientemente retribuiti !

corrieredellasera.it – 9 settembre 2013
“«Voglio geografia economica. E poi stage di formazione»”
░ Le dichiarazione della ministro Carrozza a Cernobbio, sul lago di Como.
Prima. Scuola e lavoro. Poi. Lavoro e formazione continua. Il futuro sarà così e allora anche questa è una sfida per il governo. Garantire l'alternanza già dalle scuole superiori, e poi avanti così anche all'università. Con tirocini e stage. Lo ha ripetuto il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza ieri a Cernobbio. «A scuola non ci si starà più per un periodo fisso della nostra vita». Tutto cambia. «Mai più un laureato che arriva a 25 anni senza aver mai avuto un'esperienza come cameriere o assistente in libreria»: così ha ripreso il tema al Forum Ambrosetti…. «Aziende molto importanti, presenti anche qui a Cernobbio, quando selezionano le risorse si aspettano che il candidato abbia avuto esperienze di lavoro prima della laurea». Scuola e lavoro allora, da subito e soprattutto per gli studenti degli istituti tecnici e professionali. E in quelle scuole vanno rilanciate materie come la geografia economica. «Va reintrodotta. Era stata tagliata per motivi di bilancio. Invece sono studi importanti. Aiutano a capire l'economia»….

www.scuolaoggimagazine.org/ – 9 settembre 2013
“Liceo classico. Meno iscrizioni”
░ Le riflessioni di Maurizio Tiriticco, pedagogista.
Gli studi classici sono in calo I dati sono certi: calano le iscrizioni al liceo classico! Calano le iscrizioni alle facoltà umanistiche! Che cosa sta succedendo? Improvvisamente i nostri ragazzi vogliono diventare tutti dei tecnici? … Da sempre abbiamo scambiato gli studi classici con una sorta di autoesaltazione per un nostro lontano passato, un'età dell’oro che è solo nostra, che ci viene da una Roma che, anche se catturata dalla Grecia, costituisce il fulcro della civiltà, di qualsiasi civiltà…. Quanti i luoghi comuni che abbiamo costruito per decenni attorno a questa bella favola del primato degli studi classici! E il tutto sempre all’insegna che vi sarebbero due culture, una per gli “eletti” e l’altra, quella scientifica e tecnologica – da cui il liceo scientifico e gli istituti tecnici ….per gli altri, per i non dotati… E’ quindi sulla scia di un atavico e inguaribile equivoco che la stessa Riforma Gentile assegnò di fatto al Liceo classico la funzione di formare la classe dirigente. Vi accedevano soprattutto i “figli di papà” anche perché dopo la maturità era possibile accedere a tutte le facoltà universitarie. Molti anni sono passati e attraverso mille riforme! Però, mai nulla di nuovo! … Un riordino – e io l’ho predicato più volte – doveva andare in tutt’altra direzione! Mai più la separazione di sempre tra studi classici e studi tecnici, perché non esiste alcuna separazione tra teoria e tèchne! … Occorre andare a una ricomposizione dei due saperi e che una vera cultura umanistica, libera da ogni orpello retorico, deve percorrere tutti gli studi. “I cittadini non possono relazionarsi bene alla complessità del mondo che li circonda soltanto grazie alla logica e al sapere fattuale. La terza competenza del cittadino, strettamente correlata alle prime due, è ciò che chiamiamo immaginazione narrativa! Vale a dire la capacità di pensarsi nei panni di un’altra persona, di essere un lettore intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni, le aspettative e i desideri.

www.scuolaoggimagazine.org/ – 10 settembre 2013
“Tutto il decreto punto per punto”
░ “L'Istruzione riparte”, questa la denominazione del Pacchetto preparato da Maria Chiara Carrozza e approvato dal Consiglio dei ministri.
Welfare dello studente: 100 milioni per aumentare il Fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi…. 15 milioni vengono stanziati per il 2014 per garantire ai capaci e meritevoli ma privi di mezzi il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione. I fondi saranno assegnati sulla base di graduatorie regionali e serviranno per coprire spese di trasporto e ristorazione. Potranno accedere alle erogazioni gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. 15 milioni spendibili subito per la connettività wireless nelle scuole secondarie, con priorità per quelle di secondo grado. Gli studenti potranno accedere a materiali didattici e contenuti digitali in modo rapido e senza costi. 6 milioni per il 2014 per borse di studio destinate agli studenti iscritti alle Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Le borse saranno erogate in base alla condizione economica e al merito artistico degli studenti. È prevista una graduatoria nazionale di assegnazione. Libri di testo: Per quest’anno scolastico gli studenti potranno utilizzare liberamente libri di testo nelle edizioni precedenti, purché conformi alle Indicazioni nazionali. 8 milioni complessivi (2,7 per il 2013 e 5,3 per il 2014) vengono stanziati per finanziare l'acquisto da parte di scuole secondarie (o reti di scuole) di libri di testo e e-book da dare in comodato d'uso agli alunni in situazioni economiche disagiate. Cambiano le regole sui tetti di spesa: d’ora in poi dovranno essere i dirigenti scolastici ad assicurarne il rispetto non approvando le delibere del collegio dei docenti che ne prevedono il superamento. I testi cosiddetti 'consigliati' potranno essere richiesti agli studenti solo se avranno carattere di approfondimento o monografico. L'adozione dei testi scolastici diventa facoltativa: i docenti potranno decidere di sostituirli con altri materiali. Lotta alla dispersione: 15 milioni(3,6 per il 2013, 11,4 per il 2014) per la lotta alla dispersione scolastica. Sarà avviato un Programma di didattica integrativa che contempla il rafforzamento delle competenze di base e metodi didattici individuali e il prolungamento dell’orario per gruppi di alunni nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono e dell'evasione dell'obbligo, con attenzione particolare alla scuola primaria. Orientamento degli studenti: 6,6 milioni (1,6 per il 2013 e 5 per il 2014) per potenziare da subito l’orientamento degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Sarà coinvolto nel processo l'intero corpo docente. Le attività eccedenti l’orario obbligatorio saranno opportunamente remunerate. Anche le Camere di commercio e le Agenzie per il lavoro potranno essere coinvolte. L'orientamento dovrà partire già dal quarto anno.… Potenziamento dell'offerta formativa: 13,2 milioni (3,3 per il 2014 e 9,9 per il 2015) per potenziare l’insegnamento della geografia generale ed economica. Un’ora in più negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale. 3 milioni per il 2014 per finanziare progetti didattici nei musei e nei siti di interesse storico, culturale e archeologico. I bandi sono rivolti alle scuole, ma anche alle Università e alle Accademie delle Belle Arti e nelle Fondazioni culturali. Si potranno ottenere cofinanziamenti da parte di fondazioni bancarie o enti pubblici/privati o da altri enti che ricevono finanziamenti dal Miur. Detrazioni fiscali al 19% anche per le donazioni a favore di università e istituzioni di Alta formazione artistica. Le donazioni dovranno riguardare innovazione tecnologica, ampliamento dell’offerta formativa, edilizia. Parte del Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa sarà vincolato alla creazione o al rinnovamento di laboratori scientifico-tecnologici che utilizzano materiali innovativi. Tutela della salute a scuola: Ampliato il divieto di fumo a scuola: viene esteso anche alle aree all’aperto, ad esempio i cortili, che sono di pertinenza degli istituti. Vietato anche l’uso della sigaretta elettronica nei locali chiusi delle scuole. Continuità del servizio scolastico: Cambia la procedura di assunzione dei dirigenti scolastici: saranno selezionati annualmente attraverso un corso-concorso di formazione della Scuola Nazionale dell’Amministrazione. Nel frattempo, nelle regioni in cui i precedenti concorsi per dirigenti scolastici non si sono ancora conclusi, per garantire il regolare avvio dell’anno scolastico, saranno assegnati incarichi temporanei di presidenza a reggenti, assistiti da docenti incaricati. Questi ultimi saranno esonerati dall’insegnamento. Sarà definito un piano triennale di immissioni in ruolo del personale docente, educativo ed ATA- Ausiliario tecnico e amministrativo per gli anni scolastici 2014/2016 (69mila docenti e 16mila Ata nel triennio). Il piano terrà conto dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno e dei pensionamenti. E’ prevista l’assunzione di 57 dirigenti tecnici (i cosiddetti ispettori) per il sistema della valutazione vincitori dell'ultimo concorso. L'obiettivo è porre rimedio alla scopertura in organico che è di circa l’80%. Si sblocca l’assunzione degli ATA da gennaio 2014. Docenti di sostegno: Per garantire la continuità nell’erogazione del servizio scolastico agli alunni disabili, si autorizza l’assunzione a t.i. di docenti di sostegno (oltre 26.000). Si darà così una risposta stabile a più di 52.000 alunni oggi assistiti da insegnanti che cambiavano da un anno all'altro. Edilizia scolastica: Per far fronte alle carenze strutturali delle scuole o per la costruzione di nuovi edifici le Regioni potranno contrarre mutui trentennali,a tassi agevolati, con la Banca Europea per gli Investimenti, la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, la Cassa depositi o con istituti bancari. Gli oneri di ammortamento saranno a carico dello Stato. Dimensionamento: A partire dall'anno scolastico in corso sarà un accordo in Conferenza Unificata, e non lo Stato, a definire i criteri e le modalità del dimensionamento scolastico. Formazione dei docenti: 10 milioni per il 2014 per la formazione del personale scolastico. In particolare, la norma punta ad un rafforzamento delle competenze digitali degli insegnanti, della formazione in materia di percorsi scuola-lavoro e a potenziare la preparazione degli studenti nelle aree ad alto rischio socio-educativo. Altri 10 milioni nel 2014 serviranno per l’accesso gratuito del personale docente di ruolo della scuola nei musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale. Formazione Artistica musicale e coreutica: 3 milioni sono stanziati per il 2014 in favore degli Istituti superiori di Studi Musicali pareggiati al fine di garantire la continuità della didattica e rimediare alle loro difficoltà finanziarie. Sempre per garantire la continuità didattica, i contratti a tempo determinato dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) attivati lo scorso anno accademico possono essere rinnovati per il successivo. Per il sistema universitario e della Ricerca: (segue).

latecnicadellascuola.it – 10 settembre 2013
Decreto scuola: “nuove” regole per i libri di testo”
░ Le norme di cui parla il decreto scuola in materia di libri di testo non sembra poi tanto nuove. E anche le risorse disponibili sono modeste.
Il capitolo sui libri di testo contenuto nel decreto scuola ….Si dice che “per quest’anno scolastico gli studenti potranno utilizzare liberamente libri di testo nelle edizioni precedenti, purché conformi alle Indicazioni nazionali”. Che significa questa formulazione ? Che lo studente può usare una edizione precedente del testo in adozione ? Ma se è un testo contenente esercizi e materiali antologici, la questione si complica e se invece è un testo di puro studio (per esempio un manuale di storia) la “concessione” appare pleonastica in quanto già ora questo è possibile. Quanto poi all’impegno di spesa di 8 milioni di euro per l'acquisto da parte di scuole secondarie di libri di testo e e-book da dare in comodato d'uso agli alunni in situazioni economiche disagiate, forse sarebbe bene fare due conti. Se il provvedimento dovesse riguardare solo la secondaria di secondo grado le scuole coinvolte sarebbero all’incirca 3.500 e se si invece si parla anche di secondaria di primo si arriva a 5.000 e anche più. Con questi numeri gli 8 milioni di euro (2,7 nel 2013 e 5,3 nel 2014) si riducono nei fatti a 1.500 euro in media ciascuna. Il decreto dovrebbe poi chiarire che i testi cosiddetti 'consigliati' potranno essere richiesti agli studenti solo se avranno carattere di approfondimento o monografico, ma non ci pare davvero una disposizione particolarmente significativa. Si dice poi che “cambiano le regole sui tetti di spesa, d’ora in poi dovranno essere i dirigenti scolastici ad assicurarne il rispetto non approvando le delibere del collegio dei docenti che ne prevedono il superamento”. A dire il vero questa disposizione esiste già e anzi è anche più rigorosa perché è previsto persino un controllo da parte dei revisori dei conti. Infine viene introdotta la norma secondo la quale “l'adozione dei testi scolastici diventa facoltativa; i docenti potranno decidere di sostituirli con altri materia”. Anche in questo caso la norma non rappresenta affatto una novità: nella scuola primaria l’”adozione alternativa” era stata introdotta addirittura dalla legge 517 del 1977.

Il Messaggero – 11 settembre 2013
“Scuola al via tra le proteste. In classe quasi 8milioni”
░ Non sarà un avvio tranquillo. La scuola riparte tra le proteste, e l’autunno si annuncia caldo, come lo è stato l'anno scorso.
I primi a rientrare sono stati gli studenti di Bolzano, il 5 settembre. Seguiti, cinque giorni dopo, dai “colleghi” del Molise e del Piemonte (in aula da ieri). Gli ultimi a riprendere libri e quaderni saranno i pugliesi, il 17 settembre….. Sono quasi otto milioni gli studenti in tutta Italia, divisi per oltre 360mila classi. Classi sempre più multietniche. Quasi un alunno su otto è straniero e non ha la cittadinanza italiana (tra questi 334.284 sono nati nel nostro Paese). Mentre sono duecentomila gli studenti con disabilità. … Riprendono le lezioni. E ripartono pure le proteste. La Rete degli studenti ha annunciato per oggi una mobilitazione con flash mob, in vista della manifestazione nazionale già programmata per l’11 ottobre. Tra le richieste: maggiori investimenti per la scuola e la tutela del diritto allo studio. A Roma, davanti al ministero dell’Istruzione, al loro fianco ci saranno anche i precari della scuola. La scuola anche quest’anno deve fare i conti con i suoi problemi “storici”, dagli edifici vecchi e malandati (uno su tre ha bisogno di interventi urgenti), al solito valzer delle supplenze con molte cattedre ancora da assegnare….

Il Messaggero – 12 settembre 2013
“Scuola, l’Italia torna sui banchi tra flash mob e contestazioni”
░ Striscioni e volantinaggi nelle città, l’11 ottobre primo corteo. I rappresentanti degli studenti: «Servono interventi strutturali».
Striscioni e volantinaggi si sono svolti ieri mattina davanti alle scuole in tutta Italia e flash mob sono stati annunciati in questi giorni nelle grandi città, tra cui Roma e Firenze, per sollecitare maggiori investimenti, nonostante i recenti provvedimenti del governo, giudicati insufficienti. Il tutto in vista di una grande mobilitazione indetta per l'11 ottobre, dal titolo “Non c'è più tempo”. «A Roma e in altre città - spiega l'Unione degli Studenti - abbiamo volantinato ed informato sui problemi irrisolti della scuola e del Paese in vista della mobilitazione dell'11 ottobre». Secondo l'Uds, «il Decreto legge Istruzione lascia insolute le questioni strutturali della scuola italiana e nonostante i buoni propositi i finanziamenti individuati dal Governo sono totalmente insufficienti. Cento milioni di euro coprono a malapena un terzo degli aventi diritto alla borsa di studio universitaria, 8 milioni di euro sono briciole per finanziare un sistema decente di comodato d'uso per i libri di testo…»…..

latecnicadellascuola.it – 13 settembre 2013
“Pagamento delle ferie ai supplenti: i sindacati non ci stanno”
░ Con un documento unitario le OO.SS. chiedono una circolare del MIUR che risolva le incertezze interpretative. Come sanno i colleghi che seguono le nostre iniziative, l’ANIEF per tempo ha sostenuti che per la quantificazione delle ferie dei supplenti temporanei nell’a.s.2012/13 non vanno sottratti dal computo i giorni di sospensione delle lezioni.
Ieri abbiamo dato notizia della nota della Ragioneria Generale dello Stato con la quale veniva illustrata la disciplina riguardante il divieto di monetizzazione delle ferie ed esaminate le casistiche per le quali il pagamento delle ferie non godute è ammesso. In risposta alla nota, le Organizzazioni sindacali hanno presentato al Miur un documento unitario per denunciare la situazione confusa e contraddittoria prodotta dalla nota del Mef sul pagamento dei supplenti nell’anno scolastico 2012/2013 e chiedendo un incontro urgente per assicurare il rispetto dei diritti contrattuali, anche in considerazione di quanto previsto nell’intesa del 12 giugno 2013 tra Miur e sindacati, ossia che le scuole avrebbero ricevuto le risorse necessarie per il pagamento delle ferie maturate ai supplenti brevi, come previsto dal CCNL vigente, e che analogo trattamento andava assicurato anche ai supplenti al 30 giugno. “Si chiede pertanto alle SS.LL. – leggiamo nel documento unitario - di attivarsi con la massima determinazione affinchè si recuperi la necessaria coerenza tra i comportamenti dei Dicasteri coinvolti nella vicenda, nella direzione di una piena garanzia dei diritti contrattuali dei lavoratori, che dovrebbe costituire interesse condiviso dalle parti; si sottolinea inoltre l’esigenza di sostenere e tutelare l’operato dei Dirigenti Scolastici con disposizioni fra loro coerenti e inequivocabili.

Pubblichiamo alcuni articoli sull'inizio del nuovo anno con centinaia di istituti senza dirigenti e sulla storica sentenza del Tar che ritiene valido il servizio pre-ruolo per partecipare al concorso DS.

Inizia il nuovo anno scolastico con centinaia di istituti senza dirigenti e mille vincitori del concorso che rimangono a casa

Il Mattino: Centinaia di istituti senza dirigenti ma a casa mille vincitori di concorso

Contro la crisi: A scuola di caos e di improvvisazione

Globalist: Scuole lasciate allo sbando, senza presidi

Ansa: Anief, mancano dirigenti, vincitori concorso a casa
(ANSA) - ROMA, 4 SET - Parte il nuovo anno con centinaia di istituti senza dirigenti e mille vincitori del concorso che rimangono a casa. Dei 2.386 posti come capo d'istituto messi a concorso dal Miur, ad oggi ne sono stati assunti solo 1.402: a 984 per il secondo anno è stato chiesto di attendere. Malgrado i posti fossero vacanti. E' quanto afferma l'Anief sostenendo che per "tamponare la situazione non occorre alcun decreto d'urgenza di inizio anno. Ma bastava immettere in ruolo tutti i vincitori del concorso a cattedra indetto con D.D.G. del 13 luglio 2011". "Tutto nasce - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - dalla pessima gestione del concorso per dirigenti scolastici, che avrebbe dovuto selezionare oltre 2mila nuovi presidi, ma che a due anni di distanza ha prodotto una mole di contenziosi da guinness dei primati. Con 8mila ricorrenti che attendono gli esiti della giustizia. Con le procedure concorsuali da rifare in Lombardia e ancora ad alto rischio rifacimento anche in altre regioni". "Ora - continua Pacifico - è vero che il reclutamento è stato rallentato per l'attivazione dei vari ricorsi. In Lombardia, in particolare, un errore nella scelta delle buste contenenti il cartoncino con i dati personali dei candidati ha causato l'annullamento di alcune fasi del concorso, che andranno così rifatte. Ma, senza arrivare all'approvazione di un decreto d'urgenza da parte del Consiglio dei ministri, sarebbe bastato che l'amministrazione avesse consentito l'assunzione di tutti i vincitori dei concorsi. Vi sono infatti regioni, solo sfiorate dai ricorsi, dove la metà degli idonei sta ancora aspettando. Basta dire che, complessivamente, mettendo a confronto i posti banditi con le assunzioni svolte nell'ultimo biennio, rimangono ancora da immettere in ruolo il 41,2% dei nuovi dirigenti". Con l'anno scolastico ormai alle porte, l'Anief ribadisce al ministro dell'Istruzione che non avrebbe quindi senso limitarsi a sanare la situazione della Lombardia: "serve una soluzione politica perché gli errori sono stati fatti anche altrove". (ANSA).

Corriere dell'Università: Centinaia di istituti senza preside: l’anno scolastico al via tra polemiche e ricorsi

News it 24: Concorso a Dirigente: 984 vincitori ancora da assumere

Orizzonte Scuola: Concorso a Dirigente: 984 vincitori ancora da assumere, ma molti i posti vacanti

AgenParl: Anief, parte nuovo anno con molti istituti senza dirigente e vincitori concorsi a casa

Tecnica della Scuola: Centinaia di istituti senza dirigenti e mille vincitori del concorso che rimangono a casa

MNews: Parte il nuovo anno con centinaia di istituti senza dirigenti e mille vincitori del concorso a casa

Italpress: Anief "parte nuovo anno con centinaia istituti senza dirigenti"
ROMA (ITALPRESS) - "I paradossi della scuola italiana non sembrano finire mai. Alla vigilia del nuovo anno scolastico - domani si inizia in Trentino Alto Adige - diverse centinaia di scuole rimarranno senza dirigente scolastico. Nei giorni scorsi il quotidiano specializzato "Italia Oggi" riportava che oltre 1.100 scuole inizieranno l'anno scolastico senza il loro capo d'istituto; altre 600 scuole, sottodimensionate, saranno affidate per la legge sul "dimensionamento" in reggenze; ulteriori centinaia rimarranno prive, per vari motivi, del loro dirigente. Ora l'Anief scopre che per tamponare la situazione non occorre alcun decreto d'urgenza di inizio anno. Ma bastava immettere in ruolo tutti i vincitori del concorso a cattedra indetto con D.D.G. del 13 luglio 2011". E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Dei 2.386 posti come capo d'istituto messi a concorso dal Miur, ad oggi ne sono stati assunti solo 1.402: a 984 per il secondo anno consecutivo e' stato chiesto di attendere. Eppure i posti vacanti ci sono. Perche', altrimenti, non vi sarebbero tante scuole senza dirigente. Con i direttori degli Uffici scolastici regionali costretti ad affidarle in reggenza, a dirigenti quindi gia' titolari di almeno un altro istituto. Violando, in tal modo, gli articoli 16 e 19 del bando di concorso, dove e' riportato che "i candidati utilmente collocati in graduatoria, in relazione al numero dei posti messi a concorso, sono dichiarati vincitori" e che "hanno titolo ad essere assunti in servizio in qualita' di dirigente scolastico con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, nel limite dei posti effettivamente vacanti e disponibili annualmente". "Tutto nasce - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - dalla pessima gestione del concorso per dirigenti scolastici, che avrebbe dovuto selezionare oltre 2mila nuovi presidi, ma che a due anni di distanza ha prodotto una mole di contenziosi da guinness dei primati. Con 8mila ricorrenti che attendono gli esiti della giustizia. Con le procedure concorsuali da rifare in Lombardia e ancora ad alto rischio rifacimento anche in altre regioni".
"Ora - continua Pacifico - e' vero che il reclutamento e' stato rallentato per l'attivazione dei vari ricorsi. In Lombardia, in particolare, un errore nella scelta delle buste contenenti il cartoncino con i dati personali dei candidati ha causato l'annullamento di alcune fasi del concorso, che andranno cosi' rifatte. Ma, senza arrivare all'approvazione di un decreto d'urgenza da parte del Consiglio dei ministri, sarebbe bastato che l'amministrazione avesse consentito l'assunzione di tutti i vincitori dei concorsi. Vi sono infatti regioni, solo sfiorate dai ricorsi, dove la meta' degli idonei sta ancora aspettando. Basta dire che, complessivamente, mettendo a confronto i posti banditi con le assunzioni svolte nell'ultimo biennio, rimangono ancora da immettere in ruolo il 41,2% dei nuovi dirigenti". "A rendere la situazione ancora piu' problematica - prosegue la nota -c'e' poi l'assurda insistenza del Miur ad opporsi al pagamento dell'indennita' relativa alle funzioni superiori ricoperte dagli 8mila docenti vicari dei dirigenti scolastici: di recente, dopo quello di Milano, anche il Tribunale di Lavoro di Frosinone ha confermato la tesi prodotta oltre un anno e mezzo fa dall'Anief (che su questo diritto leso ha presentato formale ricorso, avviando un'azione legale al giudice del lavoro)". "Serve una soluzione politica - dice Pacifico - perche' gli errori sono stati fatti anche altrove. Occorre quindi far ripetere le prove a tutti i ricorrenti (c'e' un ricorso dell'Anief pendente per oltre 2mila ricorrenti che attendono risposte dalla giustizia italiana). E, nel frattempo, procedere al veloce assorbimento dei candidati idonei che hanno dimostrato di meritare la dirigenza superando le verifiche, scritte e orali, cui sono stati sottoposti negli ultimi due anni".

Online News: Anief, troppe scuole rimarranno senza preside

 

Storica sentenza del TAR Lazio: il servizio pre-ruolo è valido per diventare dirigenti scolastici

Ansa: Tar Lazio ammette pre-ruolo a concorso presidi. Anief, sentenza ha portata storica
(ANSA) - ROMA, 5 SET - E' valido anche il servizio svolto da docenti precari per diventare presidi. Lo ha stabilito una sentenza del Tar del Lazio. "Per la prima volta, in materia concorsuale, un tribunale italiano - commenta l'Anief - disapplica la normativa nazionale in ragione del principio comunitario di non discriminazione del servizio prestato da precario. Undici docenti così possono sciogliere la riserva ed essere assunti dopo due anni come presidi". La legge e il bando contestati prevedevano come prerequisito di accesso un servizio di cinque anni svolto dopo l'immissione in ruolo. A parere dell'Anief quella disposizione discriminava il servizio prestato a tempo determinato violando la direttiva comunitaria 1999/70. Perciò il sindacato aveva consigliato a tutti i docenti precari o neo-immessi in ruolo con cinque anni di servizio prestato nel pre-ruolo di presentare, comunque, la domanda di ammissione al concorso. I ricorrenti avevano quindi ottenuto un'ordinanza cautelare confermata dal Consiglio di Stato che gli permetteva di accedere con riserva alle prove preselettive, agli scritti e agli orali. Uno su quindici é riuscito a superare il concorso ma con riserva della sentenza di merito che é stata pubblicata ieri. Ricorso accolto perché - si legge - "neppure basta a giustificare una differenza di trattamento tra i lavoratori tempo determinato e i lavoratori a tempo indeterminato il fatto che tale differenza è stata prevista da una norma nazionale generale e astratta quale una legge o un contratto collettivo". D'altronde, la giurisprudenza comunitaria "ha inequivocabilmente sancito il principio secondo il quale, nei concorsi pubblici, il servizio pre-ruolo deve essere valutato come quello di ruolo". "La sentenza ha una portata storica perché introduce nel nostro ordinamento, in fase concorsuale, il principio comunitario di non discriminazione finora richiamato nelle cause di lavoro sulla successione dei contratti a termine. E' la seconda in Europa - ricorda l'Anief - dopo il caso spagnolo, che si esprime sul tema". "Quando una norma nazionale è in contrasto con una norma comunitaria - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief - questa va disapplicata senza se e senza ma. Ora aspettiamo la sentenza della Corte di giustizia europea sulla stabilizzazione dei precari che aprirebbe finalmente le porte all'immissione in ruolo di migliaia di precari sfruttati dall'amministrazione in questi anni dietro la scudo di una norma probabilmente illegittima". (ANSA).

Orizzonte Scuola: Concorso a dirigente scolastico. Sentenza storica, per Tar Lazio valido anche pre-ruolo nel computo dei 5 anni di servizio previsti dal bando

News it 24: Concorso a dirigente scolastico. Per Tar Lazio valido anche pre-ruolo nel computo dei 5 anni di servizio previsti dal bando

Italpress: dirigente scolastico, Anief "da Tar Lazio ok servizio precari"
ROMA (ITALPRESS) - "Con sentenza n. 8086/13 sul ricorso patrocinato dagli avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, per la prima volta, in materia concorsuale, un tribunale italiano disapplica la normativa nazionale in ragione del principio comunitario di non discriminazione del servizio prestato da precario. Undici docenti cosi' possono sciogliere la riserva ed essere assunti dopo due anni come presidi. La legge e il bando contestati prevedevano come prerequisito di accesso un servizio di cinque anni svolto dopo l'immissione in ruolo. Sentenza storica che prende atto della gerarchia delle fonti normative anche nei pubblici concorsi". E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Il sindacato lo aveva ribadito nell'estate del 2011: quella norma che discriminava il servizio prestato a tempo determinato violava la direttiva 1999/70/CE e pertanto aveva consigliato a tutti i docenti precari o neo-immessi in ruolo con cinque anni di servizio prestato nel pre-ruolo di presentare, comunque, la domanda di ammissione al concorso.I ricorrenti avevano trasmesso la domanda cartacea sostitutiva predisposta dall'Anief. I ricorrenti ottenevano un'ordinanza cautelare confermata dal Consiglio di Stato che gli permetteva di accedere con riserva alle prove preselettive, agli scritti e agli orali. Uno su quindici riesce a superare il concorso ma con riserva della sentenza di merito che dopo l'udienza del 10 gennaio scorso e' pubblicata il 4 settembre 2013. Ricorso accolto perche' "neppure basta a giustificare una differenza di trattamento tra i lavoratori tempo determinato e i lavoratori a tempo indeterminato il fatto che tale differenza e' stata prevista da una norma nazionale generale e astratta quale una legge o un contratto collettivo". D'altronde, la giurisprudenza comunitaria della Corte di Giustizia, con la sentenza nel procedimento C-177/10, pubblicata in data 08/09/2011, "ha inequivocabilmente sancito il principio secondo il quale, nei concorsi pubblici, il servizio pre-ruolo deve essere valutato come quello di ruolo". Anche un'ulteriore sentenza della Corte di Giustizia (Sesta Sezione del 18/10/2012 intervenuta nei procedimenti C-302/11 e C-304/11) ha ribadito gli stessi orientamenti con ulteriori specificazioni. I ricorrenti, pertanto, possono essere assunti come dirigenti. La sentenza ha una portata storica perche' introduce nel nostro ordinamento, in fase concorsuale, il principio comunitario di non discriminazione finora richiamato nelle cause di lavoro sulla successione dei contratti a termine. E' la seconda in Europa, dopo il caso spagnolo, che si esprime sul tema".
"Quando una norma nazionale e' in contrasto con una norma comunitaria - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir - questa va disapplicata senza se e senza ma. Ora aspettiamo la sentenza della Corte di giustizia europea sulla stabilizzazione dei precari che aprirebbe finalmente le porte all'immissione in ruolo di migliaia di precari sfruttati dall'amministrazione in questi anni dietro la scudo di una norma probabilmente illegittima. Gia' i tribunali della Repubblica in primo grado hanno condannato a cospicui risarcimenti danni e al pagamento degli scatti di anzianita' e delle mensilita' estive, nonostante un orientamento negativo della Cassazione, peraltro non granitico, visti i dubbi espressi dalla Consulta". "La lotta contro la precarieta' del sindacato non si ferma - prosegue la nota - Sono numerosi i nuovi ricorsi che Anief ha in cantiere in questi giorni: per tutelare il diritto all'immissione in ruolo di tutti i docenti vincitori del concorso a cattedra (considerato che uno su tre e' rimasto al palo), per il diritto al riconoscimento dell'abilitazione acquisita da tutti gli idonei inseriti nelle graduatorie di merito, per il diritto all'inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti abilitati con il TFA ordinario o con il prossimo PAS speciale. Dopo le sentenza sul trasferimento a pettine, una nuova pagina storica di diritto scolastico e accesso a P.A. scritta dal giovane sindacato". (ITALPRESS).

Avvenire: In undici da precari a presidi, grazie al Tar: "Così l'Italia si uniforma alle leggi europee"

 

tuttoscuolaNEWS – 29 agosto 2013
“Miur sui libri di testo: nessun aumento”
░ Tout va très bien, madame la Marquise: Parola di Miur. Il Ministro Carrozza ha deciso (“decisione specifica”) di confermare per l’a.s. 2013/2014, gli stessi tetti di spesa dell’anno precedente; non vanno incrementati in base al tasso di inflazione. Gli editori se la terranno ?
E allora perché anche quest’anno si parla di un ulteriore aumento della spesa destinata all’acquisto dei libri di testo? Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti,… smentisce “Le scuole che sforano in modo consistente i tetti non superano in genere il 5-10%”. Il Direttore fa presente che non sono previste sanzioni per i docenti che con le proprie scelte di adozione superano il limite, ma sottolinea che un “forte deterrente è stato introdotto dal decreto legge 176/2012 che ha previsto il controllo dei revisori dei conti sulla delibera collegiale di adozione dei libri di testo limitatamente alla verifica del rispetto dei tetti di spesa”. In questo modo “nei casi più gravi il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale di competenza può valutare l’irrogazione di sanzioni disciplinari soprattutto a carico del dirigente scolastico che presiede il collegio e porta ad esecuzione le sue delibere”. Il Ministero sottolinea che gli Uffici Scolastici Regionali, che sono responsabili per la vigilanza sul rispetto dei tetti di spesa, devono inviare a Viale Trastevere “un report regionale che evidenzia gli sforamenti superiori al 10% dei tetti”. Infatti è prevista una soglia di tolleranza del 10%, a patto che sia adeguatamente motivata. Spetta poi al Direttore regionale “richiedere formalmente al dirigente scolastico le ragioni dello sforamento e ne valuta la congruenza”. Infine il Direttore Palumbo condanna la pratica dei cosiddetti testi consigliati, il cui costo non rientra ai fini della valutazione dei tetti di spesa. Si tratta “di una prassi accettabile qualora abbiano veramente funzione integrativa e di approfondimento, quando invece abbracciano parti rilevanti della materia allora si configurano come pratica elusiva della normativa sui tetti di spesa”.

l’Unità – 31 agosto 2013
“A Francesca, che da grande vuole insegnare”
░ di Mila Spicola
… Maria è una mia amica commercialista, laurea in Economia e Commercio. A ottobre ha tentato la preselezione dei test del concorsone di Profumo e li ha superati. «Hai presente la settimana enigmistica? Ecco, una minkiata». Ha studiato per due mesi Un bel programma zippato di quel tanto che basta ed ha avuto quasi il massimo nella prova scritta. Idem per l’orale…. Ha vinto. È seconda nella sua classe di concorso in Sicilia e mentre scrivo sta scegliendo la cattedra. Non ha nemmeno idea di cosa sia stare in classe. Il gap sarebbe minore se poi il sistema prevedesse un aggiornamento costante,obbligatorio e di qualità su scala nazionale dei propri docenti. E invece no. Deborah non la conosco ma mi ha scritto una bella e lunghissima mail ieri sulla questione dei Tfa, TirociniFormativiAttivi. «Per favore scriva qualcosa su questa vergogna? Come vengono assegnate le cattedre in Italia?Studio da quindici anni per diventare insegnante e ancora vago tra corsi, concorsi, master e perfezionamenti e adesso anche questa tragedia del TFA»….vTre sere fa invece ho fatto una rimpatriata in pizzeria con Emma, di Agrigento, e Fabiola, di Siracusa. Precarie storiche, grandi menti delle mobilitazioni per la scuola del 2008, una della scuola dell’infanzia e l’altra docente di educazione motoria. Fabiola a Palermo per il concorsone (finalmente ha ottenuto il ruolo, dopo aver superato tre concorsi) ed Emma. «Ma sei scema? Io non lo provo più, se mi arriva l’incarico bene, se non mi arriva andassero a quel paese. Ho 4 abilitazioni e due concorsi vinti». E come mai non è di ruolo? Sarà una scarsona, potrebbe pensare chi legge e non conosce quel girone infernale che è la selezione dei docenti in Italia. Può un sistema complesso e delicato come quello dell’Istruzione di una nazione affidare a cotante casualità, mediocrità organizzativa e discrezionalità la selezione e l’immissione in ruolo dei suoi docenti? Si passa da Maria - che non è mai entrata in una classe, non ha mai avuto nel suo percorso di formativo universitario o postuniversitario il piacere o il dispiacere di imbattersi in discipline pedagogiche, didattiche, relazionali, di gestione scolastica o di classe, valutative, etc... E lunedì sarà a scuola al suo primo collegio docenti -, a Deborah che queste cose le studia da 15 anni, a Emma che insegna da 22 anni, che ha superato due concorsi e 4 abilitazioni, è ancora precaria e non ci crede più. Come glielo spieghi al cittadino cosa accade se non lo capisco nemmeno io? …. Evitare le bolge attuali di precari, classi di concorso, precari di un tipo e altri di un altro tipo, sostegno, provenienti da Tfa, o dal concorso, o dalle Gae, o dalla Sissis, o dal giorper, o del ppiar, o con la somma di punteggi acquisti in scuole private, o statali, o per il vantaggio della 104... Per me insegnare non è una missione e nemmeno un talento, è una professione. Come tutte le professioni prevede una formazione specifica,un acquisizione di strumenti professionali, esperienza,aggiornamento continuo e una selezione adeguata alla delicatezza delle competenze necessarie…. Un sistema selettivo tra i peggiori al mondo. Chi ne ha colpa? Chi dovrebbe sistemare la faccenda? Siccome Sono certa che Francesca tra due anni mi riscriverà, sarò costretta a dirle: «Abbandona l’idea, diventare insegnante in Italia è una cosa da folli» oppure «Allora, devi fare così, così e così», perché avremo finalmente messo mano in modo efficace a questa vergogna?

Latecnicadellascuola.it – 1 settembre 2013
“Quota 96”. Pioggia di telegrammi al PD
░ Telegrammi a Epifani, Carrozza e Letta: “gli impegni si onorano.
Una forma di protesta civile per esprimere l’amarezza e lo sconforto, ma soprattutto la rabbia, per le mancate risposte che invece in campagna elettorale si erano date, promettendo la certa soluzione di una ingiustizia perpetrata nel confronti di alcune migliaia di lavoratori della scuola, costretti a rimanere in servizio sulle unghie della riforma delle pensioni di Elsa Fornero. …. Rimane infatti indecifrabile il motivo per il quale non si dà soluzione a una, universalmente definita da tutti i partiti: ingiustizia, adducendo come motivo la “copertura finanziaria” per la quale, è stato detto, basterebbero invece alcuni milioni di euro, dovunque reperibili, ma che, a quanto sembra, nessuno riesce a trovare.
L’attesa comunque si sposta ora al prossimo consiglio dei ministri, quando si parlerà del cosiddetto decreto scuola, dentro il quale si dovrebbe pure risolvere l’altra incredibile e incresciosa questione dei docenti inidonei che si vorrebbero mandare a coprire i posti Ata, col doppio risultato, terribilmente negativo e illogico, di non assumere oltre 3500 precari, in attesa nelle graduatorie, e di rigettare titoli e competenze particolari di tanti docenti, relegandoli negli uffici a passare carte.
Corrieredellasera.it – 2 settembre 2013
“Se un solo ispettore controlla 2.076 scuole”
░ Gian Antonio Stella presenta il dossier con cui Tuttoscuola propone sei direttrici per cambiare la Scuola, a partire dalla rottura del vecchio patto scellerato «ti pago poco, ti chiedo poco», e per passare a un altro: «ti do di più, ti chiedo di più».
Un ispettore ogni 13 scuole in Gran Bretagna, uno ogni 22 scuole in Francia, uno ogni 2.076 scuole nel Lazio. Bastano tre numeri per capire quanto il nostro sistema scolastico sia fuori controllo…. Che l'autonomia sia una cosa seria non si discute. … Il guaio è che la concessione di un'autonomia sempre più larga a partire da 2000 col riconoscimento anche della parità alle «non statali», denuncia Tuttoscuola, doveva essere parallela a un aumento dei controlli. È successo il contrario. «Prima» c'erano in organico 695 «ispettori», oggi 301. Solo sulla carta, però. In realtà, a causa di circa 200 vuoti, sono solo un centinaio: «In intere regioni, con centinaia di istituzioni scolastiche e migliaia di insegnanti, opera a volte un solo ispettore»… «Il concorso per reclutare nuovi dirigenti tecnici (con funzioni ispettive) è stato bandito quasi sei anni fa per coprire 144 posti vacanti, ma si è concluso solo nella primavera di quest'anno con circa 70 vincitori, che però non sono stati ancora nominati. … Tuttoscuola lancia sei idee “un po’ rivoluzionerie”…. Primo: basta con le scuole «chiuse agli studenti per molte ore al giorno durante i periodi di lezione e per mesi interi al di fuori». È uno «spreco enorme». Gli spazi scolastici potrebbero restare aperti al pomeriggio e anche fino a fine luglio per offrire agli studenti «servizi aggiuntivi» che oggi le famiglie pagano ai privati: dalle lezioni di musica ai «summer camp», dai corsi di lingue alla ginnastica artistica…
Secondo: per recuperare risorse servono tagli «chirurgici». Esempio? Ci sono 10mila «microscuole» primarie con meno di 50 alunni, «che costano in termini di personale il doppio delle altre (fino a 8 mila euro per alunno, contro i 3.500 euro di una scuola standard con 100 alunni)»…..
Terzo: occorre «liberare e premiare le energie degli insegnanti. Sono loro che "fanno" la scuola. Certo, guadagnano poco. ....«concentriamo le risorse e gli sforzi per premiare chi vuole dare di più»…
Quarto: guerra agli abbandoni con «corsi di recupero obbligatori e sistemi di incentivi e disincentivi d'intesa con le famiglie. Per esempio: se non hai concluso l'obbligo scolastico non puoi comprare/guidare il motorino o partecipare a programmi sportivi….
Quinto: più autonomia, ma anche più controlli, più trasparenza nei conti e una rigorosa valutazione dei risultati che premino le scuole virtuose…
Sesto: «digitalizzazione delle scuole (per tutti)». Non è accettabile che l'Italia abbia in totale solo 14 scuole statali «2.0», cioè digitalizzate, su oltre 9.000. Né che ci siano soltanto… 6 Pc ogni 100 studenti contro i 16 europei e il 6% delle scuole altamente digitalizzate contro il 37% del resto d'Europa. Insomma, «la scuola digitale può offrire un grande contributo al cambiamento del Paese…».

http://muraglia.wordpress.com – 4 settembre 2013
“Fuga dal classico”
░ Una riflessione del collega Muraglia, sulle risultanze dell’inchiesta, pubblicata da L’Espresso lo scorso 29 agosto, che documenta il declino di interesse per il glorioso “formativo” Liceo Classico.
Poiché da tempo ormai vado sostenendo, per lo più in ottima e autorevole compagnia, che l’antico stereotipo del Classico che risulterebbe di per sè formativo soprattutto per l’insegnamento della grammatica greca e latina è stato ampiamente dimostrato essere la più grande delle boutades, mi pare opportuno sottoporre quanto l’Espresso ha recentemente documentato per le conseguenti riflessioni. Val la pena aggiungere qui che la morte del Liceo Classico non è auspicabile. Come non è auspicabile la sua rubricazione a luogo della “perfetta formazione”. Le discipline classiche (che non coincidono con le lingue classiche e queste non coincidono con le grammatiche classiche) hanno la loro funzione formativa indiscutibile e grave sarebbe se venissero dismesse. Semmai ne andrebbe perorato l’insegnamento in tutti gli indirizzi di studio per la loro formidabile valenza identitaria. Il problema è che questa disseminazione della latinità e della grecità in tutti gli indirizzi non è mai stata pensata proprio perché si continuano a ritenere queste discipline luogo della selezione delle “migliori teste”, ed è qui che nasce il de profundis del Classico. Se, come dice l’Espresso, al Latino e al Greco devono essere associati “metodi da fine Ottocento, lezioni frontali dalla cattedra e nozionismo” e se la gran parte dei bravissimi colleghi che insegnano al Classico continueranno a snobbare pedagogia e didattica quali discipline utili solo a chi insegna agli sfigati, è inevitabile che il numero di studenti disposti a passare sotto le forche caudine dell’attuale Liceo Classico (fatte salve ovviamente non poche e luminose eccezioni che sanno rendere significativi questi studi) diminuirà sempre più. E ciò non avverrà, come molti coltissimi colleghi sostengono, per la “caduta di livello” dei nostri studenti e per la superficialità delle famiglie. Ma avverrà perché non c’è istruzione, per quanto di nobili tradizioni, che possa sopravvivere di fronte alle sfide della contemporaneità e alle mutazioni antropologiche che il trascorrere del tempo fatalmente determina. Le attuali Indicazioni per i Licei purtroppo non sembrano accorgersi di tutto questo.

corrieredellasera.it – 4 settembre 2013
“I 1.124 presidi mancanti. La scia di concorsi e ricorsi che blocca le assunzioni”
░ Nelle parole di Sergio rizzo, il disastroso esito del concorso a d.s., iniziato malissimo (ricordate i mille quesiti pronti per la preselettiva e ritirati dal MIUR qualche giorno prima della prova perché errati o docimologicamente inadeguati ?) e finito peggio.
….Le buste che accompagnavano i compiti, con dentro i dati anagrafici dei loro autori, erano trasparenti. E poco importa se erano state acquistate, come hanno fatto presente i legali del ministero, con regolare procedura Consip. Il fatto è che ci si vedeva attraverso, e chiunque avrebbe potuto leggere il nome del candidato dentro la busta. Così al giudice del Tar prima, e poi a quello del Consiglio di Stato, non è rimasto altro che annullare il concorso per i presidi della Lombardia, cui avevano fatto ricorso in 120 dei circa 500 partecipanti. E le scuole di quella Regione adesso sono nei guai. Perché fra quel concorso andato in malora due anni fa e gli altri buchi che si sono aperti mancano la bellezza di 392 presidi su 1.118 «istituzioni scolastiche», come si chiamano nel gergo burocratico ministeriale. Banalmente, il 35 per cento di posti vuoti….
In tutta Italia le poltrone vuote sono 1.124, il 12,4 per cento del totale (i presidi dovrebbero essere in tutto 8.047). Carenza da mitigare con le circa 500 assunzioni già decise dal governo, senza però che questo risolva le altre situazioni più spinose. L'Abruzzo, per fare un caso. Il concorso per 68 posti da dirigente scolastico bandito due anni fa è stato annullato dal Tar, e la sentenza è stata sospesa successivamente dal Consiglio di Stato. … Non vanno meglio le cose in Sicilia, dove i concorsi banditi quasi dieci anni fa, nel 2004, sono stati annullati: la conseguenza è che le poltrone vuote sono quasi il 21 per cento né in Toscana, dove il Tribunale amministrativo ha provveduto a cancellare l'esito del concorso del 2011. Ma neppure in Molise. Nel gorgo della giustizia amministrativa, insomma, ci sono finiti quasi tutti. Perché coloro che resistono alla tentazione di rivolgersi in ogni caso al Tar, qualunque sia il motivo della bocciatura, si contano sulle dita di una mano. E siccome le regioni sono venti, altrettanti sono i fronti con cui bisogna avere a che fare: in un delirio di carte bollate, fra annullamenti, sospensive, contro sospensive, appelli e controappelli….
Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, parlamentare del Partito democratico, è convinta che sia arrivato il momento di riportare al centro tutti i concorsi, oggi gestiti a livello regionale. Consapevole che non sarà semplice privare i tanti potentati locali piccoli e grandi delle ghiotte prerogative che la macchina degli esami porta con sé. In futuro dovrebbe occuparsi di gestirli, con la formula del corso-concorso, la Scuola superiore di pubblica amministrazione…..

latecnicadellascuola.it – 5 settembre 2013
“E' quasi ufficiale: il fondo di istituto sparirà”
░ Se il fondo di istituto verrà di nuovo usato per gli aumenti, alle scuole rimarrà ben poco da contrattare. Di Reginaldo Palermo.
Ormai è chiaro come andrà a finire anche quest’anno la contrattazione di istituto. Nella giornata del 3 settembre il Ministero ha comunicato ai sindacati che ci sarà un modesto incremento delle risorse destinate al funzionamento delle scuole (ma solo per alcune voci particolari che non riguardano tutti). Ci saranno anche un po’ di soldi in più per le supplenze, ma questo è semplicemente un “atto dovuto” in quanto come avviene da alcuni anni anche per il 2013 la previsione iniziale su questa voce era stata sottostimata. Ma più interessanti di tutte sono le notizie su quanto si è detto in fatto di fondo di istituto… Evidentemente i sindacati hanno in mente di chiedere anche questa volta che i risparmi di sistema vengano utilizzati per pagare gli scatti stipendiali e siccome già si sa che non basteranno l’idea è appunto quella di tagliare ancora le risorse destinate al fondo di istituto. Oltretutto c’è da dire che la legge 133 prevedeva per il 2012 un risparmio di 3miliardi e 188 milioni, superiore di 650milioni esatti a quello calcolato per il 2011. Ora, se già lo scorso anno i risparmi sono stati risibili, è del tutto evidente che per il 2012 sarà anche peggio. Ciò significa che gli eventuali scatti stipendiali dovranno gravare pressoché interamente sul fondo di istituto che, in pratica, si ridurrà a poca cosa…. E’ quindi necessario che le scuole facciano molta attenzione a programmare le proprie attività e forse non sarebbe male se anche docenti e Ata prestassero maggiore attenzione agli incarichi assunti….

il Manifesto – 6 settembre 2013
“«L'esclusione dei docenti Quota 96 è uno schiaffo alla credibilità del Pd»”
░ La dichiarazione della Ghizzoni, membro PD in Commissione Cultura della Camera; la ha resa al quotidiano il Manifesto.
L'esclusione della "Quota 96" dal Decreto Scuola rappresenta un vulnus per la credibilità del Pd che alla soluzione del problema ha dato pieno avallo politico. Un anno e mezzo di battaglia vanificato. Questa decisione è uno schiaffo per chi chiedeva il riconoscimento di un diritto». La delusione di Manuela Ghizzoni, Vice-presidente Pd della Commissione Cultura alla Camera, è ancora viva ventiquattr'ore dopo la notizia dell'esclusione dei 9 mila insegnanti (stima dell'Inps) che non potranno andare in pensione a causa della Riforma Fornero. «Questa riforma - continua - non ha riconosciuto le specificità del mondo della scuola, l'unico comparto in cui si va in pensione solo il primo settembre, non ci sono altre finestre d'uscita. L'altro errore è stato l'approvazione dello scalone enorme che non ha tenuto conto delle persone che avrebbero risentito dei suoi effetti. La correzione era contenuta nel programma di questo governo. … Credo sia un errore anteporre alla scuola altre emergenze. Non riusciremo ad agganciare nessun tipo di ripresa economica, e soprattutto sociale, se non metteremo al centro il problema della conoscenza…. Spero che al congresso del Pd si discutano le linee programmatiche per orientare in maniera diversa alcune scelte rispetto a quanto fatto fin'ora.

larepubblica.it – 7 settembre 2013
“Il pasticcio dei test per l’università, da Pavia a Messina prove da rifare”
Quis fuit, horrendos primus qui protulit quiz a risposta multipla ? Quam ferus ille fuit. Quiz orrendi non in sé, badiamo bene, ma per l’uso che se ne fa il MIUR: in una oretta, seleziona aspiranti matricole, aspiranti professori, aspiranti dirigenti, che pagano. Ma quale competenza dei candidati accerta, il MIUR, con il quiz, se non quella accertata dal Bravo presentatore televisivo ? Cioè la performance della conoscenza dei dati (che nell’epoca delle banche dati è quasi del tutto superflua) ? Dunque, nessuna competenza che si collochi a un livello superiore nella tassonomia delle funzioni cognitive. E dire che prove “strutturate” (pertanto, possono essere valutate elettronicamente) che verificano competenze superiori, ce ne sono di numerosi tipi. Fin qui, il peccato originale dei quiz a risposta multipla che hanno portato al ridicolo il MIUR, fin dall’annullamento di mille quesiti su sei mila, pochi giorni prima del concorso a d.s. Il MIUR ha, poi, perseverato (concorso a cattedra, accesso ai TFA, e appunto iscrizioni alle università) senza mai porsi il problema dell’assurdo di fondo – la inadeguatezza docimologica di questo strumento. E si aggiunga – è l’argomento dell’articolo che riportiamo – che il MIUR inciampa anche sulla gestione delle prove.
Ci sono già quattro test per l’ingresso nelle facoltà a numero chiuso sospesi al quarto giorno di prove. Il ministero per l’Istruzione ormai da anni non riesce più a organizzare un concorso pubblico senza errori, contestazioni, ricorsi (spesso persi). E, in particolare, dopo i 250 esposti ai Tar d’Italia inviati nella corsa stagione sulle prove d’accesso alle università (sempre più facoltà utilizzano selezioni basate su test a risposta multipla), la stagione 2013-2014 si apre nuovamente nel caos. Ieri la Facoltà di professioni sanitarie di Pavia, ventiquattr’ore dopo l’esame, ha comunicato: “Prova annullata”. L’azienda esterna a cui l’ateneo aveva commissionato la produzione dei test aveva confezionato un clamoroso errore: le risposte possibili (tra cui il candidato avrebbe dovuto sceglierne una) erano quattro invece che cinque (come richiesto dal bando pubblico). L’università non poteva che appallottolare i test di 1464 studenti e buttarli nel cestino. Il giorno prima, 4 settembre, un altro sfondone era stato offerto – sempre da una azienda esterna non controllata dai funzionari accademici – alla facoltà di professioni sanitarie dell’Università di Parma. Sui fogli consegnati agli studenti ad alcune domande non corrispondevano le risposte possibili: non c’era la minima congruenza tra il quesito e le sue soluzioni. “Impaginazione errata”, ha messo a verbale il preside di facoltà e altri 1316 aspiranti infermieri e logopedisti hanno visto annullare i loro compiti. La prova si dovrà ripetere. Così a Messina, Farmacia e Chimica: errori nella somministrazione dei test. Alla Sapienza di Roma in due aule le domande delle prove di ammissione a Biologia erano state scambiate con quelle di Psicologia, la prova non è stata rimandata ma ritardata di un’ora. La novità di questo settembre è che le università si fermano autonomamente, scottate dalle precedenti esperienze in cui erano state fermate da un Tribunale amministrativo. Non è finita, però. All’Unione degli Universitari, sindacato studentesco che si è specializzato nella vigilanza sui test d’ingresso, stanno piovendo decine di segnalazioni. A Brescia, a Pisa, a Perugia e a Napoli gli esaminatori avrebbero violato l’obbligo di anonimato delle schede spalancando le carte d’identità sui tavoli a fianco dei codici assegnati alle singole buste (che contengono i test). Compiti riconoscibili, causa troppe volte di concorsi truccati.
 

Pubblichiamo alcuni artcoli sulle norme per la stabilizzazione dei precari della P.A. varate dal Consiglio dei Ministri il 26 agosto.

Avvenire: Concorso riservato per la metà dei posti e immissione dei vincitori dei vecchi bandi

Adnkronos: Via libera a pacchetto su P. A. "Risposta a problema precariato"

TMNews: Statali/ Anief-Confedir: esterrefatti, fuori migliaia di precari

Incostituzionale soluzione di attivare delle procedure selettive
Milano, 26 ago. (TMNews) - Le norme sulla stabilizzazione dei precari approvate oggi dal Consiglio dei ministri "rappresentano solo un timido segnale di attenzione verso l'operato di decine di migliaia di dipendenti" e "rimaniamo esterrefatti di fronte alla prospettiva che decine di migliaia di precari continueranno a rimanere fuori dai procedimenti di stabilizzazione". E' quanto afferma Anief-Confedir, l'associazione professionale sindacale.
Per il sindacato, prosegue la nota, "è inaccettabile e incostituzionale la soluzione del Governo di attivare delle procedure selettive tra il personale che da tanti anni opera con profitto nei comparti pubblici".

Ansa: P.A.: Anief-Confedir, restano fuori decine migliaia precari

(ANSA) - ROMA, 26 AGO - Il decreto approvato questo pomeriggio dal Consiglio dei ministri lascia "esterrefatto" il sindacato Anief-Confedir, secondo il quale il provvedimento "lascia comunque fuori dalla stabilizzazione decine di migliaia di precari". "Inaccettabile e incostituzionale" viene definita la soluzione del Governo di attivare delle "procedure selettive" tra il personale, per scegliere "i migliori" tra coloro che hanno avuto un contratto a tempo determinato per tre anni negli ultimi cinque. "Dopo centinaia di sentenze dei tribunali del lavoro di tutta Italia - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario nazionale organizzativo della Confedir - e diverse procedure d'infrazione, oltre ad un'ordinanza della Consulta alla Corte di Lussemburgo in merito all'abuso del precariato della scuola italiana, il Governo cerca di ricorrere ai ripari con concorsi riservati a tutti i precari della pubblica amministrazione. Ma non possiamo dirci soddisfatti con la decisione di attivare ulteriori concorsi riservati, dopo quella di prorogare migliaia di contratti in scadenza solo di qualche mese. L'unica soluzione praticabile - continua Pacifico - è la loro stabilizzazione, come già avvenuto nel 2006 con l'approvazione della Finanziaria 2007 di chi aveva più di 36 mesi di servizio". (ANSA).

Avvenire: Concorso riservato per la metà dei posti e immissione dei vincitori dei vecchi bandi

Il Manifesto: Soluzione precaria, "35mila nella sanità"

Tecnica della Scuola: Precari PA, arrivano i concorsi riservati. Ai sindacati non basta

Orizzonte Scuola: Governo vara concorsi riservati per precariato storico PA. Precari scuola discriminati, in attesa della sentenza dall'Europa

Fastweb: Via Libera A Pacchetto Su P. A. "risposta A Problema Precariato"

Il Mondo: Statali/ Anief-Confedir: esterrefatti, fuori migliaia di precari

Corriere del Web: PA - Anief-Confedir: esterrefatti, CdM lascia comunque fuori dalla stabilizzazione decine di migliaia precari

MNews: PA - Anief-Confedir: esterrefatti, CdM lascia comunque fuori dalla stabilizzazione decine di migliaia precari

Freenewspos: Via libera a pacchetto su P. A. "Risposta a problema precariato"

Italpress: P.A.: Anief-Confedir "Fuori da stabilizzazione decine migliaia precari"

ROMA (ITALPRESS) - "Le norme sulla stabilizzazione dei precari approvate oggi dal Consiglio dei ministri rappresentano solo un timido segnale di attenzione verso l'operato di decine di migliaia di dipendenti. Rimaniamo esterrefatti di fronte alla prospettiva che decine di migliaia di precari continueranno a rimanere fuori dai procedimenti di stabilizzazione: attivare delle "procedure selettive" perche' tra coloro che hanno avuto un contratto a tempo determinato per tre anni negli ultimi cinque "si scelgano i migliori" rappresenta una soluzione inaccettabile e incostituzionale". E' quanto si legge in una nota di Anief-Confedir. "Dopo centinaia di sentenze dei tribunali del lavoro di tutta Italia - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario nazionale organizzativo della Confedir - e diverse procedure d'infrazione, oltre ad un'ordinanza della Consulta alla Corte di Lussemburgo in merito all'abuso del precariato della scuola italiana, il Governo cerca di ricorrere ai ripari con concorsi riservati a tutti i precari della pubblica amministrazione. Ma non possiamo dirci soddisfatti con la decisione di attivare ulteriori concorsi riservati, dopo quella di prorogare migliaia di contratti in scadenza solo di qualche mese. L'unica soluzione praticabile - continua Pacifico - e' la loro stabilizzazione, come gia' avvenuto nel 2006 con l'approvazione della Finanziaria 2007 di chi aveva piu' di 36 mesi di servizio". Secondo Anief-Confedir "nel nostro ordinamento siamo obbligati a recepire la normativa comunitaria. Quanto stabilito dal Consiglio dei Ministri, quindi, non inibira' le domande risarcitorie relative al periodo di precariato pregresso o, nel caso del personale precario della scuola, al pagamento degli scatti biennali di anzianita'". "Anziche' varare dei provvedimenti a meta' - continua il sindacalista Anief-Confedir - il governo si assuma le proprie responsabilita' sino in fondo: dopo l'approvazione della Legge Bassanini, infatti, sono soltanto accresciuti i costi della spesa pubblica. A causa di una moltiplicazione dei costi legata soprattutto alla politica. Con un grave scadimento dei servizi: solo nella Scuola sono stati cancellati negli ultimi sei anni 200mila posti tra docenti e Ata, 4mila presidenze e scuole autonome. Cui prodest? Non certo ai servizi resi ai cittadini. In assenza di risposte adeguate, pertanto, continueremo a ricorrere alla magistratura per ottenere giustizia".

Tuttoscuola: Anief: ma il Cdm esclude migliaia di precari

Il Manifesto: beffati precari, partite Iva, borsisti e chi ha meno di tre anni di servizio

 

Pubblichiamo alcuni articoli su prof sempre più vecchi, come testimonia l'immissione in ruolo di una docente a 62 anni, dopo 33 di precariato.

La Stampa: Anief, i prof sono sempre più vecchi

Il Fatto Quotidiano: Insegnante precaria riceve offerta di posto fisso ma ha 62 anni

Ansa: Anief, 60% nuovi prof ha oltre 50 anni età
Record docente di 62 anni in ruolo dopo 33 anni precariato
(ANSA) - ROMA, 28 AGO - Degli 11.542 nuovi docenti che verranno immessi in ruolo in questi giorni, "ma non tutti i vincitori del concorso a cattedra, per i quali i posti liberi sono spariti oppure non sono pronte le graduatorie definitive, quasi il 60% ha oltre 50 anni di età". E' quanto sostiene l'Anief citando il caso record di una docente di 62 anni che entra in ruolo dopo 33 anni di precariato. ''La storia è quella della professoressa Lia Baffetti, classe 1951, di Castell'Azzara, in provincia di Grosseto, che stamani, a 36 anni dal conseguimento dell'abilitazione, si recherà nell'ufficio scolastico territoriale per sottoscrivere l'assunzione a tempo indeterminato nella classe di concorso A028 (educazione artistica nelle scuole medie)'' racconta, in una nota, l'Anief ricordando che secondo il rapporto 'Education at a glance' nel 2011 il 47,6% dei maestri elementari, il 61% di quelli delle medie e il 62,5% delle superiori aveva oltre 50 anni. "L'aspetto paradossale di questi numeri - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief - è che le regole che l'amministrazione scolastica italiana si è data negli ultimi mesi produrranno nel tempo un'ulteriore innalzamento dell'età media dei nostri docenti destinati ad essere assunti. Perché alla riforma Fornero, che costringe oltre l'80% del corpo docente italiano, composto da donne, a rimanere in servizio fino a 66 anni e tre mesi, si è aggiunta la decisione di lasciare fuori dalle Graduatorie ad esaurimento i circa 20mila neo-abilitati attraverso i Tfa ordinari. Una decisione presa, tra l'altro, nei confronti di aspiranti docenti che hanno speso tra i 3mila e i 4mila euro ciascuno. E per formare i quali lo Stato ha investito a sua volta ingenti risorse''. (ANSA).

Rassegna.it: Anief, il 60% dei prof è sopra i 50 anni

Tecnica della Scuola: il 60% degli insegnanti è over 50

AgenParl: ANIEF, 60% insegnanti over 50

Corriere del Web: Prof sempre più vecchi, donna in ruolo a 62 anni dopo 33 di precariato

MNews: SCUOLA – Prof sempre più vecchi, donna in ruolo a 62 anni dopo 33 di precariato

Orizzonte Scuola: Prof sempre più vecchi, donna in ruolo a 62 anni dopo 33 di precariato

Italpress: scuola, Anief-Confedir "Docenti immessi un ruolo sempre più anziani
ROMA (ITALPRESS) - "Oggi la scuola italiana battera' un altro dei suoi poco invidiabili record: mettera' in ruolo una docente di 62 anni, di cui 33 passati a fare la precaria". E' quanto si legge in una nota di Anief-Confedir. "Purtroppo - prosegue la nota - non e' una sensazione: degli 11.542 nuovi docenti che verranno immessi in ruolo in questi giorni - ma non tutti i vincitori del concorso a cattedra, per i quali i posti liberi sono spariti oppure non sono pronte le graduatorie definitive - quasi il 60% ha oltre 50 anni di eta'. Un numero altissimo, che andra' ad invecchiare la gia' alta media dei docenti di ruolo: secondo il rapporto 'Education at a glance', pubblicato a fine giugno, nel 2011 il 47,6% dei maestri elementari, il 61% di quelli delle medie e il 62,5% delle superiori aveva oltre 50 anni. Con il risultato che oggi i nostri alunni si ritrovano davanti insegnanti anziani,stanchi e demotivati. Mentre i giovani vengono lasciati fuori".
"L'aspetto paradossale di questi numeri, che non hanno bisogno di commento per quanto sono evidenti, - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - e' che le regole che l'amministrazione scolastica italiana si e' data negli ultimi mesi produrranno nel tempo un'ulteriore innalzamento dell'eta' media dei nostri docenti destinati ad essere assunti. Perche' alla riforma Fornero, che costringe oltre l'80% del corpo docente italiano, composto da donne, a rimanere in servizio fino a 66 anni e tre mesi, si e' aggiunta la decisione di lasciare fuori dalle graduatorie ad esaurimento i circa 20mila neo-abilitati attraverso i Tfa ordinari. Una decisione presa, tra l'altro, nei confronti di aspiranti docenti che hanno speso tra i 3mila e i 4mila euro ciascuno. E per formare i quali lo Stato ha investito a sua volta ingenti risorse".
Il sindacato coglie l'occasione, quindi, per chiedere al Miur "di rendere spendibili i titoli conseguiti al termine di lunghi, faticosi e dispendiosi corsi: altrimenti lo si dica prima che equivalgono a "carta straccia". Cosi' un abilitato e' cosciente che occorre attendere anche tre decenni prima di essere assunto. E non si pensi che quella della docente del grossetano sia un'eccezione: sono decine di migliaia i supplenti della scuola che hanno iniziato la loro carriera da insegnanti nei primi anni Ottanta. E che oggi, ormai 60enni, dopo aver collezionato titoli universitari, abilitazioni, idoneita', master e specializzazioni, sono ancora alla ricerca dell'immissione in ruolo per colpa dell'inefficienza dello Stato e dei Governi che si sono succeduti".
"Tuttavia, e' fuori di dubbio che la scuola senza docenti precari morirebbe. Ogni sette insegnanti di ruolo vi e' un supplente. Con province dove si concentra il 50 per cento di personale precario". "Ora, visto che lo Stato continua a 'traccheggiare' la loro assunzione potrebbe comunque per tanti di loro diventare realta': con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha infatti rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per i supplenti con oltre tre anni di servizio. Che potrebbero cosi' entrare di ruolo senza piu' attendere 30 anni". (ITALPRESS).

 

 PavoneRisorse – 24 agosto 2013
“Quali tecnologie e quale formazione per questa scuola. Oggi”
░ Rodolfo Marchisio, esperto sull’uso delle TIC nella didattica e nella ricerca, in Piemonte, tratta delle dotazioni didattiche delle TIC e della loro funzione nell’Educazione alla cittadinanza democratica. Riportiamo la prima parte del lungo articolo.
La rete e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione offrono a una didattica attiva della storia e dell’educazione alla cittadinanza consapevole sempre più: a)stimoli e opportunità… … b)possibilità di accesso a documenti, informazioni, iniziative… L’uso delle TIC nella scuola conosce una fase a macchia di leopardo in cui accanto a pochi poli particolarmente attrezzati.. si vive nella maggioranza delle scuole un riflusso nell’uso delle TIC… …. Questo avviene per un ritardo di aggiornamento: delle attrezzature,… della formazione culturale oltre che professionale dei docenti, dei progetti didattici…. Nelle scuole, a un’epoca di discreta autonomia di risorse sia dal punto della formazione sia da quello dell’acquisto di hardware, sono subentrati in seguito ai tagli, una fase di assenza di risorse pubbliche….L’Italia investiva nella Istruzione il 4,6 % del PIL quando la media dei paesi OCSE era al 6,4 %, le "manovre" ci hanno ridotto al 3,5%, e il Documento di Economia e Finanza approvato da questo governo prevede si riduca al 3,3 % nei prossimi 2 anni. … Per dare un PC a ognuno degli 8 milioni ca di allievi occorrerebbero 2,5 miliardi. Le azioni di cui consta il PNSD (“LIM in Classe”, “Cl@ssi 2.0“, “Scuol@ 2.0” , “Centri Scolastici Digitali”) non sono realisticamente realizzabili per tutti. Vista la situazione neanche auspicabili…

larepubblica.it – 25 agosto 2013
“Test assurdi, tasse record fare Medicina è una lotteria”
░ Di Salvo Intravaia
È BOOM di aspiranti camici bianchi, quest’anno. Ma tra la stangata sulla tassa per i test e le prove d’ingresso sempre più difficili, l’accesso alla facoltà di Medicina è una lotteria. Tra due settimane riparte la tornata del quizzone… Il 9 settembre, più di 84 mila aspiranti matricole si presenteranno negli atenei per affrontare lo scoglio più duro. Preceduto — il 3 e il 4 settembre — da quelli per Veterinaria e per le Professioni sanitarie… Le tante novità introdotte sul finire dello scorso anno scolastico dall’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo — e poi riprese dalla collega Maria Chiara Carrozza — , oltre a scombussolare i piani di coloro che contavano di affrontare l’appuntamento come negli anni precedenti, hanno affidato al destino gran parte del risultato finale. Si parte da un numero di concorrenti di quasi un quarto superiore a quello dell’anno scorso: 84 mila, rispetto ai 68 mila del 2012, con un incremento del 23 per cento. Mentre i posti disponibili saranno sempre gli stessi: poco più di 10 mila…. Ci sono poi le incognite sulla diversa composizione del test, sul voto che cambia, sulla graduatoria nazionale … A settembre, il test di Medicina darà meno peso alle domande di cultura generale — soltanto 5 su 60, mentre l’anno scorso furono 20 su 80 domande — e premierà maggiormente chi darà le risposte corrette: un punto e mezzo per ognuna anziché uno. E al contempo penalizzerà più pesantemente anche di sbaglia a dare la risposta: 0,4 punti in meno quest’anno contro un quarto di punto in meno dell’anno scorso. C’è poi l’incognita della graduatoria nazionale, che esordisce proprio quest’anno… Quanti punti occorrerà racimolare adesso per essere ammessi — magari nella propria regione — con una graduatoria di 84 mila candidati? L’incognita più grossa è però quella del bonus-maturità — da uno a 10 punti — legato al voto di diploma. Un punteggio che si andrà a sommare al voto del test e varierà, anche con lo stesso voto di maturità — purché superiore a 80 centesimi — da commissione a commissione. In sostanza, lo stesso voto darà diritto a un bonus più consistente se nella commissione che lo ha dato i voti alti sono stati pochi e ad un bonus più basso se nella commissione sono fioccati voti molto alti. Un punteggio che sconvolgerà la graduatoria del test d’ingresso. Intanto, gli atenei sono alle prese con il calo delle immatricolazioni e delle entrate. Così, per raccogliere fondi, muovono la leva del contributo per sostenere il test…..

Il Sole 24Ore – 26 agosto 2013
“A rischio l'attività di laboratorio negli istituti tecnici”
░ Problemi seri per gli ATA aventi diritto all’assunzione
Il ministero dell'Economia blocca le assunzioni per il prossimo anno scolastico, il 2013-2014, di 3.730 unità di personale tecnico-amministrativo (gli Ata); e così a settembre si mettono a rischio le attività di laboratorio nelle scuole, soprattutto negli istituti tecnici. Una questione delicata; e connessa alla sorte dei circa 3.500 docenti inidonei all'insegnamento che dovrebbero transitare nei ruoli amministrativi, come previsto dalla spending review n. 95 del 2012. …
In ballo ci sono risparmi per l'Erario nell'ordine di centinaia di milioni di euro per effetto, appunto, delle mancate stabilizzazioni di nuovi Ata. Il piano di riduzione del personale amministrativo voluto dall'ex ministro, Giulio Tremonti, per contenere il numero di bidelli (in Italia si era arrivati alla cifra record di 250mila, ben 5 volte i bidelli delle scuole tedesche) è stato portato avanti con il meccanismo dei tagli lineari, che ha finito per penalizzare anche i tecnici di laboratorio, che negli ultimi anni si sono più che dimezzati …. I primi di agosto, dopo quasi un anno di trattativa, si è sbloccata la questione relativa alle nomine in molo 2012/2013 del personale Ata, con le autorizzazioni per le assunzioni di 5.336 unità (i contratti a tempo indeterminato avranno decorrenza giuridica dall'anno scolastico 2012/2013, mentre la decorrenza economica partirà dal nuovo anno scolastico, il 2013/2014). Ma anche questo nuovo contingente di assunzioni non risolve il problema nelle scuole…

ItaliaOggi – 27 agosto 2013
“Assunzioni, il 27% resta al palo”
░ Di Carlo Forte
… Secondo quanto risulta a Italia Oggi, il 73% delle procedure concorsuali dovrebbe andare a buon fine entro il 31/08; il 22% rischia di andare fuori perché le prove orali non sono ancora state terminate, mentre il 5% è già matematicamente fuori tempo massimo. I ritardi sono concentrati in massima parte in Toscana e Sicilia. Ciò non vuole dire che i neovincitori rimarranno fuori per sempre. Dal ministero dell'istruzione rassicurano che dovranno attendere solo il prossimo anno. … Le graduatorie dei nuovi concorsi, infatti, rimarranno in piedi 3 anni (sempre che dopo tre anni venga bandito un nuovo concorso un nuovo concorso, altrimenti la vigenza è sine die). E nei tre anni di vigenza, l'amministrazione garantirà comunque l'assunzione dei vincitori di concorso. Sempre che ci siano autorizzazioni ad assumere. Intendendo per vincitori coloro che, in quanto utilmente collocati in graduatoria, matureranno il diritto di essere immessi in ruolo fino alla concorrenza del numero dei posti o cattedre, che erano stati messi a concorso all'atto dell'emanazione del bando. Non è previsto il recupero per compensazione dalle graduatorie a esaurimento negli anni successivi, perché quest'anno (salvo esaurimento della vecchia graduatoria del concorso di riferimento) le immissioni in ruolo da concorso saranno effettuate comunque scorrendo la vecchia graduatoria (sempre che non sia stata approvata la graduatoria definitiva del nuovo concorso). Per quanto riguarda le procedure di utilizzo delle graduatorie, esse seguiranno la regola generale dell'alternanza. E dunque, il 50% delle immissioni in ruolo sarà effettuato traendo gli aventi titolo mediante lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi (vecchie o nuove che siano). Il restante 50% verrà effettuato tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. … In ogni caso, le immissioni in ruolo non potranno essere effettuate sui posti e sulle cattedre dove gli uffici scolastici abbiano disposto l'utilizzazione di docenti in esubero….

larepubblica.it – 28 agosto 2013
“Vuoi l'impiego? Nascondi la laurea”
░ Un articolo di Corrado Zunino che rinfocola il nostro acerbo dolore, e la indignazione al ricordo del Gabinetto Monti che vagheggiava di fare pagare agli studenti il fio del loro curricolo togliendo valore legale al titolo di studio.
Raffaella si è laureata in criminologia nel 2011. Da due anni cerca lavoro custodendo nello zaino due curricula: nel primo ha scritto tutte le sue qualifiche, nell’altro appare solo diplomata. Marta, laureata nel 2007 e con un master in didattica museale, racconta: «L’ultimo lavoro sfiorato è di pochi mesi fa. Ho risposto a un annuncio, una scuola di design cercava una segretaria. Contratto di due mesi, passando per un’agenzia interinale, e poi un anno direttamente assunta dalla scuola. Requisito fondamentale: un’ottima conoscenza dell’inglese. Ho superato tutti i test e alla fine mi sono sentita dire che non andavo bene perché avevo una laurea e un master». Nel successivo annuncio la scuola di design ha pubblicato la stessa richiesta specificando in calce: “No laurea”. Non solo non è più un ascensore sociale, il diploma di laurea. Sta anche diventando un problema, una zavorra, un risultato da nascondere. …. Già, nell’Italia della precarietà il lavoro che si offre è sempre più dequalificato: rispondere al telefono di un call center, occuparsi degli scaffali e della cassa nei supermercati, assolvere compiti di segreteria pura (ricevere telefonate, imbustare e inviare lettere, annotare appuntamenti, rispondere a email: basta una conoscenza di base del linguaggio dei computer per tutto questo). Imprese dove quattro titolari ogni dieci hanno la terza media (fonte Almalaurea) hanno sempre più bisogno di manovalanza e sempre meno di pensiero e conoscenza. In questo contesto la laurea diventa solo un ostacolo….. …L’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, capace di dire alla generazione Marta: «I giovani quando escono da scuola devono trovare un’occupazione, ma non devono essere troppo choosy (schizzinosi, sì)»…. Nel 2011 l’Istat ha condotto un’indagine tra i laureati del 2007 ed è emerso che il 71,5 per cento in quattro anni aveva trovato un lavoro, tuttavia il 31 per cento di questi non aveva un impiego corrispondente alle conoscenze acquisite in università. I più penalizzati, da questo punto di vista, erano i laureati nelle facoltà umanistiche…. In un blog sul Fatto quotidiano si legge questa testimonianza: «Pochi giorni fa in uno sportello lavoro della mia città mi hanno suggerito di omettere la laurea in Scienze politiche, quella presa con il vecchio ordinamento, quella tanto sudata e che è stato motivo d’orgoglio per miei genitori e per me prima ancora. Mi hanno spiegato con tono affabile e pacato che per trovare lavoro sarebbe meglio omettere percorsi formativi così elevati. L’ho trovato offensivo». … Laureati sotto mentite spoglie. La morale è: «Per lavorare devi dire bugie, se scoprono che sei titolato cominciano a farti pagare il fio del tuo curriculum». Lo scorso giugno per venti posti da scaricatore al porto di Ortona — 105 i candidati — il bando escludeva “donne e laureati”….

larepubblica.it – 30 agosto 2013
“Più docenti, libri meno cari e stop ai contributi dei genitori ultima rivoluzione in classe”
░ “Una mezza rivoluzione”, “…incendiare l’avvio dell’anno scolastico…”. Nelle parole di Salvo Intravaia, l’enfasi consentita a chi la scuola la vede dal di fuori. E allora, ciò che è scontato, acquisito e deciso nei tempi lunghi e dilatati della nostra povera Scuola prende veste di novità e si esorcizza la mazzata al personale precario dipingendolo incendiario. Vedremo martedì 3 settembre, se tanto zucchero (“più docenti” ! Ma sono andati in pensione 15mila e ne sono stati assunti 11.278) c’è davvero. Un altro conteggio che non comprendiamo, in questo articolo, è quello dei 10 mila nuovi docenti di sostegno che secondo il giornalista starebbero per essere assunti a t.i.; non lo comprendiamo perché, dal contesto stesso, tale numero per il Sostegno risulta essere di quasi 30 mila neo assunti.
Nuovi tetti alla spesa per i libri di testo, più assunzioni e finanziamenti alle scuole. Il governo sta per varare una mezza rivoluzione. Il provvedimento, ancora allo studio dei tecnici del ministro Maria Chiara Carrozza, andrà in Consiglio dei ministri martedì prossimo…. Le assunzioni di insegnanti e dirigenti scolastici daranno maggiore stabilità a tutto il mondo della scuola, ma alcuni provvedimenti sull’orario dei docenti rischiano di incendiare l’avvio dell’anno scolastico. Si lavora per ridurre la spesa complessiva delle famiglie per l’acquisto dei libri di testo. Il governo potrebbe introdurre un tetto di spesa, oltre che per i testi indicati come “da acquistare”, anche per i cosiddetti libri ”consigliati” e a corredo: vocabolari, manuali e atlanti. In arrivo anche un incremento dei fondi per le cosiddette “spese di funzionamento”… Il governo lavora all’ampliamento dell’organico (di diritto) di sostegno, fermo a 63mila unità. Lo scorso anno, per coprire le esigenze degli alunni disabili, il ministero ha assegnato altre 38 mila supplenze. L’idea ora è di incrementare fino a 90 mila i posti di sostegno in organico di diritto per avere la possibilità di assumere a tempo indeterminato almeno 10 mila nuovi docenti di sostegno. Col pacchetto-scuola dovrebbe anche arrivare una modifica legislativa al blocco degli organici, anche in presenza di incremento degli alunni, varato dal governo Monti, e un intervento sugli orari degli istituti tecnici e professionali, sfrondati dalla riforma Gelmini, che dovrebbero aumentare sfruttando una parte delle cosiddette “ore funzionali all’insegnamento” — le 80 ore annue dedicate alle riunioni e agli ricevimenti dei genitori — per attività di orientamento con gli studenti. Per il 2014/2017 si profila un nuovo Piano triennale di assunzioni a copertura dei posti lasciati liberi dai pensionamenti. Quest’anno sono state quasi 15 mila le uscite dal lavoro. Il nuovo Piano potrebbe quindi garantire 45 mila assunzioni a tempo indeterminato, 12 mila amministrativi, tecnici e ausiliari e 33 mila docenti, che si divideranno i posti tra vincitori di concorso e precari. Ma sarebbe vicino anche un nuovo concorso per dirigenti scolastici. Quello bandito nel 2011, nelle regioni più grandi si sta concludendo in questi giorni. Ma nel frattempo sono andati in pensione altri mille capi d’istituti e a settembre saranno oltre 1.300 le scuole affidate a un preside reggente, che già guida un’altra scuola. Il prossimo concorso dovrebbe mettere in palio non meno di 600 poltrone di capo d’istituto. E col decreto in arrivo si avvia a soluzione anche il caso Lombardia, dove il concorso di due anni fa è stato annullato agli scritti, lasciando 473 istituti a reggenti. L’idea maturata a viale Trastevere è di assegnare a una parte di coloro che hanno superato il test preselettivo dello stesso concorso del 2011 un incarico di un anno…..
Corrieredellasera.it – 31 agosto 2013
“Sorpasso vicino, il posto fisso sarà minoranza”
░ Secondo i dati Istat i lavoratori con contratto stabile sono solo il 53,6%. Di Federico Fubini
Fabio Tufilli sperava di aver risolto un problema, a marzo, quando la Sapienza di Roma gli ha comunicato che sarebbe stato assunto a tempo indeterminato. Ormai raggiunti i 33, da sei anni inanellava contratti da precario come “amministrativo” dell’università. Ciò che non aveva previsto, è che un lavoro che in genere viene definito “normale” sarebbe rimasto fuori dalla sua portata. Il contratto offerto era sì permanente, ma sarebbe passato da tempo pieno a part-time. Casi come questo stanno diventando talmente comuni in Italia che l’Istat ha dovuto trovare una nuova definizione: sono posti di lavoro “parzialmente standard”. Certo esistono anche diverse gradazioni di “non standard”, dagli autonomi con un solo cliente e turni vincolati, ai contratti a progetto, ai collaboratori. Ma le classi diverse da quella che un tempo era la normalità si stanno moltiplicando così in fretta da rischiare di rovesciare il significato delle parole: ciò che è “standard”, un posto di dipendente permanente a tempo pieno, in Italia sta diventando il suo opposto. La maggioranza dei lavoratori è in posizioni che di solito si definiscono in modi che sottintendono l’eccezionalità: “atipici” o, appunto, “non standard”. La soglia del sorpasso non è stata varcata, secondo l’Istat, ma si avvicina. I dati diffusi ieri dall’agenzia dicono che gli abitanti in Italia con contratti a tempo indeterminato e a pieno compenso sono dodici milioni, cioè un residente su cinque e il 53,6% degli occupati. È un gruppo che si restringe: erano il 57% nel 2005, da allora non hanno mai smesso di diminuire e nell’ultimo hanno perso più di circa 300 mila unità. Intorno a loro crescono i part-time, spesso involontari, e i contratti cosiddetti “atipici”, mentre l’esplosione da quattro a cinque milioni nel numero di partite Iva dal 2007 al 2012 spesso maschera forme di lavoro dipendente senza assunzione…. Se si guarda più da vicino ai dati dell’Istat, appare probabile che il sorpasso già oggi sia una realtà. Nel 2013 i lavoratori “standard” rappresentano una quota di minoranza una volta confrontati a tutti gli altri gruppi del mondo del lavoro. I dati Istat per esempio includono almeno 240 mila cassaintegrati fra i dipendenti con impiego “permanente” a tempo pieno, ma è lo stesso istituto a stimare che, in media, torna davvero al lavoro non più un cassaintegrato su tre. … Ovviamente non tutte le forme di lavoro “non standard” si somigliano: per esempio molti part-time, benché non a compenso pieno, godono delle stesse tutele contrattuali dei contratti permanenti. Ma la loro crescita negli ultimi anni indica che in molti casi non si tratta di scelte spontanee. E non sarà facile invertire la tendenza, che anzi accelera: l’Isfol, una struttura del ministero del Lavoro, nota che oggi solo il 16% dei nuovi contratti firmati sono a tempo indeterminato e molti non lo diventeranno mai….

Pubblichiamo alcuni articoli sulla richiesta ANIEF di 37mila assunzioni su sostegno.

Asca: Anief, chiediamo assunzione 37mila docenti di sostegno

Tecnica della Scuola: Decreto per la scuola, sembra una tela di Penelope...

Corriere del Web: Sostegno: ANIEF chiede l’assunzione di 37.000 docenti

Yahoo! Notizie: Scuola: Anief, chiediamo assunzione 37mila docenti di sostegno

Italpress: sostegno, Anief chiede l'assunzione di 37.000 docenti
ROMA (ITALPRESS) - "Considerato che la legge 244/2007 (art. 2, c. 414) fissava l'organico di diritto all'a.s. 2010/11 senza tener conto dei dati relativi ai piu' di 200.000 alunni con handicap iscritti nell'a.s. 2012/13. bisogna rispettare la sentenza n. 80/10 della Consulta. Nel frattempo, ricorri al Tar, contatta le famiglie, scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per assegnare tutte le ore certificate anche dai GLIS/GLH e ottenere i posti in deroga".
E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Sembra che sara' finalmente discusso nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri un provvedimento sulla scuola che prevede un piano pluriennale di assunzioni sul sostegno di 18.000 unita'". ANIEF ne chiede "almeno il doppio. E' evidente, infatti, che se si vuole rispettare la normativa comunitaria in tema di contratti a termine e quella nazionale in tema di diritto all'istruzione, visto anche il progressivo aumento delle iscrizioni del numero degli alunni con handicap certificato (132.000 nell'a.s. 2000/01, 187.000 nell'a.s. 2006/07, 201.000 nell'a.s. 2012/13) non e' soltanto necessario dopo due anni aggiornare il criterio di determinazione dell'organico di diritto dal 70% allo 80% di quello complessivamente attivato ma stabilizzare 37.000 docenti rispetto ai 63.000 assunti a tempo indeterminato. La direttiva 1999/70/CE puo' giustificare le supplenze soltanto se i posti non sono vacanti e disponibili, ma se deve essere rispettato il rapporto medio di 1 a 2 tra insegnanti ed alunni e' evidente che il fabbisogno naturale sia di 100.000 docenti di sostegno in organico di diritto. Ogni diversa soluzione alimenterebbe il contenzioso delle famiglie per l'assegnazione del docente di sostegno e degli insegnanti per la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato e l'assegnazione della domanda risarcitoria".
Nell'attesa, ANIEF "invita tutti i docenti di sostegno ad avvertire le famiglie dei nostri alunni che e' possibile adire il Tar per l'assegnazione urgente dell'insegnante di sostegno anche in base al numero di ore richiesto dal dirigente scolastico a seguito delle delibere degli organi preposti, e per ottenere posti in deroga secondo la certificazione cosi' da garantire il diritto all'istruzione. In alcuni casi, e' possibile richiedere il patrocinio gratuito. Scrivi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.". (ITALPRESS).

Ansa: Anief chiede assunzione di 37.000 docenti
(ANSA) - ROMA, 29 AGO - L'Anief, associazione professionale di categoria, chiede l'assunzione di 37.000 docenti. "Sembra che sarà finalmente discusso nei prossimi giorni in Consiglio dei Ministri un provvedimento sulla scuola che prevede un piano pluriennale di assunzioni sul sostegno di 18.000 unità. Anief ne chiede almeno il doppio. È evidente, infatti - spiega in una nota - che se si vuole rispettare la normativa comunitaria in tema di contratti a termine e quella nazionale in tema di diritto all'istruzione, visto anche il progressivo aumento delle iscrizioni del numero degli alunni con handicap certificato (132.000 nell'anno scolastico 2000-01, 187.000 nel 2006-07, 201.000 nel 2012-13) non è soltanto necessario dopo due anni aggiornare il criterio di determinazione dell'organico di diritto dal 70% allo 80% di quello complessivamente attivato ma stabilizzare 37.000 docenti rispetto ai 63.000 assunti a tempo indeterminato". "La direttiva 1999/70/CE può giustificare le supplenze soltanto - spiega l'associazione - se i posti non sono vacanti e disponibili, ma se deve essere rispettato il rapporto medio di 1 a 2 tra insegnanti e alunni è evidente che il fabbisogno naturale sia di 100.000 docenti di sostegno in organico di diritto. Ogni diversa soluzione - sostiene - alimenterebbe il contenzioso delle famiglie per l'assegnazione del docente di sostegno e degli insegnanti per la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato e l'assegnazione della domanda risarcitoria".

Onine News: Scuola, l’Anief chiede l’assunzione di 37.000 docenti

TelePordenone: Scuola: Anief chiede assunzione di 37.000 docenti

Radio Lombardia: Anief, assumere docenti

Lavoriamo.eu: “Chiediamo l’assunzione di 37mila docenti di sostegno”

 

Pubblichiamo alcuni articoli sull'immissione in ruolo ruolo di solo il 30% dei vincitori del concorso.

Corriere del Web: In ruolo solo il 30% dei vincitori del concorso, in Molise nemmeno un maestro

AgenParl: Molise, Anief: nemmeno un maestro di ruolo e meno del 30% in ruolo

Orizzonte Scuola: In ruolo solo il 30% dei vincitori del concorso, in Molise nemmeno un maestro

MNews: In ruolo solo il 30% dei vincitori del concorso, in Molise nemmeno un maestro

Italpress: In ruolo solo il 30% dei vincitori del concorso
ROMA (ITALPRESS) - "Anche il ministero dell'Istruzione si sta arrendendo all'evidenza dei fatti: a due giorni dal termine ultimo per immettere in ruolo i docenti vincitori del concorso a cattedra, il Miur ha fatto sapere che sono state effettuate nemmeno il 30% delle assunzioni di coloro che si sono imposti nel concorso a cattedra bandito nel 2012. Si tratta di un dato bassissimo. Con la lista delle regioni che alzano bandiera bianca che cresce di giorno in giorno". Lo afferma l'Anief in una nota.
"Ai ritardi di pubblicazione dei vincitori della procedura concorsuale, nelle ultime ore si sta verificando esattamente quanto denunciato dall'Anief un mese e mezzo fa: la mancata assunzione di coloro che sono risultati idonei dopo una lunga e faticosa selezione derivante dalla sparizione dei posti liberi, a seguito di errori di programmazione del Miur, dei tagli agli organici, della cancellazione delle scuole e del blocco del turn over - sottolinea il sindacato -. Un esempio che vale per tutti e' quello del Molise, dove nella scuola primaria non verra' immesso in ruolo nessun vincitore di concorso, malgrado la graduatoria dei 27 vincitori fosse stata pubblicata e il DDG n. 82 del 24 settembre 2012 abbia previsto l'assegnazione di 26 cattedre. Al Ministero continuano a dire che verranno assegnate il prossimo anno scolastico. Ma l'Anief ribatte che in mancanza di disposizioni che possano lenire gli ultimi provvedimenti contro la scuola e il suo personale - come la riduzione degli organici e del tempo scuola, il dimensionamento selvaggio e la rigida adozione della riforma Fornero - la possibilita' che nuove cattedre possano liberarsi sono veramente ridotte".
"Tutto cio' accade mentre nella maggior parte del regioni dove si e' svolto il concorso a cattedra, le graduatorie dei vincitori rimangono ancora provvisorie. E in meno di due giorni appare davvero difficile, per non dire impossibile, che centinaia di liste di vincitori possano essere definite e utilizzate per le immissioni in ruolo. Dando ragione, ancora una volta, alla tesi espressa dall'Anief qualche giorno fa, attraverso cui associava il concorso a cattedra ad un vero calvario", prosegue l'Anief.
"Ormai siamo al si salvi chi puo' - commenta con amarezza Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - con gli Uffici scolastici regionali che cercano di limitare i danni. Pero' in certi casi, come accaduto nel Lazio, Toscana, Sicilia, ora in Molise e tante altri, le condizioni sono oggettivamente impossibili per poter essere gestite con ragionevolezza: in questi casi si trattano i vincitori di concorso come dei numeri, dimenticando che si tratta di persone in carne e ossa. Con storie personali e familiari, spesso non facili, che non meritano di essere segnate negativamente - conclude Pacifico - per il cattivo operato delle istituzioni".

 

 

Pubblichiamo alcuni articoli di agosto 2013 su vari argomenti.

Il “concorsone” per docenti si trasforma in un calvario: le graduatorie non sono pronte

Il Manifesto: Concorsone, la beffa delle cattedre fantasma

La Sicilia: "Sicilia umiliata dal concorsone"

QT Sicilia: Scuola, la beffa delle assunzioni In Sicilia solo 587 immissioni in ruolo

Il Giornale: Le assunzioni non bastano Molti studenti rischiano di non avere gli insegnanti

Il Fatto Quotidiano: Scuola, a rischio posti dei vincitori del concorso: mancano le graduatorie

TMNews: scuola - Anief: "concorsone" per docenti si trasforma in calvario. Graduatorie definitive serviranno a immissioni ruolo di 15-20%

"Il concorso a cattedra per 11.542 nuovi docenti, bandito un anno fa dall'ex ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, si sta trasformando in un calvario". Lo denuncia in una nota l'Associazione professionale sindacale. "Dopo la sparizione di tantissime cattedre, conseguenza dei tagli agli organici, del dimensionamento degli istituti e del blocco del turn over, e l'esclusione di 2.032 vincitori di concorso, per via della riduzione del contingente nazionale attuata da Mef e Miur, ora i candidati idonei devono fare i conti col grave ritardo con cui si stanno concludendo le procedure: a una manciata di giorni da fine di agosto, che per legge è il termine ultimo per immettere in ruolo i nuovi docenti, sono infatti pochissime le regioni che hanno pubblicato le graduatorie definitive del 'concorsone'", prosegue la nota. "Questo significa che dove non si farà in tempo, gli Uffici scolastici saranno costretti ad utilizzare gli idonei del vecchio concorso, quello bandito 14 anni fa. E nel caso non ve ne fossero più, dalle graduatorie ad esaurimento dei precari. Così si allunga ulteriormente la lista dei vincitori di concorso che dovranno attendere un anno, salvo ulteriori sorprese, per vedersi assegnare l'immissione in ruolo: i 7.351 nuovi docenti da assumere, così come aveva decretato un anno fa dal Miur, diventano un obiettivo impossibile da raggiungere", aggiunge. "Mentre il Miur continua a tranquillizzare personale e sindacati, sostenendo che 'il 73% dei concorsi regionali é andato a buon fine', attraverso le proprie sedi provinciali l'Anief ha verificato che le cose non stanno così: la stima del ministero può essere considerata solo una proiezione. Per di più ottimistica. Perché in realtà la grande maggioranza delle procedure concorsuali è ferma alle graduatorie provvisorie. E una commissione su tre deve ancora terminare i colloqui finali o le valutazioni da assegnarvi. Con il risultato che, ad oggi, le graduatorie definitive che serviranno alle immissioni in ruolo si attestano tra il 15 ed il 20%", sottolinea l'Anief. "I ritardi sono così evidenti che alcuni Uffici scolastici regionali hanno messo le mani avanti, dichiarando la loro impossibilità ad utilizzare le graduatorie del concorso bandito nel 2012. Come il Lazio, che nelle ultime ore ha pubblicato la nota n. 22995, con cui ha comunicato che "non sarà possibile pubblicare alcuna graduatoria definitiva delle procedure concorsuali di cui al DDG 24 settembre 2012 n. 82" e che quindi le stesse, una volta definite, si presume nelle prossime settimane, "verranno utilizzate per l'immissione in ruolo che saranno effettuate per l'anno scolastico 2014/2015'". Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e segretario organizzativo Confedir, "la gestione di questo concorso a cattedra diventa ogni giorno che passa sempre più caotica e difficile. Generando tra i partecipanti un senso crescente di amarezza e sconforto. A questo punto, diventa sempre più impellente l'attivazione di una graduatoria di merito, all'interno della quale collocare tutti i docenti risultati idonei: una graduatoria che tutelerebbe i vincitori del concorso da eventuali sorprese, come la decadenza dell'assunzione, e che il nostro sindacato rivendicherà in tutte le sedi opportune attraverso ricorsi ad hoc".

Rassegna.it: Scuola, il concorsone diventa un calvario

Ansa: Scuola: concorso prof; Anief, graduatorie non sono pronte
Il concorso a cattedra per 11.542 nuovi docenti bandito un anno fa dall'ex ministro Profumo, si sta trasformando in un calvario: le graduatorie non sono pronte e per migliaia di vincitori salta l'assunzione. La denuncia arriva dall'Anief. A una manciata di giorni da fine di agosto, che per legge è il termine ultimo per immettere in ruolo i nuovi docenti, sono infatti pochissime - spiega in una nota l'associazione - le regioni che hanno pubblicato le graduatorie definitive. Questo significa - aggiunge - che dove non si farà in tempo, gli Uffici scolastici saranno costretti a utilizzare gli idonei del vecchio concorso, quello bandito 14 anni fa. E nel caso non ve ne fossero più, a pescare dalle graduatorie a esaurimento dei precari. "Mentre il Miur continua a tranquillizzare personale e sindacati, sostenendo che 'il 73% dei concorsi regionali é andato a buon fine', l'Anief ha verificato che le cose non stanno così perché in realtà - sostiene l'associazione - la grande maggioranza delle procedure concorsuali è ferma alle graduatorie provvisorie. E una commissione su tre deve ancora terminare i colloqui finali o le valutazioni da assegnarvi. Con il risultato che, a oggi, le graduatorie definitive che serviranno alle immissioni in ruolo si attestano tra il 15 e il 20%. I ritardi sono così evidenti che alcuni Uffici scolastici regionali hanno messo le mani avanti, dichiarando la loro impossibilità a utilizzare le graduatorie del concorso bandito nel 2012. Come il Lazio, che nelle ultime ore ha pubblicato la nota n. 22995, con cui ha comunicato che 'non sarà possibile pubblicare alcuna graduatoria definitiva delle procedure concorsuali di cui al DDG 24 settembre 2012 n. 82' e che quindi le stesse, una volta definite, si presume nelle prossime settimane, 'verranno utilizzate per l'immissione in ruolo che saranno effettuate per l'anno scolastico 2014-2015'. Le situazioni più difficili, osserva l'Anief, oltre al Lazio, riguardano Toscana, Sicilia, Abruzzo, Campania (che annovera una ventina di diversi insegnamenti e classi di concorso), Emilia Romagna, Umbria e Veneto: in queste regioni nessuna graduatoria è ancora definita. Secondo Marcello Pacifico, presidente dell'Anief "a questo punto, diventa sempre più impellente l'attivazione di una graduatoria di merito, all'interno della quale collocare tutti i docenti risultati idonei: una graduatoria che tutelerebbe i vincitori del concorso da eventuali sorprese, come la decadenza dell'assunzione, e che il sindacato rivendicherà in tutte le sedi opportune attraverso ricorsi ad hoc". (ANSA).

Notizie d'Abruzzo: Graduatorie per l'insegnamento, situazione critica in Abruzzo

Blog Sicilia: Scuola, concorso beffa, a rischio anche le poche assunzioni deliberate

Il Mondo: Anief: "concorsone" per docenti si trasforma in calvario

Canicattì Web: Sicilia, Scuola: concorso beffa, a rischio anche le poche assunzioni deliberate

Orizzonte Scuola: Il "concorsone" per docenti si trasforma in un calvario: solo 15 - 20% delle graduatorie pronte per il 31 agosto

Corriere del Web: Il “concorsone” per docenti si trasforma in un calvario: le graduatorie non sono pronte

Cervelliamo: Concorso Scuola Miur: le assunzioni vanno in tilt!

AgenParl: scuola: Anief, fuori migliaia di docenti

Economy: Scuola, a rischio posti dei vincitori del concorso: mancano le graduatorie

The Blasting News: Scuola, scandalo a Massa Carrara: cattedre libere ma non verranno assegnate

 

Precaria tenta di darsi fuoco, il Governo si svegli: i dipendenti non sono carte

Newson24: Precaria tenta di darsi fuoco, il Governo si svegli: i dipendenti non sono carte

Ansa: Anief, governo si svegli dipendenti non sono carte
"Non si possono trattare le persone come se fossero delle carte". Lo afferma dopo il tentativo di una precaria della scuola, oggi, di darsi fuoco, l'Anief. "Dopo che oggi si è sfiorata la tragedia, con la donna fermata appena in tempo, è bene che le nostre istituzioni si rendano conto che è giunto il momento di intervenire con provvedimenti seri" afferma l'associazione secondo cui "la prima cosa da fare, in primis sugli inidonei, è annullare gli articoli 13 e 14 della Legge 135/12 e il conseguente decreto interministeriale, firmato nel marzo scorso, che vorrebbero collocare su diversi ruoli professionali migliaia di dipendenti. Con conseguenze devastanti per tutti". ''Siamo pienamente solidali - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - con chi in questi giorni sta chiedendo a chi governa il paese provvedimenti che mettano freno alle scellerate conseguenze sui tagli, sul dimensionamento, sul blocco del turn over e su una spending review generalizzata approvati nell'ultimo periodo. Lo ripetiamo: l'aria che si respira tra il personale è bollente. Serve un'inversione di tendenza, che guardi finalmente alle esigenze della scuola, dei suoi alunni e del suo personale".(ANSA).

Corriere del Web: Precaria tenta di darsi fuoco, il Governo si svegli: i dipendenti non sono carte

AgenParl: Anief-Confedir, precaria tenta di darsi fuoco

MNews: Precaria tenta di darsi fuoco, il Governo si svegli: i dipendenti non sono carte

Tiscali: Precaria della scuola tenta di darsi fuoco davanti a Montecitorio: fermata in tempo dai colleghi

Newson24: Precaria tenta di darsi fuoco, il Governo si svegli: i dipendenti non sono carte

 

Sbloccate 5.300 assunzioni Ata 2012, ma non basta

Ansa: Scuola, Anief: sbloccate assunzioni Ata ma non basta
L'assunzione di oltre 5.300 amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola é ''un primo importante passo, anche se giunto con notevole e colpevole ritardo''. Lo afferma l'Anief secondo cui, tuttavia, questo non basta. "Accogliamo la notizia positivamente - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - ma il nostro sindacato ha validi motivi per chiedere che le nomine agli oltre 5.300 Ata vengano assegnate dal primo settembre dello scorso anno sia giuridicamente sia economicamente. L'informativa del Miur giunge, infatti, proprio in corrispondenza delle ultime discussione in tribunale dei ricorsi avverso i decreti di determinazione dell'organico Ata degli ultimi due anni, che hanno comportato il taglio di ben 44.500 posti - tra amministrativi, tecnici e ausiliari - rispetto all'anno scolastico 2008-09: provvedimenti che non andavano fatti e di cui non può rispondere il personale''. Per l'Anief le assunzioni sbloccate oggi ''rappresentano una sorta di 'antipasto' in vista della stabilizzazione del personale precario su tutti i posti vacanti. E questo vale sia per l'organico degli Ata che per i docenti''. ''Si avvicina, infatti - spiega l'associazione - l'esito sia della procedura d'infrazione dalla Commissione Ue 2120/10, già trasformata in messa in mora per violazione della direttiva comunitaria 1999/70/CE da parte dello Stato italiano, sia della decisione conseguente alla sentenza della Corte Costituzionale che con l'ordinanza n. 207/13 ha rinviato alla Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana sempre rispetto alla direttiva Ue in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno''.(ANSA).

Giornale del Lazio: Il Ministero dell’Economia sblocca 5.300 assunzioni non docenti, ma non basta

AgenParl: Anief, Ministero economia sblocca 5300 assunzioni non docenti, ma non basta

Orizzonte Scuola: Il Ministero dell’Economia sblocca 5.300 assunzioni non docenti, ma non basta  

 

Approvazione mozione M5S in Commissione Istruzione al Senato

Tecnica della Scuola: classi “pollaio”, il Senato chiede al Governo di intervenire

Orizzonte Scuola: Classi pollaio. VII Senato approva risoluzione M5S. Più attenzione a sostegno, stranieri e carceri

 

Pensioni: i dipendenti pubblici non sono burattini

Tecnica della Scuola: dipendenti pubblici come 'burattini' sulle pensioni?

AgenParl: Anief, dipendenti pubblici trattati come 'burattini' sulle pensioni

Rimagina: Novità pensioni quota 96 della scuola: duro attacco dell'Anief contro lo Stato

Calabria24ore: pensioni, i dipendenti pubblici trattati come burattini

 

In arrivo decreto che apre concorsi riservati per 250 mila precari

TMNews: Anief-Confedir: nel DL DAlia concorsi riservati per precari

"Arrivano i concorsi riservati per i dipendenti pubblici precari che, in linea con le indicazioni Ue, hanno maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi dieci: è la risposta fornita dal governo alle procedure d`infrazione attivate dalla Commissione Ue nei confronti dell`Italia per la reiterata violazione delle direttive comunitarie". Lo rende noto il sindacato Anief-Confedir. Secondo l'Anief-Confedir "il testo della norma è già pronto da settimane: è incluso nel decreto legge che il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D'Alia, ha intenzione di portare all`attenzione del prossimo Consiglio dei Ministri. Entrando nel dettaglio, viene data la possibilità alle amministrazioni pubbliche di bandire concorsi con riserva di posti (massimo il 50%) per chi, alla data di pubblicazione del bando, abbia maturato almeno tre anni di contratti a termine negli ultimi dieci anni. Vale la pena ricordare, a tal proposito, che con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale appena due settimane fa ha rinviato alla Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola con almeno tre anni di supplenze alle spalle. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, si tratta di "un provvedimento inappropriato, che non risolverà la piaga del precariato. A meno che - sostiene il sindacalista - non si pensi di bandire 100 mila posti a concorso solo nella sola scuola, dove operano la maggior parte dei precari del pubblico impiego. Corrispondono a questa cifra, infatti, quelli che avrebbero diritto alla conversione del contratto e che non possono fare un nuovo concorso, avendo superato già diverse selezioni. Inoltre, rimarrebbe aperta la questione relativa al risarcimento dei danni finora subiti e al pagamento degli scatti di anzianità in base al principio di non discriminazione".

Ansa: scuola, dl salva-precari; Anief, non risolverà problema
Il Dl salva-precari non risolverà i problemi della scuola. Lo sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo della Confedir, spiegando che si tratta di "un provvedimento inappropriato, che non risolverà la piaga del precariato". "A meno che - sostiene il sindacalista - non si pensi di bandire 100 mila posti a concorso soltanto nella sola scuola, dove operano la maggior parte dei precari del pubblico impiego. Corrispondono a questa cifra, infatti, quelli che avrebbero diritto alla conversione del contratto e che non possono fare un nuovo concorso, avendo superato già diverse selezioni. Inoltre, rimarrebbe aperta la questione relativa al risarcimento dei danni finora subiti e al pagamento degli scatti di anzianità in base al principio di non discriminazione". (ANSA).

Campania notizie: scuola, dl salva-precari: Anief, non risolverà problema

Altro Quotidiano: Concorso per precari, ma i posti dove sono?

Tecnica della Scuola: dirigenti scolastici, col decreto D’Alia si salverebbero anche gli idonei del concorso 2004

Corriere del Web: precari scuola, in arrivo decreto che apre ai concorsi riservati per 250 mila precari

Aetnanet: In arrivo decreto che apre ai concorsi riservati per 250 mila precari: il Governo non riesce più a reggere le pressioni dell’UE

AgenParl: Anief-Confedir, DL D'Alia apre a concorsi riservati, ma non salverà i precari

Economia Sicilia: In arrivo decreto che apre ai concorsi riservati per 250 mila precari della scuola

Tuttoscuola: Concorsi riservati per 250 mila precari?

 

Migliaia adesioni al ricorso Anief per inclusione in PAS

Tgcom24: da insegnanti "esclusi" maxi causa al ministero

WebMasterPoint: TFA Speciale (PAS): requisiti iscrizione per fare domanda. E ricorsi per partecipare con riserva

Supermoney: Tfa speciale (Pas): tanti i docenti che hanno aderito al ricorso dell’Anief

Leggi Oggi: Pas – Tfa speciale: pochi iscritti molte polemiche. Pronti i ricorsi

Tecnica della Scuola: PAS (ex Tfa speciali), tutti i consigli per compilare o modificare la domanda

 

Una truffa di Stato abilitare 29.000 docenti con il Tfa ordinario

ASCA: Scuola, Anief-Confedir, truffa abilitare 29mila docenti con Tfa ordinario

Ansa: Anief, bene proteste contro Tfa ordinari
Il sindacato Anief-Confedir si schiera a fianco degli aspiranti docenti che contro i tirocini formativi attivi ordinari: "Hanno ragione i neo-abilitati a protestare davanti Palazzo Montecitorio: per partecipare ai corsi, annunciati dal ministro Carrozza, i candidati devono superare una selezione a numero chiuso, decine di esami, un duro e lungo tirocinio. E pagare pure 4 mila euro. Ma ora gli si dice che la loro abilitazione è carta straccia, perché verranno collocati in una graduatoria fuori fascia che non vale per l'assunzione in ruolo. "A cosa serve conseguire un'abilitazione all'insegnamento se si può insegnare senza e in virtù dello stesso servizio poterla conseguire con i percorsi abilitanti speciali riservati? Sono stranezze di un Paese dove è possibile insegnare senza l'abilitazione e una volta conseguita si deve rinunciare all'esercizio della professione. Se non è una beffa, allora è una truffa di Stato", commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, commentando la richiesta di autorizzazione presentata dal ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a Mef e Funzione Pubblica per poter bandire un secondo ciclo di tirocinio formativo attivo ordinario, con oltre 29.000 posti da assegnare. "Con la contemporanea, però, sottolineatura che i vincitori della selezione non entreranno nelle graduatorie a esaurimento", sottolinea l'Anief. (ANSA).

Tecnica della Scuola: TFA e PAS, al via la caccia estiva al ricorso vincente

Corriere del Web: Abilitare 29mila docenti col Tfa ordinario è una truffa di Stato

WebMasterPoint: TFA ordinario: ricorsi pronti per 2013. Risposte ministro Carrozza troppo generiche

MNews: Anief-Confedir: una truffa di Stato abilitare 29.000 docenti con il Tfa ordinario

Freenewspos: Anief-Confedir, truffa abilitare 29mila docenti con Tfa ordinario

AgenParl: Anief-Confedir, truffa di stato abilitare 29.000 docenti con Tfa straordinario

 

Blocco stipendi inatteso, ingiusto e incostituzionale 

Tecnica della Scuola: blocco contratti, arrivano le prime proteste

Tuttoscuola: Blocco della contrattazione fino al 31/12/2014

Corriere del Web: PA – Anief-Confedir: blocco stipendi deciso CdM inatteso, ingiusto e incostituzionale: faremo ricorso

Youfeed: Anief-Confedir: blocco stipendi deciso CdM inatteso, ingiusto e incostituzionale: faremo ricorso

Orizzonte Scuola: Blocco stipendio e fermo al Decreto D'Alia. Ieri giornata nera per la scuola, le prime reazioni dei sindacati. Aggiornato con M5S

AgenParl: Anief-Confedir, faremo ricorso contro blocco stipendi deciso da CdM

MNews: Anief-Confedir: blocco stipendi deciso CdM inatteso, ingiusto e incostituzionale: faremo ricorso

Tecnica della Scuola: ricorso contro il blocco degli stipendi

Il Messaggero: Statali in rivolta contro blocco stipendi. Scuola, difesa e sanità si mobilitano

Corriere Adriatico: Statali in rivolta contro blocco stipendi. Scuola, difesa e sanità si mobilitano

Adnkronos: Anief, blocco contratti farà perdere a statali tra 6mila e 60mila euro

La decisione del Governo di prorogare sino a tutto il 2014 il blocco dei salari e dei contratti dei dipendenti pubblici, in aggiunta al triennio 2011-2013, portera' agli impiegati della pubblica amministrazione "una grave perdita economica, stimabile in una cifra media che varia sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila". A stimarlo e' il sindacato Anief-Confedir, all'indomani dello stop fino al 31 dicembre 2014 della contrattazione e degli automatismi stipendiali approvato in esame definitivo dal Consiglio dei Ministri. Anief-Confedir conferma quindi l'intenzione di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del Governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici. A tal proposito, l'associazione ricorda che "gia' sono state emesse una decina di ordinanze da diversi tribunali amministrativi e del lavoro, che saranno discusse nel prossimo autunno". (Adnkronos)

Ansa: P.A. - Anief-Confedir, da blocco perdita tra 6-60 mila euro
Il blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Lo stima il sindacato Anief-Confedir sul blocco dei salari e dei contratti dei dipendenti pubblici fino al 31 dicembre 2014. Si tratta, per il sindacato, di una ''grave perdita economica, stimabile in una cifra media che varia sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila''. Si tratta di ''una decisione gravissima, che renderà ancora più difficoltosa la ripresa del Paese''. ''Se questi sono i presupposti - dice Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - come si fa a dire che l'avvio dalla trattativa con la parte pubblica delle norme contrattuali rappresenta 'un minimo passo in avanti'? Come si fa, dal momento che proprio in queste ore il ministro della Funzione Pubblica, Gianpiero D'Alia, ha dichiarato che nel pubblico impiego solo negli ultimi due anni il congelamento del turnover ha determinato 120mila tagli, le retribuzioni sono calate dell'1,3% e l'età dei dipendenti pubblici è arrivata a sfiorare i 50 anni, regalando all'Italia l'ingrato record del Paese dell'area Ocse con i lavoratori statali più anziani?". Per Pacifico, ''ai dipendenti pubblici viene chiesto di tenere in piedi i conti del Paese attraverso il risparmio di 7 miliardi di euro sottratti agli aumenti e avanzamenti di carriera, peraltro già previsti dal contratto. E a cui viene imposto un assurdo e illogico blocco il turn over. Mentre i costi della politica non si toccano. E di vero sviluppo economico si parla solo nei programmi pre-elettorali". Ma ''l' aspetto più paradossale è che il blocco confermato per il quarto anno consecutivo non è servito a risanare nulla. Perché nello stesso periodo il debito pubblico non ha prodotto risparmi, ma un aumento di 10 punti di spesa''. Anief-Confedir conferma l'intenzione di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del Governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici. (ANSA).
 

Ansa: Scuola, Sanità, Difesa 'in rivolta' per blocco contratti. Sindacati lavoratori statali annunciano mobilitazioni e scioperi
I lavoratori statali di Scuola, Sanità, Difesa e Sicurezza sono 'sul piede di guerra' all' indomani del varo da parte del Consiglio dei ministri del regolamento che proroga fino al 2015 l'adeguamento delle retribuzioni, gli scatti di carriera e il rinnovo dei contratti. I sindacati di insegnanti e medici pubblici contestano la decisione e annunciano mobilitazioni, fino a possibili scioperi. Ed anche i sindacati del comparto Sicurezza preannunciano azioni di mobilitazione ''con possibilità di manifestazioni di piazza''. Una decisione, quella ratificata ieri dal Cdm, che avrà conseguenze economiche pesanti, come stima il sindacato Anief-Confedir: ''Il blocco dei contratti - denuncia - farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro. Si tratta di una grave perdita economica, stimabile in una cifra sino ai 6-7mila euro, ai medici che operano nel pubblico fino a 25mila euro e ai dirigenti statali anche di 60mila''. Da qui l'intenzione del sindacato di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del governo di bloccare stipendi e carriere dei dipendenti pubblici. Forte la protesta del mondo della Sanità, con la minaccia di nuovi scioperi da parte del maggiore sindacato dei medici dirigenti, l'Anaao-Assomed: ''I dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) - ricorda il segretario nazionale Costantino Troise - hanno il contratto di lavoro bloccato dal 2009. L'attacco a ruolo e status dei dirigenti del SSN mina alle fondamenta la sanità pubblica ''. Per questo, annuncia, l'Anaao ''si farà promotrice di un autunno di ulteriori iniziative di protesta, non esclusi nuovi scioperi ''. Sulla stessa linea Biagio Papotto, segretario generale Cisl Medici: ''Attiveremo tutte quelle iniziative che vanno in difesa del ruolo e della professionalità ". Ed anche il segretario nazionale Fp-Cgil Medici, Massimo Cozza, afferma che il sindacato ''valuterà al più presto le iniziative da prendere ''. Accesa pure la protesta che arriva dal mondo della scuola: ''La Flc-Cgil è pronta alla mobilitazione contro l'ulteriore blocco del contratto nazionale, dei salari e degli scatti d'anzianità. Non siamo disponibili - afferma Mimmo Pantaleo, segretario generale - ad aprire alcun confronto se non si discute contemporaneamente di parti normative ed economiche del contratto nazionale. Il governo Letta - incalza - prosegue nell' umiliazione del lavoro pubblico. Il modo autoritario con il quale e' stato deciso l'ulteriore taglio dei salari dimostra che non s'intende discutere seriamente e responsabilmente con le organizzazioni sindacali. Senza una inversione di rotta sarà un autunno caldissimo". Protesta condivisa dal Movimento 5 stelle: ''M5s farà tutto ciò che è in suo potere - afferma il Movimento - per impedire questa ennesima ingiustizia ''. Critiche al provvedimento arrivano pure dal Cocer dei Carabinieri e dell'Esercito, che annunciano ''forme di dissenso''. E proclamano lo stato di agitazione preannunciando ''azioni di mobilitazione con possibilità di vere e proprie manifestazioni di piazza qualora il governo non corregga il tiro" pure i sindacati del comparto Sicurezza: ''Il Governo - denunciano - continua a disconoscere nei fatti la specificità e la peculiarità di un comparto chiamato a garantire la sicurezza, condizione imprescindibile per la civile convivenza''. (ANSA).

Corriere del Web: PA – Anief-Confedir: blocco stipendi deciso CdM inatteso, ingiusto e incostituzionale: faremo ricorso

MNews: Anief-Confedir: blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro

AgenParl: PA - Anief-Confedir, blocco contratti statali farà perdere tra i 6 e i 60 mila euro

Repubblica: blocco stipendi, sanità e scuola verso la sciopero

Giornale Radio Rai: Statali sul piede di guerra per il blocco dei contratti al 2015

Il Fatto Quotidiano: blocco stipendi: dipendenti pubblici pronti allo sciopero

I dipendenti statali dovranno aspettare il 2015 per il rinnovo dei contratti e l’adeguamento degli stipendi. A deciderlo è il Consiglio dei Ministri che ha approvato un regolamento per far slittare al 31 dicembre 2014 lo sblocco dei contratti e l’aumento degli stipendi. Da parte loro, i dipendenti dei settori di sanità, sicurezza e scuola protestano: i sindacati di base hanno, infatti, proclamato uno sciopero generale per il 18 ottobre. A convocarlo è la Confederazione Usb. E l’Anief-Confedir (associazione professionale sindacale) conferma l’intenzione di rivolgersi ai vari tribunali di competenza per impugnare la decisione del Governo. “Il blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i 6 mila e i 60 mila euro – stima il sindacato – Si tratta di una decisione gravissima, che renderà ancora più difficoltosa la ripresa del Paese”. Nonostante il risparmio di 6, 6 miliardi di euro che il blocco delle retribuzioni nel biennio 2011-2013 ha portato nelle tasche dello Stato, il governo sottolinea: “L’adozione del regolamento si rende necessaria per la particolare contingenza economico-finanziaria”.

Blitz Quotidiano: Blocco contratti pubblica amministrazione: Scuola, Sanità e Difesa “in rivolta”

Orizzonte Scuola: Blocco contratti "provvedimento truffa". Sull'argomento abbiamo sentito i sindacati. Riportiamo anche le prime reazioni politiche

Tutto per lei: Scuola, difesa e sanità sul piede di guerra per blocco contratti e carriere sino al 2015

Sud TV: Blocco contratti pubblica amministrazione: Scuola, Sanità e Difesa “in rivolta”

Sordi on line: Statali sul piede di guerra per il blocco dei contratti al 2015

Informatore Scolastico: PA – Anief-Confedir: blocco dei contratti farà perdere agli statali tra i 6mila e i 60mila euro

Bianco Lavoro: Statali: blocco stipendi fino al 2015

Il Tirreno: Lavoratori statali in rivolta per il blocco dei contratti

Il Mattino: statali, rivolta contro il blocco degli stipendi

Avvenire: blocco stipendi, gli statali sul piede di guerra

Giornale di Sicilia: scuola, santià, difesa: rivolta contro il blocco dei contratti

Gazzetta del Mezzogiorno: Statali, rivolta contro il blocco degli stipendi

 

14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici

Contro la crisi: Pubblico impiego, il salasso è molto alto: 14 miliardi. E ancora non è finita

Corriere del Web: PA – Anief-Confedir: 14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici, senza aumenti

Informatore Scolastico: PA – Anief-Confedir: 14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici, senza aumenti e ora ridotti del 10%

MNews: PA – Anief-Confedir: 14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici, senza aumenti  

 

Finte lacrime dei sindacati...

Tecnica della Scuola: ANIEF, quelle dei sindacati sono lacrime di coccodrillo

Informatore Scolastico: la riforma D’Alia attua quella Brunetta? Finte lacrime dai sindacati sulla cancellazione degli scatti

Mnews: La riforma D’Alia attua quella Brunetta? Finte lacrime dai sindacati sulla cancellazione degli scatti  

 

Ferragosto amaro per la scuola

Rai Radio Uno - START del 16 agosto 2013: intervista al presidente ANIEF, Marcello Pacifico

Ansa: Anief; Ferragosto amaro, personale in ansia
"A poco più di 15 giorni dall'inizio dell'anno scolastico, la mancanza di notizie ufficiali sulle immissioni in ruolo lasciano in ambasce i primi 12mila candidati che hanno superato le prove del concorso a cattedra e 200mila precari che aspirano alla supplenza annuale". Lo afferma l'Anief sottolineando che "peggio di così il governo non poteva fare". "Sarà un Ferragosto vissuto con il patema d'animo. Dopo che circa 800mila docenti e Ata di ruolo hanno incassato dal Cdm il blocco stipendiale per il quinto anno consecutivo, almeno 15mila precari passeranno Ferragosto ad attendere il decreto interministeriale che permetta loro di essere immessi in ruolo. Lo stato d'ansia non risparmia i vincitori del concorso a cattedra, molti dei quali non potranno essere assunti perché nel frattempo i tagli agli organici, il dimensionamento e il blocco del turn over hanno fatto sparire i posti liberi". Secondo l'Anief inoltre "ci sono decine di migliaia di esclusi dai percorsi abilitanti speciali, a seguito della insensata decisione del Ministero dell'Istruzione di rendere più stringenti i requisiti d'accesso". E "forte malcontento serpeggia anche tra i 21mila docenti che hanno appena concluso il Tfa ordinario, lasciati fuori dalle graduatorie ad esaurimento perché nel frattempo il Miur ha deciso che le abilitazioni conseguite dal 2013 sono carta straccia". "È questo l'incredibile scenario che aspetta oltre un milione di dipendenti, tra docenti e Ata di ruolo e non, al servizio dei nostri studenti: peggio di così il Governo non poteva fare - dice il presidente dell'Anief Marcello Pacifico - Fa davvero rabbia perché mentre il Governo continua a prendere tempo e a rimandare l'approvazione di provvedimenti fondamentali, il ministro Carrozza a promettere di trovare soldi per salvare la scuola, tra gli addetti ai lavori l'aria che si respira si fa sempre più bollente". (ANSA).

Italy News: Scuola: Anief “Ferragosto amaro, personale in ansia..”

Studenti10.it: Ferragosto amaro per la scuola: personale in ansia, studenti e famiglie disorientate

Newson24: Ferragosto amaro per la scuola: personale in ansia, studenti e famiglie disorientate

Corriere del Web: Ferragosto amaro per la scuola: personale in ansia, studenti e famiglie disorientate

Orizzonte Scuola: A 15 giorni dall'inizio dell'a.s. 2013/14 nulla su immissioni in ruolo e supplenze. Personale in ansia, studenti e famiglie disorientate

AgenParl: ANIEF, senza immissioni in ruolo nessuna sicurezza su anno scolastico

Mnews: Istruzione, Ferragosto amaro per la scuola: personale in ansia, studenti e famiglie disorientate

Aetnanet: Ferragosto amaro per la scuola: personale in ansia, studenti e famiglie disorientate

 

Immissioni in ruolo, beffa per 2mila docenti vincitori del concorso a cattedra. Replica di Marcello Pacifico al ministro Carrozza su ricorsi per inclusione GaE

Il Messaggero: Prof, 11mila in arrivo. I sindacati: una beffa

Il Manifesto: il concorsone? Per l'Anief è una beffa per 2.032

Ansa: Anief, beffa per 2.000 vincitori concorso a cattedra
"Il gioco al ribasso condotto dai ministeri dell'Istruzione e dell'Economia ha portato alla concessione di appena 11.200 immissioni in ruolo per il 2013 e lasciato in sospeso, per il secondo anno consecutivo, le assunzioni degli Ata". Lo denuncia l'Anief che parla di "comportamento inaccettabile" e "vera offesa alla categoria". "Solamente tra i docenti - spiega in una nota - le assunzioni dovevano essere almeno 50mila: stiamo parlando di oltre 23mila cattedre curricolari e sostegno vacanti, più altri 27mila solo di sostegno che il Ministro ha detto di voler trasformare da posti in deroga in unità da aggiungere all'organico di diritto. Ma c'è dell'altro. Perché oltre 2mila vincitori del concorso a cattedra, dopo aver superato una durissima selezione (con 200mila aspiranti, una prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali) rimarranno senza lavoro. Nel settembre 2012 il Miur aveva infatti decretato che tra gli 11.542 vincitori del concorso a cattedra, circa il 64% (7.351) sarebbe entrato in ruolo nell'anno scolastico 2013-2014. Con i restanti 4.191 da collocare all'inizio del 2014-2015. Ora però scopriamo che le cose sono andate diversamente: oltre 2mila vincitori di quel "concorsone" non verranno assunti. E siccome molti sono giovani laureati, non avranno nemmeno la possibilità di firmare un contratto a tempo determinato. Insomma, per loro oltre il danno (niente ruolo) si aggiungerà anche la beffa (niente lavoro). E la prospettiva di vedere vanificare tanti sforzi, perché entro due anni, massimo tre, la graduatoria dei vincitori decadrà in contemporanea alla pubblicazione di una nuova lista, composta dai vincitori del concorso successivo". Secondo l'Anief le discrepanze tra i posti messi a concorso e quelli che effettivamente saranno assegnati ai ruoli sono presenti in tutti gli ordini di scuole. ''Complessivamente, tra i vari ordini di scuole, ammontano a 2.032 le cattedre che il Miur ha prima messo a concorso e poi fatto sparire'' conclude l'associazione. "Vorrà dire - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - che anche il superamento di questa situazione kafkiana, di un paese che bandisce un concorso pubblico lasciando i vincitori per strada, passerà per la decisione della Corte di Giustizia europea, sollecitata di recente dalla Corte Costituzionale, che dovrà decidere sulla compatibilità delle deroghe adottate in Italia con la direttiva comunitaria sulle assunzioni del personale precario". (ANSA).

IMG Press: scuola, il Miur dimezza i posti e rende disoccupati 2mila docenti vincitori del concorso a cattedra

TCS News: Immissioni in ruolo, beffa per 2mila docenti vincitori del concorso a cattedra

Tecnica della Scuola: Carrozza, 11mila assunzioni segnale unico in Italia

AgenParl: ANIEF, non c'è immissione in ruolo per 2 mila docenti vincitori di concorso

Orizzonte Scuola: Immissioni in ruolo. ANIEF: "beffa per 2mila docenti vicitori del concorso". E Pacifico controreplica al Ministro dopo l’intervista RAI ripresa da OS.it

Corriere del Web: Immissioni in ruolo, il Miur dimezza i posti e rende disoccupati 2mila docenti vincitori del concorso

Info Oggi: Sicilia "amara" per gli insegnanti. Solo 587 entreranno di ruolo

Negozi Sicilia: Scuola, concorso beffa. A rischio anche le poche assunzioni deliberate

 larepubblica.it – 17 agosto 2013
“Crescono solo le facoltà tecniche; atenei impoveriti da 5 anni di recessione”
░ Saranno le Facoltà di agraria a salvare i bilanci delle Università italiane: in flessione il totale degli iscritti (-12,5%) negli ultimi 5 anni mala Facoltà di Agraria fa segnare un incremento del +44% (l’elaborazione Datagiovani che mette a confronto dati attuali e dati dell’a.s. 2007/2008, l’ultimo a.s. precedente la crisi economica).
In 5 anni si sono registrate 38.340 immatricolazioni in meno, pari a una flessione del 12,5%, più evidente nel Mezzogiorno dove 24mila ragazzi hanno rinunciato a rincorrere la laurea. Considerando solo Sud e Isole le iscrizioni sono diminuite del 20%, mentre al Nord si parla di cifre più contenute, nell’ordine del 5%. La maglia nera spetta alla Sardegna (—23%) mentre limitano i danni Lombardia (—2,8%), Veneto ed Emilia Romagna (entrambe a — 4% circa)…. Cambia pure la scelta della facoltà, orientata sempre di più verso quelle che offrono, almeno sulla carta, maggiori sbocchi lavorativi. Prova ne è la tenuta delle facoltà scientifiche, con appena 142 immatricolati in meno (— 0,2%) per un totale di 94mila iscritti, e il quasi sorpasso sull’area sociale che sebbene abbia richiamato 96mila matricole ha subito una perdita del 20%, pari a 25mila studenti. Non va molto meglio per le materie umanistiche (—11,9%) e sanitarie (—18,7%). Nel dettaglio è cresciuto in modo esponenziale l’appeal della facoltà di scienze agrarie, forestali e alimentari (+45%), seguita da scienze e tecnologie fisiche (+25%) e da ingegneria industriale (+19%). Nella classifica ai primi posti troviamo una facoltà umanistica, quella di lingue e culture moderne che vede un picco di iscritti (+16%) ma è solo un’eccezione, perché il segno positivo lo troviamo di nuovo in ambito scientifico con tecnologie chimiche (+10%) e ingegneria dell’informazione (+8%). ….

corrieredellasera.it – 18 agosto 2013
“Le classifiche delle università: possiamo davvero fidarci ?”
░ Di Andrea Ichino.
… Nessuna classifica può andar bene a tutti perché chiunque sia interessato a comparare tra loro degli atenei, vorrà dare i suoi pesi preferiti a ciascuna caratteristica. Ci sono ad esempio università straordinariamente eccellenti in alcune materie ma molto carenti in altre e università che invece garantiscono un minimo decente nella maggior parte dei campi. Oppure atenei che privilegiano la qualità dei docenti e dei ricercatori a scapito della modernità delle strutture e viceversa. Uno Stato interessato a stimolare l'eccellenza valuterà questi atenei in modo diverso da uno Stato che voglia garantire un livello minimo di qualità a tutti. E diversa ancora sarà la valutazione di uno studente interessato ad una specifica materia o di un docente interessato alla qualità dei colleghi. Dire queste cose… è chiedere, a chi formula classifiche, di … rendere trasparenti e il più possibile complete le informazioni elementari sulla base delle quali poi ognuno potrà farsi la sua valutazione scegliendo autonomamente i pesi da dare a ciascuna caratteristica. In questa direzione si è opportunamente mossa l'Anvur per quel che riguarda la valutazione di una delle dimensioni della qualità di un ateneo, ossia la ricerca. I rapporti dettagliati dei Gruppi di Esperti Anvur per ciascuna disciplina, non si sono limitati ad una classifica e hanno cercato di dare informazioni elementari che consentano valutazioni autonome. Ad esempio, oltre a tenere separate le singole materie, non è stato reso pubblico solo il risultato medio ottenuto da ciascun dipartimento, ma sono state anche fornite informazioni utili per capire se quel risultato medio deriva da punte di eccellenza combinate a zone d'ombra, oppure è indice di una omogeneità di valore dei ricercatori. …

latecnicadellascuola.it – 19 agosto 2013
“Organici: Molti i problemi aperti”
░ Malumore nei riguardi della politica scolastica attuata da questo governo; provengono dalle associazioni professionali e dagli EE.LL.
Dai territori arrivano notizie poco rassicuranti per il Ministro. Lo sciopero è dietro l'angolo. Protestano anche gli Enti Locali che giudicano risibile il Piano per l'edilizia scolastica. E nei prossimi giorni potrebbe esplodere la grana di assegnazioni e utilizzazioni…. Stanno creando qualche preoccupazione al Governo e in particolare al ministro Carrozza i segnali che arrivano dai territori…. Stanno arrivando al pettine anche i nodi del tanto decantato piano per l’edilizia. I tempi a disposizione per Comuni, province e regioni sono strettissimi e i fondi sono non modesti ma modestissimi: a Milano la Giunta comunale ha già pronto un piano di interventi per almeno un centinaio di milioni (e si tratta solo delle urgenze più evidenti), ma a conti fatti in città potrebbero arrivare, nella migliore delle ipotesi, 5-10 milioni. Forse si riuscirà a malapena a demolire un paio di edifici scolastici stracarichi di amianto per ricostruirli interamente. E la prossima settimana tornerà certamente a galla una questione di cui nessuno parla ma che potrebbe mettere seriamente in discussione il regolare avvio dell’anno scolastico: il contratto integrativo su utilizzazioni e assegnazioni provvisorie non è ancora stato sottoscritto in via definitiva e per ora le operazioni si stanno svolgendo sulla base delle indicazioni fornite dal Miur con una circolare di inizio luglio. Ma se gli organi di controllo dovessero riscontrare qualche irregolarità nell’ipotesi contrattuale, i problemi non mancherebbero.

Orizzonte scuola.it/news – 20 agosto 2013
“Le ferie non godute vanno monetizzate. Nessun dubbio per la Corte di Cassazione”
░ La sentenza non riguarda la scuola, ma l'orientamento giurisprudenziale è comunque importante. Il personale della scuola è in attesa delle note ministeriali con le indicazioni per i pagamenti relativi all'a.s. 2012/13.
Per la Cassazione,“va richiamato il principio secondo cui, in relazione al carattere irrinunciabile del diritto alle ferie, garantito anche dall'art. 36 Cost. e dall'art. 7 della direttiva 2003/88/CE, ove in concreto le ferie non siano state effettivamente fruite, anche senza la responsabilità del datore di lavoro, spetta al lavoratore l'indennità sostitutiva che ha, per un verso, carattere risarcitorio, in quanto idonea a compensare il danno costituito dalla perdita di un bene (il riposo con recupero delle energie psicofisiche, la possibilità di meglio dedicarsi a relazioni familiari e sociali, l'opportunità di svolgere attività ricreative e simili) al cui soddisfacimento l'istituto delle ferie è destinato e, per altro verso, costituisce erogazione di indubbia natura retributiva, perché non solo è connessa al sinallagma caratterizzante il rapporto di lavoro, quale rapporto a prestazioni corrispettive, ma più specificatamente rappresenta il corrispettivo dell'attività lavorativa resa in un periodo che, pur essendo di per sé retribuito, avrebbe invece dovuto essere non lavorato perché destinato al godimento delle ferie annuali, restando indifferente l'eventuale responsabilità del datore di lavoro per il mancato godimento delle stesse”. E ancora “dovendo, quindi, farsi applicazione del principio secondo cui dal mancato godimento delle ferie – una volta divenuto impossibile per il datore di lavoro, anche senza colpa, adempiere l'obbligo di consentire la fruizione – deriva il diritto del lavoratore al pagamento dell'indennità sostitutiva, le clausole del ccnl, che pur prevedono che le ferie non sono monetizzabili, vanno interpretate – in considerazione dell'irrinunciabilità del diritto alle ferie, ed in applicazione del principio di conservazione del contratto – nel senso che, in caso di mancata fruizione delle ferie per causa non imputabile al lavoratore, non è escluso il diritto di quest'ultimo all'indennità sostitutiva”.

tuttoscuola.com – 21 agosto 2013
“Carrozza: Niente Caos, però troppi ricorsi”
░ I ricorsi disturbano la Ministro: meglio non disturbare il conducente, anche se sbaglia strada.
“La situazione è sotto controllo”: lo ha detto dai microfoni di Radiouno il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza rintuzzando l'allarme lanciato dai sindacati su un avvio di anno scolastico con il rischio di avere tante cattedre 'scoperte'. “Stiamo preparando un'informativa per i dirigenti degli uffici scolastici regionali in modo che provvedano a fare tutte le immissioni in ruolo”, ha spiegato il ministro. Riferendosi poi alla class action annunciata dal Codacons per l’assunzione degli insegnanti abilitati il ministro ha osservato che "la soluzione non può essere sempre il ricorso", lamentando il fatto che “Qualunque provvedimento è soggetto sempre a ricorso, a un conseguente allungamento dei tempi e poi a recriminazione per questo allungamento. A volte bisogna anche saper aspettare e accettare gli esiti dei concorsi. Certamente sarebbe opportuno semplificare le regole e renderle meno attaccabili”. Comunque "L'abilitazione non equivale al concorso, il concorso è il passo successivo, ora il reclutamento per legge funziona così. Così come esistono le graduatorie a esaurimento da rispettare, poi, quando vengono esaurite, si adotta un regime diverso. Non possiamo sempre pensare di sovvertire le regole che abbiamo definito. Anche io, come ministro, mi trovo di fronte al dilemma di dover garantire i diritti ai precari anziani, che lavorano da anni e pagano i costi di un lungo precariato, e anche garantire ai giovani un accesso meritocratico. La soluzione del 50 e 50 graduatorie e concorso è un modo per tenere conto di entrambe le esigenze”.

dazebao.org – 22 agosto 2013
“Una scuola, nessun neoassunto, centomila problemi”
░ Sta per iniziare il consueto indecoroso rito delle convocazioni degli insegnanti per il conferimento di cattedre e (poche) di circa centomila supplenze date e tolte ogni anno; un limbo burocratico. Indicibile lo stress psicologico di chi attende e spera; ma i decisori della politica scolastica non ci sono passati. Poche le cattedre, e zero i posti ATA. Dazebao segnala la protesta degli studenti e intervista Pantaleo (CGIL).
È questa condizione di incertezza che caratterizza oggi la nostra scuola e il suo personale, condizione contro la quale gli studenti, i professori e il personale della scuola e tutti quelli che hanno a cuore il destino e l’efficienza della scuola pubblica, scenderanno in piazza. Infatti la Rete degli studenti, sindacato studentesco a livello nazionale, ha già indetto una grande manifestazione di protesta per l’11 ottobre. In piazza ovviamente saranno portati anche tutti gli altri grandi temi che da anni sono al centro della discussione …. Il parere di Domenico Pantaleo… ”Stiamo pagando le conseguenze delle scelte fatte negli ultimi anni sulla scuola. Decisioni prese in base a ragionamenti esclusivamente economici e che ancora seguiamo, grazie alle quali ci troviamo con una bassa possibilità di assunzione…” e anche la scuola, che non avrà nessun piano di stabilizzazione. Secondo Pantaleo “si allarga pericolosamente la forbice tra numero di precari e numero di assunti stabilizzati, per effetto del blocco dei contratti nazionali”. Si sa, la scuola pubblica allo Stato costa, ma è giusto che sia così. È un investimento sul futuro…. Gli insegnanti rischiano di ritrovare quei pesanti disagi che ormai segnano la scuola da anni e anni. Nel discorso di investitura alle Camere, il premier Letta si è impegnato in un massiccio finanziamento per l’edilizia scolastica e per sostenere la qualità formativa della scuola pubblica. Speriamo che mantenga la promessa….

latecnicadellascuola.it – 22 agosto 2013
“Il liceo classico non tira più”
░ Si riportano alcune risultanze di una inchiesta realizzata dal settimanale “l'Espresso”: sono appena 31mila i neoiscritti al ginnasio, meno della metà rispetto a quelli del 2007. Gli adolescenti preferiscono corsi di studio con materie che diano competenze spendibili nel lavoro.
Se non è una caduta libera poco ci manca. Anche nell’anno scolastico 2013/14 si riduce il numero di studenti che si iscrivono al liceo Classico: solo 6 ragazzi su 100 hanno infatti scelto il ginnasio.
L’anticipazione è contenuta in un'inchiesta del settimanale “l'Espresso”, in edicola il 23 agosto. Secondo la redazione del periodico nazionale, siamo ormai di fronte ad una crisi senza scampo: sono appena31 mila i "primini" che si iscriveranno al liceo Classico, meno della metà degli oltre 65mila del 2007. Il minimo è stato toccato in Emilia Romagna, con il 3,5 per cento di nuovi iscritti al Classico; solo nel Lazio il livello resta alto, con il 9,7 per cento di matricole. Come se non bastasse, in molti istituti storici si chiudono le classi…. Ma perché i ragazzi abbandonano la scuola che un tempo formava la classe dirigente, dove si sono diplomati, tra gli altri, personaggi come il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Enrico Letta? “Gli adolescenti - spiega il settimanale - scappano verso materie più concrete. Via il greco e il latino. Benvenuti spagnolo, tedesco, cinese: il liceo Linguistico, infatti, è in pieno boom di iscrizioni, raddoppiate rispetto al 2009 fino a toccare 8,4 per cento dei nuovi iscritti. Stabile lo Scientifico, con un 22,8 per cento di ragazzi”. Un dato, quest’ultimo, che farà piacere al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza: laureata in Fisica, non ha mai nascosto il suo sostegno per le materie scientifiche.

La Stampa – 23 agosto 2013
Scandalosi gli abusi sugli stage. “Dal governo più regole e controlli”
░ Un’intervista, su questa scabrosa questione, all’on. Dell’Aringa, sottosegretario al Lavoro; dice che c’è una giungla di competenze in materia di stage; ci sono abusi scandalosi e occorre aumentare i controlli e stabilire regole per gli stagisti.
D. Perché attorno ai tirocini si accumulano così tanti abusi ….?
R. «La Corte costituzionale boccerebbe tutto. Bocciò il tentativo di Elsa Fornero di regolamentare gli stage perché effettivamente la formazione è di competenza delle Regioni. E di recente, quando abbiamo tentato di tornare sul tema, di riproporre delle regole per i tirocinanti, le commissioni Affari costituzionali del Parlamento ci hanno avvertiti che saremmo andati incontro ad un’altra, sonora bocciatura della Consulta».
D. Le Regioni stanno adottando con tempi lunghissimi le linee guida concordate con Fornero. Non potreste costringerle ad accelerare ?
R. «E’quello che intendiamo fare. Ci sarà a breve un incontro con i governatori sull’apprendistato: chiederemo conto dei gravi ritardi…..…. D. Abbiamo raccontato la storia di una stagista che ha lavorato in una famosa casa editrice ed è stata sfruttata per tre mesi, senza un centesimo di compenso e senza uno sbocco lavorativo vero.
R. «Casi del genere sono uno scandalo. Il problema dei controlli c’è, è vero, sono del tutto insufficienti e ci impegneremo a intensificarli. D’altra parte, le imprese cercano sempre la flessibilità maggiore. E un altro problema che sottolineano gli esperti quando si parla di migliorare le condizioni degli stage, è che si rischia una sovrapposizione con l’apprendistato o con altre forme di contratti flessibili. Dobbiamo sempre ricordarci che lo stage fa parte della formazione, non è un contratto di lavoro. Non prevede contributi, non ci sono tutele….
D. Avete regolamentato i tirocini post-studi, quelli cosiddetti extracurriculari: non si rischia una fuga delle aziende ad accaparrarsi quelli curriculari, che sono in una zona d’ombra ?
R. «Quello curriculare è di competenza nazionale, effettivamente… del Ministero dell’Istruzione. Il Governo potrebbe occuparsene, se volesse».
….

www.ilsussidiario.net/News – 23 agosto 2013
“Carrozza: formazione e assunzione dei prof.”
░ Intervista alla Ministro Carrozza, effettuata alla vigilia del suo intervento al Meeting di Rimini.
D. Ministro, rispondendo alla Camera ad una interrogazione sui Tfa ordinari, lei ha dichiarato di aver "già trasmesso al ministro dell'Economia e delle finanze e al ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione la richiesta di autorizzazione a bandire il prossimo ciclo di tirocinio formativo attivo ordinario per oltre 29 mila posti" e di confidare "in un rapido avvio del percorso". Inoltre stanno per partire i Pas (Percorsi abilitanti speciali) per i giovanti insegnanti. Come intende procedere a ridisegnare la formazione iniziale, dopo la faticosa chiusura del primo Tfa ?
R. Il percorso di formazione e reclutamento degli insegnanti ha subito negli anni continui cambiamenti e modifiche che hanno impedito il consolidamento del sistema. In particolare, la difficoltà principale è nel conciliare le esigenze contrapposte di chi, dopo anni di insegnamento, aspira a essere stabilizzato, e dei più giovani che hanno seguito un percorso di formazione duro e selettivo. Dobbiamo superare il transitorio ed avviarci verso una soluzione a regime. Penso anche a questo quando dico che è giunto il momento di una Costituente della scuola, dove insegnanti, dirigenti, lavoratori della scuola discutano insieme agli studenti e ai genitori del futuro senza limitarsi alle esigenze della singola categoria, che pure sono importanti…..
D. Come intende procedere a definire un nuovo sistema di reclutamento dei docenti ? Sarà sufficiente insistere sullo svuotamento delle GE senza parallelamente attivare nuove forme concorsuali? Nel caso, di che tipo ?
R. Stiamo lavorando a definire un percorso per il medio periodo, consapevoli della necessità di tutelare sia chi nella scuola ha lavorato, come ho detto in precedenza, per tanti anni sia i più giovani che si affacciano all'insegnamento. Nel lungo periodo penso che il sistema di reclutamento debba basarsi su formazione e selezione mediante concorso.
D. Nella seduta del Consiglio dei Ministri dell’8 agosto, a seguito del parere espresso dalle Commissioni parlamentari e dal Consiglio di Stato, è stato approvato un Regolamento che proroga fino al 31 dicembre 2014 il blocco della contrattazione economica e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti (oltre 3 milioni di persone), scuola compresa. Non crede che gli insegnanti non meritassero questa ulteriore penalizzazione?
R. Sono consapevole, come tutto il Governo del resto, che è stato chiesto un ulteriore sacrificio ai dipendenti pubblici, che in questi anni sono stati molto penalizzati pur dando tanto ogni giorno al nostro Paese. Per quanto riguarda la scuola occorre lavorare affinché si trovino, pur salvaguardando le esigenze di finanza pubblica, risorse per la copertura necessaria a garantire le progressioni economiche del personale…..
D. Per combattere la crisi occupazionale dei giovani occorre ripartire da un rapporto organico tra scuola, formazione professionale e mondo del lavoro. La legge che prevedeva la costruzione di un legame attraverso la costruzione di poli tecnico-professionali che fine ha fatto?
R. Il rapporto tra scuola, università e mondo del lavoro è fondamentale. Sono troppi i giovani che concludono il loro percorso formativo senza aver mai fatto uno stage o un'esperienza diretta nell'amministrazione o nelle imprese. Nel Dl Lavoro abbiamo potenziato i tirocini curriculari degli studenti universitari incentivando gli atenei che li attivano. Quanto alle superiori, stiamo attivando un percorso di valutazione dell'esperienza degli Its proprio per consolidarla e far partire interventi di potenziamento delle migliori esperienze. ….
D. Ci sono un milione di famiglie che in Italia pagano la scuola due volte: quella statale che non frequentano e quella paritaria che hanno il diritto frequentare. Questo governo come intende aiutarle?
R. Noi ci stiamo muovendo in linea con la legge Berlinguer per un sistema che includa le scuole paritarie come parte integrante del sistema nazionale di istruzione pubblica. Auspico un meccanismo che, pur nell'invarianza della spesa pubblica, consenta una stabilizzazione delle risorse a sostegno delle scuole paritarie in un'ottica pluriennale…..

Latecnicadellascuola.it– 09/08/2013
Nel Paese delle pensioni d’oro si pensa a bloccare i contratti degli statali
░ In Italia ci sono persone che percepiscono 3008 euro al giorno di pensione, che si accumulano ai gettoni, anch’essi d’oro, di presenza. Ma il governo, oculatissimo nel bloccare i rinnovi contrattuali, non vede. Dai dati ufficiali dell’ Inps si contano centomila pensionati Paperon de Paperoni, che costano al sistema pensionistico ben 13 miliardi di euro all'anno, quanto un’intera manovra economica…. Mentre tutti si aspettavano un equo provvedimento, volto a ridimensionare queste mega retribuzioni pensionistiche, invece è arrivato, a sorpresa e alla chetichella, il provvedimento che, ancora una volta, blocca i contratti e i consequenziali scatti stipendiali…  Ricomincia l’estenuante e stucchevole gioco del tira e molla, che vede da una parte il governo tirare verso il blocco contrattuale, al fine di risparmiare sulla spesa degli scatti stipendiali, e dall’altra i sindacati che invece chiedono lo sblocco di tali scatti e il rinnovo del contratto. Sembra di assistere al gioco delle parti, dove in una prima fase si solleva lo scontro tra governo e sindacati a causa del provvedimento di blocco degli scatti, poi in una seconda fase, fatta di minacce di scioperi generali e attacchi sindacali alle politiche di governo, si assiste alla cancellazione parziale del provvedimento e al recupero di qualche anno di blocco degli scatti. Così infatti è accaduto con il blocco dei contratti per gli anni 2010, 2011 e 2012, periodo in cui gli scatti di anzianità, unico strumento di avanzamento di carriera per i docenti, furono congelati da una legge del governo Berlusconi, adottata in pieno dal governo Monti…. Siamo certi che in autunno assisteremo alla replica del blocco precedente, dove i sindacati chiederanno, anche minacciando scioperi unitari, lo sblocco, almeno di qualche anno, degli scatti di anzianità. Sembra di rivedere un film già visto, dove gli attori sono gli stessi, mentre i pensionati d’oro, continuano a godersi la loro vita da ricchi epuloni che vivono in un Paese veramente strano.
 
Il Messaggero– 10/08/2013
Statali. Con il blocco di scatti e retribuzioni persi 200 euro al mese
░ E’l’importo calcolato dalla CGIL: le retribuzioni avranno perso, alla fine di quest’anno, 200 euro al mese in termini reali, a causa del mancato adeguamento rispetto all’indice dei prezzi.
La stima, per il costo del lavoro dei dipendenti pubblici, tra il 2011 e il 2014 parla di un calo di sette miliardi con il passaggio da 169 a 162 miliardi. E a questo si deve aggiungere, come ha fatto l’Aran, che nella fase interessata dal congelamento di stipendi e scatti, lo Stato, soprattutto a causa della stretta legata al mancato turn-over, ha perso 120 mila lavoratori. Una strategia che viene da lontano in quanto tra il 2007 e il 2011, secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato i dipendenti pubblici erano già diminuiti di 150 mila (da 3,43 milioni a 3,28 milioni) con un -4,3%. Adesso siamo a poco più di 3 milioni. Tradotto in soldoni, era dal 1979 che le casse pubbliche non spendevano così poco per finanziare i salari dei propri lavoratori. Dal 2010 ad oggi, gli statali e i loro colleghi delle Pubbliche amministrazioni territoriali hanno perso, sotto forma di mancati aumenti, circa il 9,2% dello stipendio…. E per chi si prepara ad andare in pensione nell’arco dei prossimi tre anni, le proiezioni dicono che con il passaggio al sistema contributivo le misure prese in questi anni dai governi Berlusconi, Monti e Letta bruceranno fino al 20% della pensione. Ad esempio, chi ha dovuto rinunciare a 7mila euro come mancati aumenti e andrà in pensione nel 2014-15 riceverà un assegno più leggero di 5 mila e 400 euro annui rispetto a quella che avrebbe ottenuto in condizioni normali. Può essere di consolazione per gli statali constatare che in tutta Europa si fa cassa mettendo sotto tiro il portafoglio dei dipendenti pubblici.
 
Dazebao.org – 11/08/2013
Scuola, forze dell’ordine, medici sul piede di guerra. Contratti ancora bloccati
░ Dati ufficiali sul pubblico impiego resi noti proprio mentre il Governo decide di non avviare la contrattazione.
La decisione presa dal Consiglio dei ministri colpisce tutto il settore pubblico ,un settore che,più di altri. Paga un prezzo molto alto in termini di occupazione, condizioni salariali e normative. Le decisioni del consiglio dei ministri, è il caso di dirlo, piovono sul bagnato. L’Aran conferma le difficoltà del settore pubblico…. Questo il quadro reso noto dall’Aran:La retribuzione media dei dipendenti pubblici nel 2012 è stata infatti di poco superiore ai 34.400 euro annui, lo 0,6% in meno rispetto all'anno precedente. Alla fine dello scorso anno gli occupati nella pubblica amministrazione erano circa 3.350.000, il 2% in meno rispetto al dato del 2011. In due anni la cifra è diminuita di 120mila unità,-afferma l’Aran- mentre la spesa (lordo contributi) e' diminuita di 6,6 miliardi di euro. In dieci anni, tra il 2001 e il 2011, l'età media della “popolazione'” della P.A è aumentata di più di 4 anni, passando da 43,6 a 47,8 anni. Al dato se ne aggiunge un altro altrettanto negativo: i dipendenti fino a 34 anni di età sono circa il 10%. In Francia e Germania la percentuale è superiore al 20%.
 
larepubblica.it– 11/08/2013
Tagli a turn over e salari, statali verso lo sciopero
░ Buste paga più leggere mediamente di quasi 3mila euro all’anno; l’età media dei lavoratori del pubblico impiego è in progressiva salita.
Cinque anni di salari fermi e blocco del turn over. Risultato: la spesa per il comparto pubblico crollata di dieci miliardi, l’età media dell’impiegato statale salita a cinquant’anni, lo stipendio accorciato in media di 250 euro al mese, 3 mila euro all’anno. Ovvero quanto l’adeguamento al costo della vita, sospeso ormai dal lontano 2010 dai governi Berlusconi-Monti e prorogato di un altro anno al 2014, qualche giorno fa, anche dal governo Letta. Di qui il malumore della categoria.Il provvedimento (un Dpr), varato a sorpresa dal Consiglio dei ministri dell’8 agosto (doveva slittare a fine mese), è stato al centro di tensioni e tentennamenti nel governo. Da una parte il ministero dell’Economia (la Ragioneria), a favore della proroga del blocco. Dall’altra, il dicastero della Funzione pubblica, in frenata. Il rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, diffuso dall’Aran tre giorni fa, è disarmante. Il numero degli occupati diminuito di 120 mila unità dal 2010 al 2012 (quasi il 4% in meno). E gli stipendi in picchiata, non adeguati all’inflazione (7-8 punti persi fino ad oggi). Senza parlare degli oltre 100 mila precari della Pubblica amministrazione, altro nodo irrisolto, il cui contratto scadrà a fine anno e destinatari di un decreto fantasma (doveva entrare in cdm l’8 agosto). Lo Stato ha risparmiato, certo. L’ex titolare dell’Economia Grilli snocciolava nel marzo scorso al Parlamento le cifre del dimagrimento: dai 172 miliardi del 2010 spesi per il settore statale ai 163,5 del 2013, fino ai 161,9 del 2014 (blocco incluso). Appunto, dieci miliardi in meno. L’1,1% del Pil, quantificava l’allora ministro. D’altro canto, i tagli alla Pubblica amministrazione, in questi anni di crisi e di austerity, hanno rappresentato il cuore pulsante di tutte le ricette della troika (Ue-Fmi-Bce) imposte ai paesi del “club Med” - i cosiddetti Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) per rimettersi in piedi e godere delle ciambelle di salvataggio dell’Europa. Ne parlava, come conditio sine qua non, anche la famosa lettera inviata dalla Bce all’Italia nell’agosto di due anni fa….
 
Corriere del Mezzogiorno – 12/08/2013
Il concorso è una beffa» poche le cattedre vacanti
░ Il pasticcio delle cattedre bandite e che, in qualche misura, non sono disponibili. Repentino e indistinto balugina alla mente il sorriso enigmatico dell’ex ministro Profumo.
L'avvio è stato fra i più tormentati della storia della scuola pubblica. E anche la fine non è da meno. In questi giorni i docenti che hanno partecipato al maxiconcorso a cattedra stanno ricevendo l'esito della prova. Per alcune discipline i risultati sono già noti. Eppure le maestre e i professori che sognano il posto fisso hanno poco da stare allegri. Vincere il concorso, persino con un punteggio alto, non significa spuntare l'immissione in ruolo. I posti messi a bando sono in numero maggiore rispetto alle disponibilità. … Sin dall'inizio i sindacati hanno definito «concorso beffa» la roulette che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di partecipanti, da nord a sud dello Stivale. E il giudizio, ora che si è arrivati alla resa dei conti, non è cambiato….
 
La Stampa – 13/08/2013
Il piano per i dipendenti pubblici “Duecentomila in meno in tre anni
░ Il ventilato piano di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni sarebbe la prosecuzione, ad opera del Governo Letta, della “revisione di spesa” che è stato il segno distintivo del Gabinetto Monti. Una sforbiciata ulteriore agli organici ? No, assicura il ministro Giampiero D’alia : “Ciò che possiamo dire con certezza è che stiamo lavorando ad che prevede l’abbattimento di una serie di spese. E che stiamo cercando di individuare risorse per finanziare la contrattazione di secondo livello”. Dunque, esodi volontari, mobilità volontaria e prepensionamenti (in forme sostenibili dall’erario); spiega il ministro: “Le eccedenze di personale per circa 108.000 unità, per il 50% saranno riassorbite con procedure di mobilità, per l’altro 50% attraverso l’esodo volontario per quella parte di personale che è in possesso dei requisiti per andare in pensione secondo le norme precedenti alla riforma Fornero”.
Dando una generosa sforbiciata alle spese per auto blu e aerei ancora più blu, il governo guidato da Enrico Letta vuole fare una duplice operazione: da una parte dare il buon esempio cominciando a tagliare proprio in casa propria e proprio in quei settori che maggiormente catalizzano il risentimento collettivo verso «la casta», e - seconda aprendo la strada ad una serie di tagli di spesa che da settembre in avanti verranno messi in cantiere. L'intervento più rilevante riguarda i dipendenti pubblici - tutti: statali, degli enti locali, degli enti pubblici controllati e ha un obiettivo assai ambizioso: 200 mila persone in meno in tre anni. Come, dove, con quali modalità è il compito a cui stanno lavorando i tecnici dei tre ministeri investiti di questo incarico: Funzione pubblica, Lavoro e previdenza sociale e - ovviamente - Economia. L’ipotesi, che ancora non è stata formalizzata e che verrà sottoposta ai sindacati solo a settembre, dovrebbe essere quella di una serie di prepensionamenti agevolati ma non incentivati. Spieghiamo: i dipendenti pubblici che hanno almeno 57 anni potranno andare in pensione se lo desiderano, secondo le norme precedenti alla riforma Fornero, godendo dell’anzianità contributiva senza le penalizzazioni del caso. Non perderebbero niente, dunque, ma non avrebbero neppure incentivi di sorta sottoforma di buonuscite. Secondo i primi calcoli questa operazione porterebbe un risparmio di circa due miliardi da reinvestire (almeno in parte) nella contrattazione di secondo livello. I sindacati - non ancora coinvolti nella materia vorrebbero discuterne meglio e comunque propongono di trattare la cosa all'interno di un più vasto plafond di temi che coinvolgano anche le pensioni d’oro. Sulla strada del risparmio, si continuerà poi con la spending review: non solo il decreto del Fare ha istituito un comitato interministeriale permanente a questo scopo, ma si vuole estendere il campo di azione a tutte le società (quotate e non) a capitale pubblico (anche parziale), alle società di servizi degli enti pubblici (solo quelle dei comuni sfiorano la cifra di 7 mila) e insomma a tutta quella greppia di prebende e di riposizionamento di politici trombati che erano (e sono) le società pubbliche. Uno degli interventi più qualificanti, a questo proposito, dovrebbe essere l’introduzione dell’obbligo, da parte di queste società, di comunicare alla Funzione pubblica le spese sostenute per il personale a qualunque titolo impiegato. Va da sé che questo sarebbe solo il primo passo verso una revisione delle piante organiche e del loro ridimensionamento. Resta inoltre vigente il piano di chiusura di molte di queste società, già definito da Filippo Patroni Griffi (oggi sottosegretario alla Presidenza) quando era ministro del governo Monti. Una ulteriore sforbiciata dovrebbe riguardare le consulenze esterne: una vera manna per i politici che vogliono gratificare i loro sodali e che, a questo scopo, spendono oggi 1,3 miliardi di euro. Basta con tutto questo. Almeno questo è l’intento.
 
“Stage o buccia di banana?
░ L’accurata ricostruzione di una controversa iniziativa dell’INVALSI, un contributo in tema di valutazione di sistema e un appello che condividiamo: Procedere con stile condiviso e partecipato.
Ha fatto discutere e inquietare i sindacati, ma qualcuno dice anche i vertici ministeriali, la mossa “feriale” dell'INVALSI, il nostro istituto di valutazione, di promuovere una scuola estiva di valutazione (un Vcamp, uno stage, quasi per rinverdire gli allori dei campi estivi scout) e di rivolgerla a 100 fortunati partecipanti, convocati a Roma dal 25 agosto al 1° settembre 2013. Dove sta lo scandalo? Forse che un ente pubblico, con una sua riconosciuta autonomia istituzionale, amministrativa e scientifica, non può liberamente organizzare uno stage di formazione? Qualche approfondimento tecnico-scientifico? Qualche evento culturale ? Messa in questi termini la proposta dello stage non fa una piega, ma evidentemente c'è dell'altro se il 1° agosto u.s. i cinque sindacati più rappresentativi della scuola hanno preso carta e penna ed hanno esternato il loro disappunto al Ministro M.C. Carrozza per il modo in cui l'INVALSI si sta muovendo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2013 del DPR 28-3-2013, n.80 che regolamenta l'avvio del Sistema Nazionale di Valutazione. E proprio qui sta la commedia degli equivoci. Il MIUR e le scuole (ed i sindacati) si aspettavano qualche segnale d'intesa, mentre l'INVALSI ha proceduto in modo unilaterale: l'iniziativa infatti, è giunta come un fulmine a ciel sereno, nel bel mezzo dell'estate, con procedure rapidissime per individuare i candidati ai corsi per valutatori. Nella comunicazione (riservata) inviata agli Uffici Scolastici Regionali con nota 5736 del 4-7-2013, l'INVALSI pur senza dirlo esplicitamente, fa balenare l'idea che i fortunati partecipanti al campo - stage (non a caso sottoposti ad una scrematura del 50% delle candidature, che già vedevano un tetto nazionale di 200 segnalati) sarebbero diventati i primi interpreti del novello Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), cioè i membri di quelle equipe di valutazione esterna che avrebbero compiuto le visite alle scuole, in una sorta di audit pedagogico. Ma allora dov'è l'inghippo? Il nuovo sistema lo si sta sperimentando in anteprima tramite il progetto VALES (Valutazione e Sviluppo), che coinvolge 300 scuole autopropostesi nel corso del 2012 e che dovranno appunto “provare” in un triennio di lavoro i diversi passaggi in cui si articola il processo valutativo: - l'autovalutazione (già compiuta dalle scuole VALES, sulla base di dati però forniti dal centro); - la valutazione esterna (da realizzare nel prossimo autunno); - il miglioramento (con un ruolo incerto dei soggetti a ciò deputati); - la rendicontazione (da mettere alla prova nei prossimi due anni). Per far fronte a questi impegni l'INVALSI aveva pubblicato nei mesi scorsi un apposito Bando pubblico per reclutare le figure necessarie, scegliendole preferibilmente dal mondo della scuola, ma anche dall'esterno. Erano pervenute oltre 5.000 candidature, a riprova dell'interesse della scuola verso l'articolazione delle professionalità e la valorizzazione delle competenze acquisite. Un buon segno, che però aveva appesantito la macchina selezionatrice dell'Invalsi, che solo il 9 settembre 2013 (a scuola ormai chiusa), sarà in grado di pubblicare l'elenco dei selezionati (400 figure) e poi organizzare la loro formazione. Di qui il pasticcio: perché sono state attivate due procedure diverse per scegliere gli stessi profili professionali: a. esperto nell'area della dirigenza scolastica; b. esperto nell'area pedagogico didattica; c. esperto di ricerca qualitativa; d. esperto di gestione e funzionamento delle organizzazioni. Molti si chiedono: perché dare la precedenza alla procedura accelerata, non pubblica, tutta da consumarsi in pochi giorni d'estate, a scuole chiuse ?... Se i partecipanti così formati - come assicura l'Invalsi – non precostituiscono la prima “pattuglia” di valutatori reclutati dall'incipiente SNV, per cui ci vorrebbero altre garanzie di trasparenza, allora perché convogliarli in un impegnativo stage di fine agosto? L'INVALSI fa sapere che questo tipo di iniziative è utile per far crescere la cultura della valutazione, di cui pure c'è un gran bisogno nella scuola. Nulla questio, sed modus in rebus… La scommessa, infatti, è costruire un sistema di valutazione con la scuola e non contro di essa. Insomma, al di là del piccolo incidente di percorso per uno stage d'estate, ci stanno interrogativi più sostanziosi circa il posizionamento dell'INVALSI nel sistema dell'istruzione, del pluralismo della sua impostazione scientifica (l'Ente è commissariato e non c'è un organismo scientifico di indirizzo), della correttezza e pertinenza delle decisioni strategiche (manca la cabina di regia del sistema a tre gambe: Indire, Invalsi, Servizio ispettivo; manca una Direttiva del Ministro che rinnovi il mandato all'Invalsi, dopo l'approvazione del Regolamento con Dpr 80/2013)…. Dunque, il 1° settembre 2013 -con il nuovo anno scolastico- sarà necessario voltare pagina e aprire una nuova agenda della valutazione. In ballo non ci sono solo corsi e stage da fare (o non fare) ma molteplici aspetti della valutazione, che vanno oltre la portata dell'INVALSI che, ricordiamolo, dovrà occuparsi solo di un tassello della valutazione, quello relativo alla rilevazione strutturata degli apprendimenti. Valutazione è anche (e soprattutto) utilizzo quotidiano delle verifiche, rapporti con la didattica, procedure amministrative (voto o non voto...), certificazione delle competenze, valutazione/valorizzazione della professionalità, sistema degli esami, atti ispettivi, controlli di gestione, ecc. Si tratta di una pluralità di aspetti che interrogano una pluralità di soggetti, in primo luogo gli operatori scolastici che ne devono fare uso quotidiano per regolare le loro azioni didattiche. Una ragione in più per procedere con stile condiviso e partecipato.
 
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- 13/08/2013
“Quali sono i primi passi da fare verso l’estero?
░ Da qualche tempo il curatore di questa rassegna settimanale è tentato di inserire qualcuno dei pezzi pubblicati nel blog di “Italiani in fuga”. Abbiamo evitato ma è giusto (pur a malincuore, perché l’ANIEF è un’associazione da combattimento non da fuga)riconoscere che l’espatrio è una realtà presente nell’esperienza o anche solo nella prospettiva dei nostri giovani lettori; dunque, ne parliamo almeno questa volta riportando, in parte, le indicazioni dettate da un certo Aldo.
Una domanda che mi viene fatta sovente è 'quali sono i primi passi da fare per andare all'estero?' Spesso la domanda è collegata ad un desiderio di emigrazione verso una nazione per la quale c'è bisogno di un visto lavorativo. E altrettanto spesso la domanda viene seguita da una particolare attenzione alla ricerca lavoro nella nazione di destinazione come preoccupazione principale. … Senza possibilità di ottenere il visto, non serve a nulla preoccuparsi di cercare lavoro. Attenzione, non voglio dire che bisogna avere il visto prima di cercare lavoro. Intendo dire che dovete assicurarvi che siate idonei a ricevere un visto lavorativo e quindi potete presentarvi ai potenziali datori di lavoro stranieri dicendo "sono idoneo a ricevere il visto tal dei tali ed ho tutte le carte in regola per sottoporre la domanda al dipartimento di immigrazione domani." I requisiti che dovrete soddisfare variano da nazione a nazione in quanto ogni Paese ha la propria politica immigratoria. Per i Paesi più gettonati (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti) i requisiti principali, generalizzando molto, sono: - professione richiesta con esperienza lavorativa certificabile (il lavoro in nero non conta); - età (ad esempio per l'Australia i 50 anni sono il limite oltre il quale è molto difficile essere presi in considerazione); - conoscenza lingua (di nuovo, certificabile ad esempio attraverso l'esame IELTS). Se vi accorgete che soddisfate alcuni ma non tutti i requisiti ed è possibile migliorare la vostra posizione nei rimanenti, potete dedicarvi al miglioramento delle vostre lacune (magari della conoscenza della lingua) e 'ripresentarvi' al Paese al quale ambite in una posizione con maggiori probabilità di essere accettati…. Una volta messe in ordine le scartoffie, tradotto i documenti, ottenuti i certificati in Italia, superato gli esami necessari, ottenuto il riconoscimento di titoli di studio ed esperienza lavorativa, allora siete pronti a cercare datori di lavoro che possano fare il caso vostro e viceversa.
 
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- 14/08/2013
Precari, in migliaia passeranno il Ferragosto senza stipendio
░ Comportamenti inqualificabili degli uffici, che gravano sul personale precario. Una puntualizzazione a firma Alessandro Giuliani: Non pochi supplenti hanno già provveduto ad inviare alle scuole un atto di diffida e messa in mora; ma per tanti la situazione non si sblocca.
A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico sono migliaia i docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola che attendono di essere pagati dagli istituti dove hanno svolto supplenze cosiddette “brevi”: mancate autorizzazioni, ritardi negli stanziamenti, eccesso di burocrazia ed ora rallentamenti dovuti alla carenza di personale, stanno costringendo tantissimi supplenti a vivere l’estate senza il corrispettivo economico che avrebbero dovuto percepire. In alcuni casi anche da diversi mesi. Se la maggior parte di loro attende gli stipendi dei mesi di aprile, maggio e giugno, non mancano infatti i casi in cui i mancati pagamenti riguardano addirittura gli ultimi mesi del 2012…. Qualche giorno fa, però, i docenti hanno deciso di mettere on line una vera e propria “black list”, con tanto di nominativi degli istituti “morosi".

 www.istruzione.it - 1/08/2013
“Ministro Carrozza incontra studenti e genitori su e-book e Scuola digitale”
░ Riportiamo un comunicato dell’Ufficio Stampa del MIUR.
Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza ha ricevuto questa mattina nella sede del Miur i rappresentanti del Forum nazionale delle Associazioni studentesche, del Forum nazionale delle Associazioni dei genitori e i rappresentanti regionali delle Consulte degli studenti. Al centro dell’incontro i temi del processo di digitalizzazione delle scuole e dell’introduzione dell’e-book. “Ho voluto incontrare studenti e genitori per ascoltare le loro idee e proposte in merito ad un tema fondamentale che abbiamo di fronte a noi: la gestione di un passaggio tecnologico storico del quale avverto la responsabilità. - ha dichiarato il Ministro Carrozza - Per questo ritengo necessaria una consultazione degli attori principali del mondo della scuola e di esperti del settore per poter gestire con la necessaria gradualità e consapevolezza la transizione verso il libro digitale”. “Voglio chiarire che ciò non significa rinunciare ad un obiettivo imprescindibile che è quello di modernizzare tutte le nostre classi portando la connessione ad internet e la banda larga in ogni scuola. Ridurre il digital divide e dare a tutti gli studenti l’accesso a internet significa anche ridurre le differenze sociali e territoriali. Su questi temi il Ministero organizzerà in autunno una giornata di confronto e di discussione”, ha concluso il Ministro

www.istruzione.it - 2/08/2013
“Le FAQ sul Tirocinio Formativo Attivo”
░ Si tratta, ovviamente, dei “Percorsi Abilitanti Speciali”
- QUALI SONO GLI AA.AA DI ISTITUZIONE E ATTIVAZIONE DEI PERCORSI FORMATIVI ABILITANTI SPECIALI ?
AA.AA. 2012/2013 - 2013/2014 - 2014/2015.
- CHI PUO’ PARTECIPARE AI PERCORSI FORMATIVI ABILITANTI SPECIALI ?
I docenti non di ruolo, compresi gli insegnanti tecnico pratici, in possesso dei titoli di studio previsti dal D.M. n.39/1998 e dal D.M. n.22/2005 che abbiano maturato, a decorrere dall’a.s. 1999/2000 fino all’a.s. 2011/2012 incluso, almeno 3 anni di servizio in scuole statali, paritarie ovvero nei centri di formazione professionale, limitatamente ai corsi accreditati per l’assolvimento dell’obbligo scolastico.
- QUALI SONO I SERVIZI VALIDI ?
L’aspirante deve aver prestato servizio per almeno tre anni, ognuno dei quali su una specifica classe di concorso. Almeno un anno di servizio deve essere stato prestato sulla classe di concorso per la quale si chiede l’accesso al percorso formativo abilitante speciale. Ciascun a.s. dovrà comprendere un periodo di almeno 180 giorni ovvero quello valutabile come anno di servizio, ai sensi dell’art. 11, comma 14, della L. n.124/1999. Il suddetto requisito si raggiunge anche cumulando servizi prestati, nello stesso anno e per la stessa classe di concorso o posto, nelle scuole statali, paritarie e nei centri di formazione professionale.
-COME E’ VALUTABILE IL SERVIZIO NEI CENTRI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE ?
Il servizio prestato nei centri di formazione professionale deve essere riconducibile a insegnamenti compresi in classi di concorso e prestato nei corsi accreditati dalle Regioni per garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione a decorrere dall’anno scolastico 2008/2009.
- E’ VALIDO IL SERVIZIO PRESTATO NEL SOSTEGNO ?
SI, alle stesse condizioni del servizio prestato su classi di concorso, avendo come riferimento la graduatoria che ha costituito titolo di accesso al servizio sul sostegno.
- E’ NECESSARIO OPTARE PER UNA SOLA CLASSE DI CONCORSO ?
SI - Gli aspiranti che abbiano prestato servizio in più anni e in più di una classe di concorso optano per una di esse, fermo restando il diritto a conseguire ulteriori abilitazioni nei percorsi di tirocinio ordinari.
- QUALI SONO LE CLASSI DI CONCORSO RICHIEDIBILI ?
Quelle previste nelle tabelle A, C e D allegate al D.M.39/98.
- COME VA INOLTRATA LA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE ?
La domanda di partecipazione dovrà essere inoltrata online agli UU.SS.RR.
- SONO PREVISTI PERCORSI SPECIALI PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA E PER LA SCUOLA PRIMARIA ?
SI, gli aspiranti in possesso dei titoli di studio conseguiti al termine dei corsi triennali e quinquennali sperimentali di scuola magistrale e dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998, o comunque conseguiti entro l'a.s. 2001-2002, che hanno maturato almeno tre anni di servizio specifico nella scuola dell’infanzia o nella scuola primaria, hanno diritto all’accesso ai corsi speciali previsti dall’art. 15, comma 16 del D.M. 249/2010. Il titolo conseguito al termine del percorso dà diritto all’accesso alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto.
- SI POSSONO CUMULARE GLI ANNI DI SERVIZIO PRESTATI NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E NELLA PRIMARIA ?
SI, fermo restando che, ai fini del computo dei tre anni, per ciascun anno deve essere prestato il servizio nella stessa tipologia di posto….

latecnicadellascuola.it - 3/08/2013
“Vacanze e moduli orari compatti: Si può ?”
░ Spalmare le vacanze scolastiche lungo l’arco dell’anno per agevolare il turismo e le famiglie? Pasquale Almirante passa in rassegna qualche metodo. Si può fare poggiando sul DPR 275/1999, con sapienza didattica.
…Un modo per consentirlo potrebbe essere legato alla definizione precisa delle competenze terminali per ciascuna materia, i livelli essenziali dei saperi, i traguardi formativi, così come è stato implementato per le lingue straniere, in riferimento al “Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER)”. Ottenuta questa chiarezza si potrebbe pensare di concentrare l’orario scolastico in moduli compatti per disciplina. Che significa? Le matterie più corpose di un corso di studi, quelle che hanno un totale di 3-4 o più ore a settimana, potrebbero essere concentrate nell’arco di un mese e mezzo, con corsi compatti e modulari sul tipo della full-immersion, come avviene per i corsi di lingua all’estero o per quelli di aggiornamento o per i corsi Ifts. L’insegnante cioè invece suddividersi giornalmente fra più classi, si troverebbe assegnata una sola classe con tutto il pacchetto delle ore previste nell’arco dell’anno, intervallate certamente da pause funzionali ai bisogni di alunni e professori. A conclusione del ciclo, una verifica finale sulle griglie delle competenze predisposte dal Ministero, supportata comunque da altre in itinere, esprimerà il giudizio complessivo. Si tratterebbe di svolgere 4/5 ore di insegnamento per 5 giorni consecutivi in una sola classe che potrebbe perfino risultare una sorta di ufficio personale gestito da un solo insegnante e all’interno della quale verrebbe riposto tutto il materiale didattico di cui c’è bisogno, compreso il computer, il registro personale, i compiti e quant’altro. Concentrare due, tre pacchetti di materie in alcuni mesi, potrebbe pure voler dire avere a disposizione, a conclusione dell’iter formativo, un periodo di vacanze che non necessariamente vengano a coincidere con quelle estive. Sicuramente bisognerà trovare strategie didattiche diverse e innovative, mentre ciascuna scuola, o gruppi di scuole consorziate, sulla base proprio di questa suddivisone, potrebbe pure pensare di introdurre i semestri, intercalando per esempio questi moduli di didattica compatta per le materie più pesanti con altri meno pesanti o con i laboratori, non lasciando inoltre intentata la via, seguita fra l’altro da tutti i paesi d’Europa, dello sfruttamento delle ore pomeridiane, recuperando così un giorno libero settimanale. Che non è parola vuota in funzione dei Weekend, i fine settimana tanto sfruttati nel nord d’Europa e che da noi, dove il clima meglio lo consente, potrebbe indurre alla breve gita e alla breve fuga verso luoghi turistici d’arte o di mare. In ogni caso per qualunque modifica in questa direzione, spalmando o contraendo, occorre che il Ministero metta all’opera i suoi esperti soprattutto in funzione delle competenze certificabili, tanto più necessarie quanto più improcrastinabili, sia per valutare scientificamente il livello di preparazione degli alunni, e sia per dare chiarezza anche agli esami di stato finali, non più con un voto unico ma con i livelli di preparazione raggiunti per singola disciplina….

ilcorrieredellasera.it - 04/08/2013
“I corsi low cost delle università”
░ Il mese scorso era stata l’Università di Camerino a dare un segnale a favore delle matricole: un taglio netto ai costi di iscrizione… La cosa sta andando avanti. Peruna volta, non si danno chiacchiere, ai giovani.
La «rivoluzione», piccola piccola per ora, parte dalle Marche. Da un ufficio dell'Università di Camerino — 6.742 iscritti nell'ultimo anno accademico — dove lavora Flavio Corradini, il rettore. «Mi affaccio ogni giorno alla finestra e vedo un territorio dove le aziende chiudono una dopo l'altra», esordisce il numero uno dell'ateneo. «Migliaia di persone vengono lasciate a casa e sempre più ragazzi si fermano al diploma perché non ci sono più i soldi. Tra i figli che se ne vanno all'estero e quelli che restano qui ma che non riescono a studiare, che ne sarà di questo Paese tra pochi anni?». E allora ecco la decisione. «Un giorno mi sono presentato al Senato accademico e al Consiglio di amministrazione e ho fatto una proposta votata all'unanimità»: i «figli della crisi» — come li chiama Corradini — «quelli che vivono nel territorio e hanno uno o entrambi i genitori disoccupati, in mobilità o in cassa integrazione non pagheranno le tasse» del primo anno. I soldi, chiarisce il rettore, «ce li mette l'ateneo di Camerino. Ma ben vengano anche le donazioni degli imprenditori»….Il «modello Camerino» ha suscitato l'interesse di altre università. Quella di Foggia, per esempio, ha deciso di fare lo stesso su proposta del rettore Giuliano Volpe…. Intanto da Nord a Sud le iniziative anticrisi degli atenei non mancano. I fronti sono diversi, ognuno si muove a seconda della propria dotazione finanziaria. E così, se l'Università di Bergamo ha deciso di bloccare le tasse universitarie, la Statale di Milano ha optato per una riduzione «graduale» per tutti gli iscritti con un Indicatore della situazione economica equivalente fino a 40 mila euro, con il chiaro intento di «alleggerire gli oneri a carico delle fasce più deboli». A Venezia Ca' Foscari hanno deciso di anticipare i fondi per le borse di studio (che vengono dati dalla Regione) proprio per fare in modo che gli studenti che la vincono abbiano i soldi praticamente subito. Bologna, invece, ha aumentato la soglia delle fasce di contribuzione ridotta. Una mossa seguita anche da altri atenei. Doppia novità per la Sapienza: sconti dal 20 al 30% nelle immatricolazioni per chi ha fratelli o sorelle già iscritti allo stesso ateneo e nessuna prima rata per chi si è diplomato con 100. Roma Tre, invece, prevede la magistrale (il cosiddetto +2) gratis per chi si laurea con 110 e lode nella stessa struttura.

www.scuolaoggimagazine.org - 06/08/2013
“Le assunzioni hanno le gambe corte”
░ Pippo Frisone riepiloga alcuni passaggi di questa amarissima commedia.
Le assunzioni in ruolo del personale ata…. Finalmente sono arrivati i tanto attesi contingenti delle assunzioni in ruolo. I posti sono 5.336 in tutto. Si va dai 34 posti della Basilicata ai 950 della Lombardia, di cui 458 solo a Milano. Le assunzioni in ruolo s’inquadrano all’interno del piano triennale con decorrenza giuridica dal 1.9.2012 ed economica dal 1.9.2013. Le graduatorie da utilizzare saranno quelle del 2012/13. Ma le buone notizie finiscono qui. Le assunzioni in ruolo del personale ata ahimè non riguarderanno i profili di Dsga, amministrativi e tecnici. A beneficiarne saranno soprattutto i Collaboratori Scolastici con il 90% dei posti. Colpa della spending review (L.135/12) ma anche dell’attuale governo che non è riuscito a sciogliere definitivamente il nodo dei docenti inidonei che blocca le assunzioni di amministrativi e tecnici. Se al Miur c’è stata qualche apertura al Mef si sono affrettati subito a chiuderla. Da qui lo stallo, legato come tutto il resto (dagli esodati, all’IMU, all’Iva ecc..) al problema delle coperture e del reperimento di nuove risorse…. Non aver dato attuazione alle norme sull’organico funzionale, superando una volta per tutte il blocco dell’art.64 della L.133/08, la dice lunga su come si fanno gli investimenti e i risparmi sulla scuola. Dal centro-destra al governo tecnico di Monti e per ultimo a quello delle larghe intese, tutti d’accordo a mantenere in vita il famigerato art.64 !! …

www.latecnicadellascuola.it - 07/08/2013
“In 100 giorni la scuola ha spuntato solo i soldi per l'edilizia”
░ I finanziamenti alla Scuola ? E’ stato rafforzato il fondo per l’edilizia ma con i soldi risparmiati nel bilancio della Scuola. Questa è l’equivalenza algebrica, per quanto riguarda i provvedimenti del governo nei primi 100 giorni. Bilancio magro che andrebbe rimpinguato con qualcosa di sostanzioso; indendiamo: la stabilizzazione di 27mila docenti di sostegno e la sanatoria per i circa 5mila dipendenti della Scuola che rientrano nella c.d.”Quota 96”; sarebbe molto importante che il Governo riuscisse anche a sotterrare il bieco provvedimento che destina 3.500 docenti inidonei o soprannumerari ITP ai ruoli ATA. Vedremo.
Per capire quanto e come, in concreto, il Governo Letta si sia impegnato sui temi dell’istruzione è sufficiente leggere il documento sui primi cento giorni di lavoro pubblicato in queste ore nel sito ufficiale dell’esecutivo. Alla resa dei conti, per il momento, c’è una solo provvedimento significativo, che peraltro deve ancora essere perfezionato in Parlamento. …Il governo con il “decreto Fare” stanzia fino a 100 milioni l’anno per l’edilizia scolastica per i prossimi tre anni da fondi INAIL, integrati da altri 150 milioni nell’iter parlamentare. In pratica, quindi, le uniche risorse “fresche” sono 150milioni all’anno; ma – non per fare i pignoli – bisogna anche ricordare che nel corso degli esercizi finanziari, tralasciando i tagli di organico e quant’altro, i fondi per la scuola sono stati appunto tagliati di alcune centinaia di milioni all’anno.Basti ricordare i fondi per l’autonomia derivanti dalla legge 440 che fino a 4-5 anni ammontavano appunto a 150milioni e che ora sono stati praticamente azzerati. Per non parlare delle risorse per l’aggiornamento e per le stesse attività finalizzate alla sicurezza realizzate dalle scuole (si tratta di altri 40-50 milioni all’anno). Insomma, a conti fatti, i 150 milioni per l’edilizia scolastica corrispondono appunto ai risparmi su fondi che già erano destinati alla scuola.

il Manifesto – 09/08/2013
“Se il nostro Paese dimentica la geografia”
░ Un appello del Prof. Riccardo Canesi, del Coordinamento Tosco-Ligure Insegnanti di Geografia; ci si appella alla Ministro Carrozza perché sani la ferita inferta dall’ex ministro Gelmini alla formazione scolastica in materia di culturale geografica.
Viviamo in un mondo che, ci piaccia o no, è sempre più integrato e interdipendente, con scambi commerciali sempre più intensi tra tutti i luoghi del pianeta, con viaggi sempre più frequenti da parte di tutti noi, con crescenti migrazioni più o meno forzate, con società di conseguenza sempre più multietniche, con conflitti sociali e militari che ci riguardano sempre più da vicino, con la popolazione mondiale che continua a crescere a fronte dell'esaurimento delle risorse, con i cambiamenti climatici ormai in atto e con una compromissione irreversibile dell'ambiente naturale che sta erodendo il patrimonio genetico della Terra frutto di milioni di anni di evoluzione. Alla luce di tutto ciò, riteniamo che in un Paese che rimane ancora tra le prime dieci potenze economiche mondiali e rappresenta una delle principali mete del turismo mondiale, la scuola debba formare studenti, non solo preparati, ma consapevoli della complessità del mondo odierno, e quindi sia necessario valorizzare maggiormente le discipline che cercano di studiare e interpretare le problematiche suddette. L'insegnamento della geografia, in questo quadro, è da considerarsi basilare: esso è prima di tutto un capitolo della formazione scientifica di base, che permette di capire le cause e la genesi dell'attuale aspetto del mondo, delle disparità economiche, delle diversità culturali, etc., e pertanto non può considerarsi surrogabile o sostituibile da altri saperi. … Nonostante ciò l'insegnamento nelle scuole superiori dell'unica materia in grado di spiegare la complessità del rapporto uomo-ambiente-economia, con il cosiddetto «riordino Gelmini», è stata fortemente ridimensionato per non dire cancellato e nei confronti degli insegnanti specialisti si stanno perpetrando gravi ingiustizie… La materia è stata spostata dal triennio al biennio negli istituti tecnici commerciali….; eliminata negli istituti nautici, nei professionali per il turismo e alberghieri. Nella nuova articolazione, «relazioni internazionali» del triennio ex ragionieri, «relazioni internazionali» e «geopolitica» sono affidate rispettivamente agli insegnanti di diritto ed economia aziendale e non ai docenti specialisti, e quindi qualificati, della classe A039. Nei Licei, in cui si forma una buona parte della classe dirigente, l'insegnamento non esiste più in forma autonoma, ma è accorpato con «storia» (3 ore settimanali), ed è affidato a non specialisti; la geografia generale, come sapere scientifico di base indispensabile e imprescindibile, è sparita dai bienni «dell' obbligo» degli istituti tecnici e professionali; a ciò si aggiunga il recente, arbitrario e anticostituzionale affidamento della materia, in molte scuole, alla classe A060 (non avente titolo) e non alla classe A039 avente titolo; il tutto a danno degli studenti oltre che degli insegnanti abilitati. Per tutto ciò i sottoscritti chiedono al nuovo ministro della pubblica istruzione, on. Maria Chiara Carrozza, di riconsiderare le decisioni del ministro Gelmini e di operare affinché la geografia, in quanto sapere scientifico di base non surrogabile, abbia in tutti gli istituti superiori lo spazio curriculare che merita, presso i bienni terminali dell'«obbligo» e presso gli attuali trienni…”.

 

l’Unità - 28/07/2013

«Scuole più belle e sicure: investiamo 450 milioni»

La ministro dell’Istruzione, intervistata da Andrea Bonzi, fa il punto su diverse questioni aperte; la notizia buona è che, nel Decreto legge “del Fare”, ci sono nuovi stanziamenti (150 milioni di euro in più rispetto ai 300 già stanziati per il triennio 2014-2016) per interventi edilizi: Gli EELL sceglieranno quali istituti necessitano di interventi.

Ministro, cosa si potrà fare con questi soldi? E soprattutto, dove è riuscita a trovare le risorse da investire? «I trecento milioni di euro spalmati in tre anni arrivano da risorse Inail. Per gli altri 150 milioni una tantum nel 2014 è già prevista la suddivisione tra le Regioni. In pratica, il Ministero fa da "facilitatore", sono gli Enti locali che conoscono il territorio a utilizzare le risorse. Ovviamente dobbiamo vigilare affinché vengano spese bene»….

E’ stato stoppato l'aumento dell'Iva (dal 4% al 21%) sui libri scolastici che avevano cd e prodotti collaterali allegati, previsto nel decreto legge sull'Ecobonus. Sarebbe stata un'ulteriore mazzata sulle famiglie... «Sì, abbiamo evitato l'aumento. Sarebbe stata una contraddizione, visto che comunque si va verso una digitalizzazione progressiva di questi prodotti. Servono però altre misure a sostegno delle famiglie….»….

Lei ha detto che il Ministero dell'Istruzione non è un ministero di spesa ma di investimento. Che cosa intende? «Voglio dire che la politica per una crescita economica durevole e sostenibile si fonda sulla scuola, sugli investimenti a favore di un sistema di istruzione universale che garantisca pari opportunità per tutti i ragazzi. La scuola deve tornare al centro del dibattito pubblico e della politica nel nostro Paese».

A proposito di modernizzazione della scuola, nei giorni scorsi avete deciso di far slittare al 2015 il "salto" verso gli e-book, contro cui si era scagliato il sindacato degli editori. Come mai? «In realtà non abbiamo ancora deciso, stiamo ancora riflettendo. Sono appena stata a un convegno a Ischia sull'editoria digitale con gruppi di famiglie e docenti. Il tema è certamente interessante, e ho avuto la possibilità di confrontarmi con chi sta organizzando ottimi progetti, mettendo in rete le scuole, proprio per far progredire tecnologicamente i metodi di studio e insegnamento. Vanno prima affrontati alcuni problemi, però: il digital divide, ad esempio, ovvero quel classicismo digitale che separa le zone d'Italia dove la connessione è diffusa e veloce e quelle ancora non attrezzate. È una condizione necessaria a questo sviluppo».

Ogni anno ci sono polemiche sugli organici, la cui carenza è strutturale. Come si fa fronte alla richiesta crescente di insegnanti e personale di supporto nelle scuole italiane? «Stiamo facendo uscire il bando del Tfa straordinario, poi ci sono i concorsi nelle Regioni. Immetteremo di ruolo circa 15.000 persone, tra docenti e collaboratori Ata».

C'è il nodo dei dirigenti scolastici. L'Anief-Confedil sostiene che, alla ripresa dell'anno scolastico, un istituto ogni quattro resterà senza preside. «Alcuni contenziosi nell'esito dei concorsi hanno portato in effetti a rallentamenti e problemi che stiamo cercando di affrontare».

È scesa dal 5,6% del 2012 al 4,5% di quest'anno la percentuali dei non ammessi all'esame di maturità. Una buona notizia. «Sono aumentati anche i 100 e lode, che pure alcune anticipazioni davano in calo. Meglio così, la scuola è fatta per promuovere, non per bocciare».

Da poco sono usciti i risultati delle valutazioni Invalsi e Anvur sulla qualità della ricerca nelle nostre università. Perché è importante questa valutazione? «La valutazione è uno strumento di trasparenza, di rendicontazione di come viene speso il denaro pubblico. Si valutano le politiche scelte, non le persone».

 

Corriere del Mezzogiorno – 28.07.2013

 “«La scuola del futuro? Nell'attesa gli studenti giocano a carte in classe»

░ Un professore di economia aziendale, Angelo De Nicola, 54 anni, spiega la condizione attuale della Scuola di San Giovanni a Teduccio (Napoli) con riferimento alla direttiva “presuntuosamente forzata” di spingere «il processo di dematerializzazione delle attività delle segreterie.

Professor De Nicola, la «dematerializzazione» della scuola non le piace proprio? Vuole fare il nostalgico con gessetto e lavagna? «Macché, magari fosse tutto vero. Magari le scuole ottenessero i mezzi elettronici che il Ministero in modo altisonante finge di darci. La verità è che dobbiamo adeguarci al futuro senza pesare sui bilanci degli istituti. Come si fa? Le imprese private che forniscono le attrezzature, mica fanno beneficenza. Le Lim, ad esempio, da noi sono solo 4 o 5».

Lim, per qualcuno è una sigla misteriosa, ci spieghi meglio. «Sono le lavagne interattive multimediali. Bellissima invenzione, per carità: gli studenti possono vedere filmati, noi siamo in grado di scrivere e disegnare in tempo reale, ci si collega a internet e la lezione viene benissimo…. Però se la mattina noi prof, come tanti ragionier Fantozzi, dobbiamo accapigliarci per la classe giusta, allora non funziona…».

La classe giusta? «Quella dove c'è una Lim. La lavagna interattiva diventa una specie di oggetto del desiderio, per ottenerla non dico che ci si azzuffa ma poco ci manca. Io stesso non riesco ad usare questo totem elettronico che poche volte. E come si fa a parlare con il linguaggio di studenti che hanno fra i tredici e i 17 anni e arrivano in classe con iPhone, iPad, telefonini, agende digitali? E poi, magari fosse solo un problema di accaparrarsi la prima Lim disponibile… ».

Perché, c'è altro da sapere nella dematerializzazione della scuola? «Le scuole entro l'anno prossimo dovranno adeguarsi a fare online. Iscrizioni elettroniche, pagella in formato elettronico, da inviare alle famiglie in e-mail; registri on-line con assenze, presenze, voti; invio dei dati alle famiglie segnalando anche se il ragazzo ha marinato le lezioni ».

Bello, moderno, efficiente, funzionale e anche economico perché si risparmia carta e tempo. E allora? «Anche questa è un'annusatina di futuro che il Ministero ci concede. Di recente ho frequentato un corso per aggiornarmi sulle potenzialità del registro elettronico, ovviamente tenuto da un esperto di una delle aziende individuate per le forniture. Ebbene, egli stesso alla fine del corso mi ha detto che per noi resterà un sogno perché sono strumenti ancora molto costosi….».

Per il Ministero dovete valutarvi sulla base di un fascicolo elettronico e poi ci sono le valutazioni esterne da parte di altri prof. Cosa non va?

«Tutto. In pratica uno strumento che doveva servire a potenziare e migliorare la scuola e la didattica si è trasformato in un regolamento di conti informatico tra noi prof. Una specie di maligno Facebook dei docenti. Uno scrive male del collega, l'altro ricambia… ».

Il vostro istituto però appare attivo sul fronte del contrasto alla dispersione scolastica. «Si fanno mille iniziative. È venuto Saviano, è venuto il sindaco, sono venuti quelli di Libera, per carità, le visite non mancano. Il problema resta la didattica. Non ho difficoltà ad ammettere che l'insegnamento vero è proprio sta diventando a sua volta un'utopia. Ma lo sa che siamo costretti a vedere i ragazzi che giocano a carte in classe e non possiamo intervenire ?».

A carte in classe sembra un po' troppo. «Davvero. Il fatto è che per non allontanarli dalle scuole, per evitare la fuga dai banchi si concede di tutto. Vengono in classe con i telefonini accesi e parlano quando vogliono. Inutile chiedere loro di spegnerli. Ovviamente non puoi requisirli e poi, se non sei attento, ti capita anche di peggio ?»….

 

www.tecnicadellascuola.it/28.07.2013

SNV, una molestia burocratica

Lucio Ficara riferisce circa le critiche (ma il MIUR fa orecchie da mercante) di fonte sindacale e politica al SNV del sistema educativo di istruzione e formazione, come è normato nel DPR 28 marzo 2013, n. 80.

La Flc Cgil ha definito questo sistema di valutazione come una sorta di scorciatoia di tipo autoritario, che anziché valutare l'efficacia delle politiche nei settori della conoscenza al fine di orientare le scelte e aumentare gli investimenti, è volta a creare disparità tra scuole e tra docenti…. Il segretario Nazionale Cisl scuola, Francesco Scrima, fa anche notare che la "scuola estiva di valutazione" programmata di recente dall'Invalsi è un'iniziativa affrettata e inopportuna. la FGU-Gilda degli Insegnanti rimane fortemente critica rispetto alle scelte politiche in tema di valutazione fatte dal nuovo Governo in continuità col precedente. In particolare, per la parte tecnica, preoccupa il meccanismo che rischia di diventare un ulteriore aggravio di lavoro burocratico per chi insegna… Si tratta di una vera e propria molestia burocratica, che viene fatta rientrare nella specificità della funzione docente e quindi nemmeno retribuita.…. La Uil scuola, unitamente a tutte le organizzazioni sindacali, ha chiesto la sospensione dell'intera iniziativa a partire dalla sessione preselettiva, l'avvio di un confronto che delinei con precisione un impianto ritenuto utile per le scuole. Anche il M5S si dichiara fortemente contrario al sistema di valutazione riferito alle scuole, lo definisce un sistema coercitivo e burocratico, basato su un modello aziendalistico e verticistico della scuola…. Nonostante le critiche a questo sistema di valutazione e alle procedure in atto per renderlo esecutivo con il prossimo anno scolastico, il Miur e l’Invalsi non si fermano.

 

ItaliaOggi - 30.07.2013

Valutabile il servizio reso in diverse classi di concorso

Qualche notizia sul decreto dirigenziale che avvia i Pas: percorsi speciali per l'abilitazione all'insegnamento.

Il bacino dei potenziali interessati è stimato tra gli 80mila e i 90mila aspiranti docenti. Le iscrizioni ai corsi, destinate solo ai precari, dovranno essere effettuate esclusivamente via web e gli interessati avranno tempo fino a 29 agosto prossimo. Nella domanda bisognerà dichiarare espressamente di essere disposti a garantire sia l'espletamento del servizio che la frequenza dei corsi. Ma sarà comunque consentita la fruizione dei permessi per il diritto allo studio. Per avere diritto ad accedere ai corsi, gli aspiranti dovranno essere in grado di vantare un requisito di servizio pari a tre anni di insegnamento nel periodo compreso dall'anno scolastico 1999/2000 e fino al 2011/2012 incluso. Il servizio dovrà essere stato prestato con il possesso del prescritto titolo di studio, in scuole statali, paritarie ovvero nei centri di formazione professionale limitatamente ai corsi accreditati dalle regioni per garantire l'assolvimento dell'obbligo di istruzione a decorrere dall'anno scolastico 2008/2009. É valutabile anche il servizio prestato in diverse classi di concorso, purché almeno un anno scolastico di servizio sia stato svolto nella classe di concorso per la quale si intende partecipare. Per gli insegnanti di scuola dell'infanzia e di scuola primaria, gli anni di servizio prestati nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria, sia su posti normali che su posti di sostegno, si possono cumulare, purché per ciascun anno scolastico il servizio sia stato prestato interamente sulla stessa tipologia di posto. É valido anche il servizio prestato su posto di sostegno, purché riconducibile alla classe di concorso o alla tipologia di posto richiesta. Chi non avrà raggiunto il requisito di servizio necessario nel periodo 1999/2000-2011/2012, potrà «dichiarare anche i servizi relativi all'anno scolastico 2012/13». Quanto ai titoli di studio di accesso, il decreto fa riferimento espresso ai vecchi diplomi magistrali e alle lauree del vecchio ordinamento, salvo alcune eccezioni. Per la scuola secondaria i titoli di accesso sono quelli elencati nel decreto 30 gennaio 1998 n. 39, tabelle A, C e D, e nel decreto 9 febbraio 2005 n. 22…. Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia e primaria, il decreto prevede l'accesso ai percorsi formativi speciali per i non laureati in possesso dei vecchi diplomi conseguiti prima dell'anno scolastico 2000/2001….

 

ItaliaOggi - 30.07.2013

Classi pollaio in parlamento

Franco Bastianini si sofferma sul tema del sovrafollamento delle classi scolastiche, che in atto è in discussione presso la 7^ commissione permanente (istruzione pubblica, beni culturali) del Senato. Aggiungiamo che i senatori della VII Commissione hanno approvato una risoluzione (primo firmatario Fabrizio Bocchino, del M5S) che impegna il governo a ripristinare il rispetto della normativa vigente in materia di numero massimo di persone per classe.

… I risparmi di spesa che da qualche anno si ottengono riducendo il numero dei docenti, a fronte di un aumento degli alunni e a causa dalla mancanza di riqualificazione degli edifici scolastici, stanno determinando un sovraffollamento che va ben oltre i limiti stabiliti per la formazione delle classi dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n.81. Il decreto n.81 stabiliva infatti che, considerando anche la deroga del dieci per cento prevista dall'art.4 per ogni ordine di scuola, si potevano costituire classi rispettivamente fino a 26-28 alunni nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria, fino a 27-30 alunni nella scuola secondaria di primo grado e fino 30-33 alunni nella scuola secondaria di secondo grado. Le norme precedenti( i decreti ministeriale 18 dicembre 1975 e 22 agosto 1992 e la legge n. 23/1996) disponevano che il massimo affollamento ipotizzabile dovesse essere di 26 persone/aula, fino a 20 in presenza di alunni disabili. Prevedevano inoltre che le aule dovesse essere di altezza non inferiore a tre metri e che il rapporto alunni/superficie dovesse essere di 1,80 metri quadrati/alunno nella scuola dell'infanzia e della scuola primaria e di 1.96 metri quadrati/alunno nelle scuole secondarie. …Il numero degli alunni per classe ha continuato ad aumentare raggiungendo punte che vanno fino a 35/36 alunni per classe. Veri e propri pollai, appunto. La mancata riqualificazione degli edifici scolastici pregiudica fortemente il livello di funzionalità e qualità delle istituzioni scolastiche e, soprattutto, il livello di sicurezza delle scuole… Basti ricordare a tale fine che attualmente le aule sono dimensionate per ospitare, in regime di sicurezza, un numero massimo di 25/26 alunni….

 

latecnicadellascuola.it - 30.07.2013

Kyenge: scuole d’italiano per migranti

La Ministro non è priva di idee e di esperienza personale circa le necessità degli immigrati: Lavoro, istruzione, casa, sicurezza. Sono le stesse politiche progressive necessarie a tutti i giovani, immigrati e non. E tra le condizioni imprescindibili perché possano essere avviate e realizzate c’è che lo Stato impedisca l’immigrazione clandestina. Nell’essenza dello Stato c’è la sovranità sul territorio e l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge; senza questi connotati lo Stato realmente non esiste malgrado che l’esistenza di una classe dirigente autoreferenziale ne dia una parvenza.

Lavoro, istruzione, sport, casa, sicurezza: politiche progressive nell’agenda della ministra Kyenge che rilancia con il suo piano d’azione. Niente norme-manifesto, ma condivisione con altri ministri, associazioni, enti locali. Il piano anti razzismo che la ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge presenta oggi segna una cesura culturale, perché essenziali sono il lavoro e l’istruzione. Quanto all’istruzione, si sottovaluta che il deficit linguistico induce a ghettizzarsi e ostacola una vita normale, anche nei rapporti con enti pubblici (documenti, pratiche di welfare, controlli di polizia). Kyenge vuole che tutti i migranti possano e debbano imparare l’italiano nei primi mesi. Come fece lei, a 19 anni, giunta dal Congo: sfumata la borsa di studio, fu costretta ad arrangiarsi un anno in attesa dell’iscrizione all’università. Si pensa a coinvolgere reti di associazioni, docenti e laureati, per creare un’acculturazione di massa: i costi per lo Stato sarebbero contenuti, i benefici enormi. Anche l’attività sportiva viene considerata uno strumento di integrazione e la ministra considera inaccettabili discriminazioni come quella recentemente subita dalla bimba di 10 anni, nata in Veneto da genitori tunisini, a cui veniva impedito di tesserarsi per le gare di nuoto sincronizzato. “Uno spreco di talento non isolato”, aveva detto, e il riferimento va alle storie di atleti anche di livello internazionale - Eusebio Haliti, Yadisleidy Pedroso, Daria Derkach - costretti a lunghe e umilianti trafile burocratiche per poter vestire la maglia azzurra.
 In attesa che una legge sulla cittadinanza risolva il problema alla radice, si possono studiare soluzioni specifiche, in modo da incentivare la pratica agonistica degli immigrati di seconda generazione. La ministra intende pure potenziare la legge Mancino e la stretta dovrebbe riguardare l’uso di Internet per la propagazione virale di odio razziale e istigazione alle discriminazioni.

 

larepubblica.it - 1.08.2013

“Che cosa perdiamo se perdiamo la geografia”

░ La questione è grave, spiega di Carlo Petrini, ed è vissuta nell’indifferenza dalla pubblica opinione: l’insegnamento della Geografia è all’ostracismo, nel nostro Paese; lo ha decretato la Gelmini ma altri condividono la responsabilità del disconoscimento di questa branca essenziale della formazione culturale.

…Si è appena chiuso il quarto anno scolastico dopo il cosiddetto “Riordino Gelmini” e il prossimo anno sarà quello in cui si diplomeranno i primi ignoranti autorizzati in fatto di geografia. È una cosa a cui penso spesso nei miei tanti viaggi. Penso a quanto oggi è possibile sapere e conoscere, di un territorio, anche senza spostarsi. Però… Internet certamente è una risorsa preziosa, la globalizzazione ci ha consentito l’accesso a una mole di informazioni che a volte persino intimidisce. Ma avere l’accesso alle informazioni non significa, di per sé, acquisire competenze. Per quelle ci vuole un processo più lungo e possibilmente ben guidato, che si chiama, genericamente, scuola. E invece molti studenti, e purtroppo ormai anche tanti adulti, quando si parla di geografia dicono cose tipo: «Perché studiare geografia? Quello che hai bisogno di sapere te lo può dire un navigatore satellitare»…. L’allora ministro per l’Istruzione, Maria Stella Gelmini, decise, nel 2008, di varare il cosiddetto “riordino” che, a partire dal 2009, fece sostanzialmente sparire l’insegnamento della geografia dalle scuole superiori…. Licei: l’insegnamento della geografia non esiste più in forma autonoma; è accorpato con “storia” (3 ore settimanali), ed è affidato a non specialisti. Istituti tecnici commerciali: la materia, che prima si studiava solo nel triennio, ora si studia solo nel biennio. Quindi un anno in meno. Nel triennio si fa poi “Relazioni internazionali” e “Geopolitica”, a cura degli insegnanti di diritto e di Economia aziendale. Istituti tecnici e professionali: non si fa più geografia nel biennio (che ora però è parte dell’obbligo scolastico). Istituti nautici, professionali per il turismo e alberghieri: udite udite, l’insegnamento della geografia è stato semplicemente eliminato. È da quest’ultima informazione che parte lo sbigottimento: siamo un paese che regge una buona parte della sua economia sulle produzioni agroalimentari di qualità, le quali sono legate a specifici territori, e sia per questa peculiarità sia per lo straordinario patrimonio artistico siamo anche un paese che basa sul turismo un’altra bella fetta di Pil, e noi cosa facciamo? Perché lavoriamo per far sì che le prossime generazioni di operatori turistici e alberghieri non solo non colgano le peculiarità culturali di chi arriva, ma non sappiamo nemmeno presentare quelle dei territori in cui lavorano? E come se non bastasse, sforneremo anche liceali ignoranti in geografia, i quali andranno all’università e poi faranno carriera e poi alcuni di loro diventeranno ministri, magari dell’Agricoltura, o dei Beni culturali…. La nuova ministra per l’educazione vorrà porre rimedio a quel “riordino”? …

 

l’Unità - 2.08.2013

Borse di studio, il decreto va corretto

░ Una serie di questioni intricatissime di finanziamenti per il diritto allo studio, e gli studenti organizzati (Rebecca Ghio - Portavoce Rete universitaria nazionale) cercano di vederci chiaro. Caccio dalla mente la manzoniana immagine dei vasi di coccio posti tra vasi di ferro.

Il 22 Luglio, la Camera ha approvato un emendamento all’articolo 59 del decreto “del Fare”, su una questione cruciale per il rilancio del Paese: il diritto allo studio. Nel 59bis - primo firmatario Meloni (Pd) - numerosi elementi hanno lasciato dubbi a sindacati, studenti, rettori, Regioni e, forse, anche a diversi membri del suo gruppo politico. L'emendamento introduce un «Programma nazionale per il diritto allo studio degli studenti meritevoli» finanziato con il trasferimento di fondi dal Fondo finanziamento ordinario dell'università. Per la gestione, si recupera lo strumento della Fondazione per il merito dell'ex ministro Gelmini, allargandone le competenze al diritto allo studio. Alle questioni sollevate dalla Flc-Cgil - a nostro giudizio condivisibili - Meloni ha risposto con una nota, descrivendo il Programma nazionale come un'opportunità in più rispetto ai sistemi regionali. Come può essere vero se le risorse sono prelevate dal Fondo finanziamento ordinario? Per motivare la scelta, Meloni si rifà al programma del Pd in cui era scritto: «Gran parte degli atenei utilizza (il Ffo) per il 90% e oltre per il pagamento degli stipendi e per altre spese incomprimibili di minore entità (...) il primo obiettivo è ripristinare le risorse del 2012 rimediando al taglio di 300 milioni operato dal governo Monti»." Ebbene, non sempre modificando l'ordine degli addendi il risultato non cambia. Negli impegni elettorali, infatti, la creazione del Programma nazionale era associata al rifinanziamento sia del Fondo ordinario sia del Fondo integrativo per il diritto allo studio. Al contrario, osserviamo come il primo venga ulteriormente decurtato di 270 milioni e il secondo passi da più di 160 a 34 milioni. Risorse già prima insufficienti se, a fronte di 175 mila studenti idonei, quasi uno su tre quest'anno non ha ricevuto la borsa…. Anche l'aumento immediato delle borse di studio, che parrebbe un grande risultato per la mobilità studentesca, passa purtroppo dalla via sbagliata. Utilizzando il Fondo ordinario viene indebolita sia la didattica che i servizi negli atenei: lo studente sarà portato a scegliere l'università non tanto per la qualità di insegnamento o del piano di studio, ma in base alle tasse più basse o alla maggiore speranza di ottenere una borsa. Ci interroghiamo, infine, sulla necessità di creare un nuovo, parallelo strumento di finanziamento del diritto allo studio. Anche il ministro Carrozza, nella prima audizione alle commissioni riunite, sottolineava la necessità di limitare quell'eccesso di burocrazia che ha impedito all'università di esercitare la propria autonomia in modo responsabile. Cogliamo, comunque, la volontà di consultare gli studenti: chiediamo però che questo avvenga non a decisioni prese….

 

Pubblichiamo alcuni articoli sul calo di assunzioni di laureati nel pubblico impiego, secondo i dati di uno studio di Almalaurea.

Italpress: Anief, nel pubblico impiego porte chiuse ai laureati

AGI: P.A. non assume più laureati, solo 11% trova lavoro nello Stato

9 Colonne: nel pubblico impiego porte chiuse 
ai laureati: solo l’11% trova lavoro

Eni Today: P. A. non assume più laureati, solo 11% trova lavoro nello Stato

MNews: Il pubblico impiego non assume più laureati: appena l’11% trova lavoro nello Stato

Il Meteo: P. A. non assume piu' laureati, solo 11% trova lavoro nello Stato

Televideo RAI: La P.A. non assume più laureati

Julie News: Solo l'11% di laureati trova posto nelle istituzioni statali

Vini e Sapori: Pubblica Amministrazione assume solo 11% dei laureati

Televideo RAI: Almalaurea: solo 11% laureati assunto P.A.

Uninews24: La P.A. non assume più laureati

Qui Brianza: Lavoro: solo l’11% dei laureati sceglie la Pubblica amministrazione

TNT News: P.A. non assume più laureati, solo l'11% trova lavoro nello Stato

Iran Italian Radio: Università e Lavoro: nel pubblico impiego porte chiuse ai laureati

NewsBox Italia: la Pubblica Amministrazione non assume più laureati

Tuttoscuola: a un anno il 39% dei laureati assunti è precario

4 Minuti: Almalaurea: "Solo l'11% dei laureati con titolo specialistico ha un lavoro statale"

Pubblica Amministrazione: La PA non assume laureati

 www.handylex.org - 19/07/2013
“Corte Costituzionale: congedi anche ai parenti e affini di terzo grado”
░ Con la Sentenza 18 luglio 2013, n. 203, la Corte Costituzione ha dichiarato l'illegittimità della norma che non consente la fruizione dei congedi retribuiti per l'assistenza di familiari con grave disabilità anche ai parenti e agli affini fino al terzo grado.
La Corte Costituzionale con Sentenza 18 luglio 2013, n. 203 è intervenuta nuovamente sulla materia dei congedi retribuiti (fino ai due anni) concessi ai lavoratori che assistono un familiare con grave disabilità (in possesso di verbale di handicap grave ex art. 3 comma 3 della Legge 104/1992)…. I congedi retribuiti biennali sono stati inizialmente introdotti dalla Legge 388/2000 (articolo 80, comma 2, poi ripreso dall’articolo 42, comma 5 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151) che ha integrato le disposizioni previste dalla Legge 53/2000 introducendo l'opportunità, per i genitori di persone con handicap grave, di usufruire di due anni di congedo retribuito. Medesima opportunità veniva offerta ai lavoratori conviventi con il fratello o sorella con handicap grave a condizione che entrambi i genitori fossero “scomparsi”… Il Decreto Legislativo 119/2011, pur confermando i beneficiari potenziali (coniuge, genitori, figli, fratelli e sorelle) previsti dalla normativa e dalla giurisprudenza precedente, ha fissato condizioni diverse di priorità nell’accesso ai congedi…. Nella sostanza i congedi non possono essere concessi ai figli nel caso in cui il genitore con handicap grave sia sposato e la moglie dello stesso sia presente non invalida. La normativa vigente, tuttavia, non include fra i possibili beneficiari lavoratori (nemmeno se conviventi e nemmeno nel caso siano gli unici in grado di assistere la persona con disabilità) che abbiano una parentela o un affinità diversa da quelle contemplate (figli, genitori, fratelli e sorelle, oltre al coniuge). Su tale esclusione è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale oggetto della Sentenza 203/2013. Il procedimento era stato sollevato originariamente per il caso di un nipote (affine di terzo grado in via collaterale) convivente con la persona con disabilità, unico in grado di prestare assistenza…. A sollevare la questione di legittimità costituzionale, in modo compiuto e articolato, è il Tribunale Amministrativo Regionale di Reggio Calabria,… La Corte accoglie, in larga misura, le questioni sollevate dal TAR… Sotto il profilo pratico tale Sentenza genera la seguente nuova situazione rispetto agli aventi diritto al congedo retribuito: Il primo beneficiario è il coniuge convivente con la persona gravemente disabile. In caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente, ha diritto a fruire del congedo il padre o la madre anche adottivi (anche se non conviventi con il figlio). In caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti del padre e anche della madre ha diritto a fruire del congedo uno dei figli conviventi. Se anche i figli conviventi sono deceduti, mancanti o invalidi, il beneficio passa ad uno dei fratelli o delle sorelle conviventi. In caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie invalidanti anche dei fratelli o delle sorelle, il diritto al congedo passa a parenti e affini, comunque conviventi, fino al terzo grado. Nella sostanza parenti e affini fino al terzo grado possono fruire dei congedi solo se gli altri parenti più prossimi (figli, genitori, fratelli) o il coniuge sono mancanti, deceduti o anch’essi invalidi.

tuttoscuola.News - 22/07/2013
“Concorso DS in Lombardia/1: c’è del metodo nella follia ?”
░ Tutto Scuola fa dietrologia. Sarà un limite di questo lettore: può avere studiato, insegnato e scritto di Filosofia e Logica, per quaranta anni, e essere in grado di seguire ragionamenti tanto sottili; oppure, molto semplicemente, verità di ragione tanto consequenziali hanno i piedi di argilla e la testa tra le nuvole. Se così fosse, le spiegazioni del fallimento del concorso a d.s. sarebbero da cercare nel buon senso; le abbiamo anticipate fin dal bando e poi mentre si procedeva occhi bendati.
Non cessano i commenti e le riflessioni sulla notizia, data in anteprima da DiSAL e poi ripresa con evidenza anche dai media nazionali, della bocciatura da parte del Consiglio di Stato del ricorso presentato dal Miur contro l’annullamento del concorso a Dirigente scolastico svoltosi in Lombardia. Sentenza definita con vari appellativi: incredibile, sconcertante, addirittura “una follia”, come ha detto il segretario della Flc Cgil Lombardia. Ma da eseguire al più presto, come subito chiesto dai sindacati, dalle associazioni e dallo stesso assessore all’istruzione, Valentina Aprea. Per non perdere altro tempo, si è detto. Eppure molti dubbi e critiche si sono concentrati sulla sentenza: per il fatto che l’irregolarità (la lettura dei nomi attraverso buste trasparenti) sia stata solo ipotizzata e non dimostrata; per il fatto che in altre regioni si sono usate le stesse buste senza che alcuno avanzasse obiezioni; per il disaccordo tra periti sulla trasparenza delle buste; per l’enorme ritardo del contenzioso e della sentenza. Perché allora quasi tutti si affrettano a chiedere che il concorso venga di fatto ripetuto ricorreggendo tutte le prove di tutti i candidati? Viene il sospetto che in realtà dietro la follia della sentenza del Consiglio di Stato ci sia del metodo, un disegno razionale, e forse anche un po’ cinico: quello di riaffermare, costi quel che costi, il primato della norma astratta e il potere dei suoi custodi. Ma perché gli altri stakeholders dovrebbero stare al gioco? Non sarebbe il caso per il futuro di cominciare a progettare, e sperimentare, un modello di concorso diverso, affidato alle scuole stesse (o alle loro reti), come si fa per esempio nel Regno Unito? Un rifiuto a priori farebbe pensare che dietro le follie concorsuali e giurisdizionali del nostro tempo ci sia una ramificata alleanza conservatrice, cui partecipano molti soggetti cointeressati di fatto (non a parole) a che nulla cambi.

corrieredellasera.it - 23/07/2013
“Se i nostri ricercatori scelgono di giocare all'estero”
░ G.A. Stella commenta le scelte professionali dei giovani assegnatari di Starting grants e Avanced grants dello European Research Council.
L'Italia viene scelta solo da 8 dei 287 vincitori dei fondi distribuiti dal Consiglio europeo della ricerca. Una umiliazione. E la ferita è resa ancora più sanguinante dal fatto che perfino la maggioranza dei prescelti italiani ha deciso di giocarsi i soldi e il futuro altrove. Il punto di partenza per capirci qualcosa è una tabella dell'European Research Council. Dove si spiega come l'organismo della Ue dedicato al supporto della ricerca abbia moltiplicato per sei volte, in questi anni di crisi, il proprio bilancio: da 300 milioni nel 2007 a un miliardo e 700 milioni oggi… Una quota delle ricche borse di studio dette «starting grants» (un milione di euro e più per quattro anni, che il «principal investigator» può spendere non solo per se stesso e lo studio ma anche per prendere qualche collaboratore) è destinata a giovani studiosi con meno di sette anni di anzianità dal conseguimento del dottorato, un'altra («senior grants») ai più anziani. Risultato finale? «Negli starting grants, i vincitori italiani sono 35, al secondo posto dopo la Germania, precedendo Gran Bretagna, Francia e Spagna; è dunque chiaro che l'Italia ha offerto a questi studiosi (età media: 35 anni) adeguata formazione e ambiente di ricerca. Se però si guarda alle sedi di lavoro scelte dai vincitori, l'Italia precipita al quinto posto. Dei 35 vincitori italiani, solo 23 resteranno in patria, gli altri (coi loro fondi europei) preferiscono altri Paesi con migliori strutture di ricerca».

Larepubblica.it - 24/07/2013
“Voti più alti con il preside-manager ecco la ricetta della scuola perfetta”
░ Si riportano alcune risultanze di uno studio della Fondazione Agnelli (Gianfranco De Simone) e dell’università di Cagliari (Fabiano Schivardi e Adriana Di Liberto); è stato condotto sulla base di 338 interviste a dirigenti scolastici di scuole di secondo grado statali e paritarie.
Hanno un discreto potere, infinite responsabilità e solitamente enormi problemi di budget. Ieri si chiamavano presidi, oggi Ds, cioè dirigenti scolastici. Un po’ prof, un po’ manager, un po’ burocrati, in una professione in bilico tra passato e futuro. Con la riforma dell’autonomia scolastica infatti il loro ruolo si è ampliato, diventando nei fatti quello di veri e propri organizzatori di strutture articolate e complesse come aziende. Ma chi sono, quanto “valgono” e come sono formati oggi i presidi italiani? Una ricerca della Fondazione Agnelli e dell’università di Cagliari, all’interno del progetto internazionale “World management survey in schools” ha provato a raccontare il “mestiere di preside”, delineando un percorso profilato di ombre e luci che si intrecciano con le difficoltà crescenti della nostra scuola. In un confronto internazionale dove l’Italia, purtroppo, ne esce con un ritratto opaco. Con la conferma però che laddove i presidi sono migliori, gli studenti presentano ai test Invalsi 2,2 punti in più rispetto agli studenti di scuole gestite in modo meno brillante. Se invece il termine di riferimento è la bocciatura, la ricerca dimostra che per ogni punto in più di “abilità manageriale” conquistata dai dirigenti scolastici, diminuisce del 3 per cento il rischio per gli allievi di quella scuola di non essere ammessi all’anno successivo. Dunque la qualità paga, anche se per adesso i presidi italiani nel confronto internazionale restano agli ultimi posti della classifica, ossia circa due punti indietro rispetto ai paesi presi in esame. In cima, in una scala da 1 a 5, ci sono i dirigenti scolastici inglesi, seguiti dalla Svezia, il Canada, gli Stati Uniti, la Germania, ultima l’Italia… I presidi italiani sono ad esempio i più anziani di tutti, con un’età media di 58 anni, contro i 48-50 anni degli altri. Nella nostra scuola però c’è il record di dirigenti scolastiche donne, il 35 per cento di tutti i presidi in servizio, subito dopo la Svezia dove sono il 44 per cento, e questo è un dato positivo perché vuol dire che finalmente le donne (che sono oltre l’80 per cento delle insegnanti) raggiungono livelli dirigenziali. E altro dato importante, all’interno di questo panorama non proprio vincente, è che la situazione va migliorando. Infatti analizzando le capacità organizzative e gestionali dei dirigenti scolastici prima e dopo la riforma che ha istituito il concorso ordinario per presidi, si nota come il punteggio passi da 1,96 a 2,17 punti, dimostrazione che qualcosa è cambiato nella preparazione dei presidi italiani. Spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: «…Un preside oggi deve essere in grado di leggere un bilancio e di reperire fondi, capire la didattica e avere rapporti con i genitori, e organizzare la vita di mille allievi e magari cento professori è come gestire una media azienda italiana, e per questo bisogna essere formati»…. Restano comunque degli aspetti molto legati alle caratteristiche “storiche” dell’istruzione in Italia. Leggendo l’indagine della Fondazione Agnelli, si vede con chiarezza che le scuole migliori da un punto di vista della “qualità organizzativa e manageriale” sono i licei, classici e scientifici, del Nord Est, mentre i presidi più efficienti sono quelli che hanno un curriculum scientifico. Il Sud resta indietro, ma questa purtroppo non è una novità.

Il Messaggero - 25/07/2013
“Stop ai compiti d’estate, da mamme e ragazzi coro di sì per il ministro”
░ La Ministro suggerisce agli insegnanti di proporre per l’estate una lista di libri ai loro studenti, perché selezionino le loro letture. Ottiene un coro di plauso (dalle mamme ??, dai genitori “associati” ??). E il discorso scivola sui compiti assegnati per l’estate. Il plauso potrebbe diventare una standing ovation se la Ministro realizzasse il progetto di accorciare l’iter scolastico. Una associazione di genitori (probabilmente, non insegnanti) suggerisce contestualmente di organizzare corsi estivi di formazione per docenti (e se sono mamme ?) per spiegare che una gita in montagna con gli alunni “permette di imparare molto. E aiuterebbe a ridurre il bisogno di compiti estivi”.…. Tutto un equivoco; il consueto disconoscimento della professionalità dei docenti; soggetti che senza averne la competenza discettano di didattica (a proposito, alla J.Hopkins citata nell’articolo, insegnò J.Dewey); demagogia.
I primi a brindare sono stati i ragazzi. Nei siti degli studenti è un coro di consensi al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che ieri sul Messaggero ha spezzato una lancia contro le «tonnellate di versioni di latino o decine di problemi da risolvere» imposti agli alunni durante le vacanze estive. Ma i consensi degli studenti sono scontati, e il ministro ha chiarito invece subito di essere dalla parte della «lobby delle mamme» (lei stessa la chiama così). Anche se poi le famiglie, che pure soffrono l’ossessione dei compiti durante le vacanze, non sono per una loro abolizione senza altri cambiamenti… Il problema sono le vacanze troppo lunghe». Un «piano di formazione per i docenti…» - viene chiesto da Davide Guarneri, presidente nazionale dell’Age, associazione italiana genitori - «I docenti devono lavorare sulla didattica, meno legata ai programmi e più capace di sviluppare anche competenze trasversali negli studenti. In questo modo pure una gita in montagna permette di imparare molto. E aiuterebbe a ridurre il bisogno di compiti estivi»…. I compiti durante l’estate non sono un tema controverso solo in Italia. In Francia se ne parla da tempo, e il presidente Francois Hollande dice che andrebbero aboliti. Negli Stati Uniti una ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora ha riportato invece in auge la loro utilità. Il 66% dei docenti – sostiene lo studio – impiega a settembre tra le 3 o le 4 settimane di ripasso per riportare la classe ai livelli di prima. La conseguenza: le scuole statunitensi ora organizzano corsi estivi di allenamento per gli studenti, con i quali fanno fronte al «summer brain drain», la fuga estiva dei cervelli. Il New York Times, da parte sua, ha sbattuto in prima pagina la ricetta «matematica» del Gallaway District School del New Jersey: «Non più di dieci minuti al giorno per ogni anno di scuola che il bambino o ragazzo ha già frequentato»….

La Tecnica della Scuola - 26/07/2013
“"Quota 96": rinvio in Commissione Bilancio”
░ La seduta della Commissione bilancio programmata al 25 luglio è stata rinviata ad altra data (probabilmente la settimana prossima) rimanendo in alto mare la soluzione economica. Idem in Commissione Lavoro.
Sul disegno di legge 249 la Commissione Cultura si era espressa favorevolmente nei giorni scorsi ma, a questo punto, con il passare dei giorni, la situazione rischia di complicarsi. Il provvedimento, infatti, potrebbe intrecciarsi con il prossimo intervento di spending review che appare ormai sempre più probabile (ma c’è anche chi lo dà per scontato). Il problema, comunque, è sempre il medesimo: bisogna trovare le risorse economiche per poter coprire i costi di meno di 6000 pensionandi. La vicenda richiama quella dei docenti inidonei per i quali sarebbero necessari all’incirca un centinaio di milioni di euro all’anno. Vedremo nei prossimi giorni cosa succederà, ma un dato è certo: se non si chiariranno una volta per tutte le modalità di copertura della spesa sarà molto difficile che il provvedimento possa andare in porto. Analoga sorte è capitata alla risoluzione sul problema dei docenti inidonei che avrebbe dovuto essere discussa in Commissione Lavoro. Anche in questo caso la riunione della Commissione è stata annullata e rinviata ad altra data.

tuttoscuola.com - 26/07/2013
“DiSAL: obiezione di coscienza contro le reggenze in Lombardia”
░ La situazione creatasi, con il blocco del concorso, dopo che già l’anno scorso l’U.S.R. era stato costretto, a causa del blocco della procedura concorsuale per 355 posti, ad assegnare 448 reggenze annuali. DiSAL e ANP prospettano al ministro Carrozza estremi rimedi.
Clamorosi sviluppi per la vicenda del concorso a Dirigente scolastico in Lombardia. I dirigenti regionali di due delle maggiori organizzazioni rappresentative dei dirigenti scolastici, DiSAL e ANP, hanno scritto una lettera “Ad oggi gli istituti che dovrebbero andare in reggenza dal prossimo primo settembre sono circa 420”, si legge nella lettera; “questo significa che 840 istituti, su un totale di 1.149, saranno costretti ad essere gestiti da un dirigente ‘a mezzo servizio’, che dovrà correre da una scuola all’altra, spesso anche a distanza di parecchi chilometri, senza peraltro acquisire il diritto di vedersi riconosciuta l’indennità di missione e neanche il rimborso delle spese di viaggio. Nessun’altra regione italiana è chiamata a sopportare una situazione di tale pesantezza”. L’esasperazione è tale che DiSAL sta addirittura promuovendo una raccolta di firme tra i DS in servizio per raccoglierne la disponibilità ad “obiettare alla possibilità di accettare la reggenza nel momento in cui ci fosse inviata, non certo per mancanza di rispetto delle norme e dei nostri doveri professionali dei quali abbiamo già dato abbondante dimostrazione, ma per far presente a tutti la gravità della situazione e l’altrettanto grave urgenza di porvi rimedio dando, come dovuto dalla legge, ad ogni scuola un dirigente scolastico stabile”. Se l’iniziativa avrà successo il Ministero sarà costretto – questo è l’intento dei suoi promotori – ad assumere quelle misure urgenti che finora sono mancate.

Latecnicadellascuola.it - 27/07/2013
“Assunzioni Ata 2012, i sindacati scrivono al Ministro: vanno fatte nell’anno in corso!”
░ Riuscirà, il Governo dei rinvii, a non rinviare ciò che il governo dei Professori pasticciò ? Da quasi un anno, siamo in attesa che si sblocchi la vicenda dei prof “inidonei”. E quella delle assunzioni ATA – in attuazione del provvedimento previsto dal piano triennale (D.I. 3.08.11).
Si torna ancora una volta a parlare delle mancate assunzioni di oltre 5.300 amministrativi, tecnici, ausiliari, relative all’anno scolastico in corso e già stabilite da tempo attraverso un provvedimento interministeriale. L’ancora irrisolta vicenda del personale docenti inidonei, da trasferire in base alla spending review della scorsa estate coattivamente proprio sui posti vacanti del personale Ata – su cui però nel Governo Letta praticamente tutti si sono detti d’accordo nel voler cancellare….Dopo aver ricordare che c’è l’esigenza che anche “le nomine ATA siano fatte nell’anno in corso”, i leader dei maggiori sindacati della scuola italiana chiudono ricordando al Miur che “occorre fare presto: il ritardo con cui si sta procedendo potrebbe incidere negativamente su tutte le procedure di avvio dell'anno scolastico e sta alimentando un clima di sfiducia e di diffidenza”. Due sentimenti negativi che però, a questo punto, anche le speriamo prossime assunzioni difficilmente dissiperanno.

Pubblichiamo alcuni articoli sulla mancanza di posti liberi per i vincitori del concorso a cattedra.

ANSA: concorso prof, Anief: tanti vincitori senza lavoro

Italpress: concorso docenti, Anief: tanti vincitori rimarranno disoccupati

Giornale di Sicilia: concorsone, rischio cattedra per i vincitori

La Sicilia: Hai vinto il concorsone? Niente lavoro

QN (Il Giorno - La Nazione - Il Resto del Carlino): concorsone, l'allarme: "meno posti per i vincitori"

Roma: concorso per prof, delusione certa

AgenParl: Anief, tanti vincitori concorso docenti rimarranno disoccupati

Orizzonte Scuola: Concorso docenti, Anief: non ci sono più i posti liberi! Confronto tra posti messi a bando e soprannumerari

Tuttoscuola: Anief: pochi posti per i vincitori del concorso a cattedre

Tecnica della Scuola: dove sono i posti per tutti i vincitori del concorsone?

Il Mattino di Sicilia: Scuola, l’Anief denuncia: molti vincitori di concorso resteranno senza cattedra

AGI: Scuola: Anief, tanti vincitori concorso prof restano disoccupati

TCS News: Concorso docenti, molti vincitori rimarranno disoccupati

Oltre lo Stretto: Concorso scuola, Anief: “E’ una beffa, i vincitori rimarranno disoccupati”

Easy News Italia: Scuola: Anief, tanti vincitori concorso prof restano disoccupati

Corriere della Calabria: Scuola, la beffa per gli insegnanti calabresi

Si24: Concorso a cattedra, l'Anief denuncia: "Molti vincitori resteranno disoccupati"

Normanno.com: Concorsone scuola. L'Anief: "tra 2-3 anni i candidati idonei non assunti nel frattempo rimarranno a spasso”

SiciliaFan: Concorso scuola, Anief: “E’ una beffa, i vincitori rimarranno disoccupati”

Calabria Libera: scuola: la più grande delle beffe: vincitori di concorso senza lavoro

Blog Street: Concorso scuola, Anief: “E’ una beffa, i vincitori rimarranno disoccupati”

Quotidiano della Calabria: Scuola, l'allarme dell'Anief per il concorso: «Chi vince rischia di restare senza cattedra»

MNews: Concorso docenti, tanti vincitori rimarranno disoccupati: non ci sono più i posti liberi!

Cervelliamo: Concorso Scuola Miur: i vincitori saranno disoccupati?

Strill.it: Calabria, scuola primaria, Anief: ''111 vincitori di concorso potrebbero restare senza cattedra''

Leggo: il concorsone fa flop: con le riforme Gelmini e Fornero vincitori a spasso

Leggi Oggi: Concorso scuola:arrivano i ricorsi per la graduatoria

L'Altro Quotidiano: Tanti docenti vincitori di concorso rischiano di restare senza posto: non ce ne sono liberi

Il Denaro: Scuola, concorso docenti con beffa. In Campania 243 vincitori per 164 posti

Lavika: Istruzione, anche vincendo il concorsone niente lavoro per errori del Miur

Sud TV: Anief, tanti vincitori concorso prof restano disoccupati

Guida Sicilia: Niente lavoro per i vincitori del "Concorsone"

Proposta Lavoro: posti a disposizione inferiori al numero dei vincitori, l’ennesima beffa del concorso scuola

Anygator: Scuola: Anief, tanti vincitori concorso prof restano disoccupati

Monreale Press: Concorso docenti, tanti vincitori rimarranno a casa. Non ci sono posti disponibili

Catania Today: Concorsone a cattedra, i sogni ritornano nel cassetto: la denuncia dell'Anief

Canicattì Web: Sicilia, Concorsone Docenti: Anief “Errori di calcolo e di programmazione del Miur, molte assunzioni salteranno”

Gazzetta Commerciale: Scuola: tanti vincitori concorso prof restano disoccupati

La Voce Cosentina: Calabria, scuola primaria, Anief: ''111 vincitori di concorso potrebbero restare senza cattedra''

Ciadd News: Concorso scuola: per i vincitori non ci sono cattedre disponibili

Guadagnare.net: Concorso Scuola: Posti Disponibili Inferiori Rispetto Ai Vincitori

Notizie Locali: Calabria, scuola primaria, Anief: ’’111 vincitori di concorso potrebbero restare senza cattedra’’

Tempi: Scuola. Foschi (Diesse): «Mille prof vincitori del concorsone rimarranno senza lavoro»

Orizzonte Scuola: Immissioni in ruolo 2013, le difficoltà sui numeri lasciano spazio a proposte sulla chiamata diretta

Tempi e Terre: Allarme dell’Anief: “Concorso, tanti vincitori disoccupati”

Scoop Square: Concorso scuola, Anief: “E’ una beffa, i vincitori rimarranno disoccupati”

Il Sussidiario.net: concorso docenti - troppi ritardi, a settembre 5mila cattedre in meno?

 l’Unità - 15/07/2013
“I giovani italiani nell'Europa a due velocità”
░ La spesa pubblica per l'istruzione e la formazione è, in Italia, sotto la media europea; da ciò le difficoltà dei nostri giovani rispetto ai competitor coetanei europei. Di Carlo Buttaroni - Presidente Tecnè.
Nell'Europa dei 27, l'Italia è terza per quanto riguarda la quota dei Neet, i giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in percorsi formativi. Un primato negativo che ci vede preceduti solo da Bulgaria e Grecia. Un Paese, il nostro, a fondo scala anche per quanto riguarda la classifica sull'istruzione universitaria, nel gruppo di testa per l'abbandono scolastico e qui ultimi in merito alle competenze matematiche dei nostri studenti….. Nonostante tutto, i talenti nostrani continuano a essere esportati in tutto il mondo. I dati Oecd fissano in 300 mila gli italiani di cultura elevata che hanno lasciato il Paese ottenendo successo all'estero. Ma resta sempre e comunque una contabilità negativa. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha stimato in circa cinque miliardi di euro il prezzo che l'Italia paga per la diaspora dei migliori e dei più competitivi… . E svela un problema centrale: dopo aver creato un'etica del lavoro e dopo avere sottomesso ogni ambito a quello economico, i giovani si trovano di fronte alla prospettiva di una società senza lavoro, dove prevale la tendenza a spostare sempre più avanti la soglia dell'indipendenza economica. Una dilatazione forzata che prolunga in modo talvolta paradossale il tempo della giovinezza, fino a far sfumare i limiti di ciò che è chiamata post-adolescenza. Il risultato è una massa di «quasi-adulti», bloccati nel passaggio tra il non-più e il non-ancora. I giovani non hanno scelto di non crescere, ma vi sono costretti perché privati di ogni autonomia e autodeterminazione. …
L'Europa si sta muovendo con determinazione. Lo scorso 22 aprile la Commissione Europea ha approvato lo Youth Guarantee…. ha fatto appello ai singoli Stati membri affinché s'impegnino a garantire, a tutti i cittadini sotto i 25 anni di età, un'offerta qualitativamente valida di lavoro, il proseguimento degli studi o l'accesso a un percorso formativo entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'interruzione del percorso di studi…. La risposta dell'Italia non deve farsi attendere se vuole iscriversi nel gruppo dei Paesi competitivi. E la chiave strategica da utilizzare è quella della formazione….

ItaliaOggi - 16/07/2013
“Dirigenti, terremoto giustizia”
░ Il concorso a dirigente scolastico procede perigliosamente in varie regioni. Per le mancate nomine entro agosto, occorrerà ricorrere a d.s. reggenti. (di Alessandra Ricciardi).
In Lombardia, ricorrezione degli scritti e nuovi orali, 355 posti. L'Abruzzo ha visto annullare la graduatoria definitiva, 68 nomine pronte. Calabria, scritti sospesi, 108 posti. In Campania sono in attesa di sapere se ci saranno gli orali: a gara 224 incarichi. La Toscana ha 112 neodirigenti nominati, ma la sentenza di merito è prevista per novembre e chissà come finirà. Il Molise ne conta solo 16 di nomine da fare, ma pure qui il concorso è stato annullato. Il Lazio con i suoi 215 nuovi presidi potrebbe invece farcela, ma le code giudiziarie potrebbero anche rivelare sorprese. A conti fatti, oltre il 40% degli incarichi a preside, messi a concorso nel 2011 attraverso procedure regionali, oggi è in bilico sotto la spada di Damocle della giustizia amministrativa. Vizi formali e meno, buste troppo trasparenti in cui sono stati inseriti gli elaborati, presidenti di commissioni che non erano presenti ai lavori, incompatibilità manifeste... Consiglio di stato e Tar hanno evidenziato nella selezione di 2.386 dirigenti errori e superficialità dell'amministrazione scolastica che danneggiano anche quanti hanno superato con impegno e buona fede le prove. Quando infatti si annullano prove o graduatorie, non c'è più certezza per nessuno. Gli oltre 400 candidati lombardi che hanno superato gli scritti, da ricorreggere dopo la sentenza del Consiglio di stato, chiedono ora a gran voce al ministro dell'istruzione, MariaChiara Carrozza, un decreto che faccia salve le loro posizioni. Quello che è certo è che la continuità è a rischio e che all'inizio del nuovo anno, mancando i dirigenti titolari, ci sarà un ricorso di massa alle reggenze, con presidi a mezzo servizio su più sedi.

Il Messaggero - 16/07/2013
“Scuola, la musica è finita”
░ Alessia Camplone segnala la disaffezione degli utenti dei conservatori, ma anche segnala possibili nuove prospettive.
I Conservatori di musica, davanti ai quali un tempo si faceva la fila per iscriversi, ora si stanno svuotando. Un’inversione di tendenza inaspettata. Sono sempre di meno gli studenti che decidono di dedicarsi allo studio di uno strumento. E così l’Italia sembra mettere da parte la sua cultura musicale, dando l’immagine di un Paese che abbandona una delle sue tradizioni migliori. Secondo i dati ufficiali più recenti del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (relativi all’anno accademico 2011/2012) gli alunni iscritti complessivamente nei Conservatori sono 42.386, mentre i diplomati sono stati 4.826. Sensibilmente in calo rispetto all’anno precedente. Ma i numeri non danno ancora la dimensione esatta della realtà. Perché ad attutire la fuga dai Conservatori incidono i corsi di primo e secondo livello e i pre accademici… Corsi rivisti con la riforma del 1999. Lanciata e non ancora portata a completamento. I Conservatori sono 54 in Italia, ai quali si aggiungono 21 gli istituti musicali pareggiati… A registrare il maggior calo di iscrizioni sono soprattutto i corsi classici. Va meglio per i corsi di jazz, di musica antica e, da quest’anno, di didattica della musica. Ma come mai questa inversione di tendenza nelle "vocazioni" musicali? Diverse le cause. Dalla crisi economica e dalla mancanza di prospettive occupazionali. «Si avverte una contrazione legata anche alla confusione per il riconoscimento dei titoli - osserva Benedetto Lupo, pianista di successo e insegnante al Conservatorio di Monopoli -. C’è una riforma che è stata calata dall’alto e non è stata mai portata a termine. Occorre una riflessione culturale ampia. La musica fa bene alla vita. Porta ad avere una pluralità di pensiero». Una politica più attenta. Non solo. «Creiamo scuole civiche dove i bambini possono iniziare a suonare fin da piccoli – propone Lupo che da settembre insegnerà presso l’Accademia di Santa Cecilia, a Roma - E poi occorre un approccio strutturale all’insegnamento e meno scolastico». Dedicarsi alla musica negli studi è percepita come una scelta elitaria. Ma la realtà è diversa. «Abbiamo ancora l’idea che chi esce dal Conservatorio debba per forza diventare un solista o un orchestrale – chiarisce Pitocco -. Ma i saperi musicali sono molto flessibili e una solida base di preparazione aiuta anche altre professioni di settore. Pensiamo a chi si occupa di acustica o a chi lavora nell’ambito della registrazione». C’è un mondo professionale che aspetta diplomati con una preparazione d’eccellenza nella musica….

Il Messaggero - 17/07/2013
“Il responso dei test Invalsi e il declino dei numeri”
░ L’autorevole parere di Giorgio Israel: spiega le ragioni del declino dell’efficacia didattica nell’insegnamento della matematica.
Non servivano i dati Invalsi (il 50% degli studenti ha sbagliato i test) per sapere che la matematica è la bestia nera della scuola italiana. In realtà, le cose vanno male ovunque per il diffondersi di approcci didattici che, affastellando le innovazioni, hanno oscurato il senso della disciplina…. A forza di riforme a metà e sperimentazioni, non c'è più un sistema coerente. Triste esito per un Paese che ha avuto un Federigo Enriques, grande matematico e grande cultore dell'insegnamento, i cui manuali hanno plasmato generazioni. L'Italia si trovò, all'indomani dell'unità, senza un sistema d'istruzione e i matematici furono in prima fila nel costruirlo: nell'arco di un trentennio un Paese che non esisteva sulla scena della scienza mondiale divenne la terza potenza matematica, dopo Germania e Francia. Per la matematica il riferimento fu l'opera massima della scienza greca e occidentale: gli Elementi di Euclide, modello del ragionamento matematico fondato sul rigore logico e sull'intuizione geometrica. Che questo approccio abbia funzionato è indiscutibile, come lo è che dovesse essere riformato, soprattutto introducendo gli sviluppi del pensiero matematico legati allo studio del mondo fisico. Ma gli estremismi sono nefasti nella scienza non meno che altrove. Negli anni Sessanta un influente gruppo di matematici francesi lanciò lo slogan furente «Abbasso Euclide!» (che ebbe larga eco e ferventi sostenitori, come il pedagogista Jean Piaget), e propose di centrare l'insegnamento sulle "strutture" astratte e la teoria degli insiemi. La geometria doveva essere spazzata via e ridotta all'algebra. I buoni manuali non dovevano contenere figure. La riforma fu implementata in Francia, seguita in molti Paesi e si risolse in un disastro. Il celebre matematico russo Vladimir Arnold diceva ironicamente che se si fosse chiesto a un bambino francese quanto fa 2 + 3 non avrebbe risposto 5 bensì «3 + 2 perché l'addizione è commutativa». In Francia si tornò indietro di corsa. Da noi non si torna mai indietro: si rappattuma. Così, all'infatuazione degli anni Sessanta e Settanta seguirono revisioni che hanno lasciato pessime eredità: la mania di infliggere fin da piccoli la teoria degli insiemi (inutile al livello scolastico), l'idea sbagliata che la matematica si identifichi con la logica, l'ossessione per le regole e le definizioni. … Cosa è rimasto del vecchio approccio geometrico? Brandelli che aggravano l'incoerenza del panorama. Inoltre, nella logica da bricolage delle nostre "riforme" i correttivi si sono sommati ai correttivi. Riassumerei uno di questi nello slogan: "andiamoci piano". Il bambino non deve sentir parlare di numeri e figure prima dei 6 anni e, per altri due anni, evitare i numeri grandi: una disastrosa «didattica della paura». Un altro correttivo è la "concretezza": proporre tante applicazioni, esempi "divertenti", senza una visione unificante. Il risultato alimentato dall'introduzione massiccia di test e dell'insegnamento rivolto al superamento dei test riduce la matematica a un sistema per risolvere enigmi e rompicapi. Il tratto comune è: alla larga dai concetti e dalle visioni organiche. Ma la matematica è ben altro. È la scienza più antica che, come tale, ha relazioni con ogni ambito della conoscenza e tocca tutte le questioni teoriche e pratiche da sempre al centro dei pensieri umani. Solo facendo comprendere questo, «restituendo la matematica alla cultura», esplorando l'affascinante tematica del numero e del continuo geometrico, è possibile destare interesse e affrontare l'analfabetismo matematico…..

latecnicadellascuola.it - 18/07/2013
“Docenti inidonei: tutti d'accordo, ma non si trovano i soldi”
░ Anche le Commissioni Cultura e Lavoro della Camera ritengono che la questione dei docenti inidonei debba essere risolta al più presto.
La discussione sulla questione del transito dei docenti inidonei nei ruoli del personale Ata prosegue senza sosta in Parlamento. Finora le prese di posizione a favore della cancellazione delle disposizioni contenute nell’art. 14 del D.L. 95/2012 sono state numerose…. La sensazione però è che si stia facendo “melina” perché a conti fatti i numeri sono più o meno sempre gli stessi da un anno a questa parte.
Il punto di tutta la questione è, come sempre, di natura finanziaria e Rossi Doria ha confermato che la copertura necessaria è esattamente quella già indicata dal sottosegretario Toccafondi durante un suo intervento alla Commissione Cultura del Senato: 114,31 milioni per il 2013, 110,09 milioni per il 2014, 105,86 milioni per il 2015, 101,63 milioni per il 2016 e 97,41 milioni a decorrere dal 2017… Per ora, come ha sottolineato Gianni Melilla (SEL), siamo sempre fermi alla dichiarazioni di intenti mentre sarebbe il caso che il Governo assumesse finalmente una posizione chiara spiegando in che modo intenda individuare la copertura finanziaria per risolvere il problema.

Scuola oggi.org - 18/07/2013
“Scuole senza dirigenti, intervenga il governo”
░ Scomoda, sempre più scomoda la funzione professionale dei dirigenti scolastici: l’autonomia scolastica somiglia sempre più ad un miraggio, gli accorpamenti da dimensionamento li costringeranno a sdoppiarsi per lo meno, in veste di reggenti (il terzo anno consecutivo per quasi 2 mila istituzioni), e adesso si aggiunge la perigliosa navigazione (in Molise, Abruzzo, Campania, Calabria, Toscana, Lombardia) del concorso bandito nel 2011 (di Pippo Frisone).
In questi giorni sono stati resi noti i dati riguardanti gli organici dei Dirigenti Scolastici. I dati risultano ancor più allarmanti se legati al contenzioso ancora aperto sui concorsi del 2011. In Lombardia che ha il più alto numero di istituzioni scolastiche, il CdS ha parzialmente annullato il concorso che deve ripartire dalla correzione dei mille elaborati. Un altro anno sprecato ! Altra grande regione in bilico è la Campania. Qui il Cds non si è ancora pronunciato. E ancora, il Molise rinviato a ottobre e la Toscana, i cui esiti si conosceranno a novembre. Nonostante il recente dimensionamento delle unità scolastiche che le ha ridotte a 8.636, di cui ancora 589 sottodimensionate, i posti vacanti privi di dirigenti a livello nazionale all’1.9.13 risultano 1.124. La Lombardia è la regione che registra i dati più preoccupanti. Qui, dopo una cura da cavallo imposta dalla regione, le istituzioni scolastiche si sono ridotte a 1.151 di cui 33 sottodimensionate e 20 CPIA. Nelle 1.118 scuole normodimensionate rimangono in servizio 726 dirigenti scolastici, di cui 49 trattenuti in servizio a riequilibrare i 49 pensionamenti. I posti in organico in Lombardia che restano vacanti al 1.9.13 sono 392 di cui 355 sono quelli messi a concorso. A questi posti vanno aggiunti 33 delle scuole sottodimensionate nonché le disponibilità annuali che deriveranno da comandi, distacchi, aspettative, estero ecc… che porteranno l’emergenza a ben oltre i 400 posti! Una vera e propria emergenza, non solo in Lombardia ma a livello nazionale, risultando 1.124 le scoperture dei posti al 1.9.13 , cui vanno aggiunti 589 posti dalle scuole sottodimensionate e le ulteriori disponibilità annuali ! Ora far partire per il terzo anno consecutivo quasi 2 mila istituzioni scolastiche senza una dirigenza autonoma, non può non interrogare il governo, chiamato non solo a risolvere i problemi dei concorsi e del reclutamento dei dirigenti ma anche a garantire un regolare funzionamento di tutte le istituzioni scolastiche. L’istituto della reggenza per scuole oramai dimensionate e complesse, con almeno mille alunni e circa duecento dipendenti, non può essere, ancora una volta, l’unica risposta che dà l’Amministrazione a quella che è diventata una vera e propria emergenza nazionale…. Il Governo faccia ripartire i concorsi , riapra con un provvedimento d’emergenza, magari limitato a un anno, gli incarichi di presidenza oppure dia al Direttore regionale la facoltà di affidare l’incarico ( fiduciario ) al personale docente, risultato idoneo nei concorsi bloccati. Estrema ratio, ridia l’esonero totale ai docenti vicari….

lastampa.it - 19/07/2013
“Camerino, Università gratis alle matricole figlie della crisi”
░ Per una volta, ai giovani non si riservano chiacchiere. Un rettore mi mette in gioco per gli studenti: per agevolarli economicamente utilizzerà fondi Ue accantonati. Nessuna novità, invece, dal Governo, che le fasce d’età da aiutare se le fa dire dalla UE (quelli sopra una certa età converrebbe cancellarli all’anagrafe !); e aspettiamo ancora che il Governo prenda iniziative per la ventilata “staffetta generazionale.
Al diavolo le tasse, il futuro non può - e non deve – pagare la crisi. Negli ultimi dieci anni le immatricolazioni universitarie sono crollate, di pari passo con le risorse destinate a borse di studio, alloggi e mense scolastiche: il taglio ai fondi statali in programma per i prossimi tre anni supera il 90 per cento. Se nulla cambia, l’università per tutti non sarà che uno sbiadito ricordo. Flavio Corradini, rettore dell’università di Camerino, è il primo a invertire la rotta: l’ateneo marchigiano ha deciso che le matricole con uno o entrambi i genitori in cassa integrazione, mobilità o che hanno perso il lavoro nell’ultimo anno, a settembre non pagheranno le tasse. «Dobbiamo superare questo momento e dobbiamo farlo tutti insieme. Dobbiamo capire che o vinciamo tutti, o perdiamo tutti – commenta il rettore -. Ognuno deve fare la propria parte, dare il suo contributo, anche se piccolo». Detto, fatto. Oltre a un voto di maturità superiore a novanta centesimi, per avere diritto all’esenzione gli studenti devono essere residenti nell’area tra Macerata e Fabriano, tra i territori più colpiti dalla crisi. Basta pensare alla Indesit, che, salvo colpi di scena, chiuderà lo stabilimento di Melano, lasciando a casa più di 400 persone. Nelle Marche solo nell’ultimo anno sono scomparsi più di novemila posti di lavoro, la disoccupazione è schizzata ben oltre il dieci per cento e i dati su cassa integrazione e mobilità sono da record: l’anno scorso le domande di mobilità o sussidio presentate all’Inps sono state più di novantamila. Senza poter contare su uno stipendio sicuro, le rinunce si fanno sempre più dolorose. «Sono sempre di più le famiglie che non possono permettersi l’università per i figli – continua Corradini -. Questo è un danno enorme non solo per i ragazzi, ma anche per il nostro territorio: se perdiamo le nuove generazioni, tra qualche anno non avremo più nessuna possibilità di uscire dalla crisi. Non è stato facile, ma per fortuna siamo riusciti ad accantonare delle riserve con i fondi europei a disposizione delle università». L’università di Camerino ha inoltre messo a disposizione delle nuove matricole dieci borse di studio da 2.400 euro, sempre assegnate agli studenti più meritevoli e residenti nel fabrianese e maceratese. Un’altra iniziativa per aiutare chi ha le capacità, ma non i mezzi per continuare a studiare. …

www.tuttoscuola.com - 18/07/2013
“Carrozza: Meno ingressi? Colpa della Fornero”
░ Al videoforum di Repubblica TV, la Ministro fornisce risposte di tal guisa: 1. Saranno tutti assunti i vincitori del concorso a cattedra che volge al termine ? Risposta: “Mi auguro di si… Ci sono stati problemi perché i compensi per chi è in commissione sono molto bassi… Non appena sarà possibile immetteremo 15mila dipendenti… il concorso ha validità 3 anni e potranno essere assunti successivamente”. 2. Altro canale d'ingresso di cui bisognerà capire il destino è quello dei corsi Tfa. Risposta: "Cercheremo di dare risposte anche a loro, capisco la loro preoccupazione". - Gentilissima Ministro, non è improbabile che anche chi passa per caso nei pressi del bianco palazzone di Viale Trastevere capisca la preoccupazione; non ha la sensazione di essere stata presa tra l’incudine e il martello ? Passa per caso nei pressi, oppure è stata presa tra l’incudine e il martello ? Ci sembra di rivedere Profumo (ma senza sorriso gommoso), tali e tante sono le analogie programmatiche, e ora anche quella di ridurre di un anno il percorso di studi dell’istruzione secondaria di secondo grado. Intravedo una regia unica ! Poi, nell’intervista, la ministro fa un accenno alla necessità che gli studenti universitari si diano una massa: non devono arrivare a 25 anni senza aver fatto nemmeno un giorno di lavoro ! Frase che ci ricorda vagamente la tirata di Michel Martone sugli “sfigati”. Gentile Ministro, senza aver fatto nemmeno un giorno di lavoro ci arrivano a 40 anni, i giovani figli del popolo. "Sì a settembre, vediamo". (Leonardo MAIORCA)
Concorsone per i nuovi insegnanti scolastici al centro del videoforum di Repubblica Tv con il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza. "Verrano tutti assorbiti i vincitori? Mi auguro di si - ha esordito il ministro -. le selezioni sono in corso, alcuni più avanti. Ci sono stati problemi perché i compensi per chi è in commissione sono molto bassi, nonostante avessimo chiesto di assorbirli". Resta capire quanto saranno i nuovi docenti alla partenza del prossimo anno scolastico. "Non appena sarà possibile immetteremo 15mila dipendenti -, 50% dalle graduatorie, 50% dal concorso". Numeri più bassi delle previsioni iniziali. "Anche se il concorso ha validità 3 anni - precisa il ministro - e potranno essere assunti successivamente". "La diminuzione è dovuta alle conseguenze della riforma Fornero". Norme che impediscono a molti che avevano già maturato l'età pensionabile, la cosiddetta quota 96, di lasciare. "Abbiamo presentato una proposta di legge a riguardo con la collega Ghizzoni - dice il ministro -, stiamo cercando le coperture per sanare il problema. Molte persone classe 52' sono costrette a rimanere in servizio al di là della loro volontà". Altro canale d'ingresso di cui bisognerà capire il destino è quello dei corsi Tfa. Chi li ha frequentati lamenta i costi elevati dei corsi, a fronte di un futuro ugualmente incerto: "Cercheremo di dare risposte anche a loro - promette il ministro -capisco la loro preoccupazione"…. Tra le criticità del sistema universitario spicca la presenza massiccia di fuoricorso. "Sono contraria a barriere e sanzioni … Anche agli studenti però è richiesto un cambio di mentalità. "Non si può arrivare a 25 anni senza aver lavorato neanche un giorno. Tutti gli universitari devono aver fatto stage ed avere esperienze di tirocini". …. Dopo un insediamento segnato da minacce di dimissioni, poi rientrate, l'intervento del ministero si articola in questa fase su più fronti. "Misure per l'edilizia e la sicurezza scolastica sono all'approvazione in questo momento", per circa 150 milioni di euro. Molto dipenderà dalle altre risorse a disposizione. "Stiamo cercando di trovare finanziamenti ulteriori laddove è possibile. Sicuramente abbiamo l'idea di un pacchetto per la scuola su cui lavoreremo". Arriveranno a settembre? "Sì a settembre, vediamo"…..

Pubblichiamo alcuni articoli sulla pubblicazione in GU del regolamento per il Tfa speciale e sull'avvio dei ricorsi ANIEF.

ANSA: partono corsi abilitazione per 80mila precari

Job - Corriere dell'Università: MIUR, al via corsi di abilitazione per 80 mila docenti precari

Italpress: scuola, al via corsi abilitazione per 80 mila precari

Tecnica della Scuola: percorsi speciali abilitanti, slitta il decreto che aspettavano i precari

ASCA: Scuola, al via corsi abilitazione per 80mila precari

AgenParl: scuola, Anief: al via corsi di abilitazione per 80mila precari

MNews: scuola, partono i corsi di abilitazione per 80mila precari: il regolamento in Gazzetta Ufficiale

Orizzonte Scuola: TFA speciale (PAS). ANIEF annuncia possibili ricorsi: tutti gli abilitati in graduatoria

Tuttosuola: Tfa speciali, dall'Anief soddisfazione (e promessa di nuovi ricorsi)

Cervelliamo: TFA Speciali o PAS, i commenti e le minacce dell'Anief dopo la pubblicazione in GU

Orizzonte Scuola: docenti del TFA ordinario e speciale accomunati dalla richiesta di inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento

GR ARIS: finalmente arriva a compimento il sofferto iter di approvazione per far abilitare all’insegnamento 75mila docenti precari

Webmaster Point: TFA speciale: questa settimana decreto attuativo su requisiti, data inizio e regole

UominiDonne: TFA speciale (PAS): come presentare la domanda, posti disponibili, costi

 www.superando.it/ - 05.07.2013
“Una Mozione alla Camera contro quel blocco delle assunzioni”
░ Un Parere del Dipartimento della Funzione Pubblica ha di fatto bloccato nella Pubblica Amministrazione le assunzioni delle cosiddette “categorie protette”, previste dalla Legge 68/99. L’on. Giulia Di Vita ne ha chiesto al Governo la sospensione, con una mozione alla Camera. La condanna alla quale la parlamentare fa riferimento, nel’interpellanza è quella comminata la settimana scorsa dalla Corte di Giustizia europea: ha dato ragione alla Commissione europea nello stabilire che il governo italiano non adotta tutte le misure idonee a garantire alle persone con handicap un normale percorso professionale; adesso, la U.E potrebbe avviare una procedura di infrazione che potrebbe concludersi con una multa.
«Evitare qualsiasi atto che preveda o consenta la sospensione degli obblighi di assunzione per le Pubbliche Amministrazioni di persone con disabilità, di cui alla Legge 68/99 [“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.], anche nei casi di soprannumerarietà, a partire dal ritiro della Nota, 22 maggio 2013 n 23580, del Dipartimento della Funzione Pubblica». Lo si legge nel il testo della Mozione presentata alla Camera dalla deputata Giulia Di Vita - «Non può una semplice nota del Dipartimento della Funzione Pubblica, interpellata tra l’altro dall’INPS – scrive ancora De Vita nel testo della Mozione -, andare palesemente contro una Legge dello Stato, ovvero la 68/99, che istituisce proprio l’obbligo di assunzione. Si tratta di un grave attacco ai diritti fin qui conseguiti e il segno della spasmodica ricerca di tagli, che finiscono sempre con il danneggiare le fasce più deboli della popolazione piuttosto che proteggerle». «Tra l’altro – conclude la parlamentare – la Corte di Giustizia Europea ha già bocciato l’Italia proprio per le insufficienti misure adottate circa l’inserimento lavorativo delle persone disabili: un passo più falso di questo non poteva proprio essere fatto. Invitiamo pertanto il Governo ad attivarsi per la revoca della sospensione, chiarendo inoltre le responsabilità del caso».

www.superabile.it – 6 luglio 2013
“Una persona su tre assiste regolarmente un familiare”
░ I dati di "Cresce il welfare, cresce l'Italia": oltre 15 milioni uomini e donne tra i 15 e i 64 anni sono impegnati nel lavoro di cura per bambini e anziani; in aumento, congedi retribuiti e permessi lavorativi
…Solo riferendosi agli assicurati Inps, la spesa per congedi è passata dai 136 milioni del 2009 ai 344 del 2011. Quella per i permessi, parallelamente, è passata da 487 a 648 milioni. … Sono soprattutto le donne (8,4 milioni) a farsi cura del carico assistenziale, soprattutto nella fascia d'età tra i 35 e i 44 anni, con effetti negativi sulla partecipazione al mercato del lavoro. Secondo l'Istat sono 240 mila le donne occupate che optano per il part-time per carenza di servizi all'infanzia. Altre 489 mila sono le disoccupate che non trovano un impiego per mancanza di conciliazione. Un altro milione lavorerebbe se potesse bilanciare meglio il tempo dedicato alla cura dei familiari. D'altra parte, i dati confermano che l'aiuto familiare è quello su cui le persone con limitazioni funzionali contano più spesso: il 55% riceve aiuti solo da familiari, mentre è marginale la quota di chi fruisce di aiuti da parte di personale a pagamento (7,8 per cento). Per il lavoro di cura privato, la spesa delle famiglie, nel 2009, è stata di 9,8 miliardi, contro i 7,1 miliardi di euro dell'intera spesa sociale dei Comuni singoli e associati registrata nello stesso anno.

latecnicadellascuola.it - 07/07/2013
“Sua maestà britannica affida la scuola statale alla chiesa”
░ Il governo inglese ha stipulato un accordo con la chiesa anglicana che potrà dirigere (ma preservandone il carattere laico) le scuole statali.
Il ministro dell’Educazione inglese Michael Gove… ha giustificato così l’accordo: “La Chiesa fa un lavoro stupendo per innalzare gli standard educativi del paese e fornire ai ragazzi un ambiente sicuro e amorevole. Io però vorrei di più, vorrei che la Chiesa recuperasse lo spirito della sua missione educativa che c’è stata durante l’epoca vittoriana. Per cui mi piacerebbe che aiutasse le scuole, soprattutto quelle che accolgono i più poveri, a raggiungere l’eccellenza”. …La Chiesa anglicana ha 4.577 scuole sparse per il paese, che rappresentano spesso l’eccellenza educativa inglese. L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, salutando positivamente l’accordo, ha dichiarato anche: “ È ovvio che buone scuole aiutano a produrre una forza lavoro ben educata ma la visione cristiana è più vasta. Pone il ragazzo al centro di un quadro più ampio, che gli consente mentre impara di affrontare le sfide che la vita e la cultura pongono oggi”.

larepubblica.it - 08/07/2013
“Primi tagli: ai disabili… Riuscirà Letta ad evitarli?”
░ Luca Pancalli, assessore agli Stili di vita del Comune di Roma, e presidente del Comitato italiano paralimpico ha protestato per i tagli ai finanziamenti per lo sport.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha tagliato il contributo 2013 del Cip di oltre 700mila euro. Si tratta, come è stato specificato in serata, di tagli effettuati dai precedenti governi. Pancalli ha subito protestato: "Sono sconcertato, è a rischio l'attività internazionale e la preparazione della Squadra per …. i prossimi Giochi Paralimpici Invernali di Sochi 2014. Mi sono immediatamente attivato perché si stabilisse un contatto diretto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Sottosegretario all'Economia, al fine di individuare, quanto prima, una soluzione alternativa a quella comunicatami, allo scopo di preservare l'attività di un'organizzazione che, nello sport, ha sempre visto la chiave per l'inclusione e l'integrazione di milioni di persone nella società civile". Il Governo ha poi emanato il seguente comunicato: "In merito alla notizia circolata nel pomeriggio sul taglio dei fondi destinati al Comitato Italiano Paralimpico, la Presidenza del Consiglio comunica che la suddetta riduzione è frutto di un taglio lineare conseguente a una diminuzione di spesa disposta prima dell'insediamento di questo esecutivo. Tuttavia, il governo sta procedendo, mediante il reperimento di forme compensative di riduzione, all'immediato e definitivo ripristino del finanziamento dei fondi destinati al Comitato…”

Il corriere della sera - 08/07/2013
“Il prof con il curriculum taroccato che giudica gli aspiranti colleghi”
░ Succede negli atenei; e non sfugge all’occhio attento di Gian A. Stella
Accettereste d'essere giudicati da un professore che per entrare in commissione e giudicare voi ha presentato un curriculum taroccato? Mai, direte. Eppure è quanto sta accadendo agli aspiranti docenti universitari, ordinari e associati, di Storia moderna. Non solo: sullo scandalo è stata messa una pezza ancora più strabiliante. Il permesso al taroccatore, udite udite, d'aggiustare quel curriculum retroattivamente. Teatro della storia, Messina. Dove l'ateneo, già al centro di mille polemiche e scosso ieri dagli arresti per gli «esami facili» e le rivelazioni sulle interferenze della ‘ndrangheta, era stato sconvolto anni fa perfino da un delitto, l'uccisione a colpi di lupara del professore Matteo Bottari. Un omicidio seguito da inchieste arroventate e dalla definizione della città peloritana come di un «verminaio». Tutto comincia quando, nel tentativo di lasciarsi alle spalle le sconcezze di certi concorsi del passato quando i baroni più spregiudicati potevano mettere in cattedra figli, mogli, cognati, famigli e somari, viene tentata la strada di commissioni nazionali delegate non ad assegnare le cattedre ma a valutare gli aspiranti professori. I quali, una volta abilitati, avranno il diritto a partecipare ai vari concorsi in questa o quella materia in questo o quell'ateneo…. Tra i 54 aspiranti membri della commissione per l'abilitazione in Storia moderna, c'è anche Angelo Sindoni, ordinario di Storia moderna all'Università di Messina dal 1986….
Il curriculum è lungo lungo: 53 pubblicazioni principali…. Saverio Di Bella, già docente dell'Ateneo messinese…. spedisce una lettera velenosissima all'allora ministro Francesco Profumo: quel curriculum è almeno in parte taroccato…. La faccenda finisce nelle mani dell'Anvur, l'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. La quale, sia pure sospirando, non può che prendere atto di come alcune pubblicazioni inserite nel curriculum vitae del commissario Sindoni, effettivamente, non siano mai state pubblicate. Nonostante fosse annotato nel documento perfino il numero isbn (International Standard Book Number) cioè di codice di 13 cifre usato internazionalmente per classificare i libri e rintracciarli poi nelle varie biblioteche. ….
Pensa e ripensa, l'Anvur decide di lasciare le cose come stanno perché, in fondo in fondo, i titoli portati da Angelo Sindoni a sostegno della propria candidatura sarebbero stati sufficienti anche senza quelle pubblicazioni fantasma…. Diamo per scontato che sia tutto corretto… Ma resta la domanda iniziale. Dopo decenni di sospetti e polemiche su concorsi universitari troppe volte finiti con la promozione di candidati stupefacenti era davvero il caso, eticamente e politicamente, di imporre agli aspiranti docenti di Storia moderna di farsi esaminare da un professore che si è fatto beccare con le dita nella marmellata ?...

Il Messaggero - 08/07/2013
“Abbandono scolastico, lascia uno studente su cinque”
░ Quello della dispersione è un fenomeno dove l’Italia ha un primato tristemente negativo. La conferma arriva dagli ultimi dati del Ministero.
Vanno via in silenzio. Lasciano quasi sempre senza dire nulla. I maschi abbandonano più delle donne. Lasciano al sud più che al nord. Sono gli “early school leavers”, studenti che abbandonano precocemente la scuola. Non studiano più. E molto spesso nemmeno lavorano. Quello della dispersione è un fenomeno dove l’Italia ha un primato tristemente negativo. La conferma arriva dagli ultimi dati del Ministero dell’ istruzione, dell’università e della ricerca (il Miur). Seguono di pochi giorni le statistiche dell’Ocse. I dati del Miur, per il 2012, mettono il nostro Paese in quart’ultima posizione in Europa… Quasi un alunno su cinque, tra le medie e le superiori, lascia la scuola. La dispersione, infatti, si attesta in Italia al 17,6% (18,2 % nel 2011) contro una media Ue del 12,8% (13,5%). Il divario con il dato medio europeo è più accentuato per i maschi (20,5% contro 14,5%), in confronto a quello delle donne (14,5% contro 11%)…. Anche nelle aree più industrializzate e sviluppate, nelle regioni caratterizzate da un mercato del lavoro ad ingresso più facile e in cerca di mano d’opera meno qualificata: è qui che una larga fetta dei ragazzi trova più allettante la prospettiva di rinunciare agli di studi per entrare subito nel mondo del lavoro. Continue assenze, voti costantemente molto bassi, cambiamenti ripetuti di istituto: i sintomi che molto spesso portano alla dispersione. Un fenomeno che per gli esperti è prevedibile. Secondo le stime dello stesso ministero dell’istruzione nell’anno scolastico 2011/2012 il numero degli alunni “a rischio di abbandono” è di circa 3.400 ragazzi per la scuola secondaria di I grado (pari allo 0,2% degli alunni iscritti) e a quasi 31.400 per le scuole superiori. ….

Italiaoggi – 09/07/2013
“Docenti inidonei, tenerli costa. Oltre 100 milioni per evitare il passaggio tra gli Ata”
░ Nicola Mondelli fa il punto sulla questione dei docenti inidonei per motivi di salute a svolgere la funzione docente (la più vergognosa, a memoria nostra), e scopre che il MIUR è in confusione perfino sui numeri.
Torna in alto mare la speranza degli insegnanti permanentemente inidonei di evitare il passaggio forzoso tra gli assitenti del personale Ata. Ragioni di bilancio rendono complicato, se non impossibile, che la norma sul trasferimento possa essere cassata. Per abrogare quelle disposizioni o anche solo per rinviarne l'applicazione…. bisogna trovare risorse finanziarie che coprano i mancati risparmi di spesa che sarebbero derivati dal transito nei ruoli Ata del personale interessato. É quanto ha dichiarato il sottosegretario all'istruzione, Gabriele Toccafondi, nel corso della seduta della settima commissione del Senato tenutasi il 2 luglio, dopo aver riferito sul numero del personale interessato al problema e sull'entità dei risparmi di spesa che sarebbero derivati dall'applicazione delle disposizioni di cui all' art. 14 del decreto legge n. 95/2012, convertito dalla legge n. 135/2012, la cosiddetta spending review. Relativamente ai risparmi di spesa il sottosegretario ha ricordato che quelli stimati per il passaggio nei ruoli Ata di 3.565 docenti permanentemente inidonei, di 800 docenti temporaneamente inidonei e di 900 docenti titolari delle classi di concorso C.999 e C. 555, peraltro già inseriti nei saldi di finanza pubblica, ammontano a 114,31 milioni di euro per 2013, a 110,09 per il 2014, a 105,86 per il 2015, a 101,63 per il 2016 e a 97,41 a decorrere dal 2017. I mancati risparmi di spesa previsti per il 2013 sono stati coperti attingendo al Fondo per la valorizzazione dell'istruzione scolastica, universitaria e dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, fondo iscritto nello stato di previsione del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a decorrere dal 2012. L'ammontare di risorse residue nel Fondo potrebbe essere nullo, salva più favorevole certificazione a cura del ministero dell'economia, in attuazione del contratto collettivo nazionale siglato in data 13 marzo 2013….. Sul numero dei docenti coinvolti, espressamente richiesto al governo dai membri della 7^ Commissione, quelli che sono stati forniti al sottosegretario dagli uffici del ministero dell'istruzione non corrispondono all'ultima rilevazione fatta dal Miur e datata 11 marzo 2013. Quest'ultima indicava essere 3.084 i docenti inidonei, 460 i docenti titolari sulla classe C.999 e 28 quelli titolari sulla C.555, per un totale di 3.572. Il numero e la composizione fornita dagli stessi uffici al Sottosegretario indicano, invece, un totale di 5.265 docenti. Ma i numeri esatti quali sono ? …

Italiaoggi – 09/07/2013
“Nuova infornata di prof abilitati”
░ Carlo Forte e Alessandra Ricciardi focalizzano il problema “precariato”: con i “Percorsi Formativi Abilitanti Speciali”, saranno abilitati 80 mila aspiranti docenti, che vanno a sommarsi agli oltre 220mila iscritti nelle G.E. (i due giornalisti sottostimano il numero). E i posti di lavoro ? Per inciso, segnaliamo che, così data da certa stampa, la notizia delle prossime 80mila abilitazioni, c’è chi l’ha intesa come creazione di posti di lavoro nuovi….
La novità è contenuta in un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale serie generale n.155 del 4 luglio scorso, che entrerà in vigore il 19 luglio prossimo. A partire da quella data gli interessati potranno produrre domanda, utilizzando la procedura via web che sarà attività dal ministero dell'istruzione. É prevista anche l'emanazione di un decreto dirigenziale che recherà la normativa di dettaglio. L'accesso ai corsi abilitanti sarà riservata ai precari che potranno vantare 3 anni di servizio, ma fino al 2011/2012, di cui almeno uno nella disciplina oggetto del corso, anche se abilitati in altre discipline. Non è previsto il superamento di prove di accesso e, secondo quanto risulta a Italia Oggi, per fare fronte alle richieste (che potrebbero raggiungere quota 80mila) gli aventi titolo a partecipare saranno classificati secondo l'anzianità di servizio. Tale criterio servirà a definire gli scaglioni che saranno gradualmente avviati alla frequenza dei corsi. Il tutto però senza che ci sia chiarezza sui posti disponibili per le future assunzioni. Dopo gli annunci del ministro dell'istruzione, Maria Chiara Carrozza, relativi a 15 mila nuove immissioni in ruolo a settembre e 44 mila nel successivo triennio, grazie al turn over, non sono giunti atti concreti. Ma non solo. La disponibilità dei posti indicati, circa 15 mila all'anno, si rivela comunque largamente insufficiente se confrontata con il fabbisogno occupazionale della categoria dei docenti precari abilitati, oggi a quota 150 mila. Categoria destinata a crescere ulteriormente proprio grazie ai corsi riservati che stanno per partire. …. Il decreto sui corsi riservati tra l'altro sbarra la strada ai docenti di ruolo. Di fatto precludendo una ricollocazione professionale per i circa 9mila insegnanti in esubero sulla propria classe di concorso e che potrebbero abilitarsi su altri classi per le quali c'è carenza di prof…. La preclusione appare ancora più stridente se si pensa che molti docenti in esubero sono stati e saranno ricollocati secondo i titoli di studio posseduti e a prescindere dal possesso dell'abilitazione, così come indicato dall'art. 14, comma 17 del decreto legge 95/2012. Quanto al contenuto del decreto sui corsi riservati, il dispositivo prevede che fino all'anno accademico 2014-2015 gli atenei e le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica dovranno istituire ed attivare percorsi abilitanti speciali finalizzati al conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado e analoghi percorsi dovranno essere organizzati per la scuola dell'infanzia e primaria. Potranno partecipare i docenti non di ruolo che abbiano maturato, a decorrere dal 1999/2000 fino al 2011/2012 incluso, almeno tre anni di servizio in scuole statali, paritarie o nei centri di formazione professionale….

Corrieredellasera.it – 10/07/2013
“Il paese che preferisce le lavatrici ai libri”
░ Gian Antonio Stella segnala una conseguenza paradossale della normativa sull’Ecobonus: Saranno penalizzati i testi scolastici con allegati: i soldi necessari per gli incentivi a chi rottami gli elettrodomestici saranno recuperati anche quintuplicando l'Iva sugli allegati alle pubblicazioni. Compresi i manuali dalla scuola d'infanzia all'università.
Sia chiaro: nessuno mette in discussione la scelta degli «Ecobonus» varati dal governo per le ristrutturazioni edilizie e l'efficienza energetica allargatati agli elettrodomestici, ai condizionatori, alle caldaie e alle pompe di calore. Dio sa quanto c'è bisogno, in questi momenti, di provvedimenti che stimolino una ripresa. Il guaio è che per rastrellare i denari indispensabili per concedere questi incentivi… è stato deciso di portare dal 4 al 21%, a partire dal 1 gennaio prossimo, l'Iva sulle «opere culturali (contenuti digitali, musica, audiovisivi) veicolate in abbinamento alle pubblicazioni librarie e periodiche»…. Nel settore librario ciò significa colpire soprattutto i contenuti digitali innovativi allegati ai libri. I prodotti più colpiti sono i libri educativi (libri scolastici, universitari, sussidi come dizionari o enciclopedie) che frequentemente hanno un'estensione digitale: eserciziari, approfondimenti, simulazioni di laboratorio virtuale, ecc.; i libri per bambini spesso accompagnati da audio-letture; quelli professionali o preziose operazioni culturali basate sul multimediale…. E la formula del «libro misto» cresce anche tra i manuali universitari…. Almeno per i testi scolastici la quintuplicazione dell'Iva andrebbe ritirata. Tanto più che colpirebbe direttamente le famiglie. Eppure un ordine del giorno in questo senso, votato all'unanimità al Senato, non è stato preso in considerazione dal governo.

www.scuolaoggimagazine.org – 10/07/2013
“La burocrazia che rallenta la Scuola”
░ Pippo Frisone si sofferma sugli effetti che il d.lgs. 150/09 ha prodotto nella tempistica di nomine e movimenti del personale scolastico.
C’era una volta la Scuola statale precaria, brutta e cattiva che però faceva gli organici in primavera e a seguire i trasferimenti del personale. A giugno si facevano le assunzioni in ruolo ed entro il 31 luglio utilizzi, assegnazioni provvisorie e… udite, udite  anche le supplenze annuali. Al primo di settembre chi doveva andare in pensione andava in pensione. C’erano l’Aran e i contratti collettivi nazionali e c’erano i contratti integrativi nazionali sulla mobilità e sugli utilizzi…. Poi venne il 2008 ed iniziarono i dolori, quelli veri. Tagli agli organici , blocco dei contratti, degli scatti d’anzianità, dei pensionamenti, modifica degli ordinamenti i cui effetti tutt’ora permangono e sono sotto gli occhi di tutti. Una scuola pubblica più povera, con sempre minori risorse finanziarie e di organici. Veniva resa palese e ostentata l’inversione di tendenza. Dal decentramento ad una maggiore centralizzazione, dalla contrattualizzazione del rapporto di lavoro alla sua rilegificazione….Per fare ciò l’ultimo governo Berlusconi, tra le tante altre cose, smantellò col suo Ministro Brunetta quella che era l’architrave del pubblico impiego, cioè il dlgs.165/01, fortemente voluto dal centro-sinistra. Il d.lgs.150/09 in attuazione della L.15/09 introdusse nuove norme in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle P.A. Fu la messa all’angolo delle OO.SS. a tutti i livelli, resa ancora più evidente dai mancati rinnovi contrattuali…. Nel frattempo tutte le operazioni cruciali nella scuola slittavano di mese in mese. Dal 31 luglio tutte le operazioni riguardanti il personale di ruolo furono riportate al 31 agosto, con la coda delle supplenze che si trascinavano oltre l’avvio del nuovo anno scolastico. …. Invece di aumentare la efficacia e l’efficienza della P.A., la riforma Brunetta, privata degli incentivi contrattuali, ha moltiplicato ritardi e disfunzioni, soprattutto nella scuola. L’art.55,comma 2 del d.lgs.150/09 in materia di contrattazione integrativa ha aumentato i controlli, appesantendo l’iter procedurale di almeno 60 giorni. E’ quanto è successo ai contratti sulla mobilità e soprattutto a quello sugli utilizzi… Ogni ipotesi di accordo sottoscritta dalle OO.SS. col Miur, secondo la norma su richiamata,  deve passare al vaglio di altri due Ministeri: quello della Funzione pubblica e quello del Tesoro che hanno un mese di tempo  per accertarne le compatibilità economiche e di legge ! Così è stato con l’accordo sugli scatti di anzianità che ha tenuto sospesa la contrattazione integrativa dentro le scuole fino a marzo! Così è anche quest’anno con l’accordo sugli utilizzi. Firmato il 13 maggio col Miur, a tutt’oggi, mancano i pareri obbligatori della Funzione pubblica e del Tesoro. E siamo quasi a metà luglio !... Tre passaggi burocratici Miur- Tesoro- Funzione pubblica sono francamente troppi e un lusso che la scuola non può più permettersi! Si elimini una volta per tutte questa processione burocratica e si lasci il controllo delle compatibilità economiche alla sola Corte dei Conti. Come era prima….

larepubblica.it - 11.07.2013
“Maturità, crollano i 100 e lode l’anno nero dei superbravi i presidi: regole troppo rigide”
░ Salvo Intravaia registra il diffuso malumore per questa novità.
… Dal 2010 al 2012 il crollo dei diplomati con 100 e lode è netto: meno 46% nelle scuole statali, meno 74 nelle paritarie. Quest’anno andrà peggio: il numero dei superbravi è destinato ad assottigliarsi ancora. Così mentre gli scrutini sono ancora in corso montano le proteste dei presidi che chiedono una norma “più flessibile”. Anche perché ora la lode vale 10 punti di bonus per l’accesso a Medicina e alle altre facoltà a numero chiuso. …Dal 2012, per aggiudicarsi la lode occorre il massimo punteggio nelle prove d’esame – 75 in tutto – e presentarsi alla commissione col massimo credito scolastico: 25 punti, che si ottengono con una media, nelle pagelle degli ultimi tre anni, superiore a 9, e senza essersi aggiudicati neanche un 7. In più, le decisioni sul punteggio da attribuire agli studenti devono essere state assunte all’unanimità. Fino al 2009, il percorso per arrivare al voto record era più semplice: bastavano le prove e il credito al top. E per quest’ultimo bisognava presentarsi con una media in pagella superiore a otto decimi. Poi la Gelmini ha inasprito le regole, entrate a regime nel 2012, e anche per gli studenti eccellenti l’esame di maturità è diventato più difficile.

 ilmanifesto.it - 29/06/2013

Se lo studio allontana il lavoro

 Polemiche sul Pacchetto Lavoro. Riportiamo parte delle riflessioni di Alba Sasso (il Manifesto); riflessioni di buon senso che abbiamo espresso anche da parte nostra. Occorrerà però tenere conto della spiegazione che Lorenzo Salvia ha dato su Il corriere della sera spiegando per quale ragione il governo ha scelto certi criteri: … La gran parte dei soldi che il governo ha messo nel pacchetto lavoro approvato mercoledì viene in realtà dai fondi europei. Ed è proprio Bruxelles a fissare gli obiettivi per i quali possono essere usati. Quei tre requisiti — vale la pena di ripeterlo, ne basta uno solo — sono previsti proprio dall'Unione europea per i programmi di coesione e inclusione sociale che finanzia.

Sconforto è la parola che forse definisce meglio lo stato d'animo di chi si ferma ad analizzare i provvedimenti per l'occupazione varati dal governo. Una misura in particolare salta subito agli occhi, e ferisce nel profondo: la proclamazione, di fatto, dell'inutilità degli studi. I posti di lavoro previsti infatti sarebbero riservati a giovani privi di titoli di studio come il diploma, e ovviamente la laurea. Ci si sarebbe aspettati che il premier Letta dichiarasse che questa è una misura del tutto parziale e ancora insufficiente, dedicata soltanto a chi ha di meno e a chi parte con meno chance. Sottolinearlo nella presentazione del piano sarebbe stato almeno un atto di chiarezza. Ma questo avrebbe mostrato in modo esplicito i limiti di questa misura. Il problema infatti è tragicamente molto più vasto e riguarda i giovani tutti. … La strategia di Europa 2020,che pure si occupa col progetto "Youth on the move" e con l'iniziativa "Opportunità per i giovani" di questo specifico target, si pone come obbiettivo l'individuazione di percorsi che favoriscano il ritorno all'istruzione e alla formazione. Cresce un paese che non garantisca una solida istruzione di base, qualifiche e diplomi? Cresce un paese che è fanalino di coda in Europa per il numero dei suoi laureati, il 21% nella fascia 25/34 anni, a fronte della media europea del 35,8%, mentre l'Europa ci chiede di portare al 40% questa percentuale entro i12020? Ogni lavoro, anche quello che può apparire il meno qualificato, ha bisogno oggi di maggiori conoscenze e competenze. In questi anni l'opera di impoverimento del sistema dell'istruzione pubblica è stata sistematica e ha lasciato ferite dolorose, forse difficilmente sanabili. Ora si proclama ufficialmente che chi ha passato tanti anni a studiare, specializzarsi, formarsi professionalmente ed intellettualmente ha buttato via il suo tempo, i libri non servono. E si tratta di una decisione che pare sposarsi perfettamente con una tendenza che negli ultimi anni ha ridotto la scuola pubblica ad un sistema ferito e depotenziato… Questa decisione del governo si inserisce poi in una generale tendenza all'abbandono delle facoltà universitarie. E' da qualche anno che diminuiscono le immatricolazioni all'università. E certo numeri chiusi e sbarramenti vari non aiutano. Crollano le facoltà umanistiche, in particolare. Cioè quei luoghi della cultura in cui si è formata l'identità della nazione moderna, in cui vien custodita la memoria storica e letteraria di un intero paese. Negli ultimi 20 anni la riduzione di oltre il 25% delle iscrizioni nelle facoltà umanistiche è un dato che dovrebbe far paura a tutti. Sembra quasi il trionfo di una inconsistente banalità, dilagata però nella cultura delle classi dirigenti, quella secondo cui con la cultura "non si mangia". Ma anche le facoltà scientifiche conoscono una flessione drammatica, destinata a pesare negativamente sul futuro economico e produttivo del nostro paese. E alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, soprattutto a quelli maggiormente preparati e qualificati e iperspecializzati, per la cui preparazione e qualificazione si è investito, non resterà che emigrare

 

corrieredellasera.it – 30/06/2013

“Nella cultura lavora una generazione di precari sottopagati

 Una intervista di Paolo Fallai a Tomaso Montanari, docente di Storia dell'arte moderna all'Università «Federico II» di Napoli.

D. Come possono concorrere, patrimonio e paesaggio a un progetto di Nazione? R. «È tutto scritto nell'articolo 9 della Costituzione. Il patrimonio produce cittadini attraverso la ricerca e la cultura. Nella nostra legge fondamentale il patrimonio non ha funzione economica, non è il petrolio d'Italia».

D. E come si fa a mantenerlo, visto che perfino la tutela dei nostri siti più importanti, vive una perenne emergenza? R. «Dal 2008 a oggi il bilancio del ministero per i Beni culturali si è ridotto a un terzo, circa un miliardo di euro. È un ventiseiesimo della spesa militare. Sarebbe demagogia pretendere la pari dignità tra cultura e armi, ma 26 a uno è un suicidio della nazione. E non vorrei ripetere ancora una volta che l'evasione fiscale in Italia è seconda solo alla Turchia e al Messico. Ma col 2% dell'evaso il patrimonio si manterrebbe perfettamente. Non è che non possiamo, non vogliamo».

D. Quindi non possiamo neanche aspettarci dalla cultura posti di lavoro qualificati come sarebbe normale? R. «Invece sì, dovremmo aspettarceli, perché il patrimonio ha bisogno di infinite professionalità di alto livello. Mentre la gestione parzialmente privata introdotta dalla legge Ronchey ha prodotto generazioni di schiavi del patrimonio, precari, sfruttati, sottopagati».

D. Cosa si può fare oggi, di fronte alle continue emergenze? R. «Primo punto riportare il bilancio dei beni culturali a prima del 2008. Barack Obama ha detto che tagliare sulla cultura in tempo di crisi è come buttare il motore fuori bordo per far ripartire l'aereo. Cominciamo a far ripartire le assunzioni dei giovani archeologi, storici dell'arte e architetti al ministero per i Beni culturali».

D. Ma qualcuno non potrebbe vedere in questo la solita ricetta dell'aumento della spesa pubblica? R. «Il patrimonio è come la scuola, come la salute, dobbiamo decidere se merita la nostra attenzione oppure no. Tutelare il patrimonio vuol dire lavorare per il futuro, non per il passato»….

 

http://www.superando.it – 1/07/2013

Il significato di quel Piano per l'inclusività

░ Una nota di Salvatore Nocera, Vicepresidente nazionale della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicapsul Piano Annuale dell'Inclusività (PAI).

Oltre a fissare le date entro cui dovrà essere approvato, una Nota Ministeriale dei giorni scorsi approfondisce, in modo assai utile, il significato del Piano Annuale dell’Inclusività(PAI)…. L’attuale normativa per la scuola prevede come strumento programmatorio la formulazione del Piano Annuale per l’Inclusività (PAI o Piano delle Attività Inclusive), che dev’essere predisposto dal Gruppo di Lavoro per l’Inclusione (GLI) e approvato dal Collegio dei Docenti. In sostanza, esso deve annualmente individuare gliaspetti di forza e di debolezza delle attività inclusive svolte dalla scuola e quindi predisporre un piano delle risorse da offrire (e richiedere) a soggetti pubblici e del privato sociale, per impostare, in vista dell’anno scolastico successivo, una migliore accoglienza degli alunni che richiedono particolare attenzione e di quelli con diversi Bisogni Educativi Speciali. Il documentodev’essere parte integrante del Piano dell’Offerta Formativa

Nei mesi scorsi, la Circolare Ministeriale 8/13ha previsto che il PAI debba essere approvato annualmente entro giugno. E tuttavia – alla luce della brevità di tempo intercorrente tra la data di emanazione della Circolare 8/13 (8 marzo scorso) e quella di redazione e approvazione del primo PAI, in molte scuole si è prodotta una forte resistenza per la sua formulazione, recepita e fatta propria anche dalle forze sindacali, ciò che ha costretto il Ministero a diramare nei giorni scorsi una specifica Nota (Protocollo n. 1551, del 27 giugno 2013)… Il documento citato è importanteperché approfondisce nel modo seguente il significato di programmazione didattica del PAI. … Il PAI non è un piano «per i soli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES)», riguardando invece la programmazione generale della didattica della scuola, al fine difavorirne la crescita nella qualità dell’offerta formativa. In questa migliore luce chiarificatrice, quindi, il documento ben si colloca – a parere di chi scrive – nel quadro dell’autovalutazione e valutazione della qualità della scuola, che dovrà realizzarsi a seguito dell’approvazione del Decreto Legislativo 13/13.

 

larepubblica.it - 03/07/2013

La maturità a prezzo di saldo lo scandalo deidiplomifici dove l’esame costa 8 mila euro

 Per ottenere con facilità il diploma, accorrevano da tutta Italia in tre scuole della Campania. Scattati gli arresti per gravi irregolarità.

Un volo verso Capodichino, e un diploma. Un assegno staccato da papà, e un “titolo di studio”….. È andata così per almeno duemila studenti, negli ultimi due anni, e solo in una ristrettissima area: il Nolano, ad alta densità di scuole-bluff. Più che diplomifici, associazioni per delinquere … Sono aziende scolastiche in apparenza, e scatole vuote. Che, però, da anni riescono a gabbare lo Stato, il ministero, l’Ufficio scolastico regionale: grazie anche a sciatterie o autentiche complicità ben pagate, come dimostrano gli arresti, ad aprile, a carico di ispettori del Provveditorato. Va ancora così, è il sospetto nutrito dalle indagini delle Fiamme Gialle di Torre Annunziata, anche in altri presìdi-satelliti collegati: sia in Campania, sia nel resto d’Italia. È un affare da 10 milioni di euro l’anno, stima approssimata per difetto.

 

Il Fatto Quotidiano - 03/07/2013

A scuola è morto l'umanesimo”

 Angelo d'Orsi scrive dei pericoli connessialla diffusione di un modello culturale meramente utilitaristico.

Nel giugno di 14 anni or sono, a Bologna, nella sede della più antica università del mondo, la cosiddetta Alma Mater, si riunivano 29 ministri dell'Istruzione e siglavano un accordo, la "Dichiarazione di Bologna", che avviava il processo che avrebbe dovuto realizzare lo "Spazio Europeo dell'Istruzione Superiore". Era un contributo all'unificazione del continente. Ma quanti si resero conto delle conseguenze negative che avrebbe avuto quel frettoloso documento? Cominciava allora, in effetti, un gioco al ribasso della qualità. Quello che è stato chiamato "il filosofo più pericoloso d'Occidente", Slavojiek, ha scritto che da Bologna partì "un attacco concertato a ciò cheKant chiamava l'uso pubblico della ragione. Veniva, in prospettiva, cancellato il vero, primo compito del pensare: che non è offrire solo soluzioni ai problemi, ma innanzitutto riflettere sulla forma e la natura di quei problemi. Si sostituiva, insomma, al sapere critico, il sapere "utile", al pensiero libero, un pensiero finalizzato: a cosa? Ai bisogni della società, ossia del mercato, innanzitutto. Da allora in poi nelle università europee, e nelle Scuole di istruzione superiore, secondo una tendenza che attraversava l'Atlantico e si manifestava in America, cominciò una vera e propria aggressione, mediatica e politica, alle discipline umanistiche, e anche alle scienze sociali e politicheL'abrogazione o quasi degli insegnamenti di Lettere classiche, la chiusura progressiva di discipline con grandi tradizioni ma che apparivano "inutili" (Egittologia, Sanscrito, Sumerologia,Indologia...), ma anche il drastico ridimensionamento delle stesse cattedre di Letteratura italiana (ricordava Alberto Asor Rosa, che alla Sapienza sono passate da 12 a 2!), mentre altre discipline, a cominciare dalla Sociologia in tutte le sue declinazioni subivano un processo di vero e proprio imbarbarimento, perdendo ogni sostrato di pensiero, tecnicizzandosi, in senso economico. L'economia, a sua volta, si riduceva alla mera dimensione numerica, mentre i corsi di Storia del pensiero economico sono diventati merce rarissima, e comunque considerati del tutto secondari, mentre un approccio umanistico all'economia oggi è completamente scomparso. La crisi economica ha accelerato il processo. I giovani scelgono indirizzi di studio che sembrano garantire loro un accesso al mondo del lavoro non soltanto più rapidamente, ma con remunerazioni più alte. Che un dentista, o un ingegnere, guadagnino di più di un professore di Latino, lo sanno tutti. …. Dinanzi a questa situazione che finalizza gli studi al mercato, che considera "utile" soltanto il sapere "pratico", e che cerca di cancellare la dimensione critica, ci sono reazioni; e che in definitiva fa perdere ai giovani lo stesso piacere dello studio (studium significa "passione"). Come si fa a formare un cittadino senza la Storia ? si stanno chiedendo ad Harvard e in altre università statunitensi. Sembra che un moto di protesta se non ancora di rivolta stia nascendo È troppo tardi per avviare un contrattacco ?

 

larepubblica.it - 05/07/2013

Università, le tasse d’oro aumenti fino al 167 per cento

░ Gli studi universitari sono sempre più dispendiosi: negli ultimi dieci anni le tassesono aumentate fino al 167% (di SalvoIntravaia)

In appena otto anni, gli iscritti negli atenei statali si sono assottigliati mentre le tasse universitarie sono cresciute del 50 per cento. Con picchi, per alcuni atenei, di oltre il 100 per cento. Il salasso emerge dai dati sui contributi degli studenti pubblicati dal Miur.… Bastano alcuni esempi: dal 2004 al 2012 l’università del Salento ha aumentato le tasse del 167 per cento mentre quella di Reggio Calabria del 119 per cento. Ma la stangata non riguarda solo i piccoli atenei. Tra i grandi, spicca l’università di Palermo che ha raddoppiato i contributi (+110 per cento) e la Federico II di Napoli che oggi registra un aumento del 94 per cento. Mentre l’ateneo più grande d’Europa, La Sapienza di Roma, si è contenuto: il carico per studenti e le famiglie è salito del 57 per cento. Sul fronte opposto, ci sono le università virtuose, tra cui Firenze, che ha ritoccato del 4,7 per cento appena il balzello e il Politecnico di Torino, più 14 per cento. Mentre l’università pubblica più esosa in assoluto è il Politecnico di Milano, con una media di quasi mille e 700 euro. Al confronto, gli 842 euro a studente del Politecnico di Torino e i 509 del Politecnico di Bari sono poca cosa. …. Anche i giudici amministrativi si sono accorti che le tasse universitarie sono diventate troppo onerose. Qualche mese fa il Tar della Lombardia ha condannato l’ateneo di Pavia — che aveva superato, nel 2012, il limite di tassazione studentesca in rapporto al finanziamento statale — a restituire oltre due milioni di euro di contributi non dovuti. Dividendo l’intera contribuzione studentesca del 2004 (più di un miliardo e mezzo) per il numero di iscritti, otto anni fa ogni ragazzo pagava mediamente 632 euro di tasse. Una cifra che nel 2012 è lievitata fino 947 euro.

 

latecnicadellascuola.it - 05/07/2013

“Autonomia scolastica: forse fra sei mesi sarà solamente virtuale”

░ Gestire poco nulla, nel Fondo di Istituto, comporta che le scuole non possano esercitare le prerogative dell’Autonomia.

A partire dal 1° gennaio 2014 la clausola di salvaguardia che ha finora consentito di coprire una serie di costi di personale attingendo ai risparmi derivanti dal taglio degli organici previsto dall’art. 64 del decreto legge 112/2008 non sarà più in vigore.Potrebbe sembrare una buona notizia, ma è vero esattamente il contrario. Il perché lo ha spiegato chiaramente il sottosegretario all’istruzione Toccafondi intervenendo al Senato mentre si discuteva il disegno di legge sulla cancellazione delle norme sui docenti inidonei. Toccafondi, infatti, ha fatto presente che, fino ad ora, alla mancata attuazione della norma sugli inidonei si è data copertura “con la clausola di salvaguardia di cui all'articolo 1, comma 621, lettera b), della legge n. 296 del 2006, nei fatti riducendo l'importo disponibile dei fondi di cui all'articolo 4, comma 82, della legge n. 183 del 2011 e di cui all'articolo 64, comma 9, del decreto-legge n. 112 del 2008”. Ed ha aggiunto: “Ferma restando la necessità di verificare in quale misura detta copertura sia effettivamente disponibile nel corrente anno 2013, sicuramente non lo sarà più dal 1° gennaio 2014”. “A decorrere da quella data- ha spiegato il sottosegretario - il fondo di cui all'articolo 4, comma 82, della legge n. 183 del 2011 risulta azzerato per effetto della legge n. 228 del 2012 e l'ammontare di risorse residue nel fondo di cui all'articolo 64, comma 9, del decreto-legge n. 112 del 2008 potrebbe essere nullo, salva più favorevole certificazione a cura del Ministero dell'economia, in attuazione del contratto collettivo nazionale siglato in data 13 marzo 2013”. In altre parole: i risparmi derivanti dai tagli agli organici sono stati assorbiti in parte dalle deroghe al sostegno adottate a seguito della sentenza della Corte Costituzionale sia dal contratto nazionale del marzo scorso che aveva riconosciuto gli scatti stipendiali a chi li aveva già maturati. A partire dal prossimo mese di gennaio, dunque, non vi saranno più “tesoretti” ai quali attingere. Gli unici fondi disponibili saranno quelli che oggi vengono utilizzati per i compensi accessori (funzioni strumentali, MOF e così via). Ma utilizzare questo capitolo vorrebbe dire eliminare quel poco che le scuole possono ancora gestire. In altre parole significherebbe trasformare l’autonomia scolastica in una semplice espressione linguistica priva di valore pratico.

 

www.scuolaoggi.org - 21/06/2013
"Se un viaggiatore finlandese in una calda giornata di giugno. A proposito di “maturità” e prima prova"
░ Un commento di Antonio Valentino sulle tracce ministeriali per la prova di Italiano all’esame di Stato nella scuola secondaria di secondo grado.
La prima prova scritta, come si legge nella normativa di riferimento, “è intesa ad accertare la padronanza della lingua nella quale si svolge l’insegnamento, nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche del candidato…” (dm n. 41/2003). Come si vede, una cosa “concreta”, che è tutta dentro il senso e le finalità della nostra scuola e dei suoi percorsi reali. Che cosa propongono le tracce della prima prova? Proviamo a ripercorrerle: con il brano di Claudio Magris (bellissimo, come, d’altra parte, tutti quelli scelti dalla commissione ministeriale), si richiedono spunti di riflessione sul viaggio, le frontiere e il confronto con la diversità…. Con i saggi brevi, il terreno comincia a diventare accidentato, ma soprattutto “incognito”, come si dice: si propongono infatti temi - non solo particolarmente ardui, ma soprattutto estranei ai nostri “normali” percorsi scolastici - come il rapporto tra individuo e società di massa oppure il rapporto tra stato e mercato e democrazia o anche le connessioni tra gli omicidi politici del ‘900. Con la traccia scientifica, poi, si veleggia addirittura sulle prospettive aperte dall’avanzamento degli studi sul cervello. Mentre, con la traccia sui cosiddetti BRICS (sigla che sta ad indicare i paesi in via di sviluppo: Brasile, Russia , India, Cina, Sudafrica…), si approda nientemeno che sui vasti e complicatissimi terreni della geopolitica. Per non parlare di quella scientifico-filosofica, affidata alle parole di Capra, con la quale si plana persino su tematica della vita come manifestazione di cooperazione e creatività anche sul piano strettamente biologico. Che dire di fronte a tanta erudizione e sapienza tematica? Ammirazione sincera, non c’è dubbio. Mi chiedo però cosa c’entrino queste tracce con esami di stato che non vogliono più essere – e da tempo – riti di generica e astratta/indefinita “maturità”. La domanda è: le competenze espressive e logico – critiche possono essere accertate proponendo problematiche, suggestive finché su vuole, ma lontane dai curricoli scolastici dei nostri studenti? … Con queste tematiche si potrebbe fare, al limite, bella figura con un cittadino finlandese che capitasse in Italia in questo periodo e che, letti i testi della prova, sarebbe indotto ad esprimere ammirazione per il nostro sistema di istruzione, ignorando quello che effettivamente si insegna nelle nostre scuole. …

www.latecnicadella scuola.it - 23/06/2013
"L'Invalsi chiede la collaborazione dei docenti"
░ Lo stimato preside Giuseppe Adernò intravede un’accresciuta volontà di collaborare con le scuole, nel fatto che l’INVALSI ha postato nel proprio sito un questionario rivolto ai docenti delle scuole campione della Prova nazionale 2013. Gli insegnanti possono esprimere le proprie opinioni sui test e sulle modalità di somministrazione. Il preside Adernò sollecita – e ci ricorda analoghe profferte in stile Monti/Profumo - ai docenti “un gesto di cooperazione” per il questionario. Proposto anche in passato, il questionario non ha prodotto la collaborazione INVALSI/scuole auspicata da Adernò, e però speriamo che il d.s. sia buon profeta per il futuro, perché su questioni quali il test all’esame di terza media, l’ingerenza dell’INVALSI è incompatibile con l’Autonomia didattica delle scuole.
In risposta a quanti ostacolano le prove Invalsi e le ritengono inutili e dannose per la scuola si registra una positiva azione di cooperazione che rende i docenti ancora una volta protagonisti attivi e non semplici esecutori di norme e di pratiche. Il 17 giugno durante gli esami di stato per le scuole del primo ciclo si sono svolte le prove Invalsi… Nulla di allarmante per cui si debba ancora protestare e contestare. Positivi i benefici dei dati che opportunamente studiati consentono di verificare il livello delle competenze degli studenti delle scuole italiane e come si possa migliorare se si osservano i risultati degli altri Paesi della Comunità Europea ed i dati OCSE… Il coordinatore del Servizio Nazionale di Valutazione , Roberto Ricci,ha inviato una lettera di ringraziamento ai docenti di Italiano e Matematica per la collaborazione prestata durante le prove e tramite la scuola ha inoltrato loro la seguente lettera, chiedendo la collaborazione nel rispondere ad un questionario importante per apportare le necessarie modifiche alle procedure. “…Gentile Insegnante, come saprà la classe nella quale ha insegnato nell'a.s. 2012-13 è stata selezionata per far parte del campione nazionale Prova Nazionale 2013. Accanto alla rilevazione vera e propria, nelle classi campione l'INVALSI anche quest'anno ha deciso di sperimentare un questionario rivolto agli insegnanti di italiano e di matematica, i due ambiti disciplinari direttamente coinvolti dalle prove INVALSI. Obiettivi dell'indagine sono infatti quelli di: a) raccogliere le opinioni degli insegnanti sui contenuti delle prove INVALSI e più in generale sulle attività poste in essere dall'INVALSI; b) conoscere meglio le caratteristiche dell'attività didattica concretamente posta in essere nelle scuole, con particolare riferimento all'insegnamento dell'italiano e della matematica. Tali informazioni potranno essere utili sia per meglio interpretare i risultati delle prove INVALSI esistenti, sia per rivedere e adeguare il contenuto delle prove INVALSI dei prossimi anni…. Il questionario sarà on line a partire dal 20 giugno e sarà disponibile per la compilazione fino al 31 luglio 2013….”. La richiesta di cooperazione dei docenti di Italiano e Matematica anche se indirizzata alle “classi campione” potrebbe essere estesa a tutti docenti e risulta quanto mai necessaria per migliorare il servizio e l’operatività della prova, esplicitando tutte le difficoltà che si sono riscontrare nello svolgimento della prova e di alcuni specifici quesiti….

l’Unità - 23/06/2013
"Gelmini predica bene ma ha razzolato male"
░ Calamity-Gelmini in tandem con Tremonti ha ridotto del 7% il finanziamento alle scuole e azzerando oltre 100 mila posti negli organici della scuola ha bruciato le scialuppe di salvataggio per i precari delle graduatorie a esaurimento; in nessun comparto del pubblico impiego, il bisturi di Tremonti incise con pari determinazione. Adesso, la Gelmini torna a parlare come per chiudere il conto ben avviato (chiuse le scuole di specializzazione) con gli ex specializzati SSIS che costituiscono il grosso degli iscritti nelle G.E. Qualche cosa devono averle fatto.
Su Il Messaggero di mercoledì scorso, l’ex ministra Gelmini ha auspicato che, nelle more di future nuove regole sui percorsi di abilitazione degli insegnanti e sul reclutamento di essi, non venga sospesa l’emanazione dei bandi secondo le normative in vigore: rispettivamente, il corso annuale detto Tirocinio Formativo Attivo (Tfa) e il concorso aperto a tutti gli abilitati. L’auspicio deve essere condiviso: immettere nell’insegnamento forze giovani, seriamente selezionate, è importante non solo per dare prospettive ai migliori tra i nuovi laureati ma anche per immettere nuova linfa nel corpo docente, il più anziano d’Europa, e sarebbe quindi inaccettabile bloccare, in attesa di riforme, tale concreta possibilità. Per evitare di ripetere gli errori del passato non si possono però tacere le responsabilità di chi ha determinato l’attuale situazione; risalgono a ben più indietro rispetto alla gestione dell’onorevole Gelmini, ma lei ci ha messo pesantemente del suo. A cominciare dai corsi destinati alla abilitazione: nelle prime settimane del suo mandato ha soppresso di colpo quelli che allora esistevano, le Ssis (Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario), senza sostituirli con altro…. e, pur non introducendo al riguardo una nuova regolamentazione, non bandì i concorsi, così come illegittimamente non li avevano banditi i suoi predecessori Moratti e Fioroni. La scadenza prevista è un triennio, ma dopo Berlinguer 1999 si è dovuto attendere Profumo 2012. È bene che la ministra Carrozza non blocchi, ma è altrettanto indispensabile che punti, finalmente, a una soluzione organica. … bisogna mettere a disposizione per assunzioni regolari tutti i posti che di fatto esistono, e connettere strettamente il meccanismo di formazione/ abilitazione con quello di reclutamento, tramite una programmazione quantitativa rigorosa….

ScuolaOggi - 24/06/2013
"L’estate delle magre assunzioni"
░ Il 2013/14 sarà l’ultimo anno del Piano triennale delle assunzioni di docenti, insegnanti educativi e personale ATA, assunzioni molto, molto magre. E non è, però, che il prossimo piano triennale annunciato dalla ministro si prospetti più ricco.
Docenti, educativi e ata da assumere in ruolo sono appena 15.000. Una goccia nel mare dei 130mila precari che annualmente garantiscono il “regolare” funzionamento del servizio scolastico . A rimanere a bocca asciutta già nel 2012/13 è rimasto il personale Amministrativo e Tecnico, per la nota vicenda dei docenti inidonei…. Al Miur garantiscono che per 5.300 assunzioni Ata c’è stato finalmente il via libera da parte del Tesoro…. Non meno ingarbugliate risultano le assunzioni del personale docente. Tra concorsone, TFA ordinari e speciali da una parte e graduatorie ad esaurimento dall’altra, risulta difficile far quadrare i conti. A complicare le cose s’è messo di mezzo ancora una volta il Tar del Lazio che ha rinviato alla Consulta la norma voluta dalla Gelmini che depennava dalla GAE il personale già di ruolo. Ma il forte ridimensionamento delle disponibilità è arrivato dagli effetti della riforma Fornero sulle pensioni. Nella scuola c’è stato di colpo un dimezzamento dei pensionamenti degli insegnanti e degli Ata, con conseguente ricaduta negativa sulle assunzioni. La Ministra Carrozza , rispondendo ad alcune interrogazioni parlamentari prevede per il prossimo quadriennio 59mila cessazioni, meno di 15mila all’anno. Per il 2013/14 la Ministra conferma per docenti e ATA 15mila assunzioni. Incrociando accantonamenti, pensionamenti e procedure di assunzione attualmente in vigore, viene fuori un risultato ben al di sotto delle aspettative di precari e sindacati. L’ex Ministro Profumo per il suo concorsone aveva messo da parte 10.590 posti per il biennio 2013/14 e 2014/15, cioè 5mila circa per ciascun anno. Sostegno escluso. Alla Graduatoria ad esaurimento dovrebbe andare l’altra metà dei posti disponibili, vale a dire circa 5.000 nel 2013/14 e altrettanti nel 2013/14. Resta ancora irrisolto, nonostante il governo Monti ne prevedesse la costituzione, il tanto atteso organico funzionale, a superamento del dualismo organico di fatto/organico di diritto. A pesare come un macigno è ancora l’art.64 della L.133/08 che costringe l’Amministrazione a tenere gli organici ancora bloccati al 2011/12 ….

ScuolaOggi - 25/06/2013
"Voti, conta più lo status che l'apprendimento"
░ Una ricerca PISA evidenzia, nella valutazione scolastica, la massiccia incidenza di effetti distorsivi, del tipo Effetto di Alone. Tutta la nostra stima e riconoscenza per il meritorio lavoro dei ricercatori PISA, che bene fanno ad evidenziare l’incidenza dei fattori intrinseci di aberrazione. Ad essi, comunque, ricordiamo che la valutazione è la crux desperationis della didattica: è materia delicatissima nella quale chi lavora a contatto con gli alunni, da insegnante, ha maggiore possibilità di minimizzare (e, però, mai annullare) i fattori di imprecisione. Un approccio meramente teorico ha scarse possibilità di produrre soluzioni, specialmente se i ricercatori partono con il criticare il fatto che nelle scuole sono i docenti a preparare le verifiche dell’apprendimento dei loro studenti. Tengono conto della mission educativa delle scuole ?
Femmina, status sociale medio alto, buona socializzazione. É l'identikit dello studente che riceve dai professori voti più alti di quello che meriterebbe. A disegnarlo è un recente Focus di PISA (n.26 www.oecd.org/pisa/pisainfocus), che ha rilevato: la tendenza dei docenti è assegnare voti più alti alle ragazze e agli studenti con condizioni socioeconomiche più elevate rispetto ai ragazzi e agli alunni svantaggiati, nonostante vadano ugualmente bene a scuola e abbiano atteggiamenti positivi simili verso l'apprendimento. Una tendenza tanto diffusa dappertutto. E che premia un profilo di studente simile all'alunno ideale delineato da altri Focus. Eppure, la raccomandazione dei ricercatori PISA è promuovere pratiche di valutazione che premino attitudini e comportamenti che aiutano gli alunni a imparare, separando conoscenze da comportamento. Anche perché, spiegano, «gli studenti spesso basano le proprie aspettative sui loro studi e sulle loro carriera lavorativa proprio sui voti scolastici e gli stessi sistemi scolastici usano i voti per orientare e selezionare verso corsi di studio superiori e per entrare all'università». …Il 95% degli studenti, tranne i coreani, frequenta istituti che misurano i loro apprendimenti con prove preparate dai docenti…

www.Rassegna.it - 26/06/2013
"Pacchetto lavoro: 1,5 miliardi di euro per giovani, over 50 e disoccupati"
░ Incentivi per giovani, ultracinquantenni, disoccupati da oltre 12 mesi e disabili. Detassazione e fino a 650 euro al mese per chi assume a tempo indeterminato gli under 30, e mini-assegno agli studenti per il tirocinio
Per questi provvedimenti sono stati complessivamente stanziati 1,5 miliardi di euro. Ecco cosa prevede il decreto legge:
L'incentivo è istituito in via sperimentale ed è destinato ai giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni. L'incentivo, si legge nel decreto, verrà corrisposto "per un periodo di 12 mesi ed entro i limiti di 650 euro mensili per lavoratore nel caso di trasformazione a tempo indeterminato". Per poterne usufruire i giovani devono rientrare in queste condizioni: essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; essere privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, vivano soli con una o più persone a carico…. L'assunzione a tempo indeterminato di giovani tra 18 e 29 anni determina tra l'altro, “l'azzeramento totale dei contributi per i primi 18 mesi' e per “12 mesi” nei casi di trasformazione in tempo indeterminato. Non solo giovani. Il decreto legge sul lavoro prevede agevolazioni anche per i soggetti con più di cinquant'anni di età, disoccupati da oltre dodici mesi. In particolare, si legge nel provvedimento, in via sperimentale per gli anni 2013, 2014 e 2015 è istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo con dotazione di 2 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015, volto a consentire alle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, "di corrispondere le indennità per la partecipazione ai tirocini formativi". Nel pacchetto lavoro, poi, ci sono incentivi per quegli imprenditori che assumono lavoratori disoccupati in Aspi. L'incentivo alle imprese sarà finanziato con la quota parte dell'Aspi non utilizzato dal lavoratore assunto a tempo indeterminato. Saranno inoltre estese ai co.co.pro. e alle altre categorie dei lavoratori le norme contro le dimissioni in bianco. Ad ogni studente universitario che abbia concluso gli esami, abbia una buona media e rientri sotto una soglia del redditometro, tra l'altro, lo Stato potrebbe riconoscere una specie di mini-assegno di 200 euro al mese qualora svolga un tirocinio della durata minima di 3 mesi con enti pubblici o privati. Il Governo ha stanziato infine 22 milioni di euro per incentivi all'assunzione di disabili.

l’Unità - 27/06/2013
"Scuola, famiglie in rivolta sugli insegnanti di sostegno"
░ La Ministro rassicura le famiglie: le loro preoccupazioni nascono da un equivoco, e conferma che 30 mila precari del Sostegno avranno il contratto a t.i. Perché questo equivoco ?
Il primo grattacapo per il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza arriva dalla questione dei docenti di sostegno. A fine anno aveva fatto discutere la direttiva ministeriale emanata dall’allora ministro Profumo che forniva indicazioni operative e strumenti d’intervento per gli alunni con Bes (bisogni educativi speciali) seguita dalla circolare esplicativa n. 8 del 6 marzo 2013. Questa normativa si inseriva in un quadro di continui tagli al personale di sostegno sui quali in passato si era espressa anche la Corte Costituzionale dichiarando illegittima la norma che poneva un limite per le cattedre in deroga…. L’attuale titolare del Miur ha deciso di rimettere mano alla direttiva. Se applicata, gli insegnanti di sostegno specializzati (cioè quelli che hanno seguito corsi mirati) potrebbero essere assegnati solo agli alunni con disabilità gravi. Nella categoria dei Bes rientrano i Dsa (disturbi specifici di apprendimento), gli stranieri e chi proviene da situazioni familiari e sociali svantaggiate. Il docente di sostegno sarà chiamato ad intervenire solo nell’ipotesi di una disabilità legata ad una menomazione che crea handicap. La paura degli insegnanti di sostegno è di non essere dunque più necessari perché sostituiti dai docenti curricolari, non specializzati. Lo stesso timore delle associazioni dei genitori che leggono il rischio che i bambini certificati come «lievi» rimangano senza sostegno, per di più in classi di 30 alunni dove è già difficile per l’insegnante curricolare prestare la dovuta attenzione a ognuno. … Dal Miur intanto dicono che è un «equivoco, nessuno ha mai pensato di tagliare niente, tutto questo è nato dalla cattiva interpretazione di alcune parole del Ministro». Gli 11mila posti rimarrebbero cattedre in deroga, da assegnare a personale precario, a fronte della trasformazione di 90mila posti di sostegno in organico di diritto….

lastampa.it - 28/06/2013
“La riforma funzionerà. L’emergenza Sud meritava la precedenza"
░ Una intervista al ministro Giovaninni: si impegna a istituire “uno standard unico nazionale per la formazione dei giovani”. Se questo obiettivo fosse conseguito, potrebbe essere ricordato come un serio intervento per il Meridione, visto che standard unici non ci sono per le strade, per le ferrovie, per le possibilità di inserimento nel lavoro.
D. Ministro Giovannini, il decreto sul lavoro che avete approvato ieri si concentra nella concessione di sgravi per l’assunzione di giovani e svantaggiati al Sud. Non si poteva fare di più ?
R. «In teoria si potrebbe sempre fare di più, ma il provvedimento tiene conto dei vincoli di bilancio ed è finalizzato a ridurre la disoccupazione e a ridurre la perdita di capitale umano dovuta alla crisi. La disoccupazione al sud è alta, di lunga durata, e c’è un fenomeno gravissimo di povertà minorile….
D. Sta dicendo che non è solo un problema di offerta di lavoro ?
R. «Anche a causa della crisi in Italia ci sono tre milioni di disoccupati e tre milioni di inattivi. Ma accanto a questo abbiamo un problema enorme di capitale umano. Investiamo poco nella scuola e nell’Università e dobbiamo dire chiaramente alle famiglie (oltre che allo Stato) che si deve investire nell’istruzione, così come che le imprese devono investire di più in formazione. Tutti gli interventi di questo decreto, compresi i tirocini e l’alternanza scuola-lavoro, vanno in una direzione: far incontrare domanda e offerta ai diversi livelli di formazione, offrire ai giovani maggiori opportunità, ridurre la disoccupazione delle persone di tutte le età. …
D. Qual è la vite più importante da stringere?
R. «Il modello dell’apprendistato è uno scambio equo fra abbattimento dei costi per l’impresa e contenuti formativi per il lavoratore. Ma per farlo funzionare occorre che funzioni il sistema della formazione gestito dalle Regioni: oggi funziona bene in alcune, in altre no. Mancano standard nazionali: basti pensare ai problemi nei quali si imbattono le imprese con sedi in più regioni. Abbiamo quindi deciso che entro il 30 settembre la conferenza Stato-Regioni definisca una proposta per il superamento delle varie problematiche. Se così non sarà, interverrà il governo»….


░ Secondo la Redazione di La tecnica della scuola, il decreto governativo che incentiva (650 euro al mese) l’assunzione di giovani tra i 18 e i 29 anni privilegia la forza lavoro meno qualificata quanto a istruzione. Non ci sembra che il decreto vada inteso nel senso che accedono all’agevolazione soltanto coloro che abbiano conseguito soltanto la licenza di scuola secondaria di I grado; ad esempio, ammette all’agevolazione i giovani disoccupati da più di sei mesi (quale che sia il loro titolo di studio ?). Resta il fatto che il decreto contraddice il principio della produttività dell’investimento sociale in capitale umano; proviamo a immaginare che cosa stia passando per la testa a coloro che hanno il titolo si II grado. Per capirci qualcosa, e valutare bene le intenzioni del governo, ci soccorre l’articolo (Lorenzo Salvia) de Il corriere della sera, che riportiamo per secondo.
latecnicadellascuola.it - 28/06/2013
" Dl lavoro: 10,6 mln di euro all'istruzione… ma”
Le cosiddette agevolazioni a favore dei giovani da 18 a 29 anni si possono applicare solo a chi è sprovvisto di diploma di istruzione superiore, e quindi a chi non ha completato il percorso liceale o negli Istituti di formazione professionale, e in modo particolare a chi è sprovvisto di impiego retribuito da almeno sei mesi e a chi, sprovvisto sempre di diploma di scuola superiore o professionale, viva da solo con una o più persone a carico. E qui sta il nodo della faccenda, perché, pretendendo la mancanza di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, significa penalizzare il mondo dell’istruzione, dal momento che pare si voglia dire ai giovani di rimanere senza titolo e quindi senza cultura, penalizzandone perfino le possibilità di carriera nell’attività lavorativa, nel cui ambito il diploma ha fornito da sempre maggiori opportunità. In altre parole sembra che il Governo voglia decretare l’agonia della scuola in generale e dell’istruzione superiore in particolare, visto che vuole immettere nel mondo del lavoro 200.000 (ma ci riuscirà?) persone con una formazione scadente o comunque inadeguata e ferma alla sola ex terza media, la secondaria di primo grado. Giovani quindi senza una appropriata conoscenza specifica, mentre il messaggio complessivo sembra essere quello di non studiare e non proseguire oltre la scuola dell’obbligo perché tanto non serve a nulla.
Corrieredellasera.it - 28/06/2013
Quel bonus-lavoro ai non diplomati (previsto dall'Ue)
Superare la maturità o prendersi un diploma di un istituto tecnico potrebbe diventare un handicap per trovare un lavoro nell'Italia al tempo della crisi? Sembra un paradosso, c'è stata anche qualche strumentalizzazione. Ma un fondo di verità nel paradosso c'è. Il bonus, sotto forma di taglio dei contributi, per le aziende che assumono giovani fra i 18 e i 29 anni fissa tre condizioni. Il giovane assunto deve essere disoccupato da almeno sei mesi, oppure vivere con almeno un familiare a carico, oppure non avere un diploma di scuola superiore. Oppure: basta una di queste tre condizioni per avere diritto al bonus. Il che vuole dire che il meccanismo scatta anche per un ragazzo che ha preso la Maturità, la laurea e magari anche un master, ma è disoccupato oppure ha dei familiari a carico. Preso da solo, però, il diploma di scuola superiore può essere uno svantaggio. Qual è il motivo di questa scelta ?
… La gran parte dei soldi che il governo ha messo nel pacchetto lavoro approvato mercoledì viene in realtà dai fondi europei. Ed è proprio Bruxelles a fissare gli obiettivi per i quali possono essere usati. Quei tre requisiti — vale la pena di ripeterlo, ne basta uno solo — sono previsti proprio dall'Unione europea per i programmi di coesione e inclusione sociale che finanzia. Anzi, quei soldi erano già impegnati in altri progetti e solo dopo una lunga e faticosa trattativa l'Italia è riuscita a riprogrammarli, cioè a dirottarli verso gli incentivi contro la disoccupazione giovanile. Per lo stesso motivo il bonus è rivolto soprattutto al Mezzogiorno. I fondi europei che il governo italiano ha preso per il pacchetto erano vincolati a quattro Regioni: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. E solo dopo un'altra trattativa, pure questa lunga anche se un po' meno faticosa, è riuscita a spalmarli su altre quattro Regioni del Sud: Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise. Restringendo così il campo sul quale spalmare le poche risorse nazionali che è riuscito a trovare. Oltre al titolo di studio, c'è poi un'altra apparente asimmetria nel pacchetto del governo. Perché concentrarsi sui giovani, anzi su quelli fino a 29 anni, quando anche nella fascia sopra i 30 la disoccupazione è un problema per non parlare di chi il lavoro lo perde dopo i 50 e rischia seriamente di non trovarlo più? …. Pure stavolta la spiegazione vera sta nella provenienza dei soldi, fondi europei e quindi da utilizzare per i giovani o da non utilizzare affatto. Per bilanciare il pacchetto, però, il governo ha inserito nel decreto un altro incentivo. Le aziende che assumono un disoccupato incasseranno la metà del sussidio di disoccupazione residuo. Per capire: se al momento dell'assunzione il disoccupato ha diritto ancora a dieci mesi di sussidio l'azienda che lo assume ne incasserà cinque. Stavolta i fondi europei non c'entrano. Anzi, non è stato necessario stanziare nemmeno soldi «italiani» perché ci si limita a cambiare destinatario (dal disoccupato all'impresa che lo assume) di soldi che già ci sono perché il fondo è alimentato dai contributi di tutti i lavoratori. Per questo il secondo bonus è per tutti: anziani o giovani, residenti al Sud o al Nord. E anche laureati, studenti freschi di maturità o solo con la terza media.
 

 www.educationduepuntozero.it - 17/06/2013
"Tra la valutazione e la dispersione... c’è la motivazione"
░ Un contributo del collega Maurizio Muraglia, insegnante e pedagogista. Sono considerazioni – sapienti e strettamente connesse alla diretta esperienza in aula - in materia di valutazione dei ragazzi a rischio di abbandono. Quanto bisogno ce ne sarebbe nei consessi che – su input della Ministro - stanno elaborando le politiche di contrasto alla dispersione !
Com’è noto agli addetti ai lavori la dispersione scolastica presenta molte sfaccettature perché non è da intendere sic et simpliciter come fenomeno di abbandono degli studi che ne rappresenta l’esito estremo e irreversibile. L’abbandono scolastico spesso è preceduto da una fase critica, costellata da frequenza irregolare, da insuccessi, talvolta da intemperanze nel comportamento, che rendono precaria la fisionomia di uno studente. Gli studenti “a rischio di abbandono” sono facilmente individuabili se si presta attenzione ad alcuni fenomeni preparatori. In realtà, soprattutto nel secondo ciclo, appare non pienamente sviluppata tra gli insegnanti questa capacità indiziaria, che si configura come vera e propria capacità valutativa. Infatti è tale capacità a precedere e seguire il percorso che può condurre un alunno da una fase iniziale di disagio scolastico alla decisione di interrompere la frequenza degli studi. Sarebbe opportuno quindi che la valutazione elaborata nelle scuole sapesse non soltanto “monitorare” il processo degenerativo della motivazione allo studio, ma anche gestirlo fattivamente per neutralizzarlo. Accompagnare i processi motivazionali a sua volta presuppone una specifica competenza professionale capace di tenere sotto controllo i fattori che incidono sulla cosiddetta “voglia di studiare”, a tal punto che è possibile ritenere che motivazione, valutazione e dispersione finiscano per abitare un’area comune di significati. Non è superfluo qui sottolineare come anche in contesti apparentemente positivi dal punto di vista degli apprendimenti (pensiamo ai licei) si possa e si debba parlare in non pochi casi di “dispersione della motivazione”, che avviene quando uno studente, che pur ottiene buoni risultati a scuola, matura in se stesso un radicale disinteresse per quanto ha dovuto studiare sulla spinta di una motivazione estrinseca. Ora, perché lo sguardo professionale degli insegnanti sappia volgersi a quest’area concettuale comune – motivazione, valutazione e dispersione – occorre saper affiancare a una registrazione delle prestazioni un’altrettanta attendibile e sensata rilevazione dei processi in corso, rideclinando la logica del “risultato” che troppo spesso finisce per concentrarsi sulla fase conclusiva del processo di apprendimento. In altri termini, l’allievo di cui qui si parla non è soltanto l’allievo del compito o dell’interrogazione, che va bene nei casi in cui la motivazione e l’interesse dello studio non presentano problemi, ma è soprattutto l’allievo inquieto, che si distrae, che reagisce con disinteresse alla proposta di insegnamento. È l’allievo che pone una domanda che apparentemente “non c’entra nulla” con quanto si sta spiegando. Stiamo parlando di una logica valutativa che prende in carico tutto l’allievo finché c’è, finché è in classe e ancora mostra una pur sia timida disponibilità verso lo studio. La logica della valutazione formativa è una logica che previene la dispersione perché è capace di restituire all’alunno demotivato frammenti di positività, e questo avviene quando l’insegnante è disposto a interagire con alunni del genere anche al di fuori dell’argomento del giorno, facendo rientrare nell’ora di lezione l’istanza apparentemente eccedente posta da ragazzi che non hanno interesse per quel che si sta spiegando ma non è detto ancora che non abbiano interesse per tutto il contesto di apprendimento….. La valutazione formativa… non si limita a premiare o punire, ma discute con l’alunno, gli rinarra quanto ha compreso o creduto di comprendere, ritorna sul suo errore per capire a quale eventuale altra domanda poteva corrispondere la sua risposta sbagliata. La valutazione è formativa perché valorizza tutto lo studente e gli restituisce una sensatezza della sua presenza in classe. Molto spesso infatti il processo di degenerazione motivazionale che conduce alla dispersione intesa come abbandono coincide con una crescita del senso di inadeguatezza della propria presenza nel contesto scolastico. Per questo è giusto legare motivazione, valutazione e dispersione, se si vuole affrontare quest’ultimo tema in una logica preventiva. … Abbiamo bisogno di incrementare forme di valutazione interlocutiva, capace di coinvolgere lo studente nella consapevolezza di sé; discorsiva, capace di narrare allo studente punti di forza e punti di criticità del suo stare a scuola; inclusiva, capace di non escludere dall’orizzonte valutativo conoscenze, abilità, talvolta vere e proprie competenze che sembrano esulare dal curricolo ordinario. Ma queste forme di valutazione saranno impraticabili se gli insegnanti – soprattutto quelli che insegnano alla preadolescenza e all’adolescenza – non si sentiranno interpellati nella loro capacità di rendere significativi i saperi che insegnano, coinvolgenti i metodi che adottano, accoglienti le relazioni che instaurano. Nella loro capacità di costruire un curricolo formativo e inclusivo.

lastampa.it - 17/06/2013
" Si assume nelle università"
░ Circa tremila nuovi posti nel Decreto del Fare, e poi risorse per ricerca, edilizia e borse di studio. (Di Flavia Amabile).
La notizia è questa, nelle università si assume di nuovo. Ci sono circa tremila posti nuovi di zecca per ordinari e ricercatori che il governo annuncia di aver creato con il Decreto del Fare. E' la prima volta dopo anni di rigore e tagli, vedremo che cosa accadrà, come questo si tradurrà in bandi di concorso e chi ne beneficerà, ma con i tempi che corrono è positivo che ci siano tremila persone che avranno una possibilità. Ecco il dettaglio dei provvedimenti sulla scuola e sull'università approvati dal consiglio dei ministri. EDILIZIA SCOLASTICA. Un investimento straordinario di edilizia scolastica, finanziato dall'INAIL fino a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014-2016, nell'ambito degli investimenti immobiliari previsti dal piano di impiego di propri fondi….
SBLOCCO DEL TURN OVER AL 50% PER UNIVERSITÀ ED ENTI DI RICERCA DAL 2014. Si ampliano le facoltà di assumere delle università e degli enti di ricerca per l’anno 2014, elevando dal 20 a 50% il limite di spesa consentito a rispetto alle cessazioni dell’anno precedente (turn over). Le singole università potranno quindi assumere nel rispetto delle specifiche disposizioni sui limiti di spesa per il personale e per l’indebitamento senza superare, a livello di sistema, il 50% della spesa rispetto alle cessazioni. Con questo provvedimento si libereranno posti per 1500 ordinari e 1500 nuovi ricercatori in tenure track sul Ffo nel 2014 Spesa prevista 25 mln nel 2014; 49,8 nel 2015 - Copertura mediante taglio spese esternalizzazione servizi per le scuole. - BORSE DI MOBILITÀ PER STUDENTI CAPACI E MERITEVOLI. 5 mln per il 2013 e 2014, 7 mln per il 2015 da iscrivere sul Fondo di finanziamento ordinario delle università per l’erogazione di “borse per la mobilità” a favore di studenti che, avendo conseguito risultati scolastici eccellenti, intendano iscriversi per l’anno accademico 2013-2014 a corsi di laurea in regioni diverse da quella di residenza. Le risorse saranno suddivise tra le regioni… saranno attribuite sulla base di una graduatoria adottata da ciascuna Regione per le università site nel proprio territorio. - RENDERE PIÙ FLESSIBILE IL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DELLE UNIVERSITÀ E SEMPLIFICARE LE PROCEDURE DI ATTRIBUZIONE DELLE RISORSE. Per questo si unificano in unico fondo le risorse attualmente destinate al finanziamento ordinario delle università (FFO) alla programmazione triennale del sistema, ai dottorati, e agli assegni di ricerca. … - INTERVENTI STRAORDINARI A FAVORE DELLA RICERCA. Il Ministero favorirà interventi diretti al sostegno e allo sviluppo delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale, mediante la concessione di contributi alla spesa nel limite del 50% della quota relativa alla contribuzione a fondo perduto disponibili sul Fondo per la ricerca applicata (FAR)….Gli interventi da finanziare riguardano principalmente lo sviluppo di start up innovative e di spin off universitari, la valorizzazione di progetti di social innovation per giovani con meno di 30 anni, il potenziamento del rapporto tra il mondo della ricerca pubblica e le imprese, il potenziamento infrastrutturale delle università e degli enti pubblici di ricerca.

ItaliaOggi - 18/06/2013
"I precari intascano per l'ultima volta le ferie non godute"
░ Dal prossimo anno, l’indennità sostitutiva per ferie non godute dai precari subirà un taglio. Perché i precari sono u muru vasciu !
Il divieto di monetizzazione delle ferie sarà applicato alla scuola solo dal 1° settembre 2013. E dunque, almeno per quest'anno, i docenti precari non subiranno alcuna decurtazione della relativa indennità. É quanto si evince da una nota emanata dalla direzione generale delle politiche finanziarie e del bilancio del ministero dell'istruzione il 12 giugno scorso…. L'amministrazione centrale ha comunicato l'avvenuta assegnazione alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie per il pagamento delle supplenze brevi, comprese quelle necessarie per il pagamento delle ferie, nella misura definita dal contratto di lavoro. E cioè i 30/360 per i giorni di servizio previsti dal contratto. Per quanto riguarda, invece, la liquidazione ed il pagamento del compenso sostitutivo per le ferie non fruite dal personale docente e non docente, titolare di contratti di lavoro a tempo determinato sino al termine delle attività didattiche, il dicastero di viale Trastevere ha ricordato che sarà effettuata dalle ragionerie territoriali dello stato, alle quali i dirigenti scolastici dovranno trasmettere gli atti necessari. E quindi, almeno per quest'anno, i diretti interessati fruiranno pienamente dell'indennità (circa 1500 euro)senza subire alcuna decurtazione. La decisione giunge al termine di un lungo braccio di ferro tra sindacati e amministrazione sulla corretta interpretazione da dare alle nuove disposizioni sul divieto di monetizzazione delle ferie. L'amministrazione, infatti, fino a qualche giorno fa, era incline a non dare alcun rilievo al termine perentorio contenuto nel comma 56 dell'articolo 1 della legge 228/2012. Termine che fissa al 1° settembre 2013 la disapplicazione delle clausole contrattuali che stabiliscono il diritto alla monetizzazione delle ferie non godute. I sindacati, invece, forti della chiarezza inequivocabile della disposizione contenuta nel comma 56, hanno rivendicato all'unisono il diritto alla piena monetizzazione, minacciando azioni legali e mobilitazione della categoria. E alla fine il ministero non ha potuto fare altro che prendere atto della situazione emanando un provvedimento con il quale ha ordinato ai dirigenti scolastici di dare piena osservanza a quello che dice la legge. … Giova ricordare, peraltro, che sebbene questa indennità abbia una funzione risarcitoria, di fatto, essa viene utilizzata, insieme all'indennità di disoccupazione, come un vero e proprio ammortizzatore sociale per fare fronte ai bisogni alimentari nei mesi estivi non coperti da retribuzione.

latecnicadellascuola.it - 19/06/2013
" Si tagliano gli appalti di pulizia nelle scuole per le università"
░ La ministra Carrozza, per coprire le assunzioni nelle università, taglierebbe 25 milioni di euro nel 2014 e 49,8 milioni a partire dal 2015, dai fondi destinati alle pulizie degli istituti scolastici e ai servizi ausiliari esternalizzati: rischiano 21mila lavoratori.
La nuova ministra dell’istruzione, Maria Chiara Carrrozza, ha proposto di ridurre e tagliare i fondi destinati alle pulizie degli istituti scolastici e ai servizi ausiliari esternalizzati, non tenendo conto che in questi ultimi 5 anni i 21mila lavoratori Ex LSU e dei c.d. “Appalti Storici” hanno già pagato pesantemente tale dazio. E' quanto si apprende da una nota. Per garantire le assunzioni all’università e agli enti di ricerca, elevando dal 20 a 50% il turn-over, ovvero il limite di spesa consentito a rispetto alle cessazioni dell'anno precedente in modo da assumere 1500 ordinari e 1500 nuovi ricercatori” di tipo B, per una spesa prevista di 25 milioni nel 2014 e 49,8 nel 2015, si andrebbe a ridurre i fondi per gli appalti delle pulizie e che comunque le scuole dovranno rinnovare a un costo inferire anche per realizzare le economie previste dal decreto e fare in modo che i maggiori risparmi rimangano alle scuole: sbrigatevela da voi, insomma, sembra dire la ministra. In ogni caso 25 milioni per il prossimo anno e quasi 50 dal successivo devono andare alle università, smentendo per certi versi le dichiarazione fatte dalla ministra che aveva chiesto maggiori finanziamenti per la scuola minacciando perfino le dimissioni. Il comma 5 dell'articolo 54, dice infatti che a decorrere dal prossimo anno scolastico le scuole “acquistano, ai sensi dell'articolo 1, comma 449, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, i servizi esternalizzati per le funzioni corrispondenti a quelle assicurate dai collaboratori scolastici loro occorrenti nel limite di spesa che si sosterrebbe per coprire i posti di collaboratore scolastico accantonati ai sensi dell'articolo 4 del decreto del presidente della repubblica 22 giugno 2009” Quasi 11 mila posti subiscono quindi un impoverimento o una riduzione. Fra l’altro nell’audizione al Parlamento del 6 giugno scorso, dove sono state presentate dalla ministra le linee guida programmatiche per la gestione del proprio dicastero, è stato dichiarato che sul piano di sostegno finanziario per la realizzazione dell’autonomia scolastica sarà innalzato il budget per il funzionamento ordinario delle scuole, aumentando la quota procapite per alunno, utilizzando, però “le economie derivanti dai nuovi appalti per i servizi di pulizia nelle scuole”. E infatti i sindacati dicono che “le risorse per l’acquisto dei servizi di pulizia rientrano nel fondo per il funzionamento ordinario delle scuole e di conseguenza se si vuole aumentare la quota procapite per alunno vuol dire che anche per i servizi di pulizia va speso di più e non meno.” Pensare di scaricare ancora i risparmi dell’amministrazione scolastica su questi lavoratori rigettandoli nella precarietà, rimettendoli in capo alla spesa sociale generale, a fronte di scuole più sporche e meno sicure non è una soluzione per dare risposta ai bisogni della Scuola stessa e nemmeno per migliorare le economie ministeriali…

Il Messaggero - 20/06/2013
" I giovani spiazzati fra metodi opposti"
░ Riportiamo il commento di Giorgio Israel alle tracce per la prima prova all’esame di Stato: “Viene da pensare che chi ha preparato questi testi non abbia mai messo piede in una scuola, non abbia figli e non abbia la più pallida idea delle conoscenze che vi si acquisiscono, che sono sempre più esili e frammentarie e che andrebbero vigorosamente riqualificate….”. Segnaliamo che solo poco più del 10% dei candidati ha scelto di svolgere la traccia riconducibile alla tipologia “tema”.
Ormai non ci sono dubbi: al ministero dell’Istruzione c’è chi lavora per cancellare il tema di maturità. Del resto è noto che questo proposito è vivo da anni. Noi siamo invece più che favorevoli al tema, purché offra allo studente l’opportunità di esprimersi in piena autonomia e di dar prova delle sue capacità, su un argomento circoscritto e correlato a temi approfonditi nel corso di studi. La via infallibile per renderlo disgustoso, e alimentare la spinta a cancellarlo, è assegnare come argomenti quelli che Gentile chiamava “brevi cenni sull’Universo”. “Stato, mercato, democrazia”, “Individuo e società di massa”, “La ricerca scommette sul cervello”… Nessuno si sognerebbe non dico di dare una tesi di laurea, ma neppure una tesi di dottorato su temi del genere. Per dire qualcosa di sensato sul primo occorrerebbe conoscere una mole di contributi teorici mai visti nelle scuole, dalla contrapposizione tra pianificazione collettivista e liberismo economico, tra keynesismo e “mainstream”, al versante di teoria politica. Per il secondo tema occorrerebbe aver letto qualcosa della letteratura sui totalitarismi del ventesimo secolo. Dove? In una scuola in cui raramente si arriva a studiare la Seconda guerra mondiale? E che dire del terzo tema che apre l’immensa tematica del rapporto-cervello? Ma c’è una via furbesca per tenere in piedi l’approccio del tipo “brevi cenni dell’Universo” in un contesto in cui non si sa più in che secolo siano vissuti Adam Smith, Karl Popper e Hannah Arendt, ammesso che si sappia chi siano. La via è quella di offrire tracce molto terra terra, articoli di giornale, dietro cui lo spessore dei temi è ridotto a formulette semplificate e informazione, o è visibile solo a chi ne sa molto. Certo, i brani su “Stato, mercato e democrazia” sono densi di temi rilevanti, ma sono tanti e di complessità tale che l’unica via è cavarsela con luoghi comuni sulla crisi. Va assai peggio su “Individuo e società di massa”. Pasolini era un letterato di valore, ma di certo non un maestro di teoria sociale, soprattutto in un brano in cui la spara grossa: «Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi». Visto che la prima parte della traccia di Bodei è in consonanza, e che le connessioni con le tracce letterarie sono esangui, c’è da chiedersi se non sia un invito a confezionare un compitino anticapitalista. Certo, si dirà che lo studente poteva andarsene per conto suo ignorando i testi proposti. Ma, siamo seri, chi oserà farsi beffe delle tracce ministeriali? Il risultato è che lo studente - altro che autonomia e creatività - è stato messo su binari atti solo a determinare risultati preconfezionati e grotteschi. Ciò è ancor più evidente nel tema sulla ricerca e il cervello. Qui, oltre a uno scritto di Boncinelli - che contiene l’unica asserzione di merito sul rapporto tra teorie del cervello e teorie della mente, peraltro assai discutibile - si offrono solo articoli di giornale che informano circa i progetti di simulazione informatica del cervello. Su queste basi cosa scrivere se non un panegirico del programma di Obama? In barba allo spirito critico: da Marcuse allo scientismo è l’apoteosi del conformismo. Quanto ai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) non costituiscono un argomento se non di analisi economica, visto che l’unico tratto comune di quei Paesi è l’incremento del Pil. Lo sa anche l’estensore della traccia che invita a sceglierne due a caso e dire qualcosa sulle loro vicende politiche recenti. A parte la mediocrità della proposta è roba mai vista a scuola. È un invito a navigare di soppiatto con lo smartphone? ….

latecnicadellascuola.it - 21/06/2013
"Via libera ai contratti (forse) ma solo per la parte normativa"
░ E' la proposta che le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro fanno al Governo nel parere favorevole (purtroppo) allo schema di regolamento.
In attesa di conoscere le decisioni che potrà assumere la Commissione Affari Costituzionali del Senato, l’analoga commissione della Camera, riunitasi in seduta comune con la Commissione Lavoro, ha espresso il proprio parere sullo schema di regolamento relativo al blocco di contratti e stipendi. Il parere è favorevole, anche se sono state sottolineate due condizioni. La Commissione ha sottolineato in primo luogo che la proroga prevista dal regolamento deve intendersi del tutto eccezionale e provvisoria, “rendendo, per il futuro, non ipotizzabile un ulteriore allungamento temporale, che rischierebbe di trasformare un intervento che doveva essere una tantum e limitato nel tempo in una vera e propria deroga al meccanismo medesimo”. Inoltre le due Commissioni invitano il Governo “ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata a consentire, immediatamente dopo l'entrata in vigore del decreto in esame, la ripresa della contrattazione collettiva ai soli effetti normativi, modificando lo schema di decreto nella parte in cui lo stesso ha congelato fino al 31 dicembre 2014 la stessa contrattazione collettiva, fermo restando che la contrattazione per la parte economica potrà esplicare i suoi effetti a decorrere dall'anno 2015”. Poiché è poco probabile che al Senato l’orientamento dei parlamentari cambi radicalmente, la conclusione della vicenda è pressoché segnata: il regolamento verrà approvato dal Governo e, nella migliore delle ipotesi, la contrattazione si potrà aprire esclusivamente sugli aspetti normativi. Per ogni eventuale miglioramento di natura economica bisognerà aspettare ancora almeno un anno e mezzo….

 

 

latecnicadellascuola.it - 08/06/2013
" Cala la spesa per gli insegnanti: meno il 2%"
░ Il Sole 24Ore ha documentato come il costo medio previsto per il personale della Scuola sia il più basso di tutto il pubblico impiego.
…Le misure adottate negli ultimi anni, spiega il giornale della Confindustria, a cominciare dal blocco del turn over e dalle limitazioni degli incrementi retributivi, hanno prodotto, si legge nel budget dello Stato, «una contenuta, ma significativa contrazione del costo del personale tra le previsioni 2013 e 2012». Una riduzione del 2,21% pari, in valore assoluto, a 1.689.941.000 di euro, alla quale «contribuiscono, in modo determinante – sottolinea la Ragioneria generale – i costi per le retribuzioni che presentano una contrazione del 2,13% pari a 1.590.181.000 di euro». In modo particolare un alleggerimento sulle retribuzioni degli statali «è attribuibile prevalentemente al Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, che pur presentando una riduzione poco significativa a livello di amministrazione (1,92%), riconducibile ad una diminuzione degli Anni persona, incide significativamente sul totale costi delle Amministrazioni centrali». Proprio sul versante delle retribuzione emerge che per quest'anno il costo medio previsto per il personale del ministero dell'Istruzione è il più basso di tutto il comparto ministeri: 39.436, contro il 43.533 del personale del ministero del Lavoro, i 48.296 di quello del ministero delle Politiche agricole o i 57.799 euro del ministero della Salute, che guida la classifica.

larepubblica.it - 09/06/2013
Numero chiuso, si cambia “Niente test dopo la Maturità dal 2014 li faremo ad aprile”
░ La nuova decisione della Ministro: a settembre le prove selettive. Il ministro Carrozza ha deciso: niente anticipazioni dei test, si torna alle prove a settembre…. E risponde ad altre domande dell’intervistatore; per l’ex ministro Profumo ha stima: Sul concorso pubblico ha avuto coraggio !
D. Cosa ne pensa del numero chiuso all’università, ministro?
«In Italia è necessario, per due motivi. L’accesso ad alcune professioni va contingentato rispetto ai bisogni del paese: spesso formiamo persone che poi vanno a esercitare all’estero. Il numero chiuso è legato alla disponibilità di attrezzature: non si può aumentare indiscriminatamente il numero degli studenti, ogni ragazzo ha diritto a insegnamento di qualità».
D. Perché i test d’ingresso al primo anno? Perché tagliare le gambe a un aspirante medico o architetto su quiz di cultura generale e di logica?
«In altri paesi europei la selezione si fa all’inizio del secondo anno, quando le matricole iniziano a capire le loro attitudini allo studio delle materie. Si può valutare anche da noi, ma questa riforma richiederebbe un periodo lungo».
D. Ha detto che senza fondi si dimette da ministro.
«Sto trovando grande attenzione da parte del governo sulle questioni della scuola. Non mi dimetto».
D. Ha detto due cose, in commissione Senato, che le hanno garantito il plauso dei sindacati. Non capitava da anni.
«Ho detto che non si fanno buone economie sulla scuola bloccando il turn-over. La scuola ha bisogno di certezze, programmazione e insegnanti giovani. Poi ho detto che intendo varare un piano triennale di assunzioni per il 2014-2017, periodo che prevede 44 mila pensionamenti… Ci sarà il giusto equilibrio tra assorbimento del personale precario e concorso pubblico… Ho rispetto per Profumo e le sue scelte. Sul concorso pubblico ha avuto coraggio».
Il Messaggero - 09/06/2013
Il rettore Frati: «La proroga è un toccasana ma il sistema va riformato»
░ Bene accolta la decisione della Ministro Carrozza di spostare a settembre le prove di accesso alle facoltà a numero chiuso. Ce ne sono inutilmente troppe, rilevano gli studenti
… Il rettore della Sapienza Luigi Frati promuove lo slittamento dei test annunciato dal ministro Carrozza: «Per fortuna è arrivata la proroga. Una scelta corretta, ma solo come primo passo, perché il sistema dei quiz va riformulato integralmente. Questa revisione però deve avvenire senza fretta. Serve un metodo più obiettivo, sarebbe utile mettere in correlazione il voto ottenuto da uno studente in una materia a scuola con quello ottenuto nella stessa disciplina nel test …. Dopo avere ottenuto il rinvio delle date nazionali dei test d’accesso, i sindacati studenteschi ora chiedono al ministro Carrozza di aprire una riflessione sul sistema dell’accesso programmato. «… Alla base di questo crollo delle iscrizioni c’è sicuramente il proliferare degli sbarramenti anche nelle facoltà per cui il Ministero dell’Istruzione non pone nessun vincolo».

corrieredellasera.it - 10/06/2013
«Portare gli studenti in azienda. E’ la formula del successo tedesco»
░ Intervista a frau von der Leyen, madre di 7 figli e ministra tedesca del Lavoro e Affari sociali, nel governo di Angela Merkel.
D. Frau von der Leyen, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha definito «inaccettabile» la disoccupazione giovanile. I giovani perdono fiducia nel futuro. È a rischio la costruzione europea?
«Questa è una sfida enorme per la Ue, se non una minaccia, perché ogni società deve poter dare prospettive alla prossima generazione. Ma la disoccupazione giovanile mette anche pressione sulle famiglie. Una prima risposta è la youth guarantee, una garanzia per offrire entro 4 mesi a ogni giovane che resta senza lavoro o lascia la scuola, un lavoro, un'opportunità di formazione o la possibilità di tornare a studiare. Ma poi serve ben altro… Abbiamo bisogno di un'iniziativa per la crescita nei Paesi che hanno una grande disoccupazione giovanile, come la Grecia, la Spagna, il Portogallo e l'Italia. Dobbiamo creare possibilità d'impiego sostenibili. Per questo abbiamo bisogno di un moderno sistema di formazione professionale duale per i giovani e dobbiamo combattere la stretta creditizia, che soffoca le piccole e medie imprese…
D. Cosa si può fare nel breve periodo?
«In alcuni Paesi, come la Germania, ci sono posti di lavoro vacanti, i datori di lavoro cercano giovani che desiderano apprendere un mestiere. Altrove, molti giovani cercano lavoro, questo lo dobbiamo mettere insieme. In Europa c'è libertà di movimento, e bisogna usarla. Solo la lingua è una barriera. Il mio ministero ha investito 140 milioni per offrire ai giovani europei corsi di tedesco e coprire i costi di viaggio per partecipare a un programma di training retribuito di 8 settimane in Germania. L'obiettivo è che alla fine concludono un contratto di formazione o di lavoro. La domanda più alta per usufruirne arriva proprio da Spagna, Portogallo, Grecia e Italia… A chi è disoccupato per prima cosa offriamo un lavoro o un corso di formazione, in passato c'era solo il sussidio. Il personale dei servizi all'impiego è tenuto ad eliminare gli ostacoli che ci sono tra la persona disoccupata e il posto di lavoro. Per esempio, i genitori possono ricevere assistenza per i figli piccoli. Dal primo agosto entrerà in vigore una legge che garantisce un posto all'asilo a tutti i bambini di almeno un anno di età»….
D. Come funziona la formazione professionale duale tedesca?
«È alla base del nostro successo attuale. La metà dei ragazzi tedeschi frequenta un corso di formazione professionale. Abbiamo 340 vocazioni diverse, dall'infermiere al bancario, dal meccanico all'elettronico. È una combinazione di teoria e pratica: tre giorni alla settimana di training in azienda e due giorni in aula. E il certificato professionale, al completamento dei 2 o 3 anni di formazione non esclude la possibilità di frequentare l'università in seguito. Alcuni Ceo di successo hanno cominciato così. Ma non è solo un sistema tedesco, esiste anche in Austria e in Svizzera. Alla base c'è una partnership tra pubblico e privato, perché le imprese devono offrire i posti e pagare la retribuzione dei giovani, e poi serve un ente che gestisca i certificati, in Germania lo fa la Camera di Commercio. Oggi in Germania sono scoperti un milione di posti di lavoro e 33 mila posti di formazione professionale. Abbiamo bisogno di immigrazione qualificata in Germania, e per questo dobbiamo utilizzare il mercato del lavoro europeo».

ItaliaOggi - 11/06/2013
"Pensioni, Fornero al palo"
░ Franco Bastianini fa il punto sulle prospettive immediate che si aprirebbero per circa 4000 mila dipendenti della Scuola ai quali verrebbe riconosciuto il diritto di accedere al trattamento pensionistico con i requisiti richiesti e posseduti al 31 agosto 2012. Sulla legittimità della norma che li ha esclusi dal beneficio, sentenzierà la Consulta.
Quella che inizierà il 17 giugno sarà una settimana di passione per le migliaia di docenti e di personale Ata della scuola per i quali la riforma Fornero aveva escluso dalla possibilità di poter fare valere, ai fini dell'accesso al trattamento pensionistico, i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla previgente normativa perché non posseduti alla data del 31 dicembre 2011. L'ufficio di presidenza della commissione lavoro della camera ha posto all'ordine del giorno dei lavori la proposta di legge n. 249, presentata il 15 marzo 2013, primo firmatario Manuela Ghizzoni (Pd). E un impegno a risolvere il problema è stato espresso anche dal ministro Carrozza, nel suo intervento programmatico davanti al parlamento. La proposta di legge, costituita di soli due articoli, prevede che le disposizioni in materia di requisiti per accedere al trattamento pensionistico di anzianità e/o di vecchiaia e di regime delle decorrenze vigenti prima dell'entrata in vigore dell'art. 24, comma 14 del decreto legge 201/2011 (per la pensione di anzianità non meno di sessanta anni di età e trentasei di contribuzione, o indipendentemente dall'età anagrafica, quaranta anni di contribuzione; la pensione di vecchiaia sessantacinque anni di età per gli uomini e sessantuno per le donne, unitamente a non meno di venti anni di contribuzione), devono essere estese anche al personale della scuola che ha maturato tali requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012. Quanto alla copertura finanziaria di tale estensione, è indicata in un contributo di solidarietà dell'1 per cento sulla parte di reddito superiore al limite di 150.000 euro lordi annui…. Intanto la Corte Costituzionale ha fissato al prossimo 19 novembre l'udienza, su ricorso della Cisl scuola davanti al giudice del lavoro, per accertare l'eventuale incostituzionalità della norma Fornero.

larepubblica.it - 12/06/2013
" Bonus maturità legato ai voti medi della classe ecco le nuove regole per i test a numero chiuso"
░ La ministro Carrozza dopo le polemiche cambia i criteri: dieci punti solo a chi si diploma con 100 e lode.
Il bonus-maturità continua a far discutere. Il ministero cerca di renderlo un po’ equo, ma restano perplessità per un sistema che ancora non convince del tutto… Il nuovo bonus — per coloro che tenteranno di entrare a Medicina e Odontoiatria, Veterinaria e Architettura — partirà da un punto e non più da quattro come quello pensato dall’ex ministero dell’Istruzione, Francesco Profumo. E continuerà di punto in punto fino a dieci, che verrà assegnato esclusivamente ai cervelloni con 100 e lode. … Cambia il criterio di assegnazione, che dipenderà dalla distribuzione dei voti della singola commissione. Un meccanismo che farà comunque corrispondere allo stesso voto bonus diversi non solo da scuola a scuola ma anche all’interno dello stesso istituto: da commissione a commissione. … Resta l’obbligo, per accedere al bonus, di conseguire il diploma con almeno 80 centesimi e viene introdotto un meccanismo, che prima mancava, per assegnare il punteggio anche a coloro che si sono diplomati negli anni precedenti e vorranno tentare di entrare a Medicina quest’anno. … Gli oltre 96mila studenti che si sono già iscritti dovranno ripetere l’intera procedura perché il decreto che esce oggi sostituisce quello precedente. Le date, prima previste a luglio, sono state spostate a settembre: il 3 per architettura, il 4 settembre per le Professioni sanitarie, il 9 settembre per Medicina e Odontoiatria e il 10 per Veterinaria. La graduatoria per Medicina e le altre facoltà a numero chiuso resta nazionale….

corrieredellasera.it - 13/06/2013
"Maturità, i nuovi bonus Il punteggio massimo solo a chi prende la lode"
░ Mariolina Iossa riporta il nuovo regolamento per l’attribuzione del bonus, pubblicato nel sito del Miur il 12 giugno.
…Si è chiusa ieri, almeno per quest'anno, la vicenda dei contestatissimi «bonus maturità». I 10 punti, cioè il massimo, saranno concessi soltanto a chi prende anche la lode. Da uno a nove punti di «bonus» andranno invece a chi avrà ottenuto, alla maturità, da 80 a 100… Il voto deve anche essere non inferiore all'80esimo percentile della distribuzione dei voti della propria commissione d'esame assegnati quest'anno…. Ieri è arrivato il decreto, che oltre a rivedere il bonus, rinvia le date dei test di ammissione alle università a numero programmato: non più a luglio come deciso dal predecessore Profumo, ma di nuovo a settembre, il 3 per veterinaria, il 4 per le professioni sanitarie, il 9 per medicina e odontoiatria e il 10 per architettura. Il ministro comunque ha detto che il bonus «verrà sicuramente modificato per il futuro» e che rinvio delle date dei test e «bonus maturità» così come sono decisi nel decreto firmato ieri, varranno soltanto per quest'anno. Dal prossimo si cambierà di nuovo. Carrozza vuole continuare sulla strada dell'anticipo dei test per l'ingresso alle facoltà a numero programmato, secondo l'idea del suo predecessore. Non a luglio, per non farli coincidere con gli esami di maturità ma ad aprile, ancora lontani dall'esame di Stato. In questo caso, tuttavia, è evidente che anche il bonus dovrà essere completamente modificato, di sicuro non potrà più essere legato al voto di maturità …

larepubblica.it - 13/06/2013
“I baroni rubano il posto a noi ricercatori” in ateneo scoppia la battaglia delle generazioni
░ Prima o poi la questione del baronaggio universitario in Italia doveva esplodere. Certi atenei vivono fuori dal tempo, cristallizzati nell’epoca feudale, con rettorati gerontocratici e cattedre all’insegna del nepotismo dinastico. Hic manebimus optime, così può sintetizzarsi il programma di certi accademici; evidentemente, non sempre la saggezza si coniuga alla sapienza. Tuttavia, ne conosciamo anche di altro tipo, docenti che della propria cultura traggono il senso più autentico: quello di “coltivare” maestri altri e migliori, se possibile; sanno che senza questa transizione generazionale, la loro stessa cultura non ha scopo.
I professori universitari chiedono di poter continuare a lavorare anche oltre l’età della pensione. E scoppia di nuovo la guerra dell’età. Negli atenei di tutta Italia le richieste arrivano a decine: da Milano a Palermo, tra gli ordinari nati nel 1943 è partita la corsa per usufruire del bonus di due anni di lavoro in più. Cosa che, chiaramente, farà slittare in avanti gli ingressi dei giovani ricercatori in attesa di un contratto. A stabilirlo è stata una sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale un articolo della Legge Gelmini e che ha ristabilito la possibilità di rimanere in servizio per due anni oltre la soglia dei 70. Adesso, chi è vicino all’età della pensione può compilare una richiesta motivata e presentarla in ateneo: sarà il senato accademico, in ultima istanza, a decidere se il docente potrà rimanere in servizio o meno. Nella maggior parte delle università, l’orientamento è quello di respingere al mittente le richieste. Al Politecnico di Torino i vertici accademici stanno prendendo posizione per non consentire la proroga, mentre all’Alma Mater di Bologna è esplosa una polemica tra giovani ricercatori e prof, con il rettore Ivano Dionigi che ha invitato il corpo docente ad avere una maggiore «attenzione alle attese delle nuove generazioni ». E se all’università di Palermo le domande — arrivate principalmente da Giurisprudenza e Lettere — verranno con buona probabilità cassate, alla Bicocca di Milano lo stop sarà automatico per motivi di organico... Uno dei rischi legati all’arrivo di questa valanga di richieste è quello di affievolire ulteriormente le speranze dei giovani in attesa di un posto: per loro già adesso vale la regola per cui solo uno diventa ordinario ogni cinque che escono. «Ci avevo provato — ha commentato Maria Stella Gelmini, ex ministro dell’Istruzione che nella sua riforma aveva abolito la proroga — così si blocca il ricambio generazionale: adesso chi sta fuori rimane precario ancora un po’». Molti ricercatori sono già sul piede di guerra. …

latecnicadellascuola.it - 14/06/2013
"Sta franando il concorso a cattedre"
░ L’annuncio del ministro Profumo (il coniglio dal cilindro), il contenuto del bando, la scelta cervellotica circa i contenuti della prova preselettiva, le disposizioni sui compensi ai commissari, le procedure attuate, il contenzioso sollevato (e le ripetute vittorie dell’ANIEF), il ricorso a commissari qualunque: ad ogni tappa di questo gioco dell’oca, una nuova sorpresa. Ma i giovani precari non hanno animo di giocare. Quanto sinceramente vorremmo non averlo previsto. Ed ecco l’ultima.
Il Piemonte le prove orali rimandate a settembre per difficoltà nel reperimento di esperti di lingua straniera e di informatica. Non è da escludere un effetto domino in altre regioni, prima di tutto la Toscana. Il testo del comunicato diramato in queste ore dall'Ufficio scolastico regionale del Piemonte è quasi incredibile. Lo riportiamo integralmente: "A seguito della difficolta’ riscontrata da questo ufficio scolastico regionale nel reperire i componenti da aggregare alle commissioni giudicatrici che, nelle prove orali, devono procedere all’accertamento delle conoscenze informatiche e delle lingue straniere, le prove orali per le procedure concorsuali per la scuola primaria e per la scuola dell’infanzia sono rinviate successivamente al periodo estivo". Il significato è dirompente ma assolutamente inequivocabile: le prove orali sono sospese e riprenderanno a settembre. I docenti vincitori di concorso, quindi, non potranno prendere servizio il 1° settembre, come dal Ministero si sono invece sempre affrettati ad assicurare…. A questo punto l'effetto domino potrebbe essere inevitabile: anche in altre regioni potrebbe diventare difficile "convincere" docenti ed esperti a far parte quasi gratuitamente delle commissioni di concorso.
l’Unità - 15/06/2013
" Carrozza: la scuola torna centrale per il governo"
░ Dichiarazione ottimistica della ministro della Pubblica Istruzione a Firenze, dinanzi a una platea del Pd: la Scuola, centrale per il governo.
Piano piano vogliamo riportare la scuola al centro delle strategie del governo sia anche in funzione dell’occupazione giovanile». Da un convegno del Pd toscano a Firenze la ministra della Pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, ribadisce la centralità del tema dell’istruzione, dopo le polemiche esplose nelle scorse settimane all’interno del governo a proposito delle scarse risorse destinate al settore. Scuola come chiave, anche per costruire il futuro in termini di sviluppo. «Per la scuola ha aggiunto Carrozza bisogna definire le priorità e poi individuare una serie di interventi. Ne stiamo discutendo con il Consiglio dei ministri ha aggiunto e con il ministro dell’Economia». La ministra ha ribadito la necessità di «puntare sull’alternanza scuola-lavoro, sulle scuole professionali e su tutti i percorsi che vedono uno scivolo verso il lavoro. Dobbiamo vedere la scuola come uno strumento per l’occupazione». Una delle questioni centrali riguarda le strutture: «Dal bando all’assegnazione, fino al cantiere occorre troppo tempo e bisogna velocizzare il processo per l’edilizia scolastica. Su questo fronte, ha aggiunto Carrozza, «da una parte stiamo lavorando alla semplificazione e alla sburocratizzazione del processo per gestire i finanziamenti che già sono stati dati; dall’altra stiamo pensando a una valutazione dei fondi immobiliari, e con la presidenza del Consiglio anche ad una misura di finanziamento alle nuove scuole anche attraverso la Banca europea degli investimenti». Altro tema, l’esame di maturità: «Vedo l’esame di maturità molto importante nell’ambito del percorso dei ragazzi, perchè è una tappa fondamentale che ricorderanno per tutta la vita. È importante ha sottolineato che gli studenti facciano l’esame di maturità pensando anche a cosa si vuol fare dopo. Ecco perchè è importante che il nostro Paese investa sull’orientamento». Ancora più esplicita, a questo proposito, la ministra in un’intervista a un settimanale: «Bisogna ripensare sia l’esame, sia l’ultimo anno delle superiori». E ancora: la digitalizzazione è ineludibile, ma non è al primo posto. In quanto alle donazioni private, si dice favorevole: non a caso, alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dov’era rettore, aveva creato un fondo per le donazioni liberali. Infine, il tema della ricerca, così tanto bistrattata. «L’Italia ha detto ancora la ministra nel convegno di Firenze non può non avere un piano nazionale per la ricerca che definisca le strategie. Ecco, dunque, che dobbiamo attivare il piano nazionale della ricerca per capire quali sono le necessità del nostro Paese. Dobbiamo poi investire sui ricercatori ha continuato Carrozza e capire se riusciamo ad uscire da quella logica del blocco del turn over che penalizza troppo l’università, la ricerca e anche la scuola».


 

 TuttoscuolaXXXVIII, 529, 2013 - 1/06/2013

"La professione degli insegnanti. Un profilo sbiadito"

░ Riportiamo, in parte, lo scritto (pp. 16-17)di Benedetto Vertecchi, studioso al quale spesso, in questa rubrica, facciamo riferimento. In questo scritto esprime una valutazione sulla proponibilità dei test usati in funzione preselettiva nel concorso a cattedra. Facendo anche riferimento aVisalberghi e Calonghi, i primi cultori italiani di docimologia scientificaVertecchispiega la necessità, per i valutatori, di distinguere tra il punteggio, quale si rileva in sede di misurazione, e la valutazione (che va riferita al target professionale delconcorso; senza questa distinzione, qualunque prova preselettiva andrebbe bene per qualunque concorso. Purtroppo, l’immagine professionale dei docenti, qual è nella mente dei responsabili politici dell’Istruzione, è ben lontana da quella che dovrebbero essere; da ciò, si sono indirettamente originate lemanchevolezze procedurali e certe sciattedecisioni, quale quella di infarcire le commissioni esaminatrici di gente comunque trovata, e di propinare (cioè, “donare)compensi ridicoli e offensivi ai commissari.

…. La prima selezione dei candidati al concorso per l’insegnamento è consistita nel sottoporli a una prova strutturata. Si chiedeva, per ciascuna domanda, di riconoscere la risposta corretta fra le quattro proposte. S’intende che le altre tre (distrattori) avevano solo l’intento di evitare un riconoscimento troppo facile. In breve, si trattava di una prova organizzata secondo il modello cosiddetto a scelta multipla, i cui primi esempi incominciarono a essere proposti all’attenzione dei cultori di problemi educativi, oltre mezzo secolo fa, da studiosi attenti agli sviluppi della ricerca educativa internazionale, e inspecial modo di quella valutativa, come AldoVisalberghi e Luigi Calonghi. Vale la pena di riprendere alcune delle riflessioni sulle qualiVisalberghi si soffermava in Misurazione e valutazione nel processo educativo (Milano, Comunità, 1955). Nella valutazione occorre distinguere, innanzi tutto, le procedure attraverso le quali si rilevano i dati relativi alle prestazioni fornite da chi è sottoposto alla prova (misurazione, o assessment) dal giudizio che si esprime a partire da tali dati (valutazione). La misurazione può essere più o meno accurata, effettuata in modo tradizionale o tramite il ricorso a strumentazioni di varia complessità. Tuttavia, è la valutazione che dà significato ai dati. In altre parole, il più perfezionato strumentario per la misurazione degli apprendimenti serve a poco se utilizzato prescindendo da una definizione accurata degli intenti dell’attività che si sta svolgendo, in funzione dei quali si procede all’espressione di un giudizio. Nel caso della selezione dei candidati all’insegnamento, l’attenzione dei commentatori, ma anche quella di molti dei candidati, si è rivolta soprattutto agli aspetti tecnici delle prove, al loro contenuto, al modo in cui i quesiti erano formulati…Se le medesime procedure di selezione, che comportano l’uso di uno strumentario affine, sono utilizzate in relazione a esigenze diverse, la prima conclusione cui si può giungere è che non si tratta di procedure per definire le quali abbia rilevanza l’attività che dovrà essere svolta. In pratica, se avessimo a disposizione le prove e disponessimo degli elenchi di chi ha raggiunto la soglia richiesta, ma non disponessimo di alcuna informazione di contorno (ovvero, non sapessimo che la prova è stata sostenuta nell’ambito di un concorso per il reclutamento di personale per le scuole), non saremmo in grado di delineare per quale ragione un così gran numero di persone abbia accettato di sottoporsi ad un rituale così stressante. Il profilo implicito nelle prove è, infatti, troppo sbiadito perché da esso si possa inferire che lo scopo da conseguire era quello di provvedere le scuole d’insegnanti. Ci si deve chiedere, allora, per quale ragione, dovendosi selezionare personale per svolgere funzioni che, almeno per alcuni aspetti, sono chiaramente definibili, si sia incominciato sottoponendo i candidati a una prova cui corrisponde un profilo del tutto sbiadito. Possiamo ipotizzare più risposte, che nel complesso offrono un quadro tutt’altro che positivo del nostro sistema educativo: - la prima è che lo Stato, dovendo assumere personale per le scuole, mostra di non avere nessuna fiducia nella certificazione degli studi che garantisce, riconoscendone il valore legale. La prova di selezione iniziale ha avuto, infatti, il carattere di un controllo del possesso di conoscenze di base, corrispondenti a un profilo di livello molto inferiore a quello nominalmente attestato dai titoli richiesti per la partecipazione al concorso. Se questo è vero, si dovrebbe incominciare col rivedere radicalmente i modi attraverso i quali le università certificano gli studi (e, ovviamente, anche l’organizzazione e i contenuti dei corsi di studio); - la seconda richiede che, a partire dalle domande, si individuino gli elementi che compongono la cultura desiderata per gli insegnanti. Si direbbe che ci si trovi di fronte ad una richiesta di conoscenza globalizzata, i cui elementi costitutivi sono, grosso modo, quelli sui quali da un paio di decenni insistono con particolare enfasi le analisi dell’Ocse. Il fatto è che tali analisi hanno come criterio di riferimento lo sviluppo economico e, come criterio valutativo, la considerazione di livelli delle prestazioni osservate nel breve periodo. Nel caso dell’insegnamento è difficile pensare che una logica di breve periodo possa costituire un criterio per la definizione di un profilo desiderato. Ciò per due buone ragioni: da un lato il profilo deve sostenere l’attività degli insegnanti in un tempo lungo, quello in cui svolgeranno la loro professione, dall’altro anche il profilo degli allievi dovrà essere pensato in funzione di esigenze che si manifesteranno in un tempo lungo, quello della vita; - c’è, infine una terza risposta, nella quale confluiscono anche molte delle considerazioni esposte per le altre due: si direbbe che non si consideri più l’insegnamento come una professione intellettuale, nella quale il sapere e il saper fare siano strettamente collegati. Si suppone che gli insegnanti dispongano di una cultura modesta, certificata da titoli cui si riconosce scarso credito, e di un minimo di sapienza professionale, almeno in parte acquisita partecipando ad attività delle quali sono responsabili le medesime istituzioni nei confronti delle quali si manifesta così scarsa fiducia. In altre parole, si sancisce il declassamento della professione degli insegnanti. Gli interventi sul funzionamento delle scuole da parte potere esecutivo, anche se apparentemente rivolti a favorire la modernizzazione del sistema educativo, costituiscono nei fatti la negazione dell’autonomia affermata sul piano dei principi. Gli insegnanti finiscono con l’assumere funzioni esecutive che non comportano la necessità di formulare un progetto originale, volto a indirizzare l’educazione verso traguardi desiderati.

 

░ A inizio di giugno, La Repubblica ha avviato,con tre articoli, una polemica sui bonus per le iscrizioni agli ateneiil giorno 3, la Ministro si è detta pronta ad apportaremodifiche al provvedimento ereditato: “i principi andranno rivisti nel calcolo e nell’applicazione”

larepubblica.it - 1/06/2013

Maturità, così i 'bonus' per il numero chiuso. Prime proteste: "Cambiano da scuola a scuola"

Con quale punteggio occorrerà diplomarsi per ottenere il "bonus"-maturità previsto da Profumo? Non sono stati ancora pubblicati e già fanno discutere criteri che consentiranno agli studenti più bravi di raggranellare con il voto d'esame qualche punto per l'accesso alle facoltà a numero chiuso. Secondo il decreto dello scorso 24 aprile, per collegare la carriera scolastica all'accesso alle facoltà a numero programmato a livello nazionale, gli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori che conseguiranno il diploma con almeno 80 centesimi potranno guadagnare da 4 a 10 punti che sommeranno all'esito del test nazionale per l'ammissione alle facoltà di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e Professioni sanitarie. Da quest'anno, infatti, la valutazione dei test d'ingresso nazionali cambia e sarà espressa in centesimi: 90 punti al quizzone che fa impazzire migliaia di aspiranti e 10 punti al diploma di maturità La nuova norma rischia di creare polemiche per le possibili disparità tra gli studenti: infatti in ogni scuola i punti di bonus verranno assegnati secondo parametri diversi. Il meccanismo di calcolo previsto dal provvedimento di Profumo prevede che il bonus "viene attribuito esclusivamente ai candidati che hanno ottenuto un voto di maturità almeno pari a 80/100, rapportato alla distribuzione in percentili dei voti ottenuti dagli studenti che hanno conseguito la maturità nella stessa scuola nell'anno scolastico 2011/12". Tradotto: Per avere ad esempio il massimo - 10 punti - occorrerà diplomarsi con un punteggio che l'anno scorso è stato superano soltanto dal 5 per cento degli studenti della medesima scuola. Mentre per ottenerne 8 di punti occorrerà raggiungere o superare il punteggio superato dal 10 per cento degli studenti dell'anno scorso. E così via. Il risultato di questo calcolo, ovviamente, saranno diversi, e potranno dare luogo ad incongruenze: due studenti che si diplomano in due scuole differenti con lo stesso punteggio potranno ottenere due bonus diversi a seconda della media dei voti della scuola che hannofrequentato.

 

larepubblica.it - 2/06/2013

Il pasticcio del bonus per la maturità licei penalizzati, favoriti tecnici e private

Il bonus-maturità fa precipitare la scuola nel caos. E rischia di travolgere i test di ammissione a medicina che quest’anno inizieranno il 23 luglio. Un ragazzo che si diplomerà con 85 centesimi riuscirà a strappare 10 punti di bonus per l’accesso alla facoltà, mentre al compagno di una scuola a poche decine di metri di distanza – o di un’altra città italiana – non basterà diplomarsi con 100 e lode per avere lo stesso bonus. Possibile? Stando al decreto varato lo scorso aprile dall’ex ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, sembra proprio di sì. Da quest’anno, la carriera scolastica si lega a doppio filo con l’accesso alle università a numero chiuso: medicina, odontoiatria, veterinaria, architettura e professioni sanitarie. In palio, per coloro che conseguiranno il diploma almeno con 80 centesimi, ci sono 4, 6, 8 o 10 punti di bonus da sommare all’esito del test di ammissione all’università che verrà valutato in novantesimi. Ma il meccanismo messo in piedi dall’ex ministro, Francesco Profumo, per l’attribuzione del bonus- maturità rende meno “pesanti” i voti alti conseguiti alla maturità in quelle scuole dove l’anno precedente sono fioccati i 100 e i punteggi vicini al top. Viceversa, un voto più basso conseguito in una scuola dove l’anno precedente vi furono pochi cento dà diritto a un bonus maggiore. Così, studenti che a luglio si diplomeranno con voti più bassi di altri riusciranno a ottenere bonus più alti, e studenti che si diplomeranno con gli stessi voti avranno bonus completamente diversi: zero punti o addirittura 10. L’idea, in origine di un altro ex inquilino di viale Trastevere, Giuseppe Fioroni, poi ripresa daMariastella Gelmini, è quella di valorizzare la carriera scolastica per l’accesso all’università. …Il neoministro Maria Chiara Carrozza e il suo staff nelle prossime ore potrebbero congelare tutto.

larepubblica.it - 2/06/2013

“È un sistema sbagliato che danneggia i più bravi”

«Sono senza parole. Con questi criteri si crea un sistema iniquo che finisce per penalizzare il merito ». Rimane basita Ivana Uras, preside del liceo scientifico Newton di Roma, di fronte alle tabelle che definiscono scuola per scuola il bonus maturità. Se il prospetto non verrà modificato, nella sua scuola raggiungere i 10 punti di bonus per il test di ingresso alle facoltà a numero chiuso sarà praticamente impossibile. Per averne 4, servirà almeno un 90, mentre per gli alunni di altre scuole superiori della città — ad esempio dello scientifico paritario Pirandello — basterà un 70… «Così si rischia di alimentare disparità che nulla hanno a che vedere con i risultati, appunto di merito, ottenuti dai singolistudenti Così si penalizzano gli istituti che l’anno precedente hanno avuto i risultati migliori. L’esito brillante dei maturandi di un anno diventa un handicap per quelli dell’anno successivo, che dovranno sudare molto di più per ottenere un bonus che gli alunni di altri istituti potranno raggiungere con voti più bassi».

 

Tuttoscuola - 3/06/2013

"On line le le commissioni della maturità. E gli studenti cercano"

http://www.istruzione.it/commissioni/index.htmlè l’indirizzo per consultare gli elenchi delle commissioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di istruzione secondaria di secondo grado.

… Secondo un sondaggio di Skuola.net, ora che i commissari esterni hanno finalmente un nome e un cognome, 4 studenti su 5 si metteranno immediatamente alla ricerca di informazioni su di loro. Infatti, sapere che tipo di carattere ha l'insegnante che ci si troverà di fronte nei giorni dell'esame, quali sono gli argomenti che chiede agli studenti con più frequenza, la sua eventuale fede politica e, perché no, magari anche quella religiosa, può aiutare i maturandi ad affrontare la prova nel migliore dei modi o, per lo meno, ad andare all'esame con più tranquillità. Tra i metodi di “spionaggio” utilizzati dagli studenti, vince senza dubbio uno dei più tradizionali: la richiesta di informazioni direttamente ai propriprofessori. Facebook e, più in generale, i Social network, sono tra i principali alleati dei aspiranti al diploma. 

 

ItaliaOggi 4/06/2013

" L'e-book a scuola può attendere"

░ Gli editori di testi scolastici si mobilitanocontro il decreto Profumo sui libri elettroniciadozionaliSi complica una questione che sembrava bene avviata. L’adottabilità esclusiva di testi reperibili on line o corredati con supporto digitale è stata preventivata da tutti i titolari recenti del dicastero di vialeLungotevere, e sembrava avere il gradimento degli editoriAdesso, però, che i tetti ministeriali di spesa scono stati modificati,gli editori dicono che i conti non tornano. Non hanno fatto in tempo, o saputo, riconvertire le politiche editoriali.

…L'associazione italiana degli editori, Aie, ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto n. 209 del 26 marzo scorso sull'introduzione dall'anno scolastico 2014/2015 dei libri di testo in versione interamente digitale o mista, costituita quest'ultima da un testo cartaceo e da contenuti integrativi digitali, sia per l'eliminazione della gradualità prevista dalla legge sia per l'arbitraria riduzione dei limiti, entro i quali i collegi docenti delle scuole secondarie devono contenere la spesa a carico delle famiglie per l'acquisito dei libri di testoIl decreto legge 179 del 2012 prevedeva una gradualità nell'introduzione di libri interamente digitali o misti, giacché stabilisce che il relativo obbligo sia «progressivamente» operativo solo a partire dal 2014/2015, solo per le nuove adozioni e solo per le classi prima e quarta della scuola primaria, prima della scuola secondaria di primo grado e prima e terza della scuola secondaria di secondo grado. In questo modo occorrono tre anni scolastici perché l'obbligo sia generalizzato a tutte le classi di tutti gli ordini di scuola, andando quindi a regime dal 2016/2017. Invece l'art. 1 del decreto Profumo, mentre conferma che l'obbligo di adozione di libri in versione interamente digitale o mista decorre per le anzidette classi dal 2014/2015, ridurrebbe la progressività di un anno, con la conseguenza che la sua generalizzazione a tutte le classi verrebbe anticipata all'anno scolastico 2015/2016. … E quanto ai tetti di spesa il decreto Profumo prevede una riduzione del 30%, libri in versione interamente digitale, e del venti per cento, libri in versione mista. Poiché attualmente la spesa delle prime classi di scuola secondaria si aggira sui trecento euro, il risparmio per le famiglie varierebbe dai 60 ai 90 euro, che è illusorio pensare bastino per acquistare e rinnovare la dotazione tecnologica per l'utilizzazione dei libri digitali. Secondo l'Aie, non è vero che il passaggio al digitale comporta un abbattimento dei costi di produzione: «al contrario esso richiede altre professionalità e altri costi e sconta un'Iva di 17 punti percentuali 

 

Il Sole 24Ore - 5/06/2013

" Università, i rettori chiedono di congelare il bonus maturità. Il ministro studia il riordino degli atenei telematici"

░ Dopo le proteste degli studenti, anche i rettori delle università si dicono preoccupatidal possibile impatto del bonus sui test d'ingresso per i corsi di laurea a numero programmato. Intanto la ministro Carrozzanomina una commissione per studiare il riordino delle università telematiche per tutelare la qualità dell'offerta formativa; la commissione presenterà una relazione al ministro, entro due mesi.

La vicenda del bonus maturità continua a tenere banco in questi giorni dopo l'emanazione del decreto del 24 aprile n. 334 che disciplina la materia e alla pubblicazione delle tabelle che spiegano come convertire il voto di maturità in punti bonus. «Occorre probabilmente una fase di riflessione in più prima di dare piena attuazione a quella parte del provvedimento che - osserva il presidente dei rettori della Crui, Marco Mancini - si occupa del punteggio correlato alla maturità e distribuito in maniera differente da scuola a scuola, fermo restando che lo spirito meritocratico nei confronti della carriera scolastica è assolutamente condivisibile». «La cosa più opportuna da fare - afferma il numero uno dei rettori - sarebbe un intervento normativo che bloccasse, come già avvenne in passato, l'applicazione immediata del provvedimento con riferimento ai dieci punti della maturità e consentisse di rivederne la complessa disciplina dei punteggi nelle scuole e altri elementi caratterizzanti». 

 

La Repubblica 6/06/2013

Fuga dai test di medicina e architettura “La prova a luglio fa crollare le iscrizioni”

░ Il calo delle domande di iscrizione sembra accentuarsi, quest’anno.

Gli studenti italiani, in attesa di maturarsi, già sono scappati dai test d’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, da quest’anno previste subito dopo l’esame di Stato. Per la prima volta dalla sua introduzione (1990), gli iscritti alla prova selettiva di Medicina sono in calo, in netto calo. Ad Architettura, addirittura, a un giorno dalla chiusura delle iscrizioni le richieste sono in media la metà  Certo, si possono trovare spiegazioni in ragionamenti fatti sul futuro: un dipartimento è a numero chiuso perché ci sono troppi laureati in quella specialità in giro per l’Italia, e quindi poco lavoro disponibile. L’architettura, da noi, è un mestiere inflazionato e sottopagato. Ma in realtà il test flop ha ragioni più contingenti, legate al recente “bonus maturità”, l’ultima legge del penultimo ministro, Francesco Profumo. … Le risposte a quiz di quest’anno sono state anticipate da inizio settembre al 23-25 luglio. Domani si chiudono le iscrizioni alle facoltà a numero chiuso. Gli stessi atenei, che nelle ultime stagioni stanno provando a fare orientamento con largo anticipo presentando la loro offerta direttamente nei licei e negli istituti tecnici, quest’annohanno dovuto organizzare l’accoglienza in tempistrettissimi Il rettore della Sapienza, l’università più grande d’Europa, già ha chiesto un congelamento del “bonus Maturità”… La Conferenza dei rettori ha ribadito il concetto — poche domande quest’anno — e la richiesta: fermiamo il pacchetto “bonus maturità”…. Il neoministro Maria Chiara Carrozza segue preoccupata la situazione. Ha già detto che interverrà sul bonus maturità e, in particolare, a fine settimana rivedrà il meccanismo dei punteggi riducendo l’impatto del voto dell’esame di Stato rispetto alla valutazione del test. Con un decreto ministeriale probabilmente si dimezzeranno i “bonus” (oggi fissati, appunto, tra 4 e 10). Ma al ministero stanno valutando anche le date dei test.

 

http://www.tecnicadellascuola.it 7/06/2013

Organici del personale A.T.A. per l’a.s.2013/2014

░ Il 4 giugno scorso, il MIUR ha presentato alle OO.SS. una Nota (n. 5607 - 5 giugno 2013)con allegate le tabelle concernenti la ripartizione dei posti di organico di diritto per i diversi profili del personale a.t.a. E’ previsto un incremento di 500 postinell’organico di diritto.

L’organico di diritto per l'a.s. 2013/14 prevede 205.467 posti, con un incremento di 500 posti rispetto all’ipotesi presentata in avvio di confronto (150 assistenti amministrativi, 100 assistenti tecnici e 250 collaboratori scolastici). Allo schema di decreto sono allegate le tabelle 1, 2, 3a, 3b, 3c, concernenti la determinazione degli organici di istituto, e le tabelle A, B, C, D, E ed F relative ai contingenti regionaliCome prescritto dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la consistenza dell’organico di tutti i profili professionali, viene mantenuta a livello nazionale secondo le quantità previste dal Decreto Ministeriale relativo all’anno scolastico 2011/2012, ad eccezione del profilo professionale del dsga, che per effetto del dimensionamento della rete scolastica, per il prossimo anno scolastico è in leggero aumento.

Lo schema di decreto prevede che i dsgatitolari nelle istituzioni scolastiche sottodimensionate partecipino alla mobilità in qualità di soprannumerari, al fine della assegnazione di una nuova sede di titolarità per l’anno scolastico 2013/2014. La determinazione dei posti da istituire nonché degli incarichi da conferire ai DSGA di ruolo per la conduzione di altra istituzione scolastica saranno gestite esclusivamente nella fase di adeguamento dell’organico di diritto alla situazione di fatto.