Rassegna stampa

Pubblichiamo alcuni articoli sulla manifestazione dei docenti con diploma magistrale, sull'intervallo elevato per trovare lavoro in Italia dopo il diploma e sullo studio Anief sulla condizione femminile nella scuola italiana.

I diplomati magistrale protestano in piazza

L'Unità: Scuola, docenti in piazza a Roma, Milano, Torino, Bologna, Vicenza

ANSA: Scuola: oggi in piazza docenti con diploma magistrale
Anief, il Miur li abiliti a insegnare
(ANSA) - ROMA, 7 MAR - Oggi i docenti con diploma magistrale scendono in piazza: manifesteranno davanti al Ministero dell'Istruzione e in diverse città, organizzando dei presìdi presso gli Uffici Scolastici Regionali di Milano, Torino, Vicenza e Bologna per chiedere l'applicazione del parere "definitivo e vincolante" del Consiglio di Stato, che dallo scorso settembre ha sancito la validità come titolo abilitante all'insegnamento del diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002. L'Anief sostiene le ragioni della protesta. "È giunta l'ora di sanare questa ingiustizia - spiega Marcello Pacifico, presidente dell'associazione - inserendo oltre 50mila insegnanti nelle graduatorie permanenti, poi trasformate a esaurimento con la Legge 296 del 27 dicembre 2006. Anche i giudici amministrativi del Consiglio di Stato, con il parere 4929, hanno evidenziato come questo titolo è da considerarsi a tutti gli effetti 'abilitante ex lege'. Sconfessando anche le decisioni del Miur di impedire agli abilitati magistrali ante 2001-02 di non poter accedere ai pubblici concorsi riservati, come ai corsi di specializzazione per il sostegno, perché richiedenti l'abilitazione come titolo d'accesso. Pertanto - conclude Pacifico - ben fanno oggi i diplomati con maturità magistrale a manifestare tutta la loro rabbia: l'obiettivo comune è quello di vedere approvato il prima possibile un Dpr che sani tanti errori. Ma che soprattutto cancelli, per quanto possibile, l'ingiusto rifiuto durato 12 anni". (ANSA).

Linkiesta: Studenti in piazza contro il numero chiuso

La Presse: Scuola, docenti in piazza a Roma, Milano, Torino, Bologna, Vicenza

Yahoo: Scuola, docenti in piazza a Roma, Milano, Torino, Bologna, Vicenza

Romagna noi: Docenti in piazza a Roma, Milano, Torino, Bologna, Vicenza

Ripost: Docenti in piazza per l’abilitazione all’insegnamento

Imola oggi: Scuola: docenti in piazza a Roma, Milano, Torino, Bologna, Vicenza

Dottor salute: Diploma magistrale abilitante: docenti precari in rivolta contro il Miur

IMG Press: Oggi in piazza i docenti con il diploma magistrale: il Miur li abiliti ad insegnare

Italpress: Scuola: in piazza docenti con diploma magistrale, Anief "Miur li abiliti"

 

Altra bacchettata Ue: solo in Grecia più tempo per trovare lavoro dopo il diploma

AgenParl: Scuola: Anief, altra bacchettata dall'Ue all'Italia

Corriere del web: Altra bacchettata Ue all'Italia: solo in Grecia serve più tempo per trovare lavoro dopo il diploma

La Padania: Bacchettata Ue all'Italia: solo in Grecia serve più tempo per trovare lavoro dopo il diploma

IMG Press: Bacchettata Ue all’Italia: solo in Grecia serve più tempo per trovare lavoro dopo il diploma

Italpress: Istruzione: Anief-Confedir "Urge alzare la qualità formativa"

 

Festa della donna: in Italia l’educazione è rosa

Adnkronos: 8 marzo, Boldrini: ''Attuare leggi su parità di genere e contro il femminicidio''

ANSA: 8 marzo: educazione è rosa, solo 19% insegnanti maschi
Studio Anief, alla materna 99,6% maestre
(ANSA) - ROMA, 7 MAR - Quando si pensa a un insegnante della scuola italiana il pensiero va spesso a una donna. Un'associazione di idee che trova sostegno nei numeri. ALLA MATERNA MAESTRI SONO UNA RARITA' - Il corpo docente italiano è per l'81,1% composto da donne. Una percentuale altissima: in Europa solo un Paese, l'Ungheria, conta una presenza maggiore di sesso femminile dietro la cattedra (82,5%). A livello di scuola d'infanzia, poi, tocchiamo un record mondiale: solamente lo 0,4% di maestri sono uomini. Una presenza, quella femminile, che alle superiori si riduce sensibilmente, ma sfiorando il 60% costituisce sempre la grande maggioranza. FEMMINE PIU' BRAVE NELLO STUDIO - Già in tenera età, nella scuola primaria, i risultati migliori sono molto spesso appannaggio del sesso femminile. Se si guardano i dati sulla dispersione scolastica, il tema non cambia: nel 2012 l'Italia era ancora ferma al 17,6% di giovani usciti dal circuito formativo prima dei 16 anni; una quota decisamente lontana dal valore medio dell'indicatore nell'Ue27, che si attesta al 12,8 per cento. Però se si guarda al genere di alunni italiani che lascia i banchi prima del tempo, il quadro diventa ampiamente in attivo: tra i maschi sale infatti al 20,5%, mentre tra le femmine scende al 14,5%. Il rapporto più felice tra donna e istruzione si evince anche dalle ultime risultanze Ocse: scorrendo i dati Ocse emerge che in Italia i maschi diplomati della secondaria sono il 70% tra i 25-34enni (+25%), invece le femmine diplomate raggiungono il 75% nella stessa fascia di età (+35%). A quindici anni le femmine hanno competenze in lettura significativamente più alte dei maschi, mentre questi ottengono risultati migliori in matematica, ma di misura statisticamente non significativa. UNIVERSITA' E LAVORO - Le donne iscritte a una Facoltà sono di più (56%), hanno ottenuto alla maturità un giudizio medio alto (87/100) e si laureano almeno un anno prima degli uomini. Tuttavia, il tasso di disoccupazione delle laureate rimane più alto, il 6,7%, contro il 4,1% dei maschi. Anche perché scegliendo in prevalenza corsi di studi umanistici, le donne hanno molte meno probabilità dei maschi di operare professionalmente in campi tecnologici o comunque economicamente più produttivi. In ogni caso, anche a parità di titolo di studio guadagnano meno degli uomini: in genere la differenza è del 10-20%, anche se non di rado raggiunge punte del 30-40%. LA PENSIONE SI ALLONTANA - Per le donne che insegnano anche andare in pensione è diventato un problema. Dal 1 gennaio del 2012 l'età minima per accedere all'assegno di quiescenza è passato da 60 a 62 anni, da quest'anno servono 63 anni e 9 mesi. Mentre per quelle che non posseggono il requisito dell'età anagrafica, occorre un'anzianità contributiva di 41 anni e 6 mesi entro il 31 dicembre 2014. "Si tratta di un'imposizione che - osserva l'Anief - fa arrivare le donne italiane alla pensione scontente e affaticate. (ANSA).

Libero: 8 marzo, Boldrini: ''Attuare leggi su parità di genere e contro il femminicidio''

Padova news: 8 marzo, Boldrini: ''Attuare leggi su parita' di genere e contro il femminicidio''

Tiscali: 8 marzo, Boldrini: ''Attuare leggi su parità di genere e contro il femminicidio''

Oggi Treviso: 8 marzo, Boldrini: ''Attuare leggi su parità di genere e contro il femminicidio''

Tecnica della Scuola: 8 marzo, festa amara: le donne continuano ad essere penalizzate

AgenParl: 8 marzo: Anief, in Italia l'educazione è rosa

Orizzonte Scuola: Otto marzo. La scuola italiana è delle donne, sempre più preparate e penalizzate

Italpress: 8 marzo: Anief "In Italia nelle scuole solo 19% degli insegnanti maschi"

La Stampa: L’educazione è donna

www.latecnicadellascuola.it - 01.03.2014
“Scuola: gli esclusi e i forzati di un sistema schizoide e schizzato”
░ Anna Maria Bellesia dice nel modo più efficace quale sia la condizione alla quale il personale della Scuola è ridotto a causa dell’inettitudine dei politici: I docenti giovani, formati e idonei, restano fuori; i docenti anziani sono lasciati senza “scatti” e non possono chiedere la pensione. Rilanciare l’istruzione non sarà possibile senza puntare su capitale umano più giovane e dinamiche di turn over.
Un sistema schizoide e schizzato. Con contraddizioni al limite del non senso. Da un lato ci sono i 17mila idonei all’insegnamento usciti dal concorso a cattedre, bandito da Profumo nel 2012. Concorso molto selettivo. Hanno preparazione, energia, titoli, voglia e diritto di lavorare. Aspirano all’insegnamento, protestano e reclamano il loro diritto ad essere assunti. Poi ci sono 13mila abilitati tramite Tfa ordinario, con formazione specifica e aggiornatissima. E stanno per essere “formati” altri aspiranti docenti tramite i Pas. Senza contare quelli che da lustri stanno nelle GaE, sballottati precariamente ogni anno di qua e di là, sfruttati, lasciati magari senza stipendio per mesi. Con una esperienza formativa e pratica fatta con fatica sul campo. Sono arrivati alla soglia dei quarant’anni e non intravedono ancora il traguardo del ruolo. Dall’altra parte ci sono quelli “fregati” dalla legge Fornero, tutti intorno alla sessantina senza poter andare in pensione. Mentre ex colleghi, più o meno della stessa età, sono in pensione già da qualche anno. Qualcuno da qualche lustro. Qualche ex collega ha lavorato “solo” 14 anni 6 mesi e 1 giorno, perché così allora consentiva una legge del 1973. Per pagare quei 7,5 miliardi di euro l'anno di baby pensioni (una volta e mezza l’Imu sulla prima casa, tanto per rendere l’idea), adesso bisogna stare al lavoro fino a 67 anni per salvare i conti dell’Italia. Ad essere più penalizzate sono le donne, l’80% del personale docente. Fino al 2009 la pensione di vecchiaia era fissata al compimento dei 60 anni. La categoria dei “fregati” in realtà lo è doppiamente. Sono rimasti non solo senza via d’uscita dal lavoro, ma anche senza “merito” e senza “scatti”. Più mazziati di così non si può. La Gelmini aveva promesso di accantonare il famoso 30% dei risparmi derivante dai tagli per “premiare il merito”. Invece niente. Eppure quella generazione di prof ha dato molto alla scuola, impegnandosi in ogni genere di attività richiesto dal Pof. Si è aggiornata su tutto quello in cui c’era da aggiornarsi: sviluppo delle competenze, tecnologie applicate alla didattica, gestione classi difficili (sempre più difficili), inclusione, registro elettronico. Invece di vedersi riconosciuta una parte di stipendio in più, si sono visti ridurre gli emolumenti. Quella generazione adesso è stanca e demotivata… Sono gli insegnati “più vecchi d’Europa”. Lo erano già nel 2010, ma il trend è in preoccupante aumento con divario enorme da altri Paesi. Gli over 50 sono il 47,6% nella scuola elementare (contro una media Ocse del 30,6%); il 61,0% nella scuola secondaria di primo grado (contro una media Ocse del 33,9%); il 62,5% nella scuola secondaria di secondo grado (contro una media Ocse del 37,4%)….

www.larepubblica.it - 02.03.2014
“Quei soldi pubblici alle scuole private”
░ La tesi di Nadia Urbinati: La politica scolastica punta alla graduale eguaglianza delle scuole private a quelle pubbliche.
Alcuni governi sono più energici di altri; questo parte con una straordinaria determinazione. Le prime dichiarazioni della nuova ministra della Pubblica istruzione, Stefania Giannini, sono improntate al merito e al bisogno, per usare una fortunata coppia di valori, molto frequentati negli anni ’80. Il merito dovrebbe guidare la diversificazione remunerativa degli insegnati delle scuole pubbliche: coloro che producono di più dovrebbero essere meglio retribuiti, come i dipendenti di una qualunque azienda. Il criterio per stabilire il merito nell’insegnamento medio e superiore non sarà facile da individuare, a meno che non si adottino criteri discutibili come il numero dei promossi, le ore di servizio alla scuola, o il buon gradimento da parte dei genitori o del dirigente scolastico. Ma è doveroso attendere le proposte prima di giudicare, riservandoci un angolino di scetticismo per le pratiche che vogliono applicare la logica degli incentivi economici a tutte le funzioni indifferentemente, non tenendo conto che ci sono beni di cittadinanza (come la scuola) che non possono essere giudicati con gli stessi criteri della produzione di beni destinati al mercato. Le dichiarazioni di Stefania Giannini sono invece più esplicite nella parte relativa ai rapporti dello Stato con le scuole private paritarie. Qui la ministra invoca il bisogno. E le posizioni che emergono sono molto preoccupanti benché non nuove. Nuovo è l’armamentario argomentativo, perché pensato non per convincere che le scuole private parificate meritino più finanziamenti, ma per sostenere che esse hanno bisogno dei soldi pubblici e, infine, che il sollievo dal bisogno sarà garantito dal percorso del governo che va verso l’affermazione dell’eguaglianza piena, non più della parità, delle scuole private con quelle pubbliche. Il fine è far cadere ogni barriera che distingue i due ordini di scuola allo scopo di non dover più giustificare i finanziamenti pubblici, che a quel punto sarebbero dovuti. In questa cornice si iscrive la proposta della ministra di rilanciare le scuole private paritarie. Veniamo alla giustificazione di questa marcia accelerata verso la scuola privata, che come si è detto è basata sul bisogno: in pochi anni le scuole private hanno perso studenti (in cinque anni uno su cinque), e per fermare questa emorragia lo Stato dovrebbe intervenire. E così è. I soldi pubblici sono infatti già stati accreditati alle Regioni, come ha comunicato la Compagnia delle opere (ben rappresentata nel governo): 223 milioni di euro stanziati per l’anno scolastico 2013/2014, in aggiunta a 260 milioni già previsti per lo stesso anno. In tutto, 483 milioni che tengono in piedi un settore in estrema difficoltà….

www.corrieredellasera.it - 03.03.2014
“Mario Lodi: Tutti i colori della Scuola”
░ Ricordare e celebrare questa nobile figura – un campione di esperienza e buona prassi educativa - fa bene a tutti.
…Per i ragazzi — e per chi ha conservato l’animo del ragazzo – Mario Lodi è soprattutto Cipì, la storia di quel passerotto curiosissimo di tutto quanto gli accade attorno, che, come tutti i piccoli, si muove sventatamente, incappando in buoni e cattivi incontri, imparando però a proprie spese, dalle proprie esperienze, a crescere e maturare. Un classico della narrativa per ragazzi; ma anche qualcosa di più: perché in quel racconto del 1961 era riassunto un metodo di lavoro di quel maestro elementare cremonese quasi quarantenne (era nato il 17 febbraio 1922, è morto ieri) che poneva al centro dell’educazione e dell’insegnamento l’esperienza vissuta quotidianamente dai ragazzi, protagonisti d’ogni pratica educativa. Era il principio d’un percorso d’apprendimento che, quale che fosse la materia scolastica, doveva prendere le mosse dal mondo del bambino, dalla sua quotidianità personale, familiare e sociale, dalle esperienze dei suoi stessi affetti. Un’esperienza positiva, approdata anni dopo nel celebre libro dal titolo che ha l’espressione d’un sorriso: C’è speranza se questo accade a Vho. Ossia: la speranza di crescere senza essere «costretti» dentro maglie che devono essere necessariamente uguali per tutti. Di crescere attraverso domande e ricerche, che si traducevano in inchieste, in giornalini scolastici, in possibilità di mettere nero su bianco il frutto delle proprie curiosità, di esprimersi attraverso scritti, disegni, musica, teatro, danza, gestualità…. Un lavorare «insieme» con i ragazzi affidato tra il 1964-1969 a diari di lavoro con testi e conversazioni tenute coi bambini, che nel 1970 si sarebbe concretizzato nell’altro testo pedagogicamente sconvolgente: Il Paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica (Premio Viareggio), nel quale quel modo stesso di lavorare veniva a suonare atto d’accusa contro una scuola vecchia, burocratizzata, autoritaria. E questo in un anno significativo, proprio perché interveniva dialogicamente con i movimenti di contestazione, mostrando la possibilità che, anziché esser distrutta, la scuola poteva invece essere trasformata in qualcosa che attuava concretamente spirito e valori di quella Costituzione italiana, di cui Lodi avrebbe approntato una edizione per bambini. Ciò che altro non era se non il logico approdo di un’esperienza non solo di maestro, ma soprattutto di uomo: di chi, dall’immediato dopoguerra, è impegnato socialmente nel processo di ricostruzione di una cosciente e convinta società democratica a partire dalla scuola, attraverso la creazione del Movimento di Cooperazione Educativa. Una società che può essere tale grazie a iniziative culturali, come la costituzione nel suo piccolo centro di una Biblioteca Popolare (ne verranno i Quaderni di Piadena) o del Gruppo Padano per la conservazione della memoria della cultura popolare, in quegli anni a rischio emarginazione per la calamitante curiosità della nascente televisione. Quella televisione con cui Lodi ha fatto i conti di continuo, soprattutto nell’ottica del rapporto con essa dei bambini: senza preventiva demonizzazione, ma attento a quanto ne poteva venire loro di positivo e di negativo. E non solo i bambini, come ricorda in A tv spenta. Diario del ritorno del 2002: nel quale sono gli adulti a esser sollecitati a riappropriarsi della quotidianità, dando libero gioco alla curiosità per una mostra, un libro, un film, una passeggiata, un incontro con gli amici. Un impegno costante, proseguito negli anni con una produzione che annovera interventi, saggi, racconti e fiabe, alcuni scritti insieme ai suoi alunni, come Bandiera, Cipì, La mongolfiera, senza dimenticare l’indagine condotta nel 1980 in Italia, raccogliendo cinquemila fiabe inventate dai bambini a dimostrazione della loro creatività in tempi di televisione, con conseguente fondazione del giornale «A&B» scritto e illustrato interamente dai bambini. Sino a quel 1989 in cui, coi soldi del Premio internazionale Lego a Drizzona, presso Piadena, crea la Casa delle Arti e del Gioco, vero laboratorio sperimentale che studia tutti i linguaggi dell’uomo, compresi i multimediali. Una vita per la scuola, quella di Mario Lodi. E coi ragazzi. Perché, come ha scritto: «Ero un maestro unico che insieme ai bambini allargava il mondo reale del Paese fino a scoprire i grandi problemi planetari come quello delle migrazioni, dell’inquinamento, della raccolta dei rifiuti. Avevo trovato tanti amici esperti dai quali imparavo tante cose».

www.scuolaoggi.org - 03.03.2014
“A volte ritornano”
░ Sbaglia chi pensa di essersi finalmente liberato di Maurizio Sacconi. Fabrizio Dacrema gli addebita i guasti della formazione-lavoro.
…L'ex ministro del lavoro è transitato nel raggruppamento di Alfano e dalla presidenza della commissione lavoro del Senato cercherà di influire sui provvedimenti del nuovo governo della cui maggioranza fa parte a pieno titolo. A questo fine ha raccolto in un disegno di legge un concentrato delle ricette ideologiche del governo Berlusconi in tema di lavoro e formazione. In materia di lavoro l'obiettivo principale è la demolizione del contratto nazionale di lavoro attraverso la sua derogabilita' anche individuale. In materia di formazione si propone  il contratto di apprendistato a partire da quattordici anni e l'abrogazione della norme sul diritto all'apprendimento permanente. Il centro destra italiano ritiene sia inutile (e forse anche politicamente dannoso) innalzare il livello di istruzione del paese… perché il nostro sistema produttivo (95% di piccole imprese) domanda poche competenze alte. Anche per questo hanno tagliato oltre 8 miliardi a scuola e università e puntano a spostare fasce della popolazione scolastica verso i percorsi formativi brevi, meglio ancora se in apprendistato. Non pago di aver già abbassato l'età di accesso al lavoro a 15 anni per favorire l'adempimento dell'obbligo di istruzione attraverso l'apprendistato, ora la proposta di Sacconi è di abbassarla ulteriormente a 14 anni in modo che si possa andare a lavorare subito dopo la licenza media…. Questa idea di fare dell'apprendistato un canale alternativo alla scuola è sbagliata e perdente anche perché il sistema produttivo italiano è povero di capacità formativa. Le attività di formazione continua dei lavoratori sono infatti molto sotto la media dei paesi sviluppati (vedi anche ultimo rapporto Isfol), così come le assunzioni delle alte qualifiche e gli investimenti in ricerca e sviluppo. La realtà è questa. Queste proposte, spesso ammantate da pelosi buoni propositi di contrasto alla dispersione scolastica, non possono che tradursi nella rinuncia a priori ad assicurare a tutti i giovani l'apprendimento di quel bagaglio culturale essenziale per essere cittadini, consapevoli e lavoratori occupabili e persone capaci di apprendere lungo tutto il corso della vita.
Decisamente più intelligente, la sperimentazione dell'apprendistato in alternanza introdotta dal decreto Carrozza (art.8 bis). Già accolta in un accordo sindacale all'Enel, diventerà operativa una volata emanato il decreto ministeriale cui è affidato il compito di regolare l'esperienza. Studenti dell'ultimo biennio della scuola secondaria superiore potranno essere assunti con un contratto di apprendistato e diplomarsi attraverso un percorso formativo in alternanza in cui all'apprendimento si realizza in parte nel contesto scolastico e in parte nel contesto lavorativo….
L'altra "perla" del disegno di legge Sacconi è l'abrogazione delle norme  contenute nella legge 92 … Difficile comprendere le ragioni dell'accanimento di Sacconi contro norme che con un ritardo più che decennale allineano il nostro paese, agli ultimi posti per il livello delle competenze della popolazione, alle indicazioni e alle pratiche dell'Unione Europea. Già Confindustria ne aveva chiesto lo stralcio, timorosa delle possibili ricadute contrattuali della certificazione pubblica delle competenze acquisite dai lavoratori attraverso il lavoro e/o altri percorsi di apprendimento non formali e informali. Di certo l'azzeramento delle norme sull'apprendimento permanente farebbe perdere al paese un'altra occasione per mettere in atto una delle condizioni essenziali per uscire dalla crisi e tornare a crescere. … Il sistema pubblico nazionale della certificazione delle competenze e le reti territoriali dell'apprendimento permanente - il cui compito è realizzare una programmazione integrata delle risorse, dell'offerta e dei servizi dell'apprendimento permanente - sono infatti gli strumenti indispensabili per realizzare concretamente una strategia di innalzamento delle competenze coerente con lo sviluppo dell'innovazione e dell'occupazione.

www.italiaoggi.org - 04.03.2014
“Il Ministero rischia la paralisi”
░ CNPI: il MIUR è stato sconfitto anche in appello e si allunga il rosario dei suoi problemi, non pochi nati da errori e sottovalutazioni.
Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar del Lazio con la quale i giudici amministrativi, accogliendo un ricorso della Flc-Cgil, avevano sanzionato il ministero dell'istruzione, obbligandolo di fatto a resuscitare il Cnpi, soppresso alla fine del 2012 dal governo Monti.
Istituito nel lontano 1974 dai decreti delegati come organismo di vertice del sistema di rappresentanza del mondo della scuola, il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, presieduto dal ministro, è composto in gran parte da consiglieri eletti dalle varie categorie del personale scolastico; esso formula sia pareri facoltativi che obbligatori e, soprattutto, si esprime su questioni delicate e importanti come la definizione del calendario scolastico, le procedure concorsuali e di valutazione dei titoli degli insegnanti, le utilizzazioni e i trasferimenti, le attribuzioni di punteggio ai precari. Nell'ottobre scorso un ricorso di parte sindacale era stato accolto dai giudici del Tar del Lazio che avevano obbligato il Miur a ripristinare entro 60 giorni la funzionalità del Cnpi, individuando, in caso di inadempienza, nel prefetto di Roma il commissario ad acta autorizzato a ricostituire il Consiglio e a procedere ad elezioni e nomine. … La patata bollente passa ora nelle mani del nuovo ministro Stefania Giannini, che si troverà di fronte alla necessità di operare delle scelte. Per il neoministro non è possibile infatti non decidere. Da un lato potrebbe limitarsi a recepire la sentenza, tenendo in piedi un organismo vecchio, residuo di un'altra e lontana stagione politica e culturale, puntando a minimizzarne l'efficacia sul processo di controllo e tentando di limitarne l'impatto sul terreno delle scelte didattiche e ordinamentali. Ma potrebbe anche scegliere di utilizzare il pasticcio sul Cnpi come una buona occasione per svecchiare e riformare a fondo il sistema della rappresentanza nella scuola, magari avviando un confronto con tutti i soggetti interessati, per arrivare a una complessiva revisione degli organi collegiali ….

www.larepubblica.it - 05.03.2014
"Sparisca per favore". bufera sui giudizi alle abilitazioni-truffa.
░ L’abilitazione nazionale scientifica: Giudizi sprezzanti, formulati in un ambiente in cui l’età moderna sembra non essere giunta, e verbalizzati in un lessico che vorrebbe essere arguto ma che, invece, è supponente. E’ questa la dimensione abituale, nel mondo accademico. E’ Livore ? Azzardiamo un’interpretazione in chiave subliminale: chiamati ad aprire le porte dell’università italiana ai propri potenziali successori, questi accademici sono in preda a un horror della perpetuazione del vuoto.
— Quel carrozzone dell’abilitazione nazionale scientifica — la grande prova, 59 mila candidati, che sta scegliendo chi è meritevole di prendere una cattedra universitaria domani — snocciola un nuovo scandalo: i giudizi alla Bastianich. Così sono stati titolati nel mondo dell’architettura, alludendo alla perfidia gratuita di uno dei conduttori della trasmissione Masterchef, i pareri della commissione “Progettazione architettonica”. I giudizi accademici, però, non fanno audience e umiliano candidati (anche sessantenni) che l’architettura vorrebbero insegnarla in facoltà. I verbali dei cinque commissari di Progettazione, oltre a zoppicare in italiano, regalano considerazioni maligne, incisi grevi, battute sarcastiche. Non si era mai visto in un bando universitario. Gli autori dei siluri da bando sono docenti della Seconda università di Napoli, curatori del Museo Maxxi di Roma, presidi della facoltà di Architettura di Valle Giulia, ordinari della scuola politecnica di Losanna, architetti associati abituati a lavorare nel Nord Europa. Docenti qualificati, ecco. Magari, in alcuni casi, presupponenti, esteticamente naive, forse frustrati. Tutti insieme si sono divertiti — è tutto pubblico, archivio Cineca — a scrivere commenti di questo tipo: «La
candidata non è scema, ha dimestichezza con la scena internazionale e rivela curiosità». Sì, «non è scema». Ancora: «Le pubblicazioni ci offrono la possibilità di avvicinarci alla produzione progettuale del candidato (e non è una bella esperienza)... Indimenticabili i testi di Molinari e Garofalo sulle opere di Saito. Sparisca per favore». Scritto di pugno da un commissario. Diffuse le ironie. «Con il dovuto terrore per una posizione davvero poco interessata a ciò che accade attorno all’architettura il candidato è abilitabile ». Poi: «Le pubblicazioni sono interessanti e pericolose al tempo stesso soprattutto se le si pensa in mano a studenti in formazione ». Sono un po’ più di studenti, in verità, i candidati che la commissione si è trovata davanti, eppure scrivono di loro: «Candidato in via di formazione (si spera). Abilitazione: no». Oppure: «È ricercatore dal 2011 alla Sapienza. I suoi interessi variano (sbandano?) tra l’architettura romana tra le due guerre, la pianificazione e il patrimonio». Alcuni giudizi sono freddure. «Le pubblicazioni vertono in gran parte sull’argomento (non solidissimo dal punto di vista scholarly) della tesi di dottorato e sulle sue derivazioni, vale a dire “la linea di terra” (anche se non stiamo parlando di sicurezza negli impianti elettrici)». Nei verbali ci sono diverse considerazioni non richieste sull’anima dei candidati: «Ha una specializzazione molto settoriale, che sembra una sorta di condanna ad esercitare un credo a tutti i costi». E critiche esplicite al malcostume universitario: «Molte pubblicazioni sono raccolte di lavori didattici degli studenti pubblicati con contributo dell’università. Ma com’è possibile che in un paese così “povero” ci siano a disposizione nelle facoltà tanti soldi per pubblicare lavori di studenti e qualsiasi altra cosa venga in mente a un docente? Non abilitata». La commissione Masterchef ha attaccato, via concorso, anche colleghi più affermati: «Le pubblicazioni pullulano di detriti portoghesiani e subportoghesiani, la stessa candidata confessa la difficoltà di uscire dall’ombra del Maestro (cui concede la maiuscola!)». A “Progettazione architettonica” solo il venti per cento è stato abilitato. Sotto le forche caudine dei commissari battutisti sono caduti progettisti come Beccu e Raimondo autori dell’Auditorium di Firenze e del Museo dei Bronzi di Riace, poi Peluffo e Femia (Palazzo del cinema di Venezia), Alessandra Segantini (Uffici giudiziari di Venezia), Vincenzo Corvino (restauro del Pirellone di Milano). L’Associazione italiana di architettura e critica parla di una commissione sessista e maschilista, «che non rispetta la dignità delle persone giudicate e squalifica l’università italiana». Il professor Sergio Pace del Politecnico di Torino cita Bombolo e Cannavale. Una lettera plurifirmata chiede al ministro dell’Istruzione di fermare tutto.

www.orizzontescuolaNews - 06.03.2014
"Graduatorie di istituto II fascia per i diplomati magistrale e III fascia delle graduatorie ad esaurimento peri laureati in SFP. L’idea PD”.
░ Il C. di S. annulla il D.M. 62/11 nella parte in cui nega ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'a.s. 2001/02 l'accesso alla II fascia delle Graduatorie di istituto. Il PD auspica l’inserimento in III fascia G.E., per i laureati in Scienze della formazione primaria.
La deputata del Pd Simona Malpezzi dichiara "In questi giorni in cui ci avviamo a discutere la proposta del Pd su reclutamento e formazione iniziale… credo che, con il nuovo corso che si è aperto al MIUR, si possa avviare finalmente un canale di dialogo che consenta di sanare delle ingiustizie inaccettabili che avrebbero richiesto una soluzione da molto tempo. Le recenti sentenze giudiziarie che hanno confermano la ragionevolezza delle tesi sostenute da tempo dal Pd circa la necessità di risolvere una volta per tutte due situazioni che stanno danneggiando molti lavoratori della scuola e molti giovani laureati, impongono una forte iniziativa politica e scelte decise". L'idea… risolverebbe l'annosa questione della fascia aggiuntiva alla III nelle Graduatorie ad esaurimento, nella quale sono al momento inseriti i docenti che si sono abilitati negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11 a seguito della frequenza: dei corsi biennali abilitanti di secondo livello presso le Accademie di Belle Arti (COBASLID); del secondo e del terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale (classi di concorso A031-A032) e di strumento musicale (classe di concorso A077); dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria….

www.europaquotidiano.it - 07/03/2014
" Giusto farsi domande, ma a Siracusa c’era allegria”
░ Quel sapore di comunità viva e fortissima che si respira dentro una scuola; le relazioni affettive fortissime che ci son dentro le scuole. Come spiegare a chi parla della Scuola ma non la conosce? Di Mila Spicola
La vicenda è nota. Renzi visita una scuola a Siracusa e Beppe Grillo scrive sul suo blog: «La scena del Venditore di Pentole che incontra i bambini delle elementari Raiti di Siracusa che lo ricevono allineati e addestrati con un coretto di benvenuto per concludere con “Matteo! Matteo! Matteo!” ricorda, in peggio e in grottesco, gli incontri di Mussolini con i figli della Lupa»…. Da ieri non si parla d’altro. A voglia dire che ben altri sono i problemi e le emergenze che si agitano sotto il cielo d’Italia, ma il circo mediatico ha le sue regole: l’argomento del giorno non lo stabilisce la gravità del fatto ma… dipendono dal “peso” dei protagonisti? … Mi ricordo una visita di Spadolini alle elementari, ci impegnammo oltre modo nella realizzazione di bandierine colorate recanti l’effige del suo faccione sorridente e poi le sventolammo al suono del Và pensiero. Pessimo gusto? Può darsi, però se me lo ricordo ancora è perché mi divertii parecchio…. E così accade ancora oggi, io insegno, so che valore ha il fare e il preparare insieme ai bambini, ai ragazzi in vista dell’arrivo di un ospite. Su tutto prevalgono il senso e l’importanza data all’accoglienza dell’ospite…
L’analisi dei fatti e le ricadute sull’opinione pubblica assume forme completamente diverse a seconda della quantità di occhi puntati addosso? Significa che soggetti portatori di enorme notorietà oggi vedono deformate azioni e giudizio in modo direttamente proporzionale all’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa e dei social? Forse.
Significa che Renzi non deve andare nelle scuole? No. Significa che le telecamere non devono entrare nelle scuole? Forse. Significa che le maestre non devono trascurare i pericoli di una sovraesposizione mediatica e predisporre per bene cosa fare e cosa non fare? Forse.
Significa che si è presentata una dimensione nuova del giudizio e del pregiudizio? Forse. Significa che siamo nell’ambito di terreni inesplorati? Forse. Significa che quelle docenti e quella dirigente si son trovate ingabbiate in un meccanismo a loro completamente sconosciuto? Forse. Prima di esprimere giudizi, condanne, o ego te absolvo, dubitiamo. Dubitiamo e dubitiamo, perché c’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria e chiari non sono i contorni. Serenamente, in modo pacato, senza polarizzazioni o strepiti. Comunque, vinca il sorriso. Io c’ero a Siracusa l’altro giorno in quella scuola e mi rimane l’allegria e il divertimento di quel bimbo che ho visto correre per il corridoio andando ad abbracciare la maestra che gli diceva «sei stato bravissimo!» e i compagni che si sono accerchiati a lui in un abbraccio manco fosse il gol di Maradona. Mi rimane il veloce rinfresco a cui le colleghe mi han coinvolto dopo che Renzi era andato via, tutto interno, tutto familiare….

Pubblichiamo alcuni articoli sul pensionamento di soli 17mila docenti e Ata a causa della riforma Fornero.

ANSA: Scuola: Anief, con riforma Fornero solo 17 mila in pensione
Nel 2007 erano il triplo. Personale docente stanco e demotivato
(ANSA) - ROMA, 16 FEB - "La riforma Fornero colpisce ancora: in pensione solo 17mila docenti e Ata, nel 2007 erano il triplo". La denuncia arriva dall'Anief-Confedir: "se non si approva una deroga per chi opera nel comparto dell'Istruzione, entro qualche anno ci ritroveremo con una quantità industriale di insegnanti ultra 60enni demotivati e stanchi. E se proprio dobbiamo tenerli in servizio, si dia loro la possibilità di fare da tutor o formatori delle giovani leve". "Nella scuola - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - gli effetti della riforma Fornero si confermano devastanti: quest'anno l'innalzamento progressivo dell'età pensionabile, in particolare delle donne, che nella scuola costituiscono più dell'80% del personale, con migliaia di 'Quota 96' illegittimamente stoppati, porterà alla pensione appena 13.380 insegnanti e 3.697 tra amministrativi, tecnici ed ausiliari: in tutto saranno 17mila. Se rispetto al 2013 si registra un incremento di circa il 20%, quelli emessi dal Miur sono numeri davvero modesti. Che non favoriranno quel turn over fisiologico indispensabile in un contesto lavorativo contrassegnato da over cinquantenni e oltre 140mila precari annuali, quasi la metà di tutta la pubblica amministrazione". "Il quadro che ci aspetta - concludo Pacifico - è davvero grigio: con i docenti più vecchi dell'area Ocse, i precari assunti alle soglie dei 40 anni e le nuove norme che permettono di lasciare il servizio per la pensione non prima dei 65 anni, le 8.400 scuole pubbliche italiane saranno sempre più affollate di personale docente e amministrativo stanco e demotivato". (ANSA).

Il Gazzettino: Scuola, fuga degli insegnanti verso la pensione

On line news: La riforma Fornero colpisce ancora: in pensione solo 17mila docenti e Ata, nel 2007 erano il triplo

Radiogiornale Italia Stampa del 17 febbraio 2014

Tecnica della Scuola: Pensioni, a settembre andranno via in 17mila. Ma c’è poco da gioire

Orizzonte Scuola: Pensioni 2014: solo 17mila docenti e Ata. Anief: le soluzioni per assumere dalle graduatorie ci sarebbero

Corriere dell'Irpinia: Scuola, la riforma Fornero colpisce ancora!

ARIS: La riforma Fornero colpisce ancora: in pensione solo 17mila docenti e Ata, nel 2007 erano il triplo

IMG Press: La riforma Fornero colpisce ancora: in pensione solo 17mila docenti e Ata, nel 2007 erano il triplo

Italpress: Scuola: Anief "Riforma Fornero colpisce ancora"

Il Messaggero: Scuola, fuga degli insegnanti verso la pensione

Corriere di Roma: La scuola italiana è sempre più vecchia

Baobab - Rai Radio 1: puntata del 26 febbraio 2014

Pubblichiamo alcuni articoli sulla manifestazione del 28 febbraio al Miur degli idonei al concorso a cattedra.

TG1 ore 8.00 del 28 febbraio 2014 (dal min. 27:50)

ADNKRONOS: Scuola / Anief, domani manifestazione al Miur di 17mila docenti
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Manifestazione, domani al Miur, di 17mila nuovi docenti che, idonei alla professione, non possono insegnare. Lo fa sapere l'Anief ricordando che "oltre 17mila partecipanti al concorso a cattedre, bandito dell'ex ministro Francesco Profumo" pur "risultando idonei alla professione dell'insegnamento sono rimasti esclusi delle liste dei nominativi a scorrimento da cui il Miur attinge per le immissioni in ruolo".
"Nelle discipline senza più candidati continueranno così incredibilmente ad essere assunti i vincitori dei vecchi 'concorsoni', che in molti casi svolgono ormai altri lavori e non sono più interessati all'insegnamento - osserva l'Anief - Domani questi docenti contesteranno questa illogica scelta dell'amministrazione scolastica con una manifestazione nazionale che si terrà davanti al ministero dell'Istruzione: dalle ore 11 e fino alle 17 ricorderanno ai tecnici di Viale Trastevere che se si vuole veramente puntare sulla meritocrazia non si possono lasciare al loro destino migliaia di persone che hanno dimostrato, superando un pubblico concorso, di essere almeno presi in considerazione per l'insegnamento nella scuola pubblica italiana".
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir "fa bene il neo ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, a valorizzare la formazione iniziale puntando sui tirocini formativi nell'ottica di 'un ringiovanimento del personale docente', ma allora non si comprende perché non si cominci attraverso l'assunzione dei 17mila docenti idonei all'insegnamento vincitori di concorso. Come anche dei 13mila abilitati tramite Tfa ordinario. È davvero illogico e irrazionale - conclude il sindacalista Anief-Confedir - selezionarli e poi lasciarli a casa".

TMNews: Scuola, domani sit-in al Miur dei nuovi idonei a concorso Profumo
Anief: si adotti corretta interpretazione norme reclutamento
Roma, 27 feb. (TMNews) - Domani il Coordinamento nazionale dei docenti idonei al concorso a cattedra manifesta nei pressi del Ministero dell'Istruzione a Roma. Il sit-in è stato autorizzato dalla Questura di Roma dalle 10 alle 14 in piazza Bernardino da Feltre, adiacente al Miur.
Il Coordinamento chiede in particolare la validità della graduatoria di merito e scorrimento della stessa oltre i posti messi a bando fino all`entrata in vigore della graduatoria del prossimo concorso, e immissioni in ruolo per il 50% attingendo da codesta graduatoria; che sia riconosciuta ai docenti idonei l`abilitazione all`insegnamento nella classe di concorso per cui gli stessi sono risultati idonei; la riapertura delle graduatorie ad esaurimento e il conseguente accesso alle stesse degli idonei come è stato per i passati concorsi ordinari.
"Come si fa a vincere un concorso, superando i test preselettivi, le prove scritte, il colloquio finale, e poi non essere nemmeno inseriti nelle graduatorie di merito? È quello che si chiedono gli oltre 17mila partecipanti al concorso a cattedre, bandito dell'ex Ministro Francesco Profumo nel settembre 2012, che pur risultando idonei alla professione dell'insegnamento sono rimasti esclusi delle liste dei nominativi a scorrimento da cui il Miur attinge per le immissioni in ruolo.
Nelle discipline senza più candidati continueranno così incredibilmente ad essere assunti i vincitori dei vecchi 'concorsoni', che in molti casi svolgono ormai altri lavori e non sono più interessati all'insegnamento", dice in una nota l'Anief-Confedir.
"La verità è che il Miur continua a non voler adottare la corretta interpretazione delle norme sul reclutamento. Producendo così altri pasticci. Per questi motivi l'Anief condivide quindi le ragioni della protesta. E attende con speranza l'esito della sentenza del Consiglio di Stato che il prossimo 11 marzo si esprimerà proprio sulla loro sorte, dopo che alcuni Tar sulla linea imposta dal Miur, per la gestione dei vincitori dell'ultimo 'concorsone', hanno sollevato problemi di giurisdizione".

Libero: Scuola: Anief, domani manifestazione al Miur di 17mila docenti

Il Mondo: Scuola, domani sit-in al Miur dei nuovi idonei a concorso Profumo

Repubblica: Docenti idonei ma non possono insegnare. Domani scendono in piazza

Orizzonte Scuola: Domani manifestazione al Miur di 17mila nuovi docenti: idonei alla professione, ma non possono insegnare

Il Diario del Lavoro: 17mila docenti idonei, ma non possono insegnare

Teleborsa: Docenti idonei ma non possono insegnare. Domani scendono in piazza

Tecnica della Scuola: Domani manifestazione al Miur di 17 mila nuovi docenti: idonei alla professione, ma non possono insegnare

AgenParl: Scuola: Anief, domani manifestazione al Miur di 17mila nuovi docenti

Avvenire: Oggi al Miur la protesta degli "invisibili"

ANSA: Scuola: domani protesta docenti idonei davanti a ministero
Anief, potrebbe essere Consiglio Stato a risolvere pasticcio
(ANSA) - ROMA, 27 FEB - Come si fa a vincere un concorso, superando i test preselettivi, le prove scritte, il colloquio finale, e poi non essere nemmeno inseriti nelle graduatorie di merito? È quello che si chiedono gli oltre 17mila partecipanti al concorso a cattedre del 2012, che pur risultando idonei alla professione dell'insegnamento sono rimasti esclusi dalle liste da cui il Miur attinge per le immissioni in ruolo. Domani per far sentire le loro ragioni questi docenti manifesteranno davanti al ministero dell'Istruzione. "Va ricordato - spiega l'Anief in una nota - che in base alla legge i partecipanti ai concorsi a cattedra collocati nelle graduatorie di merito, anche se in posizione successiva al numero di posti messi a bando, devono essere utilizzati per il 50% delle assunzioni. Non va meglio per l'altro 50%, riservato alle graduatorie a esaurimento, che ad aprile verranno aggiornate: anche in questo caso l'amministrazione ha immotivatamente lasciato fuori gli abilitati tramite Tfa e, prossimamente, i 70mila tramite Pas, oltre che gli stessi idonei al concorso. La verità è che il Miur continua a non voler adottare la corretta interpretazione delle norme sul reclutamento. Producendo così altri pasticci". L'Anief condivide le ragioni della protesta e attende "con speranza" l'esito della sentenza del Consiglio di Stato che il prossimo 11 marzo si esprimerà proprio sulla loro sorte, dopo che alcuni Tar sulla linea imposta dal Miur, per la gestione dei vincitori dell'ultimo 'concorsone', hanno sollevato problemi di giurisdizione. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief "fa bene il neo Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, a valorizzare la formazione iniziale puntando sui tirocini formativi nell'ottica di 'un ringiovanimento del personale docente', ma allora non si comprende perché non si cominci attraverso l'assunzione dei 17mila docenti idonei all'insegnamento vincitori di concorso. (ANSA).

Yahoo: Scuola, domani sit-in al Miur dei nuovi idonei a concorso Profumo

Corriere di Roma: Oggi manifestazione al Miur di 17mila nuovi docenti: idonei alla professione, ma non possono insegnare

Italpress: Scuola, Anief "17 mila nuovi docenti idonei, ma non possono insegnare"

L'Unità: Giannini: "Prof malpagati". E' scontro sul "merito"

owww.sinergiediscuola.it - Detto tra noi - 21.02.2014
“Il nuovo inquilino in Viale Trastevere”
░ Un ministro (in carica per 10 mesi) conclude; auguri al nuovo ministro. Gabriella Bellafiore – DSGA – le invia il benvenuto. Ancora una volta, al MIUR è stato mandato un rettore (rettore all’Università per stranieri di Perugia, fino allo scorso anno); la Giannini ha anche avuto funzioni internazionali: presso l’Università italo-francese; presso la Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo, del Ministero degli Affari Esteri; presso la Conferenza dei Rettori delle Università (per le Relazioni Internazionali); presso il MAE (per l’Internazionalizzazione delle Università Italiane, e di Promozione della Cultura Italiana all’Estero).
Sfratto esecutivo al Ministro Carrozza, che non è riuscita a dare la propria impronta nemmeno ad un solo, misero, anno scolastico. Il suo dicastero è durato appena 10 mesi. Bisogna riconoscere che ha cercato di essere concreta. Si è subito resa conto che l'accelerazione spinta verso la digitalizzazione data dal suo predecessore, Profumo, non si sarebbe potuta realizzare solo con gli slogan, e allora ha rallentato bruscamente e ha sterzato verso il “fund raising”. Probabilmente se ne avesse avuto il tempo avrebbe fatto bene, o forse no. Il pasticciaccio brutto degli scatti bloccati-sbloccati per i docenti e sbloccati-bloccati è suo (speriamo almeno che non si arrivi al recupero forzoso di quanto erogato dal Mef e percepito in buona fede dal personale Ata dal settembre scorso in poi).  E degli stipendi non pagati o pagati in ritardo ai supplenti vogliamo parlarne? Mi dispiace, ma non è stata all'altezza delle aspettative. Si è fatta travolgere dal collega del Mef che è stato l'unico vero regista anche della politica del Miur. E' sembrato sempre che la sua azione rincorresse gli eventi, senza riuscire però mai a dominarli. E' sembrato sempre che rattoppasse la coperta vecchia (corta, cortissima per giunta), mai che ne stesse tessendo una nuova. E' sembrata spesso sola e sempre mal consigliata…. Non servono riforme epocali. Serve attenzione e capacità di ascolto della voce che proviene dalle scuole. La voce di chi lavora nella scuole, la voce dei giovani che la frequentano e che sperano ancora di crearsi un domani migliore puntando su una buona istruzione. Francamente, considerati i disastri lasciati sul campo non le dovrebbe essere difficile riuscire a far meglio dei suoi predecessori. Crediamoci! Per stasera scacciamo via dalla mente quel caro, vecchio detto popolare che dice "Al peggio non c'è mai fine" ed auguriamole un caloroso "Benvenuta, Signor Ministro". Però sia chiaro che da domani si fa sul serio: per cortesia pochi discorsi, poche slides di presentazione di miracolosi interventi normativi e più fatti, cioè più risorse !

www.latecnicadellascuola.it - 22.02.2014
“Quale potrebbe essere il disegno sulla scuola dietro la nomina della Giannini?”
░ Lucio Ficara prevede nero; speriamo che una volta tanto si sbagli.
In buona sostanza quale sarebbe il disegno sulla scuola dietro la nomina al Miur di Stefania Giannini? Perché si è scelto di affidare la guida del dicastero di viale Trastevere ad un esponente politico di un partito di recente formazione e che sugli insegnanti poco si è espresso? Per dare risposta a questa ultima domanda c’è il sospetto che i provvedimenti in cantiere sulla scuola saranno così impopolari, da avere fatto considerare al premier Renzi l’inopportunità di scegliere come ministro dell’Istruzione un esponente del partito democratico. Quale dunque questo disegno strategico sulla scuola, considerato per altro impopolare? Il timore è quello del rischio di un piano shock sulla scuola, che ritorni a proporre l’aumento dell’orario settimanale di servizio per gli insegnanti delle scuole secondarie, a parità di salario, la contemporanea riduzione di un anno nel curriculo della scuola secondaria di secondo grado e la riforma per quanto attiene lo stato giuridico degli insegnanti. …. L’idea politica che avrebbe la Giannini potrebbe essere quella di dividere il corpo docente in fasce di merito, valorizzando anche economicamente la fascia alta dei docenti più meritevoli. Quindi si teme un ritorno dell’ormai noto DDL Aprea-Ghizzoni, che tra l’altro prevede anche un nuovo modello di governance della scuola statale che punta a trasformare radicalmente la guida delle istituzioni scolastiche. Infatti, secondo il neo ministro dell’Istruzione, gli attuali organi collegiali che si rifanno alle disposizioni dei decreti delegati degli anni settanta, sono costituiti, ancora oggi, in modo tale da non cogliere pienamente i cambiamenti costituzionali e i recenti progressi e le innovazioni sulle norme di governo in materia sia amministrativa che didattica. Un’altra idea politica unisce l’Aprea all’attuale ministro dell’Istruzione Giannini, ed è quella della chiamata diretta dei docenti da parte delle singole istituzioni scolastiche. …

www.corrieredellasera.it - 25.02.2014
“Torna il bonus maturità. Il neoministro: è più giusto. Giannini: ogni scuola selezioni i suoi professori”
░ Sì al bonus maturità e alla riforma della scuola media, ni alla tecnologia e al ciclo breve di studi, no ai concorsoni. Così Valentina Santarpia riassume l’idea programmatica del nuovo ministro.
Bonus maturità, introdotto dal ministro Francesco Profumo sotto il governo Monti e poi cancellato dal nuovo titolare del dicastero, Maria Chiara Carrozza, il giorno stesso in cui circa 100 mila studenti partecipavano ai test di accesso per 10 mila posti nella facoltà di Medicina: «Non era il bonus maturità in sé, ma il fatto di aver cambiato le regole in corso, ad aver scatenato il putiferio. Che la carriera scolastica conti per me è importante, lo studente non deve andare all’università vergine, ignorando tutto quello che ha fatto prima: il voto di maturità non è altro che la sintesi che uno ha fatto nei precedenti anni di carriera scolastica, quindi deve esserci, bisogna valutarlo insieme a tutte le altre cose che gli vengono richieste nell’esame di selezione». Per quest’anno, difficilmente rivedremo il bonus in azione, visto che il bando per i test di accesso alle facoltà a numero chiuso, previsti per aprile, è ormai già stato pubblicato. Ma qualcosa potrebbe cambiare dall’anno prossimo, governo permettendo. Cambio di corsa, quindi? Sembra proprio di sì. Anche la sperimentazione del ciclo breve (4 anni anziché cinque) che la Carrozza aveva lanciato in cinque licei e che contava di estendere a tutte le scuole superiori, lascia piuttosto tiepidina il nuovo ministro. «Non sono contraria a continuare la sperimentazione ma non sono un’entusiasta sostenitrice dell’idea che eliminare un anno alle scuole superiori sia la carta vincente. Piuttosto, penso che abbiamo tre cicli di scuola, due funzionano molto bene, uno, quello intermedio, molto meno. La scuola media inferiore è quella che ha bisogno di maggiore attenzione», sottolinea Giannini. Prefigurando così una riforma del ciclo intermedio, pardon , una rivisitazione, visto che la parola «riforma» le evoca «grandi e lunghi processi» che si attirano critiche e polemiche. Ma questo non significa che i progetti non siano ambiziosi: da brava riformista, l’ex segretario di Scelta civica boccia anche i concorsoni alla Profumo: «Così come sono stati fatti hanno creato più problemi che soluzioni — sostiene — tra ricorsi, procedure sbagliate, riformulazioni». E come si reclutano allora, gli insegnanti? «Le scuole, come strutture pubbliche che devono rendere conto delle scelte che fanno, possono prendere delle decisioni e assumere chi credono, e poi in base a queste scelte essere valutate: dobbiamo trovare gli strumenti giusti per attuarlo». E i 120 mila precari che pure la Commissione europea ci ha rimproverato? «È una situazione drammatica — dice Giannini —. La conosco bene perché ho amici cinquantenni ancora in attesa di supplenze. Ma si può curare il male antico introducendo sistemi per non rigenerarlo». Una vera rivoluzione, dunque, quella che immagina il nuovo ministro, in cui gli istituti scolastici hanno sempre più autonomia, la valutazione acquisisce un valore importantissimo…

ItaliaOggi - 25.02.2014
“Valutare sì, ma non per punire”
░ Presentata (20 febbraio)a Roma la ricerca dal titolo «La valutazione della scuola. A cosa serve e perché è necessaria», della Fondazione Giovanni Agnelli. Evidenzia anche alcuni effetti distorsivi di un sistema premiale. (Di Giovanni Scancarello).
La valutazione usata per premiare o punire i docenti non funziona. Divide anziché unire il mondo della scuola e non ne restituisce una fotografia attendibile. Tra l'altro, la valutazione non è utilizzata per dare aumenti ai docenti neanche negli altri paesi europei. E lì dove, come in Usa, si sono fatte sperimentazioni in tal senso, ora si sta tornando indietro. Il valore aggiunto della scuola nell'apprendimento dei singoli studenti, infatti, è sempre il frutto di un lavoro di squadra: le scuole andranno pertanto valutate su come lo organizzano e progettano. ….Fino ad oggi, spiega la Fga, ce la siamo cavata di fronte all'Europa con le sperimentazioni sulla valutazione delle scuole. È soprattutto con l'allora ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini che, tra richiami al merito e tentativi di introdurre la valutazione della performance di Brunetta, si assiste ad una stagione di progetti sperimentali. Vqs, Valorizza, il Vales, ne sono la testimonianza. Esperienze che consentono comunque l'emersione dei punti deboli e degli errori da evitare però in futuro. Alla luce dei risultati conseguiti ad esempio dal progetto Valutazione per lo sviluppo della qualità delle scuole (Vqs), spiegano i ricercatori coordinati da Andrea Gavosto, direttore della Fga, i docenti non hanno ancora capito il valore aggiunto procurato dalla valutazione esterna, resta il dubbio sulla correttezza della conduzione delle somministrazioni da parte di alcune scuole nei confronti di altre (cheating), il modello teorico e metodologico di progetti, che prevedevano premi in denaro per i migliori, è stato giudicato oscuro. …. Tra i dati rilevati dalla Fondazione Agnelli colpisce che «in alcune scuole, sono stati i genitori eletti nei consigli di istituto a guidare la fronda contro la sperimentazione». Nella collegialità, quindi, è sorta la barricata. Valore costitutivo del nostro sistema scolastico, frutto di conquiste democratiche degli anni settanta, la collegialità risulta talmente radicata nel dna della scuola, da rintracciarsene i segni sin dai tempi dei regi decreti. Che la collegialità vada considerata di prioritaria importanza è confermato dagli stessi ricercatori della Fga, quando dicono che la questione della governance della scuola diventa «endogena e quindi è corretto considerarla rilevante per la valutazione della scuola, attraverso una misura di valore aggiunto, attraverso prove standardizzate». … Bisognerà pensarci bene, prima di chiedere cessioni di quote di sovranità degli organi collegiali democraticamente eletti. Se da una parte, di tutto c'è bisogno, meno che di altri elefanti nella cristalleria, dall'altra c'è da scommettere che il confronto della scuola con la valutazione, se rivolto veramente a innalzare i livelli di apprendimento dei nostri studenti, si giocherà soprattutto sul piano della collegialità. Un confronto che però richiederà competenze per essere adeguatamente impostato. «La valutazione delle scuole sembra adeguata a integrare due dimensioni», si legge nella ricerca della FGA, «a prima è quella di rendere i singoli istituti responsabili (accountable) per i loro risultati; la seconda è quella di usare i risultati di apprendimento degli studenti per valutare l'efficacia dei processi didattici e organizzativi di ciascun istituto». È proprio grazie alla valutazione che si innescherebbe, secondo FGA, quella riflessività della comunità professionale e collegiale che è decisiva per creare consenso e migliorare. È infatti solo grazie alla valutazione, spiegano i ricercatori, che sarà possibile diagnosticare «le lacune ed eventualmente proporre azioni di miglioramento, attraverso la pratica di fornire alle scuole i risultati aggregati dei test standardizzati, integrata eventualmente da visite ispettive, grazie alla riflessione interna alla scuola stessa».

ItaliaOggi - 25.02.2014
“Il pasticcio della reiterazione delle supplenze, una vera bomba ad orologeria per viale Trastevere”
░ Quanta polvere negli occhi ! Le parole preoccupate - di Max Bruschi, dirigente tecnico del Miur (che sotto la gestione Gelmini ebbe spazi decisionali) - che leggiamo in questo intervento ci fanno intendere che il MIUR è costretto a malincuore a guardare la questione, e che anche dentro il MIUR si usa la parola “pasticcio”. E ci voleva tanto ? In molti e da tempo segnaliamo il pasticciaccio brutto alla sensibilità (?!) dei responsabili politici del MIUR.
Nell'austero palazzo di viale Trastevere, sede del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, c'è una bomba a orologeria. Che fa tic tac, tic tac, nell'attesa di chi vorrebbe disinnescarla e non può, di chi prega che svapori all'alba, come se fosse un brutto sogno, o aspetta con fatalismo che esploda, sperando in danni limitati, o che faccia cilecca. Il detonatore potrebbe scattare il 27 marzo, quando la Corte Europea (CEDU) sarà chiamata a rispondere (tra le altre, ma è la questione principale e dirimente) alla seguente domanda postale dalla Corte Costituzionale con l'ordinanza 207/2013: è lecito o non è lecito ai sensi del diritto comunitario, che vieta, per direttiva e giurisprudenza, l'abuso di contratti a termine, coprire posti «vacanti e disponibili» con contratto a tempo determinato «senza indicare tempi certi per l'espletamento dei concorsi»? Domanda cui ha già risposto la Commissione europea, depositando osservazioni che metterebbero in allarme anche il più distratto dei lettori. Se la CEDU dovesse sancire l'incompatibilità delle norme italiane sul comparto scuola con la legislazione comunitaria, in verità, non si determinerebbe l'assunzione in massa dei ricorrenti, come qualcuno propaganda. La palla tornerebbe alla Corte Costituzionale e poi ai tribunali del lavoro, che potrebbero «andare alla grossa», senza distinguere tra le varie tipologie di contratti e di situazioni, comminare salatissimi risarcimenti e solo al limite, e forse in maniera spericolata, perché in deroga alla Costituzione, imporre assunzioni. Il danno al pubblico erario sarebbe enorme. La soluzione forse c'è, ma il tempo a disposizione è davvero poco. Il ministro avrà giusto il tempo di giurare e agire, o affidarsi all'italico stellone. Occorrerebbe procedere per decreto legge, e subito. Fatta la revisione dei cicli scolastici (era comprensibile che ci fossero remore ad assumere a tempo indeterminato su posti dovuti a una sperimentazione che tutti i ministri, da Luigi Berlinguer in poi, avevano intenzione di «sbaraccare»), l'organico di diritto è fissato per legge. Con un poco di coraggio, si potrebbe anche varare il regolamento sull'organico di rete, rimasto lettera morta. Ma va superata la logica dei «piani straordinari», che rischiano di rappresentare, agli occhi della CEDU, un'aggravante e va battuta la strada aperta dal decreto legge 104/2013 sui posti di sostegno, destinati ad essere progressivamente coperti con contratti a tempo indeterminato: basta estendere la stessa disposizione al personale docente e Ata. Con chiarezza, tempi certi, senza furbizie e cadenzando con precisione le procedure concorsuali, per evitare ulteriori guai dovuti alla mancata spendibilità dei titoli di abilitazione da parte degli esclusi dalle GAE: «In esito a una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, che assicuri l'invarianza finanziaria il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è autorizzato, a decorrere dall'anno scolastico 2014/2015, ad assumere a tempo indeterminato personale docente, educativo e ATA per la copertura di tutti i posti vacanti e disponibili nell'organico di diritto di cui alle dotazioni organiche del personale, individuate ai sensi dell'articolo 19, comma 7, del Decreto Legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. Alle assunzioni si procede attingendo per il 50% attraverso lo scorrimento delle graduatorie permanenti di cui all'articolo 401 del Testo unico delle leggi sulla scuola, per il 50% attraverso l'indizione di concorsi per titoli ed esami con cadenza biennale, riservati a docenti abilitati ai sensi della normativa vigente. Ai candidati inseriti nelle graduatorie di merito di concorsi antecedenti alla data di emanazione del presente decreto legge, è riconosciuto il titolo di abilitazione». Al Minosse comunitario, forse potrebbe bastare. Dum Romae consulitur, o vogliamo intervenire ?

lastampa.it - 27.02.2014
“Si chiama capitale cognitivo e ci farà ricchi”
░ Di Gilberto Corsellini – Università “La Sapienza” di Roma
In occasione nel dibattito televisivo tra i candidati alla segreteria del Pd, il nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi indicava nella ricerca, nell’istruzione e nella cultura le risorse da valorizzare…… per un Paese che, proprio per aver ignorato il valore dell’istruzione, della ricerca e della cultura negli ultimi decenni è vertiginosamente retrocesso rispetto ai parametri che contraddistinguono la dinamicità produttiva e sociale di una democrazia vitale. Chi ha governato l’Italia negli ultimi 30 anni e più sembra fosse all’oscuro che i livelli d’investimento in istruzione, ricerca e cultura sono i più predittivi (più delle risorse naturali) della capacità di un sistema economico e politico di migliorare il benessere sociale. In termini non solo di reddito pro capite, ma anche di tasso di disoccupazione, di eguaglianza, di salute e di felicità percepita. Perché si traducono in un maggior numero di cittadini con laurea e dottorato, in istituzioni accademiche efficienti e competitive, quindi in grado di attrarre finanziamenti internazionali, in brevetti e sistemi industriali tecnologicamente avanzati, in maggiore consumo di cultura (cinema, teatro, quotidiani, mostre, musei... ): insomma, rendono una nazione intelligente, cioè capace di far fronte o anticipare gli imprevisti dovuti ai cambiamenti degli scenari economici e politici. Renzi prende in mano il Paese che in Europa ha una delle più basse percentuali di laureati (la più bassa tra 30 e 35 anni ): poco più del 20%, che è meno della metà di Gran Bretagna o Francia e lontana dalla media dell’Unione Europea (35%). E’ di pochi giorni fa il dato che registra un calo di 90 mila unità nel numero di immatricolati nel 2013-14 rispetto al 2003-4. Da questa crisi economica e da questo disinteresse per lo studio derivano la diffusione della corruzione, dell’evasione fiscale, delle truffe, del gioco d’azzardo, della criminalità organizzata, oltre che dei ciarlatani, giacché il livello d’istruzione (e la qualità del sistema educativo) di un Paese è anche predittivo dell’etica pubblica che caratterizza la convivenza sociale. Il nostro sistema educativo è intorno al 70° posto (su 148 posizioni), secondo il World Economic Forum. E’ vero che esportiamo cervelli, ma le nostre scuole e università sono alla canna del gas, come conseguenza di inadeguate riforme e scarsi investimenti, cioè per la mancata valorizzazione del ruolo sociale di insegnanti e docenti, che sono i meno pagati (anche a causa dei perniciosi corporativismi e degli eccessi di tutela sindacali), e per il degrado delle strutture scolastiche e universitarie e per i tagli irresponsabili e populisti ai finanziamenti per la ricerca e l’università. Le università si stanno spopolando di ricercatori e sono abitate da docenti demotivati e catturati nei gironi infernali di una burocrazia asfissiante e di procedure di reclutamento e valutazione formalistiche e largamente disfunzionali…. Le prospettive di successo del nuovo governo nell’invertire il processo di declino dell’Italia non dipenderanno da generiche riforme del sistema politico, se non si sceglie anche di investire da subito e su tempi lunghi per migliorare la qualità del capitale umano o immateriale, che oggi si chiama «cognitivo », prevedendo anche sanzioni laddove la scarsa «performance» o le cattive abitudini la facciano da padrone. Investire sul capitale cognitivo - che nelle società e nelle economie fondate sulle conoscenze è costituito principalmente da competenze scientifiche e tecnologiche, cioè da università e gruppi di ricerca internazionalmente competitivi oltre che da imprese innovative - significa destinare risorse, alleggerire la burocrazia e usare la leva fiscale per promuovere gli investimenti in formazione e ricerca, ma anche nello studio e nella valorizzazione del patrimonio storico artistico e paesaggistico. La comunità scientifica e accademica deve premere su un governo che intende ridare dinamicità al Paese, indicando gli interventi strutturali necessari e richiamando la discussione pubblica a quella concretezza dei fatti che Renzi dice sarà la cifra operativa del suo governo. Ecco perché «Tuttoscienze» dedicherà i prossimi 4 articoli ad altrettanti grandi temi, incentrati sull’università e sulla ricerca. L’idea è raccogliere la sfida del nuovo premier per un’agenda delle più urgenti riforme su Lavoro, Pubblica Amministrazione, Fisco, declinandola sulle questioni scientifiche. Eccole: 1) i contratti per i ricercatori e l’organizzazione dell’università, 2) l’abilitazione nazionale e i concorsi accademici, 3) le agevolazioni per la ricerca, 4) la semplificazione burocratica.

www.larepubblica.it - 28.02.2014
“Un disabile in classe e il senso della vita”
░ Di Michela Marzano.
È accaduto a Milano, all’Albe Steiner, un istituto tecnico sperimentale modello. Celebre non solo per l’insegnamento delle arti multimediali, ma anche per l’accoglienza riservata ai disabili. Eppure è proprio in quest’istituto modello che è scoppiata la polemica per la “presenza ingombrante” di una ragazza “diversamente abile” — come si dice oggi utilizzando una di quelle espressioni che dovrebbero facilitare l’inclusione dei “diversi” e che, però, finiscono spesso con il generare malintesi, banalizzando la sofferenza di chi queste differenze le vive quotidianamente. Alcuni ragazzi si sarebbero lamentati della compagna considerandola un “peso”. Alcuni genitori, invece di mostrarsi solidali con chi si batte affinché la figlia possa avere le stesse chance degli altri, avrebbero rinfacciato alla madre di non avere iscritto la ragazza in un istituto specializzato. E il tutto perché? Per la presunta cancellazione di gite scolastiche che avrebbero, di fatto, escluso la ragazza. Come se il pattinaggio o l’equitazione valessero la discriminazione di una persona. Per i propri figli, tutti i genitori vogliono il “meglio”. Lo sappiamo tutti. Lo approviamo tutti. … Il problema della ragazza disabile che viene accusata dai propri compagni di ostacolare le proprie attività — e dei genitori che, assecondandone le lamentele, accusano insegnanti e scuola di privare i propri figli di tutta una serie di opportunità — non è una questione che riguarda solo i disabili e le loro associazioni, ma tutti. Non è in gioco solo la sofferenza profonda di quella madre che si batte quotidianamente per far vivere alla propria bambina una vita che sia il più “normale” possibile o il dramma di quella ragazza che si vede esclusa solo perché disabile. È in gioco anche e soprattutto il futuro di una società che, oggi più che mai, ha bisogno di riscrivere le regole del vivere-insieme. Una società che si è nutrita per anni di un’ideologia ultra-individualistica e competitiva che ci ha spinto a credere che l’unico modo per emergere e dare un senso alla propria vita fosse quello di battersi sempre contro tutti, schiacciando i più fragili e mostrando di essere i più forti e i più determinati. Una società che oggi sta facendo i conti con i risultati di questo “egoismo assoluto” che, dopo aver cercato di cancellare ogni forma di solidarietà e di cooperazione, si rende conto di non essere più in grado di andare avanti. … La scuola non serve solo a far acquisire competenze. Anzi. Le competenze vanno e vengono, soprattutto quando non si fondano su una maturazione più generale e più profonda. Fatta non solo di spirito critico, che pure è estremamente importante, ma anche di consapevolezza dei propri limiti e delle proprie fragilità. La scuola serve a far crescere e a far capire il senso del proprio “essere-al-mondo”. Serve ad aprirsi alle differenze, imparando pian piano ad accoglierle. Serve a rendersi conto che, nella vita, nessuno può “avere tutto” ed “essere tutto” e ci sarà sempre qualcosa che ci mancherà: una caratteristica, una qualità, un posto di lavoro, una relazione sentimentale, un figlio. Avremo tutti i nostri problemi e le nostre sofferenze. Le nostre differenze e i nostri handicap. Tutti “diversamente abili” per un motivo o per un altro. Sperando che queste varie disabilità non ci escludano dal vivere-insieme. Come scriveva Oscar Wilde, però, «…le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano». Come una ragazza disabile nella propria classe.
 

Pubblichiamo alcuni articoli sui costi esorbitanti dei corsi PAS, sulla chiamata diretta proposta dalla Fondazione Agnelli e sull'aumento del numero degli studenti cui non corrisponde quello dei docenti.

Diventare insegnanti diventa un lusso: 3 mila euro per iscriversi ai corsi abilitanti

ANSA: Anief denuncia, 3.000 euro per corsi abilitazione
Diventare prof ormai è un lusso. E poche le ore permesso studio
(ANSA) - ROMA, 21 FEB - Diventare insegnanti è ormai un lusso. Lo sostiene l'Anief spiegando che si arriva a spendere 3 mila euro per iscriversi ai corsi abilitanti. "Disorganizzati, ipercostosi e in molti casi impossibili da frequentare: sono i corsi di abilitazione speciali, i cosiddetti Pas, riservati al personale docente precario che ha svolto almeno 3 anni di servizio da almeno 180 giorni di supplenze per ognuno. Malgrado il Miur abbia indicato alle università di far partire le lezioni già dai primi giorni del 2014, in modo da finire entro il prossimo mese di luglio, risultano ancora - osserva l'Anief - innumerevoli casi di corsi Pas non avviati: in particolare, di quelli dedicati ai maestri della scuola dell'infanzia e primaria continuano a non aversi notizie. E lo stesso vale per tante discipline, soprattutto di laboratorio". Oltre a stigmatizzare la mancata concessione delle ore di permesso studio per un'alta mole di docenti, l'Anief ritiene "scandalosi" i costi chiesti dagli atenei a ogni corsista. "Ormai siamo alla corsa al rialzo. Anche in questo caso non si comprende perché, soprattutto dopo l'impegno preso da Viale Trastevere di garantire l'accesso ai corsi con costi accessibili a tutti, anche per il minore impegno di ore complessive di insegnamento rispetto ai Tfa ordinari. Invece alcuni atenei, a sorpresa, hanno deciso di imporre costi di iscrizione equivalenti se non superiori a quelli richiesti lo scorso anno per frequentare i Tirocini formativi attivi. Vale per tutti, l'esempio del Conservatorio di Musica 'Vincenzo Bellini' di Palermo, dove agli ammessi alle classi di concorso A031, A032 e A077 vengono chiesti 3mila euro". "Sembra assurdo - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief - che quelli che fino a qualche anno fa erano dei corsi abilitazione gratuiti e organizzati agevolmente dagli uffici scolastici del Miur, si siano improvvisamente trasformati in percorsi formativi esosi e disomogenei. Occorre che il Ministro intervenga con celerità, per sanare una volta per tutte dei limiti organizzativi davvero gravi". (ANSA).

Repubblica: Scuola, futuri insegnanti smarriti fra corsi fantasma e costosi

Il Fogliettone: Anief denuncia, 3.000 euro per corsi abilitazione

IMG Press: Diventare insegnanti diventa un lusso: 3 mila euro per iscriversi ai corsi abilitanti...

Teleborsa: Scuola, futuri insegnanti smarriti fra corsi fantasma e costosi

Corriere del web: Diventare insegnanti diventa un lusso: 3 mila euro per iscriversi ai corsi abilitanti

Italpress: Scuola, Anief "Diventare insegnanti diventa un lusso"

Orizzonte Scuola: PAS, si passa alle diffide per attribuzione permessi diritto allo studio e attivazione corsi 

 

Dalla Fondazione Agnelli una proposta irricevibile: gli insegnanti non si scelgono per chiamata diretta

AgenParl: Scuola, Anief: docenti non si scelgono per chiamata diretta

Tecnica della Scuola: L’ex ministro Berlinguer: l'insegnamento tra le alte professioni sociali

IMG Press: Dalla Fondazione Agnelli una proposta irricevibile: gli insegnanti non si scelgono per chiamata diretta

Orizzonte Scuola: Dalla Fondazione Agnelli una proposta irricevibile: gli insegnanti non si scelgono per chiamata diretta

Italpress: Scuola, Anief "Dalla Fondazione Agnelli proposta irricevibile"

 

Abituamoci alle classi pollaio: da settembre + 34 mila alunni, ma il numero dei docenti è in caduta libera

Corriere della Sera: Scuola: Anief denuncia, classi pollaio

La Stampa: Allarme classi-pollaio alle superiori

ANSA: Scuola: Anief denuncia, classi pollaio

Gazzetta di Parma: Scuola: Anief denuncia, classi pollaio, 34mila studenti in più

ANSA-FOCUS: Scuola:allarme sindacati,a settembre classi-pollaio
+34 mila studenti, in città rischio classi con oltre 30 alunni
(ANSA) - ROMA, 23 FEB - A settembre si siederanno sui banchi di scuola 34mila studenti in più rispetto a questo anno scolastico, nel quale il numero degli alunni era comunque già aumentato rispetto all'anno precedente. Nessuna variazione invece per il corpo docente e così soprattutto in qualche grande città del Nord si rischiano ''classi-pollaio'' con oltre trenta alunni. L'allarme arriva dall'Anief, associazione sindacale del settore scuola, che evidenza anche come ''tra il 2007 e il 2012 l'amministrazione abbia soppresso oltre 100 mila cattedre''. Nel dettaglio per il prossimo anno scolastico sono previsti 33.997 allievi in più: l'incremento più consistente sarà nelle classi superiori con +25.546 allievi (+ 1,03%); in aumento anche gli scolari della primaria (+9.216, +0,36%). Previsto invece un lieve decremento nella scuola media: ci saranno 785 alunni in meno (-0,05% rispetto all'anno scolastico in corso). ''Ma anziché adeguare l'organico dei docenti a questo importante boom di allievi, il ministero dell'Istruzione - denuncia l'Anief - ha comunicato ai sindacati che non ci saranno variazioni del corpo docente. A ben vedere, però, la forbice prof-alunni si sta sempre più allargando. Scorrendo gli ultimi dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato si scopre che tra il 2007 e il 2012 il personale della scuola ha perso oltre 124 mila posti''. L'incremento degli alunni per l'anno scolastico 2014-2015 è stato comunicato in un incontro tecnico tra ministero e sindacati. ''L'incremento riguarda soprattutto alcune regioni del nord - riferisce Massimo Di Menna della Uil scuola - e il rischio è che soprattutto nelle grandi città avremo classi particolarmente numerose, con oltre trenta alunni''. Ora è atteso un atto amministrativo, un decreto interministeriale (Istruzione-Economia) per la determinazione degli organici. ''Sarebbe più opportuno prima provvedere alla formazione delle classi e poi verificare i posti da assegnare'', dice ancora il sindacalista della Uil. Tra i problemi - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - c'è anche ''la legge del 2011 con la quale il legislatore ha fatto cadere l'autonomia delle scuole d'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, accorpandole in mega-istituti senza capo né coda, rette da dirigenze in perenne affanno. Non è un caso che il nostro sindacato abbia deciso di contrastare questa impostazione, patrocinando gratuitamente i ricorsi ai Tar contro il dimensionamento selvaggio. Un'opera che abbinata al blocco degli organici, anche a fronte di un incremento sostanzioso di alunni, come avverrà nel prossimo anno, sta producendo timori sempre maggiori, purtroppo fondati, sulla funzionalità del servizio scolastico''.(ANSA).

Salerno notizie: Scuola, allarme sindacati: a settembre classi-pollaio +34 mila studenti. In città rischio classi con oltre 30 alunni

Redattore Sociale: Scuola: più alunni, meno insegnanti. Anief: “Abituiamoci a classi pollaio”

Go news: Scuola, i sindacati al ministro: Stop agli scatti fuori dalla realtà. Stipendi tra i più bassi d’Europa”

Fanpage: La denuncia: “Dal prossimo anno classi pollaio con oltre 30 alunni”

Tiscali: Scuola: Anief denuncia, classi pollaio

Mister X: Scuola: Anief denuncia, classi pollaio

IMG Press: Abituiamoci alle classi pollaio: da settembre +34 mila alunni, ma il numero dei docenti è in caduta libera

Italpress: Scuola, Anief "Abituiamoci alle classi pollaio"

Il Messaggero: "Troppi alunni, boom di classi pollaio"

L'Unità: Più studenti, meno prof. Crescono le classi-pollaio

Leggo: Studenti boom, crollo dei prof. E' incubo classi pollaio

MTV news: Scuola, torna il rischio delle "classi pollaio"

Gazzetta del Sud: Scuola, allarme dei sindacati: a settembre classi-pollaio

Giornale di Brescia: Aumentano gli studenti ma non gli insegnanti: pericolo classi extralarge

QN - Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione: L'allarme dei sindacati: a settembre classi pollaio

L'Adige: Scuola: Anief denuncia, classi pollaio

La Gazzetta del Mezzogiorno: "Scuola, a settembre rischiamo classi-pollaio"

La Prealpina: A settembre "classi pollaio"

MSN notizie: Scuola: Anief denuncia, classi pollaio

Prima da noi: Scuola: allarme sindacati, a settembre classi-pollaio

Contro la crisi: Scuola, Giannini vuole bloccare gli scatti d'anzianità per reperire le risorse. Il dramma del settore pulizie

Informazione Scuola: Tagli agli organici – in aumento le classi pollaio

Orizzonte Scuola: Abituiamoci alle classi pollaio: da settembre +34 mila alunni, ma il numero dei docenti è in caduta libera

Metro - Ed. Milano: Classi pollaio, ci risiamo

Pubblichiamo alcuni articoli sull'attesa per la decisione della Corte di giustizia europea sul precariato scolastico: l'udienza il prossimo 27 marzo.

ANSA: Anief, 27 marzo decisione europea su 140 mila precari
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - La Corte di Giustizia Europea ha fissato per il prossimo 27 marzo la decisione su una serie di ricorsi sul precariato nella scuola, che potrebbe, secondo l'Anief, tra i primi promotori dell'iniziativa, "aprire le porte per l'assunzione a titolo definitivo nei ruoli dello Stato dei 140 mila docenti precari della scuola italiana". "La Corte di Giustizia Europea - riferisce l'Anief in una nota - ha fissato per il prossimo 27 marzo la decisione sull'abuso di precariato che si attua in Italia nei confronti dei lavoratori che hanno svolto un impiego a tempo determinato, anche non continuativo, per almeno 36 mesi. È stata quindi reputata pertinente la linea intrapresa prima di tutti dall'Anief, nel 2010, di considerare illegittima l'assunzione reiterata nel tempo su posti vacanti e disponibili fino al 30 giugno o al 31 agosto di ogni anno scolastico. Come del resto già chiaramente indicato nella direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato". Secondo il sindacato, il mancato rispetto delle eventuali sentenze a favore dei ricorsi, "potrebbe costare allo Stato una multa davvero esosa, anche di 8 milioni di euro". Si ricorda, infine, che "per godere dei benefici di quanto dovesse essere disposto dal giudice europeo, occorre aderire al contenzioso prima delle sentenza definitiva di fine marzo". (ANSA).

ANSA: Anief, 27 marzo Corte giustizia europea su precari
Sentenza potrebbe aprire porta a 140 mila assunzioni
(ANSA) - ROMA, 18 FEB - Mancano quaranta giorni alla sentenza che potrebbe aprire le porte per l'assunzione a titolo definitivo di 140 mila docenti precari della scuola italiana: la Corte di Giustizia Europea ha fissato per il prossimo 27 marzo la decisione sull'abuso di precariato che si attua in Italia nei confronti dei lavoratori che hanno svolto un impiego a tempo determinato, anche non continuativo, per almeno 36 mesi. Lo rende noto l'Anief aggiungendo che dunque e' stata reputata pertinente la linea sostenuta dalla stessa associazione di considerare illegittima l'assunzione reiterata nel tempo su posti vacanti e disponibili fino al 30 giugno o al 31 agosto di ogni anno scolastico. Ricordando che le ragioni dell'Anief sono gia' state avallate dal giudice del tribunale di Napoli Paolo Coppola, che ha sollevato la questione di pregiudizialità davanti alla Corte di Giustizia europea e la stessa Commissione europea, l'Anief ritiene che ci siano "fondate speranze che il 27 marzo si possa definitivamente chiudere la fase di sfruttamento e lesione dei diritti del precariato italiano che va avanti da oltre 40 anni". "È dal 1970 - ricorda Marcello Pacifico - che l'Italia assume e licenzia in modo sistematico i docenti della scuola pubblica. Per questo motivo, la sentenza di Lussemburgo potrebbe diventare storica. Perché diamo per scontato che, in caso di pronunciamento favorevole, si apriranno le porte al ruolo per 140 mila docenti precari. In caso contrario, infatti, ogni sentenza potrebbe costare allo Stato una multa davvero esosa, anche di 8 milioni di euro". Pacifico ricorda di recente la Ragioneria generale dello Stato "ha ravvisato che il mantenimento di una mole così alta di precari nella scuola comporta un aggravio annuale all'erario di circa 350 milioni di euro".(ANSA).

Repubblica: Scuola, il 27 marzo sarà il giorno della verità per 140mila precari

Campania notizie: 27 marzo Corte giustizia europea su precari scuola, potrebbe sbloccare 140 mila assunzioni

Sicilia on press: Corte di Giustizia Europea ANSA: Anief, 27 marzo decisione europea su 140 mila precari

Radio onda d'urto: Scuola: il 27 marzo l’Europa decide sui precari. Addetti pulizie ancora in lotta

Contro la crisi: Scuola, sull'abuso dei precari il 27 arriva la sentenza della Corte di giustizia europea

Monreale news: Precari della scuola, il 27 marzo parla la Corte di Giustizia Europea, sperano anche venti monrealesi

Teleborsa: Scuola, il 27 marzo sarà il giorno della verità per 140mila precari

Hercole: Scuola, in bilico il futuro di 140mila docenti

Tritaweb: Scuola, sull'abuso dei precari il 27 arriva la sentenza della Corte di giustizia europea

AgenParl: Scuola: Anief, Corte giustizia europea deciderà il 27 assunzione 140mila precari

Orizzonte Scuola: Stop all'abuso del precariato nella scuola: udienza della Corte di Giustizia Europea il 27 marzo 2014

Italpress: Scuola: Anief, per 140mila precari il 27/3 giorno della verità

Agenzia Italia Stampa del 23 febbraio 2014

Online news: I docenti precari verranno assunti?

ARIS: I docenti precari verranno assunti?

 www.larepubblica.it – 16.02.2014

“Chi vuole abolire la filosofia da Scuola eUniversità”

 Un progetto ministeriale che limiterebbe lo studio della materia nei licei a soli due anni. E’ evidente la miopia di coloro chedirigono l'organizzazione della cultura in Italia. Scuola e università sono luoghi di istruzione ma anche di educazione al pensiero e alla volontà liberi e autonomi, e per questa loro funzione, l'insegnamento della filosofia è imprescindibile. Di Roberto Esposito. E’ stato autorevolmente scritto che studiare la filosofia è come fare di professione l’essere umano.

Il piccolo ma agguerrito mondo della filosofia italiana  … è in comprensibile fermento. In base ad una recente normativa tale materia è stata eliminata dalle tabelle disciplinari di vari corsi di laurea, come quelli di Pedagogia e di Scienze dell'Educazione, con la singolare motivazione che si tratta di una disciplina troppo specialistica. E che dunque dove si educano gli educatori non c'è alcun bisogno di essa. Ma c'è di peggio. Sta prendendo corpo il progetto, già sperimentato in alcuni licei, di abbreviare il ciclo delle scuole secondarie a quattro anni, con la conseguente riduzione dell'insegnamento della filosofia a due. L'idea, del resto, non è nuova. Già alla fine degli anni Settanta si pensò di cancellare lo studio della filosofia dalle scuole, sostituendola con le Scienze umane. Ci volle la ribellione dei professori di filosofia dei licei  -  molti dei quali preparati e motivati  -  per scongiurare simile, sconcertante, trovata. L'intenzione di ridurre il rilievo della filosofia, schiacciandola ai margini dei programmi scolastici e universitari, è la punta di un attacco generalizzato al sapere umanistico in Italia. Ma in essa c'è qualcosa di ancora più grave. Si vuole così occludere lo spazio dove si forma lo spirito critico. Indebolire ogni resistenza a un diffuso realismo in base a cui, qui o altrove, non c'è da prefigurare nulla di diverso da quello che abbiamo sotto gli occhi. Tale progetto è sbagliato per più di un motivo. Intanto perché la filosofia, oltre che indispensabile di per sé, lo è nei confronti degli altri saperi. … Perché definisce le loro differenze, misura la tensione che passa tra i vari linguaggi. In quanto sapere critico, la filosofia impedisce la sovrapposizione di questioni eterogenee, delinea i confini dentro i quali esse assumono significato. Ma il suo ruolo non si esaurisce in una procedura metodologica. Tutt'altro che chiusa su di sé, essa è sempre aperta al mondo,  alle sue potenzialità e ai suoi conflitti. Tale è la sua funzione. La capacità, e anche il desiderio, di aprire un confronto, in qualche caso uno scontro, rispetto a ciò che esiste a favore di una diversa disposizione delle cose. In questo senso la filosofia,  anche e forse soprattutto quella che si definisce "teoretica", ha sempre un'anima politica. Non, certo, nel senso di fornire prescrizioni o indicazioni su cosa fare o come agire. Ma perché è situata lungo il confine tra il reale e l'immaginario, il necessario e il possibile, il presente e il futuro. Perciò essa è sempre in rapporto con la storia. Non parlo solo della storia della filosofia  -  pure indispensabile. Ma della storia nella filosofia. Il pensiero non solo ha, ma è storia, perché consapevole del nostro limite. Di quanto abbiamo, ma anche di quanto ci manca, dell'assenza che taglia ogni presenza, della scissione che attraverso ogni unità. … Il motivo per il quale, nonostante l'apparente inutilità che spesso le viene rinfacciata, si continua a praticare filosofia sta proprio nella coscienza che il suo compito è inesauribile. Che restano sempre spazi inediti da aprire, vie nuove da imboccare, opzioni diverse da sondare. Quando si è supposto che così non fosse, che la verità era stata raggiunta e il percorso compiuto, allora la filosofia è stata messa a tacere e i filosofi sono stati banditi dalla città.

 

www.lastampa.it – 17.02.2014

“Contributi scolastici, boom di denunce”

░ Raddoppiate in un anno le segnalazioni di abusi da parte degli istituti. “Colpa dei tagli all’offerta formativa”. Di Flavia Amabile.

Chi pagherà il salvataggio degli scatti dei professori non saranno il Ministero dell’Economia né quello dell’Istruzione. Saranno i genitori, tanto per cambiare. Rispetto allo scorso anno sono quasi raddoppiate le denunce di abusi nelle richieste di contributi scolastici da parte delle scuole. Perché, alla fine della complessa trattativa non priva di ripercussioni politiche per il governo Letta che allora era in carica, a restare con il cerino acceso in mano sono genitori e studenti. Si taglierà il Mof, il capitolo relativo al Miglioramento dell’Offerta Formativa, quello che permette alle scuole di organizzare le attività extra scolastiche e di avere un po’ di respiro nei conti. Quel respiro da qualche anno è sempre più corto, e quest’anno ancora di più. Per trovare risorse le scuole possono soltanto rivolgersi a chi le frequenta. Al Ministero dell’Istruzione sono in aumento le segnalazioni di casi di istituti che pretendono contributi che dovrebbero essere volontari come obbligatori per frequentare i corsi di quella che una volta era la scuola dell’obbligo pluri-garantita dalla Costituzione. È un lento scivolamento all’indietro dei diritti in corso da alcuni anni. Il Ministero ha chiarito da tempo la propria contrarietà rispetto a queste richieste con la circolare Stellacci: chi si iscrive ha il dovere di pagare solo una tassa erariale ed una tassa di frequenza, pari a circa 20 euro. Tutto quello che eccede questa cifra può essere chiesto ma è del tutto volontario, i genitori possono rifiutarsi di pagarlo, in particolare nella scuola dell’obbligo. I contributi non potranno essere utilizzati per il funzionamento amministrativo delle scuole, è possibile chiedere solo un contributo per i laboratori ma deve essere del tutto congruo. Del tutto ingiustificate le richieste di aumenti anche perché - spiegano ancora dal ministero - quest’anno il Fondo di Funzionamento è rimasto stabile e si è cercato di lasciare invariati anche i fondi per i corsi di recupero (che però negli anni scorsi erano già stati fortemente ridotti). Ma tante scuole hanno fatto finta di nulla. Sono quasi raddoppiate le segnalazioni di abusi arrivate al sito Skuola.net rispetto allo scorso anno. Al professionale “MarcoGavio Apicio” di Anzio, senza alcun pudore scrivono, nel Patto di Corresponsabilità consegnato ai genitori, che chi non pagherà la quota di 150 euro l’anno per il biennio e di 200 euro sarà iscritto con riserva. All’Ipsia di Battipaglia, denuncia un genitore, chiedono 100 euro per ogni anno, compresi i primi due che fanno parte dell’istruzione obbligatoria. All’alberghiero «Scappi» di Castel San Pietro Terme arrivano fino a 210 euro. Al tecnico industriale di Catanzaro chiedono 120 euro , chi non paga non viene iscritto, denuncia una madre…. E per quel che riguarda i corsi di recupero, da Bologna a Ceccano, sono in tanti gli istituti che chiamano gli studenti più bravi a tenerli. «Ci stanno strozzando», sostiene un dirigente scolastico che preferisce restare anonimo. Quanto costano alle famiglie i contributi scolastici volontari? … Dalle oltre 700 segnalazioni di irregolarità arrivate negli ultimi tre anni, si può evincere che alle superiori nella maggior parte dei casi non si richiede meno di 60 euro, con punte di 200 ai professionali o ai tecnici. Questa cifra moltiplicata per 2.580.007 alunni iscritti, secondo i dati ministeriali del 2013/2014, fa la cifra non trascurabile di 155 milioni di euro. Ripercorrendo lo stesso ragionamento per le scuole medie, dove é difficile pagare meno di 25 euro, é possibile ipotizzare un incasso da parte dei 1.671.375 studenti delle medie pari a 42 milioni di euro….

 

Il Messaggero – 17.02.2014

“Il test Invalsi distrae dallo studio”

░ Riportiamo il ben noto parere di Giorgio Israel, uno dei critici più tenaci nei riguardi dei test INVALSI.

La questione della valutazione del sistema scolastico, e del ruolo dell'ente preposto a tale funzione, l'Invalsi, non è roba da addetti ai lavori. Ogni genitore tocca con mano le novità introdotte dall'uso diffuso di test che, nel caso dell'esame di terza media, influiscono anche sul voto. Era quindi giusto che, nel momento in cui si aprivano le procedure per la nomina del nuovo presidente dell'Invalsi, si chiedesse un dibattito su ruolo e metodi della valutazione nella scuola italiana. … In molte classi, in questi giorni, gli studenti sono invitati a stampare i test Invalsi di italiano e matematica per le medie: due volumi di un centinaio di pagine che spodesteranno parte della didattica ordinaria, impegnando nell'addestramento a superare i quiz invece di studiare testi di letteratura o teoremi di geometria. Lo stesso accade nelle primarie, sebbene i test Invalsi vi abbiano un ruolo di mero censimento. Il dilagare di quel che gli anglosassoni chiamano il «teaching to the test» l'insegnamento in funzione del superamento dei test e non in funzione dell'acquisizione di conoscenze è una realtà innegabile. … Vi sarebbe poi da discutere sul contenuto e la qualità dei test e sul dilagare di una manualistica di addestramento di infimo livello …. In conclusione, in una fase così delicata, l'Invalsi ha bisogno di un presidente e di una dirigenza capaci di parlare col mondo della scuola, non per indottrinare ma per discutere, capaci di affrontare le tematiche in gioco con spirito aperto, come conviene a un atteggiamento razionale. Il nuovo presidente, Anna Maria Ajello, sembra essere la persona giusta, anche in vista delle sue prime equilibrate dichiarazioni. …

 

http://gisrael.blogspot.it – 17.02.2014

Intervista a Giorgio Israel, componente del comitato di selezione per la presidenza INVALSI

░ Riportiamo in parte la lunga riflessione di Giorgio Israel - ed esprimiamo gratitudine. Posted by Redazione ROARS, on 17 febbraio 2014.

D. La designazione del nuovo Presidente Invalsi ha creato molte polemiche. Cosa ne pensa?  R.La designazione ne ha create meno di quante ne abbia create la costituzione del Comitato di selezione delle candidature a Presidente che è stata accolta da una raffica di articoli denigratori basati su un giudizio pregiudiziale dei suoi componenti, su un fuoco di sbarramento intensissimo con la parola d’ordine: «Non provatevi a cambiare direzione di un millimetro o crolla l’Italia». … Dopo la nomina della prof. A.M. Ajello la sinfonia è ripresa sulla stessa tonalità intimando a non osare un pur minimo cambiamento di orientamento.

D. Lei e Vertecchi, in particolare, siete stati velatamente accusati di voler ridimensionare l’Istituto. Come replica? R. Non c’è stato alcun “cattivo” nel Comitato, ed anzi il lavoro si è svolto in modo armonico, con pochi dissensi sempre ricondotti nell’alveo di discussioni argomentate e pacate Se non vogliamo nascondere la testa dentro la sabbia, occorre prendere atto che le politiche dell’Invalsi degli ultimi anni hanno suscitato molte discussioni e valutazioni divergenti, in uno spettro che va dall’adesione incondizionata alla critica più severa. Esiste un diffuso malessere nel mondo della scuola su queste tematiche: può avere cattive motivazioni, in alcuni casi, come ve ne sono di cattive fra coloro che sostengono incondizionatamente la politica dei test standardizzati. Non siamo in regime di dittatura e gli insegnanti non possono essere considerati come un gregge dairregimentare, meri esecutori di precetti decisi da un gruppo di persone che rifiutano categoricamente di accettare qualsiasi confronto… Trovo particolarmente appropriate le parole del nuovo presidente Ajello quando ha detto che l’esperienza fatta non va dispersa ma ha richiamato una frase dell’ex-presidente Cipollone: «L’Invalsi deve fornire misurazionie non valutazione. E deve fermarsi sulla soglia delle scuole». … Il “teaching to the test” sta dilagando e la prova Invalsi che fa media all’esame di terza media costituisce la più patente intrusione nella valutazione, oltre a essere un errore concettuale da matita blu, perché l’ente finisce con il misurare ciò che ha alterato con le sue valutazioni.

D. Come si è giunti alla designazione dell’attuale Presidente?  R.

Seguendo due criteri ispirati al buon senso e alla ragione. Il primo è quello della competenza e della conoscenza profonda del sistema dell’istruzione. Occorre avere dei lavori che mostrino tali qualità. Un Nobel per l’economia o per la fisica non per questo è detto che sia un buon presidente dell’Invalsi. Non si vogliono trascurare i lavori nel campo dell’ “economia della scuola” o della statistica, ma questi non bastano. Uno statistico che abbia lavorato in modo puramente astratto, ignorando persino i programmi scolastici e non avendo mai messo piede in una scuola non ha competenze sufficientiIl secondo requisito è quello già illustrato al punto precedente: un presidente adatto al momento attuale deve avere apertura culturale, disponibilità al dibattito, e non deve concepire la valutazione come un regimepunitivo

D. In un articolo sul Sole24Ore, Luisa Ribolzi, componente del direttivo ANVUR accomuna i destini dell’Agenzia e di Invalsi e contrappone valutazione quantitativa e qualitativa. … Che cosa ne pensa?  R. Lascio a chi legge la definizione di un simile modo di ragionare con il quale si pretende di governare il sistema italiano dell’istruzione. La contrapposizione tra valutazione quantitativa e qualitativa, poi, è assurda: neanche i fautori della prima si sognano di fare una simile contrapposizione. Piuttosto sostengono che la valutazione qualitativa può essere riassorbita da quellaquantitativa Ma proprio qui sta la questione controversa, su cui esiste una letteratura ormai sterminata!…

Vorrei dedicare un po’ di attenzione alle radici del dogmatismo che si è installato nei nostri enti di valutazione, Invalsi o Anvur che sia. Mi sembra che sia dovuto alla compresenza di tecnici di formazione statistica edeconometrica che sono molto chiusi nel loro paradigma e nella credenza acritica nell’esportabilità di certi metodi al contesto della problematica dell’istruzione, e di persone che non riescono neanche a seguire tecnicamente le loro elaborazioni ma si affidano ciecamente alla loro autorità.  Un caso tipico è dato dal riferimento al modello di Rasch che viene “sparato” in modo intimidatorio come se fosse il quinto segreto di Fatima e che è una colonna dell’Invalsi. Chi s’informi un minimo sa che esiste un’ampia letteratura critica nei confronti del modello di Rasch. Ma questo viene volutamente nascosto: ci si richiama a quel modello come un modo indiscutibile di fornire valutazione “oggettive”, e chi non è d’accordo è un ignorante. Ci sarebbero tante cose da dire. Per esempio che quel modello, come tanti, è unidimensionale e questo è un limite enorme che è al centro di articoli fortemente critici. Va anche ricordato che il modello di Rasch non è in grado stimare i parametri di soggetti che rispondano a tutte le domande o a nessuna. Infatti, nel primo caso si avrebbe una oddsratio con denominatore uguale a zero e nel secondo caso una odds ratio uguale a zero. Quindi, soggetti del genere (totalmente ignoranti o che sanno tutto) non possono esistere. Ci si giustifica dicendo che tali casi sono irrilevanti e che, nel caso di un numero di item molto elevato, il modello regge. Ma gli item non sono mai numerosi e quindi il modello traballa. Come ha osservato il prof. Franco Ghione nel corso di un dibattito al Liceo Mamiani ciò significa che si tiene conto soltanto della velocità, ovvero della quantità delle risposte esatte date in un tempo dato. Non interessa né la qualità né la quantità delle risposte esatte in sé, ma la velocità con cui si da il massimo numero di risposte esatte. Questo indica una visione dell’apprendimento francamente inaccettabile. Lascia poi di sasso la leggerezza con cui si parla di misurazione asserendo che l’approccio nell’ambito dell’istruzione ha lo stesso livello di oggettività della misurazione in fisica. Ma la fisica deriva tutte le sue misure da un piccolo numero di misure fondamentali che obbediscono a un criterio di “concatenazione”, per cui la misura della concatenazione tra due oggetti misurabili deve essere la somma della loro misura. Questa proprietà additiva non è realizzabile nelle scienze sociali e nelle scienze educative e quindi occorre ricorrere a misure implicite (cfr. E. Rogora, “Valutare e scegliere”), in particolare introducendo il concetto di “variabile latente”…. Il fatto cruciale è che per realizzare misure implicite nelle scienze non fisiche occorre introdurre un modello matematico intermedio. Qualsiasi persona sensata capisce che questa mediazione da senso all’operazione di “misurazione” solo se il modello è in accordo con i dati empirici, altrimenti tutto è privo di senso. Ma questa difficoltà viene elusa dai “tecnici” con un’audacia sconcertante. Per esempio, si dice che «il modello di Rasch non può essere applicato secondo una modalità meramente esplorativa, ovvero di verifica ex post se il modello si adatta ai dati empirici, ma è necessario che il modello sia costruito secondo modalità tali che i dati da esso forniti si conformino, con una ragionevole approssimazione, al modello stesso. Ciò significa che il modello deve essere costruito in modo tale che l’insieme delle domande che lo compongono e la loro successione sia tale da rispecchiare anche sul piano sostantivo [sic!] dell’ambito disciplinare-cognitivo indagato le assunzioni del modello di Rasch». (P. Falzetti, R. Ricci, “I modelli della famiglia di Raschnelle ricerche sugli apprendimenti”, Rivista dell’UMI, 2011: 309.335). In parole povere, il modello è autoreferenziale e sono i dati a doversi conformare al modello… È un piccolo esempio che spiega l’atteggiamento di molti di coloro che ci bombardano con i discorsi sulle valutazioni “oggettive”. La loro idea di oggettività è puramente formale e definitoria e non ha nulla a che fare con l’oggettività sostanziale. 

Ho esperienza da molto tempo nel campo della modellistica matematica delle scienze sociali per non sapere che gran parte di essa è costituita da costruzioni autoreferenziali prive di valore salvo la coerenza logica interna. Qui ci troviamo esattamente in questa situazione.

D. Quale ruolo auspica per Invalsi nel prossimo futuro?  R. L’ente deve proseguire con un lavoro di stima delle performances del sistema italiano dell’istruzione, riflettendo criticamente sui metodi usati, non escludendo metodi campionari e fermandosi sulla soglia delle scuole per quanto riguarda la valutazione. Questo significa che l’ente deve anche sviluppare ricerca didattica in collaborazione col mondo della scuola. Tuttavia, le modalità di queste attività debbono essere accuratamente definite sul piano istituzionale, soggette a regole trasparenti. La scelta dei consulenti Invalsi nel recente passato non ha seguito affatto questi principi di trasparenza e di controllo incrociato. 

D. E per ANVUR? R. Purtroppo, l’Anvur ha prodotto dei guasti nell’università molto più gravi di quelli dell’Invalsi e che non so se potranno essere correttiSarebbe interessante esplorare perché il mondo universitario si è rivelato meno attento e critico di quello della scuola. Azzarderei l’ipotesi che l’enorme gap generazionale indotto dalla sciagurata gestione del reclutamento abbia prodotto una fratturaincolmabile: la stragrande maggioranza dei docenti universitari che sono andati o stanno per andare in pensione non si riconoscono in questa nuova università delle scartoffie e della burocrazia dove, tra poco, come si diceva paradossalmente, chi verrà sorpreso a scambiarsi lavori scientifici o a discutere di questioni scientifiche verrà deferito e sospeso dalle funzioni… Ma i docenti più giovani non hanno conosciuto altro che questa università – la trasmissione di conoscenze, esperienze e tradizioni con i “maestri” si è interrotta – e parecchi di loro si adattano a questo andazzo in fin dei conti più pigro, facile e che offre innumerevoli scappatoie per figurare come “produttivo”.

 

larepubblica.it – 18.02.2014

Università, bocciati all'abilitazione ma costretti a insegnare

░ Il paradosso delle migliaia di ricercatori che di fatto garantiscono la didattica negli atenei ma non hanno ottenuto il titolointrodotto dalla riforma Gelmini, necessarioper i concorsi per i docenti.

Bocciati, ma costretti a rimanere in cattedra ad insegnare. Ecco il singolare destino di migliaia di ricercatori universitari italiani alle prese con l'Abilitazione scientifica nazionale: la patente introdotta dalla riforma Gelmini, necessaria, in futuro, per partecipare ai concorsi per docente di prima - l'ex professore ordinario - e seconda  -  il professore associato - fascia. Ricercatori italiani, sfruttati e maltrattati ? Stando ai loro racconti, sembra proprio di sì. Ma il tutto si svolge nel più assoluto riserbo, visto che nessuno se la sente di denunciare apertamente, se vuole continuare ad avere qualche chance all'interno del proprioateneoTra i tanti paradossi, l'Italia vive anche quello che vedrebbe circa metà degli studenti universitari nelle mani di "professori" non idonei all'insegnamento. I numeri confermano che senza il contributo all'insegnamento dei ricercatori l'università si bloccherebbe. Secondo la banca dati del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il corpo docente di ruolo è composto da poco meno di 55mila tra ordinari, associati e ricercatori. I professori abilitati all'insegnamento - di prima e seconda fascia - sono circa 30mila, ma gli insegnamenti che si impartiscono in tutti gli atenei nostrani sono quasi 77mila. Ogni prof dovrebbe quindi sobbarcarsi il peso dell'insegnamento di due o tre materie all'anno. Ma, di fatto, buona parte della didattica è delegata ai ricercatori ai quali viene chiesto di aderire "volontariamente". Il popolo degli addetti alla ricerca è il più numeroso: oltre 24mila ricercatori a tempo indeterminato e 1.800 a tempo determinato. I quali, gratuitamente, si accollano da anni l'insegnamento di una o due materie. In alcuni casi, i ricercatori reggono interi corsi di laurea. Ma la riforma Gelmini si è praticamente scordata di loro: dovranno partecipare all'abilitazione scientifica nazionale come qualsiasi soggetto che voglia intraprendere la carriera universitaria per ottenere il lasciapassare per il successivo concorso. Intanto, con o senza abilitazione, continuano a insegnare.

 

lastampa.it – 19.02.2014

“I docenti abbiano più fiducia: La valutazione è una priorità ”

░ La Stellacci intervista di Flavia Amabile,a proposito della Ricerca annuale sulla scuola promossa dalla Fondazione Giovanni Agnelli.

La valutazione? Con la ministra Carrozza non è stata una priorità, e ora non si sa se si riuscirà a creare il Sistema Nazionale entro le scadenze previste quando a capo del dicastero c’era Francesco Profumo: è l’amaro sfogo di Lucrezia Stellacci, direttore generale dell’Invalsi.

D. La sensazione è che dopo l’accelerazione che ha portato nel 2013 al decreto che istituiva il Sistema Nazionale di Valutazione, qualcosa si sia fermato. R. «È un’impressione fondata, il processo si è fermato e non so se si riuscirà a tenere fede alla promessa di far partire l’interosistema entro il prossimo settembre. Noi dell’Invalsi stiamo andando avanti con i progetti di sperimentazione ma si corre il rischio che rimangano lettera morta mortificando ancora una volta gli entusiasmi delle scuole che stanno partecipando».

D. Perché si è fermata l’attuazione del Sistema Nazionale di Valutazione? R. «Non c’è interesse, non è una priorità del ministero. Con Profumo e Elena Ugolinisottosegretario c’era più attenzione, la valutazione era priorità effettiva e non solo proclamata come è in questi ultimi mesi».

D. L’impressione, leggendo il Rapporto, è che manchi anche un’idea di scuola, un obiettivo il cui raggiungimento possa essere valutato attraverso test mirati. R.  «È così. Dal 2011 mancano le direttive nazionali, lo strumento attraverso il quale il ministro indica la sua idea di scuola e affida all’Invalsi il compito di valutare a che punto sono le scuole rispetto a quell’obiettivo. In questi ultimi tempi invece l’Invalsi è stato lasciato da solo».

D. Il Rapporto non risparmia critiche anche all’Invalsi. Parla della necessità di evitare l’impressione di un circolo ristretto che formula i test. R. «Non è così, a lavorare alla realizzazione delle prove sono per il 50% professori di scuole e per la restante metà docenti universitari ma è vero che nelle scuole si sa poco di tutto questo e che ci sono tanti dubbi. Dobbiamo, invece, fare in modo che la scuola si fidi altrimenti fioriscono gli inganni e non si va da nessuna parte. Abbiamo aperto una linea diretta con le scuole per dialogare con loro, ci esprimono i loro dubbi, rispondiamo, chiariamo. È importantissimo, infatti stiamo mettendo a punto una ristrutturazione del sito per creare un forum e realizzare l’intera procedura nella massima trasparenza e dare alle scuole tutti gli elementi per potersi fidare».

 

larepubblica.it – 21.02.2014

“Una laurea ad hoc per diventare prof” così il Pd di Renzi vuole cambiare la scuola

░ Renzi inizia dagli insegnanti. Ed è una mezza rivoluzione che punta sul merito per fare uscire dalle secche di una crisi economica senza fine il Paese. Il documento su cui sta lavorando il responsabile Scuola e Welfare della segreteria del Pd, Davide Faraone, che Repubblica è in grado di anticipare, è pieno di importanti novità che, stando alle intenzioni del premier incaricato, dovrebbero trovare attuazione in tempi brevi.

Stabilizzazione del precariato in pochissimi anni, nuove assunzioni con concorsi gestiti dalle scuole, revisione della legge Fornero per i docenti e una laurea ad hoc per insegnare.Merito e non solo anzianità, ecco le parole d’ordine per gli insegnanti del terzo millennio. In primis, il Pd intende dare soluzione all’annoso problema del precariato della scuola. Secondo i calcoli effettuati dai tecnici di viale Trastevere, a partire dal 2017 i pensionamenti viaggeranno al ritmo di 40mila unità all’anno. Per sbloccare il turn-over, il nuovo governo intende modificare i paletti della legge Fornero, che non tengono conto della specificità del lavoro degli insegnanti, rendendo più facile l’uscita di maestri e prof dalla scuola. Ad agevolare il tutto, l’età dei docenti italiani, che con una media di 50 anni sono tra i più vecchi d’Europa. Nell’arco di una sola legislatura, i 185mila precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento dovrebbero trovare una cattedra fissa. Ci sono poi i 90mila che si abiliteranno con i Percorsi abilitanti speciali e gli 11mila che hanno ottenuto il lasciapassare per l’insegnamento attraverso i Tirocini formativi attivi, previsti dalla riforma Gelmini. Una fetta di questi precari, “di serie B” perché non potranno avere accesso alle graduatorie provinciali ad esaurimento, potranno invece ottenere un contratto a tempo determinato di durata triennale. Servirà anche a gestire le supplenze annuali e quelle di lunga durata e per rendere finalmente attuativo il cosiddetto organico dell’autonomia previsto dall’ex ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. In questo modo,le scuole avranno a disposizione le risorse di personale per le supplenze e per rendere realmente flessibile il curriculum scolastico e adattarlo al Piano dell’offerta formativa.
Per smaltire prima possibile il precariato storico, con l’accordo dei sindacati, nei primi anni la quota di assunzioni dalle liste dei precari sarà maggiore — si vorrebbe partire dal 75 per cento — per ridursi man mano che il popolo dei supplenti si assottiglierà. Di contro, le assunzioni secondo la nuova procedura concorsuale in cantiere dovrebbe prevedere una quota iniziale del 25 per cento che aumenterà fino ad arrivare al cento per cento nel 2018. Ai nuovi concorsi potranno partecipare soltanto gli abilitati che usciranno da facoltà create ad hoc per l’insegnamento e inseriti in albi territoriali a numero chiuso. ….

In via Sant’Andrea delle Fratte si medita di rivisitare il tirocinio formativo attivo, sia nelle modalità di accesso sia in quelle di svolgimento, che verrà retribuito dando ai giovani insegnanti la prima possibilità di guadagno. Gradualmente le graduatorie d’istituto verranno abolite e fra qualche anno nessun docente non abilitato potrà più insegnare.

 

 

 

shutterstock 160667390 bPubblichiamo alcuni articoli sulle assunzioni per il prossimo anno scolastico e sul numero esiguo previsto di docenti di sostegno.

Repubblica: Scuola, 18mila assunzioni per l'anno 2014-2015. Ma i sindacati rimangono critici

Tecnica della Scuola: Reclutamento, il Miur conferma: in estate faremo più di 18mila assunzioni

IMG Press: Miur annuncia 18mila assunzioni tra docenti e Ata, ma appena 1.604 sono di sostegno: dovevano essere 13.505

Orizzonte Scuola: Anief. Miur annuncia 18mila assunzioni tra docenti e Ata, ma appena 1.604 sono di sostegno: dovevano essere 13.505

Italpress: Scuola, Anief "Miur annuncia 18mila assunzioni, ma solo 1.604 di sostegno"
ROMA (ITALPRESS) - "Sul sostegno il ministero dell'Istruzione continua ad assumere con il 'bilancino': il Miur ha infatti comunicato ai sindacati di aver inviato all'Aran l'atto di indirizzo riguardante il piano triennale di assunzioni che per l'a.s. 2014/15 prevede l'immissione in ruolo di 12.625 docenti e 4.317 Ata. E di appena 1.604 docenti di sostegno". Lo afferma in una nota l'Anief. Per il sindacato, "qualora i numeri del sostegno venissero confermati, stiamo assistendo ad una inspiegabile inosservanza di quanto stabilito dal Decreto Istruzione n.104, convertito in legge lo scorso mese di novembre. Nel Decreto si era stabilito che sarebbero stati in tutto 26.684 i docenti di sostegno da assumere nei ruoli dello Stato nei prossimi tre anni, 12.428 nella scuola primaria e 14.256 alle superiori: di questi, 5.733 avrebbero ottenuto la retrodatazione al mese di settembre 2013, 13.505 sarebbero dovuti essere assunti nel 2014, 9.003 nel 2015". "Tra l'altro si sarebbe trattato di numeri gia' fortemente sottodimensionati. Addirittura dimezzati - sottolinea l'Anief -. Anziche' assumere sulla base dei posti reali dell'anno scolastico in corso, pari a oltre 110mila insegnanti di sostegno a 'copertura' di circa 222 mila alunni disabili certificati, lo Stato ha infatti continuato ad avere come riferimento (applicandovi gli incrementi progressivi dal 75% al 100%) il contingente dell'anno scolastico 2006/07. Che corrisponde a poco piu' di 90 mila posti di sostegno: e' su questo parametro, conteggiato su un totale di alunni pari a circa 180mila iscritti anziche' agli attuali 222mila, che sono stati collocati nell'organico di diritto i 26.684 posti da convertire in assunzioni. Di cui ora non si hanno piu' notizie".
"Attendiamo che il ministero chiarisca perche' i numeri non tornano - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perche' in caso contrario siamo pronti sin d'ora a metterci al fianco dei docenti specializzati nel sostegno e far ottenere loro quanto gli spetta. Esattamente come abbiamo fatto in questi mesi, con l'iniziativa 'Non un'ora di meno', supportando le tante famiglie degli alunni disabili cui si continua a sottrarre il docente di sostegno rispetto alle ore settimanali previste dalle Asl". (ITALPRESS).

Il Giornale d'Italia: Scuola, il governo brancola nel buio 

Corriere dell'Università: Assunzioni scuola: approvate 18 mila immissioni per l’a.s. 2014 – 2015. Ma i sindacati rimangono scettici

ARIS: La scuola oggi: tra incidenti didattici, risarcimenti, nuove assunzioni ed esami di Stato

Tecnica della Scuola: Assunzioni docenti e DS

Quotidiano di Sicilia: Docenti di sostegno 2013/14, in Sicilia 528 le assunzioni

Pubblichiamo alcuni articoli sulle assunzioni per il prossimo anno scolastico e sul numero esiguo previsto di docenti di sostegno.

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ROMA (ITALPRESS) - "Sul sostegno il ministero dell'Istruzione continua ad assumere con il 'bilancino': il Miur ha infatti comunicato ai sindacati di aver inviato all'Aran l'atto di indirizzo riguardante il piano triennale di assunzioni che per l'a.s. 2014/15 prevede l'immissione in ruolo di 12.625 docenti e 4.317 Ata. E di appena 1.604 docenti di sostegno". Lo afferma in una nota l'Anief. Per il sindacato, "qualora i numeri del sostegno venissero confermati, stiamo assistendo ad una inspiegabile inosservanza di quanto stabilito dal Decreto Istruzione n.104, convertito in legge lo scorso mese di novembre. Nel Decreto si era stabilito che sarebbero stati in tutto 26.684 i docenti di sostegno da assumere nei ruoli dello Stato nei prossimi tre anni, 12.428 nella scuola primaria e 14.256 alle superiori: di questi, 5.733 avrebbero ottenuto la retrodatazione al mese di settembre 2013, 13.505 sarebbero dovuti essere assunti nel 2014, 9.003 nel 2015". "Tra l'altro si sarebbe trattato di numeri gia' fortemente sottodimensionati. Addirittura dimezzati - sottolinea l'Anief -. Anziche' assumere sulla base dei posti reali dell'anno scolastico in corso, pari a oltre 110mila insegnanti di sostegno a 'copertura' di circa 222 mila alunni disabili certificati, lo Stato ha infatti continuato ad avere come riferimento (applicandovi gli incrementi progressivi dal 75% al 100%) il contingente dell'anno scolastico 2006/07. Che corrisponde a poco piu' di 90 mila posti di sostegno: e' su questo parametro, conteggiato su un totale di alunni pari a circa 180mila iscritti anziche' agli attuali 222mila, che sono stati collocati nell'organico di diritto i 26.684 posti da convertire in assunzioni. Di cui ora non si hanno piu' notizie".
"Attendiamo che il ministero chiarisca perche' i numeri non tornano - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perche' in caso contrario siamo pronti sin d'ora a metterci al fianco dei docenti specializzati nel sostegno e far ottenere loro quanto gli spetta. Esattamente come abbiamo fatto in questi mesi, con l'iniziativa 'Non un'ora di meno', supportando le tante famiglie degli alunni disabili cui si continua a sottrarre il docente di sostegno rispetto alle ore settimanali previste dalle Asl". (ITALPRESS).

Il Giornale d'Italia: Scuola, il governo brancola nel buio 

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ARIS: La scuola oggi: tra incidenti didattici, risarcimenti, nuove assunzioni ed esami di Stato

Tecnica della Scuola: Assunzioni docenti e DS

Quotidiano di Sicilia: Docenti di sostegno 2013/14, in Sicilia 528 le assunzioni

Pubblichiamo alcuni articoli sulla condanna della Commissione europea all'Italia per abuso di precariato e sulla bocciatura dell'Anief alla riforma della scuola.

La Commissione europea condanna l'Italia per abuso di precariato

Corriere della Sera: Precari, la Commissione europea boccia l’Italia per la seconda volta

Il Secolo XIX: Allarme Ue: troppi precari nella scuola italiana. Monito da Bruxelles

ANSA: Anief, si aprono porte per assunzione 140mila prof
Dopo condanna Commissione Ue a Italia per abuso precariato
(ANSA) - ROMA, 13 FEB - Si avvicina l'assunzione per i 140mila docenti italiani precari che ogni anno vengono assunti e licenziati al termine delle attività didattiche: la Commissione europea si è infatti schierata contro l'abuso dei contratti a termine "di cui in Italia si fa un uso smodato malgrado la normativa e le indicazioni Ue lo vietino espressamente". Lo sottolinea l'Anief. "Attraverso osservazioni ineccepibili, divenute pubbliche in queste ore, la Commissione di Lussemburgo - spiega il sindacato - ha reputato pertinente la denuncia, presentata prima di tutti dall'Anief nel 2010, sulla mancata adozione della direttiva sul lavoro a tempo determinato. Una direttiva che, vale la pena ricordarlo, prevede che scatti l'assunzione a titolo definitivo per tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio anche non continuativo". "Il Governo italiano - afferma il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - farebbe bene a tener conto di queste indicazioni della Commissione europea. Non si può continuare a lasciare precario il personale in presenza di diverse decine di migliaia di posti vacanti e disponibili. È dal 1970 che l'Italia abusa del precariato: oggi è venuto il momento di dire basta. Altrimenti la giustizia arriverà dalle sentenze d'Europa. È sarà un conto molto salato, perché - conclude il sindacalista - ogni sentenza potrebbe portare una multa di ben 8 milioni di euro a sentenza. Purtroppo a carico dei contribuenti, che non c'entrano nulla". (ANSA).

La Provincia Pavese: L’Italia abusa dei precari della scuola. Lo dice l’Europa

Il Fogliettone: Commisione Ue condanna Italia per 'abuso di precariato'

Redattore sociale: Scuola, la Commissione Ue condanna l’Italia per ”abuso di precariato”

Business on line: Contratti tempo indeterminato. Intervento Commissione Europea

Tuttoscuola: Commissione UE condanna Italia per 'abuso di precariato'

Tecnica della Scuola: Precari storici, la Commissione europea li vorrebbe di ruolo

AgenParl: Scuola: Anief, Commissione europea condanna Italia per abuso precariato

Free news pos: Abuso precariato: Commissione europea condanna l'Italia. Spiraglio all'assunzione di 140mila docenti supplenti

Italpress: Scuola: Anief "è il momento di dire basta al precariato"

 

Anief boccia la riforma della Scuola del Governo: serve solo a tagliare altri 50 mila posti

ANSA: Scuola: Anief boccia proposta Letta su istruzione
"Serve solo a tagliare altri 50 mila posti"
(ANSA) - ROMA, 13 FEB - "Il vero e unico obiettivo del Governo di riformare la scuola italiana non è quello di far uscire i nostri giovani dalla formazione un anno prima per adeguarci agli standard europei, ma solo di sopprimere 50 mila posti per risparmiare 1.380 milioni di euro con l'eliminazione dell'ultimo anno delle superiori". L'Anief non ha dubbi. "La verità è che per oltre la metà dei nostri 18enni - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief - l'uscita anticipata dalla scuola equivale a lasciare il mondo dell'istruzione con ancora meno competenze. Mantenere per più tempo i nostri giovani nel percorso formativo, rinforzato con stage e tirocini, permetterebbe loro di arricchirsi culturalmente. È un modello che in altri paesi, come la Germania, funziona". Per l'Anief "una cosa è infatti aumentare l'obbligo a 18 anni, come da tempo chiede lo stesso sindacato, un'altra è ridurre di un anno il corso di studi. Come se gli abbandoni nelle scuole del Mezzogiorno non siano oltre 10 punti sopra la media europea. Con il Miur che riesce pure nell'impresa di riservare la maggior parte dei fondi per combattere gli abbandoni precoci dai banchi alle aree del paese meno emarginate". "Ma al Governo non basta. Eccolo allora di nuovo all'opera per penalizzare il personale precario. Non solo - afferma l'Anief - confermando l'illegale chiusura delle graduatorie provinciali. Ma anche annunciando l'organizzazione dei concorsi a cattedra con cadenza triennale". "Brutte notizie arrivano sulla valutazione delle scuole, che sempre il Governo vorrebbe completare al più presto. Non dicendo qual è il vero obiettivo: eliminare gli scatti di anzianità e lasciare la maggior parte della categoria allo stipendio iniziale, come del resto già avviene dal 2011 per i neoassunti. Con il risultato che ci si allontanerà sempre più dagli stipendi europei, già oggi a fine carriera più "gonfi" di 8 mila euro rispetto a quelli dei nostri docenti". "Se questa è la politica al ribasso sulla scuola che si vuole portare avanti nei prossimi mesi - conclude Pacifico - il Governo è meglio che termini qui la sua avventura. Come ultimo atto di amore per gli italiani". (ANSA).

AgenParl: Istruzione: Anief boccia riforma sulla scuola

IMG Press: Anief boccia la riforma del governo sulla scuola: serve solo a tagliare altri 50 mila posti

Orizzonte Scuola: Anief boccia la riforma del governo sulla scuola: serve solo a tagliare altri 50 mila posti

Italpress: Scuola: Anief "Riforma serve solo a tagliare altri 50 mila posti"

 

Pubblichiamo alcuni articoli sul raddoppio delle ore di sostegno riconosciuto dal Tar Sicilia a un alunno disabile, sui 110mila docenti e Ata assunti dal 2011 fermi per 8 anni allo stipendio iniziale e sulle nuove assunzioni di docenti di sostegno.

Sostegno, Tar Sicilia: se il disabile è grave le ore si raddoppiano

Il Messaggero: Sostegno a un disabile, multa al Ministero

Il sito di Palermo: Scuola, sentenza del Tar Sicilia: se il disabile è grave le ore si raddoppiano

Teleborsa: Sostegno a un disabile, multa al Ministero

Online news: Tar Sicilia condanna Miur a risarcire con mille euro al mese la famiglia di un alunno disabile: aveva la metà di ore di sostegno

Partito Democratico (Ileana Argentin) : Scuola, sentenza del Tar Sicilia: se il disabile è grave le ore si raddoppiano

IMG Press: Sostegno, Tar Sicilia: se il disabile è grave le ore si raddoppiano

Calabria 24 ore: Scuola - Sostegno, Tar Sicilia: se il disabile è grave le ore si raddoppiano

Notizie 23e59: Tar Sicilia condanna Miur a risarcire con mille euro al mese la famiglia di un alunno disabile

Italpress: Scuola: Sostegno, Anief "Bene Tar Sicilia su alunni con disabilità"

Repubblica: Sostegno a un disabile, multa al Ministero

Avvenire: Studente disabile senza sostegno: ministero multato

Redattore Sociale: Sostegno a scuola, il Tar Sicilia: "Se il disabile è grave le ore raddoppiano”

Normanno: Mille euro al mese per ogni alunno disabile senza sostegno. Lo stabilisce il Tar

Superabile: Sostegno a scuola, il Tar Sicilia: "se il disabile è grave le ore raddoppiano"

 

110 mila docenti e Ata con 8 anni di blocco stipendiale

Corriere dell'Umbria: Scuola, docenti e Ata neo assunti perdono fino a 1.200 euro 

Adnkronos: Scuola: Anief, da 2011 assunti in 110mila ma stipendi fermi per 8 anni. Perdita secca per ognuno tra i 2mila e i 7mila euro
Roma, 9 feb. (Adnkronos)- Dal 2011 nella scuola italiana sono stati assunti 110mila persone fra docenti e Ata ma con lo stipendio fermo per 8 anni, ciò significa una perdita secca per ognuno tra i 2mila e i 7mila euro. Lo rileva il Centro studi di Anief sottolineando che «è alto il sacrificio richiesto ai neo-immessi in ruolo a seguito dell'accordo tra Miur e sindacati concertativi, che ha annullato il primo 'scattò stipendiale automatico del terzo anno di anzianità sebbene si trattasse di un disposto normativo contrattuale». Si va, calcola l'Anief, «dai 400 euro annuali per gli assistenti amministrativi e tecnici ai 1.200 per i docenti laureati della secondaria superiore. Con effetti negativi anche sulle pensioni».
«Per risparmiare 80 milioni di euro, l'Italia ha compiuto un aggiramento della direttiva comunitaria sugli stipendi già più bassi dell'area Ocse e negli ultimi 5 anni superati pure dall'inflazione», afferma Marcello Pacifico, presidente di Anief. «Se non passa il nostro emendamento presentato in Senato, ricorreremo in tribunale» aggiunge, sottolineando che «un aumento di stipendio non può valere 19 anni di precariato». È a dir poco salato, rileva l'Anief, il prezzo che i precari della scuola hanno dovuto pagare per finanziare le loro 100mila assunzioni dell'ultimo triennio. «Per effetto dell'accordo separato del 4 agosto 2011, che ha previsto l'annullamento del primo 'scattò stipendiale automatico in corrispondenza del terzo anno di anzianità di servizio, sebbene si trattasse di un disposto normativo contrattuale, il danno economico prodotto per i neo-assunti è pari ad oltre 2mila euro per gli assistenti amministrativi e tecnici» afferma il sindacato. Il danno economico, continua l'Anief, «supera i 7mila euro per i docenti laureati della scuola secondaria superiore. Con effetti negativi pure sulle pensioni, che in regime contributivo risentiranno non poco delle buste paga ridotte allo stipendio iniziale per ben 8 anni consecutivi». Nel calcolo, realizzato dal centro studi Anief, va considerato che per usufruire del passaggio al 'gradonè successivo, «i docenti e gli Ata della scuola debbono aspettare il compimento del nono anno di anzianità». «Considerando il primo biennio di servizio allo stipendio base, -calcola il Centro studi di Anief- occorre quindi moltiplicare per 6 (anni) il mancato aumento annuale, pari a cifre variabili dai circa 400 euro annui per gli assistenti amministrativi e tecnici fino a circa 1.200 euro l'anno per i docenti delle superiori. Che corrispondono - considerando le 110mila assunzioni effettuate nell'ultimo triennio - ad un risparmio immediato, per lo Stato, pari a circa 60 milioni di euro per gli insegnanti. E a 20 milioni di euro per gli Ata».Alle proteste dell'Anief, che, sottolinea il sindacato, «ha sempre contestato questo accordo sottoscritto da altri sindacati della scuola, il Miur ha risposto sostenendo che si è trattato di un sacrificio tollerabile rispetto alla possibilità di vedere immettere in ruolo così tanti precari». «Premesso che solo nell'anno scolastico 2011-12 il numero di docenti e Ata assunti (complessivamente 67mila) ha superato quello del personale andato in pensione (mentre nel biennio successivo, circa 20mila l'anno, si è provveduto solo a coprire il turn over), il Ministero dell'Istruzione -aggiunge l'Anief- dimentica che i precari italiani al momento dell'assunzione detengono in media un'anzianità media di servizio pre-ruolo di 8-9 anni». Siccome però di questi anni di supplenze «vengono considerati per intero solo i primi 4, perchè in base alla normativa vigente ai fini economici i successivi valgono solo un terzo, per arrivare al compimento dell'attuale primo scatto automatico (all'inizio del nono anno di anzianità) bisogna aspettare davvero troppo tempo» commenta l'Anief. Sempre dal Miur, prosegue l'Anief, «hanno più volte obiettato che dopo 18 anni di anzianità di servizio, il dipendente della scuola si vede corrispondere finalmente per intero le porzioni di anno sottratte. Ma considerando anche che gli anni 2013 e 2014 non hanno validità ai fini della carriera, per via del blocco non derogabile deciso attraverso gli ultimi due Governi, l'ottenimento delle somme non corrisposte inizialmente si concretizzerà nelle busta paga dei dipendenti della scuola solo due decenni dopo l'assunzione».
In conclusione, valuta ancora l'analisi del Centro studi di Anief, i neo-assunti della scuola a partire dal 2011 per passare al secondo gradone stipendiale dovrebbero avere 9 anni di anzianità valutati «che corrispondono a 19 anni di pre-ruolo, poichè ai fini economici dopo i primi 4 gli altri 15 anni sono valutati solo per un terzo». «Si tratta di un'anomalia tutta italiana, che nel corso di questa settimana l'Anief ha chiesto di annullare consegnando al Senato, tramite audizione alla VII Commissione, un emendamento apposito al decreto legge n. 3 approvato dal CdM proprio per salvare gli scatti di anzianità del personale scolastico» conclude il sindacato.

Lavoriamo: Scuola, Anief: “Grave danno economico per i neo-assunti”

Orizzonte Scuola: Immissioni in ruolo e carriera raffreddata. Costa dai 2mila ai 7mila euro al personale della scuola

IMG Press: Dal 2011 assunti 110mila docenti e Ata con stipendio fermo per 8 anni: perdita secca per ognuno tra i 2mila e i 7mila euro

Free News Pos: Scuola – Dal 2011 assunti 110mila docenti e Ata con stipendio fermo per 8 anni: perdita secca per ognuno tra i 2mila e i 7mila euro

Italpress: Scuola: dal 2011 assunti 110 mila docenti con stipendio fermo per 8 anni

 

Sostegno, in arrivo 4.447 assunzioni ma il Miur ‘dimentica’ gli idonei dell’ultimo concorso

ANSA: Anief, ministero 'dimentica' idonei ultimo concorso
(ANSA) - ROMA, 7 FEB - Le 4.447 assunzioni di insegnanti di sostegno approvate in queste ore dal Miur "penalizzano i vincitori del concorso a cattedra istituito con il decreto D.G. n. 82 del 24 settembre 2012: nella scelta dei docenti da immettere in ruolo, con decorrenza giuridica 1 settembre 2013, l'amministrazione riesuma i vincitori delle vecchie graduatorie lasciando invece fuori i vincitori dell'ultimo 'concorsone2". Lo denuncia l'Anief parlando di "decisione incomprensibile" e annunciando ricorsi. "Ancora una volta - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - l'amministrazione scolastica si contraddistingue per scelte che risultano a dir poco infelici. Anche perché, lo stesso Miur ha dato disposizioni agli Uffici scolastici regionali di utilizzare le graduatorie degli idonei per il conferimento delle supplenze annuali. Perché, invece, quando si tratta di assumerli si vanno a riprendere le graduatorie precedenti e si defenestrano? È una decisione davvero cervellotica, che Anief è pronta a contestare schierandosi accanto ai docenti meritevoli che delle commissioni statali hanno reputato idonei. E che oggi - conclude Pacifico - vengono ingiustamente estromessi dalle immissioni in ruolo". (ANSA).

Orizzonte Scuola: Sostegno, in arrivo 4.447 assunzioni ma il Miur "dimentica" gli idonei dell’ultimo concorso

Aetnanet: Sostegno: in arrivo 4.447 assunzioni ma il Miur ‘dimentica’ gli idonei dell’ultimo concorso

Italpress: Scuola, Anief "Miur 'dimentica' idonei ultimo concorso docenti sostegno"

 

 

www.tuttoscuola.com – 11.02.2014

Immissioni in ruolo, quando il concorso vecchio scaccia il nuovo

Il punto sui posti di cui il MIUR può disporre per il reclutamento dei docenti.

Da un lato c’è l’evidente volontà politica dell’Amministrazione, sostenuta anche dai sindacati tradizionalmente vicini agli iscritti alle Graduatorie ad esaurimento (Gae), di svuotare il più celermente possibile queste graduatorie. Nel perseguire questo intento, il Ministero è intenzionato a limitare le assunzioni dalla graduatoria dell’ultimo concorso del 2012 esclusivamente “per il numero dei posti messi a concorso”. Le eventuali cattedre restanti, per l’Amministrazione, vanno assegnate, relativamente alla percentuale del 50% riservata ai concorsi ordinari, ai candidati dei precedenti concorsi ordinari, con esclusione di quello del 2012. Nel caso di eventuali cattedre eccedenti il numero dei posti messi a bando nell’ultimo concorso, questi posti vanno per intero “ad aggiungersi a quelli riservati alle GAE”. È questo il senso delle indicazioni che il Ministero dell’Istruzione ha inviato ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali in relazione alle 4.447 assunzioni a tempo indeterminato di docenti su posto di sostegno previsti dalla Legge n. 128/2013. Per effetto di queste indicazioni, gli Uffici Scolastici Regionali non redigerebbero alcuna graduatoria relativa all’ultimo concorso, per ciò che attiene agli idonei non vincitori.

Dall’altra parte, questa interpretazione favorevole agli iscritti alle Gae, sembra disattendere completamente il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297), che recita (art. 400, comma 17) "Le graduatorie relative ai concorsi per titoli ed esami restano valide fino all'entrata in vigore della graduatoria relativa al concorso successivo corrispondente".

Con queste indicazioni, l’Amministrazione sembra esporsi a tutta una serie di ricorsi (che risulta che alcune organizzazioni sindacali stiano già promuovendo), ma ancora di più alla critica sostanziale: che senso ha avuto organizzare un concorso con tassi di selettività superiori a qualsiasi altro precedente per docenti, se poi per reclutare il personale eccedente si intende attingere alle graduatorie del 1999 e ignorare quelle vigenti (magari attingendo per il 100% alle Gae composte da candidati che il concorso 2012 non sono riusciti a superarlo)? D’altra parte, se le indiscrezioni che vogliono l’indizione di un nuovo concorso per docenti già nel 2014 saranno confermate, la discussione su quale graduatoria preferire rischia di avere una vita breve.

 

Fioccano giudizi negativi sulla gestione politica di Scuola e Università

░ Le nostre valutazioni, i lettori della rubrica di Aggiornamento le conoscono; riportiamo qui i ben più autorevoli giudizi della Corte dei Conti, di Benedetto Vertecchi e quello, addirittura espresso in voti, di UNICOBAS Lombardia. Si aggiunga che i tribunali quotidianamente danno torto al MIUR, ovunque e su quasi tutti i ricorsi, al punto che si può ben dire che ormai l’applicazione di molte direttive è corretta dai giudici del lavoro o da quelli amministrativi. Tra i sindacalisti di tutte le sigle l’irritazione è evidente. Per non dire dello scoramento del personale scolastico. Dispiace non poco doverci, durante una fase politica confusa, esprimere in termini tanto negativi ma tacere non è possibile; è lo scenario da noi previsto all’insediamento del Governo.

Giorgio Candeloro - ItaliaOggi – 11 febbraio 2014.

“Studenti meritevoli senza risorse. In tre anni il fondo da 20 milioni è rimasto inutilizzato - La Corte dei conti boccia il Miur e il ministero dell'economia sui soldi per gli universitari”

Poca chiarezza per il futuro, un groviglio di norme contraddittorie, carenza di finanziamenti, mancanza di progettualità. È netto e duro il giudizio della Corte dei conti su come (e se) si spende in Italia per il sostegno agli universitari meritevoli ma privi di mezzi. Con una delibera di fine dicembre, resa nota nei giorni scorsi, i magistrati contabili hanno indagato sul Fondo per il sostegno della formazione universitaria e sulla Fondazione per il merito, istituiti nel 2010 dalla riforma Gelmini. Ne emerge un quadro scoraggiante: lastricata di ottime intenzioni, la strada dell'investimento di risorse per il sostegno ai meritevoli in tre anni non ha portato da nessuna parte. Doveva essere un progetto di lungo periodo: prima il fondo per promuovere l'eccellenza e il merito con premi e buoni studio da restituire al termine del percorso universitario, poi la fondazione, basata sulla partnership tra pubblico e privato, con un ruolo centrale riservato all'imprenditoria e la possibilità per gli studenti di avvicinarsi al mondo del lavoro già durante gli anni della formazione universitaria. L'obiettivo? Colmare la mancanza italiana di un sistema di prestiti universitari e avvicinare agli standard europei il nostro modello di sostegno al diritto allo studio. I magistrati contabili denunciano nella loro indagine che niente di tutto questo è avvenuto: stanziati i venti milioni iniziali, mai spesi, il fondo per il merito non è decollato, mentre la fondazione semplicemente non esiste. Non un euro è finito in questo triennio nelle tasche degli studenti meritevoli.

Mario Monti, in veste di ministro dell'economia, cassò il decreto istitutivo della fondazione, mentre il «decreto del fare» del governo Letta ha dirottato le risorse del fondo verso le borse di studio per gli studenti fuorisede. Due decisioni che hanno obliterato il progetto Gelmini senza elaborarne uno alternativo. Da qui le bacchettate della corte che ha trasmesso l'indagine alle camere chiedendo provvedimenti legislativi a breve. Particolarmente dure le critiche all'attuale titolare dell'economia Fabrizio Saccomanni, al quale i giudici contabili chiedono se «sussiste ancora l'interesse del Mef all'istituzione della fondazione per il merito oppure in quali diversi termini si voglia proseguire l'originario progetto che prevede l'impiego di risorse prevalentemente private per premiare i capaci e i meritevoli». I magistrati della corte ne hanno anche per l'attuale gestione della questione dal parte del Miur, accusato di scarsa vigilanza sul numero dei beneficiari del sostegno per il diritto allo studio, comunque erogato, e sull'effettiva efficacia di questo, e per il Parlamento, responsabile primo della confusione del quadro normativo. Per i giudici si deve agire in fretta su un ambito fondamentale e delicato come quello del diritto allo studio, sancito solennemente dall'articolo 34 della Costituzione e nel quale regnano ancora la poca chiarezza e l'insufficienza o la cattiva gestione dei fondi. L'indagine evidenzia infatti che troppo spesso «all'incertezza del quadro normativo si aggiunge le riserva che riguarda le risorse finanziarie disponibili, convogliate verso un programma o un altro, senza un piano sistematico e organizzato di sostegno e attuazione del diritto allo studio. Un'accusa in piena regola di improvvisazione e mancanza di visione, trasversale agli ultimi due o tre esecutivi e legislature. Qualcuno agirà per porvi rimedio? Visti i precedenti lo scetticismo sembra d'obbligo.

Benedetto Vertecchi – l’Unità - 11/02/2014

“Scuola, comparare non conviene”

…Tutti si affannano a dichiarare la centralità dell’educazione per lo sviluppo del Paese, ma pochi si sforzano di superare interpretazioni di breve momento per individuare le radici di un malfunzionamento sempre più evidente. Accade anche di peggio, e cioè che si pretenda di superare la crisi con annunci sempre meno credibili di innovazioni che starebbero per essere introdotte, senza peraltro mai indicare elementi obiettivi che dovrebbero giustificare un atteggiamento di fiducia. Si direbbe che ormai si sia rinunciato a spiegare le ragioni della crisi e si utilizzino cascami interpretativi presi a prestito da altri settori della vita sociale, o si sfruttino gli aloni positivi associati a elementi di razionalità impliciti nello sviluppo tecnologico, per coprire l’assenza di interpretazioni e progetti originali per lo sviluppo del sistema educativo…. Nelle comparazioni internazionali non sono i nostri allievi che scapitano rispetto ai loro coetanei europei, ma è il nostro sistema scolastico che denuncia l’angustia delle scelte effettuate, sul piano della quantità (orari rachitici di funzionamento) e della qualità, ovvero, in primo luogo, dell’uso delle risorse. Quando si fanno annunci mirabolanti sulle prospettive salvifiche di un’innovazione fondata su soluzioni delle quali nessuno è in grado di dimostrare l’efficacia (e spesso è stato, invece, dimostrato che possono indurre effetti negativi), la comparazione non ha nulla a che fare con le prestazioni degli allievi, ma con le scelte dissennate operate a livello del sistema.

Paolo Latella - www.orizzontescuola.it - 10/02/2014

E' il periodo delle pagelle... diamo un voto al Ministro Carrozza

Una valutazione sul suo operato... una specie di pagella sui punti cruciali dell’Istruzione in Italia… Rapporto con il Vaticano 10; Rapporto con gli industriali 10; Condotta 6… Gradimento da parte dei sindacati, dirigenti, insegnanti, Ata, famiglie, studenti 5; Percezione della vicinanza alle singole istituzioni scolastiche 3 (scuole statali), 10 (scuole paritarie); Presenza e ritiro premi in cerimonie e inaugurazioni 10; Presenza sul territorio in caso di calamità 8; Rapporti con gli altri Ministri e peso politico 4; Idee innovative a favore dell’istruzione statale (non classificata); Fondi alla scuola statale 4; Fondi alla scuola paritaria (pubblica e privata) 10; Conoscenza delle leggi scolastiche e regolamenti 2; Rispetto sentenze del TAR 2; Nuova riforma scolastica (non classificata); Lotta alla dispersione scolastica 5; Migliorie al supporto ad alunni portatori di handicap (Sostegno) 4; Scuola multietnica 6; Adeguamento (a norma) strutture scolastiche 4; Difesa dei diritti del personale della scuola pubblica statale 2; Adeguamento Stipendi Docenti e Ata alla media europea 2; Organici funzionali 2; Assunzioni 5; Cancellazione del demansionamento in ata dei docenti 2; Ripristino degli scatti cancellati personale Ata ex Enti Locali 2; Giro di vite alle scuole paritarie 2; Nuove sperimentazioni scuole paritarie e Licei di quattro anni 10; Pensioni personale scolastico 2; Sistema di aggiornamento e valutazione del personale scolastico (non classificata)… Annotazioni/Giudizio complessivo: Il Ministro Maria Chiara Carrozza, dal giorno del suo insediamento al Miur, ha ereditato una situazione pesante e drammatica per colpa dei ministri precedenti che hanno inciso pesantemente e negativamente sull'istruzione statale. Non ha avuto il giusto supporto economico e finanziario promesso dal Premier Letta e dal Mef del Ministro Saccomanni. Inizialmente aveva dato segnali positivi dichiarando che se non fosse stata data la giusta importanza e priorità all’istruzione pubblica lei avrebbe lasciato. Così non è stato… e lei si è adeguata, galleggiando come lo stesso premier Letta in attesa di eventi positivi… Purtroppo la delusione è tanta dagli addetti ai lavori fino agli osservatori esterni….

 

Il Messaggero – 12.02.2014

“Il tesoro si riprende seicento euro dai bidelli”

I soldi attribuiti a circa sette mila ATA, per alcune mansioni aggiuntive verranno tolti retroattivamente dalla busta paga.

Sono soldi riconosciuti dall’ultimo contratto di lavoro a partire dal settembre 2011. Adesso però si chiede la restituzione degli importi per le mansioni aggiuntive, che non sono soltanto un lavoro in più ma competenze riconosciute dopo appositi corsi di specializzazione. L'equivalente di un premio al merito. Incarichi in aggiunta ai normali compiti, come dare assistenza ai ragazzi disabili, essere in grado di garantire il primo soccorso, sostituire il direttore dei servizi amministrativi e dare supporto alla didattica. Funzioni che possono essere svolte solo da personale selezionato e formato: poco più di settemila dipendenti sui quasi 200mila Ata in servizio nelle scuole. Mansioni già svolte. E retribuite. Ma ora quei soldi riconosciuti in più dovranno essere restituiti. Lo scorso 5 febbraio una lettera del ministero dell’Istruzione (il Miur) inviata al ministero dell’Economia (il Mef) ha dato il via libera al «blocco dell’erogazione del beneficio economico e al recupero delle somme erogate» da settembre 2011 fino al 2012. Recupero anche per le somme corrisposte da settembre 2013, sia per «eventuali nuove attribuzioni» sia che si «tratti di somme corrisposte per posizioni economiche acquisite con decorrenza settembre 2011». Questo sulla base della manovra del ministro Tremonti (la legge 122 del 2010), che dispone il blocco degli aumenti di stipendio per gli anni 2011 e 2012. Questa norma viene ora applicata anche sugli incentivi per gli Ata, che vanno da un minimo di 600 euro lordi l’anno per i collaboratori scolastici, fino a oltre 1.200 per gli assistenti amministrativi e di laboratorio….

 

www.adistaonline.it - Segni nuovi n.6– 15.02.2014

“Compiti a casa”

Marina Boscaino tranchant, come spesso e a buona razione.

Un evergreen della ciancia nostrana è la questione dei compiti a casa. Periodicamente si ripropone e viene riproposta e riportata all'attenzione di media e pubblico da qualche ministro a corto di idee…. Non intendo dire non si tratti di un tema interessante; mi limito, semmai, ad osservare l'assoluta superficialità con cui viene affrontato. Persino dai ministri competenti…. «Se oggi si dà una versione di greco o latino, mi racconta mia moglie che è insegnante, quasi sempre la traduzione si trova su internet. Insomma, dobbiamo essere più “smart” dei ragazzi». Più furbi, certo. Ma forse sarebbe il caso di una seria riflessione sull’uso consapevole delle tecnologie; e, prima ancora, forse, sul senso della traduzione dal latino e dal greco. Erano pillole di saggezza del non rimpianto Profumo, in una delle sue numerose quanto dilettantistiche affermazioni su un tema – la scuola – del quale ha costantemente dimostrato di essere all'oscuro. Non più significative le uscite di Carrozza che almeno, rispetto al suo predecessore, con il quale condivide l'incompetenza in materia di istruzione, non affida le sue comunicazioni a progetti tanto "visionari" quanto generici e demagogici. Dopo la raccomandazione ai docenti di non assegnare troppi compiti prima della pausa natalizia, da Fazio Carrozza ha affermato che il lavoro a casa deve essere «equilibrato ed equo», «ma bisogna lasciare spazio anche alle arti: dai musei ai libri». Queste le risposte di una parte della nostra accademia (quella consultata, perché ci si guarda bene dall'interpellare pedagogisti o esperti di didattica) su un tema che in tempi di vuoto di idee o di volontà di stornare l'attenzione da problemi ben più gravi, quali quelli che hanno assalito il sistema dell'istruzione da molti anni, viene frequentemente tirato in ballo. Non grava infatti sul nostro sistema scolastico esclusivamente la zavorra degli 8 mld di euro tagliati, ma anche l'assenza di un serio dibattito sul perché, sul cosa e sul come insegnare; sulla relazione educativa e sulla cura; sugli antidoti alla dispersione, alla dissipazione e al ritardo scolastici, che pesano come macigni sull'Italia di oggi e sull'Italia che sarà. Gli unici balbettii in proposito hanno coinvolto, naturalmente, la panacea delle tecnologie, in una visione miracolistica che affida loro la risoluzione di tutti i problemi. E allora, si continuino le danze: compiti sì, compiti no. Esperti dell'improvvisazione e del buon senso riempiono il silenzio pensando che noi non si sappia riconoscerlo dietro fiumi di parole inutili.

Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio 13.02.2014

Impegno Italia

Il documento programmatico che il governo Letta ha sperato di prolungare il proprio incarico: Il ”canto del cigno”. Riportiamo la parte relativa alla Formazione.

“Impegno Italia” nasce per rendere chiara, di fronte al Paese, l’assunzione di responsabilità che il governo chiede al Parlamento

e ai partiti. … Formazione. Un’Italia più competitiva e giusta vuole investire nella conoscenza e nelle competenze quali leve della crescita culturale, civile ed economica della persona e della società. Scuola, università e ricerca richiedono interventi decisi di miglioramento strutturale, che valorizzino la qualità dell’offerta e le competenze di insegnanti e professori universitari, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza dell’investimento in capitale umano. 14. Riformare i cicli scolastici. La scuola dell’infanzia ha un ruolo fondamentale nello sviluppo personale, sociale e cognitivo del bambino. Valorizzare questa fase integrandola nel ciclo di istruzione ha lo scopo di mettere gli studenti nella condizione di iniziare ad apprendere prima e meglio, con la possibilità di terminare gli studi in anticipo con un livello di conoscenze e occupabilità pari, o superiore, a quello garantito dal sistema attuale. Ci impegniamo a: avviare la sperimentazione di un modello, da introdurre in modo graduale, in cui la scuola dell’infanzia costituisca il primo grado nel ciclo di istruzione obbligatoria; ristrutturare i cicli scolastici in modo da consentire ai giovani italiani di diplomarsi prima in linea con gli standard europei….

15. Introdurre criteri più stringenti di valutazione e valorizzazione del merito.È essenziale poter contare su un sistema condiviso e affidabile di valutazione delle scuole, che permetta di premiare il merito. Ci impegniamo a: attuare il regolamento sulla valutazione al fine di assicurare la piena operatività del Sistema nazionale di valutazione delle scuole pubbliche e delle istituzioni formative incentrato sull’INVALSI…. 16. Garantire la sicurezza e l’adeguatezza delle strutture scolastiche. Tutelare la sicurezza degli studenti, degli insegnanti

e degli operatori è un dovere primario dello Stato. Investire nell’edilizia scolastica è fondamentale per contribuire alla ripresa economica e alla rigenerazione urbana. Importanti iniziative sono state già assunte e vanno ora rese tutte operative. Ci impegniamo a: investire nel periodo 2013-2015 oltre due miliardi di euro per gestire la sicurezza e l’adeguatezza delle strutture scolastiche; completare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, ferma al 1996; monitorare e accelerare gli interventi in corso di realizzazione a partire dai 692 già avviati con il DL Fare…. 17. Reclutare nuovi insegnanti e superare il precariato. Il sistema di reclutamento degli insegnanti ha, tra

i suoi limiti, quello di non premiare a sufficienza il merito e di generare precariato di lungo termine tra i docenti. Gli interventi devono prevedere un sistema di selezione di alta qualità che abiliti

i giovani insegnanti alla professione attraverso l’università, e in numero adeguato alla domanda. Ci impegniamo a: confermare la chiusura definitiva delle graduatorie a esaurimento; avviare corsi universitari abilitanti calibrati sul fabbisogno effettivo; indire concorsi a cadenza triennale…. 18. Riformare il sistema di finanziamento delle università e promuovere il diritto allo studio universitario…. Il

sistema attuale di finanziamento degli atenei ha il limite di penalizzare gli istituti che operano nei contesti socio-economici più difficili. Le università che per mancanza di risorse esterne e infrastrutture non sono in grado di innovare la propria offerta si trovano oggi a non poter competere per l’assegnazione di risorse pubbliche. Nel caso invece in cui l’offerta sia attraente, si possono creare ostacoli alla frequenza di tutti gli studenti interessati così come alla loro mobilità geografica, anche all’interno della UE, con ricadute sulla mobilità sociale. Ci impegniamo a: ● proseguire l’azione avviata di incremento delle

risorse ordinarie per le Università e definire un nuovo sistema per la loro ripartizione, in modo da valutare i risultati della ricerca e della didattica con gli indicatori socio-economici del territorio nel quale l’università si trova a operare, e il loro impatto sulla sua performance;

● riformare il sistema di contribuzione degli studi universitari sulla base di criteri di equità e progressività; ● aumentare il numero degli studenti beneficiari di borse di studio e di forme di welfare studentesco….

 

www.corrieredellasera.it - 14.02.2014

“L’università italiana sempre più vecchia Solo un docente su 8 ha meno di 40 anni”

Gian Antonio Stella con l’anteprima dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2014 di Observa Science in Society, curato da Massimiano Bucchi e Barbara Saracino, ed edito da il Mulino.

Ultimissimi. Nessuno, tra tutti i Paesi europei, ha così pochi docenti universitari sotto i quarant’anni. Nessuno. Ne abbiamo, compresi i «giovani» ricercatori, meno di uno ogni otto. Un dato umiliante. La Francia, rispetto a noi, di docenti sotto la quarantina ne ha oltre il doppio. La Gran Bretagna quasi il triplo. La Germania il quadruplo. Uno spreco assurdo di energie, intelligenza, creatività. Che pesa sulla ricerca, sull’innovazione, sul futuro del Paese… I ricercatori italiani pur essendo solo 4,3 ogni mille occupati (gli europei sono mediamente 7 cioè quasi il doppio, i tedeschi 8,1, i francesi 9, i portoghesi 9,9, i danesi 13,4 e i finlandesi addirittura 16) sono ottavi al mondo per articoli sulle riviste che contano (un settimo di quelli statunitensi pur avendo gli americani una dimensione enormemente più grande) e quarti nei progetti di ricerca europei finanziati dal «7° Programma Quadro».
Sono in gamba, i nostri. E il loro successo europeo e mondiale certifica come, nonostante tutto, le nostre scuole e le nostre università riescano a regalare degli studiosi di livello altissimo. Dietro, però, il panorama è sconfortante. E non solo nella scoperta che tra i primi 20 atenei e istituti di ricerca europei piazziamo solo il Cnr (quarto) contro 2 della Svizzera, 2 della Danimarca, 3 della Francia, 3 della Germania e 5 del Regno Unito. Basti scorrere la tabella dei Paesi che (settore militare escluso, ovvio) spendono di più per la ricerca rispetto al Pil. Con l’1,3% (e va già impercettibilmente meglio che cinque anni fa) siamo ventottesimi, molto al di sotto della media europea (1,9%) e di quella Ocse (2,4%) e staccatissimi dai Paesi che hanno scelto con decisione di puntare sul futuro come il Giappone (3,4%), la Finlandia (3,8%), la Corea (4%) e Israele, che svetta con uno stratosferico 4,4%: quasi il quadruplo di noi…. I numeri che fanno più impressione sono quelli sull’invecchiamento della nostra classe dirigente universitaria. Un problema, scusate la battuta, vecchio. Già nel gennaio 2007 una indagine del ministero dell’Università della ricerca sulla base dei codici fiscali accertò che su 18.651 docenti di ruolo nei nostri atenei, quelli con meno di 35 anni erano 9: lo zero virgola zero cinque per cento. Al contrario, quelli con più di 65 anni erano 5.647: quasi un terzo.
Sette anni dopo, i numeri dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2014 dicono che su 28 Paesi dell’Unione Europea i docenti che hanno meno di quarant’anni (ricercatori compresi e questo dovrebbe abbassare la media) sono quasi la metà (49,2%) in Germania, il 43,4 nei Paesi Bassi, il 40,5 in Polonia, il 35,8 in Portogallo, il 29,5 nel Regno Unito, il 28 in Austria, Svezia e Finlandia, il 27,4 in Spagna, il 25,9 in Francia e giù giù, staccata di oltre sei punti dalla Slovenia che è penultima, c’è l’Italia. Con quel 12,1% di professori e ricercatori insieme che hanno meno del doppio dell’età che aveva Bill Gates quando fondò la Microsoft.

 

Pubblichiamo alcuni articoli sulla penalizzazione dei nuovi abilitati e sull'ennesimo pasticcio sugli scatti stipendiali.

Nuovi abilitati ancora penalizzati

IMG Press: Nuovi abilitati ancora penalizzati, l'apertura del Miur delle graduatorie d'Istituto è un 'contentino' inutile

Tecnica della Scuola: Tfa ordinario, a febbraio il secondo bando che apre a 29mila nuovi abilitati

Orizzonte Scuola: Supplenze da Graduatoria di istituto. La "corsia preferenziale" nella III fascia per gli abilitati è un contentino tardivo e inutile

Calabria 24 ore: Nuovi abilitati ancora penalizzati, l'apertura del Miur delle graduatorie d'Istituto è un "contentino" inutile

Scuola news: Anief. Nuovi abilitati ancora penalizzati, l’apertura del Miur delle graduatorie d’Istituto è un “contentino” inutile

News it 24: Anief. Nuovi abilitati ancora penalizzati, l'apertura del Miur delle graduatorie d'Istituto è un "contentino" inutile

Italpress: Scuola: Anief-Confedir "Nuovi abilitati ancora penalizzati"

ARIS: Il rendimento a scuola dipende anche dal DNA

Tecnica della Scuola: Parola di ministro: GaE blindate, nessuna apertura neppure per gli idonei al concorso

 

Scatti stipendiali, altro pasticcio

Free news pos: Scatti stipendiali, altro pasticcio: decreto approvato dal CdM inesatto e senza copertura finanziaria

IMG Press: Scuola: Scatti stipendiali, altro pasticcio!

MNews: Scuola – Scatti stipendiali, altro pasticcio: decreto approvato dal CdM inesatto e senza copertura finanziaria

Calabria 24 ore: Scatti stipendiali, altro pasticcio: decreto approvato dal CdM inesatto e senza copertura finanziaria

Italpress: Scuola: Anief "Dl su scatti è nuovo pasticcio"

Il Tempo: Salvi gli scatti retributivi dei docenti

ARIS: Scatti anzianità nella scuola, non tutto è risolto

Pubblichiamo alcuni articoli sul boom della disoccupazione giovanile, sugli stipendi dei docenti più bassi della PA e sull'aumento della spesa per la scuola nonostante il taglio dei precari.

Boom della disoccupazione giovanile

Corriere della Sera: Disoccupazione non solo a causa crisi

Ansa: Boom disoccupazione giovani non solo a causa crisi
McKinsey & Company, una scuola efficiente si ridurrebbe del 40%
(ANSA) - ROMA, 26 GEN - In Italia il 40% della disoccupazione giovanile è imputabile al difficile rapporto tra scuola e mondo del lavoro: a rilevarlo è la ricerca "Studio ergo Lavoro", condotta da 'McKinsey & Company'. Dalla ricerca si evince come "le cause del problema della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 29 anni) siano solo in parte riconducibili alla recente crisi economica. Al contrario, il fenomeno è radicato nel nostro Paese da lungo tempo e ha natura strutturale: negli ultimi vent'anni, infatti, la probabilità per un giovane sotto i 30 anni di essere disoccupato è risultata essere stabilmente 3,5 volte superiore alla popolazione adulta (la media europea si attesta a 2). Ad anticipare i risultati dello studio, che verrà presentato martedì 28 gennaio, è l' Anief-Confedir. "I dati provenienti da questa ricerca nazionale - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - confermano quanto il nostro sindacato sostiene da tempo. E conferma quanto indicato con il dossier Anief-Confedir di inizio 2014: negli ultimi cinque anni il numero di giovani disoccupati è raddoppiato e senza una controriforma della scuola andrà sempre peggio. È evidente, infatti, che sull'attuale deriva formativa dei nostri giovani hanno pesato tantissimo la riforma Gelmini e i tagli draconiani attuati dai Governi sull'istruzione pubblica". (ANSA).

Ansa: Con scuola efficiente -40% disoccupazione giovanile
"McKinsey & Company", per 47% imprese preparazione non adeguata
(ANSA) - ROMA, 26 GEN - In Italia il 40% della disoccupazione giovanile è imputabile al difficile rapporto tra scuola e mondo del lavoro: basti pensare che nel 47% dei casi le aziende del nostro Paese ritengono che le carenze formative dei giovani abbiano un impatto negativo sulla loro attività. Il quadro emerge dalla ricerca "Studio ergo Lavoro", condotta da 'McKinsey & Company'. Dallo studio, che verrà presentato martedì prossimo, 28 gennaio, ed anticipato dall'Anief-Confedir, si evince come le cause del problema della disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 29 anni, siano solo in parte riconducibili alla recente crisi economica. Al contrario, il fenomeno è radicato in Italia da lungo tempo ed ha natura strutturale: negli ultimi vent'anni, infatti, la probabilità per un giovane sotto i 30 anni di essere disoccupato è risultata essere stabilmente 3,5 volte superiore alla popolazione adulta (la media europea si attesta a 2). "La componente strutturale - spiegano i ricercatori - rappresenta circa il 40% del tasso di disoccupazione giovanile complessivo (oggi al 28% tra gli under 30) e affonda le sue radici nel disallineamento tra capitale umano formato dal sistema educativo e necessità attuali e prospettiche del sistema economico del Paese". Tra le cause principali all'origine della difficile transizione dei giovani dalla scuola al mondo del lavoro, viene indicato lo "sbilanciamento quantitativo tra domanda delle imprese e scelte dei giovani": molte posizioni restano vacanti a causa dei pochi candidati disponibili, in quanto troppi giovani italiani non avrebbero "piena consapevolezza delle implicazioni lavorative di tali scelte". Basti pensare che solo il 38% degli studenti intervistati conosce le opportunità occupazionali offerte dai vari percorsi scolastici. Il risultato è un "disallineamento tra domanda e offerta, evidente in particolare per i diplomati tecnici e professionali". Il gap domanda-offerta si riscontra anche nella scelta del percorso universitario: meno del 30% degli universitari sceglie l'indirizzo di studi sulla base degli sbocchi occupazionali. Dalla ricerca emerge, inoltre, la "carenza di competenze adeguate ai bisogni del sistema economico". Solo il 42% delle imprese italiane ritiene che i giovani che entrano per la prima volta nel mondo del lavoro abbiano una preparazione adeguata. Nel 47% dei casi (rispetto a una media europea del 33% e al 18% del Regno Unito), le aziende del nostro Paese ritengono che queste carenze abbiano un impatto negativo sulla loro attività. In particolare, lamentano un deficit di competenze generali - non solo la padronanza delle lingue straniere e della matematica di base, ma anche capacità analitiche, intraprendenza e autonomia, etica e deontologia professionale - e di esperienza pratica. A tal proposito, in Italia stage e tirocini hanno una durata inferiore a un mese in quasi il 50% dei casi nella scuola superiore e in circa il 30% dei casi all'università, e coinvolgono solo la metà degli studenti d'istruzione secondaria e terziaria. Secondo 'McKinsey & Company' è quindi necessaria una offerta formativa adeguata alla domanda, la rivalutazione delle scuole tecniche e professionali, una stretta collaborazione tra scuola e lavoro (con giovani e insegnanti in azienda e datori di lavoro nelle scuole), servizi di orientamento per gli studenti, efficacia dei canali di collocamento dei giovani sul mercato. "I dati provenienti da questa ricerca nazionale - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - confermano quanto il nostro sindacato sostiene da tempo. Negli ultimi cinque anni il numero di giovani disoccupati è raddoppiato e senza una controriforma della scuola andrà sempre peggio. E' giunto il momento di tornare ad investire nella formazione, puntando proprio su apprendistato, tempo scuola, professionalità e competenze dei nostri docenti". (ANSA).

Gazzetta del Mezzogiorno: Disoccupazione non solo a causa crisi

L'Adige: Disoccupazione non solo a causa crisi

Solo notizie 24: Disoccupazione giovanile, la crisi non è l’unica causa

Il Cittadino: Scuola: boom disoccupazione giovani non solo a causa crisi

Tiscali: Disoccupazione non solo a causa crisi

MSN Notizie: Disoccupazione non solo a causa crisi

IMG Press: Boom disoccupazione giovanile: con una scuola efficiente si ridurrebbe del 40%

Notiziario italiano: Disoccupazione non solo a causa crisi

AgenParl: Istruzione: Anief su ricerca McKinsey, con scuola efficiente disoccupazione si ridurrebbe del 40%

Salone della Giustizia: Scuola: Boom disoccupazione giovani non solo a causa crisi

Corriere del web: Boom disoccupazione giovanile, con una scuola efficiente si ridurrebbe del 40%

Italpress: Lavoro: Anief "Con scuola efficiente -40% disoccupazione giovanile"

Il Giornale: Disoccupati: 4 su 10 per colpa della scuola poco efficiente

Adnkronos: McKinsey & Company: disoccupazione giovanile si ridurrebbe 40% con scuola efficiente

Gazzetta del Sud: Con una scuola davvero efficiente il 40% di disoccupazione in meno

Yahoo: McKinsey & Company: disoccupazione giovanile si ridurrebbe 40% con scuola efficiente

Wall Street Italia: McKinsey & Company: disoccupazione giovanile si ridurrebbe 40% con scuola efficiente

Informa Verona: Disoccupazione non solo a causa crisi

NTV News: Disoccupazione, non è solo colpa della crisi

 

Gli stipendi dei docenti sono i più bassi della PA

Ansa: Anief, stipendi insegnanti i più bassi di tutta Pa
Nel 2012 personale scuola non ha percepito neanche 30 mila euro
(ANSA) - ROMA, 25 GEN - "Il Ministero dell'Economia ha rilevato che nel 2012 il personale della scuola non ha percepito neanche 30 mila euro: 790 in meno dell'anno precedente. E negli ultimi 5 anni l'incremento è stato di mezzo punto percentuale più basso rispetto al costo della vita". A sottolinearlo è Marcello Pacifico presidente di Anief e segretario organizzativo Confedir, "i numeri parlano chiaro, sottrarre l'unica forma di avanzamento di carriera equivarrebbe a condannare quasi un milione di dipendenti allo svolgimento di una professione in cambio di buste paga non più paragonabili ad una società avanzata e moderna. Cancellare gli scatti di anzianità al personale della scuola, come vorrebbe fare il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza perché "hanno fatto il loro tempo", significa impoverire ulteriormente quelli che già oggi sono i dipendenti meno pagati di tutta la Pubblica Amministrazione". Scorrendo l'ultimo 'Conto annuale', realizzato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, nel 2012 docenti e Ata della scuola - sottolinea l'Associazione professionale sindacale (Anief) - hanno percepito in media 29.548 euro annui: un compenso inferiore anche ai dipendenti dei ministeri, delle regioni e delle autonomie locali. Le professioni 'in divisa' percepiscono circa 10mila euro annui in più. Rispetto ai lavoratori in forza alla presidenza del Consiglio del ministri, il gap sale a 20 mila euro. E a confronto con chi ha intrapreso la 'carriera penitenziaria' diventa di 50 mila euro. Per non parlare dei magistrati, che, forti della sentenza n. 223/2012 favorevole alla concessione degli 'scatti, viaggiano su parametri completamente diversi portando a casa ogni anno oltre 140 mila euro. Il personale della scuola è quello che, sempre nel 2012, è stato maggiormente penalizzato dalla variazione stipendiale rispetto all'anno precedente: -2,6%, pari a 790 euro sottratti.(ANSA).

Mister X: Gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta la PA: superati anche dall´inflazione

IMG Press: Gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta la PA: superati anche dall’inflazione

Corriere del web: Gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta la PA: superati anche dall’inflazione

Orizzonte Scuola: Gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta la PA: superati anche dall'inflazione

MNews: Gli stipendi degli insegnanti sono i più bassi di tutta la PA: superati anche dall’inflazione

Italpress: Scuola: Anief "Stipendi insegnanti i più bassi della P.A."

ARIS: Buste-paga degli insegnanti, le più penalizzate di tutte

Tecnica della Scuola: Precari, la Ue incalza l'Italia

 

La spesa per la scuola è aumentata del 68% nonostante il taglio del 40% dei precari

Ansa: Anief, in cinque anni tagliati 40% posti precari
Sindacato, ma la spesa è aumentata del 68%
(ANSA) - ROMA, 24 GEN - In cinque anni tagli e riforme hanno diminuito i posti dei precari nella scuola del 40%, ma la loro spesa è aumentata del 68%: è quanto emerge da un'analisi Anief-Confedir sulla base dei conti della Ragioneria Generale dello Stato. Tra il 2007 e il 2012 sono state perse 93mila unità a tempo determinato. ''Eppure, pur sacrificando tanti posti di lavoro, il comparto Istruzione per garantire il servizio pubblico ha fatto comunque registrare un'impennata della 'Spesa per il tempo determinato', passata da 512 a 861 milioni di euro'', sottolinea l'Anief. Tra il 2007 ed il 2012 dei 124.292 posti tagliati nel comparto dell'istruzione pubblica, ben 93.730 hanno riguardato dipendenti non di ruolo. Per il sindacato ''si tratta di indicazioni inequivocabili sul fallimento della politica avviata con i tagli draconiani Gelmini-Tremonti''. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, ''la politica dei tagli dei posti di lavoro ad oltranza non paga: comporta disservizi ad alunni e famiglie, incrementa la disoccupazione e deprime l'economia generale. E ora si scopre anche inefficace per la riduzione dei costi. L'unica soluzione - conclude Pacifico - è quella di stabilizzarli''.(ANSA).

Giornale del Lazio: In 5 anni tagli e riforme abbattono i posti dei precari del 40%, ma la loro spesa aumenta del 68%

IMG Press: In 5 anni tagli e riforme abbattono i posti dei precari del 40%, ma la loro spesa aumenta del 68%

Orizzonte Scuola: Precariato: i tagli sono inefficaci per la riduzione dei costi. Unica soluzione la stabilizzazione

Tecnica della Scuola: In 5 anni tagli e riforme abbattono i posti dei precari del 40%, ma la loro spesa aumenta del 68%

Italpress: Scuola: Anief "Tagli contro precari ma nessuna riduzione spesa"

La Voce Sociale: Scuola, mantenere dipendenti precari aumenta la spesa pubblica

Orizzonte Scuola: Costa più un precario che un docente di ruolo

IMG Press: Spending Review: mantenere i dipendenti precari aumenta la spesa pubblica

Tecnica della Scuola: Mantenere i dipendenti precari aumenta la spesa pubblica

MNews: Spending review - Mantenere i dipendenti precari aumenta la spesa pubblica

Italpress: Anief, mantenere dipendenti precari aumenta spesa pubblica

Pubblichiamo alcuni articoli sulle correzioni al DL Scatti chieste da Anief al Senato per salvare gli stipendi dei dipendenti della scuola.

Repubblica: Scuola, appello dei sindacati al Senato per salvare stipendi a 1 milione di dipendenti

ANSA: Scuola: Anief, correzione a dl scatti per salvare stipendi
(ANSA) - ROMA, 5 FEB - "Se si vogliono veramente garantire gli scatti di anzianità e impedire la restituzione degli aumenti stipendiali ai dipendenti della scuola, i meno pagati di tutta la Pubblica Amministrazione, è necessario adottare alcuni emendamenti al Decreto Legge approvato dal Governo". La proposta dell'Anief, presentata oggi alla VII Commissione del Senato, "eviterebbe il tracollo del potere di acquisto degli stipendi del personale scolastico, già nel 2012 ridotti di 790 euro rispetto all'anno precedente". La proposta emendativa all'art. 1, comma 4, prevede il ripristino della deroga per il personale della scuola al blocco stipendiale (Legge, 183, art. 4, comma 83) ripristinato dal D.P.R. 122/2013 che nega ai fini della progressione di carriera il riconoscimento di eventuali scatti stipendiali pagati a partire dal 2011. "Si tratta di una modifica che andrebbe anche a superare - si spiega - la proroga al blocco stipendiale per tutto il personale della P.A. nell'anno 2013 e 2014, ribadita dall'ultima Legge di Stabilità che livella ancora i valori di corresponsione dell'indennità di vacanza contrattuale del 2017 a quelli del 2013, ma che in realtà per la scuola sono addirittura quelli del 2010". "E in tutto questo, non si tiene conto del personale precario che svolge le stesse funzioni di quello di ruolo. Nonostante un ultimatum della Commissione europea, già scaduto, del 20 novembre scorso, che imponeva all'Italia di adeguare la propria normativa entro 60 giorni sul principio di non discriminazione derivato dalla direttiva comunitaria 1999/70, da cui scaturisce la seconda proposta emendativa Anief all'art. 1, comma 4-ter: una volta riconosciuto lo scatto stipendiale al personale precario, verrà meno la ragione sottesa alla contrattazione collettiva nazionale firmata il 4 agosto 2011 che abolisce il primo gradone stipendiale per i neo-assunti al fine di garantire l'invarianza finanziaria". Un'altra proposta di modifica del decreto, all'art. 1, comma 1, consentirebbe di evitare la restituzione di somme relative al beneficio della prima e seconda posizione stipendiale del personale Ata, conseguente al superamento di una procedura concorsuale in cui è prevista la frequenza di un apposito corso di formazione e il superamento di una prova conclusiva. L'ultima proposta emendativa all'art. 1, comma 4-bis intende risolvere il problema del blocco delle risorse aggiuntive destinate ai dirigenti scolastici, attraverso l'utilizzo dei risparmi derivanti dalla mancata corresponsione della RIA dei dirigenti collocati a riposo: si tratta di 36.421.995,48 euro, che vanno considerati un risparmio di sistema e riutilizzati a favore dei ds in servizio. (ANSA).

La Voce sociale: Scuola, appello dell’Anief per salvare gli stipendi

Teleborsa: Scuola, appello dei sindacati al Senato per salvare stipendi a 1 milione di dipendenti

IMG Press: Su precari e neo-assunti Italia lontana dall’Europa

Qui Finanza: Scuola, appello dei sindacati al Senato per salvare stipendi a 1 milione di dipendenti

Il Democratico: Scuola/ Governo e sindacati cancellano in 3 anni un miliardo di finanziamenti

Italpress: Scuola: Anief "Su precari e neo-assunti Italia lontana dall'Europa"

IMG Press: Decreto scatti: Anief chiede al Senato le correzioni per salvare gli stipendi dei dipendenti

Italpress: Scuola: Decreto scatti, Anief "Correzioni per salvare stipendi dipendenti"

ARIS: I sindacati in senato per tutelare gli stipendi degli insegnanti e del personale Ata

Tecnica della Scuola: Blocco dei contratti, sit-in dei sindacati davanti Montecitorio

Pubblichiamo alcuni articoli sul caos nelle università che organizzano i Pas e sulla richiesta dell'Anief di inserire l'insegnamento nel DDL pensione anticipata.

Al via corsi di abilitazione per 70mila docenti, ma università nel caos

La Sicilia: "Su corsi abilitazione regna il caos"

Ansa: Scuola: al via corsi di abilitazione per 70 mila docenti
Anief, ma nelle università regna il caos. Ritardi e omissioni
(ANSA) - ROMA, 22 GEN - Mancano pochi giorni all'avvio ufficiale dei percorsi abilitanti speciali, riservati a circa 67 mila docenti precari con almeno tre annualità di supplenze già svolte: sabato 24 gennaio, alle ore 9, l'esordio sarà affidato all'Università di Genova, dove verrà presentato il percorso formativo che entro la prossima estate permetterà ai corsisti di acquisire l'abilitazione all'insegnamento, una certificazione che alla luce delle attuali norme sul reclutamento rimane sulla "carta" fondamentale per l'assunzione in ruolo. "Ma quella che doveva essere un'opportunità formativa - denuncia l'Anief, Associazione professionale sindacale - si sta rivelando un percorso ad ostacoli di cui ancora non si conosce l'uscita. Prima di tutto perché per la prima volta chi conseguirà l'abilitazione non ha alcuna garanzia sulla sua spendibilità: il titolo servirà, infatti, solo per l'inserimento nella seconda fascia d'istituto delle graduatorie d'istituto nelle scuole. In secondo luogo perché solo da pochi giorni si è saputo che per svolgere i corsi abilitanti, di cui fino all'anno 2000 lo Stato si era fatto totalmente carico, i docenti precari dovranno pagare in media 2.500 euro: una quota che non può essere considerata, come sostiene l'amministrazione, una mera copertura delle spese organizzative". "I problemi che attanagliano l'avvio dei corsi - prosegue il sindacato - sono davvero tanti. Basti pensare che mentre il Ministero ha dato disposizioni di avviarli entro la fine del 2013, ad oggi la maggior parte degli atenei non ha ancora dato la propria disponibilità alla loro attivazione. E tra chi l'ha fatto, non sono pochi quelli che non hanno nemmeno pubblicato il programma delle lezioni da svolgere o la lista definitiva degli ammessi ai corsi. E in quelle università che invece l'hanno fatto, mancano diverse classi di concorso. In altre materie, come italiano o matematica, particolarmente "affollate", una parte degli interessati dovrà attendere almeno un altro anno". "Inoltre nell'ambito della Crui, la Conferenza dei rettori delle Università italiane, le Università italiane avevano concordato una posizione comune: non attivare i corsi di abilitazione per la scuola primaria e la scuola dell'infanzia. Nel corso di questi ultimi giorni però alcune università si sono distinte in modo positivo attivando questi corsi". "Ci appelliamo al Ministro Carrozza - afferma il presidente di Anief-Confedir, Marcello Pacifico - perché intervenga al più presto".(ANSA).

Regione Valle d'Aosta: Scuola: al via corsi di abilitazione per 70 mila docenti

IMG Press: Al via i corsi di abilitazione per 70mila docenti, ma nelle università regna il caos

Italpress: Scuola: Anief "Su corsi abilitazione per 70 mila docenti regna il caos"

Leggo: Esplode la scuola

Scuola: tra le polemiche il via ai corsi di abilitazione per 70mila docenti

Tcs news: Al via i corsi di abilitazione per 70mila docenti, ma nelle università regna il caos

AgenParl: Scuola: Anief, al via corsi di abilitazione per 70mila docenti

Orizzonte Scuola: PAS. Al via alcuni corsi di abilitazione, ma nelle Università regna il caos. Le ultime news per i nulla osta e gli elenchi

Tecnica della Scuola: PAS, il "puzzle" non si compone

 

 

In Italia almeno 100mila prof vittime ‘burnout’, ministro Giovannini includa insegnamento nel DdL pensione anticipata

Tuttoscuola: Proposta la pensione anticipata per insegnanti ‘burnout’

IMG Press: In Italia almeno 100mila prof vittime ‘burnout’, ministro Giovannini includa insegnamento nel ddl pensione anticipata

Online news: Centomila prof vittime del ‘burnout’, Giovannini includa l’insegnamento nel ddl pensione anticipata

Orizzonte Scuola: In Italia almeno 100mila prof vittime ‘burnout’, ministro Giovannini includa insegnamento nel DdL pensione anticipata

Professione Insegnante: In Italia almeno 100mila prof vittime ‘burnout’, ministro Giovannini includa insegnamento nel DdL pensione anticipata

Italpress: Scuola: Anief "In Italia almeno 100 mila prof vittime 'burnout'"

Corriere di Roma: Centomila prof vittime del ‘burnout’, Giovannini includa l’insegnamento nel ddl pensione anticipata

Pubblichiamo alcuni articoli sul blocco delle posizioni economiche e delle assunzioni per il personale Ata.

ANSA: Anief annuncia ricorso, Mef vuole recupero soldi Ata
(ANSA) - ROMA, 31 GEN - Non é ancora stata risolta la "grana" dei soldi negati al personale Ata. L'incontro di ieri al Miur non ha dato riscontri positivi riguardo alle posizioni economiche del personale Ata. Il Ministero ha infatti confermato, secondo quanto hanno riferito i sindacati, che procederà immediatamente al recupero delle somme già percepite da settembre 2013 mentre terrà sospese quelle percepite negli anni scolastici 2011-2012 e 2012-2013 "per aderire alle pressanti richieste del Mef". E L'Anief annuncia battaglia. "Non si possono cancellare con un colpo di spugna la prima e seconda posizione economica dell'articolo 2, commi 2 e 3 della sequenza contrattuale 25 luglio 2008, ottenute attraverso una vera prova concorsuale. A tal proposito, la mansione aggiuntiva svolta e non prevista dal mansionario è stata assegnata in virtù della posizione stipendiale che, nel caso dei collaboratori scolastici, ammonta a 600 euro annui: si tratta di soldi - spiega l'Anief - che andrebbero a integrare gli stipendi del personale Ata, che sono già tra i più bassi del pubblico impiego. Basti considerare che un collaboratore scolastico al suo stipendio iniziale percepisce la somma di circa 900 euro". Il sindacato, ricordando che oltre all'immediato danno economico, il personale interessato subirà ripercussioni anche ai fini pensionistici, annuncia quindi ricorsi al Giudice del lavoro. Sempre a proposto di personale Ata, Anief continua a chiedere spiegazioni sulla scarsità di assunzioni." Le 3.740 immissioni in ruolo del personale non docente della scuola con decorrenza 1 settembre 2013 sono davvero poche: i posti vacanti e disponibili per tutti i profili Ata (collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici, Direttori dei servizi generali ed amministrativi) - dice - sono circa 12mila". (ANSA).

IMG Press: Dopo gli scatti ai docenti arriva la ‘grana’ dei soldi negati al personale ATA: Carrozza e Renzi pensino anche a loro

Orizzonte Scuola: Posizioni economiche ATA. Sindacati, se vengono tolte è mobilitazione. ANIEF minaccia ricorso

Tecnica della Scuola: Dopo gli scatti ai docenti arriva la ‘grana’ dei soldi negati al personale ATA: Carrozza e Renzi pensino anche a loro

MNews: Scuola - Dopo gli scatti ai docenti arriva la 'grana' dei soldi negati al personale ATA

Italpress: Scuola, Anief "Intervenire su soldi negati al personale Ata"
ROMA (ITALPRESS) - Appello del sindacato Anief al Ministro e al segretario del PD: "la restituzione dei 150 euro mensili per gli insegnanti si e' risolta in ventiquattrore, come mai si continua a dire no all'assegnazione di 600 euro lordi annui a dei dipendenti pubblici che per accedervi hanno superato un concorso pubblico e che ad inizio carriera guadagnano appena 900 euro al mese? Non vorremmo che ci sia un accanimento verso la categoria, che continua con il "contagocce": quest'anno appena 3.740 immissioni in ruolo, anche se i posti vacanti erano circa 12mila". "La questione degli scatti automatici da corrispondere a circa 90mila docenti - prosegue la nota - si e' risolta in ventiquattrore, grazie alla denuncia del segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, all'intervento del Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, cui e' seguito un decreto d'urgenza del Governo. Per quale motivo, invece, il personale non docente della scuola - i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi e tecnici - vengono abbandonati al loro destino?". Anief "non puo' accettare che dopo gli annunci e i proclami delle scorse settimane, con il Ministro Carrozza, intervistato da Fabio Fazio a "Che Tempo che fa", che ha rassicurato il personale ATA con un laconico "possono stare tranquilli", si possa essere giunti a questa situazione di blocco. Non si possono cancellare con un colpo di spugna la prima e seconda posizione economica dell'articolo 2, commi 2 e 3 della sequenza contrattuale 25 luglio 2008, ottenute attraverso una vera prova concorsuale. A tal proposito, la mansione aggiuntiva svolta e non prevista dal mansionario e' stata assegnata in virtu' della posizione stipendiale che, nel caso dei collaboratori scolastici, ammonta a 600 euro annui: si tratta di soldi che andrebbero ad integrare gli stipendi del personale ATA, che sono gia' tra i piu' bassi del pubblico impiego. Basti considerare che un collaboratore scolastico al suo stipendio iniziale percepisce la somma di circa 900 euro. Anief, ricorda che oltre all'immediato danno economico, il personale interessato subira' ripercussioni anche ai fini pensionistici. La somma percepita con la posizione stipendiale contribuisce, infatti, sia alla formazione dello stipendio che a quella della posizione contributiva. Per questi motivi Anief ricorrera' al Giudice del lavoro: per chiedere giustizia e rivendicare il torto subito. Perche' non e' piu' tollerabile che lo Stato adotti delle misure per fare cassa sui dipendenti cui viene corrisposto uno stipendio sempre piu' vicino alla soglia di poverta'. Il personale Ata interessato puo' scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.". Sempre a proposto di personale Ata, Anief continua a chiedere "spiegazioni sulla scarsita' di assunzioni. "Su questo punto - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - il Governo italiano continua a non rispettare le norme comunitarie sui dipendenti pubblici a tempo determinato. Pertanto ANIEF chiede l'immissione in ruolo su tutti i posti vacanti per evitare sanzioni dalla Commissione UE e dai tribunali di giustizia europei e nazionali. A tal proposito, va ricordato che la scorsa estate, con ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha rinviato alla Corte di Giustizia Europea la questione sulla compatibilita' della normativa italiana (avallata con la Legge 106/2011) proprio rispetto alla direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari precari della scuola con almeno tre anni di supplenze alle spalle". (ITALPRESS).

Il Messaggero: Il Tesoro si riprende seicento euro dai bidelli

Il Mattino: Il Tesoro si riprende 600 euro dai bidelli

 www.corrieredellasera.it - 02/02/2014
“Gli esami cominciano a quattro anni La scuola inglese accorcia l’infanzia”
░ I test già all’asilo ? Gli oppositori sostengono che sono prove stressanti e poco efficaci per verificare l’intelligenza emotiva.
Si annunciano tempi duri per gli scolaretti inglesi: dal 2016 la somministrazione di test per misurare il loro livello di sviluppo cognitivo sarà infatti anticipata dagli attuali sette ai quattro anni di età. I risultati iniziali saranno poi confrontati, tramite prove nazionali, con quelli ottenuti a 11 anni, al termine della scuola di base. L’intento è di valutare obiettivamente i progressi conseguiti, in modo che i genitori siano informati sulla situazione scolastica dei figli e gli insegnanti siano messi in grado di conoscere, confrontare e analizzare gli obiettivi raggiunti. Il progetto, come si può immaginare, ha suscitato perplessità e critiche…. La prima, più evidente obiezione riguarda il fatto che i più piccoli, appena giunti a scuola, rischiano di non aderire emotivamente a richieste estranee al contesto familiare. Vi è inoltre il pericolo di indurre tensioni e stress, tanto negli alunni quanto nei genitori, in una fase iniziale dell’esperienza scolastica, che dovrebbe essere improntata al massimo di serenità e collaborazione. Inoltre, iscrivere bambini di 4 anni in una graduatoria significa fissarli in un determinato livello evolutivo quando la fluidità dell’infanzia consente, in poche settimane, di effettuare imprevisti balzi in avanti. Per quanto riguarda i docenti, coinvolgerli in piani di valutazione proposti da esterni rischia di distoglierli dall’osservazione del singolo alunno e dalla valorizzazione delle sue potenzialità. È vero che si consente loro di scegliere tra diverse batterie di test a seconda dei metodi didattici adottati e persino, col consenso dei dirigenti scolastici, di sottrarsi al programma, ma le conseguenze possono essere pesanti in termini di carriera e di finanziamenti alla scuola… Viviamo in un’epoca caratterizzata dalla crisi del lavoro tradizionale, basato sulle abilità tecniche, e dalla ricerca di talenti innovativi e creativi, difficilmente identificabili con prove obiettive e quantitative. Ciò non comporta la svalorizzazione delle competenze, quanto l’opportunità di cogliere e sviluppare la pluralità delle intelligenze, dove l’accentuazione non è sulla quantità ma sulla qualità delle capacità e delle inclinazioni. È del 1995 il libro L’intelligenza emotiva con cui lo psicologo Daniel Goleman rivoluziona le tradizionali valutazioni del Quoziente intellettuale (Qi) mostrando come le prestazioni intellettuali siano inscindibili dalle motivazioni, dalla conoscenza di sé, dall’empatia, dall’attenzione, dalla pervicacia, dalla capacità d’interagire e collaborare con gli altri. Condizioni quasi del tutto assenti nella somministrazione di test quantitativi, astratti e anaffettivi, quanto mai lontani dalla ricchezza della vita e dalla singolarità degli individui. Test che, nella loro apparente neutralità, nascondono lo svantaggio ambientale, sociale e culturale, che determina più di ogni altro condizionamento l’insuccesso scolastico prima e lavorativo poi.

ItaliaOggi - 04/02/2014
“Studenti meritevoli senza risorse”
░ La Corte dei conti boccia il Miur e il ministero dell'economia sui soldi per gli universitari
Poca chiarezza per il futuro, un groviglio di norme contraddittorie, carenza di finanziamenti, mancanza di progettualità. È netto e duro il giudizio della Corte dei conti su come (e se) si spende in Italia per il sostegno agli universitari meritevoli ma privi di mezzi. Con una delibera di fine dicembre, resa nota nei giorni scorsi, i magistrati contabili hanno indagato sul Fondo per il sostegno della formazione universitaria e sulla Fondazione per il merito, istituiti nel 2010 dalla riforma Gelmini. Ne emerge un quadro scoraggiante: lastricata di ottime intenzioni, la strada dell'investimento di risorse per il sostegno ai meritevoli in tre anni non ha portato da nessuna parte…. Stanziati i venti milioni iniziali, mai spesi, il fondo per il merito non è decollato, mentre la fondazione semplicemente non esiste. Non un euro è finito in questo triennio nelle tasche degli studenti meritevoli. Mario Monti, in veste di ministro dell'economia, cassò il decreto istitutivo della fondazione, mentre il «decreto del fare» del governo Letta ha dirottato le risorse del fondo verso le borse di studio per gli studenti fuorisede. Due decisioni che hanno obliterato il progetto Gelmini senza elaborarne uno alternativo. Da qui le bacchettate della corte che ha trasmesso l'indagine alle camere chiedendo provvedimenti legislativi a breve. Per i giudici si deve agire in fretta su un ambito fondamentale e delicato come quello del diritto allo studio, sancito solennemente dall'articolo 34 della Costituzione e nel quale regnano ancora la poca chiarezza e l'insufficienza o la cattiva gestione dei fondi. L'indagine evidenzia infatti che troppo spesso «all'incertezza del quadro normativo si aggiunge le riserva che riguarda le risorse finanziarie disponibili, convogliate verso un programma o un altro, senza un piano sistematico e organizzato di sostegno e attuazione del diritto allo studio. Un'accusa in piena regola di improvvisazione e mancanza di visione, trasversale agli ultimi due o tre esecutivi e legislature. Qualcuno agirà per porvi rimedio? Visti i precedenti lo scetticismo sembra d'obbligo.

www.corrieredellasera.it - 05/02/2014
“La scuola che rifiuta di usare i tablet”
░ I genitori dei piccoli alunni di una scuola romana sono preoccupati dei possibili effetti della digitalizzazione didattica spinta, e ne discutono i pro e i contra.
Hanno avuto paura che quei tablet si trasformassero in «armi di distrazione di massa». Che le novità digitali potessero avere «conseguenze negative su attenzione e memoria, sui processi emotivi e la socializzazione». Così, alla proposta di trasformarsi in «Cl@sse 2.0» — tutta tablet e tecnologia — la IB dell’elementare Iqbal Masih di Roma ha detto no. «No» per le modalità («una decisione comunicata a inizio anno, senza che i genitori venissero consultati», spiega Mauro Giordani, un papà che guida il gruppo di «dissidenti» tecnologici). Ma no, soprattutto, «per un progetto i cui effetti non sono noti né a noi, né alle insegnanti, né al ministero proponente». Troppa didattica digitale, sostituzione dei libri di testo con i tablet, sono convinti i genitori, può essere dannosa. Per approfondire l’argomento, hanno organizzato un dibattito aperto, mettendo a confronto tecnoentusiasti e dubbiosi. Protagonista dell’incontro, il filosofo Roberto Casati, autore del libro «Contro il colonialismo digitale», che ha appoggiato le tesi dei genitori della classe romana, illustrando e motivando il proprio pensiero con la necessità di «esercitare un sano principio di precauzione». «Non è ancora chiaro — ha sostenuto — il contributo pedagogico che le nuove tecnologie possono dare». Ha citato ricerche di Marco Gui, dell’Università di Milano Bicocca, basate su un’analisi dei risultati Ocse-Pisa 2009: le tecnologia a scuola sono vantaggiose a piccole dosi, ma diventano controproducenti con l’aumentare del tempo dedicato. «Sono molto distraenti e abbassano la soglia dell’attenzione», spiega Casati. Che non vuole essere definito un «luddista» («sono stato tra i primi a usare un tablet», ci tiene a dire), ma è «contro la logica di sostituzione che oggi sembra prevalere».
«Nessuna “abbuffata” digitale», sostiene invece la preside, Stefania Pasqualoni, spiegando che il progetto prevedeva che solo tre delle 40 ore settimanali fossero dedicate all’uso delle tecnologie. Dopo i genitori dell’elementare romana è stato Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia all’Università Roma Tre, a gettare ombre sui possibili rischi di un uso precoce della tecnologia. Perdere la capacità di scrittura manuale, utilizzare solo o prevalentemente la tastiera — sostiene — può avere risvolti negativi sulla qualità del pensiero». E per sperimentare i benefici di un esercizio costante della scrittura a mano, ha coinvolto 350 bambini di due elementari della capitale nel progetto Nulla dies sine linea (neanche un giorno senza tracciare una linea). Mentre lo psicologo tedesco Manfred Spitzer, autore di «Demenza digitale» (Il Corbaccio) sostiene che l’uso della tecnologia abbia effetti negativi sull’ippocampo, portando alla perdita della memoria, alla riduzione delle capacità spazio-temporali e, alla lunga, a maggiori probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Ma insieme agli «apocalittici», crescono anche gli «integrati»: scuole all’avanguardia, come il liceo Lussana di Bergamo o l’istituto Frejus di Bardonecchia, felici esempi di sperimentazioni «Total tablet». Diventa così sempre meno chiaro se il nostro Paese creda o meno alla possibilità che i ragazzi possano studiare efficacemente attraverso un tablet, uno smartphone o un pc. Sul fronte delle dotazioni, l’ennesima tecno bocciatura è arrivata dall’Eurispes, che nel rapporto «Italia 2013» tira le somme: per introdurre tecnologie digitali nelle classi della Penisola sono stati spesi 30 milioni di euro, 5 euro a studente. Di questo passo, ci vorranno quindici anni per metterci alla pari con Paesi come la Gran Bretagna, che ha l’80% di classi dotate di strumenti didattici informatici. I ricercatori hanno anche fatto l’inventario: 70mila le lavagne interattive (le Lim) a disposizione degli studenti in 1.200 classi (la domanda è dieci volte superiore), 416 le «Cl@ssi 2.0» sul territorio. Una penuria di dotazioni già sottolineata in precedenza dall’Ocse: alle elementari, sei computer ogni 100 scolari, contro una media europea di 16. E appena il 6% di Scuole 2.0, a fronte di una media Ue del 37%, al di sotto anche di Spagna e Portogallo. Mentre nella Penisola si investono solo 15 milioni di euro per la connettività, intanto, il Regno Unito impiega 40 milioni di sterline per dotare tutti gli istituti di banda larga; e la scuola americana corre e sogna in grande: wi fi e banda larga in tutte le scuole entro 5 anni, ha assicurato Barack Obama. Forte dell’appoggio delle grandi aziende del settore, da Apple a At&T, da Microsoft a Verizon, che daranno il loro contributo a un progetto di 750 milioni di dollari.

www.larepubblica.it - 06/02/2014
“Le selezioni approfondite dei Professori (in 27 Secondi)”
░ Abilitazione e chiamata in cattedra: neanche la nuova procedura funziona. Dal tradizionale familismo all’attuale pressapochismo, continua il declino degli atenei. Di Gian Antonio Stella.
Luigi Cobellis è insieme un somaro e un genio. Così l’ha valutato la commissione di abilitazione universitaria. Che l’ha trombato (troppo scarso) come «associato» ma promosso (con lode) come ordinario di ostetricia e ginecologia. Un prodigio prodigioso. Pari alla rapidità supersonica di altri commissari, capaci di stilare 323 giudizi «ampi e approfonditi» in 27 secondi l’uno. …II sistema di valutazione nazionale era nato per limitare i casi di familismo. E l’allora ministro Gelmini, tentando di uscire dal pantano di concorsi troppo spesso viziati dal familismo, decise di mettere un filtro iniziale. Un mega concorso che selezionasse i docenti ricavandone due elenchi. Uno per la I fascia (ordinari) e uno per la II fascia (associati). Dopo di che, gli atenei avrebbero potuto prendere i professori solo da quegli elenchi già passati al setaccio, limitando la possibilità che un rettore o un preside potessero tirar dentro un figlio, una moglie, un cugino dalla preparazione scadente. Che i conti fossero sbagliati (e certi bandi che stanno uscendo sembrano mostrare che poco è cambiato) si è capito subito. …. Troppi concorrenti, troppi lavori da leggere, troppo pochi i commissari. Proprio al Corriere Marco Santagata, presidente della cinquina selezionatrice di Letteratura italiana, spiegò che in teoria avrebbe dovuto leggere «1.610 pagine al giorno». Sabati, domeniche, Pasqua e Ferragosto inclusi…. Nata storta, nonostante gli obiettivi giusti e le intenzioni generose, l’Abilitazione scientifica nazionale è andata così a impantanarsi in una fanghiglia di ricorsi al Tar che minacciano di moltiplicarsi via via che escono storie paradossali. Come quelle raccontate sul sito Roars dove, ad esempio, il professore veronese Guido Avezzù, in un articolo titolato «Mission impossible», ironizza sulla tenuta dei commissari di Storia contemporanea … Fatti i conti, «la commissione dedica mediamente 2 minuti e 10 secondi all’“ampia” discussione di ognuno dei 425 candidati» della seconda fascia e ben «4 minuti e 55 secondi» alla scelta di ciascun ordinario. Ma dai! «Scartata a priori l’ipotesi che qualcuno abbia potuto valutare “curricula, profili e produzione scientifica” senza nemmeno averli esaminati, si potrebbe ricevere l’impressione che tutto si regga perché nelle varie riunioni in cui si è discusso dei candidati la commissione si è costantemente avvalsa “del lavoro istruttorio condotto dai singoli commissari”. (…) Per divertirci un po’, immaginiamo l’“ampia discussione del curriculum, del profilo e della produzione scientifica del candidato XY alla II fascia”: la commissione dispone di 2 minuti e 12 secondi; ognuno dei 5 singoli commissari esprime in estrema sintesi il risultato della sua istruttoria — gli sono assegnati 26 secondi e mezzo…». Il caso del ricercatore «C», non è meno sconcertante: come hanno potuto bocciarlo, si chiede il professore Gianfranco Scorrano sul blog della Società chimica italiana, se aveva «147 lavori pubblicati tutti su ottime riviste» e la valutazione unanime era «eccellente, il massimo tra i 5 livelli di giudizio»? E come hanno potuto giudicarlo se quel candidato trombato «ha un “fattore h” superiore a quello di almeno tre dei commissari» che lo esaminavano? E non si tratta di un caso isolato. Anzi. A proposito di Lingua e letteratura latina, Loriano Zurli dell’Università di Perugia denuncia che ogni commissario, rinunciando ai pasti, al sonno e a ogni altra attività umana, avrebbe dovuto leggere «65 pubblicazioni al giorno» degli aspiranti professori e che uno dei «giudici» era così sprovvisto di titoli che tra «i bocciati per la I fascia (50%) non c’era un solo candidato che avesse meno pubblicazioni di lui “coerenti con il settore”». Bocciature eccellenti, anche di studiosi universalmente stimati. Promozioni sbalorditive, come quelle elencate in un’interrogazione dal senatore Paolo Corsini… Nulla eguaglia, però, la schizofrenia su Cobellis. Primo timbro: asino. «La Commissione all’unanimità non riconosce una posizione del Candidato nel panorama almeno nazionale di ricerca e non ne attesta la maturità scientifica ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla seconda fascia dei professori universitari». Secondo timbro: fuoriclasse. «La Commissione riconosce una posizione rilevante del Candidato nel panorama nazionale e internazionale di ricerca e ne attesta all’unanimità la piena maturità scientifica ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla prima fascia dei professori universitari». Evviva.

www. ScuolaOggi.org - 06/02/2014
“No money, no pas !”
░ Una ipotesi inquietante. Se, nel tempio della cultura, così fosse, come è la spiegazione avanzata da ScuolaOggi.org, ci sarebbe da riflettere sulle qualità umane di che avrebbe scelto sulla base di tale valutazione.
Sono oltre 20mila su 65mila le domande ai PAS per Infanzia e Primaria che le Università hanno lasciate inevase. Sono quasi 4mila in Lombardia e oltre un migliaio a Milano. La causa dello stop imposto dalle Università è abbastanza evidente. Le Università non hanno alcuna convenienza ad attivarli, nonostante gli inviti pressanti del Miur. Contrariamente alle SSIS, chiuse d’autorità dalla Gelmini qualche anno fa, le Università hanno continuato a sfornare lauree con valore abilitante nelle facoltà di Scienze della formazione primaria e dell’Infanzia. Numero chiuso e tasse annue mediamente attorno a 2 - 3mila euro, secondo il reddito e per cinque anni. I PAS di durata annua, possono rendere al massimo duemila euro una tantum per ogni corsista. Da qui la non convenienza per le Università a istituire i PAS . Ai precari dell’Infanzia e Primaria vanno aggiunti i docenti tecnico-pratici, quelli di strumento e tante altre classi di concorso della secondaria per i quali i corsi speciali non partono o per mancanza dell’offerta formativa da parte delle Università o per carenza di domande in ambito regionale . Il numero minimo per attivare un corso è di almeno dieci domande. Se andrà bene, per costoro ci saranno abbinamenti interregionali con evidenti disagi per raggiungere la sede dei corsi per i precari in servizio. Attualmente lo stop riguarda quasi 2/3 delle domande complessive. La Flcgil della Lombardia invita i precari ad un presidio che si terrà il 10 febbraio a Città Studi, dinnanzi al Politecnico per chiedere l’avvio dei corsi bloccati. … Insomma si chiede alla Carrozza un cambio di passo rispetto al passato che, per quanto riguarda la scuola, ancora non c’è stato.

www.larepubblica.it - 07/02/2014
“Il Ministero sa ma non dice”
░ L’ennesimo scandalo ? Secondo Corrado Zunino, la Carrozza conosce da tempo le imprese pantagrueliche di Enrico Saggese presidente dell'Agenzia spaziale italiana. Non siamo così addentro alle segrete cose, quanto può esserlo un giornalista di un potente quotidiano italiano ma possiamo asserire con certezza che tra le qualità dei governanti deve esserci la forza di fronteggiare eventuali delinquenti. Ci auguriamo per Saggese (che nel frattempo ha rimesso l’incarico nelle mani della Ministro), per la Ministro e per tutti noi che Zunino si sbagli.
Il silenzio di Maria Chiara Carrozza è raggelante. Il suo ministero (che al terzo complemento di specificazione dice "della ricerca") conosce da tempo le imprese pantagrueliche di Enrico Saggese, presidente dell'Agenzia spaziale italiana: soldi buttati a valanghe in viaggi di famiglia, congressi con le hostess dalla coscia lunga, portaborse (come il collega di partito Antonio Menè) distaccati alla presidenza del Consiglio e già costati 300 mila euro pubblici senza un motivo. La faraonica sede dell'Eur, per spiegare la vergogna dell'Agenzia spaziale da sei anni guidata da Saggese, è costata sette volte tanto il promesso, è stata inaugurata nel luglio 2013 senza ci fosse alcuna attività all'interno: una piramide di Cheope costruita ai tempi della carestia, per diversi mesi senza vita né lavoro, un manufatto enorme che può garantire ai comodi dipendenti di Saggese 45 metri quadrati a testa…. Il ministro in carica sa bene che quei milioni di euro lanciati dalla finestra e, sostiene l'accusa, rientrati nelle tasche di Saggese sono quotidianamente tolti a una ricerca pubblica boccheggiante, eppure lei, nel giorno in cui ha presentato in Consiglio dei ministri un corposo e ambizioso piano nazionale della ricerca, non ha ritenuto di dire una parola su un suo altissimo dirigente, un doppio presidente, indagato per corruzione e concussione. Corruzione e concussione. Il ministro Carrozza, se mai non avesse letto i giornali, deve aver comunque avvistato sulla scrivania le tre lettere aperte dei dipendenti dell'Agenzia spaziale. Spiegavano tutto, dettagli compresi…. La Procura di Roma sta indagando sui 4 milioni di euro spesi da Saggese per un convegno a Napoli, sul viaggio monstre dell'Agenzia spaziale negli Stati Uniti per far vedere ad amici e parenti del presidente il lancio di un satellite che non è mai decollato, sugli 82 milioni investiti per tirare su (in 14 anni) una sede aziendale immensa. La procura indaga anche su una valanga di nomine, assunzioni e appalti di un'agenzia fuori controllo…
Ufficio Stampa - Roma, 7 febbraio 2014
“Prendo atto della decisione di Enrico Saggese, che ha rimesso il mandato di Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. Ha compiuto oggi una scelta che consente di tutelare le prerogative dell’Agenzia da possibili ripercussioni, anche in vista degli importanti impegni internazionali del nostro Paese”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza. “Garantisco fin da subito – ha aggiunto il Ministro – il mio impegno per far sì che vengano adottati i provvedimenti necessari per preservare la piena operatività dell’Asi tutelando i lavoratori e il patrimonio di eccellenza nel mondo della ricerca e dell’industria rappresentato dall’A.S.I.”.

www.latecnicadellascuola.it - 08/02/2014
“Sindacati (quasi) uniti contro Carrozza e Saccomanni”
░ I due Ministri del Governo Letta sono riusciti finalmente a mettere d'accordo i sindacati della scuola che ormai sembrano avviarsi verso una azione unitaria a difesa di stipendi sempre più magri per tutti. Ma la stessa Carrozza, a questo punto, potrebbe "saltare". Di Reginaldo Palermo
Si sono impegnati a fondo e, alla fine, ce l’hanno fatta: i ministri Carrozza e Saccomanni sono finalmente riusciti a raggiungere l’obiettivo di mettere d’accordo tutti i sindacati, dalla Cisl allo Snals e fino alla Cgil che sembrava ormai orientata ad andare avanti per la propria strada. L’accordo fra i 5 sindacati che siedono al tavolo delle trattative nazionali si sta realizzando su una questione relativamente limitata ma pur sempre significativa: il taglio del fondo di istituto e la mancata soluzione della questione delle posizioni economiche. Se poi ci mettiamo dentro anche il problema del fondo unico nazionale dei dirigenti scolastici possiamo tranquillamente affermare che l’intesa fra le diverse sigle si estende anche all’ANP. In realtà, per ora, l’accordo fra i sindacati non è del tutto perfezionato perché le iniziative di mobilitazione e di protesta sono ancora frammentate. Per esempio sulle questioni dei dirigenti scolastici c’è uno sciopero Cgil, Cisl,Uil e Snals per il 14 febbraio al quale però non aderisce Anp che aveva già organizzato un affollato sit-in in viale Trastevere a Roma, nel mese di gennaio. In questi giorni Flc-Cgil ha proclamato l’astensione da tutte le attività aggiuntive di docenti e ATA dal 21 febbraio al 22 marzo, mentre tutte le altre sigle hanno diffidato Miur e MEF dal procedere al recupero degli aumenti legati alle posizioni economiche ATA dando avvio alla procedura di conciliazione; e c’è anche l’annuncio che, in caso di mancato accordo, gli ATA si asterranno da ogni attività aggiuntiva. Ma, il mancato accordo è nei fatti perché arrivati ormai alla età di febbraio è impossibile bloccare il recupero degli aumenti già attribuiti. Ma quali potrebbero essere i prossimi sviluppi della vicenda? Difficile prevederlo perché la questione si intreccia con le vicende politiche più generali. Una possibilità è che in occasione dell’ormai quasi certo “rimpasto” di Governo il ministro Carrozza potrebbe essere immolata con l’accusa di non essere riuscita a dialogare con il mondo della scuola. Il problema è che, al momento attuale, risulta difficile pensare ad un ministro dell’istruzione capace di dialogare con docenti, ata, dirigenti scolastici e famiglie al quale però non vengano assegnate risorse finanziarie adeguate. Anzi, quasi certamente il futuro Presidente del Consiglio farà fatica a trovare un nuovo Ministro da mettere al posto di Carrozza che magari, proprio per questo motivo, correrebbe il rischio di rimanere ancora a viale Trastevere ma solo per fare da parafulmine alla incapacità del Governo nel reperire risorse vere da destinare al sistema di istruzione (giorno dopo giorno, i famosi 400 milioni del decreto “La scuola riparte” si stanno infatti rivelando una mezza bufala). Quello che è certo, però, è che fra un mese o due il Ministro dell’Istruzione (chiunque sia) dovrà rispondere a parecchie domande; in mancanza di risposte chiare l’unità di intenti fra le diverse sigle sindacali potrebbe trasformarsi in un’unità di azione.

Pubblichiamo alcuni articoli sulla cancellazione di un miliardo di finanziamenti per le attività aggiuntive degli studenti e sul rischio licenziamento per gli assunti con contratto all'avente diritto.

Cancellati finanziamenti alle scuole per un miliardo

Ansa: Anief, cancellato in 3 anni 1 mld finanziamenti
Per attività aggiuntive degli studenti
(ANSA) - ROMA, 4 FEB - In tre anni é stato cancellato 1 miliardo di finanziamenti per attività aggiuntive degli studenti. Lo denuncia l'Anief. "Il Mof, utilizzato per pagare fondo d'istituto, corsi di recupero, turni notturni nei convitti, incarichi extra per il personale Ata, funzioni strumentali per attuazione del Pof, progetti, ore eccedenti per pratica sportiva o sostitutive dei colleghi assenti, aree a rischio sociale o immigratorio, si riduce dai 1.480 milioni del 2010-2011 ai 521 milioni effettivamente sbloccati per il 2013-2014. Il sacrificio serve - ricorda l'Anief - per pagare scatti al personale della scuola, ma rimangono fuori Ata, dirigenti e soprattutto i precari, nonostante una prossima salatissima multa dell'Europa per reiterazione illegittima dei contratti a tempo determinato. Attualmente il Mof - aggiunge - dovrebbe avere a disposizione 984 milioni di euro, al netto dei soldi prelevati dall'ultima legge di stabilità e dell'ultima contrattazione nazionale che, in deroga al blocco contrattuale, ha garantito l'erogazione degli scatti stipendiali per il 2010 e per il 2011, poi bloccata e di nuovo reintegrata dal decreto legge n. 3/2014, adesso in sede di conversione. Il condizionale è d'obbligo, perché a seguito dell'intesa tra il Miur e alcuni sindacati, sono stati accantonati 463 milioni di euro residui per il pagamento degli scatti relativi al 2012". Per Marcello Pacifico, presidente Anief "il Governo deve comprendere che rispetto a un tasso di inflazione dell'11,9%, registrato negli ultimi dieci anni al netto di aumenti di stipendio fermi al 9%, non può pretendere di pagare gli aumenti stipendiali, in deroga al blocco, grazie al taglio di risorse che servono per migliorare i servizi resi alle famiglie. Il presidente degli Stati Uniti lo ha dimostrato di recente quando ha deciso di aumentare del 25% la paga oraria di alcuni dipendenti (da 7 a 10 dollari) dell'amministrazione con risorse aggiuntive e non con nuovi tagli". (ANSA).

Il Diario del lavoro: Tagliati 2/3 delle risorse stanziate nel 2011

Orizzonte Scuola: Scatti stipendiali. UIL recuperare 300 milioni di euro. FLCGIL e ANIEF dicono no a taglio MOF

MNews: Scuola al palo: Governo e sindacati cancellano in tre anni 1 miliardo di finanziamenti per attività aggiuntive

Italpress: Scuola, Anief "Cancellato 1 mld finanziamenti per attività aggiuntive"

Orizzonte Scuola: Scatti stipendiali. UIL recuperare 300 milioni di euro. FLCGIL e ANIEF dicono no a taglio MOF

 

Rischio licenziamento per i dipendenti assunti fino all'avente diritto

IMG Press: L’inerzia del Miur sul personale precario sta producendo licenziamenti illegittimi, solo in Piemonte rischiano in 300

Orizzonte Scuola: Personale Ata nominato "fino all’avente diritto" paga l'inerzia del Miur, che non trasforma i contratti in annuali. Un licenziamento in Piemonte

Aetnanet: L’inerzia del Miur sul personale precario sta producendo licenziamenti illegittimi, solo in Piemonte rischiano in 300

MNews: Scuola - L'inerzia del Miur sul personale precario sta producendo licenziamenti illegittimi

Tecnica della Scuola: L’inerzia del Miur sul personale precario sta producendo licenziamenti illegittimi, solo in Piemonte rischiano in 300

Newson 24: Scuola - L'inerzia del Miur sul personale precario sta producendo licenziamenti illegittimi

Italpress: Scuola, Anief "Inerzia Miur su precari produce licenziamenti illegittimi"

 

 www.educationduepuntozero.it - 25/01/2014
“La storia più recente è un insegnamento ancora negletto. I risultati di un'indagine”
░ Uno studio condotto all’università romana La Sapienza evidenzia che i nostri studenti escono dalla scuola secondaria di secondo grado senza conoscere la Storia del Novecento.
Gli studenti, alla conclusione del ciclo scolastico, conoscono poco la storia del Novecento, specie quella della seconda metà del secolo. Malgrado la recente normativa scolastica dica di riservare l’attenzione esclusivamente a questo periodo storico, è evidente che viene disattesa in modo alquanto diffuso. … Iniziata nel 2008 con lo studio del complesso statuto epistemico della storia contemporanea e dei “curricula” di studio vigenti nei principali Paesi europei, la ricerca – conclusa nel 2012 – approfondisce il problema della conoscenza della storia del Novecento posseduta dagli studenti a conclusione della scuola secondaria di secondo grado. … Gli strumenti di rilevazione, costruiti con il concorso di un “panel” di storici contemporaneisti e validati attraverso procedure d’analisi di tipo statistico, sono stati assegnati nell’autunno 2010 a un campione di 793 studenti iscritti al primo dell’Università “La Sapienza”, di cui 621 matricole neodiplomate, in larghissima misura provenienti da indirizzi liceali. I risultati della ricerca hanno posto in luce un ampio deficit di conoscenza in relazione alle vicende storiche riferibili alla seconda metà del Novecento: il numero di risposte sbagliate ha infatti raggiunto il 57,3% del totale, con un tasso di omissioni molto elevato (15,7%). Di contro, gli studenti hanno dato mostra di possedere un bagaglio cognitivo più adeguato sugli eventi relativi alla prima metà del secolo (41,1% di risposte errate; 8,3% di risposte omesse). Questi esiti sono peraltro coerenti con quanto dichiarato dagli studenti in ordine al programma svolto nella classe terminale delle scuole superiori: sulla base dei dati raccolti, il 52% non ha studiato a scuola gli eventi storici successivi all’inizio della Guerra fredda, mentre oltre l’80% ha iniziato il programma con argomenti antecedenti la storia del XX secolo. Si tratta di un riscontro importante, sulla cui base è possibile affermare che la normativa scolastica, che prevede di riservare “esclusivamente” al Novecento l’insegnamento della storia nell’ultimo anno delle scuole superiori, viene disattesa in modo alquanto diffuso. … In controtendenza alla tradizionale superiorità femminile in prove concernenti materie umanistiche, la ricerca ha evidenziato una significativa differenza nei risultati d’apprendimento a favore degli studenti maschi….

www.latecnicadellascuola.it - 26/01/2014
“Nuovo contratto: Bisognerà tener conto del diverso impegno dei docenti?”
░. I docenti che devono correggere centinaia e centinaia di prove scritte nell’a.s. percepiscono lo stesso stipendio di chi non ha tale incombenza. Sono in molti a non essere più d'accordo con questo meccanismo. Forse anche al Miur ci stanno pensando. Opportunamente, Lucio Ficara richiama una questione che gli insegnanti hanno sempre considerato assurda.
Il Governo ritiene, con diverse dichiarazioni pubbliche, che il meccanismo degli scatti d’anzianità per tutto il personale scolastico è un sistema che non è più sostenibile…. Ci domandiamo: “Perché gli stipendi dei docenti non devono tenere in alcun conto dei carichi di lavoro obbligatori ed oggettivi che alcuni docenti svolgono, mentre altri sono esentati dal sostenerli?” La correzione di migliaia di compiti, che un insegnante di materie con obbligo di valutazione scritta oltre che orale svolge dedicando centinaia di ore di lavoro, non è al momento riconosciuta né economicamente né socialmente. Si tratta delle ore di lavoro, previste dall’art.29 del contratto collettivo nazionale della scuola, per quanto riguarda la preparazione delle verifiche scritte e la loro correzione. La norma contrattuale è percepita, dai docenti che hanno l’obbligo della verifica scritta, come una vera e propria ingiustizia, perché non riconosce economicamente un considerevole carico di lavoro aggiuntivo all’attività d’insegnamento. Ma quante ore mediamente ad anno scolastico dedica un docente per preparare e correggere le prove scritte? Facciamo qualche piccolo calcolo. Ad esempio, un docente di matematica e fisica che ha in media 4 classi per 18 ore di orario cattedra, dove, in due classi, insegna sia matematica che fisica e in altre due solo fisica, si troverà a correggere 1100 elaborati ad anno scolastico. Questo carico di lavoro, che non tutti i docenti hanno, si traduce in un impegno orario di lavoro, tra preparazione della verifica e correzione della stessa, di almeno 250 ore annue. Se queste ore fossero riconosciute, come sarebbe giusto, come attività aggiuntiva di lavoro funzionale all’insegnamento dovrebbero essere pagate a 17,50 euro all’ora, producendo un aumento salariale annuo di 4375 euro lorde. Questo mancato riconoscimento economico del lavoro svolto per la preparazione degli elaborati scritti e la loro correzione, con relativa valutazione, è vista dai docenti che, per statuto normativo sono obbligati a somministrare un congruo numero di verifiche scritte, come una palese ingiustizia….

www.larepubbblica.it - 28/01/2014
“Quante aziende private nella scuola pubblica”
░ Corrado Zunino parla del salone Abcd allestito alla Fiera di Genova: 45 mila presenze, 240 espositori, le multinazionali del tecnosapere e le grandi aziende culturali italiane.
L'elenco di multinazionali e aziende che hanno offerto i loro prodotti è vasto e impegnativo. Vodafone ha proposto le sue soluzioni 2.0 (Vodafone smart education): sussidiario interattivo, registri digitali. Promettendo bassi costi. Casio, la storica azienda americana delle calcolatrici, ha presentato i videoproiettori ecologici. La Plurio, invece, la stazione di ricarica per tablet e smartphone che somiglia a un juke box. La Did@net il suo registro elettronico e la Ggnet un EasySchool che arriva a gestire le esigenze dietetiche degli studenti. La scuola italiana, sì, è diventata un grande mercato dove vendere prodotti (presentandoli prima in fiera). L'infrastruttura di base della stessa scuola - connessione a internet, banda larga - fatica a fare sua la potenzialità dell'offerta. Il progetto Eureka!, pensato per 12 mila istituti, è prodotto da una "Ati" del sapere: Giunti Scuola, Intel, Microsoft. In questo caso agli studenti saranno dati in dotazione tablet e notebook Acer con preinstallati sistemi per sviluppare la capacità di comunicare e collaborare, esercitare un pensiero critico e usare gli strumenti digitali. Samsung è già in 25 classi in sette regioni con Abcd Smart Future: offre un pc, in questo caso gratuitamente, che punta sulla formazione degli insegnanti. I tecno-burocrati del Miur hanno benedetto personalmente tutte le iniziative, alle presentazioni sono andati diversi docenti e presidi. C'è voglia di tecnologia e di crescere nella scuola pubblica italiana, indubbiamente. Poi c'è la Iper, grande distribuzione, 26 supermercati in Italia. Sotto l'egida del ministero dell'Istruzione sta realizzando "Primi della Classe": i clienti che faranno una spesa di almeno 25 euro riceveranno un album con le figurine di Scooby Doo. I loro figli dovranno appiccicarle sulla Carta fedeltà 10 e, quando sarà completa, consegnare l'album a scuola. La scuola (con le porte sfondate, appunto) riceverà in premio lavagne multimediali, pc, tablet, stampanti, fotocamere, collane di libri, software didattici, banchi per bambini disabili, giochi, gite educative, carta igienica, fazzoletti, prodotti per la pulizia degli ambienti, biglietti d'ingresso ai musei. Sono stati coinvolti 4.300 istituti (dalla materna alle superiori), ci sono premi per 3,5 milioni di euro. Iper ha nuovi clienti assicurati. La Boeing (aerei civili e militari), infine, è alla terza edizione di un programma nazionale di educazione ambientale per le scuole (600 insegnanti, 1.400 classi). I voli aerei, è certificato, sono tra le cause maggiori al mondo di produzione di CO2. La Boeing distribuisce un poster-gioco per ogni classe: i protagonisti del poster, Vito Lavite e Vera Lasfera, guidano i bambini in un viaggio a bordo del nuovo aereo ecologico Boeing 787 Dreamliner alla scoperta dei cinque continenti. Si chiama fidelizzazione del futuro cliente.

www.latecnicadellascuola.it - 29/01/2014
“Articolo 29 del Contratto, ovvero il pomo della discordia
░ Lucio Ficara ne riepiloga i contenuti.
Che cosa prevede nello specifico il su citato art.29 del CCNL scuola? Questo articolo contrattuale regola le attività funzionali all’insegnamento che comprendono tutte le attività, anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione, compresa la preparazione dei lavori degli organi collegiali, la partecipazione alle riunioni e l’attuazione delle delibere adottate dai predetti organi. Nel suddetto art.29 si fa distinzione tra adempimenti individuali dei docenti e attività collegiali. Quali sono gli adempimenti individuali dei docenti? Sono sostanzialmente la preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, la correzione degli elaborati e i rapporti individuali con le famiglie. In particolar modo l’adempimento della preparazione degli elaborati e la correzione degli stessi è motivo divisivo tra opinioni differenti tra docenti. Ci sono docenti obbligati a svolgere questo adempimento, in quanto alcune materie scolastiche prevedono obbligatoriamente le verifiche scritte ed anche in numero congruo, mentre per altri questo adempimento è facoltativo. Quindi alcuni docenti di discipline portanti, che sono obbligati dalle norme vigenti, a somministrare verifiche scritte, avrebbero un carico di lavoro aggiuntivo notevole rispetto ad altri docenti che questo obbligo non ce l’hanno. Esistono anche docenti che sono obbligati a somministrare prove grafiche, che pretendono una particolare cura nella correzione. Questo obbligo vige solo per alcuni docenti, mentre per altri diventa solo una libera facoltà, che a volte viene anche attuata. L’art. 29 in questo particolare punto della correzione degli elaborati, obbligatori per alcuni e facoltativi per altri, sembra rappresentare un pomo della discordia all’interno della categoria. Bisogna comunque riconoscere che il carico di lavoro per la correzione degli elaborati, si può quantificare in almeno 200 ore annue. La domanda è: “La gratuità del lavoro di correzione dei compiti è da considerarsi giusta?” L’art. 29 regolamenta anche le attività di carattere collegiale riguardanti tutti i docenti. Queste attività sono suddivise nel seguente modo: fino ad un massimo di 40 ore, che ormai con la frenesia e l’efficientismo delle scuole odierne tutti raggiungono , di partecipazione alle riunioni del Collegio dei docenti, ivi compresa l'attività di programmazione e verifica di inizio e fine anno e l'informazione alle famiglie sui risultati degli scrutini trimestrali, quadrimestrali e finali e sull'andamento delle attività educative nelle scuolematerne e nelle istituzioni educative, altre 40 ore massimo, ed anche in questo caso tutti i docenti li svolgono per intero, di partecipazione alle attività collegiali dei consigli di classe, di interclasse, di intersezione. Queste 80 ore sono svolte in pari misura da tutti gli insegnanti, proprio per il limite massimo, che una volta raggiunto, consente al docente a domanda, di non partecipare ad ulteriori impegni. Cosa diversa è per gli scrutini in cui si sottolinea un’evidente sperequazione di impegno orario per i docenti che hanno un maggior numero di classi. È importante sapere che lo svolgimento degli scrutini comprende anche la compilazione degli atti relativi alla valutazione. Ci sono quindi docenti con tre classi solamente che svolgono 6 scrutini l’anno per un modesto numero di studenti, mentre ci sono docenti con 9 classi, che subiscono una vera e propria molestia burocratica, compilando centinaia di schede e partecipando a 18 scrutini.

www.larepubbblica.it - 29/01/2014
“Troppi fondi agli atenei senza merito, insorgono i rettori”
░ Risorse tagliate del 10,2 per cento in cinque anni. Di Corrado Zunino.
Ci sono meno risorse per tutte le università italiane e, dicono i rettori del Nord, distribuite a casaccio. I rettori (tutti) sono infuriati perché il taglio agli atenei è un fatto: dai 6,9 miliardi di euro complessivi del 2008 si è scesi ai 6,2 del 2013, il 10,2 per cento in meno. Continuiamo a definanziare le università, al contrario dei paesi anglosassoni, di Francia e Germania. E quel che resta è distribuito a pioggia. Tra fine dicembre e inizio gennaio sui tavoli dei rettori sono arrivate le cifre dei fondi di finanziamento ordinario per il 2013 e l’arretramento generalizzato è diventato ufficiale… L’insurrezione degli atenei eccellenti è stata immediata….. Il ministro Maria Chiara Carrozza accoglie le critiche e dice: «L’attuale sistema di finanziamento delle università non è equo né funzionale: aumenteremo i premi per gli atenei che funzionano e terremo conto degli indicatori territoriali». Il ministro spiega che già per il 2014 ci saranno 193 milioni in più e la quota premiale salirà dal 13,5 al 16 per cento con la ricerca che peserà per l’80 per cento. «Faremo una riforma entro marzo e introdurremo il costo standard per studente».
www.orizzontecuola.it - 29/01/2014
“Troppo lavoro sommerso e incostituzionalità dei finanziamenti pubblici: l’affondo dei cinquestelle contro la scuola paritari”
░ Argomenti e argomenti: economici, giuridico-costituzionali, politici. Eleonora Fortunato li elenca con una sintesi efficace. Uno ci preme sottolinearne, più degli altri: la sofferenza morale e il disagio psicologico di tanti colleghi che - bene collocati nelle graduatorie provinciali ad esaurimento ma non utilmente per essere nominati dagli Uffici periferici o dai dd.ss. - vedono che colleghi con minore esperienza e con minore punteggio entrano dal portone principale (con incarico annuale) nelle scuole paritarie, in quanto una legge improvvida conferisce ai gestori di queste scuole facoltà di attingere in modo discrezionale alle graduatorie e, per quote residuali, perfino fuori dalle graduatorie degli abilitati. E la cosa va avanti da decenni: quanto male ha prodotto ? Quale profonda divaricazione ha prodotto dentro questa generazione, e quanto ha mortificato gli animi: gli animi di coloro che restano senza lavoro ma anche gli animi di coloro che vanno al lavoro sapendo, in coscienza, che i colleghi li guardano. Bei governanti abbiamo avuto: sarebbe stato così difficile legare il riconoscimento della “parità” al rispetto dell’etica ? Non è senza ragione che a sollevare la questione siano, adesso, i politici del movimento più giovane. E Renzi ?
Il movimento più giovane della politica italiana prende netta posizione contro i finanziamenti alle paritarie con una proposta di legge ad hoc. L’idea è che i soldi così risparmiati possano servire per la copertura dei costi per il reclutamento di personale docente ed educativo nelle scuole. Che fine farà la loro iniziativa? … Non si tratta di proclami e basta: porta infatti la firma dei deputati Cinquestelle Gallo, Brescia, Marzana, Vacca, Simone Valente, D’Uva, Di Benedetto la proposta di legge n. 1857 per l’abolizione della concessione di contributi pubblici alle scuole private paritarie presentata alla Camera dei Deputati il 27 novembre scorso. L’iniziativa affronta senza mezzi termini una questione dibattuta da anni nel centro-sinistra e mai giunta a una soluzione e ripercorre alcuni momenti significativi della storia dei contributi pubblici alle scuole privare. Tra questi, si sottolinea giustamente che è il Governo D’Alema-bis nel 2000, con la legge n. 62, a stabilire che le scuole private entrino nel sistema nazionale dell’istruzione, meritandosi lo stesso trattamento economico delle pubbliche e prevedendo l’ applicazione del regime fiscale riservato agli istituti senza fini di lucro, lo stanziamento di ‘buoni scuola’ e altre forme di finanziamento…. In sintesi, ricordano i deputati firmatari della proposta di legge in un dettagliato excursus, le scuole paritarie ricevono denaro pubblico sotto forma di - sussidi diretti per scuole dell’infanzia e primaria; - finanziamenti di progetti per il miglioramento dell’offerta formativa delle secondarie; - contributi alle famiglie denominati ‘buoni scuola.’ Entrano poi nel vivo della questione quando affermano che a tante ‘attenzioni’ per la scuola privata sono corrisposte “pari disattenzioni per la scuola pubblica, che ha assistito a un crescendo rossiniano di privazioni, tagli […] umiliazioni per il corpo docente”. … A parte il solito leit-motiv dell’incostituzionalità dei finanziamenti a partire dall’art. 33 della Costituzione (la scappatoia filologica proprio non convince) e la migliore preparazione impartita ai ragazzi delle scuole statali rispetto alle paritarie così come certificato dalle rilevazioni internazionali Ocse-Pisa, ci sembra degno di nota il paragrafo sulla diffusione del lavoro sommerso nelle scuole private, di cui troppo poco o affatto si parla: l’Istat – viene sottolineato - ha rilevato tra il 2008 e il 2009 un incremento significativo, di oltre il 10 per cento, del numero dei lavoratori irregolari, passato da 17200 unità a 19000. ….

www.scuolaoggi.org - 29/01/2014
“Scuole e docenti responsabili dei risultati. È una parola!”
░ Alcune considerazione in tema di responsabilità sociale degli insegnanti, in particolare della responsabilità in ordine all’esito qualitativo dell’istruzione e formazione degli alunni. Antonio Valentino ne scrive tenendo presenti alcuni studi internazionali, in materia, e la ricerca “Insegnanti e responsabilità percepita: uno studio empirico” condotta dalla prof.ssa Alessandra Cremaschini, nella provincia di Parma.
Quella delle responsabilità dei docenti (e dei DS e delle scuole in genere) rispetto agli esiti scolastici degli studenti è - come è risaputo - questione delicata e complessa, perché il successo e l’insuccesso a scuola non dipendono solo dalla qualità dei percorsi di insegnamento; dietro i risultati infatti ci sono anche questioni che hanno a che fare con le caratteristiche degli ambienti familiari e del contesto sociale degli allievi, con le storie individuali (esperienze, occasioni …), oltre che con il DNA di ciascuno. Tutto questo indubbiamente porta a relativizzare… il livello di responsabilità rispetto alla “riuscita” degli studenti, ma certamente non l’annulla. L’insuccesso scolastico, soprattutto da parte di quei docenti che hanno un numero elevato di insufficienze nella propria materia, viene messo generalmente in carico ai soli studenti. Responsabilità soggettive, per molti insegnanti, zero. Di altri - compresa madre natura - praticamente tutte…. Il cambiamento di ottica (l'insegnante che si preoccupa che lo studente apprenda, che tutti gli studenti apprendano secondo le proprie possibilità e attitudini), non c'è stato ancora. … Pertanto una considerazione diversa, da parte dei docenti, del proprio lavoro e il sentirsene responsabili rispetto ai risultati che ne conseguono, non ė un problema trascurabile, ma ė parte centrale dell'intera questione docente. E quindi di un ragionamento complessivo che punti a portare la nostra scuola fuori dall'attuale situazione di demotivazione e di diffusa irresponsabilità (per i risultati di apprendimento dei propri allievi)…. Il senso di responsabilità rispetto ai risultati al centro di questa riflessione attiene piuttosto alla sfera etico-professionale di chi opera nella scuola e che è comunque cruciale per “vedere”, progettare e accompagnare i cambiamenti necessari…. Include atteggiamenti e comportamenti riferibili soprattutto: - al farsi carico delle difficoltà di apprendimento e di attenzione dei propri allievi; - al sapere organizzare per proposte, ambienti, strumenti e modalità adeguati per coinvolgere, motivare, ottenere risultati al meglio delle possibilità di ciascuno; - alla capacità di ascolto attivo e all’analisi attenta degli esiti del proprio lavoro, positivi o negativi che siano. Quindi al sentirsi responsabili del successo o insuccesso dei propri studenti. L’interrogativo specifico qui al centro del ragionamento è soprattutto il seguente: il senso di responsabilità soggettiva e di gruppo va considerato soltanto rispetto alla sfera etica oppure ha un valore sociale e come tale va considerato e promosso? Ricerche in proposito, dell’ultimo decennio, condotte in paesi del Nord America ed europei confermano sostanzialmente l’idea che il sentirsi responsabili degli insuccessi (ma anche artefici dei successi dei propri allievi) aiuta a diventare dei buoni insegnanti e anche a vivere meglio (in termini meno stressati o “arrabbiati” o demotivati) la professione….

latecnicadellascuola.it - 31/01/2014
“Posizioni economiche Ata: il MEF vuole la restituzione dei soldi“
░ Lo ha chiarito il Ministero nel corso dell'incontro con i sindacati del 30 gennaio. Il MEF è irremovibile: in caso contrario si violerebbero le disposizioni del DL 78/2010. Ma ora c'è il rischio che anche altri compensi aggiuntivi possano essere considerati illegittimi dal MEF.
Non ha dato risultati concreti l’incontro Miur-Sindacati del 30 gennaio in materia di posizioni economiche del personale Ata. Quindi, quanto prima i collaboratori scolastici o gli assistenti amministrativi che hanno ottenuto un aumento stipendiale con decorrenza settembre 2013 dovranno restituire quello che secondo il MEF sarebbe il “maltolto” (i sindacati ribadiscono che si tratta di denaro ricevuto per una prestazione lavorativa che eccede il mansionario di base previsto dal CCNL e che comunque è legato alla frequenza di un apposito corso di formazione e al superamento di una prova conclusiva). Le somme percepite negli anni scolastici 2011/2012 e 2012/2013 saranno invece tenute in sospeso. Tutto questo, dicono i funzionari del Miur, “per aderire alle pressanti richieste del MEF” (così, almeno, riferisce la Flc-Cgil). In concreto il Ministero dell’Istruzione ha ribadito quanto era stato preannunciato con la nota n. 28 del 9/1/2014 e cioè che la soluzione del problema si potrà avere solo con l’adozione di un apposito provvedimento legislativo. Noi stessi avevamo evidenziato che, probabilmente, sarà necessaria una norma di interpretazione autentica del 1° comma dell'art. 9 del D.L. n. 78/2010…. La questione rischia di complicarsi di giorno in giorno perché, a questo punto, non è da escludere che il MEF sollevi il problema più generale della retribuzione accessoria argomentando che tutto il “salario aggiuntivo” potrebbe contrastare con le disposizioni del DL 78. Se il MEF dovesse percorrere questa strada, sarebbe il caos e lo scontro con le organizzazioni sindacali (ma anche con l’intero mondo della scuola) sarebbe del tutto inevitabile.

larepubblica.it - 1/02/2014
“Test di medicina, riammessi oltre mille studenti“
░ Chi dirige la politica scolastica ? Per metà il MIUR e per metà i giudici amministratici e del lavoro. Quando avremo amministratori capaci? Il bonus maturità, i bandi e le prove dei concorsi a dd.ss. e a insegnante, le prove per i PAS e i TFA, la gestione stessa delle G.E., la gestione stessa del reclutamento…. Non c’è attività del MIUR che non sia sub judice. L’ultima: In alcuni atenei il test è stato svolto senza garantire l'anonimato degli studenti. Così, in attesa del giudizio di merito, i giudici hanno concesso la sospensiva e oltre mille studenti cui era stata bloccata la strada dell’iscrizione potranno immatricolarsi.
Scricchiola il numero chiuso a Medicina, oltre mille studenti esclusi al test di settembre potranno iscriversi e altri 5mila sono in attesa del pronunciamento dei giudici. E gli studenti chiedono al ministro Maria Chiara Carrozza di abolire la selezione per Medicina e tutti gli altri corsi a numero programmato nazionale e locale, "minacciando" di andare avanti con i ricorsi…. In effetti, i mille ammessi con riserva con la class-action promossa dagli studenti rappresentano il 10 per cento dei 10mila reclutati attraverso il test. Cui si sono aggiunti a dicembre altri 2.811 ammessi dal decreto-scuola a causa del pasticcio del bonus-maturità: introdotto dall'ex ministro Profumo, modificato dalla Carrozza e successivamente cassato dal governo, per poi essere reintrodotto dal decreto scuola, ma solo per coloro che sono stati penalizzati dalla cancellazione in extremis. E a cui si potrebbero aggiungere altri 5mila in attesa di giudizio, facendo raddoppiare gli ammessi di quest'anno.

Pubblichiamo alcuni articoli sul taglio dei fondi alle scuole e sul via libera della Commissione Cultura della Camera al pensionamento per 4mila docenti Quota 96.

Taglio dei fondi alle scuole: i DS si "aggrappano" ai contributi delle famiglie

La Tribuna di Treviso: Scuola: niente gite senza i contributi delle famiglie

ANSA: Anief, tagli a Mof si scaricano su famiglie
Si tratta del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa
(ANSA) - ROMA, 30 GEN - Nelle scuole italiane la riduzione del Mof, il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa attraverso cui il Governo vorrebbe pagare gli scatti di anzianità al personale, "sta già producendo i primi danni visibili: dall'inizio del 2014, ogni giorno il sindacato viene a conoscenza di casi di istituti scolastici che lamentano la scarsità di finanziamenti e la conseguente limitazione delle attività a integrazione della didattica". La denuncia arriva dall'Anief che segnala casi di scuole, a Treviso, Bologna, Firenze. "Negare alle scuole almeno 300 milioni di euro del Mof, come accadrà quest'anno per coprire un diritto del personale, gli scatti automatici in busta paga, significa in larga parte andare a tagliare risorse dal Fondo d'Istituto: un 'tesoretto' con cui ogni scuola - spiega l'Anief - può, autonomamente sulla base delle indicazioni dl Consiglio d'Istituto e del Collegio dei Docenti, retribuire le attività definite dall'articolo 88 del contratto collettivo nazionale. Come il particolare impegno professionale dei docenti 'in aula' per le innovazioni, le attività aggiuntive di insegnamento per l'arricchimento e la personalizzazione dell'offerta formativa, le ore prestate dai docenti delle superiori per l'attuazione dei corsi di recupero". Per Marcello Pacifico, presidente Anief "é evidente che il Mof non può essere toccato: è un capitolo di spesa che va fatto confluire per intero agli istituti, senza il quale le attività formative vanno in affanno. Non è un caso - continua il sindacalista - che sono sempre più gli istituti a dover ricorrere a recuperi scolastici 'in itinere', con la didattica bloccata per settimane intere e i docenti impegnati nelle attività di rinforzo e di ripetizione, anziché in orario pomeridiano, nelle ore normalmente dedicate alla didattica ordinaria". (ANSA).

Orizzonte Scuola: Istituti allo sbando, il Miur taglia i fondi e i dirigenti si "aggrappano" ai contributi delle famiglie

Job Corriere dell'Università: Sport, gite, progetti culturali: viaggio nel mondo della scuola italiana che lotta contro i tagli

Tuttoscuola: I tagli al Mof cambiano la didattica

IMG Press: Istituti allo sbando: il Miur taglia i fondi e i dirigenti si 'aggrappano' ai contributi delle famiglie

Italpress: Scuola: Anief "No tagli al Mof, istituti in affanno"

 

Via libera della Commissione Cultura della Camera al pensionamento per 4mila docenti Quota 96

Ansa: Anief, spiraglio per quattromila prof blocco Fornero
(ANSA) - ROMA, 29 GEN - Si apre uno spiraglio per i quattromila docenti della scuola che, pur avendo raggiunto i requisiti pensionistici, sono stati obbligati a rimanere in servizio a causa dell'entrata in vigore immediata della riforma Fornero. La commissione Cultura di Montecitorio ha dato il via libera al testo di legge presentato dai due parlamentari Ghizzoni e Marzana, rispettivamente del Pd e del M5S, che intende superare la bocciatura della Ragioneria dello Stato e della Corte Costituzionale. Lo rende noto l'Anief spiegano che la VII Commissione ha fornito parere favorevole, condizionandolo solo al fatto che "la Commissione di merito chiarisca che tutte le domande pervenute entro il 31 maggio 2014 sono prese in considerazione dall'Inps prima di procedere alla definizione di un elenco numerico, sulla base di un criterio progressivo risultante dalla somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva fino al raggiungimento del limite di 4000 soggetti". Anief-Confedir chiede ai parlamentari, in particolare facenti capo alle Commissioni Bilancio, che presto saranno chiamati ad esprimersi sui "Quota96", di "finirla con il 'balletto' dei numeri economici insufficienti a determinare il pensionamento di tanti docenti ultrasessantenni che chiedono solo di esercitare un loro diritto. A tal proposito, Anief-Confedir ricorda, come indicato anche nella proposta di modifica, che i docenti a fine carriera vengono per legge sostituiti da neo-assunti, la cui retribuzione è molto inferiore. E sarebbero proprio le minori uscite per gli stipendi a coprire in larga parte gli esborsi dovuti al pagamento delle pensioni del personale anziano collocato in pensione. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief "sanare, seppure in ritardo, l'incredibile 'dimenticanza' del legislatore sarebbe ancora una soluzione plausibile. Oltre a superare i tanti contenziosi che ne sono derivati, agevolerebbe, infatti, lo svecchiamento del corpo docente italiano. Che rimane quello con il numero maggiore, oltre il 60%%, di insegnanti oltre i 50 anni. Ma non solo, perché di recente, ha fatto sapere la Ragioneria Generale dello Stato, la permanenza in vita dei 140mila docenti precari comporta per lo Stato centinaia di milioni di euro di spesa in più per lo Stato". (ANSA).

Tecnica della Scuola: Via libera in Commissione cultura Montecitorio al pensionamento di 4mila docenti bloccati dalla riforma Fornero

Blasting News: Pensioni Quota 96 della scuola, ultime notizie buone ma confuse: facciamo chiarezza

IMG Press: Quota 96: via libera in Commissione Cultura Montecitorio al pensionamento di 4mila docenti bloccati dalla riforma Fornero

Italpress: Scuola: Anief "Ok da Commissione Camera a pensionamento 4 mila docenti"

 

 www.governarelascuola.it - 19/01/2014

Gli stipendi dei dirigenti. Cose da non credere !

░ Pietro Perzianidirigente scolastico molto esperto fasul suo periodico digitale, un poco di conti sui cedolini della retribuzione deidd.ss. Dimostra che i conti non tornano e vibra schiaffoni metaforici.

Abbiamo avuto modo di esaminare e controllare centinaia e centinaia di cedolini di dirigentiscolastici Per il momento prendiamola aridere Abbiamo visto cose che voi umani… cose incredibili, errori veramente marchiani; vogliamo offrirvi un piccolo florilegio di queste assurdità. Va detto in premessa che gli errori dipendono in genere dal livello locale, cioè gli uffici periferici del MIUR e del MEF, e che sono concentrati in alcune regioni, Campania e Sicilia in testa. Vediamo alcuni di questi errori. 1- Una collega è andata in pensione nel 2011 senza aver mai avuto l’inquadramento a dirigente, che è stato fatto nel 2002, dopo il primo contratto; veniva pagata come se fosse ancora una direttrice didattica, anche se le davano, bontà loro, gli aumenti contrattuali. Per fortuna, al momento di predisporre i documenti per la pensione, la RTS sè accorto dell’errore e ha provveduto2-Un collega, vincitore del concorso riservato del 2007, è andato in pensione nel 2012 senza che gli venisse corrisposto l’assegno adpersonam, la retribuzione di posizione/quota variabile e la retribuzione di risultato; l’USR se l’era dimenticato e gli venivano corrisposte solo le voci retributive di livello nazionale: stipendio tabellare, retribuzione di posizione/quota fissa e indennità di vacanza contrattuale. La situazione è stata sanata dall’USR Ci sono anche situazioni che riguardano molti dirigenti, errori pesanti nella corresponsione sia della retribuzione di posizione variabile che nella retribuzione di risultato. A diversi colleghi della Campania, sono stati corrisposti dai 100 ai 250 euro mensili in meno di retribuzione di posizione/quota variabile; a volte sono stati pagati con una fascia inferiore (Terza anziché seconda), a volte semplicemente con importi errati, non previsti dal contratto regionale, si potrebbe dire del tutto inventati dalla creatività della burocrazia, non sappiamo se del MIUR o del MEFIl pagamento della retribuzione di risultato è un autentico happening un po’ in tutte le regioni, gli importi sono ballerini, in alcune si paga mensilmente ed in altre annualmente e magari il contratto regionale dice esattamente il contrario di quanto viene fatto; possiamo affermare senza tema di smentita che quasi tutti i dirigenti scolastici italiani non sono in grado di giudicare se la retribuzione di risultato viene loro pagata in modo corretto o in modo sbagliato. Certo, un campanello d’allarme dovrebbe però suonare se, comesuccesso ad alcuni dirigenti scolastici della Sicilia, per diversi anni la loro retribuzione di risultato si è aggirata sui 15 euro al meseSe vengono pagati meno del dovuto, anche per anni, non se ne accorgono; per loro, veramente il denaro è lo sterco del diavolo

 

Il giorno - 20/01/2014

Studenti in tribunale «Tasse esagerate,ridateci 200 milioni»

░ Gli studenti universitari sulla strada dei TAR; del resto, non c’è altro modo per tutelarsi.

Rubati, rapinati, estorti. Ma è tutto legale o, almeno, lo era fino a quando i Tribunali amministrativi regionali non hanno iniziato a mettere le cose a posto. 239518.006 milioni di euro tolti dalle tasche degli studenti e finiti nelle casse delle università, in barba a principi quali il diritto allo studio e via dicendo. E la denuncia dell'Unione degli universitari (Udu) che, con santa pazienza, sta portando al Tar i libri contabili di 35 atenei che hanno esagerato con i balzelli. Le prime sentenze sono già arrivate, in Lombardia, e riguardano Pavia, ma si attende il pronunciamento del Consiglio di Stato. Però, spiega Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell'Udu, gli studenti non si fermeranno anche perché, finora, hanno semprevinto.Il meccanismo è semplice: la legge prevede che il contributo in tasse da parte degli studenti non possa superare il limite del 20% dei finanziamenti che l'ateneo riceve dallo Stato con il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). Ma questa asticella è stata superata in 35 piazze universitarie tra le quali, Bergamo, Modena, Bologna, Ferrara, Brescia, Torino, Verona, Padova, Milano (Statale e Bicocca), Roma (Terza e Tor Vergata), Teramo, Udine, Pisa e altre ancora.Dopo le prime denunce degli studenti il Ministero, all'epoca retto da Francesco Profumo, ha ovviato all'incoveniente(e soprattutto alla restituzione dei soldi), cambiando le regole del gioco. Era l'agosto del 2012 e fu modificata la norma lasciando il limite fissato al 20% ma escludendo dal calcolo tutti gli studenti fuori corso. Il che significa, a spanne, tagliare fuori dalla statistica una percentuale di giovani che va dal 30 al 50%. In questo modo il calcolo è cambiato e molti atenei sono tornati sotto l'asticella del 20%. Anche se non tutti. Il 'dopo' Profumo rivela che ancora undici università sono al di sopra di quella soglia per un totale di 40 milioni di euro sottratti ai discenti. 

 

ItaliaOggi - 21/01/2014

Scatti, ora è caccia alle risorse Tagli lineari alle scuole o recupero dei fondi non spesi

░ I ministeri dell’Istruzione e del Tesoro lavorano per reperire 370 milioni di copertura. Di Alessandra Ricciardi.

Non ci sono state quelle risorse aggiuntive che alcune dichiarazioni del ministro dell'istruzione, Maria Chiara Carrozza, avevano lasciato intendere. E il 2013, salvo correttivi, resterà congelato, non utile ai fini della maturazione degli scatti di anzianità, così come prevede il dpr 122 approvato dal consiglio dei ministri di fine agosto. Ma potrà essere recuperato il 2012, attraverso la via negoziale, e intanto non ci sarà nessun recupero di eventuali aumenti giàpagatiÉ l'ultimo passaggio, l'atto di indirizzo all'Aran, per recuperare definitivamente il 2012, dando copertura non solo agli scatti già pagati lo scorso anno a circa 80 mila insegnanti, ma anche ad altri 120 mila a cui andranno in pagamento quest'anno. Se è chiaro che la coperta in tutto costerà 370 milioni di euro, e che solo 120 milioni sono quelli disponibili della fetta del 30% dei risparmi della riforma Gelmini, ad oggi non è ancora deciso come saranno coperti i restanti 250 milioni di euro. Due le ipotesi in campo: procedere a tagli lineari sui vari capitoli di finanziamento del fondo delle scuole; utilizzare in larga misura le risorse non spese dagli istituti negli anni passati e solo in via residuale ricorrere a una riduzione lineare sugli altri capitoli. Secondo quanto risulta aItaliaOggi, sarebbero circa 200 i milioni di euro giacenti a settembre 2013, e imputabili ad altre annualità, che non risultano impegnati.

 

ItaliaOggi - 21/01/2014

Sostegno, una mina per precari, i posti per le supplenze occupati dai docenti di ruolo

░ Carlo Forte prospetta gli effetti che si produrranno quando il MIUR avrà unificato le aree del Sostegno; sempre che le nuove regole per il reclutamento degli insegnanti di Sostegno vengano estese anche alla mobilità e al conferimento delle supplenze dalle graduatorie di istituto. Resta, infatti, la possibilità che i docenti di ruolo che sono stati assunti con il vecchio sistema continuino ad insegnare su posti dell'area per la quale sono stati assunti, e che un certo periodo gli organici siano ancora compilati mantenendo il criterio della tipologia di posto.

Dal prossimo anno scolastico i docenti precari di sostegno delle superiori rischiano di rimanere disoccupati. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, il ministero dell'istruzione sarebbe orientato a disporre l'unificazione delle aree del sostegno (AD01, AD02, AD03, AD04) già dal 1° settembre 2014, non solo ai fini dei nuovi concorsi, ma anche della mobilità. Ciò vuol dire che i docenti di ruolo potranno chiedere il trasferimento sul sostegno a prescindere dall'area di appartenenza. E potranno farlo anche in sede di utilizzazione. L'opzione più rischiosa per i precari è quella dei trasferimenti. Al momento, infatti, il passaggio sul sostegno (che si configura giuridicamente come un trasferimento) può essere chiesto solo con riferimento all'area di appartenenza. Ciò limita fortemente le probabilità di ottenere il movimento richiesto. Ma se la possibilità del passaggio sarà consentita su qualsiasi area, a prescindere da quella di appartenenza, il numero dei docenti che otterranno il passaggio è destinato a salire vertiginosamente. Ciò determinerà una forte contrazione delle disponibilità di posto sul sostegno già nell'organico di diritto. E poi il colpo di grazia interverrà al momento delle utilizzazioni. In tale fase, infatti, oltre ai movimenti e alle conferme dei docenti della Dos (dotazione organica del sostegno) e cioè dei docenti di sostegno di ruolo che insegnano alle superiori, verranno disposti anche più provvedimenti di utilizzazione sul sostegno. Proprio perché, mancando il vincolo dell'area di appartenenza, gli interessati avranno molte più probabilità di ottenere i movimenti richiesti (sulla Dos). ….

 

Avvenire - 22/01/2014

Libri di testo fai da te. E il manuale?

░ Auto produrre un libro di testo a scuola, una sorta di dispensa a uso interno, è molto più che il semplice "copia-incolla" da Internet. Di Roberto Carnero)

Nella scuola dei libri digitali, in alcuni istituti sta prendendo piede un tipo di sperimentazione che fino a 2-3 anni fa sarebbe stata impensabile: non adottare i tradizionali manuali preparati dalle case editrici scolastiche, ma provare a confezionare in proprio i materiali didattici. È un'idea di editoria scolastica dal basso di cui sono protagonisti alcuni docenti, spesso con l'aiuto degli stessi studenti. La trovata presenta diversi motivi di interesse: già pensare e produrre dei materiali didattici (testi, schemi, mappe concettuali, esercizi ecc.) è in sé un'attività educativa con un'immediata ricaduta in termini di conoscenze e soprattutto di competenze; in questo modo i contenuti e le modalità dell'insegnamento possono essere facilmente adattati dall'insegnante alle specifiche esigenze di quel particolare gruppo-classe; si abbatte sensibilmente un capitolo di spesa importante per le famiglie, quale è appunto quello per i libri scolastici Ma l'entusiasmo per iniziative di questo genere non tiene conto di alcune criticità, che mi sembrano tutt'altro che trascurabili. … Chi garantisce la "sicurezza" di fonti e contenuti? Se pure un docente decidesse di andare a prendere i contenuti soltanto dai siti "istituzionali" (poniamo dal portale dell'Istituto Treccani), ci sarebbe un problema non aggirabile di copyright. Ma e qui parlo non da autore, ma da insegnante che osserva ogni giorno le modalità di apprendimento degli adolescenti c'è un altro problema, che è forse il più serio: in un universo della conoscenza liquido e fluttuante come quello dei new-media, possedere un vero libro di testo significa poter contare su un ancoraggio sicuro, una pietra di paragone, una base solida su cui poi eventualmente costruire altro attingendo alle mille fonti disponibili.

 

l’Unità - 23/01/2014

La legge Fornero e i prof bloccati nel limbo

░ Mila Spicola non si contiene. E ha pienamente ragione.

Non Capisco, qualcuno mi spieghi le ragioni. Da un lato ci sono giovani laureati che vogliono diventare insegnanti, che hanno seguito tutto il percorso richiesto loro dallo Stato per diventarlo. Percorso che negli ultimi 30 anni è variato quasi ogni anno: devi fare un concorso, no, ti devi iscrivere alle Sissis e abilitarti così, no, puoi insegnare come supplente, però per avere la cattedra devi fare un concorso, e torni alla casella di partenza, no, ti facciamo fare un tirocinio formativo abilitante, no, però, se hai il vecchio diploma magistrale ti facciamo fare un altro percorso, che si chiamapas, no, se hai anche il titolo del sostegno, hai un altro canale, ma tu sei prima, seconda o terza fascia? Scusi? In che senso? E questo è il versante «come divento insegnante oggi» che ha condotto, in questa follia amministrativa priva di ogni logica di semplificazione ma che continua ancora adesso, mentre scrivo, a complicarsi, ha condotto insomma a ingigantire ogni anno il grande pentolone del precariato scolastico. Un precariato molto particolare perché composto di docenti a tutti gli effetti con una caratteristica: sono bravi, sono molto bravi, perché negli anni, di propria o altrui sponte, hanno continuato a formarsi per aumentare i titoli. Altre lauree, dottorati, specializzazioni. E anni di servizio. Dall’altro lato ci sono i docenti prossimi alla pensione. Alcuni di loro, quasi o già sessantenni, c’erano quasi. Avevano chiesto e ottenuto il permesso di ritirarsi e mi ricordo della mia adorata Marisa, una collega d’Italiano che per me è stata un’altra di quei maestri che cambiano la vita, che era già con un piede fuori, con le lacrime ogni giorno. Sarebbe rimasta però «Mila, mia madre ormai non la reggono nemmeno le badanti, io rimarrei, ma la vedi Clelia (una collega precaria bravissima)? Che ci faccio ancora io a 60 anni e con 35 anni di servizio a inseguire Macalusonei corridoi quando lo incrocio fuori dalla classe, mentre giovani come Clelia non possono nemmeno farsi una famiglia e aspettano che io me ne vada?». Così parlava Marisa due anni fa. Cosa è accaduto in questi due anni? È accaduto che Marisa sta ancora in classe e Clelia è ancora a spasso. Marisa è distrutta per le notti insonni che le fa passare la madre e l’ansia del non capire quando andrà in pensione e Clelia è ancora precaria ma in un’altra scuola, in un paesino sulle Madonie e tutti i giorni si fa 90 chilometri all’andata e 90 al ritorno. Per quanto tempo sarà così brava come lo era due anni fa e lo è ancora? La leggeFornero, oltre al guaio esodati, ha prodotto un altro guaio, i docenti quasi in pensione della cosiddetta Quota96, coloro che stavano andando in pensione due anni fa e per un errore di valutazione amministrativa sono rimasti ingabbiati nel limbo «non so se ci devo andare o meno». Non sono tanti, sono meno di quattromila persone. Che diventano ottomila se pensiamo alle quattromila Clelie pronte a prendere il loro posto. Siamo il Paese con la classe docente più vecchia del mondo. Non d’Europa, del mondo. Roba da brividi nella schiena. E siamo il Paese con la più alta disoccupazione giovanile. Docenti di 62 anni si ritrovano a inseguire bambini di 4 anni nelle scuole materne e a confrontarsi con mamme piccole quanto le loro nipoti. Insegnanti d’italiano dei licei, al di là della buona volontà e capacità immutata si ritrovano a non capire nemmeno quello che dicono i loro allievi quindicenni e a leggere elaborati che descrivono passioni, problemi e tensioni vissute però in un luogo e in un tempo completamente diverso. Poco male qualcuno mi dirà, i divari generazionali ci son semprestati. Mentre docenti bravissimi, straformati e aggiornati stanno a casa mentre ci affanniamo a scrivere i jobs act. E aggiungo se ti ritrovi un docente stanco, che non ce la fa più e non ce la vuole fare, perché a sessantanni è costretto in classe, i quattromila quota96 e le quattromila Clelie, dobbiamo moltiplicarle ciascuna per 30 alunni scontenti di perdereClelia e afflitti di fronte a una prof che non li guarda più negli occhiIo dico, risolvere il problema tutto adesso non si può, ma intanto, a questi quattromila permettiamo di andarsene in pensione visto che gli spettava? Qualcuno penserà che l’emergenza siano quei pensionati da far andare via e qualcun altro che sia Clelia e tutti i precari come lei. Cambiamo prospettiva. Cominciamo a pensare che l’emergenza vera nella scuola siano gli alunni di Clelia, bravissima, che non voglio perderla e di Macaluso che scappa sempre mentre Marisa, bravissima anche lei ma ormai stanca, ha smesso di inseguirlo? La scuola in cima al Paese. Io direi: i nostri alunni, i nostri figli in cima al Paese. Un docente stanco e sfatto, se dopo isessantanni non ce la fa più, e magari è inpieno burn out, cosa volete che insegni?

 

Latecnicadellascuola.it - 24/01/2014

Carrozza: gli scatti di anzianità hanno fatto il loro tempo”

░ Pasquale Almirante segnala come la Ministro stia ricalcando la linea dei suoi predecessori. Concordiamo, e aggiungiamo una considerazione:questo governo è una propaggine del precedente.

In sede di rinnovo del contratto, bisognerà “pensare ad altro” per migliorare le "carriere"e quindi le buste paga degli insegnanti.Messaggio inequivocabile e che allinea il pensiero della ministra Carrozza a quello già espresso dalla sua predecessora, Maria Stella Gelmini, che aveva anche avviato una sperimentazione, disertata e contestata, sulla valutazione della scuole e degli insegnanti per arrivare proprio ad “aggiustare” gli stipendi dei prof in base al loro valore sul campo. Carrozza dunque ha ribadito con forza che questo modo di progredire "economicamente" solo per effetto dell’anzianità è molto dispendiosa e un'annualità, che già costa, ha poi ulteriori incrementi allorché passa a regime. Visto che di questi tempi, e pure per il futuro, le risorse si sono esaurite, non resta ai professori che piangere, pianto antico per sedare il quale, nella forma degli scatti del 2012 scattati però nel 1013, si è dovuto ricorre ai risparmi della Gelmini e del suo collega Tremonti. Ma non solo, si intaccheranno anche le rimesse per il fondo al miglioramento dell'offerta formativa, penalizzando attività aggiuntive, corsi di recupero, pratica sportiva, progetti nelle aree a rischio e altro. La ministra incontrerà il prossimo 28 gennaio i sindacati e in quella sede vedremo cosa succederà, anche se, viste le premesse, con ogni probabilità il discorso dovrebbe essere incentrato sulle problematiche relative alla valutazione dei docenti, con grande soddisfazione della ex ministra Gelmini che aveva, non solo anticipato l’idea, ma anche trovato il modo di come fare.

 

L’Unità - 25/01/2014

Italiano per stranieri, la lotta degli «insegnanti invisibili»

 Sono molti, sono qualificati e alcuni lavorano pure per le Università, gli istituti di cultura o le multinazionali con sede in Italia. Ma sono invisibili. Almeno agli occhi del ministero dell’Istruzione.

Gli insegnanti di Italiano per stranieri L2/Lsesistono da tanti anni Per farsi vedere, contarsi e chiedere di essere riconosciuti professionalmente, si stanno riunendo in gruppi e associazioni. E hanno lanciato una petizione che in poco tempo ha raccolto quasi seimila firme. Chiedono il «riconoscimento ufficiale della professione di insegnante di italiano L2/LS da parte del Miur» e «una certificazione univoca che attesti tutte le nostre qualifiche». Che sono numerose. Le certificazioni si chiamano DitalsCedils,Dils-pg, ma esistono anche corsi post laurea e master. «È una professione nata quasi spontaneamente, alcuni tra i primi non erano nemmeno laureati», racconta Carlo Guastalla, insegnante e autore di manuali didattici. «Una delle prime scuole a breve compirà quarant’anni. Il boom però c’è stato quando le università per stranieri di Perugia e Siena hanno lanciato i primi corsi per insegnare ad insegnare la lingua. Oggi l’offerta formativa è enorme, manca il riconoscimento da parte della scuola pubblica». Eppure quando tra il 2006 e il 2008 il ministro dell’Istruzione del governo Prodi era Fabio Mussi, il riconoscimento degli insegnanti L2/Ls sembrava all’ordine del giorno. Tanto che, per arrivare prima delle altre l’Università Ca’ Foscari di Venezia aveva organizzato una Ssis specifica. Vi parteciparono per due anni sessanta laureati da tutta Italia, pagando rette e studi, ma alla vigilia dell’esame si videro sbattere le porte in faccia. Il governo era cambiato e l’istituzione della classe di insegnamento, che con Mussi sembrava imminente, con il ministro Gelmini non arrivò. Così, grazie anche al pasticciaccio della Ca’ Foscari vagano sessanta insegnanti quasi abilitati per una classe di concorso che non esiste. Nel frattempo, visto che di loro ci sarebbe bisogno, si sente dire che i Comuni affidino a professori in pensione e volontari i corsi di alfabetizzazione di cui necessitano bambini e cittadini stranieri. È accaduto a Brescia e a Bologna. Lodevoli iniziative di volontariato, agli occhi di chi non ha competenze di insegnamento agli stranieri. Errori da matita blu, per gli insegnanti di italiano L2/Ls

 

 

Agenzia di stampa FIDEST
Giovani: In 5 anni raddoppiati i disoccupati
Il sindacato incrocia i dati ufficiali su scuola e occupazione dell’ultimo decennio: nella fascia 15-24 anni quasi 1 su 2 è in cerca di un’occupazione. Dal 2007 i Neet sono aumentati di 5 punti percentuali, così oggi i ragazzi italiani che non studiano e non lavorano sono diventanti 1 su 4. Nel contempo, si mantiene alto il numero di quelli che lasciano i banchi prematuramente, raddoppia quello di chi fugge all’estero e si triplica la quantità di ultratrentenni che rimangono a vivere con mamma e papà. Mentre il potere d’acquisto delle famiglie si assottiglia e gli stipendi dei docenti scivolano tra i più bassi dell’area Ocse.Anief-Confedir: dall’analisi emerge che su questa deriva hanno pesato tantissimo la riforma Gelmini e i tagli draconiani attuati dai Governi sull’istruzione pubblica. Per questo urge un’immediata inversione di tendenza.

Emilia net - Anief: in 5 anni raddoppiati i giovani disoccupati

Il Terziario.info - Anief: in 5 anni raddoppiati i giovani disoccupati

IMGpress - In 5 anni raddoppiati i giovani disoccupati, senza una controriforma della scuola andrà sempre peggio

News it 24 - Giovani - In 5 anni raddoppiati i disoccupati, senza una controriforma della scuola andrà sempre peggio

Tecnica della scuola .- GIOVANI: IN 5 ANNI RADDOPPIATI I DISOCCUPATI, SENZA UNA CONTRORIFORMA DELLA SCUOLA ANDRÀ SEMPRE PEGGIO

Orizzonte scuola - Giovani – In 5 anni raddoppiati i disoccupati, senza una controriforma della scuola andrà sempre peggio

Calabria 24 ore  - Giovani – In 5 anni raddoppiati i disoccupati, senza una controriforma della scuola andrà sempre peggio

L’informatore scolastico - GIOVANI: IN 5 ANNI RADDOPPIATI I DISOCCUPATI, SENZA UNA CONTRORIFORMA DELLA SCUOLA ANDRÀ SEMPRE PEGGIO

Italpress

GIOVANI: ANIEF "SENZA CONTRORIFORMA SCUOLA ANDRÀ SEMPRE PEGGIO"

ROMA (ITALPRESS) - "Il sindacato incrocia i dati ufficiali su scuola e occupazione dell'ultimo decennio: nella fascia 15-24 anni quasi 1 su 2 e' in cerca di un'occupazione. Dal 2007 i Neet sono aumentati di 5 punti percentuali, cosi' oggi i ragazzi italiani che non studiano e non lavorano sono diventanti 1 su 4". E' quanto si legge in una nota dell'Anief che aggiunge: "Nel contempo, si mantiene alto il numero di quelli che lasciano i banchi prematuramente, raddoppia quello di chi fugge all'estero e si triplica la quantita' di ultratrentenni che rimangono a vivere con mamma e papa'. Mentre il potere d'acquisto delle famiglie si assottiglia e gli stipendi dei docenti scivolano tra i piu' bassi dell'area Ocse".

Per Anief-Confedir "dall'analisi emerge che su questa deriva hanno pesato tantissimo la riforma Gelmini e i tagli draconiani attuati dai Governi sull'istruzione pubblica. Per questo urge un'immediata inversione di tendenza".

(ITALPRESS)

02-Gen-14 10:56

Roma Italia Lab: Giovani, un esercito di Neet. E raddoppia il numero di chi scappa all’estero

Tuttacronaca: Quale futuro per i nostri giovani? I nuovi, allarmanti dati Istat

Alma Laurea: Giovani: Anief, disoccupato 1 su 4, senza controriforma scuola sempre peggio

Il Sole 24 Ore: Giovani talenti in fuga, nell'ultimo decennio più che raddoppiati gli under35 in cerca di lavoro oltre confine

 l’Unità - 11/01/2014
“Lo scatto d’orgoglio dei docenti”
░ Parole sante, queste di Mila Spicola, su l’Unità.
Il tema del Blocco degli Stipendi non vale solo per gli insegnanti o per la scuola. Per me vale per tutti gli stipendi bloccati sotto 2mila euro. Non è una recriminazione di categoria, ma un tema del nostro Paese.
Forze dell’ordine, infermieri, ricercatori, etc… E li abbiamo bloccati dal 2009, in un momento tragico per la storia del Paese. Il tema dicevo non è di categoria. La proletarizzazione del ceto medio sta bloccando la bilancia commerciale interna del Paese, non solo di beni ma anche di servizi. E’ inutile agire con leggi sul credito alle imprese o su riforme contrattuali generali se poi il ceto più numeroso del Paese non ha potere di spesa ma solo di debito. … Il tema è generale e riguarda l’affamamento progressivo della classe media a fronte dell’arricchimento progressivo, della classe benestante del Paese, che concentra e trattiene ricchezza e non la diffonde in spesa corrente di beni e servizi, anche con atti e regole decise dallo Stato. La classe media, il corpaccione lavorante, le colonne portanti dello stato sociale e del welfare, statalmente parlando, è costituita da Scuola, Forze dell’Ordine, Sanità (escludo i medici oltre certe posizioni) e pensionati. Oggi come oggi reggono il Paese. Perché campano se stessi e quel 42% di giovani disoccupati, oltre che mandare avanti in modi perigliosi le famiglie. Non solo: costituiscono il grosso della bilancia commerciale interna di beni e servizi. Non sono cioè la spesa dello Stato, sono lo scheletro dello Stato medesimo e tale scheletro in questo momento è in osteoporosi galoppante. Mi chiedo se non sia possibile bloccare i mille privilegi prima di intaccare l’essenziale delle persone che non serve solo a loro ma anche al paese. Domanda retorica lo so. Ma in Italia lo è diventata visto che non lo si fa. Il Paese è in mano a lobby conservative fondate sul paternalismo amorale che ha ammorbato e ammorba ogni cosa: politiche, amministrative, economiche e burocratiche. Ma lo stanno distruggendo a furia di cavilli. Il nostro piccolissimo caso degli scatti richiesti indietro è solo un piccolissimo esempio, ma possiamo aggiungere gli esodati, la quota 96, le ferie dei precari,..cavilli amministrativi che distruggono vite, mentre la politica è assente, incapace e muta. Incapace di smuovere e scuotere e affrancarsi da quelle lobby che ne assicurano la mutua sopravvivenza. E allora ogni privilegio ha la controparte di un diritto offeso … In media nella PA c’è un dirigente ogni sei impiegati (!!!), che dirige spesso se stesso e si autodefinisce da solo i premi di produttività. Sono somme che vanno da mille euro a 60mila euro l’anno. Non sono diritti acquisiti, non sono valutati da nessuno e alcuni se li determinano in modo balordo da soli, ad esempio dal numero delle mail lette. … Sacrifichiamoci tutti, noi “poveri” abbiamo già pagato. La Scuola: 4 miliardi sotto Prodi, 8 miliardi sotto Tremonti, e 3 miliardi come scie chimiche nei tre anni successivi al 2010….Vorrei che la logica impazzita, incomprensibile, messa in campo solo e soltanto per giustificare privilegi di lobby che ormai bloccano un Paese intero e si mangeranno alla fine anche se stesse finito di mangiare noi, tornasse ad essere una logica semplice e cristallina. Uno Stato virtuoso non ammette privilegi insostenibili e corrotti pagati da chi non li può pagare tra l’altro. E scusate se mi ostino a mettere virtù e conoscenza prima dell’economia. Perchè alla fine virtù e conoscenza hanno una logica che garantisce anche l’economia, non viceversa. L’economia da sola è più dannosa di un bambino con in mano un coltello affilatissimo…. Non abbiamo vinto la guerra con questa storia degli scatti…. Ma non potevamo accettare un gravissimo precedente: ammettere il gesto di uno Stato, il nostro Stato, per cui noi lavoriamo, che togliesse ai suoi lavoratori parte di un salario già pagato.
www.tempi.it - 12/01/2014
“Liberare la scuola”
░ Andrea Ichino espone la sua visione della scuola, qual è delineata in un libro dal titolo inequivocabile “Liberare la Scuola”.
D. Professore, per dirla con il titolo del suo libro, è venuto il momento di “liberare la scuola”. Ci può delineare in sintesi in cosa consiste la sua proposta di “liberazione” del nostro sistema di istruzione attraverso le “free school”, scuole completamente autonome nella gestione dell’istruzione, ma pagate interamente dallo Stato?
La nostra proposta integra l’esperienza delle Charter schools in America e delle Grant Maintained schools nel Regno Unito … Come nelle Charter schools, presidi, genitori, docenti o enti esterni potranno formare comitati che si candidano a gestire una scuola. Non sarà però l’autorità statale a contrattare il programma, che sarà invece sottoposto all’approvazione di elettori definiti in rapporto al bacino di utenza della scuola. In caso di approvazione, a maggioranza degli aventi diritto, il comitato gestirà la scuola in totale autonomia per quel che riguarda il personale (in particolare assunzioni, retribuzioni ed eventuali licenziamenti degli insegnanti), le attrezzature e il disegno dell’offerta formativa. L’autonomia avrà però un controllo. Gli studenti delle nuove scuole autogestite dovranno superare gli stessi test ed esami che ogni altro studente dovrà affrontare. Ma cambierà il formato della Maturità che sarà strutturata per “singole materie”, invece che per “pacchetti di materie” in modo da porre fine all’anomalia del sistema italiano che non consente agli studenti di modulare gradualmente il loro percorso formativo in funzione degli studi universitari da intraprendere successivamente. Le scuole autogestite non dovranno sottrarre risorse a quelle tradizionali: riceveranno inizialmente un fondo pari al loro costo storico annuo globale. Successivamente, saranno finanziate in proporzione agli studenti che riusciranno ad attrarre. Non potranno chiedere rette di iscrizione, ma potranno raccogliere finanziamenti privati, subordinati a un prelievo a favore di un fondo di solidarietà per le scuole che non possano accedere alle stesse risorse. Poiché a regime saranno gli studenti a finanziare le scuole con le loro scelte, lo Stato dovrà investire nel ruolo fondamentale di valutazione dei diversi istituti e di diffusione capillare delle informazioni che dovranno consentire alle famiglie, anche quelle meno agiate, di scegliere a ragion veduta. Per ridurre il rischio di “scuole ghetto”, da evitare soprattutto ai livelli più bassi di istruzione, gli istituti autogestiti saranno limitati nella libertà di stabilire i criteri di ammissione. La burocrazia ministeriale, troppo rigida e lenta, ha dimostrato di non saper gestire la scuola in un modo soddisfacente per tutti. È giunto il momento di consentire a chi, democraticamente, vuole provare una strada diversa, di poterlo fare.
D. La scuola italiana è in un vicolo cieco. Con quasi un milione di addetti e centinaia di migliaia di precari, le risorse dello Stato non servono neppure a coprire le spese correnti. Quanto durerà questa agonia?
Come ho già detto, le risorse ci sono: vanno solo usate meglio, liberando le energie che la scuola italiana ha e che in questo momento sono bloccate dalle pastoie ministeriali. È necessario anche allontanare dalla scuola quegli insegnanti che non sanno fare bene il loro mestiere e sappiamo tutti che purtroppo non mancano. Già soltanto questa misura, osteggiata dai sindacati che sostengono che i problemi sono altri, libererebbe risorse che potrebbero essere usate meglio. Le buone scuole le fanno innanzitutto i buoni insegnanti. Quindi è su questi che bisogna puntare, togliendo dalle scuole italiane quelli che costituiscono solo un freno, soprattutto a danno degli studenti più poveri, dato che i ricchi una soluzione per ovviare ad un insegnante incapace la trovano sempre. I sindacati devono spiegare perché il diritto al posto di lavoro di un insegnante incapace debba prevalere sul diritto di uno studente, soprattutto se povero, a ricevere un’istruzione adeguata. Nell’esperienza delle Grant Maintained schools inglesi, è stato soprattutto il rinnovamento della classe docente il maggior fattore di successo. Queste scuole libere di gestire le risorse umane, sono state in grado di attrarre insegnanti migliori retribuendoli in modo adeguato.
D. dovrebbero aderire alla sua proposta invece di rassegnarsi ogni anno a rinegoziare sussidi sempre più esigui? Pensi a casi come quelli di Bologna o Milano, dove tra tasse comunali e tagli ai finanziamenti ad asili e scuole paritarie, rischiamo una seria emergenza educativa. E parliamo di due città italiane che hanno i migliori standard europei. I gestori di queste scuole protestano, giustamente. Ma non crede che serviranno a ben poco le proteste se questo mondo scolastico, largamente cattolico, non convergerà non nella difesa delle scuole paritarie, ma nella battaglia per una riforma laica, di sistema, liberale come la sua?
Non credo che la soluzione ai problemi della scuola italiana siano le scuole paritarie o private. La soluzione è far funzionare bene le scuole pubbliche, affidandole a gestori capaci. Lo Stato ha dimostrato di non saper gestire in modo efficiente le scuole e quindi dobbiamo provare ad affidare la loro gestione a soggetti diversi, come illustrato nella nostra proposta. Credo che una concentrazione di pressione politica e sociale per una riforma laica e liberale come quella che ho proposto con Guido Tabellini, sia più efficace della difesa di specifiche scuole paritarie, perché è una proposta che va al cuore del problema della scuola italiana. Nella nostra proposta lo Stato mantiene un ruolo di controllo, regolazione e soprattutto informazione al servizio delle famiglie, perché saranno le famiglie, con le loro scelte, a finanziare le scuole. Ma per poter scegliere a ragione veduta le famiglie dovranno disporre di informazioni ampie e dettagliate su tutte le scuole e sulle storie post-diploma dei loro studenti.

OrizzonteScuolaNews - 13/01/2014
“Personale ATA e riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali: quando e come”
░ Paolo Pizzo spiega quali siano – ai sensi dell’art. 55, comma 1, del CCNL del 29/11/2007 - i criteri che devono coesistere, per il personale ATA, al fine della riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali.
Sono: - l’essere il dipendente adibito a regimi di orario articolato su più turni o l’essere coinvolto in sistemi d’orario comportanti significative oscillazioni degli orari individuali rispetto all’orario ordinari; - l’essere, queste gravosità, svolte nelle istituzioni scolastiche educative, in quelle con annesse aziende agrarie e in quelle scuole strutturate con orario di servizio giornaliero superiore alle 10 ore per almeno 3 giorni a settimana…. Soltanto il personale che si trova in queste due condizioni potrà usufruire della riduzione di orario.
Alla domanda - Che cosa si intende per “orario di servizio giornaliero superiore alle 10 ore per almeno 3 giorni alla settimana”? l’ARAN precisa: L’art. 55 del CCNL 2006/2009 per il personale del comparto scuola esplicita chiaramente le condizioni necessarie per l’applicazione della riduzione di orario settimanale lavorativo a 35 ore. ….
Alla domanda - “in quale sede devono essere definiti il numero, la tipologia, le ore eccedenti l’orario di servizio e quant’altro necessario a individuare il personale ATA che potrà usufruire della predetta riduzione?” l’ARAN risponde: ai sensi del comma 2 del medesimo articolo è nella contrattazione di istituto che viene definito il numero, la tipologia, e quant’altro necessario a individuare il personale ATA che potrà usufruire della predetta riduzione, ed è sempre nello stesso ambito che, ai sensi dell’art. dell’art. 51 (orario di lavoro ATA) del medesimo CCNL, vengono trattate le ore eccedenti l’orario di servizio.

OrizzonteScuolaNews - 14/01/2014
“Libri di testo: il fai-da-te non può essere anarchico”
░ Intervista a Giorgio Palumbo, responsabile del Gruppo Educazione dell’Associazione Italiana Editori. La rivoluzione del 2.0 e il fai-da-te, con gli stessi docenti che diventano autori dei supporti per gli apprendimenti degli allievi, ha messo in crisi gli editori scolastici; ma il ministro Carrozza ha emanato, a settembre, un decreto che rallenta il passaggio al libro interamente digitale.
D. Come mai le case editrici anziché cavalcare la possibilità del cambiamento l’hanno ostacolato?
“… Il ritardo del nostro Paese in questo ambito è da imputare ai mancati investimenti in banda larga, i libri di testo sono l’ultimo anello. Non sono stati gli editori italiani a frenare il cambiamento. Le nostre case editrici hanno ampliato l’offerta digitale con oltre 17000 opere in formato misto e altre 5000 in formato esclusivamente digitale. Nonostante questo la domanda da parte delle scuole è diminuita proprio perché impreparate dal punto di vista infrastrutturale. Il problema non è quindi nell’insufficienza dell’offerta, quanto più nell’incapacità delle istituzioni di governare questo cambiamento epocale come una rivoluzione antropologica, mentre è passata l’idea che il passaggio al digitale sia imposto dalla necessità di un risparmio. Eppure non è dimostrato da nessuna parte che il digitale debba produrre un risparmio… Non è mai stato dimostrato che i tetti possano scendere in maniera significativa col passaggio al digitale. Immaginare un prodotto professionale su supporti interamente virtuali significa utilizzare nuovi strumenti, immagini in movimento, filmati,… e ci sono i diritti d’autore”.
D. Questa è l’era di you tube: il fai-da-te propone un prodotto meno accattivante dal punto di vista estetico, ma se rispetta le indicazioni nazionali e aiuta a garantire livelli di istruzione standard, perché no?
“Noi non siamo a priori contro il fai-da-te, è giusto che si possa scegliere tra un prodotto professionale e uno più ”artigianale”. Saranno i collegi dei docenti a optare per l’uno o l’altro. Certo dobbiamo rilevare che in questo momento di passaggio non stiamo concorrendo ad armi pari: mentre una casa editrice è costretta a presentare un intero piano editoriale di un libro di testo a un docente perché possa valutarne l’adozione, sopportando anche il rischio che questa non avvenga, il fai-da-te può presentarsi con solo il 30% dei contenuti sviluppati. Le tradizionali offerte editoriali, poi, si confrontano apertamente su un libero mercato. Lo stesso non può invece affermarsi per le cosiddette autoproduzioni che, fino adesso, sono sfuggite alle regole del mercato adozionale e sono contrassegnate da una assoluta mancanza di trasparenza. Inoltre, al ministero hanno fatto bene i calcoli su chi dovrà sopportare i costi per la produzione dei libri? Quali voci verranno rendicontate? Come si individueranno i docenti autori e validatori dei contenuti?”….

www.ilsussidiario.net - 16/01/2014
“All’INVALSI farebbe bene una moratoria”
░ Riflessioni di Vincenzo Pascuzzi, largamente condivisibili.
Dall’8 gennaio è calato un silenzio relativo sull’Invalsi. Il comitato presieduto da Tullio De Mauro ha iniziato a vagliare i c.v. e le proposte programmatiche e operative dei candidati alla presidenza dell’Istituto di Villa Faconieri a Frascati. Nulla trapela, giustissimamente. Non si conoscono i nominativi degli aspiranti e nemmeno quanti sono. Forse sapremo i nomi e i loro programmi più in là, a cose fatte, a concorso terminato. … Permane una relativa quiete riguardo all’Invalsi, mentre il comitato valutatore è – per così dire – riunito come in una camera di consiglio. Allora il ministro Carrozza potrebbe procedere a qualche iniziativa politica quale, ad esempio, quella di una moratoria (un “time out”) dei test Invalsi almeno all’esame di 3ª media, dove essi contribuiscono impropriamente a determinare il voto finale. Una simile iniziativa risulterebbe molto opportuna e contribuirebbe a rasserenare il clima, a calmare le acque. Per di più a costo zero! Infatti, in tal senso risultano posizioni e richieste concorrenti e simili sia da chi sostiene l’Invalsi attuale sia di chi si aspetta un cambiamento. Recentemente, Giancarlo Cerini scriveva: “appare forzato inserire una prova standardizzata all'interno di un esame (questo avviene attualmente per la terza media), perché cambia la destinazione d'uso di una prova, che da indizio di conoscenza assume invece un suo peso nella valutazione "legale" di fine ciclo di un singolo allievo”. Anche Stefano Stefanel: “Ci sono passaggi da rivedere (come il test nell’esame conclusivo del primo ciclo che assurdamente fa media con gli altri voti, ma dentro un esame che è tutto da buttare con cinque prove scritte e un orale e nessun bocciato, giusto per perdere tutti insieme un sacco di tempo), che nessuno vuole nascondere e una certa autoreferenzialità dell’Invalsi che deve essere modificata.” Similmente Giorgio Israel, nel 2011: “considero - e ritengo che tanti la pensino allo stesso modo - che l’introduzione del “teaching to the test” nella scuola sia un autentico scandalo, un fatto di estrema gravità. E il punto è questo - se ne rendano bene conto all’Invalsi -: il fatto che le prove Invalsi facciano media nella valutazione dell’esame di terza media rende inevitabile l’addestramento a superarli.”… I Cobas hanno già programmato scioperi per i giorni 6, 7, 13 maggio 2014. Ci pensi, valuti e provi a farlo un “time out” ai test in 3ª media, ministro Carrozza.

l’Unità - 18/01/2014
“Scuola, l'eclissi dei progetti”
░ Quale, il profilo culturale che si vorrebbe fosse generalmente posseduto dalla popolazione; quali, le soluzioni educative che potrebbero consentire il conseguimento di tale intento. Di Benedetto Vertecchi.
Nello sviluppo storico dell’educazione occidentale, l’indicazione di traguardi ha anticipato l’assunzione di determinate caratteristiche dell’organizzazione educativa e delle pratiche didattiche. Ciò non significa che fossero enunciati principi, e tantomeno regole, uniformemente seguiti, né che vi fosse da parte degli educatori la medesima consapevolezza degli effetti che sarebbero potuti derivare dalla loro attività, ma che all’educazione si riconosceva una funzione di concausa nei processi di trasformazione sociale. Il grande sviluppo dell’educazione scolastica che ha consentito negli ultimi secoli di assicurare crescenti opportunità d’istruzione per i bambini e i ragazzi, considerato dal punto di vista che prima s’indicava, quello dell’elaborazione di un profilo culturale diffuso, appare come la realizzazione di scenari delineati nelle grandi utopie che hanno rappresentato una parte importante del pensiero europeo dalla metà del secondo millennio. Attraverso l’utopia ci si poteva riferire a una realtà costruita per negazione di quella che costituiva la comune esperienza… Ciò che interessa rilevare riflettendo sull’anomalia del confronto educativo in corso è che mentre negli scenari utopistici determinate caratteristiche della popolazione erano considerate necessarie per la coerenza dell’insieme della proposta di assetto sociale, da qualche tempo si tende ad affermare il contrario, e cioè che gli indirizzi dell’attività educativa devono essere congruenti a scelte che sono già operanti nei diversi contesti sociali,in particolar modo nelle attività produttive. Risulta evidente che è cambiata sostanzialmente la concezione del tempo: mentre il grande sviluppo dell’educazione formale è da considerarsi l’effetto di progetti per il lungo periodo, da qualche tempo sembra essere stato abbandonato l’intento progettuale, e sostituito da una nozione funzionalista dell’offerta di apprendimento. In altre parole, le scelte educative non sono più coerenti con un disegno a lungo termine volto a definire il profilo della popolazione, ma rispondono alle esigenze di breve periodo che si manifestano nel sistema produttivo. Le concezioni educative elaborate nell’ambito dell’utopia classica hanno anticipato il corso di eventi che si sarebbero osservati nei secoli successivi, mentre nelle condizioni attuali si vorrebbe realizzare un’improbabile concomitanza tra le richieste del mercato del lavoro e l’offerta di apprendimento del sistema d’istruzione formale. La rinuncia a interpretare l’educazione secondo una logica autonoma non è l’ultima ragione della crisi che, in varia misura, ha investito i sistemi scolastici dei Paesi industrializzati. Anche quando i dati derivanti da rilevazioni comparative sembrano segnalare l’esistenza di condizioni migliori, ci si dovrebbe chiedere se a posizioni più favorevoli in graduatoria corrispondano risultati educativi capaci di configurare un profilo innovativo di cultura della popolazione, o se i livelli più elevati siano da porre in relazione solo a migliori condizioni organizzative e ad apparati ideologici più coinvolgenti. Non sarebbe inutile chiedersi, per esempio, quanta parte abbiano avuto le condizioni organizzative e la pressione ideologica nel consentire ai sistemi scolastici di alcuni Paesi dell’estremo oriente di scalare le posizioni più elevate nelle graduatorie dell’ultima indagine Ocse-Pisa. … In Italia … sembra che nessuno si preoccupi di capire che cosa stia accadendo nelle scuole, quali siano le difficoltà che gli insegnanti incontrano nel loro lavoro quotidiano, di che cosa ci sia realmente bisogno in un disegno di lungo termine, che cosa di culturalmente significativo bambini e ragazzi dovrebbero saper fare non solo al momento, ma nella lunga prospettiva di vita che li attende.

 

Pubblichiamo alcuni articoli sui docenti italiani sempre più vecchi, demotivati e a rischio patologie e sulle immissioni in ruolo del personale Ata.

Docenti italiani sempre più vecchi, demotivati e a rischio patologie

Ansa: Anief, serve 'finestra' per anticipo pensione prof
Sindacato chiede emendamento a decreto Milleproroghe
(ANSA) - ROMA, 17 GEN - Aprire una 'finestra', attraverso un emendamento al decreto Milleproroghe in questi giorni all'esame del Parlamento, che permetta agli insegnanti di andare in pensione con i requisiti previsti dalle norme pre-riforma Fornero. A chiederlo è il sindacato Anief secondo cui "tutti i più autorevoli studi epidemiologici concordano che lavorare con gli studenti è iperlogorante e ad alto rischio burnout". "Non si può mandare un docente in pensione in tarda età, soprattutto cambiando le regole in corsa: lasciare con 35 anni di contributi renderebbe giustizia alla categoria" sostiene l'Anief facendo notare che "Governo e Parlamento non sono stati in grado di dare una risposta nemmeno agli oltre 3mila docenti e Ata che avevano iniziato l'anno scolastico 2011-12 convinti di andare in pensione, ma poi sono rimasti 'bloccati' sempre dagli estensori della riforma Fornero, che gli hanno incredibilmente negato la validità dell'intero anno scolastico per raggiungere la fatidica 'Quota 96'". "La 'finestra' permetterebbe - spiega il sindacato - ai tanti lavoratori, come loro e con almeno 35 anni di contributi, di superare la posizione di limbo cui sono stati collocati anche dalla Corte Costituzionale. La quale, a fine 2013 sulla questione ha deciso di non decidere: la Consulta ha infatti dichiarato inammissibile l'ordinanza del giudice del lavoro di Siena che aveva sollevato la legittimità costituzionale sulla richiesta di un'insegnante di andare in pensione attraverso i 'vecchi' requisiti della legge Damiano. Senza dimenticare che, nel frattempo, lo Stato continua a concedere la possibilità di lasciare con i vecchi requisiti a tutti i dipendenti della scuola soprannumerari (Circolare n. 3/2013 della Funzione Pubblica) poiché rimasti senza cattedra o posto". Ma, soprattutto, Anief reputa "discriminante" mandare in pensione un insegnante alle soglie dei 70 anni quando l'Inps, con la comunicazione n. 545, ha ricordato che "il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico continua a fruire di 'tetti' di vecchio stampo: per questi lavoratori, infatti, i requisiti per l'accesso al pensionamento "a decorrere dal 1 gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2015 l'accesso al pensionamento anticipato prevede il raggiungimento di un'anzianità contributiva non inferiore a 35 anni e con un'età di almeno 57 e anni e 3 mesi". Tanto è vero - sottolinea l'Anief - che primi sei mesi del 2013 i corpi di polizia hanno lasciato il servizio in media a 54,8 anni. E i militari a 57 anni. (ANSA).

AgenParl: Scuola: Anief, docenti sempre più vecchi, demotivati e a rischio patologie

IMG Press: Docenti sempre più vecchi, demotivati e a rischio patologie: serve ‘finestra’ per lasciare prima

Free news pos: Scuola: Anief, docenti sempre più vecchi, demotivati e a rischio patologie

Calabria 24 ore: Scuola – Docenti sempre più vecchi, demotivati e a rischio patologie: serve ‘finestra’ per lasciare prima

Italpress: Scuola, Anief "Rischio patologie, serve finestra per lasciare prima"

Mxpress: In Italia i docenti più vecchi

Notizie nazionali: L'Ocse: «l'Italia è il paese con docenti più vecchi»

 

In arrivo 3.740 assunzioni personale non docente, ma ne mancano 8.000

TMNews: Anief: Da governo partorito topolino, mancano 8 mila assunzioni
Governo ha annunciato 3.740 immissioni in ruolo
Roma, 17 gen. (TMNews) - Anief-Confedir: "Ancora una volta la montagna ha partorito il topolino, perché i posti vacanti e disponibili come direttore dei servizi generali ed amministrativi, collaboratore scolastico, assistente amministrativo e tecnico sono circa 12.000". Lo affera il sindacato Anief-Confedir. Per il segretario dell'Anief Marcello Pacifico "il Governo continua a non rispettare le norme comunitarie sui dipendenti pubblici a tempo determinato". Il Ministero dell`Economia ha autorizzato 3.740 immissioni in ruolo del personale non docente della scuola con decorrenza 1 settembre 2013. A comunicarlo è stato il Miur ai sindacati. Che manifestano tutta la loro soddisfazione per le assunzioni, che nella scuola continuano ad essere realizzate mentre in tutti gli altri comparti dell`amministrazione pubblica permane il blocco. Ma non possono essere contenti. Perchè mancano all`appello almeno altre 8.000 assunzioni.

Yahoo: Anief: Da governo partorito topolino, mancano 8 mila assunzioni

Il Giornale del Lazio: Scuola – In arrivo 3.740 assunzioni personale non docente, ma ne mancano 8.000

IMG Press: In arrivo 3.740 assunzioni personale non docente, ma ne mancano 8.000

Il Mondo: Anief: Da governo partorito topolino, mancano 8 mila assunzioni

Orizzonte Scuola: In arrivo 3.740 assunzioni personale non docente, ma ne mancano 8.000

Italpress: Scuola, Anief "In arrivo 3.740 assunzioni non docenti, ma ne mancano 8.000"

 

Pubblichiamo alcuni articoli sul calo ulteriore degli investimenti per l'istruzione, sul pasticcio degli scatti di anzianità e sulla chiusura di alcune scuole a causa della sporcizia.

Ulteriore calo degli investimenti per l'istruzione

Articolo 21: Scuola, anche nel 2012 meno investimenti. L’Europa si allontana

Asca: Scuola: Anief, in Italia ancora in calo investimenti per istruzione

La voce sociale: Scuola, calano ancora gli investimenti

T-Mag: Scuola, Italia unico Paese che dal ’95 non ha aumentato la spesa per studente

AgenParl: Scuola: Anief, ancora in calo gli investimenti per l'istruzione (-1,2%)

Redattore Sociale: Scuola, anche nel 2012 meno investimenti. L’Europa si allontana
A rimarcarlo è un dossier “Eurydice”: tagli soprattutto su numero di insegnanti, investimenti in infrastrutture e verso Ict. Anief: “Il nostro è l’unico paese che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente, contro un aumento medio del 62%”.
ROMA – Nell’ultimo anno in Europa si è riscontrato aumento generalizzato di investimenti a favore dell’istruzione di oltre l’1%. L’Italia, invece, continua a segnare il passo, con una riduzione dell’1,2% rispetto al 2012. Il dato è stato pubblicato dall’agenzia “Eurydice” attraverso un dossier sugli investimenti nell’istruzione da parte dei paesi europei. Dalle notizie contenute nel documento, emerge che “una diminuzione può essere registrata in paesi come Irlanda, Croazia, Cipro (-15,8%), Malta, Regno Unito – Inghilterra, Italia (-1,2%), Finlandia”. Inoltre, “in generale, i tagli hanno riguardato soprattutto il numero di insegnanti e gli investimenti in infrastrutture e Ict (attrezzature e software )”.
A segnalare lo studio e Anief-Confedir, che ricorda che “questi risultati nazionali trovano origine anche in alcune manovre introdotte negli ultimi anni in regime di spending review. Come il blocco del turn-over, la precarizzazione del rapporto di lavoro ed il rinnovato sistema di finanziamenti delle università. In questo modo, se già nel 2000 l’Italia spendeva -2,8% della sua spesa pubblica rispetto alla media Ocse (Italia 9,8% – Ocse 12,6%), dieci anni dopo si ritrova in controtendenza sempre all’ultimo posto persino tra i Paesi G20 (32° posto) con un -4,1% (Italia 8,9% – Ocse 13,0%)”.
Il confronto con il Pil. Il saldo è negativo pure rispetto al Pil: – 0,9% nel 2000 (Italia 4,5% – Ocse 5,4%) e -1,6% nel 2010 (Italia 4,7% – Ocse 6,3%), dove siamo collocati al terzultimo posto (31°). “Complessivamente, in dieci anni la spesa pubblica italiana dedicata all’istruzione già di per sé l’80% di quella destinata dagli altri Paesi Ocse è scesa del 10% in controtendenza all’aumento, seppur modesto, del 3% registrato sempre negli altri Paesi. Così da abbassarsi al 67% rispetto a livelli intermedi”.
“Per raggiungere questi risultati – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – lo Stato italiano ha pensato bene di andare ad intaccare risorse e organici della scuola. In particolare negli ultimi sei anni sono stati cancellati 200 mila posti, sottratti 8 miliardi di euro e dissolti 4 mila istituti a seguito del cosiddetto dimensionamento (poi ritenuto illegittimo dalla Consulta). Ora, siccome è scientificamente provato che i finanziamenti sono correlati al successo formativo, questi dati non sorprendono: più si taglia e più la dispersione e l’insuccesso scolastico aumentano”.
A tal proposito, ricorda l’Anief, “non bisogna dimenticare che l’Italia è l’unico Paese dell’Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, contro un aumento medio del 62%. Nell’ultimo anno sono persino aumentate, dal 25% al 100%, le tasse richieste dalle Università agli studenti fuori corso. E soltanto il 15% degli italiani tra i 25-64 anni ha riscontrato un livello di istruzione universitario rispetto a una media Ocse del 32%, mentre la percentuale di studenti quindicenni che spera di conseguire la laurea è scesa dal 51,1% del 2003 al 40,9% del 2009. Con il numero degli insegnanti italiani di età media over 50 che rappresentano ormai il 57% del personale”.
E a dare la “mazzata” finale al sistema scolastico, si sottolinea, “è stata la riforma di tutti i cicli introdotta durante l’ultimo Governo Berlusconi, con il ministro Gelmini a capo del Ministero di viale Trastevere: basta dire che ha introdotto la riduzione di un sesto l’orario scolastico. Tanto è vero che oggi l’Italia detiene il ‘primato’ di far svolgere ai suoi alunni della primaria 4.455 ore studio, rispetto alle 4.717 dell’Ocse. E 2.970 in quella superiore di primo grado rispetto alle 3.034 sempre dell’Ocse. Un’operazione che ha spazzato via, come ragionieristicamente calcolato dal Mef, diverse decine di migliaia di insegnanti”.
L’università. Ma il calo di interesse si è manifestato anche all’Università. Cui ormai si iscrive appena il 30% dei neo diplomati. “Anche in questo caso, stavolta a seguito della Legge 240/2010, abbiamo assistito alla progressiva riduzione del personale docente e dei corsi di laurea. Con i ricercatori che si sono sempre più eclissati. Risultato: il numero di giovani iscritti all’università che oggi raggiunge la laurea è infatti il più basso di tutti. Tanto che l’Italia si posiziona, in alcune fasce d’età, oltre 15 punti percentuali sotto la media europea”.
“Al di là dei proclami – continua Pacifico – , anziché investire seriamente nella formazione, in professionalità, in tempo scuola, in competenze, ad iniziare da quelle nell’Ict, senza dimenticare l’apprendistato, da rilanciare assieme ad artigianato, turismo e nuove tecnologie, in Italia si è continuato a considerare l’istruzione un settore quasi marginale. Portando così le scuole allo stremo, tanto che alcuni dirigenti sono arrivati a chiedere ad ogni famiglia fino a 300 euro l’anno di contributi. Mentre spendere per formare capitale umano significa credere nella capacità civilizzatrice e lavorativa dell’uomo e gettare le basi per la costruzione di una società equa e solidale. Oltre che – conclude il sindacalista Anief-Confedir – per il rilancio dell’economia”.

Tuttoscuola: Spesa per istruzione in calo: -1,2%

IMG Press: Ancora in calo gli investimenti per l’istruzione (-1,2% in un anno), l’Europa si allontana

Sardinia Post: Scuola: Anief, in Italia ancora in calo investimenti per istruzione

Italpress: Scuola: Anief "In Italia investimenti ancora in calo"

 

Pasticcio sugli scatti di anzianità

Tecnica della Scuola: Carrozza: il Miur non ha più a disposizione risorse per le emergenze

IMG Press: Scatti di anzianità, pasticcio all’italiana: personale in mobilitazione

News it 24: Scatti di anzianità, pasticcio all’italiana: personale in mobilitazione

Orizzonte Scuola: Scatti di anzianità, pasticcio all’italiana: personale in mobilitazione

Italpress: Scuola, Anief "Scatti di anzianità, pasticcio all'italiana"
ROMA (ITALPRESS) - "Sugli scatti di anzianita' al personale della scuola non e' tutto a posto, come vorrebbero far credere il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e il suoentourage ministeriale. La verita' e' che per mantenere fede agli impegni presi con i lavoratori, il Miur sta prelevando dal Mof, il miglioramento dell'offerta formativa, cifre sempre piu' consistenti. Si e' arrivati all'assurdo che per restituire al personale i 150 euro illecitamente sottratti dal Ministero dell'Economia a coloro che lo scorso anno hanno avuto un aumento automatico in busta paga, lo stesso MEF sta procedendo a un secondo maxi-prelevamento di fondi dal medesimo capitolo di spesa dedicato per legge alle esigenze formative". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "Di fatto, ai lavoratori che nel 2013 hanno fruito dello 'scatto' non verra' concessa alcuna restituzione degli scatti stipendiali. Ma, come anche rilevato dalla stampa specializzata, solo una compensazione - prosegue il sindacato -: prima si vedranno assegnato il cedolino decurtato di 150 euro, poi entro 48-72 ore riceveranno un secondo 'cedolino' che accreditera' 150 euro a compensazione della decurtazione avvenuta. E questo avverra' sempre usufruendo di centinaia di milioni di euro destinati, invece, a sostegno delle attivita' didattiche e a supporto degli studenti. Per realizzare, tra l'altro, una 'una tantum' che, ad oggi, non produce una completa progressione di carriera". "Sulla questione degli scatti - sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - si sono dette e si stanno dicendo tante bugie: ormai siamo al gioco delle tre carte. Ma e' il momento di dire basta: come sindacato ci stiamo impegnando al massimo per impugnare, presso la CEDU, l'indebita sottrazione di fondi. E' assurdo che anziche' stanziare risorse ad hoc, si perseveri nella linea di sottrarre fondi per la formazione. Di questo passo ci ritroveremo con i soldi del Miglioramento dell'offerta formativa praticamente quasi tutti dirottati sul canale stipendi".
"D'altra parte - continua il sindacalista Anief-Confedir - il Governo non potrebbe fare molto diversamente, visto che il D.P.R. 122 ha prorogato il blocco degli scatti di anzianita'. Servirebbeu n atto legislativo che lo modificasse. Ma non e' affatto facile produrlo. Soprattutto in tempi brevi. Nel frattempo si sommano le 'voci' stipendiali che necessitano di copertura: in particolare, gli aumenti non sarebbero sostenuti nel tempo, ma solo attraverso 'toppe' annuali". "Il D.P.R. 122/2013 ha infatti disposto che dal 2011 l'aumento in busta paga non puo' essere ritenuto valido ai fini delle progressioni di carriera. E questo perche' altererebbe l'invarianza finanziaria introdotta dallo stesso blocco contrattale. Perche' servirebbero, ogni anno, nuovi soldi da stanziare nella legge di stabilita'", spiega il sindacato. "L'unico modo per uscire da questo momento di impasse - conclude Pacifico - sarebbe quello di approvare una deroga esplicita per la scuola, trovare risorse vere e finirla con le semplificazioni mediatiche". (ITALPRESS).

 

Scuole chiuse per sporcizia

Ansa: Anief, istituti sporchi costretti a chiudere
Colpa dello Stato che si è affidato a cooperative
(ANSA) - ROMA, 15 GEN - "La riduzione progressiva dei finanziamenti statali per le cooperative di ausiliari sta producendo una carenza di pulizia tale che, notizia delle ultime ore, alcuni presidi sono stati costretti a chiudere i propri istituti". La denuncia arriva dall'Anief secondo cui quello che sta accadendo è "una conseguenza della insensata politica dei tagli decisa dai nostri governanti anche su questo fronte di spesa: due anni fa, infatti, si spendevano per le pulizie cosiddette esternalizzate circa 600 milioni di euro. Nel 2013 la spesa si era ridotta già di un terzo. E il 2014 sarà ancora peggio. Tramite il decreto del 'fare', approvato nei mesi scorsi su spinta del Consiglio dei ministri, sono stati sottratti 25 milioni per l'anno in corso e altri 50 verranno risparmiati nel 2015. Arrivando così in meno di un lustro a dimezzare la spesa: tra un biennio lo stanziamento pubblico per le ditte di pulizie esterne sarà di appena 280 milioni. Ma si tratta di un'operazione di spending review che non porterà alcun beneficio: a conti fatti lo Stato sta spendendo il doppio e producendo disservizi all'utenza scolastica. Come se non bastasse, l'obiettivo del Governo di garantire, con i soldi risparmiati, le assunzioni nelle università e negli enti di ricerca, elevando tra il 20 e il 50% il turn-over rispetto all'anno precedente - osserva l'Anief - è venuto meno. E ciò a causa del successivo blocco delle assunzioni protratto fino al 2018". "Bisognerà attendere almeno cinque anni per vedere realizzata l'assunzione dei previsti 1.500 docenti ordinari e di altrettanti nuovi ricercatori", ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief secondo il quale "tanto valeva, allora, assumere in ruolo gli 11.851 collaboratori scolastici messi da parte proprio per risparmiare i fondi destinati a fare spazio ai lavoratori socialmente utili e alle cooperative che li gestiscono. Il personale Ata della scuola avrebbe garantito un servizio migliore e anche quella sorveglianza agli alunni che i pulitori esterni non assolvono". (ANSA).

Tecnica della Scuola: Sciopero delle ditte di pulizia esterne, alcune scuole rimangono sporche e chiudono

Orizzonte Scuola: Pulizia nelle scuole, la situazione degenera: partono le denunce ai NAS. In Toscana ci "mettono una pezza"

IMG Press: Istituti sporchi costretti a chiudere: colpa dello Stato che si è affidato alle cooperative

Italpress: Scuola, Anief "Istituti sporchi colpa Stato che si affida a cooperative"

 

Pubblichiamo alcuni articoli sulla percentuale bassissima di insegnanti under 30 in Italia e  sul divario sempre maggiore nel tasso di occupazione tra laureati del nord e del sud.

La Stampa: Anief, solo 0,1% insegnanti ha meno di 30 anni

Asca: Scuola: Anief, 0,1% docenti sono under30. Carrozza apra graduatorie

La voce sociale: La denuncia dell’Anief: solo lo 0,1% dei docenti ha meno di 30 anni, il 60 più di 50

Contro la crisi: Scuola, in Italia giovani completamente assenti dal corpo insegnante

Orizzonte Scuola: In Italia solo lo 0,1% degli insegnanti ha meno di 30 anni, il 60% più di 50. Anief chiede apertura graduatorie ad esaurimento

IMG Press: In Italia solo lo 0,1% degli insegnanti ha meno di 30 anni, il 60 più di 50

Tribuno del popolo: Scuola. L’Italia non è un Paese per giovani

Free news pos: Scuola: Anief, 0,1% docenti sono under30. Carrozza apra graduatorie

Sardinia Post: Scuola: Anief, 0,1% docenti sono under30. Carrozza apra graduatorie

Calabria 24 ore: In Italia solo lo 0,1% degli insegnanti ha meno di 30 anni, il 60% più di 50

Italpress: Scuola, Anief "In Italia solo 0,1% insegnanti ha meno di 30 anni"
ROMA (ITALPRESS) - "L'Italia e' il Paese con meno giovani docenti di tutta l'area Ocse: solamente lo 0,1% dei nostri insegnanti di ruolo ha meno di 30 anni. Mentre il 60% ha piu' di 50 anni, contro una media Ocse del 36%. Se si vuole invertire questo triste doppio primato occorrono interventi urgenti e mirati. Ad iniziare dall'inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento dei circa 11mila nuovi abilitati con il Tfa ordinario, dei 7 mila laureati risultati idonei all'ultimo concorso a cattedra ancora non immessi in ruolo e delle tante migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno si laureano in scienze della formazione primaria. Sono tutti aspiranti docenti, in larga parte giovani e gia' selezionati dallo Stato, ma ai quali oggi non si da' alcuna possibilita' di potere essere stabilizzati. La loro graduale assunzione a tempo indeterminato, invece, svecchierebbe il corpo docente italiano portando nuova linfa a un sistema diventato sempre piu' autoreferenziale". A chiederlo al ministro Carrozza e' l'Anief, dopo che lo stesso ministro ha detto, nel corso dell'intervista rilasciata sabato sera a Fabio Fazio su Rai3, che "si tratta di un tema da affrontare, come si e' iniziato con la stabilizzazione degli insegnanti di sostegno". Il sindacato indica al rappresentante del Governo "quale sarebbe la modalita' immediata per introdurre il provvedimento: il D.L. 151/2013 Milleproroghe, in questi giorni all'esame del Parlamento. Nella parte dell'articolo 6 del decreto, dedicata alla scuola, va aggiunto un emendamento che oltre a prevedere l'inserimento dei nuovi abilitati nelle GaE, preveda anche la riduzione delle graduatorie su tre scaglioni, anziche' cinque, eliminando in tal modo anche quella fascia aggiuntiva reputata incostituzionale prima dal tribunale amministrativo e poi dalla Consulta. Si tratterebbe di un provvedimento, tra l'altro, gia' prodotto nel decreto Milleproroghe del 2012, all'articolo 14".
"E, soprattutto, senza costi - sottolinea l'Anief -: anzi, trasformare questi giovani abilitati in supplenti comporterebbe un sicuro aggravio di spesa per l'erario, visto che i precari della pubblica amministrazione fanno sprecare allo Stato 700 milioni di euro l'anno per effetto della legge 92/2012, che ha introdotto le indennita' AspI e mini-AspI. "Se il tema vuole essere affrontato - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - lo si faccia finalmente con le azioni concrete. E non i con i soliti proclami. A costo di rivedere la questione a 360 gradi. Anche perche' anche su questo fronte i numeri ci dicono che siamo impietosamente indietro rispetto a tutti gli altri: l'Ocse ha detto che nel 2011 nelle scuole secondare italiane di insegnanti sotto i 30 anni non c'era traccia. Ed e' tutto dire che il nostro era l'unico Paese a trovarsi in questo stato". (ITALPRESS).

Uninews 24: Anief: solo 0,1% dei prof. è under 30 

 

Italia a due velocità: al Sud non basta nemmeno più la laurea per trovare lavoro

Corriere dell'Università: – Nord contro Sud: i laureati italiani e il divario incolmabile

Ultim'ora: Anief "Al Sud non basta più la laurea per trovare lavoro"

MNews: Istruzione – È sempre più Italia a due velocità: al Sud non basta nemmeno più la laurea per trovare lavoro

Italpress: Anief "Al Sud non basta più la laurea per trovare lavoro"

Intopic: Anief "Al Sud non basta più la laurea per trovare lavoro"

Pubblichiamo alcuni articoli sulla restituzione degli scatti di anzianità avanzata dal Mef e sul sondaggio on line del Miur per riformare la scuola.

Restituzione scatti

Repubblica: Il pasticcio dei soldi tolti ai prof, scontro nel governo sui 150 euro

La Stampa: "Cari prof, restituite 150 euro". Bufera nel Pd e fra i ministri

Il Manifesto: Saccomanni ai docenti: "Restituite 150 euro"

Il Mattino: Gli scatti ai prof? Li pagano i genitori. "Azzerato il fondo per gessetti e carta igienica"

Agenzia ASCA: Scuola: Anief, ok scatti docenti ma 350mln sottratti a offerta formativa

Leggo: Gli scatti ai prof? Li pagano i genitori. "Azzerato il fondo per gessetti e carta igienica"

Tecnica della Scuola: Il capitolo sugli scatti è chiuso. Anzi no.

Infosannio: Gli scatti ai prof? Li pagano i genitori. “Azzerato il fondo per gessetti e carta igienica”

Controcopertina: Niente prelievo sugli stipendi degli insegnanti: a pagare saranno i… genitori

IMG Press: Scatti docenti salvi, ma sulla pelle di studenti e famiglie: 350 mln verranno sottratti alle attività scolastiche

Essere comunisti: Saccomanni ai docenti: «Restituite 150 euro»

Repubblica: Ora l'esecutivo deve trvare 40 milioni, taglierà l'offerta formativa delle scuole

Il Giornale: L'ultima: chiedono 14 milioni a segretari e bidelli

Il Fatto Quotidiano: "Non è una questione di soldi, così continuano a umiliarci"

Il Manifesto: Letta scatta, docenti salvi

Sardinia Post: Scuola: Anief, ok scatti docenti ma 350mln sottratti a offerta formativa

Orizzonte Scuola: Letta: insegnanti non dovranno restituire 150 euro del 2013. M5 stelle: "con quali fondi?" ANIEF: "taglieranno 350 mln alle scuole". Il commento della Carrozza. Il MIUR sapeva dal 9 dicembre?

Italpress: Scuola, Anief "Scatti docenti salvi, ma su pelle di studenti e famiglie"
ROMA (ITALPRESS) - "La decisione del Governo di non far restituire a 90mila insegnanti i 150 euro degli scatti automatici gia' a loro assegnati rappresenta un passo in avanti, ma non cancella il danno che lo Stato continua a perpetrare nei confronti della scuola pubblica: i 350 milioni di euro necessari a pagare gli aumenti in busta paga dei lavoratori, cosi' come oggi deciso a Palazzo Chigi, verranno infatti prelevati dal fondo per il Miglioramento dell'offerta formativa, che serve a finanziare le attivita' e i progetti a supporto della didattica, in particolare nelle aree a rischio". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. Il sindacato ricorda che "gia' lo scorso anno, sempre per finanziare gli scatti del personale, furono tagliati 340 milioni destinati all'offerta formativa: circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi gia' stanziati per le attivita' a supporto della didattica. Con il conseguente ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole dove la dispersione degli studenti e' alta, delle funzioni strumentali e degli incarichi specifici del personale docente e Ata, dell'attivita' motoria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato".
"Ancora una volta, quindi, per i dirigenti delle 8.400 scuole italiane, alle prese con sempre maggiori problemi di fondi e finanziamenti statali, diventera' sempre piu' frequente doversi affidarsi al buon cuore delle famiglie degli alunni. Anche per comprare materiale scolastico di primaria necessita' – sottolinea l'Anief-Confedir -: come la carta igienica, i gessetti per le lavagne, i toner, l'assistenza per i computer e via dicendo. Come, anche, per l'attivazione dei progetti a sostegno della didattica". "In realta', la decisione di Ministero dell'Economia di riprendersi i soldi riguardanti gli scatti del 2012 – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - comportera' comunque un danno al mondo della scuola. Solo che anziche' produrlo ai lavoratori, si attuera' nei confronti di studenti e famiglie. L'istruzione pubblica, infatti, verra' ulteriormente ridimensionata in termini di performance e servizi. Oltretutto, per realizzare una soluzione provvisoria che non risolve in modo definitivo il problema del blocco degli scatti automatici e delle progressioni di carriera. Al Governo – conclude Pacifico - fanno ormai sempre lo stesso 'gioco': si continua a tirare una coperta, ora da una parte ora dall'altra, che col passare del tempo e' diventata assai corta". (ITALPRESS).

Libero: Trovati i soldi per i docenti, scoppia la grana dei precari

Tecnica della Scuola: Scatti, il problema rimane: i sindacati affilano le armi

 

Sondaggio on line del Miur per riformare la scuola

Ansa: Anief boccia sondaggio on line del Miur per riforma
(ANSA) - ROMA, 7 GEN - "Avviare una Costituente della scuola attraverso la raccolta di pareri, inviati via internet, su quali sono le priorità da individuare per rilanciare l'istruzione è un'operazione inutile e che rischia di sfociare nel qualunquismo". Così Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, giudica l'annuncio del Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, di avviare una fase di consultazione on line, aperta a tutti i cittadini, per poter "fare insieme agli italiani la grande e giusta riforma della scuola italiana". "Quanto prospettato dal Ministro - sostiene Pacifico - somiglia più a un reality show che a un serio progetto di rilancio del sistema scolastico italiano. Pur rispettando il giudizio e il contributo che tutti possono dare, perché - chiede Pacifico - Carrozza non decide di allestire un filo diretto con il milione di docenti che la scuola la vivono tutti i giorni? Perché non convoca le decine di associazioni professionali e sindacali accreditate, attraverso personale anche distaccato, a tutelare i diritti degli utenti e dei lavoratori?". "Elevare l'istruzione del Paese non può essere un'operazione di così bassa portata, ridotta a formulare la 'mediana' di lapidari giudizi espressi da più o meno anonimi cittadini" aggiunge Pacifico secondo il quale se il ministro "non è in grado di individuare, con metodi più coerenti, dove occorra mettere le mani per qualificare il nostro sistema scolastico, a iniziare dalla riduzione degli abbandoni, passando per il problema del reclutamento, per l'azzeramento del precariato, per il rilancio dell'apprendistato e per l'organico funzionale maggiorato per le aree a rischio, allora lo dica. E lasci l'incarico a capo del Ministero". "L'unico modo per evitare di incappare in risultati banali o figli dei luoghi comuni é quello di coinvolgere gli addetti ai lavori e gli esperti di formazione, ascoltando il pensiero di pedagogisti e disciplinaristi" sostiene Pacifico. E conclude: "se veramente Carrozza vuole dare credito ai freddi numeri di un sondaggio allora prepariamoci all'ennesima riforma flop".(ANSA).

IMG Press: Anief boccia il sondaggio on line del Miur per riformare la scuola

AgenParl: Scuola, Anief boccia il sondaggio on line del Miur

Tecnica della Scuola: Anief boccia il sondaggio on line del Miur per riformare la scuola

MNews: Anief boccia il sondaggio on line del Miur per riformare la scuola

Italpress: Scuola, Anief boccia il sondaggio on line del Miur per riformarla
ROMA (ITALPRESS) - "Avviare una Costituente della scuola attraverso la raccolta di pareri, inviati via internet, su quali sono le priorita' da individuare per rilanciare l'istruzione e' un'operazione inutile e che rischia di sfociare nel qualunquismo". Cosi' Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief e segretario organizzativo Confedir, giudica l'annuncio del Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, di avviare una fase di consultazione on line, aperta a tutti i cittadini, per poter "fare insieme agli italiani la grande e giusta riforma della scuola italiana". "Quanto prospettato dal Ministro - sostiene Pacifico – somiglia piu' ad un reality show che ad un serio progetto di rilancio del sistema scolastico italiano. Pur rispettando il giudizio e il contributo che tutti possono dare, perche' Carrozza non decide di allestire un filo diretto con il milione di docenti che la scuola la vivono tutti i giorni? Perche' non convoca le decine di associazioni professionali e sindacali accreditate, attraverso personale anche distaccato, a tutelare i diritti degli utenti e dei lavoratori?". "Elevare l'istruzione del Paese non puo' essere un'operazione di cosi' bassa portata, ridotta a formulare la 'mediana' di lapidari giudizi espressi da piu' o meno anonimi cittadini. Sembra assurdo - continua Pacifico - che un Ministro che ha ricoperto ruoli importanti ed e' stato ai vertici di prestigiosi atenei possa aver 'partorito' un progetto di questo genere. Anche la stampa specializzata la pensa allo stesso modo: se Carrozza non e' in grado di individuare, con metodi piu' coerenti, dove occorra mettere le mani per qualificare il nostro sistema scolastico – ad iniziare dalla riduzione degli abbandoni, passando per il problema del reclutamento, per l'azzeramento del precariato, per il rilancio dell'apprendistato e per l'organico funzionale maggiorato per le aree a rischio - allora lo dica. E lasci l'incarico a capo del Ministero".
"L'unico modo per evitare di incappare in risultati banali o figli dei luoghi comuni - sostiene il sindacalista Anief-Confedir - e' infatti quello di coinvolgere gli addetti ai lavori e gli esperti di formazione, ascoltando il pensiero di pedagogisti e disciplinaristi. Un sondaggio puo' essere utile a misurare il grado di soddisfazione dell'utenza, ma andare oltre ci sembra francamente inopportuno". "Realizzare una riforma sulla base di un metodo cosi' poco scientifico, semplicemente legato al fatto che ognuno puo' dire la sua, e' davvero troppo. Dopo il cambio della politica scolastica a seconda dei voleri del Mef, ci mancavano le scelte cervellotiche del Ministro di turno: se veramente Carrozza vuole dare credito ai freddi numeri di un sondaggio - conclude Pacifico – allora prepariamoci all'ennesima riforma flop". (ITALPRESS).

Dire Giovani: La scuola dei sogni è on line. Sondaggio del MIUR tra gli studenti

Il Giornale del Lazio: - Anief boccia il sondaggio on line del Miur per riformare la scuola

Pubblichiamo alcuni articoli sulla sentenza Tar sulla soglia 35 alle preselezione del concorso a cattedra e sui costi per lo Stato della mancata assunzione di 250 mila precari.

Per il TAR Lazio la soglia di 35/50 alle preselezioni del concorso a cattedra è illegittima

Ansa: Scuola: Tar Lazio annulla parte bando reclutamento docenti
Anief,avevamo ragione ora aperta strada a oltre 6.500 ricorrenti
(ANSA) - ROMA, 11 GEN - E' annullato il bando per il reclutamento del personale docente delle scuole dell'infanzia, primaria e secondaria, nella parte in cui ha stabilito l'ammissione alla prova scritta solo dei candidati che hanno conseguito un punteggio non inferiore a 35/50. Lo ha deciso la III sezione bis del Tar del Lazio, presieduta da Massimo Luciano Calveri, accogliendo ricorsi proposti complessivamente da 72 persone per contestare il decreto di indizione dei concorsi emanato dal Ministero dell'Istruzione nel 24 settembre 2012. I ricorrenti erano tutte persone che hanno partecipato alle prove preselettive del concorso, superate con un punteggio superiore o uguale ai 30/50. Impugnavano l'esito del concorso, deducendo l'illegittimità della norma del bando che prevede il superamento della prova con un punteggio minimo di 35/50. Il Tar ha accolto i ricorsi, condividendo le censure proposte "proprio alla luce dell'osservazione – si legge nelle sentenze – che la prova preselettive non è volta a saggiare le conoscenze dei candidati, avendo come fine quello di sfoltire la platea degli stessi". Proprio per questo "ben diversa sarebbe dovuta essere la modalità di valutazione dei test – scrivono i giudici – potendo limitarsi l'Amministrazione a stabilire una soglia minima di quesiti superati al fine di ammettere i candidati che si fossero avvicinati o avessero superato detta soglia, come peraltro viene effettuato in molte procedure concorsuali, dove essa non concorre a formare il punteggio finale del candidato". L'effetto è l'annullamento della parte del bando che ha previsto una soglia alta per il superamento delle prove preselettive, nonché nella parte in cui non include i ricorrenti. "Ancora una volta avevano ragione – commenta l'Anief – La nostra denuncia si è dimostrata fondata. Queste prime sentenze riguardano due ricorsi seguiti da privati e, di fatto, aprono la strada agli altri undici ricorsi (per un totale di oltre 6.500 ricorrenti) patrocinati dal nostro avvocato Irene Lo Bue che saranno discussi il prossimo 3 aprile 2014". Per Marcello Pacifico, presidente dell'Anief e segretario di Confedir, "si tratta dell'ennesima conferma della tutela giudiziaria che il nostro impianto costituzionale riserva ai cittadini contro bandi di concorso scritti male e ingiusti. Sempre nei prossimi mesi saranno discussi in udienza pubblica gli altri ricorsi del sindacato, già vittoriosi in sede cautelare, contro gli altri punti del bando di concorso censurati". (ANSA).

Tecnica della Scuola: Concorso a cattedra, per passare le preselezioni bastava prendere 30/50

Italpress: Scuola, Tar Lazio scioglie riserva soglia 35/50 a preselettive concorso
ROMA (ITALPRESS) - L'Anief esprime soddisfazione dopo che, a conclusione delle prove concorsuali in quasi tutte le Regioni, il Tar del Lazio ha sciolto la riserva per quei ricorrenti ammessi agli scritti dopo aver fatto ricorso avverso l'esclusione perche' avevano conseguito un voto tra 30 e 34, quindi sotto la soglia di 35 scelta dal ministro Profumo, al termine di una prova preselettiva contestatissima. Per Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario Confedir, "si tratta dell'ennesima conferma della tutela giudiziaria che il nostro impianto costituzionale riserva ai cittadini contro bandi di concorso scritti male e ingiusti. Sempre nei prossimi mesi - conclude Pacifico – saranno discussi in udienza pubblica gli altri ricorsi del sindacato, gia' vittoriosi in sede cautelare, contro gli altri punti del bando di concorso censurati". Queste prime sentenze riguardano due ricorsi seguiti da privati e, di fatto, aprono la strada agli altri undici ricorsi (per un totale di oltre 6.500 ricorrenti) patrocinati dall'Anief, che saranno discussi il 3 aprile 2014 e che ottennero per prime, esattamente un anno fa, le ordinanze cautelari di ammissione con riserva. (ITALPRESS).

Italia Oggi: Concorsone, ammessi i prof con 30/50 ai test preselettivi

 

La mancata assunzione di 250mila precari costa allo Stato oltre 700 milioni

Asca: P.A.: Anief, mancata assunzione 250mila precari costa a Stato 750mln

IMG Press: La mancata assunzione dei 250mila precari costa allo Stato 700 milioni di euro l’anno

Wall Stree Italia: P.a.: Anief, Mancata Assunzione 250mila Precari Costa A Stato 750mln

Free news pos: P.A.: Anief, mancata assunzione 250mila precari costa a Stato 750mln

Yahoo: P.A.: Anief, mancata assunzione 250mila precari costa a Stato 750mln

Italpress: P.A., Anief "Mancata assunzione precari costa allo stato 700 mln l'anno"
ROMA (ITALPRESS) - Si parla tanto di spending review e di spesa pubblica eccessiva. Per questo il Governo starebbe preparando altri tagli. Ma farebbe bene a guardare anche agli sprechi. Come quello che da un paio di anni le amministrazioni statali attuano per mantenere in vita il proprio "esercito" di 250 mila dipendenti precari. Secondo l'ufficio studi dell'Anief, la loro assunzione in ruolo permetterebbe un risparmio annuo immediato di almeno 750 milioni di euro l'anno: basterebbe che lo Stato italiano decidesse finalmente di assumerli a tempo indeterminato, mettendo cosi' anche la parola fine alle procedure di infrazione attivate dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia per l'abuso di contratti a tempo determinato. L'esborso si deve a una normativa relativamente recente, contenuta nella Legge 92 del 2012, che solo per il personale non di ruolo prevede un versamento ulteriore all'Inps, in proporzione allo stipendio, come conseguenza di due nuove indennita' (ASpI e mini-ASpI) finalizzate a finanziare un "tesoretto" utile a indennizzare i lavoratori subordinati che, loro malgrado, dovessero rimanere disoccupati: in media, per il personale della scuola si tratta di circa 2.500 euro l'anno che lo Stato deve pagare in piu'. Una sorta di tassa sulla precarieta', che lo stesso "datore di lavoro" ha deciso di non estirpare. Ora, essendo diventati oltre 140 mila i supplenti annuali della scuola, con contratto sino al 30 giugno o al 31 agosto (dati Ragioneria dello Stato, attraverso il Conto annuale, pubblicati appena qualche giorno fa), il salasso che lo Stato e' chiamato a pagare ogni anno per loro e' di ben 350 mila euro.
"Ma negli altri comparti della pubblica amministrazione - sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - ci sono altri 110 mila precari con almeno tre anni di servizio svolto: 30 mila nella sanita' e quasi 80mila tra ministeri vari, enti locali e regioni. Considerando che gli stipendi medi della scuola sono inferiori a quelli percepiti negli altri apparati pubblici, vanno considerati come inutilmente spesi almeno altri 350 milioni di euro l'anno. Sempre per la doppia indennita', AspI e mini-AspI, riservata a dipendenti non di ruolo. Viene da chiedersi - incalza il sindacalista - quale vantaggio puo' avere il nostro Stato nel continuare a mantenere una posizione sbagliata sull'assunzione definitiva dei 250mila precari dell'amministrazione pubblica". L'Anief ricorda, inoltre, che all'inutile esborso di 700 milioni di euro annui va aggiunto il rimborso economico che il Paese potrebbe essere chiamato a saldare per l'abuso di ricorso al precariato. Tanto e' vero che, oltre alle procedure di infrazione avviate ormai da tempo, il 12 dicembre scorso la Corte di Giustizia Europea con due provvedimenti coordinati ha bocciato senza appello la legislazione italiana in materia di negazione delle tutele effettive contro gli abusi nell'utilizzazione dei contratti a tempo determinato alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. Con le ordinanze Carratu' e Papalia ha indicato allo Stato italiano la necessita' impellente di rivedere le norme e la prassi in materia. Ma i rilievi della Commissione Ue sul tema sono continui. Pochi giorni prima, a novembre, Bruxelles aveva ricordato al governo italiano che tanti suoi dipendenti continuano ad essere "impiegati con contratti a termine ma 'continuativi', per molti anni", lasciati "in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri". E questa situazione "e' contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato". Senza dimenticare che con l'ordinanza n. 207/13, la Corte Costituzionale ha rinviato alla stessa Corte di Giustizia europea la questione sulla compatibilita' della normativa italiana con la direttiva comunitaria, sempre sulla reiterazione dei contratti a termine e sul mancato risarcimento del danno per docenti e Ata precari della scuola con almeno 36 mesi di servizio. "Se la Corte di Giustizia di Lussemburgo dovesse condannare l'Italia - ricorda Pacifico - per le casse statali sarebbero guai ancora piu' seri: la Corte, infatti, potrebbe condannare il nostro Paese a pagare fino a 8 milioni di euro per ogni singolo caso esaminato. In tal caso sarebbe ancora piu' evidente che sui contratti a termine la pubblica amministrazione italiana e' il primo 'attore' che tradisce la normativa comunitaria in materia. Non a caso i pubblici dipendenti di ruolo sono scesi in pochi anni da 3 milioni e mezzo a poco piu' di 3 milioni. Peccato che non si servito a nulla, visto che l'indebitamento statale nello stesso periodo si e' alzato di 10 punti". (ITALPRESS).

 

Pubblichiamo alcuni articoli sulla minaccia di sospensione delle immissioni in ruolo su sostegno programmate e sul ritardo per le iscrizioni al nuovo anno scolastico.

Bluff sulle immissioni in ruolo su sostegno

Repubblica: Scuola, polemica su 27mila insegnanti di sostegno. I 5S: Mef li blocca. La replica: "Falso, noi favorevoli"

Ansa: Scuola: disinnescata mina prof sostegno, sblocco assunzioni

Superabile: Sostegno scolastico, stop alle nuove assunzioni di 27mila insegnanti

Leonardo: Assunzione insegnanti precari: in sospeso l’assunzione dei 27.000 prof. di sostegno

Il Sussidiario: Scuola - scoppia il caso dei 27mila insegnanti di sostegno da assumere

Tiscali: Scuola, disinnescata mina insegnanti di sostegno: sbloccate le assunzioni

Blitz Quotidiano: Scuola, 27mila insegnanti di sostegno. Ma l’assunzione è congelata

Tecnica della Scuola: Sostegno, è allarme assunzioni. Ma il Mef smentisce

Tecnica della Scuola: Assunzioni 4.447 prof di sostegno, Saccomanni firmerà nelle prossime ore

IMG Press: Bluff sui docenti di sostegno, il MEF si mette di traverso sulle assunzioni stabilite per legge

Italpress: Scuola, Anief "Bluff docenti sostegno, Mef di traverso su assunzioni"
ROMA (ITALPRESS) - "Dopo gli scatti automatici, le indennita' al personale Ata e ai dirigenti scolastici, anche le immissioni in ruolo dei docenti di sostegno rischiano di trasformarsi in una telenovela. Sempre per volere dello stesso 'protagonista': il ministero dell'Economia. La decisione del Governo di assumere 26.684 insegnanti di sostegno in un triennio - 4.447 nell'anno in corso, 13.342 nell'a.s. 2014/15 e 8.895 nel 2015/16 - si starebbe infatti infrangendo contro il volere del Mef". Lo afferma in una nota l'Anief. "Vanificando, in tal modo, quanto stabilito dal decreto 104 'La Scuola riparte', convertito nella Legge n. 128 dell'8 novembre 2013, con cui si e' stabilito l'incremento dal 70% all'80% dell'organico di diritto di riferimento, il 2006/07 - prosegue il sindacato -. A denunciarlo e' l'onorevole Luigi Gallo, del Movimento 5 Stelle, che sulla sua pagina Facebook ha pubblicato un intervento dal titolo 'I numeri fasulli delle assunzioni nella scuola. Il Ministro dell'Economia non firma il decreto'. Secondo quanto riferisce l'onorevole Gallo, riportato nelle ultime ore anche dalla stampa specializzata, il Ministero dell'Economia e la Ragioneria generale dello Stato 'disconoscono i 26.684 docenti di sostegno previsti dal decreto'. A rischio sarebbe, nell'immediato, la prima tranche di assunzioni: i 4.447 di quest'anno. Ma anche le rimanenti 22mila del prossimo biennio. E una parte delle 69mila assunzioni di docenti di disciplina e delle 16mila immissioni in ruolo del personale Ata: la causa va trovata principalmente nella riforma delle pensioni, che ha ridotto il turn over. Lasciando in servizio sempre piu' docenti italiani con i capelli bianchi, gia' oggi tra i piu' vecchi al mondo".
"Se dovesse verificarsi quanto denuncia oggi il deputato del M5S, che sul pericolo delle mancate assunzioni ha 'preparato un atto ispettivo per avere chiarezza prima che sia troppo tardi', il mondo della scuola si ritroverebbe davanti all'ennesima beffa - sottolinea l'Anief -: anziche' dare seguito al potenziamento del corpo insegnante specializzato nel sostegno, poiche' negli ultimi 10 anni il numero di alunni disabili e' raddoppiato, passando da 110mila a 222 mila unita', si persevera nel mantenere in vita la politica dei calcoli ragionieristici a vantaggio dello Stato. A discapito dei cittadini piu' deboli". "In realta', la direttiva 1999/70/CE puo' giustificare le supplenze sul sostegno soltanto se i posti non sono vacanti e disponibili, ma se deve essere rispettato il rapporto medio di 1 a 2 tra insegnanti ed alunni e' evidente che il fabbisogno naturale dei docenti di sostegno deve essere almeno di 100 mila unita' in organico di diritto - spiega il sindacato -. Ogni diversa soluzione alimenterebbe il contenzioso delle famiglie per l'assegnazione del docente di sostegno e degli insegnanti per la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato e l'assegnazione della domanda risarcitoria". Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, "anziche' calpestare il diritto allo studio dei disabili con dei meri calcoli di ragioneria statale, il Governo dovrebbe rompere gli indugi e collocare tutti i 110mila posti di sostegno nell'organico di diritto. Varando, parallelamente, 50mila assunzioni su posti vacanti e un piano di inserimento degli alunni disabili nel mondo del lavoro al termine del percorso formativo. E procedere, naturalmente, alle oltre 26mila assunzioni programmate. Non bastava - continua Pacifico - la programmazione delle assunzioni dimezzata. A cui si e' aggiunta la pessima distribuzione delle cattedre a livello regionale, con diverse regioni del Sud danneggiate". (ITALPRESS).

Tuttoscuola: Smentita dal Mef la notizia del blocco delle assunzioni di sostegno

Il Fatto Quotidiano: Scuola, congelati i 26mila nuovi insegnanti di sostegno. Riparte il rimpallo tra ministeri

Corriere dell'Università: Sospese le assunzioni di 27 mila docenti di sostegno previste dal decreto scuola

La Voce sociale: Scuola, Anief: ennesima beffa sugli insegnanti di sostegno

Il Giornale del Lazio: Scuola – Bluff sui docenti di sostegno, il MEF si mette di traverso sulle assunzioni stabilite per legge

 

Iscrizioni al nuovo anno in alto mare

Il Messaggero: Scuola, iscrizioni on line al via dal 3 febbraio

Asca: Scuola: iscrizioni nuovo anno in alto mare. 1,5mln di alunni in attesa

Ansa: Scuola: da 3 febbraio partono iscrizioni per prossimo anno
Ministero a presidi, non selezionate con test di valutazione
(ANSA) - ROMA, 10 GEN - Dal 3 al 28 febbraio. Sono stati stabiliti, con una circolare del ministero dell'Istruzione emanata oggi, i tempi per le iscrizioni al prossimo anno scolastico (2014-2015) che interessano le classi prime di elementari, medie e superiori e che anche quest'anno dovranno essere fatte on line. Sono escluse da questa modalità le scuole dell'infanzia per le quali rimane in vigore la procedura cartacea mentre per le scuole paritarie non c'è l' obbligo di adesione alla procedura informatizzata. In caso di genitori separati o divorziati con affidamento non congiunto, la domanda di iscrizione presentata on line dovrà essere perfezionata presso la scuola entro l'avvio del nuovo anno scolastico. Il provvedimento era pronto da settimane ma viale Trastevere ha aspettato che tutte le regioni completassero il dimensionamento della rete scolastica per il prossimo anno ed é per questo motivo - sottolinea l'Anief - che la data di inizio e' stata posticipata, di una decina di giorni rispetto allo scorso anno. Le novità di quest'anno sono che una settimana prima del 'calcio d'inizio', dal 27 gennaio dunque, le famiglie potranno registrarsi sul sito dedicato del Miur e che é stato facilitato - assicura viale Trastevere - il processo di recupero delle password e del nome utente in caso di smarrimento. Per le famiglie prive di computer o in difficoltà con la tecnologia le scuole destinatarie delle domande offriranno un servizio di supporto e, se necessario, anche le scuole di provenienza offriranno un aiuto. Inutile affannarsi per sbaragliare la concorrenza: non é infatti previsto che le domande arrivate per prime siano accolte con priorità dalle scuole. In previsione di richieste di iscrizione in eccedenza, la scuola definisce criteri di precedenza nella ammissione come, ad esempio, la vicinanza della residenza dell'alunno alla scuola o particolari impegni lavorativi dei genitori. L'eventuale adozione del criterio dell'estrazione a sorte rappresenta - avverte il ministero - l'estrema "ratio" ed é da evitare il ricorso ad eventuali test di valutazione come metodo di selezione delle domande nei corsi sperimentali. Il sistema 'Iscrizioni on line' avviserà le famiglie in tempo reale, via posta elettronica, dell'avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. Le famiglie, inoltre, potranno in ogni momento seguire l'iter della domanda inoltrata. Una nuova funzione consente anche l'iscrizione degli alunni stranieri sprovvisti di codice fiscale attraverso la generazione di un codice provvisorio. Lo scorso anno il 70% delle famiglie ha iscritto i propri figli da casa, 1.000 scuole paritarie hanno aderito nonostante non fosse obbligatorio e la nuova modalità on line - ricorda il Miur - ha consentito di risparmiare 5 milioni di fogli e 84 mila ore di lavoro delle segreterie. (ANSA).

Sardinia Post: Scuola: iscrizioni nuovo anno in alto mare. 1,5mln di alunni in attesa

Italpress: Scuola, Anief "Per 1.5 mln alunni scelta istituto slitta di un mese
ROMA (ITALPRESS) - "Altro che procedura da avviare in anticipo: circa un milione e mezzo di alunni, oggi iscritti alla quinta classe primaria e alla terza media, dovranno attendere almeno i primi di febbraio per poter scegliere il nuovo istituto a cui iscriversi il prossimo anno scolastico. Al contrario di quanto aveva fatto intendere il Ministero dell'Istruzione appena qualche settimana fa, annunciando una conclusione anticipata delle operazioni rispetto alle consuete scadenze di inizio febbraio, oggi la stampa specializzata ha rivelato che 'a conti fatti si entrera' nel vivo non prima del 4-5 febbraio e, dovendo lasciare alle famiglie un certo periodo di tempo per effettuare l'iscrizione, la conclusione di tutta la procedura e' prevista, a questo punto, per la fine di febbraio nella migliore delle ipotesi'". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "Il ritardo e' dovuto al fatto che la procedura informatica centralizzata delle operazioni, a livello ministeriale, prevede che tutte le regioni debbano avere completato il proprio piano di dimensionamento. E anche se la scadenza era stata fissata al 31 dicembre, 'pochi giorni fa mancavano ancora all'appello 5 regioni: Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania'. E cosi' anche nelle regioni in cui il piano era stato approvato in tempo, in certi casi anche prima delle vacanze di Natale, bisognera' attendere che quelle in ritardo presentino finalmente il nuovo elenco di scuole - sottolinea il sindacato -. Stavolta pero' il Miur non ha colpe. Attraverso la nota prot. n. 3 del 7 gennaio 2014 il Ministero ha predisposto tutte le operazioni propedeutiche all'iscrizione degli alunni al prossimo anno scolastico: le scuole avranno tempo fino al 24 di questo mese per personalizzare i moduli di iscrizione disponibili nel sito ministeriale. Successivamente, tra il 27 e il 31 gennaio, gli uffici di Viale Trastevere dovranno verificare che i moduli siano corretti e, in caso contrario, modificarli. Solo dopo le famiglie potranno registrarsi".
"E successivamente, entro la prima decade di febbraio, se va bene, potranno avere inizio le vere iscrizioni on line. L'incombenza riguarda, tra l'altro, solo gli alunni che escono da primarie e medie statali: negli istituti paritari la scelta di adottare le iscrizioni via internet rimane facoltativa. Mentre per le scuole d'infanzia la domanda continuera' a essere cartacea", prosegue
l'Anief. "Il vero problema - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - e' che nel 2013 e' clamorosamente naufragato l'accordo in Conferenza Stato-Regioni per stabilire i nuovi parametri minimi per mantenere in vita gli istituti. Ma siccome il comma 5 dell'art. 19 della Legge n.111 del 2011, quello che prevedeva l'innalzamento sensibile del numero di alunni per istituto, e' decaduto (perche' aveva efficacia solo fino all'anno scolastico in corso) non bisognava fare altro che tornare ai vecchi parametri numerici minimi: 600 alunni nelle aree urbane e 400 alunni in quelle montane. Come, del resto, stabilito dalla Corte Costituzionale attraverso la sentenza n. 147 del 2012". "Le regioni quindi - continua il sindacalista Anief-Confedir - farebbero bene a utilizzare questo periodo per pubblicare un piano di dimensionamento adeguato alla normativa vigente. E non alle imposizioni dell'amministrazione centrale. Mostrino coraggio, ripristinando, da subito, le 2 mila scuole autonome soppresse negli ultimi due anni a seguito della Legge 111 del 2011. Altrimenti le iscrizioni non si concretizzeranno solo in ritardo. Ma anche in modo illegittimo". (ITALPRESS).

 

Il Mattino di Sicilia - Dipendenti pubblici, la Corte di giustizia europea apre le porte a 250mila precari italiani che potrebbero essere tutti stabilizzati

In Abruzzo  - L’Europa boccia l’Italia sul precariato

IMGpress - Dipendenti pubblici, la Corte di giustizia europea apre le porte a 250mila precari italiani che potrebbero essere tutti stabilizzati

Il bloggatore - Dipendenti pubblici, la Corte di giustizia europea apre le porte a 250mila precari italiani che potrebbero essere tutti stabilizzati

Newson 24 - Dipendenti pubblici, la Corte di giustizia europea apre le porte a 250mila precari italiani che potrebbero essere tutti stabilizzati

Il Manifesto: Corte Ue, il precariato è illegittimo

MNews: Dipendenti pubblici – La Corte di Giustizia Europea ritiene illegittima la normativa italiana sui precari

Il Giornale: "Troppi precari", l'Europa mette in crisi il governo

Essere comunisti: L’Europa boccia l’Italia sul precariato

Lavoro fisco: Cgue e 250mila precari della P.A.: dopo 36 mesi il contratto dev’essere convertito ad indeterminato

 

Italpress

P.A.:ANIEF "PER CORTE UE ILLEGITTIMA NORMATIVA ITALIANA SU PRECARI"

ROMA (ITALPRESS) - "E' ancora emergenza precariato:

il Governo deve trovare le risorse per sbloccare il turn-over e procedere

 a un massiccio piano di immissioni in ruolo nella pubblica

amministrazione a partire proprio dalla scuola. I 67.000 posti

previsti dall'ultima legge che ha convertito il decreto legge n.

104/13 per il prossimo triennio non coprono neanche i

pensionamenti mentre altri 138.000 sono stati assunti a tempo

determinato quest'anno per far funzionare le scuole". Lo afferma

in una nota l'Anief-Confedir, che prosegue: "L'Italia non rispetta

le norme comunitarie sui dipendenti pubblici a tempo determinato.

E deve prepararsi ad assumere i 250mila precari con contratti a

termine che operano nella pubblica amministrazione - stima fornita

di recente dallo stesso ministro della Pubblica amministrazione e

semplificazione, Gianpiero D'Alia, nel corso di un'audizione alla

Camera -, di cui circa 133 mila nella scuola, 30 mila nella

sanita' e 70-80 mila tra Regioni ed Enti locali: a confermarlo e'

la Corte di Giustizia Europea, che con due provvedimenti

coordinati, del 12 dicembre scorso, ha bocciato senza appello la

legislazione italiana in materia di negazione delle tutele

effettive contro gli abusi nell'utilizzazione dei contratti a

tempo determinato alle dipendenze di pubbliche amministrazioni".

Secondo il sindacato "si tratta di due sentenze che indicano

chiaramente allo Stato italiano la necessita' impellente di

rivedere le norme e la prassi in materia. Con la prima ordinanza,

la 'Carratu'', la Corte di Lussemburgo ha bocciato la sanzione

introdotta dall'art.32, comma 5, della legge n. 183/2010 con

effetti retroattivi sui processi in corso di Poste italiane:

confermando la tesi del Tribunale di Napoli, la Corte dell'UE

sostiene che Poste e' Stato e non un'impresa privata. E che allo

Stato si applica soltanto il decreto legislativo n.368 del 2001 e

non le norme successive approvate 'abilmente' dal legislatore

italiano per aggirare la sua adozione".

"Allo stesso modo, con la seconda ordinanza, la 'Papalia', la

Corte Europea si e' espressa sulla questione sollevata dal

Tribunale di Aosta di compatibilita' comunitaria dell'art. 36,

comma 5, D.Lgs. n.165/2001, norma dichiarata in palese contrasto

con la direttiva 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato -

sottolinea l'Anief -: per i giudici europei, dunque, il decreto

italiano n.165/2001 rende estremamente difficile o addirittura

impossibile al lavoratore la prova del risarcimento del danno

senza costituzione del rapporto. Di conseguenza non e' misura

idonea a prevenire gli abusi nella successione dei contratti a

termine nel pubblico impiego".

"La sentenza 'Papalia' riguarda il Comune di Aosta, ma puo' per

analogia essere sicuramente estesa a tutto il territorio nazionale

- sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario

organizzativo Confedir - semplicemente perche' il caso esaminato

e' equiparabile a quello dei 250 mila dipendenti 'storici' della

pubblica amministrazione che hanno gia' svolto almeno 36 mesi di

servizio. Ad iniziare dalla scuola, dove soltanto per l'ordnario

funzionamento per quest'anno sono stati assunti a tempo

determinato almeno 137 mila supplenti".

Il sindacalista Anief-Confedir, inoltre, ricorda che "nella scorsa

estate il Governo italiano, proprio per rispondere alle pressioni

dell'UE sulla necessita' di interrompere l'abuso di utilizzo del

precariato nella PA, dopo aver vietato la stabilizzazione dei

precari della scuola e della sanita' per legge - tanto da essere

nuovamente chiamato in giudizio alla corte europea di Lussemburgo

- ha dato la possibilita' alle amministrazioni pubbliche di

bandire concorsi con riserva di posti (massimo il 50%) per chi,

alla data di pubblicazione del bando, abbia maturato almeno tre

anni di contratti a termine negli ultimi dieci anni. Ma si tratta

di un tentativo del tutto inutile di sfuggire alle perentorie

regole comunitarie, perche' e' destinato ad infrangersi di fronte

alle espressioni dei tribunali di giustizia. I quali stanno

ripetutamente confermando che le ragioni finanziarie non possono

essere assunte come giustificazioni per aggirare le norme

sovranazionali".

(ITALPRESS).

sat/com

05-Gen-14 15:15

 www.scuolaoggi.org - 04/01/2014
“Il M.O.F. salva-scatti ovvero la fine della contrattazione?”
░ Una ricostruzione precisa e consequenziale. Di Pippo Frisone.
Ci risiamo. Il pasticcio era nell'aria prima di Natale, complici tutte le leggi che si sono accanite negli ultimi tre anni sul pubblico impiego. Il governo Letta, come il suo predecessore Monti non avevano messo in bilancio un solo euro a copertura degli automatismi di anzianità del personale della scuola. Mentre per la copertura del 2010 si era intervenuto con un apposito Decreto Interministeriale, per il 2011 col governo Monti si erano prelevati i fondi dalle risorse contrattuali destinale al MOF (Miglioramento dell'offerta formativa, di cui il Fondo d'Istituto è la parte più preponderante) con un'intesa apposita, siglata il 13.3.2013. La CGIL fu l'unica a non firmare quell'accordo, un pericoloso precedente ma che consentì comunque di pagare gli scatti di anzianità maturati nel 2011. Tuttavia rimaneva sullo sfondo il DL del 2010 voluto da Tremonti che bloccava i contratti nel P.I.e gli automatismi di anzianità fino al 31.12.2013, decreto poi ritoccato con la legge n.111 del 2011 che delegava a un apposito DPR la possibilità d'intervenire sui blocchi in atto. In assenza di tale regolamento il personale della scuola che aveva maturato nel corso del 2013 gli scatti d'anzianità maturati pur se con un anno di ritardo, stante la non validità del 2012, aveva percepito come diritto acquisito quanto dovuto o a gennaio 2013 o a settembre 2013. Col DPR n.122 del 4.9.2013 il governo Letta interviene disponendo la proroga a tutto il 2013 del blocco voluto da Tremonti, relativo ai contratti e agli automatismi stipendiali del personale della scuola. Con successiva nota NoiPa n.157 del 27.12.13 il Tesoro dava disposizione di restituire in comode rate mensili da €150 fino a concorrenza degli scatti percepiti legittimamente dai lavoratori. E tutto ciò a trattative sindacali ancora aperte con l'Aran e quel che è peggio è il carattere retroattivo delle norme, in aperta violazione dell'art.3 della L.212/00 sui diritti del contribuente. La cosa più sconvolgente è che in presenza di un accordo sulla copertura del 2012, il governo dovrebbe poi tornare a restituire il maltolto! Nelle intenzioni di NoiPa si parte con le trattenute dal mese di gennaio 2014, salvo improbabili ripensamenti da parte del Governo. Tutto si gioca ancora una volta attorno al MOF, perché è l'unico salvadanaio a portata di mano.
Vale a dire che i 350milioni che serviranno per coprire gli scatti del 2012, come è avvenuto per il 2011, è lì che si tenterà di prelevarli.
Con buona pace della contrattazione d'istituto che a quel punto risulterà, se non proprio azzerata, più che dimezzata…

www.larepubblica.it - 05/01/2014
“Lancio un referendum sul web; adesso diteci che scuola volete”
░ La Ministro Carrozza risponde a una intervista sulla Costituente della scuola. Aprirà un dibattito in tutto il Paese. E’ questo il compito dei ministri ? O, al contrario, sarebbe compito dei ministri presentare al Paese proposte di soluzione ai problemi e ottenere il consenso per esse ?
«Vorrei capire, confesso che su alcuni temi non so come gli italiani la pensino. La valutazione, per esempio. I genitori vogliono che le scuole frequentate dai loro figli siano valutate secondo standard internazionali? E con le scuole, gli insegnanti? O ritengono la valutazione una violazione della privacy, un metodo poco significativo? E l’autonomia scolastica è un bene, un’opportunità, un disastro? Da ministro ho le mie idee, ma se non capisco quelle del Paese non posso elaborare l’ultima riforma della riforma della riforma. Vorrei fare insieme agli italiani la grande e giusta riforma della scuola italiana.
Ci siamo messi al lavoro subito dopo Natale, in queste ore stiamo scegliendo i dieci temi cardine. Invieremo il questionario e chiunque, fino a maggio, potrà intervenire: risposte sul sito del ministero che resteranno anonime. A giugno renderemo pubblici i risultati, a settembre diremo quali indicazioni il ministero ha recepito… La scuola italiana è fortemente centralizzata, ma il funzionamento dei singoli istituti dipende dai singoli presidi. Se sono capaci, le loro scuole funzionano. È così, ma non saprei dire perché: le consultazioni mi aiuteranno».
Domanda. Ha letto che abbiamo gli adolescenti più pigri d’Europa? Ultimi in Europa per pratica sportiva. «Ho intenzione di dirottare fondi UE. So quanto serve, … sono stata una buona praticante: sci, tennis, basket».
Domanda. Perché le scuole italiane non sono quasi mai aperte il pomeriggio e in estate? «Sono molto favorevole all’apertura prolungata, ma il punto è il solito: trovare i soldi. Si può pensare ad aperture senza costi con affidamenti, per sport e cultura, a soggetti esterni».
Domanda. In Italia, e forse solo in Italia, si tengono aperte per 15 anni graduatorie per le classifiche degli insegnanti che devono entrare in cattedra. L’ex ministro Profumò annunciò pulizia di queste graduatorie: c’è chi si è sistemato altrove, chi non vuole più fare l’insegnante.
«Profumo aveva ragione ma il lavoro non si è fatto.Dobbiamo riprenderlo».
Domanda. Gli istituti tecnici superiori, gli Its riservati a chi ha un diploma tecnico e vuole aggiungere 2 anni di alta specializzazione, sono stati un successo: il 59 per dei diplomati ha trovato subito un lavoro.
«Vogliamo estenderli. Le autorizzazioni spettano alle Regioni ma penso che l’anno prossimo nasceranno una quindicina di Its, specie in Toscana e Lombardia. Gli istituti tecnici e professionali, superiori e no, riguardano il 40% degli studenti e durante il semestre europeo a guida italiana l’istruzione professionale sarà al centro del dibattito».
Domanda. Non c’è troppo poca storia dell’arte negli orari scolastici?
«Sì, e noi faremo un investimento sulla storia dell’arte …. I due semestri Ue, Grecia e poi Italia, rilanceranno la cultura umanistica».
Domanda. Alla fine che cosa manca alla scuola italiana? «La diffusione del digitale e un investimento su laboratori, biblioteche, palestre».
Domanda. L’università continua a perdere finanziamenti: 6,2 miliardi contro i 6,5 del 2012. «Sono tagli del governo Monti. Nel 2014 porteremo a casa 191 milioni e cambieremo il modo di distribuire le risorse. Finanziamento generale, premi, assunzioni vanno fatti a inizio a.a.».
Domanda. Il segretario del Pd, Renzi, sostiene che metà delle università italiane devono essere cancellate, servono solo ai baroni. «Io credo che non si debba cancellarne neppure una: oggi laureiamo pochi giovani. Agli atenei che usano male i soldi, fanno poca ricerca e non richiamano i professori migliori, il ministero deve togliere autonomia».
Domanda. Finanzierà ancora le università tematiche non statali? «Certo. Scienze gastronomiche di Pollenzo è stato un successo e vedrei con favore università tematiche destinate allo studio energetico e biomedicina»….

l’Unità - 06/01/2014
“La letterina alla Befana del ministro Carrozza”
░ Ancora sulla consultazione prospettata dalla ministro Carrozza.
Leggere l’ennesima intervista di un ministro della Istruzione con l’ennesima promessa di cambiamento affidata, pensate un po’, ad uno strumento democratico per eccellenza, il referendum, potrebbe sembrare aprire il cuore alla speranza… con l’ennesima mirabolante promessa. Una consultazione estesa a tutto il mondo per capire come la pensa il mondo sulla scuola ed i suoi bisogni. Maria Chiara Carrozza, ministro dell’istruzione, evidentemente non legge “Profumo di scuola”. E fin qua niente male perché non è obbligata a farlo… Nella intervista rilasciata a Corrado Zunino, in cui, con immenso candore se di quello si tratta, la Carrozza confessa:” Vorrei capire, confesso che su alcuni temi non so come gli italiani la pensino “Da ministro ho le mie idee, ma se non capisco quelle del paese non posso elaborare l’ultima riforma della riforma della riforma”. E no caro ministro. Perché i Profumi di scuola , gli articoli ad esempio di Vertecchi solo per citare l‘Unità, le tante rubriche e i “prodotti editoriali” simili, mica li scriviamo con la fantasia. Mica li scriviamo da Marte. Mica li scriviamo ignorando quello che le persone di scuola e coinvolte con la scuola dicono e pensano e fanno da tempo. Le lettere ai quotidiani, ancorché non inviate al Quirinale, ogni tanto, ma solo ogni tanto, dei guasti e dei problemi della scuola parlano. Nemmeno quindici giorni fa lei ha fatto una incursione pesante, da ministro, su l’autonomia didattica dei docenti (gli unici curiosamente assenti nell’intervista…) con la storia dei compiti a casa. Come le è stato giustamente rimproverato persino da miti pedagogisti poco inclini al dalli al Ministro lei può farci conoscere, sul tema, la sua opinione di privata cittadina ma non può dare una indicazione di quel genere alla faccia dell’art. 33 della Costituzione. Perché per fare le riforme servono i soldi ma per ridare credibilità alla scuola e a chi, quotidianamente, la fa non servono le interviste e le boutades a cui ci hanno abituato i suoi predecessori da Profumo alla Gelmini. … Oggi, dopo nemmeno quindici giorni e dopo aver sempre smentito di voler mettere mano a cambiamenti radicali per smantellare il disastro gelminiano, propone un referendum alla Grillo? Per sapere cosa? Che esistono le classi pollaio? …. Che nelle scuole,oltre alla Storia dell’Arte di cui parla nell’intervista, non si studia più il Diritto? Che nelle scuole non ci sono soldi e si fanno le riffe per pagare prima solo alcuni supplenti alla faccia dell’art. 36 della Costituzione? Che le graduatorie non sono esaurite e mai lo saranno se non si dà avvio ad una seria politica di assunzioni e di revisione degli organici? Che le “nuove classi di concorso” non lo sono ancora a quasi cinque anni dal riordino della Gelmini? Che i docenti non hanno più alcuna continuità didattica e quindi la relazione educativa è frammentata, spezzettata, ridotta a poltiglia? Che ci sono debiti che il MIUR non ha pagato e che mette a rischio prescrizione se uno non ha la forza, volontà e risorse per adire il giudice del lavoro e ripristinare così lo Stato di diritto?...Che cosa non sa e vuol sapere attraverso una consultazione che ha tutta l’aria di essere l’ennesima promessa da marinaio o l’ennesimo libro dei sogni …?

www.larepubblica.it - 06/01/2014
“Maestri con la valigia”
░ La grande stampa sembra accorgersi che l’esistenza dei 130 mila supplenti docenti della Scuola “è appesa a un filo”. Meglio tardi che mai
ma resta la sensazione che della scuola si parli a distanza di sicurezza.
Dicono che la loro è una vita ad ore, anzi una vita a punti. Graduatorie, classifiche, e il sogno di una cattedra che non arriva mai. Precari, supplenti, docenti a “cottimo” laureati e specializzati: nel grande bacino dell’incertezza sono il volto oscuro della scuola italiana, un esercito di migliaia di insegnanti malpagati, sfruttati, senza futuro… Precari con i capelli bianchi, precari da sempre, uno scandalo così grave, 130mila supplenti su settecentomila insegnanti in totale, per cui l’Italia è stata più volte richiamata dalla comunità europea. Perché ogni anno è peggio, ormai non vengono più nemmeno pagate le ferie… Storie di resistenza umana, di paghe da sopravvivenza, di docenti costretti a saettare da una scuola all’altra cercando di rastrellare più ore possibile, tra ragazzi confusi che non sanno più che faccia ha il prof.
… Nell’esercito dei supplenti le maestre pendolari (nelle primarie sono donne il 90 per cento dei docenti)«Arriviamo già stanche e affrontare una classe elementare è una prova ardua. Ho molte colleghe che si sono fermate, che ci hanno rimesso la salute. Io continuo, è la passione che mi sostiene, le lettere dei miei allievi, l’esperienza nelle scuole difficili di Tor Bella Monaca, il ricordo della ragazza rom che abbiamo portato fino alla terza media…. Voci da un mondo dove la certezza è un miraggio, e così la costruzione di una vita, poter chiedere un mutuo, comprare una casa. …

ItaliaOggi - 07/01/2014
“Registro on line, attenti all'uso”
░ Materia parecchio delicata: Alcuni presidi chiedono di sostituire il registro cartaceo con il digitale. Ecco cosa si rischia. (di Carlo Forte)
Tra gli adempimenti a cui alcuni docenti dovranno far fronte alla riapertura delle scuole c'è anche la richiesta avanzata dai presidi di sostituire il registro cartaceo, in uso da settembre, con il registro elettronico, aggiornandolo con i dati pregressi. Ma è un'operazione rischiosa, le scuole che optano per il registro elettronico potrebbero vedersi annullare scrutini ed esami dai Tar. L'introduzione del cosiddetto registro elettronico, infatti, potrà essere considerata pienamente legittima quando il ministero dell'istruzione, in attuazione delle disposizioni contenute nell'articolo 7, comma 27, del decreto legge 95/2012, provvederà ad emanare il piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative. Tale piano avrebbe dovuto essere emanato entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto 95/2012 ma, a tutt'oggi, l'amministrazione centrale non ha ancora provveduto, fatta salva una nota, di carattere meramente interlocutorio, emessa il 3 ottobre 2012 (n.1682/U). Oltre tutto, ai fini della validità di qualsiasi documento amministrativo in formato informatico, è necessario che esso venga sottoscritto dal pubblico ufficiale con firma digitale. Così come previsto dall'articolo 21, comma 2, del codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo n.82/2005 come riformato e vigente). Il che significa, con un particolare tipo di firma elettronica avanzata, basata su un certificato qualificato e su un sistema di chiavi crittografiche, una pubblica e una privata, correlate tra loro. Che consente al titolare, tramite la chiave privata e al destinatario, tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l'integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici (si veda l'articolo 1, comma 1, lettera s) del decreto legislativo 82/2005). Solo in questo caso il documento informatico può sostituire il documento cartaceo. Giova ricordare, peraltro, che l'osservanza delle disposizioni fin qui enunciate è assolutamente necessaria anche ai fini della compilazione dei registri elettronici, a pena di nullità degli atti formati in violazione delle medesime. Ciò perché i docenti, all'atto della compilazione del registro di classe o del professore, agiscono in veste di pubblici ufficiali (si vedano le sentenze della V sezione penale della Corte di cassazione n.12726/2000 e n.714/2010). Di qui l'opportunità di evitare il più possibile l'adozione di iniziative «fai da te» che potrebbero compromettere la legittimità dei procedimenti amministrativi collegati alla documentazione dei processi didattico-apprenditivi, ad esito dei quali vengono formati gli atti relativi alla valutazione degli alunni. Quanto al costo degli strumenti informatici necessari ad implementare il piano (che il comma 32 dell'articolo7 del decreto legge 95/2012 vorrebbe senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica) esso non può che essere a totale carico dell'amministrazione scolastica. In caso contrario, l'attuazione del piano si tradurrebbe in una perdita salariale a danno dei docenti interessati, peraltro, non prevista dalle relative disposizioni. Di qui l'invalidità di eventuali accordi di segno contrario sottoscritti a livello di singola scuola con le Rsu. Fermo restando, però, che la retribuzione dei relativi adempimenti a carico degli insegnanti non può che rientrare nella retribuzione ordinaria essendo, tali adempimenti, previsti dall'articolo 29 del vigente contratto di lavoro.
Ugualmente illegittima è la prassi invalsa presso diverse istituzioni scolastiche, secondo la quale i docenti vengono costretti a ricopiare i voti contenuti nei registri cartacei in appositi spazi web, utilizzando uno o più pc della scuola oppure direttamente dal pc di casa. Che se da una parte salva la legittimità degli adempimenti cartacei, dall'altra impone ai docenti interessati un raddoppio di oneri, già di per sé non legittimo in quanto non previsto dal contratto di lavoro. Tale aggravio di oneri, peraltro, oltre ad aumentare il rischio di errori materiali, si traduce in una deroga peggiorativa delle condizioni di lavoro contrattualmente previste di per sé illegittima e, dunque, potenzialmente foriera di ulteriore contenzioso.

latecnicadellascuola.it - 08/01/2014
“Università, le telematiche chiedono le dimissioni di Carrozza: contro di noi accuse inconcepibili”
░ L’Università Niccolò Cusano replica al Ministro che aveva annunciato controlli ferrati sulle autorizzazioni: lei ha ottenuto l'idoneità all'insegnamento con concorso pubblico, all'ateneo telematico Unimarconi: come fa a non sapere che da noi insegnano docenti di ruolo?
Dura replica della Niccolò Cusano al Ministro… I docenti delle università telematiche non si sentono prof di serie B. E non lo mandano a dire al Ministro Carozza, che meno di tre settimane fa aveva espresso la volontà realizzare dei controlli più ferrati sulle autorizzazioni ministeriali rilasciate alle università on line. Terminate le vacanze natalizie, i diretti interessati hanno risposto con le rime. In particolare, l'Università telematica Niccolò Cusano. Che ha addirittura chiesto le dimissioni del Ministro Carrozza, perché ritiene "semplicemente inconcepibile che un ministro dichiari che in Italia i docenti hanno un preciso status giuridico e lo stesso deve valere per quelli delle telematiche". "Come può – continua l’ateneo - il Ministro ignorare che gli atenei telematici debbano rispettare i requisiti previsti dalle leggi e dalla stessa normativa ministeriale al pari delle Università statali e non statali? Non può, o non dovrebbe per due semplici motivi: per il ruolo che ricopre e perché lei stessa ha ottenuto l'idoneità all'insegnamento attraverso regolare concorso pubblico bandito dall'ateneo telematico Unimarconi. Ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa seria e deprimente constatare che un Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, divenuta professoressa ordinaria con un concorso bandito da un'università telematica, non sappia (o faccia finta di non sapere) che in questi atenei insegnano docenti di ruolo"….

www.larepubblica.it - 09/01/2014
“Ora l’esecutivo deve trovare 40 milioni taglierà l’offerta formativa delle scuole”
░ Niente più restituzione degli scatti salariali, per i 45mila dipendenti della Scuola minacciati per un equivoco di “comunicazione” tra ministeri.
— Retromarcia: gli scatti d’anzianità ottenuti nel 2013 dagli insegnanti non vanno restituiti. L’insurrezione di docenti, sindacati, parlamentari del Pd (suggellati dall’intervento del segretario Renzi) ha procurato, ieri mattina alle 8,30, una riunione d’urgenza di un pezzo del governo sul tema “buste paga della scuola”. Il premier Enrico Letta ha convocato i ministri dell’Economia Saccomanni e dell’Istruzione Carrozza (che ha fermato il suo viaggio a Washington) e dopo due ore è riemerso dalla riunione con il tweet atteso: Insegnanti non dovranno restituire 150 euro percepiti nel 2013 a seguito della contorta vicenda scatti. La busta paga è salva. I 45 mila tra docenti e personale amministrativo il prossimo 27 gennaio troveranno sul cedolino due voci: prelievo di 150 euro (già stampato) e contemporaneamente restituzione di 150 euro (da aggiungere).
Chiusa la riunione politica si sono aperti i tavoli tecnici alla ricerca dei soldi (35-40 milioni) ora mancanti nei bilanci di Stato. Saccomanni ha fatto notare che quel denaro andrà recuperato nei bilanci dell’Istruzione, come da legge del 2010. «Nella ricerca sono a buon punto», dicono fonti del Mef. Come da prima ipotesi, gli scatti dei docenti saranno pagati togliendo soldi all’offerta formativa delle scuole. «Carta igienica, gessetti e toner per le stampanti continueranno a essere in carico dei genitori », sottolinea il sindacato Anief.
Dopo il botta e risposta di martedì sulle responsabilità del gran pasticcio (risolto in extremis), anche ieri le versioni tra i ministri sono rimaste lontane. Maria Chiara Carrozza: «Gli uffici del Mef hanno preso una decisione senza avvertirci». Fabrizio Saccomanni: «Il 9 dicembre abbiamo mandato una nota alla quale non c’è stata risposta». Il ministro dell’Istruzione ora assicura un’analisi interna, capiremo chi ha sbagliato, e garantisce: «Rivedremo il processo decisionale, non è possibile che da una parte si decidono le cose per 800 mila insegnanti e dall’altra come e quando si pagano gli stipendi. Serve una riforma dello Stato».

tuttoscuolaNews - 10/01/2014
“Dalle parole ai fatti: a quando la nomina degli ispettori?”
░ Sei anni or sono è stato bandito un concorso per reclutare 145 nuovi dirigenti tecnici. A che punto siamo.
Nei piani di tutti i ministri, Carrozza compresa, la funzione dei dirigenti tecnici (ex ispettori scolastici) è sostanziale, tanto da essere considerata la “terza gamba” del sistema nazionale di valutazione.
Tuttavia, ai proclami non seguono i fatti, al punto che, nel giro di pochi anni, gli organici del dirigenti tecnici si sono ridotti a meno di duecento unità (erano poco più di 600 alcuni anni fa). Sei anni or sono è stato bandito un concorso per reclutare 145 nuovi dirigenti tecnici. Il concorso è andato per le lunghe, tra rinvii e ricorsi, e si è concluso soltanto nell’aprile 2013 con la pubblicazione delle graduatorie dei vincitori. Hanno superato la dura selezione solo 55 candidati, lasciando scoperti, quindi, almeno cento posti, tanto che si parla già di un nuovo concorso. Dopo tanta attesa, nomine immediate? Neanche per sogno! E i vincitori sono rimasti ad aspettare una autorizzazione alla nomina che il MEF, come per tutti i concorsi, avrebbe dovuto concedere. C’è voluta addirittura una legge (dl 104) per avviare finalmente le procedure di nomine dal 2014. Ma è arrivato il 1° gennaio e… niente. Si è parlato di nomine a fine gennaio, un termine che sembra slittare a fine febbraio e oltre. Nel frattempo, con una solerzia degna di miglior causa, il MIUR ha provveduto a nominare dirigenti amministrativi freschi di concorsi banditi a fine 2012 (per cinque posti complessivi, ma i nominati sono cinque volte di più), mentre i superstiti del concorso per dirigenti tecnici bandito nel 2008 ancora aspettano. Evidentemente la terza gamba non serve.

OrizzonteScuolaNews - 10/01/2014
“I lavori su cui puntare per il presente e per il futuro in una guida di Almalaurea”
░ Il magazine "Panorama" ha pubblicato una guida a cura di Almalaurea sui lavori promettenti per aiutare chi sta scegliendo una specializzazione o un corso di laurea. Una serie di tabelle e di profili economici spiegano al lettore quali sono i settori e le figure professionali su cui puntare.
Web marketing manager: responsabile dello sviluppo delle strategie di marketing sui nuovi media; la possibile evoluzione del ruolo è la direzione marketing. E-commerce manager: è responsabile del canale vendite online; le possibili evoluzioni del ruolo sono il country manager o posizioni con responsabilità di business unit. Seo-sem manager: è responsabile dell'area"Search" aziendale, organica o a pagamento: coordina tutte le attività per migliorare il posizionamento del sito internet sui motori di ricerca, la carriera è verso la responsabilità dell'area digitale aziendale. Community manager: è responsabile della gestione della community online dell'azienda: monitora la "Brand reputation" sui principali social network, studia le strategie per generare traffico, oltre che esercitare una forte e costante attività di blogger con gli utenti interessati; la carriera è verso la responsabilitàdell'area digital aziendale. Product specialist: gestisce promozioni e vendite di una linea di prodotti per le strutture sanitarie, occupandosi sia degli aspetti commerciali che tecnico-scientifici; può diventare product manager. Medical advisor: è responsabile di un'area terapeutica, collabora con le diverse funzioni aziendali, può diventare medical manager. Food and beverage manager: si occupa della gestione dei reparti bar, cucina, ristorante, assicurando la ricerca e l'ottimizzazione della qualità di prodotti e servizi, la soddisfazione dei clienti, il controllo dei costi operativi. Può diventare direttore di hotel. Direttore amministrazione finanza e controllo-Cfo: responsabile del bilancio di un'azienda Export area manager: responsabile di raggiungere il budget di vendita con la gestione dei Paesi di propria competenza. Retail manager: gestisce e sviluppa la rete di negozi presenti e l'apertura di nuovi punti vendita. Product manager: analizza le performance di prodotto, raccoglie le informazioni sul mercato, monitora i concorrenti. Project manager: gestisce i rapporti col cliente, identifica e pianifica gli obiettivi del progetto, definisce anche le risorse umane e finanziarie.

Pubblichiamo alcuni articoli sulla revisione della rappresentanza dei sindacati proposta dal segretario del Pd, Matteo Renzi.

Tecnica della Scuola: Renzi ha ragione, rilancio occupazione passa per nuova rappresentanza sindacati

Italpress: Lavoro, Anief "Bene Renzi su nuova rappresentanza sindacati"
ROMA (ITALPRESS) - Anief-Confedir accoglie con entusiasmo le proposte annunciate dal nuovo segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, attraverso la enews n. 381 dell'8 gennaio. "Renzi fa bene a rivendicare una legge sulla rappresentativita' sindacale - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perche' il fallimento della politica concertativa dei sindacati confederali ha portato ad un progressivo impoverimento della rappresentanza. E' giunto il momento di rilanciare la tutela di una categoria, quella dei lavoratori, ormai sempre piu' abbandonata a se stessa". "La perdita di credibilita' di chi oggi detiene il potere sindacale in Italia - continua Pacifico - si riflette anche nella progressiva riduzione del potere d'acquisto degli stipendi e dei diritti sindacali: dopo anni di conservatorismo e staticita', e' giunto il momento di avviare una nuova stagione. Finalmente in grado di rispondere alle domande di tutti i lavoratori. E dare loro la possibilita' di aderire ad alternative sindacali valide che conducano al cambiamento". "La politica dei tagli e degli insulti, anche questa avallata negli ultimi anni dai sindacati piu' rappresentativi, non ha certo contrastato l'accrescere del tasso di disoccupazione, in particolare quella giovanile, proprio oggi rendicontata dall'Istat attraverso le stime provvisorie - spiega il sindacato -: a novembre gli under 24 senza lavoro hanno toccato il 41,6%, con un aumento di 0,2 punti rispetto a ottobre e di quattro punti rispetto a un anno prima. E il tasso e' al top dall'inizio delle serie storiche, ovvero dal 1977. Preoccupa anche il tasso di disoccupazione generale, che sempre a novembre 2013 si attesta al 12,7%, con un aumento di 0,2 punti percentuali sul mese precedente e di 1,4 punti su un anno. Anche questo, purtroppo, e' un dato record negativo".
"Per uscire da questa spirale - continua Pacifico - fa bene Renzi ad indicare l'avvio di un nuovo piano industriale specifico per settori. Che vanno dall'agricoltura e cibo al Made in Italy, dall'Ict alla Green Economy, sino al Nuovo welfare e all'Edilizia. Si tratta di un passaggio ineludibile, se si vuole riprogrammare il sistema produttivo del Paese: la stessa indicazione e' stata prodotta dal nostro sindacato due anni fa, quando chiese pubblicamente di investire nell'economia attraverso un piano di riconversione industriale e riprogrammazione del sistema produttivo, intorno alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale". "Ma per ottenere questo obiettivo - dice il sindacalista Anief-Confedir - occorre un progetto politico condiviso, che porti finalmente ad un cambio di rotta epocale nel settore della formazione, dell'istruzione, della produzione. Quello su cui Renzi, appunto, oggi intende puntare. A tal fine, il sindacato reputa fondamentale l'azione comune tra scuola, universita' e mondo del lavoro: bisogna investire forte sull'apprendistato e sull'orientamento formativo. Solo cosi' sara' possibile sviluppare competenze, ridurre l'abbandono scolastico e accademico. E rilanciare finalmente l'occupazione". (ITALPRESS).

IMG Press: Anief-Confedir: Renzi ha ragione, rilancio occupazione passa per nuova rappresentanza sindacati

MNews: Lavoro - Anief-Confedir: Renzi ha ragione, rilancio occupazione passa per nuova rappresentanza sindacati

Orizzonte Scuola: Anief-Confedir: Renzi ha ragione, rilancio occupazione passa per nuova rappresentanza sindacati

 

Pubblichiamo alcuni articoli sui docenti in pensione richiamati a Brescia, sulla conferma nella Legge di stabilità del blocco dei contratti per i dipendenti pubblici e sul nuovo giro di vite sulle pensioni.

Docenti in pensione richiamati a Brescia

Giornale Radio Rai 3 (servizio e intervista a Marcello Pacifico dal min. 5:30)

Repubblica: Brescia, scuole senza fondi reclutano ex docenti in pensione. Che lavoreranno gratis

Brescia news: A Brescia i professori in pensione tornano in cattedra

Tecnica della Scuola: Prof in pensione richiamati dalle scuole per lavorare gratis, scoppia la polemica

On line news: Brescia - Scuole in difficoltà reclutano ex docenti in pensione, lavoreranno gratis

IMG Press: Scuole allo stremo, a Brescia si richiamano gli insegnanti in pensione per farli lavorare gratis

Mister X: Brescia, scuole senza fondi reclutano ex docenti in pensione. Che lavoreranno gratis

Scoop Square: A Brescia i professori in pensione tornano in cattedra

Il Fatto Quotidiano: Brescia, sos ai professori in pensione, "Venite a fare lezione gratis"

Eco della stampa: Scuola in rosso

Il Manifesto: Per insegnare agli stranieri le scuole di Brescia reclutano i pensionati

Informazione Scuola: Brescia – Le scuole non hanno più i soldi per i supplenti per rimediare reclutano i pensionati

L'altra informazione: Brescia, scuole senza soldi richiamano docenti in pensione ad insegnare. Gratis

Vita: La scuola scopre i prof volontari

Il Giorno: Richiamati i prof in pensione, sindacati: "Deriva rischiosa"

 

Legge di Stabilità, appiedati 3 milioni di statali

Dispaccio.it: Legge di stabilità – Anief-Confedir: appiedati 3 mln di statali, le scuole si salvano in extremis

IMG Press: Blocco degli stipendi, la Consulta affossa 3 milioni di dipendenti pubblici

MNews: Legge di stabilità: appiedati 3 mln di statali, le scuole si salvano in extremis

Italpress: L. Stabilità: Anief-Confedir "Appiedati 3 mln di statali"
ROMA (ITALPRESS) - "La legge di stabilita' rende piu' poveri oltre 3 milioni di dipendenti pubblici: in un colpo solo sancisce il blocco degli stipendi sino alla fine del 2014, quindi per il quarto anno consecutivo, per i lavoratori della scuola il quinto, forte di una recente sentenza della Corte Costituzionale. E proroga lo stop all'indennita' di vacanza contrattuale addirittura fino al 2017. Una doppia manovra che, considerando il crollo del potere d'acquisto delle famiglie e che nel 2012 si e' registrato il decremento peggiore degli ultimi 22 anni, prossimamente condurra' tantissimi dipendenti statali a ridosso del tunnel della poverta'". Lo afferma l'Anief-Confedir in una nota, spiegando di ritenere questo doppio provvedimento "una vera penalizzazione nei confronti dei propri dipendenti. Prima di tutto perche' fermare gli stipendi a tutto il 2014 significa violare i principi richiamati dalla sentenza della Corte Costituzionale sull'illegittimita' della proroga del blocco stipendiale (la n. 223/12 che annulla l'art. 9, c. 21 della Legge 122/2010) nei confronti dei magistrati che operano per lo Stato: secondo i giudici, infatti, e' illegittima la loro proroga del blocco stipendiale, poiche' non rientra piu' nei casi di eccezionalita'. E, per analogia, lo stesso discorso vale per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Va anche detto che attraverso la sentenza n. 310/2013, la Corte Costituzionale ha recentemente dichiarato legittimo il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici rigettando il ricorso presentato dai ricorrenti, docenti universitari appartenenti al personale non contrattualizzato", sottolinea l'Anief.
"Si tratta di una decisione che il sindacato contestera', ricorrendo alla CEDU per violazione dei diritti dell'uomo e della contrattazione collettiva, visto che ci troviamo di fronte a due trattamenti completamente diversi nei confronti di dipendenti assunti dalla stesso Stato - prosegue la nota -. Per i dipendenti della scuola, il danno economico si somma a quello derivante dal D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, che ha sancito la nullita', a partire dal 2011, dell'accordo sulla copertura degli scatti automatici. Per docenti e Ata, aumenti e arretrati (sottratto dal miglioramento dell'offerta formativa, quindi a danno dei nostri studenti) vanno considerati mere indennita', una sorta di 'una tantum', per coprire il blocco degli scatti del personale della scuola per il triennio 2010-2012, poi prorogato, voluto dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti". "Certo - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -, sarebbe stato piu' onesto dire a chiare lettere: mai piu' scatti di anzianita' e mai piu' indicizzazione della vacanza contrattuale. Cancellando quell'intesa rimasta sulla carta per l'applicazione dell'accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali nei comparti del settore pubblico firmata il 30 aprile 2009. Per questo diciamo basta a certi interventi illegittimi sulle buste paga di oltre tre milioni di statali, operati da uno Stato che - conclude il rappresentante Anief-Confedir - vestendo i panni del legislatore sta commettendo una colossale ingiustizia". (ITALPRESS).

Il Tempo: Il governo penalizza gli statali, stipendi bloccati per tutto il 2014

Orizzonte Scuola: Scatti stipendiali. Ministero economia vuole indietro quelli erogati nel 2012 e Stabilità blocca quelli del 2013

Il giornale dei militari: PA – Blocco degli stipendi, la Consulta affossa 3 milioni di dipendenti pubblici

QT Sicilia: La Corte Costituzionale "affossa" i diritti dei lavoratori della Pubblica Amministrazione

 

Nuovo giro di vite sulle pensioni 

Ansa: Scuola: Anief, nel 2014 altro giro di vite su pensioni
'Gli insegnanti italiani sono i più vecchi del mondo'
(ANSA) - ROMA, 27 DIC - Il 2014 porterà un altro bel giro di vite sul fronte della pensione dei lavoratori. In particolare per quella delle donne. E' quanto denuncia l'Anief, spiegando che nel 2014 serviranno 63 anni e 9 mesi. Mentre per quelle che non posseggono il requisito dell'età anagrafica, servirà un'anzianità contributiva di 41 anni e 6 mesi entro il 31 dicembre 2014 (per gli uomini un anno in più). Considerando che oltre l'80 per cento dei docenti italiani è composto da donne, il nostro corpo insegnante non potrà che confermarsi negli anni il più vecchio al mondo, spiega il sindacato. Quest'anno, dice l'Anief, hanno lasciato il lavoro circa 11 mila docenti e 4 mila Ata. Mentre 12 mesi prima erano stati complessivamente 28 mila, e nel 2007 oltre 35mila. Se non è un blocco del turn over, dice il sindacato, poco ci manca, con gli insegnanti italiani destinati ad essere sempre più tra i più vecchi dell'area Ocse: in base agli ultimi dati ufficiali, l'età media delle immissioni in ruolo è alle soglie dei 40 anni di età. E ormai complessivamente due insegnanti italiani su tre hanno almeno 50 anni. Non solo: i nostri docenti con meno di 30 anni sono appena lo 0,5%, mentre in Germania la presenza di insegnanti under 30 si colloca al 3,6%, in Austria e Islanda al 6%, in Spagna al 6,8%. Il sindacato torna quindi a proporre di trasformare in tutor per nuovi docenti tutti coloro che hanno alle spalle un congruo numero di anni di insegnamento, almeno 25-30. Con conseguente sottrazione, parziale o totale, delle ore di didattica frontale. L'opera di tutoraggio e di supervisione dell'operato dei giovani insegnanti, dicono, permetterebbe sia di svecchiare il personale in cattedra, sia di migliorare la qualità complessiva dell' insegnamento, visto che le nuove generazioni di docenti potrebbero ereditare tante conoscenze, capacità e competenze altrimenti destinate a perdersi. "Nei prossimi giorni - afferma Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - chiederemo un'interpretazione autentica alla Corte costituzionale proprio sulla specificità del mestiere dell'insegnamento. E sull'elevato logorio che arreca su chi lo conduce per tanti anni consecutivi". (ANSA).

Orizzonte Scuola: Con il 2014 altro giro di vite sulle pensioni: gli insegnanti italiani i più vecchi al mondo

Corriere dell'università: Gli insegnanti italiani sono i più vecchi al mondo: “Nel 2014 innalzeranno addirittura l’età pensionabile”

Julienews: Scuola, insegnanti italiani i più vecchi al mondo

IMG Press: Con il 2014 altro giro di vite sulle pensioni: gli insegnanti italiani i più vecchi al mondo

Tutto formazione - Corriere del web: Gli insegnanti italiani i più vecchi al mondo

MNews: Con il 2014 altro giro di vite sulle pensioni: gli insegnanti italiani i più vecchi al mondo

Italpress: Scuola, Anief "Nel 2014 altro giro di vite su pensioni"
ROMA (ITALPRESS) - "Il 2014 portera' un altro bel giro di vite sul fronte della pensione dei lavoratori. In particolare per quella delle donne. Dopo che la riforma Fornero ha elevato, dal 1° gennaio del 2012, l'eta' minima per accedere all'assegno di quiescenza da 60 a 62 anni, nel 2014 serviranno 63 anni e 9 mesi. Mentre per quelle che non posseggono il requisito dell'eta' anagrafica, servira' un'anzianita' contributiva di 41 anni e 6 mesi entro il 31 dicembre 2014 (per gli uomini un anno in piu'). Considerando che oltre l'80 per cento dei docenti italiani e' composto da donne, il nostro corpo insegnante non potra' che confermarsi negli anni il piu' vecchio al mondo". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "I numeri della scuola, del resto, parlano chiaro: quest'anno hanno lasciato il lavoro circa 11 mila docenti e 4 mila Ata - prosegue il sindacato -. Mentre 12 mesi prima erano stati complessivamente 28 mila. E nel 2007 oltre 35 mila. Se non e' un blocco del turn over, poco ci manca, con gli insegnanti italiani destinati ad essere sempre piu' tra i piu' vecchi dell'area Ocse: in base agli ultimi dati ufficiali, l'eta' media delle immissioni in ruolo e' alle soglie dei 40 anni di eta'. E ormai complessivamente due insegnanti italiani su tre hanno almeno 50 anni. Non solo: i nostri docenti con meno di 30 anni sono appena lo 0,5%, mentre in Germania la presenza di insegnanti under 30 si colloca al 3,6%, in Austria e Islanda al 6%, in Spagna al 6,8%. "Oltre a questi numeri, che non necessitano di commenti per la loro limpidezza, - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - c'e' da dire che in Italia i nostri governanti continuano a dimenticare che l'insegnamento e' scientificamente collocato tra le categorie professionali piu' a rischio burnout. Mentre nel nostro Paese si continuano a tutelare altri dipendenti, come quelli di sicurezza, difesa e soccorso pubblico, che ancora possono lasciare a 57 anni, in certi casi a 53: in questi casi, infatti, la somma eta'-contributi si ferma non a quota 96, ma addirittura a 92 anni. Tanto e' vero che nel primo semestre 2013 i dati ufficiali emessi dall'Inps hanno rivelato che i corpi di polizia hanno lasciato il servizio in media a 54,8 anni ed i militari a 57 anni. E' davvero grave che a fronte di certe deroghe, su cui non spetta a noi entrare nel merito, per gli insegnanti la soglia della pensione e' stata posticipata, quando entrera' a regime, a 67-68 anni".
Il sindacato torna quindi a riproporre "l'unica soluzione praticabile per uscire da questa situazione di impasse: trasformare in tutor per nuovi docenti tutti coloro che hanno alle spalle un congruo numero di anni di insegnamento, almeno 25-30. Con conseguente sottrazione, parziale o totale, delle ore di didattica frontale. L'opera di tutoraggio e di supervisione dell'operato dei giovani insegnanti, permetterebbe sia di svecchiare il personale in cattedra, sia di migliorare la qualita' complessiva dell'insegnamento, visto che le nuove generazioni di docenti potrebbero ereditare tante conoscenze, capacita' e competenze altrimenti destinate a perdersi". "Nei prossimi giorni - prosegue Pacifico - l'Anief chiedera' un'interpretazione autentica proprio sulla specificita' del mestiere dell'insegnamento. E sull'elevato logorio che arreca su chi lo conduce per tanti anni consecutivi. Si tratta di una trascuratezza che sta gia' producendo riflessi negativi sulle nuove generazioni che siedono sui banchi. Ma puo' continuare ad essere quello della scuola il comparto - conclude il rappresentante Anief-Confedir - per fare economie di spesa?". (ITALPRESS).

Calabria 24 ore: Scuola – Con il 2014 altro giro di vite sulle pensioni: gli insegnanti italiani i più vecchi al mondo

Articolo tre: In Italia? Abbiamo i prof. più vecchi del mondo

Fan Page: professori italiani sono i più vecchi del mondo

Pubblichiamo alcuni articoli sulla decisione della Consulta di considerare legittimo il blocco degli stipendi degli statali.

Il Sole 24 Ore (Radiocor)
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 19 dic - La Corte Costituzionale ritiene legittimo il blocco degli stipendi, anche ai dirigenti della Pa e l'Anief preannuncia l'intenzione di ricorrere alla Corte europea. "La Corte ritiene lecita la soppressione dei diritti all'equo e pari trattamento economico. Chi soccorre i lavoratori? Solo nell'ultimo anno il potere di acquisto delle famiglie e' crollato di quasi 5 punti", si legge in una nota di Confedir e Anief, in rappresentanza dei dirigenti statali, diramata dopo la sentenza della Consulta che rigetta il ricorso presentato contro il blocco degli stipendi della Pa. "Si tratta di una decisione che il sindacato contestera' presso la Corte europea - dice il sindacato - per violazione dei diritti dell'uomo e della contrattazione collettiva, perche' ci troviamo di fronte a due trattamenti completamente diversi nei confronti di dipendenti che operano per lo stesso datore di lavoro: da una parte la magistratura e dall'altra gli altri dipendenti con contratti e scatti stipendiali bloccati da anni". Il rigetto del ricorso e' stato respinto con la motivazione che un eventuale aumento riservato alla categoria dei dirigenti sarebbe stato discriminatorio rispetto agli altri dipendenti pubblici.

Borsa Italiana: PA: per Consulta legittimo blocco stipendi, Anief ricorrerà in sede Ue

IMG Press: PA – Blocco degli stipendi, la Consulta affossa 3 milioni di dipendenti pubblici

Kairos partners: PA: per Consulta legittimo blocco stipendi, Anief ricorrerà in sede Ue

MNews: PA – Blocco degli stipendi, la Consulta affossa 3 milioni di dipendenti pubblici

Italpress: P.A. - Anief "Blocco stipendi, Consulta affossa 3 mln dipendenti pubblici"
ROMA (ITALPRESS) - "Mentre crolla il potere d'acquisto delle famiglie, con un 2012 da record, durante il quale si e' registrato il decremento peggiore degli ultimi 22 anni, attraverso la sentenza n. 310/2013 la Corte Costituzionale dichiara legittimo il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici rigettando il ricorso presentato dai ricorrenti, docenti universitari appartenenti al personale non contrattualizzato". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "Si tratta di una decisione che il sindacato contestera', ricorrendo alla CEDU per violazione dei diritti dell'uomo e della contrattazione collettiva, perche' ci troviamo di fronte a due trattamenti completamente diversi nei confronti di dipendenti che operano per lo stesso 'datore di lavoro' - prosegue l'Anief -: da una parte c'e' la magistratura, che da un anno sono tornati a percepire gli aumenti (con la sentenza n. 223/12, sempre della Consulta, che ha annullato l'art. 9, c. 21 della L. 122/2010), mentre dall'altra vi sono gli altri dipendenti con contratti e scatti stipendiali bloccati da anni. A tal proposito, proprio in questi giorni l'Inps ha comunicato che 'nel 2012, anno 'tra i piu' critici' per l'economia e la societa' italiana, i redditi delle famiglie ne hanno risentito in 'maniera rilevante'. Si sono infatti ridotti del 2% in termini monetari, ma in termini di potere d'acquisto la caduta e' stata di ben 4,9 punti". (ITALPRESS)

Orizzonte Scuola: Scatti stipendiali. Chi deve restituirli? COBAS organizza presidio. ANIEF: "Unica possibilità, ricorrere alla CEDU". Docenti si organizzano con petizione

Pubblichiamo alcuni articoli sui costi esorbitanti dei corsi di sostegno, sull'aumento costante del numero di precari della scuola e sulla diminuzione degli stipendi dei dipendenti pubblici.

Al via i corsi di sostegno, precari utilizzati come 'bancomat' dallo Stato

Redattore sociale: Sostegno, fino a 3700 euro per un corso. “Docenti come bancomat”

Tuttoscuola: Via libera ai corsi per insegnanti di sostegno

Orizzonte Scuola: Specializzazione sostegno. Anief: i docenti abilitati trattati come "bancomat". La tabella con bandi, costi e scadenze

Vivi Enna: Sostegno, partono i corsi per 6.400 posti: docenti trattati come ‘bancomat’, le Università più care le siciliane, il record è di Enna

News it 24: Specializzazione sostegno. Anief: i docenti abilitati trattati come "bancomat". La tabella con bandi, costi e scadenze

Italpress: Scuola – sostegno, Anief "docenti da specializzare trattati come bancomat"
ROMA (ITALPRESS) - "Dopo una lunga attesa, sono ai nastri di partenza i corsi di specializzazione per diventare insegnanti di sostegno. Con il nuovo anno si completeranno, infatti, le selezioni e subito dopo l'inverno gli avvii della trentina di corsi, sparsi per il territorio nazione, che nella maggior parte dei casi si concluderanno entro la meta' del 2015". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "Per arrivarci, pero', i docenti dovranno versare nelle casse delle Universita' cifre fuori mercato - prosegue il sindacato -: Il record per accedere alla prova preselettiva e alla frequenza dei corsi e' dell'Universita' di Enna 'Kore', dove ad ogni candidato vengono chiesti rispettivamente 200 e 3.700 euro. Nelle ultime ore anche Palermo ha pubblicato il bando di concorso, indicando delle cifre non molto distanti: 150 euro per la 'lotteria' dei quiz selettivi e 3.500 per partecipare a lezioni e tirocini". Anief rileva "con amarezza", che "ancora una volta i docenti della scuola, soprattutto se precari, diventano strumento per fare business. A vantaggio dell'amministrazione organizzatrice - prosegue la nota -. In questo caso degli atenei che in uno dei periodi piu' negativi sul fronte dei finanziamenti statali, con l'avallo degli Usr di competenza, trovano il modo di fare entrare nei propri bilanci risorse economiche 'vive'. Che tuttavia non possono essere giustificate, come indicato nei bandi accademici, dalla presenza della tassa regionale per il diritto allo studio, dal libretto, dall'assicurazione, dalla marca da bollo e dal contributo per svolgere i tirocini".
"Ora, considerando che i posti complessivi che verranno messi a bando per specializzarsi sul sostegno, in base al Decreto Ministeriale 706/13, sono 6.398 (1.285 riguardano per la scuola dell´infanzia, 1.826 per la primaria, 1.753 per la secondaria di primo grado e 1.534 per quella di secondo grado), alle Universita' incaricate dal Miur di organizzare i corsi verra' corrisposta dagli aspiranti docenti di sostegno una cifra complessiva vicina ai 20 milioni di euro (considerano 3.000 euro di spesa a corsista) - spiega ancora l'Anief -. A cui vanno aggiunti almeno altri 3 milioni derivanti dal 'contributo' richiesto ai 20mila candidati (a tenersi 'bassi', stimando il triplo dei candidati rispetto ai posti messi a concorso) che tenteranno di accedere ai corsi attraverso i test: ad ogni aspirante alla frequenza del corso di sostegno viene infatti chiesta una quota di partecipazione che va tra i 75 (Trento) e i 200 euro ('Luspio' Roma, Macerata, 'Carlo Bo' Urbino e 'Kore' Enna). Che non verra' 'restituita in alcun caso'". "Il nostro sindacato - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - aveva intuito che stava prendendo corpo il tentativo di trasformare in 'bancomat' i futuri docenti di sostegno dei nostri alunni con bisogni speciali. Guarda caso, giusto qualche settimana dopo il varo da parte del Governo del massiccio piano di assunzioni in ruolo di questa tipologia di insegnanti: nel prossimo triennio, infatti, sono previste 27 mila collocazioni degli attuali posti di sostegno in deroga nell'organico di diritto. Con la successiva stabilizzazione di buona parte del personale specializzato che vi fara' parte". (ITALPRESS).

Superabile: Sostegno, fino a 3700 euro per un corso. "Docenti come bancomat"

Il Mediano: Partono i corsi per 6.400 posti per il sostegno scolastico. Ma è già business

 

L’inarrestabile ascesa dei precari della scuola: superata quota 140mila, la metà di tutta la PA

Tecnica della Scuola: Carrozza: per i precari mancano i soldi, lavoriamo per trovarli

IMG Press: L’inarrestabile ascesa dei precari della scuola: superata quota 140mila, la metà di tutta la PA

Orizzonte Scuola: L’inarrestabile ascesa dei precari della scuola: superata quota 140mila, la metà di tutta la PA

Italpress: Scuola, Anief "inarrestabile ascesa precari, superata quota 140mila"
ROMA (ITALPRESS) - Secondo i dati della Ragioneria dello Stato, attraverso il Conto annuale, nel 2012 lavoravano nella pubblica amministrazione 3.036.000 lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Di questi, 307.000 erano precari con contratti di lavoro flessibili: quasi la meta' di costoro (140.557) era impegnato nella scuola. "I numeri emessi dai contabili pubblici confermano quanto denunciato dall'Anief dal 2010 - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. L'abuso del personale precario con contratti a termine sta producendo una situazione da allarme rosso. Soprattutto nella scuola, dove oltre il 15% del personale e' precario lasciato in questo stato per troppi anni: basta dire che costituiscono la meta' dei precari di tutta l'amministrazione pubblica. E poco servono le 69mila assunzioni previste dal Governo in tre anni: poiche' i dipendenti del comparto scuola vanno in pensione al ritmo di 20-25mila l'anno, si e' provveduto semplicemente a coprire il turn over". Per il sindacato le decisioni prese dai governanti, non fanno altro che confermare la sistematica violazione della normativa comunitaria in tema di precariato della scuola. "In attesa di questa sentenza decisiva da parte dei giudici di Lussemburgo - continua il sindacalista Anief-Confedir - l'Italia e' impegnata a difendersi anche da una serie di procedure d'infrazione attivate dall'Ue nei suoi confronti. Come la 2020/2010, gia' trasformata in atto di messa in mora a seguito della presentazione del ricorso da parte di un precario non docente: il concetto di fondo dell'Ue e' che le ragioni di finanza pubblica, seppur comprensibili, non possono mortificare la professionalita' dei lavoratori e discriminarli sia in tema di retribuzione sia di stabilizzazione". (ITALPRESS).

 

Nel 2012 retribuzioni diminuite dello 0,9%: maglia nera i docenti, si salvano solo i magistrati

MNews: PA - Nel 2012 retribuzioni diminuite dello 0,9%: maglia nera i docenti, si salvano solo i magistrati

Italpress: PA, Anief "Nel 2012 retribuzioni -0.9%, maglia nera ai docenti"
ROMA (ITALPRESS) - "Dalla Ragioneria dello Stato giunge conferma della sempre piu' triste condizione cui i nostri governanti hanno "condannato" i dipendenti pubblici. A causa del blocco dei contratti (prorogato fino a tutto il 2014) e delle indennita' di vacanza contrattuale (slittata almeno fino al 2015) imposte dagli ultimi governi, tra il 2009 e il 2012 le retribuzioni di chi e' in servizio nella PA sono rimaste sostanzialmente ferme: se si considera l'inflazione, nel 2012 si sono addirittura ridotte dello 0,9% sul 2011, fissandosi a 34.576 euro (erano a 34.521 nel 2009)". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "Tuttavia non tutti i comparti hanno 'tirato la cinghia' - sottolinea il sindacato -: i magistrati (che non hanno contratto ma retribuzioni stabilite con legge), sempre nel 2012, hanno fatto riscontrare un aumento dell'8% rispetto all'anno precedente, raggiungendo una retribuzione media di 141.746 euro. Confrontando questo stipendio medio con quello del 2007, sempre i magistrati hanno incassato un avanzamento retributivo del 17,9%, contro un aumento complessivo delle retribuzioni dei dipendenti della PA del 9,2%. E per i giudici gli stipendi sono destinati ad aumentare ulteriormente: attraverso la sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale, che ha annullato l'art. 9, c. 21 della L. 122/2010, i magistrati della Repubblica hanno infatti ottenuto la cancellazione del blocco degli automatismi di carriera previsti per tutti i dipendenti pubblici e ottenuto gli aumenti a partire dal mese di novembre 2012".
"La maglia nera della PA e' invece indossata dai docenti e dagli Ata della scuola. Che con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 251 del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, sono diventati gli unici dipendenti pubblici a ritrovarsi con lo stipendio bloccato per 5 anni consecutivi (a partire dal 2010, mentre per gli altri statali il blocco e' arrivato l'anno successivo e quindi varra' 'solo' per un quadriennio) – prosegue l'Anief -. E a ben poco sono valsi gli accordi stipulati da alcuni sindacati con i responsabili del Mef, finalizzati a recuperare il blocco degli scatti per il triennio 2010-2012: i trionfalismi per essere riusciti a dirottare parte del risparmio dovuto al taglio di 50.000 posti di lavoro per 'coprire' i mancati aumenti, si sono presto spenti davanti al bisogno impellente del governo di turno di fare cassa". Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, ricorda che "tanti dipendenti della scuola, al pari dei magistrati, non sono rimasti a guardare: anche per loro - sottolinea il sindacalista - presto si pronuncera' quella stessa Corte costituzionale che lo scorso anno ha gia' annullato il blocco degli scatti dei giudici. E siccome un blocco non puo' essere incostituzionale solo per alcuni dipendenti, viene da se' che anche la proroga fino a tutto il 2014 e' illegittima. Anche perche' ridurre ai minimi termini gli stipendi dei dipendenti pubblici, tenendoli fermi a poco piu' di 1.200 euro netti al mese di media, al di sotto del potere d'inflazione, rappresenta un'operazione illegittima. Oltre che fortemente ingiusta". (ITALPRESS).

 

 www.larepubblica.it - 30/12/2013
“Eguaglianza e merito”
░ Considerazioni di Nadia Urbinati: merito e lavoro, coppia inscindibile
Si parla spesso del merito come della soluzione ai problemi della nostra società …. In una società, come la nostra, dove parenti e amici contano sempre molto, più delle vocazioni e delle doti personali, il richiamo al merito è sacrosanto. Ma è un fatto di legalità piuttosto che di giustizia sociale. Anche perché organizzare la società sull’“abilità dimostrata” è alquanto complesso visto che il merito è non solo difficile da misurare e attribuire, ma anche fortemente condizionato dal capitale sociale e dall’ambiente culturale. Per non essere ingiusta considerazione, il merito richiede molta attenzione alla distribuzione eguale delle condizioni di partenza. … Il giudizio sul merito di una persona è relativo a un settore di lavoro, a determinati requisiti che definiscono una prestazione, all’utilità sociale delle funzioni in un determinato tempo storico e luogo, ovvero al riconoscimento sociale e pubblico. Nel merito entrano in gioco ben più delle qualità della persona. Per questo nelle questioni di giustizia si dovrebbe diffidare di usarlo come criterio per distribuire risorse. Non perché non sia giusto che ad essere assunto in un ospedale debba essere un bravo medico, ma perché non si deve scambiare l’effetto con la causa: è l’eguaglianza di condizione, di trattamento e di opportunità il principio che deve governare la giustizia; il merito è semmai la conseguenza di un ordine sociale giusto. Per non essere privilegio truffaldino, il merito deve sprigionare da una società nella quale a tutti dovrebbe essere concessa un’eguale possibilità di formarsi capacità e accedere ai beni primari (diritti civili e diritti sociali essenziali) per poter partecipare alla gara della vita. Il Presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson raccontò questa storia per far comprendere ai suoi concittadini la necessità di politiche pubbliche, in primo luogo scolastiche: immaginiamo una gara di velocità tra due persone che partono sulla stessa linea ma una di esse con dei pesi alle caviglie cosicché dopo pochi metri si troverà in irrimediabile svantaggio, nonostante si impegni con tutte le sue forze. Si può ignorare questa differenza di capacità nel giudicare del merito del vincitore? Evidentemente no. In questo caso il vincitore non avrebbe proprio alcun merito. Semmai godrebbe di un privilegio. Perché ci sia una gara onesta ed effettivamente gareggiata occorre rimuovere gli ostacoli dell’altro competitore, e lo si può fare in tre modi: o si libera la persona impedita a gara cominciata e si fa finta che ci sia giusta competizione (affermazione del privilegio), oppure si dà a chi è oggettivamente impedito un vantaggio a gara cominciata (programmi di aiuto a chi ha bisogno) oppure lo si prepara prima che la gara cominci (politiche di cittadinanza sociale). Non si intende dire con questo che non ci può essere merito meritato; ma che non ci può essere se alcuni partono avvantaggiati o se non si correggono le diseguaglianze di opportunità prima di valutare il merito. Ecco perché senza l’accoppiamento con l’eguaglianza il merito non è un valore di giustizia. A meno che non si controllino tutte le relazioni sociali che presiedono alle nostre scelte individuali (cosa indesiderabile oltre che impossibile da ottenere in una società che vuole restare libera) non si può onestamente parlare del merito come della soluzione ai problemi di ingiustizia sociale (mentre la sua violazione nei concorsi pubblici può comportare illegalità). Si deve invece partire dall’eguaglianza di opportunità e delle condizioni di formazione delle capacità, per esempio da scuole pubbliche di buona qualità distribuite su tutto il territorio nazionale affinché la gara possa essere davvero aperta a tutti e non si sfoltisca a valle il numero dei potenziali concorrenti.

www.latecnicadellascuola.it - 31/12/2013
“Scatti di anzianità, l’affare è serio”
░ Il MEF vuole indietro gli aumenti per scatto di anzianità 2012: una inqualificabile conversione a U. La Flc-Cgil ha elencato gli effetti sulle tasche del personale scolastico.
1. Chi è scattato a gennaio 2013, già con un anno di ritardo (blocco 2012), ha avuto solo ad aprile 2013 l'attribuzione degli scatti con arretrati, a gennaio 2014 manterrà lo scatto ma dovrà restituire i soldi percepiti in più nell'anno 2013. 2. Chi invece ha avuto lo scatto da settembre 2013, sempre con differimento di un anno, a gennaio 2014 verrà retrocesso come posizione stipendiale e dovrà restituire i soldi percepiti in più da settembre 2013. In questo caso solo a settembre 2014 avrà lo scatto a causa del congelamento degli anni 2012 e 2013. L’aspetto più grave però riguarda coloro che vogliono andare in pensione al settembre 2014.Questi lavoratori qualora rientrino nel secondo caso dovranno rimanere un altro anno per poter vantare, sia sul trattamento pensionistico che sulla buonuscita, lo scatto tanto agognato. Stangata pure per gli immessi in ruolo degli ultimi tre anni che potrebbero vedersi bloccate le ricostruzioni di carriera, dal momento che l'ulteriore blocco introdotto dal DPR 122/2013 mette in discussione la validità giuridica dell’anno 2013 a cui si aggiunge l'anno 2012, tuttora bloccato dalla manovra Tremonti (D.L. 78/2011).

www.corrieredellasera.it - 31/12/2013
“e-Book in edifici vecchi e inadeguati: le contraddizioni della Scuola 2014”
░ Una panoramica di V. Santarpia, scandendo la sequenza dell’alfabeto.
A Come Abbandono scolastico: l’Italia è tra i Paesi peggiori d’Europa per abbandono delle aule. Il 17,6% degli alunni, con punte del 25% nel Mezzogiorno, lascia i banchi troppo presto. Gli ultimi dati forniti dalla Commissione europea rivelano che il tasso medio di abbandono tra i 28 Paesi dell’Ue è del 12,7%, sempre più vicino all’obiettivo comunitario del 10% da raggiungere entro il 2020. Ma sono ancora cinque le nazioni lontane da questa meta: tra loro l’Italia…… B Come Bisogni educativi speciali. A introdurre l’espressione è stata la direttiva ministeriale del dicembre 2012, che precisa che «l’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit». Hanno bisogno di attenzioni particolari anche gli alunni con svantaggio sociale e culturale, o disturbi specifici dell’apprendimento, o difficoltà di relazione di altro tipo. … C Come Costituente della scuola: ovvero, come riformare la scuola passando dal dialogo con tutte le sue componenti. L’ambizioso piano è stato lanciato dal ministro Maria Chiara Carrozza, ed è partito ufficialmente il 17 dicembre, quando sono stati convocati a viale Trastevere i direttori degli uffici scolastici regionali…. D Come digitale: cioè, come la scuola italiana sta tentando faticosamente di risalire la china del gap informatico attraverso il piano nazionale scuola digitale lanciato nel 2009. Oggi in Italia ci sono circa 70 mila lavagne multimediali, 1.200 classi 2.0, 36 scuole 2.0, e il decreto scuola varato il 31 ottobre dà impulso ai libri digitali.… E Come Edilizia scolastica: il 15% dei 42 mila edifici scolastici italiani non nasce come scuola ma è stato riadattato. Il 44% delle scuole è stato costruito in un periodo che va dal 1961 al 1980 e risulta «non completamente a norma». L’11% non ha il certificato di valutazione dei rischi. L’82,3% non ha il certificato di prevenzione incendi. Gli edifici scolastici italiani cadono a pezzi…. F Come Fondi: 450 milioni, una goccia nel mare. A tanto ammontano i fondi stanziati dal decreto scuola, divisi tra orientamento, dispersione scolastica, libri di testo, tutela della salute, formazione dei docenti, assunzione degli insegnanti di sostegno, formazione nelle aziende, semplificazione, ricerca scientifica, dimensionamento, welfare studentesco, offerta formativa. … G Come Geografia: la riforma Gelmini l’aveva tagliata pesantemente, il decreto scuola della Carrozza prova a restituirle dignità, stanziando 13,2 milioni (3,3 nel 2014, il resto nel 2015) per reinserire un’ora di geografia generale ed economica nel biennio degli istituti tecnici e professionali. … H Come Handicap: sono oltre 200 mila (207.244, per la precisione) gli alunni disabili in Italia, il 2,6% della popolazione studentesca… Ma mancano gli insegnanti di sostegno (uno ogni due studenti) e ancora ci sono troppe barriere architettoniche…. I Come Invalsi: amato da chi lo considera uno strumento fondamentale, odiato da chi lo ritiene riduttivo ed estremo. Il sistema di valutazione delle scuole italiane è a un punto di svolta…, e dare più attenzione ad alcune peculiarità del nostro sistema scolastico e dei nostri studenti: più pedagogia e meno economia…. L Come Liceo breve: la sperimentazione è partita quest’anno al San Carlo di Milano, il Guido Carli di Brescia e l’istituto Olga Fiorini di Busto Arstizio, tre scuole paritarie dove per la prima volta i ragazzi si diplomeranno a 18 anni, dopo quattro anni invece di cinque. … M Come Merito: in molte parti del mondo, dall’Inghilterra alla Norvegia agli Usa, dove i salari sono differenziati in base alle performance, la valutazione degli insegnanti è parte integrante del sistema. In Italia Invalsi, Indire e corpo ispettivo non riescono a scardinare un tabù del sistema scolastico, la possibilità di premiare i docenti meritevoli e punire gli incapaci… N Come Neet: l’acronimo sta per Not in Education, Employment or Training. Indica quegli oltre 2 milioni 200 mila ragazzi tra 15 e 29 anni che non lavorano né studiano né risultano iscritti a corsi di formazione. … O Come Orientamento: … per gli studenti di medie e superiori parla il linguaggio delle giovani generazioni. Lo fa con «Io scelgo, io studio», la campagna del ministero per investire in maniera organica i 6,6 milioni destinati dal decreto scuola proprio all’orientamento. … P Come precari: l’Italia rischia una multa di 10 milioni di euro dall’Europa per i precari della scuola… L’altolà è arrivato un mese fa da Bruxelles, dove è stata aperta una procedura di infrazione per il mancato rispetto della direttiva sul lavoro a tempo determinato. L’Italia è «accusata» di usare i supplenti con contratti a termine «continuativi» e pagarli poco rispetto agli immessi in ruolo. … Q Come Quote di partecipazione: secondo Cittadinanza attiva, sono 390 i milioni erogati da genitori e parenti degli alunni per sopperire alle mancanze strutturali delle nostre scuole e decine i casi in cui la società civile si è data da fare per restituire dignità alle aule deturpate da tempo e usura. … R Come Riforma: l’ultima, quella attuata dal governo Berlusconi, è ancora contestata da studenti e sindacati per i tagli attuati. Il ministro Carrozza vuole riprovarci: ma partendo dal dialogo con tutte le componenti della scuola a cui ha dato il nome di Costituente…. S Come Stage: Studio e lavoro? Mondi che non comunicano, almeno in Italia: i giovani tra i 15 e i 29 anni che affiancano a un’esperienza di formazione un’altra di occupazione, sono il 3,7%, pochi a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa (12,9%), e soprattutto in Paesi come Germania (22,1%) e Regno Unito (18,5%). … T Come Tirocinio, ovvero come trasformare un periodo di apprendistato nel lavoro del futuro. In Italia le esperienze positive non mancano: ci sono diversi istituti tecnici e professionali che funzionano bene e indirizzano gli studenti verso un lavoro. Ma quello che non c’è è il raccordo a livello nazionale, che rischia di farci perdere il treno. …
U Come Università: il fondo ordinario per le università ammonta a circa 7 miliardi. Per la prima volta sono state aumentate le risorse, dopo anni di tagli. Ma i nodi da sciogliere restano: la quota premiale, quella destinata agli atenei virtuosi, era fino a quest’anno solo del 13,5% e dovrebbe aumentare l’anno prossimo al 20%. I 41 milioni destinati a chi ottiene le migliori performance sono saltati nel decreto scuola e solo grazie alla reazione dei rettori sono rientrati qualche giorno fa in un disegno di legge sugli enti locali. … V Come Valore legale del titolo di studio: dopo la polemica sui titoli di studio che alcuni politici si erano indebitamente accreditati si è aperto il dibattito. Z Come Zaini: sempre più leggeri grazie ai libri digitali. … il libro dovrà essere sempre più fruibile su supporti diversi (tablet, pc, lavagne digitali) in modo da lasciare la massima libertà a famiglie e insegnanti. Nel caso siano necessari software per l’utilizzo degli ebook, gli studenti dovranno poterli scaricare gratis sul sito dell’editore. Nel caso di testi misti, la parte cartacea dovrà essere realizzata usando materie prime con basso peso e costo contenuto.

www.orizzontescuola.it - 01/12/2014
“Mobilità 2014. Cattedra orario ex novo: se su più comuni escluso chi usufruisce della legge 104/92”
░ Che cosa stabilisce l'Ipotesi di contratto di mobilità - a.s. 2014/15,
in caso di contrazione di ore nell’organico di istituto, a tutela del personale che fruisce della Legge 104? Il caso illustrato di seguito considera la formazione di una cattedra orario con completamento in comune diverso, costituita per contrazione di ore in organico di diritto.
Si rende necessario attribuire il completamento esterno ad uno dei docenti titolari nella scuola e in servizio su cattedra interna nel corrente anno scolastico. Si tiene conto della graduatoria interna di istituto, ma a particolari condizioni. L'art. 18 comma 18 dell'Ipotesi di contratto di mobilità per l'a.s. 2014/15 prevede "18. Qualora, a seguito di contrazione di ore nell’organico di diritto, si costituisca ex novo una cattedra orario con completamento esterno da assegnare ad uno dei docenti già titolari nella scuola ed in servizio su cattedra interna nel corrente anno scolastico, tale assegnazione avrà carattere annuale e dovrà avvenire tenendo conto della graduatoria interna d’istituto formulata ai sensi del successivo comma 3 dell’art. 23, aggiornata con i titoli posseduti al successivo 31 agosto e ai sensi del comma 11 dell’art.23, riferito ai titolari trasferiti dal successivo 1° settembre, e con la precisazione di cui all’art.7 comma 3 lett.c del presente contratto. In presenza di più richieste volontarie, avanzate da docenti interessati a ricoprire la cattedra orario esterna, la definizione delle modalità e dei criteri di applicazione delle precedenze ex art. 7 c. 1 del presente contratto o di altre agevolazioni di legge (ad es. tutela delle lavoratrici madri) dovrà essere definita in tempo utile dalla contrattazione d’istituto. Criteri 1) si tiene conto della graduatoria interna di istituto. Essa sarà - aggiornata con i titoli posseduti al 31 agosto 2014; - riferita ai titolari trasferiti in quella scuola dal 1° settembre 2014. Per l'individuazione del docente si dovrà tener conto del seguente ordine: - docenti di ruolo entrati a far parte dell'organico dell'istituto o del centro territoriale con decorrenza dal precedente primo settembre per mobilità a domanda volontaria; - docenti di ruolo entrati a far parte dell'organico dell'istituto o del centro territoriale dagli anni scolastici precedenti quello di cui al punto sopra, ovvero dal precedente primo settembre per mobilità d’ufficio o a domanda condizionata, ancorché soddisfatti in una delle preferenze espresse; - A parità di punteggio prevale la maggiore età anagrafica. Esclusi. Art 7 comma 3 lettera c). Il diritto all'esclusione, dei beneficiari delle precedenze di cui al comma 2, dalla graduatoria per l'attribuzione della cattedra orario esterna costituitasi ex novo, si applica esclusivamente per le cattedre orario costituite tra scuole di comuni diversi (o distretti sub comunali diversi). Pertanto, se la cattedra si trasforma da interna in esterna e questo comporta l'assegnazione di spezzoni orario in scuole dello stesso comune, tutti i docenti partecipano. Se il completamento avviene con scuole di comuni diversi, il docente che usufruisce della legge 104/92 e che per questo motivo è escluso dalla graduatoria interna di istituto, continuerà a beneficiare dell'esclusione. Il principio si basa infatti sul divieto di trasferire il docente con handicap o che assiste un familiare ai sensi degli art. 21 e 33 della legge 104/92.

www.latecnicadellascuola.it - 01/12/2014
“Precari, attenzione alle assenze senza assegni”
░ Le assenze non retribuite interrompono il servizio e possono pregiudicare non solo il riconoscimento dell'anno scolastico ma anche la futura ricostruzione di carriera. Lucio Ficara riassume le regole.
Le ferie, i permessi ed le assenze del personale della scuola assunto con contratto a tempo determinato sono regolati dall’art. 19 del contratto collettivo nazionale della scuola 2006-2009 attualmente vigente.
Bisogna dire che per quanto riguarda le ferie del personale precario della scuola, l’art. 19 che garantiva il pagamento delle ferie non godute è stato modificato dalle leggi n. 135 del 7/7/2012 e n. 228 del 24/12/2012, che prevedono una monetizzazione delle ferie a rango ridotto.
Infatti per i docenti precari con contratto fino al 30 giugno o per i supplenti brevi le ferie possono essere monetizzate, anche se dal conto delle ferie effettivamente maturate bisogna sottrarre i giorni in cui l’attività didattica è stata sospesa, cioè le vacanze di Natale, di Pasqua ed anche una parte di giugno. Bisogna sapere anche che le assenze senza assegni fatte dal personale con contratto a tempo determinato interrompono l’anzianità di servizio a tutti gli effetti. Questo è scritto con totale chiarezza nel comma 8 del su citato art. 19. Anche le assenze per malattia, che oltre il terzo mese non vengono retribuite, interrompono l’anzianità di servizio. Sono comunque escluse quelle che riguardino il caso di gravi patologie che richiedano terapie, anche temporaneamente invalidanti; vengono anche esclusi i giorni di ricovero ospedaliero o di day hospital e quelli di assenza dovuti alle conseguenti terapie certificate, per cui spetta l'intera retribuzione. Ma quali sono i giorni di malattia del personale precario della scuola che non vengono retribuiti e che interrompono l’anzianità di servizio? Incominciamo con il ricordare che il personale docente ed Ata assunto con contratto a tempo determinato per l'intero anno scolastico o fino al termine delle attività didattiche, nonché quello ad esso equiparato ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, assente per malattia, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo non superiore a 9 mesi in un triennio scolastico. In ciascun anno scolastico la retribuzione spettante al personale di cui al comma precedente è corrisposta per intero nel primo mese di assenza, nella misura del 50% nel secondo e terzo mese. Per il restante periodo il personale anzidetto ha diritto alla conservazione del posto senza assegni. Poiché il comma 6 dell’art. 19 asserisce che le assenze per malattia parzialmente retribuite non interrompono la maturazione dell'anzianità di servizio a tutti gli effetti , si conviene che dal terzo mese in poi di malattia si interrompe a tutti gli effetti la maturazione dell’anzianità di servizio. Bisogna sottolineare che un’interruzione dell’anzianità di servizio, potrebbe comportare la non validità dell’anno scolastico per esempio per la ricostruzione di carriera o per il riconoscimento del punteggio di anzianità pre-ruolo nella mobilità. Le assenze per eventi lieti come i 15 giorni consecutivi per il matrimonio o per eventi tristi come i 3 giorni di lutto per perdita del coniuge, di parenti entro il secondo grado, del convivente o di soggetto componente la famiglia anagrafica e di affini di primo grado, sono invece computati a tutti gli effetti nell’anzianità di servizio.

www.orizzontescuola.it - 02/1/2014
“Troppi insegnanti di sostegno, sarà rivista modalità di assegnazione dei docenti. Salve le 29mila immissioni in ruolo”
░ Eleonora Fortunato intervista Daniele Checchi, docente di Economia, capo del gruppo di lavoro per la parte della Spending Review relativa al MIUR. E le risposte sono poco rassicuranti: la priorità, dice, è studiare il meccanismo della certificazione e, di conseguenza, dell’assegnazione delle ore di sostegno, per moderare un trend di assunzioni.
D. Professore, la commissione si è insediata da ormai due mesi, è già stata redatta una prima relazione? R. “No, finora abbiamo avuto solo audizioni con i funzionari del ministero dell’Istruzione, un vero e proprio documento formale verrà redatto e portato a conoscenza dell’opinione pubblica solo alla fine dei lavori. Abbiamo per lo più acquisito informazioni statistiche, il nostro scopo è verificare se ci sono margini di recupero di efficienza nel comparto scuola, come indicato anche nel documento pubblico del decreto di nomina della commissione”.
D. Ci sono questi margini? “Ci sono i margini, ma non è facile incidere su di essi perché parte della spesa per l’istruzione grava sul governo centrale, ma un’altra parte consistente è di competenza degli EE.LL, cioè le Regioni, le Province, i Comuni. Si tratta di un tema aperto che non ha ancora trovato una soluzione adeguata. Se, per esempio, prevalesse la linea politica dell’abolizione delle Province, attualmente responsabili della manutenzione e della sicurezza degli edifici che ospitano le scuole secondarie di secondo grado, non è ben chiaro a quale struttura potrebbero passare queste competenze. I canali possibili sono due, o le Regioni o i Comuni, cui competono già gli edifici del primo ciclo. Il problema sarà, appunto, capire come indirizzare e ripartire le risorse”.
D. Per quanto riguarda il Sostegno, pensa che la spending review possa incidere sulle 29000 assunzioni pianificate dal Miur nei prossimi 3 anni?
“No, non ci sarà nessuna incidenza sulle assunzioni, il problema vero è capire come gestire meglio di come si sia fatto finora il trend crescente dei docenti di sostegno in Italia. Parliamo di un corpo di docenti molto significativo, 100.000 su 700.000 insegnanti totali. Il loro numero non può continuare a crescere al ritmo esponenziale con cui è cresciuto in questi ultimi anni. C’è un problema di gestione di queste risorse e il primo passo da compiere è l’analisi del fabbisogno reale che se ne ha”.
D. Eppure l’attenzione ai bisogni speciali degli studenti è un fiore all’occhiello del sistema di istruzione italiano, prenderlo di mira come una voce in qualche modo ‘passiva’ che conseguenze potrebbe produrre?
“Ci concentreremo sulla modalità di assegnazione dei docenti di sostegno, che mi sento di definire come un meccanismo perverso: sono le Asl che decretano il numero di ore di affiancamento di cui gli allievi hanno bisogno, ma abbiamo riscontrato che questi criteri di assegnazione variano molto da regione a regione, non si spiegherebbe altrimenti la differenza numerica a volte molto significativa tra un territorio e l’altro. Occorre ripensare in modo diverso l’attribuzione di queste ore”.
D. Ciò potrebbe facilmente tradursi in nuovi tagli lineari.“Non è questo l’obiettivo. Ci interessa studiare a fondo i criteri con cui vengono ripartite le risorse e per fare questo bisogna innanzitutto accordarsi sulla definizione del costo standard dell’istruzione, domandandosi se il livello del servizio si misura per alunno o per unità di apprendimento.
Dobbiamo finalmente decidere che cosa deve produrre la scuola: titoli di studio o competenze? Solo dopo questo primo passo cruciale forse si sarà in grado di creare un risparmio significativo. Rientra nella definizione del costo standard anche il numero di alunni per classe”.
D. In Italia si parla già di sovraffollamento delle classi… pensa che possa esserci un ulteriore aggravio da questo punto di vista? “Credo proprio di no, la linea del ministro Carrozza è chiara: la scuola negli ultimi anni è stata pesantemente colpita dai tagli e l’obiettivo adesso non è quello di incidere per deprivarla, ma migliorarne l’efficienza”.
D. Se si parla di efficienza in questo momento viene naturale legarla al tema della valutazione, in particolare, degli insegnanti: anche questo argomento sarà sotto la lente della Commissione? “Direi di no”.
D. La sperimentazione del liceo a 4 anni può produrre certamente risparmi significativi, è fin troppo facile fare i conti. Lei come la giudica?
“Mi sento favorevole se l’obiettivo è quello di far uscire i giovani dal sistema di istruzione un anno prima di quanto avvenga adesso, rivedendo però contestualmente anche il meccanismo di certificazione finale delle competenze. Accorciare il percorso di un anno senza inserire questo intervento in una riforma più organica e strutturale non penso possa portare a risultati efficaci per il nostro sistema di istruzione”.

 

 www.latecnicadellascuola.it 22/12/2013
“Spending review in arrivo, Carrozza non dorme di notte”
░ La spada di Damocle che pende sulla testa del ministro Carrozza si chiama spending review e se mai dovesse scivolare di mano al commissario Cottarelli provocherebbe sicuramente un nuovo tsunami nella scuola.
La questione della copertura finanziaria prevista dalla legge 128, generosamente (e forse illusoriamente) denominata “La scuola riparte”, si sta ponendo in tutta la sua drammaticità. Perché a conti fatti appare davvero improbabile che l’aumento delle accise su birra e altri prodotti alcolici possa garantire le entrate previste. Attualmente, infatti, le accise fanno entrare nelle casse dello Stato un miliardo di euro all’anno, mentre la legge 128 ne prevede almeno 316 milioni in più per il 2014 e 411milioni per il 2015: il 30% in più l’anno prossimo e il 40% a partire dal 2015. … Per evitare che la scure del MEF intervenga sul bilancio di Viale Trastevere, sono stati messi al sicuro anche i fondi della legge 440/97 (pochi per la verità) con un decreto ormai esecutivo. Pochi giorni fa il Ministero ha anche assicurato che il capitolo di spesa che serve a pagare le supplenze è stato adeguatamente rifinanziato, ma in assenza di informazioni precise è difficile capire e sapere da dove sono stati prelevati i fondi necessari (secondo una stima prudenziale si tratta di non meno di 40-50milioni di euro per ogni mese e se è vero che si tratta di pagare novembre e dicembre si arriva facilmente a 100milioni)…. Il commissario Cottarelli ha già fatto capire che la revisione della spesa dovrà riguardare tutti, scuola compresa e non è detto che gli 80-100milioni risparmiati con una nuova operazione di dimensionamento delle scuole possano bastare. Il fatto è che a questo punto non ci sono più molte voci sulle quali intervenire: qualcosa si potrebbe risparmiare ancora rivedendo le regole per gli esoneri dei docenti collaboratori del dirigente scolastico ma il risparmio decisivo può arrivare da una sola operazione: tagliare di un anno l’intero percorso scolastico, con un conseguente taglio di 50mila cattedre e quindi con un risparmio sicuro di un paio di miliardi di euro, magari distribuito su 2-3 anni. A quel punto potrebbero saltare fuori anche un po’ di spiccioli per il rinnovo del contratto, ma il prezzo politico che il partito del Ministro dovrebbe pagare sarebbe certamente altissimo.

www.orizzontescuola.it 23/12/2013
“Docenti inidonei. Salta ladata delle visite,
il Ministero sospenda il provvedimento”
░ I Cobas chiedono l'immediata sospensione della procedura delle visite di controllo per i docenti inidonei che hanno atteso di essere sottoposti a nuovo controllo entro il 20 dicembre 2013.
Con la nota 13000 sul personale docente dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti il Miur ha dato attuazione delle disposizioni contenute nella Legge n.128/2013.La norma dispone che entro il 20 dicembre 2013 il personale docente della scuola, che alla data di entrata in vigore del decreto-legge 12 settembre 2013 n.104, convertito con modificazioni in Legge 8 novembre 2013 n. 128, è già stato dichiarato permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, è sottoposto a nuova visita da parte delle commissioni mediche competenti, per una nuova valutazione dell'іnіdoneіtà. In esito a tale visita, ove la dichiarazione di inidoneità non sia confermata, il personale interessato torna a svolgere la funzione di docente. Ove, viceversa, venga confermata l'inidoneità, il suddetto personale può, su istanza di parte, transitare nei suddetti profili professionali del ruolo A.T.A. ovvero, in assenza di istanza o, nell'ipotesi in cui l'istanza non possa essere accolta per indisponibilità di posti, presentare domanda di mobilità intercompartimentale in ambito provinciale. Il suddetto personale può comunque chiedere, senza essere sottoposto a nuova visita, di transitare nei profili professionali di assistente amministrativo e di assistente tecnico ovvero, in assenza di tale istanza o, nell'ipotesi in cui l'istanza non possa essere accolta per indisponibilità di posti, può presentare domanda di mobilità intercompartimentale in ambito provinciale. La nota del 3 dicembre 2013 e integrazione 6 dicembre 2013. Adesso, trascorso il termine del 20 dicembre 2013 senza che le visite siano state ancora messe in atto, i Cobas dichiarano che "il MIUR e il MEF sono inottemperanti rispetto al dettato di legge che ha fissato i termini per la visita in modo perentorio e non semplicemente indicativo e chiedono l'immediata sospensione della procedura delle visite di controllo così come previsto dall’atto di nuova intimazione a non voler procedere, inviata dai COBAS in data odierna al Garante per la protezione dei dati personali, al Ministro dell’istruzione, al Ministro dell’economia e finanza, ai Sottosegretari di Stato del MIUR, per porre termine, una volta per tutte, all’inutile e continua vessazione dei docenti “ inidonei” e al palese tentativo di smantellamento della scuola pubblica attraverso l’annullamento di quell’elemento cardine della scuola che è costituito proprio dal prezioso patrimonio delle Biblioteche scolastiche e dei Laboratori didattici"

www.latecnicadellascuola.it 24/12/2013
“Che differenza c’è tra trasferimento e mobilità?”
░ Lucio Ficara spiega le significative differenze.
Quando si parla di mobilità del personale docente si usano termini come trasferimento, mobilità professionale o ancora mobilità territoriale, pensando che siano modi diversi per significare la stessa cosa. Invece per burocrati ed esperti che redigono il contratto di mobilità del personale docente, ogni termine ha un significato specifico che si differenzia dagli altri. Per cui tecnicamente c’è una certa differenza fra “trasferimento” e “mobilità”. Pensiamo ad esempio all’art.4 dell’ipotesi di contratto sulla mobilità del 17 dicembre 2013, in cui le operazioni di mobilità del personale docente si dividono in tra fasi. La prima è quella dei trasferimenti nell’ambito del comune; la seconda fase è quella dei trasferimenti tra comuni della stessa provincia; la terza fase, infine, è quella della mobilità professionale e mobilità territoriale interprovinciale. Come si può notare, il termine trasferimento è usato esclusivamente per le prime due operazioni, mentre per la terza operazione si parla di mobilità. In sostanza si considera trasferimento lo spostamento di un docente da una scuola ad un’altra dello stesso comune o al massimo della stessa provincia, ma sempre nello stesso ordine d’istruzione e nel caso delle scuole secondarie di primo e secondo grado, anche nella stessa classe di concorso; si utilizza il termine mobilità professionale o mobilità territoriale interprovinciale, per indicare passaggi di cattedra, passaggi di ruolo o anche semplicemente, mantenendo stesso ordine di scuola e classe di concorso, il cambio di provincia di titolarità. La differenza terminologica fra trasferimento e mobilità trova applicazione nell’art.8 dell’ipotesi del CCNI sulla mobilità; infatti nell’art.8 riferito all’assistenza ai familiari disabili è scritto che il personale scolastico (parente, affine o affidatario) che intende assistere il familiare ai sensi dell’art. 33, commi 5 e 7, della legge n. 104/92, in qualità di referente unico, non è destinatario di una precedenza nell’ambito delle operazioni di mobilità; l’art.8 prosegue dando la possibilità al personale che deve assistere un familiare disabile, di partecipare alle operazioni di utilizzazione e/o di assegnazione provvisoria, usufruendo della precedenza che verrà disposta dal CCNI sulla mobilità annuale… Quindi pur essendo trasferimento e mobilità sinonimi, differiscono tangibilmente nella sostanza contrattuale.

www.orizzontescuola.it 24/12/2013
“Concorso docenti 2012. Secondo il giudice potevano partecipare i laureati dopo il 2002, quali possibili scenari?”
░ Intervista al Presidente dell'ANIEF, Marcello Pacifico, sindacato che per primo aveva denunciato l'eventuale non correttezza del bando del concorso a cattedra che poneva come limite l'anno accademico 2002-03 per i candidati che accedevano al concorso solo con il titolo di laurea”. "
D. Presidente, una sentenza del Tar Lazio le dà ragione. I docenti laureati dopo il 2002 potevano partecipare al concorso, ci spiega perché?
Pacifico. Lo abbiamo denunciato già all’indomani della pubblicazione del bando di concorso: la decisione dell’amministrazione assunta nel 1998 di far partecipare i laureati all’atto della nuova procedura concorsuale, in attesa dei corsi SSIS, doveva essere attualizzata alla circostanza di un rinvio prorogato per dieci anni durante i quali le Università hanno laureato migliaia di cittadini.
D. Scenari ipotizzabili per i futuri concorsi dopo questa sentenza?
Pacifico. Difficile descriverli, dipende se il Governo pensa a un nuovo sistema di reclutamento. L'errore del ministro Profumo è stato di pensare a modalità nuove utilizzando una legge vecchia che disciplinava in ogni momento tutta la procedura concorsuale. Dal Miur volevano prima bandire un concorso ogni 2 anni, ma la legge parlava di 3, volevano l'inglese obbligatorio per la primaria ma la legge diceva facoltativo, hanno aperto ai laureati ma sino al 2002 quando la legge accettava i soli abilitati.
D. Resta il fatto che se questo principio dovesse essere assunto per i futuri concorsi gli abilitati TFA avrebbero quale unico vantaggio l'iscrizione nella seconda fascia delle graduatorie di istituto ...
Pacifico. Dalla stretta sulle graduatorie d'istituto inserita nel Regolamento sulla formazione iniziale sembra che i futuri concorsi saranno aperti ai soli docenti abilitati, oggi il Miur ha perso perché distingueva laureati di serie A e di serie B tra gli ammessi. Ma il problema si riproporrà nuovamente, perchè non sono all'orizzonte nuovi concorsi e perché il Miur discrimina abilitati di serie A (corsi riservati, concorsi, SSIS) e di serie B (TFA e PAS). Per questo abbiamo iniziato una battaglia al Tar Lazio che potrebbe continuare al giudice del lavoro all'atto del nuovo aggiornamento triennale delle graduatorie. Chi si è abilitato con il TFA lo ha fatto su un numero programmato e in aluni casi come cinese, arabo su graduatorie relative a classi di concorso esaurite. Questi colleghi hanno diritto ad insegnare subito senza aspettare un regalo dalla befana nel 2020 ...
D. Tornando al Concorso 2012. Ci ricordiamo che l'Anief individuava nel settembre 2012 otto buoni motivi per ricorrere contro il bando.
Pacifico. Siamo riusciti a ottenere ordinanze cautelari, considerato prima facie il fumus, sui requisiti di accesso relativi alla laurea conseguita dopo il 2002 (oggetto della sentenza n. 11178/2013), allo stato di servizio in ruolo o al diploma magistrale, sulla contestazione della soglia 35/50 alla prova preselettiva, sulla sufficienza come criterio di accesso alla prova laboratoriale, sulla lingua inglese non obbligatoria alla scuola elementare. I ricorsi, invece, relativi alla graduatoria di merito e al punteggio più favorevole sono stati ritenuti, di recente, di competenza del giudice del lavoro e attendiamo conferma dai giudici di appello prima di riassumere il contenzioso.
D. Questa volta, però, non siete arrivati per primi ad una sentenza ...
Pacifico. Qui non c’è chi arriva prima o dopo ma chi pone i problemi. L’attività dell’Anief non soltanto costringe le altre forze sindacali a sposare, spesso, le sue rivendicazioni sindacali e a portare avanti le stesse iniziative legali come sulla stabilizzazione dei precari; ma influisce anche sul lavoro di diversi professionisti del settore che ritengono i ricorsi procedibili e potenzialmente vittoriosi nelle aule dei tribunali. Il ricorso rimane ad oggi l’unica strada per il sindacato per difendere i lavoratori. Ma docenti e ata devono sapere che un ricorso non si conclude con la scrittura della memoria da parte del legale ma con un’attività alacre e attenta sul piano parlamentare, istituzionale e mediatico di tutto il sindacato che corretta in punto di diritto non può portare che al successo: alla fine il tempo paga. Per questo siamo più di 30.000 e abbiamo quasi doppiato per numero di deleghe il primo dei sindacati non rappresentativi.
D. Quali nuove battaglie legali ci dobbiamo aspettare?
Pacifico. Certamente la perequazione degli stipendi al costo della vita, ragion per cui ricorreremo alla CEDU perché non vi possono essere cittadini di serie A con automatismi di carriera sbloccati e cittadini di serie B con stipendi fermi al palo per un decennio. Né le ragioni finanziarie possono derogare ai principi basilari su cui si sorregge lo stato sociale: il diritto al contratto, al pagamento dello stipendio e alla carriera, alle ferie, alla pensione e alla liquidazione. Infine, non si può pensare di superare le denunce dell’Europa sull’abuso dei contratti a termine dei precari della scuola, assumendo in ruolo i supplenti con lo stipendio da precari come concordato da alcuni sindacati (v. CCNL 4 agosto 2011). Tutti i neo-assunti hanno diritto al primo gradone stipendiale (fascia 0-8 anni) e hanno diritto alla ricostruzione di carriera di tutto il servizio pre-ruolo (superiore ai quattro anni) nel rispetto della direttiva comunitaria 1999/70/Ce. Siamo pronti a ritornare a Lussemburgo per dare loro ragione. Lo abbiamo fatto una volta e la storia sembra non darci torto.
D. Insomma, nell’orizzonte dell’Anief sempre nuovi ricorsi …
Pacifico. Ma sempre vittoriosi, finché non diventeremo rappresentativi, almeno, grazie alle prossime elezioni RSU per le quali ci stiamo organizzando cercando candidati. La speranza è che nel divenire rappresentativi, forse, potremo essere da esempio per gli altri sindacati ed essere ascoltati durante le sessioni negoziali. Attenzione, l’Anief, comunque, rimarrà sempre un sindacato libero, giusto e solidale.

www.latecnicadellascuola.it 26/12/2013
“Prof in pensione richiamati dalle scuole per lavorare gratis, scoppia la polemica”
░ I fatti sono quelli di Brescia, dove l’assessorato all’Istruzione ha coinvolto docenti e professionisti che hanno terminato l’attività lavorativa per offrire la loro competenza agli studenti. Una forma di volontariato che non piace all’Anief: è un assaggio di quella spending review che presto potrebbe essere adottata in tutte le scuole d’Italia.
È finita sulle pagine dei quotidiani più importanti d’Italia, come Repubblica, la chiamata a raccolta da parte dell’assessorato all’Istruzione del Comune di Brescia di “associazioni di genitori e rappresentanti eletti nei consigli d’istituto – ha scritto Qui Brescia - per un incontro preliminare al progetto di aiuti per gli studenti”. Il fine dell’originale iniziativa è “riuscire a coinvolgere docenti e professionisti in pensione interessati a offrire ai ragazzi bresciani le loro competenze in una nuova forma di volontariato. Una volta raccolte le adesioni al progetto, il Comune stilerà un elenco dal quale le singole scuole bresciane potranno attingere per dare sostegno a tutti quei progetti bloccati dalla mancanza di fondi”. E qui sta il punto: è giusto che per coprire i “buchi” sempre più larghi dei finanziamenti statali, debbano essere coinvolti dei docenti che hanno lavorato per decine di anni e sono stati collocati in pensione? L’Anief non ha dubbi: quanto sta accadendo a Brescia rappresenta un “assaggio” di “quella spending review che presto potrebbe essere adottata in tutte le scuole d’Italia: non si è aspettato neppure lo stanziamento dei fondi del Miur, previsti dall’ultima legge per gli studenti alloglotti, destinati alla formazione dei docenti impegnati sul potenziamento dell’italiano come seconda lingua. “Quella di nominare docenti in pensione per collaborare alle attività scolastiche a titolo gratuito – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è soprattutto una deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti per le scuole e alle inadempienze dei pagamenti loro destinate da parte del Ministero delle Finanze”.

Il Sole 24Ore 27/12/2013
“Formazione. Sperimentazioni al via Decreto Carrozza, il modello Its entra nelle scuole”
░ Intervista al sottosegretario Toccafondi: a breve il piano attuativo per conciliare lo studio in regime di apprendistato.
Si partirà con una trentina di scuole. «Realtà eccellenti» che ormai da tempo mettono in essere le sinergie necessarie tra scuola e lavoro, e dialogano con grandi imprese italiane. A gennaio decolla il programma sperimentale, fino al 2016, per far conoscere l'apprendistato a scuola, previsto dal decreto Carrozza: «A breve arriverà il decreto che darà il modello attuativo per poter svolgere parte dell'anno scolastico in regime di apprendistato annuncia il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi e attraverso protocolli d'intesa con le aziende, al termine del percorso formativo in apprendistato ci sarà il contratto di lavoro effettivo». Insomma, il modello Its (dove al termine del primo ciclo biennale sei studenti su 10 hanno trovato lavoro) entra con forza nella scuola. Una piccola rivoluzione culturale: «Ora i tempi sono maturi perché istruzione e mondo del lavoro si contaminino sempre più», dice Toccafondi che in un colloquio con «IlSole240re» illustra tutte le novità sul tema ín arrivo nel 2014. Nelle prossime settimane decolleranno i tirocini in impresa (previsti dal decreto Giovanni). «Stiamo lavorando a percorsi in azienda spiega Toccafondi progettati in coerenza con gli obiettivi formativi della scuola che potranno essere previsti pure come attività extracurriculari. Saranno a supporto e completamento dei percorsi curriculari. In alcune regioni si stanno realizzando diverse tipologie di Poli formativi. Credo però che i più efficaci siano quelli che nascono come espressione di sussidiarietà reale per rispondere a un bisogno formativo e occupazionale. Disegnare a tavolino questi Poli ritengo non sia altrettanto efficace». Ci sarà poi un impegno sempre più crescente sull'alternanza scuola-lavoro. Entro gennaio sarà adottato un regolamento ministeriale sui diritti e doveri degli studenti dell'ultimo biennio delle superiori impegnati nei percorsi di formazione. E novità arriveranno pure sui 64 Its, le super scuole di tecnologia di durata biennale alternative all'università. Queste super scuole, gestite da Fondazioni, hanno potuto contare su un finanziamento annuo dii3 milioni per un triennio per la fase di start-up. Alcune regioni (come la Lombardia) hanno poi aggiunto risorse proprie. Ora è necessaria una nuova modalità di accesso ai fondi statali: non più a pioggia, ma in base ai risultati. Allo studio c'è l'ipotesi di catalogare gli Its in tre fasce (eccellenti, buoni, con criticità) per concentrare i soldi «verso la valorizzazione delle eccellenze…».
www. orizzontescuola.it 27/12/2013
“E' illegittimo sdoppiare le classi a causa dell'assenza del titolare. I sindacati concordano, ma i Dirigenti continuano a farlo. Perchè?”
░ OrizzonteScuola torna sulla questione, più volte sollevata, della prassi arbitraria posta in essere da quei Dirigenti scolastici che sopperiscono all’assenza dei docenti sdoppiando le classi e aggregandone gli spezzoni a classi regolarmente funzionanti. Gli effetti di questo comportamento illegittimo è di disturbare la didattica. Non meno grave è che si producono infrazioni delle norme sulla sicurezza con riferimento al numero massimo degli alunni per classe, di cui al DPR 81/2009, e alla superficie delle aule in rapporto al numero delle persone che vi soggiornano, di cui al DM del 18/12/1975.
Qual è allora il motivo per cui si continua ad organizzare la didattica secondo una prassi non legittima? La risposta più ovvia da parte dei Dirigenti Scolastici è quella di non avere fondi a sufficienza per il pagamento delle supplenze brevi e temporanee, per cui si cerca di sopperire ad una mancanza da parte del Ministero cercando di "nascondere" i problemi con soluzioni presentate come "di buon senso"…. Un'altra risposta è relativa all'organizzazione stessa: a volte è difficile reperire in poche ore un supplente per un solo giorno di lavoro; mentre infatti nella scuola di infanzia e primaria l'assegnazione delle supplenze inferiori a 10 giorni sono appositamente regolamentate, ciò non è ancora avvenuto nella scuola secondaria, per cui è difficile per le segreterie individuare il docente disponibile. Fino a quando è possibile, i Dirigenti Scolastici utilizzano i colleghi della scuola stessa per coprire la supplenza, ma è bene ricordare, come più volte ha fatto il Miur, che l'utilizzo di dette ore ha natura emergenziale, con il solo obiettivo di consentire la sostituzione immediata e limitata nel tempo del docente assente. …E’ assolutamente illegittimo l'utilizzo dell'insegnante di sostegno, di religione cattolica o di attività alternativa all'IRC, o qualunque insegnante che si trovi in compresenza e stia svolgendo il suo regolare servizio… Il Ministero ha emanato la nota 08 novembre 2010, che non lascia adito ad alcuna interpretazione: "[...] nel rispetto della normativa e delle procedure richiamate nella stessa nota, nel caso in cui le soluzioni indicate (sostituzione con personale in esubero, con ore a disposizione, con attribuzione di ore eccedenti nel limite delle risorse assegnate) non risultino praticabili o sufficienti, i dirigenti scolastici, al fine di garantire ed assicurare il prioritario obiettivo del diritto allo studio e della piena funzionalità delle attività didattiche, possono provvedere alla nomina di personale supplente in ogni ordine e grado di scuola anche nel caso di assenza del titolare per periodi inferiori a 5 giorni nella scuola primaria, come previsto dall’art. 28, c. 5 del CCNL e a 15 giorni nella scuola secondaria, fermo restando quanto previsto in merito alla procedura semplificata per la nomina del supplente nella scuola dell’infanzia e primaria per assenze fino a 10 giorni dall’art. 5, c. 6 e art. 7, c. 7 del vigente Regolamento delle supplenze."

 

Pubblichiamo alcuni articoli sui dati dell'ultimo Rapporto Censis.

Ansa: Scuola: Anief, sempre più emergenza Sud, politiche mirate
Da istituti aperti il pomeriggio a contratti differenziati
(ANSA) - ROMA, 6 DIC - "Non è più possibile portare avanti la politica dello 'struzzo': occorre da subito migliorare i progetti a supporto della didattica e aprire le scuole anche di pomeriggio, aumentando il numero di docenti e Ata nelle aree meridionali più arretrate". Lo afferma, commentando il rapporto Censis da cui emerge che al Sud 1 giovane su 4 é fermo alla licenza media, l'Anief che chiede "interventi mirati". "È indispensabile agire già in vista del prossimo anno scolastico - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - rafforzando i progetti a supporto della didattica e le attività pomeridiane extracurricolari delle scuole del Sud Italia. In particolare in quelle aree territoriali dove il tessuto sociale e industriale è più arretrato. Dove, infatti, quasi sempre gli istituti non sono aperti al territorio e chiudono le attività a metà giornata. Con i risultati, a livello di studio e di lavoro giovanile, che oggi il Censis ci ha illustrato. Ma per attuare progetti e tempo prolungato, oltre che per migliorare l'orientamento scolastico, - continua Pacifico - occorre che il Miur decida finalmente di introdurre degli organici diversificati, destinando maggiori forze nelle aree difficili e più a rischio di abbandono scolastico: al Sud occorrono più docenti e più personale Ata. Inoltre, proprio alla luce di questi dati diventa ancora più paradossale la volontà dell'amministrazione di tagliare di un altro 10% gli istituti scolastici. Soprattutto al Sud. Dove i dirigenti sono chiamati dagli Uffici scolastici regionali a gestire anche 4 o 5 scuole autonome contemporaneamente, spesso - conclude il rappresentante Anief-Confedir - distanti decine di chilometri l'una dall'altra". Per l'Anief é anche necessario che il Governo "intervenga subito sulla conversione di tutti i contratti a termine superiori ai tre anni nel rispetto della direttiva comunitaria. Che sblocchi gli aumenti di stipendio, attui una riforma dell'apprendistato che immetta nel mondo del lavoro i ragazzi a 15 anni con l'alternanza allo studio obbligatorio fino a 19 anni o al termine della secondaria, distingua la contrattazione in base alle aree del Paese, riporti l'istruzione al centro del Paese potenziando l'orientamento tra la scuola superiore, l'università e il tutoraggio. Servono provvedimenti, infine, che ringiovaniscano la forza lavoro, anche introducendo la retribuzione differita". (ANSA).

Free news pos: Rapporto CENSIS. E' sempre più emergenza Sud: 1 giovane su 4 fermo alla licenza media. Servono interventi mirati

AgenParl: Censis: Anief, è sempre emergenza sud

Orizzonte Scuola: "Processi formativi" del 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013. Sud dispersione al 20%

MNew: Rapporto Censis – È sempre più emergenza Sud: 1 giovane su 4 fermo alla licenza media

Lettera 43: Lavoro, in 10 anni sono emigrati 100 mila giovani

Il Giornale: 2012: Fuga dall’Italia. Raddoppiano i giovani che migrano all’estero per lavoro

Ansa: Lavoro: allarme Anief, giovani disoccupati fuggono da Italia
(ANSA) - ROMA, 8 DIC - Una quota sempre più consistente degli oltre 2 milioni di giovani senza occupazione tenta con successo di trasferirsi all'estero: gli under 35 che nell'ultimo decennio sono stati costretti a recarsi oltralpe in cerca di un impiego sono più che raddoppiati, passando da 50 mila a 106 mila: lo rende noto l'Anief, segnalando che soprattutto nel 2012 l'incremento di coloro che hanno acquisito una residenza straniera ha toccato livelli record, facendo registrare un +28,8% rispetto all'anno precedente. Oltre la metà sono giovani: il 54,1% ha infatti meno di 35 anni. Si tratta di un andamento legato alla mancanza di alternative, visto che nello stesso periodo si è toccato anche il record di Neet. I dati, evidenzia l'Anief, emergono incrociando il Rapporto annuale Censis con quello del Cnel sul mercato del lavoro 2012-13. Se dal primo studio risulta quasi raddoppiato, arrivando a 2,7 milioni, il numero di italiani, con un'alta percentuale di ragazzi, che 'cercano attivamente un lavoro ma non riescono a trovarlo', dal secondo si evince che i giovani che non studiano e non lavorano sono diventati 2 milioni e 250 mila giovani: in media uno su quattro tra i 15 e i 29 anni, mentre uno su tre di essi si ritrova nel Mezzogiorno contro uno su sei al Nord e uno su cinque al Centro. L'Anief giudica poi "significativo" che circa un quarto di chi è recato all'estero per cercare lavoro (il 26,5%) dichiari che è stata determinante la voglia di lasciare un Paese in cui non si trovava più bene. Quello che appare a loro il difetto più intollerabile dell'Italia è l'assenza di meritocrazia, denunciata dal 54,9%. "Le informazioni che provengono dai Rapporti nazionali - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - confermano che l'Italia sta diventando un Paese sempre meno adatto per i giovani. Anche il crollo al 20,5% del tasso di occupazione dei 15-24enni, rilevato dall'Ocse, è un dato che parla da solo. Solo Grecia e Turchia tra i 34 Paesi dell'area - conclude - hanno una quota di Neet più elevata". (ANSA).

Manuale di lavoro: Allarme dell'Anief sui giovani disoccupati in fuga dall'Italia

Calabria 24 ore: Giovani – È record di Neet: sono 2,2 milioni, raddoppiano i ragazzi che vanno all’estero

Italpress: Crisi, Anief "record di 'neet', raddoppiano giovani che vanno all'estero"
ROMA (ITALPRESS) - Una quota sempre piu' consistente degli oltre 2 milioni di giovani senza occupazione tenta con successo di trasferirsi all'estero: gli under 35 che nell'ultimo decennio sono stati costretti a recarsi oltralpe in cerca di un impiego sono piu' che raddoppiati, passando da 50 mila a 106 mila. Ma e' stato soprattutto nel 2012 che l'incremento di coloro che hanno acquisito una residenza straniera ha toccato livelli da record, facendo registrare un +28,8% rispetto all'anno precedente. Oltre la meta' sono giovani: il 54,1% ha infatti meno di 35 anni. Si tratta di un andamento legato alla mancanza di alternative, visto che nello stesso periodo si e' toccato anche il record di Neet. Sono dati elaborati dall'Anief-Confedir, incrociando il Rapporto annuale Censis pubblicato in questi giorni con il Rapporto Cnel sul mercato del lavoro 2012/13 presentato qualche settimana fa. Se dal primo studio risulta quasi raddoppiato, arrivando a 2,7 milioni, il numero di italiani, con un'alta percentuale di ragazzi, che "cercano attivamente un lavoro ma non riescono a trovarlo", dal secondo si evince che i giovani che non studiano e non lavorano sono diventati 2 milioni e 250 mila giovani: in media uno su quattro tra i 15 e i 29 anni, mentre uno su tre di essi si ritrova nel Mezzogiorno contro uno su sei al Nord e uno su cinque al Centro.
E' inoltre significativo che circa un quarto di chi e' recato all'estero per cercare lavoro (il 26,5%) dichiari che e' stata determinante la voglia di lasciare un Paese in cui non si trovava piu' bene. Quello che appare a loro il difetto piu' intollerabile dell'Italia e' l'assenza di meritocrazia, denunciata dal 54,9%. Tra i motivi della decisione di andarsene c'e' poi "la scarsa attenzione per i giovani", fatto rilevare dal 28,2% del campione consultato dal Censis. Risulta davvero drammatico un ultimo dato: ci sono 1,6 milioni di italiani che, "pur disponibili a lavorare, hanno rinunciato a cercare attivamente un impiego perche' convinti di non trovarlo". E tra costoro vi sono anche tanti laureati. "Le informazioni che provengono dai Rapporti nazionali – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - confermano che l'Italia sta diventando un Paese sempre meno adatto per i giovani. Anche il crollo al 20,5% del tasso di occupazione dei 15-24enni, rilevato dall'Ocse, e' un dato che parla da solo. Solo Grecia e Turchia, tra i 34 Paesi dell'area, hanno una quota di Neet piu' elevata. C'e' anche il rischio fondato che le proiezioni sulla disoccupazione italiana continuino ad aumentare pure nel 2014. Con le fasce giovanili, per vari motivi indifese, che saranno anche stavolta le prime ad essere colpite". Il sindacato ritiene che "il Governo debba intervenire con forza per convertire a tempo indeterminato tutti i contratti a termine superiori ai tre anni, nel rispetto della direttiva comunitaria. In Italia si e' riusciti nell'impresa di penalizzare anche coloro che hanno investito negli studi. Non ci dobbiamo scandalizzare, poi, se nell'ultimo decennio il numero di immatricolati alle universita' e' sceso da 338 mila a 269 mila studenti, ovvero del 20,6 per cento in meno rispetto al 2003". (ITALPRESS).

Informatore Scolastico: Rapporto Censis - È sempre più emergenza Sud: 1 giovane su 4 fermo alla licenza media. Servono interventi mirati

Tecnica della Scuola: È sempre più emergenza sud: 1 giovane su 4 fermo alla licenza media. Servono interventi mirati

News it 24: Rapporto CENSIS. E' sempre più emergenza Sud: 1 giovane su 4 fermo alla licenza media. Servono interventi mirati

Italpress: Censis, Anief "Al sud emergenza scolastica, no ulteriori tagli"

ROMA (ITALPRESS) - E' ancora emergenza Sud. Anche per quanto
riguarda l'istruzione. A ribadirlo - sottolinea l'Anief - e' stato
il Censis che conferma i timori per il futuro dei giovani che
risiedono in determinate aree del paese: se nel 2012 in tutta
Italia i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito al
massimo la licenza media sono stati pari al 17,6%, nelle regioni
meridionali la percentuale e' stata del 21,1%. Il sindacato reputa
questi dati davvero preoccupanti. "E' indispensabile agire gia' in
vista del prossimo anno scolastico - spiega Marcello Pacifico,
presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - rafforzando
i progetti a supporto della didattica e le attivita' pomeridiane
extracurricolari delle scuole del Sud Italia. In particolare in
quelle aree territoriali dove il tessuto sociale e industriale e'
piu' arretrato. Dove, infatti, quasi sempre gli istituti non sono
aperti al territorio e chiudono le attivita' a meta' giornata. Con
i risultati, a livello di studio e di lavoro giovanile, che oggi
il Censis ci ha illustrato. Ma per attuare progetti e tempo
prolungato, oltre che per migliorare l'orientamento scolastico, -
continua Pacifico - occorre che il Miur decida finalmente di
introdurre degli organici diversificati, destinando maggiori forze
nelle aree difficili e piu' a rischio di abbandono scolastico: al
Sud occorrono piu' docenti e piu' personale Ata. Inoltre, proprio
alla luce di questi dati diventa ancora piu' paradossale la
volonta' dell'amministrazione di tagliare di un altro 10% gli
istituti scolastici. Soprattutto al Sud. Dove i dirigenti sono
chiamati dagli Uffici scolastici regionali a gestire anche 4 o 5
scuole autonome contemporaneamente, spesso - conclude il
rappresentante Anief-Confedir - distanti decine di chilometri
l'una dall'altra".
(ITALPRESS).

ComunicazioneInform: Aumentano i giovani che non studiano e non lavorano (Neet) e aumenta l’emigrazione italiana all’estero

Free news pos: Giovani. È record di Neet: sono 2,2 milioni, raddoppiano i ragazzi che vanno all’estero

MNews: Stipendi – Il Censis auspica più consumi e rilancio lavoro, ma il Parlamento lavora in senso contrario

Italpress: Scuola, Anief "stipendi sempre più vicini a soglia di povertà"
ROMA (ITALPRESS) - L'Anief sottolinea come il Parlamento stia fermando gli stipendi dei pubblici dipendenti, attraverso la legge di stabilita', per il quarto anno consecutivo. Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, ricorda che "la parabola discendente ha preso inizio con il blocco dei contratti introdotti con la legge 122/2010. Il caso della scuola e' emblematico, con gli scatti automatici, che l'amministrazione vorrebbe far scomparire, recuperati solo attraverso una quota tantum. Tutto questo, peraltro, accade malgrado si tratti di scelte che contrastano palesemente diversi articoli della Costituzione: l'1, il 36, il 39 e il 41. E non a caso la questione e' stata gia' censurata dalla Consulta, attraverso la sentenza 223 dell'ottobre scorso che ha di fatto 'cassato' il blocco degli scatti stipendiali dei magistrati. Cosi', dopo aver privatizzato il rapporto di lavoro del pubblico impiego, si compie un altro passo verso la perdita dei diritti dei suoi lavoratori. L'amara realta' e' che sempre piu' il Governo italiano veste contemporaneamente i panni del datore di lavoro e del legislatore. Cosi' gia' oggi a fine carriera un docente percepisce quasi 10mila euro in meno. E che la maggior parte del personale della scuola continuera' a percepire uno stipendio sempre piu' vicino alla soglia di poverta'. Con la beffa - conclude Pacifico - che con la riforma Fornero la sua carriera lavorativa non solo avra' sempre piu' alte possibilita' di rimanere ferma. Ma sara' allungata fino a 42 anni di contributi". (ITALPRESS).

Lettera 43: Lavoro, in 10 anni sono emigrati 100 mila giovani

L'Indro: ‘Cervelli’ italiani: ancora a spasso per il mondo

Pubblichiamo alcuni articoli sull'intenzione del Mef di tagliare altre 800 scuole.

TMNews: Anief: ministero Economia vuole tagliare 880 scuole
Il sindacato chiede invece ne siano ripristinate 2mila
Roma, 23 dic. (TMNews) - "Mentre si sta arenando la trattativa in Conferenza Stato-Regioni per trovare un accordo sul dimensionamento delle scuole, con il Ministero dell'Economia che non vuole recedere dalla volontà di tagliare ancora altri 800 degli attuali 8.496 istituti autonomi, il sindacato Anief decide di passare alle vie di fatto chiedendo pubblicamente il ripristino delle 2mila scuole cancellate negli ultimi anni". Così si afferma in un comunicato di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.
In mancanza di un accordo sulla formulazione di nuovi parametri da adottare per il mantenimento in vita degli istituti scolastici - "il Mef chiederebbe almeno 1.000 alunni per ognuno, mentre le regioni sarebbero orientate a chiudere il discorso per 950 - Anief ricorda che tornerebbero in vigore le norme previgenti, previste dal D.P.R. 233/98: scuole normali costituite con un numero variabile tra i 500 e i 900 alunni, scuole poste in montagna e nelle piccole isole con un numero minimo di 300 alunni".
In caso contrario, qualora non si tornassero ad adottare tali parametri, "Anief è pronta a patrocinare migliaia di ricorsi ad hoc. Per salvaguardare la titolarità dei dirigenti scolastici, dei Dsga, dei docenti, del personale Ata perdente posto. Ma soprattutto i diritti degli alunni e delle rispettive famiglie, cui verrebbe negata illegittimamente la frequenza dell'istituto scolastico prescelto".
Perché "cancellare altre 800 scuole - continua Pacifico - comporterebbe sicuri disservizi: bisogna infatti ricordare che negli ultimi sei anni è stata già cancellata una scuola su tre.
Visto che da oltre 12mila sono passate alle attuali 8.400. Con conseguente riduzione dell'organico di dirigenti e Dsga di 4mila unità per profilo. Con il risultato finale che oggi un preside gestisce la propria scuola, più, in media, altri 4 plessi. Tra l'altro spesso posizionati a decine di chilometri l'uno dall'altro".

IMG Press: Il Mef vuole tagliare altre 800 scuole, Anief chiede che ne siano ripristinate 2mila

Corriere del web: Istruzione - Il Mef vuole tagliare altre 800 scuole, Anief chiede che ne siano ripristinate 2mila

MNews: Il Mef vuole tagliare altre 800 scuole, Anief chiede che ne siano ripristinate 2mila

Italpress: Istruzione, Anief "Mef vuole tagliare altre 800 scuole"
ROMA (ITALPRESS) - "Mentre si sta arenando la trattativa in Conferenza Stato-Regioni per trovare un accordo sul dimensionamento delle scuole, con il Ministero dell'Economia che non vuole recedere dalla volonta' di tagliare ancora altri 800 degli attuali 8.496 istituti autonomi, il sindacato Anief decide di passare alle vie di fatto chiedendo pubblicamente il ripristino delle 2 mila scuole cancellate negli ultimi anni". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "In mancanza di un accordo sulla formulazione di nuovi parametri da adottare per il mantenimento in vita degli istituti scolastici il Mef chiederebbe almeno 1.000 alunni per ognuno, mentre le regioni sarebbero orientate a chiudere il discorso per 950, Anief ricorda che tornerebbero in vigore le norme previgenti, previste dal D.P.R. 233/98: scuole normali costituite con un numero variabile tra i 500 e i 900 alunni, scuole poste in montagna e nelle piccole isole con un numero minimo di 300 alunni – prosegue la nota del sindacato -. In caso contrario, qualora non si tornassero ad adottare tali parametri, Anief e' pronta a patrocinare migliaia di ricorsi ad hoc. Per salvaguardare la titolarita' dei dirigenti scolastici, dei Dsga, dei docenti, del personale Ata perdente posto. Ma soprattutto i diritti degli alunni e delle rispettive famiglie, cui verrebbe negata illegittimamente la frequenza dell'istituto scolastico prescelto".
"Del resto l'azione del sindacato ha gia' prodotto i suoi effetti, inducendo il legislatore a introdurre nel Decreto istruzione la necessita' di prevedere un accordo tra il Ministero dell'Istruzione, il Mef e le regioni, al fine di verificare, per il prossimo anno scolastico, la composizione dei criteri per 'la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, nonche' per la sua distribuzione tra le Regioni, che provvederanno autonomamente al dimensionamento scolastico sulla base di questo accordo'", aggiunge l'Anief. "Venendo meno quell'accordo - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - e' evidente che occorrera' ripristinare quelle leggi sulla formazione degli istituti scolastici mai decadute, a partire dai criteri previsti dal D.P.R. 233 del 18 giugno 1998. Come anche confermato dalla Consulta, con la sentenza n. 147 del 7 giugno 2012, che ha di fatto bocciato la chiusura o l'accorpamento degli istituti con meno di mille alunni". (ITALPRESS).

Pubblichiamo alcuni articoli sulla conferenza Confedir del 22 novembre 2013 sulla spending review e sulla possibile chiusura di altre 800 scuole.

Conferenza Confedir su spending review

Il Sole 24 Ore: Dirigenti Pa: siate veri manager, presto online documento d'indirizzo

Ansa: Spending review: Cottarelli a dirigenti Pa siate veri manager
Così più potere decisionale ma anche più responsabilità
(ANSA) - ROMA, 22 NOV - La Spending review punta sia a "fare risparmi che a migliorare la qualità dei servizi" e per centrare entrambi gli obiettivi "è fondamentale il ruolo dei dirigenti pubblici". Così il commissario alla Spesa, Carlo Cottarelli, intervenendo a una iniziativa organizzata dalla Confedir, la Confederazione autonoma di dirigenti e quadri della Pa. A questo fine, Cottarelli auspica "la trasformazione dei dirigenti pubblici in veri manager, con un'autonomia decisionale maggiore rispetto a quella attuale".
Per Cottarelli bisognerebbe passare quindi "dal ruolo che vede il dirigente esecutore di regolamenti, spesso molto vincolanti, al ruolo di vero manager di risorse pubbliche". Ciò significa, ha spiegato - "avere una certa capacità decisionale, una flessibilità, e allo stesso tempo essere responsabile dei risultati ottenuti". Tutto questo secondo il neo commissario alla Spending review "richiede la definizione di obiettivi e di indicatori". A riguardo, ha proseguito Cottarelli, dei passi in avanti si sono fatti con la riforma del bilancio dello Stato del 2009, ma "tale riforma deve essere realizzata in modo più sostanziale e meno formale". (ANSA).

Ansa: Spending review: Cottarelli, lavoro non facile, ma ottimista
Sarà un'avventura. Online un breve documento di indirizzo
(ANSA) - ROMA, 22 NOV - La Spending review richiede "un lavoro non facile, sarà molto complesso, è un'avventura". Così il commissario alla Revisione della Spesa, Carlo Cottarelli, intervenendo ad una iniziativa della Confedir, la Confederazione autonoma dei dirigenti della Pubblica amministrazione. Tuttavia, ha aggiunto Cottarelli a margine dell'evento, "sono ottimista". Per il neo commissario occorre "procedere con una certa calma, ma con tappe precise". Riguardo alle prime scadenze, ha fatto sapere che "il lavoro tecnico dovrà finire per la fine di febbraio". Comunque, ha aggiunto, "sarà reso disponibile sul sito del Ministero dell'Economia un breve documento di indirizzo della Spending review", in cui sarà anche indicata la destinazione dei risparmi. Sul punto Cottarelli ha ribadito i tre principali fronti: "la maggior parte delle risorse sarà destinata a ridurre la tassazione sul lavoro" il resto andrà riversato sugli investimenti produttivi e sulla riduzione di debito e deficit. (ANSA).

Ansa: Spending review: Cottarelli in taxi, auto bianca niente blu
(ANSA) - ROMA, 22 NOV - Il commissario straordinario alla Spending review, Carlo Cottarelli, sceglie il taxi, arrivando in auto bianca al convegno organizzato dalla Confedir 'spendere meno, spendere meglio'. Quindi niente auto blu per il neo commissario, che d'altra parte proprio ieri aveva fatto sapere di voler rinunciare alla vettura di rappresentanza. E anche lasciando il seminario, una delle sue uscite pubbliche, Cottarelli è andato a caccia di un taxi, seguito per le vie del centro di Roma, fino all'ingresso dell'auto bianca, da uno sciame di cronisti, fotografi e cameraman. (ANSA).

ANSA-FOCUS/ Cottarelli a dirigenti P.A, manager non burocrati
Commissario Spesa in taxi. Incontro con Giovannini,nodo pensioni
(ANSA) - ROMA, 22 NOV - La pubblica amministrazione ha bisogno di ''veri manager'' e non di semplici ''esecutori di regolamenti, spesso molto vincolanti''. Così il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, si rivolge alla platea dei dirigenti pubblici della Confedir, in quella che può essere considerata la sua prima uscita pubblica dopo il battesimo a Palazzo Chigi. Al convegno Cottarelli, mantenendo la parola, arriva e va via non a bordo di auto blu bensì di una bianca. Il Commissario per spostarsi sceglie quindi il taxi, mostrandosi pronto a ricercarlo anche per le strade della trafficata Capitale. D'altra parte in questi giorni iniziali gli appuntamenti si rincorrono, tra questi anche il faccia a faccia con il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, su cui ricade il delicato capitolo delle pensioni. In particolare sotto la lente ci sono pensioni d'oro, d'argento e di reversibilità. Ai dirigenti pubblici, diretti interessati, il Commissario, che dovrà tagliare 32 miliardi di spesa entro il 2016, assicura il pieno coinvolgimento, definendo la spending review ''un esercizio che viene fatto non da una sola persona ma da tutta la P.A''. Anzi Cottarelli spiega come il ruolo dei dirigenti pubblici sia ''fondamentale'' per raggiungere l'obiettivo ''di risparmiare migliorando la qualità dei servizi''. Occorrono però degli amministratori meno burocrati e più 'smart': ''veri manager di risorse pubbliche'', che da una parte significa possedere ''capacità decisionale'', ma dall'altra ''potere anche essere considerati responsabili''. Per ottenere la trasformazione secondo Cottarelli occorre continuare sul percorso tracciato dalla riforma del bilancio dello Stato, fatta nel 2009, che va ''realizzata in modo più sostanziale e meno formale''. Il Commissario si dice ''ottimista'' pure se il lavoro che ha davanti, riconosce, ''non è facile''. A ricordarlo non solo gli interventi dei membri della Confedir, che riunisce la dirigenza pubblica, ma anche l'intervista del capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta (''è una bravissima persona però non sa nulla di spesa pubblica''). Cottarelli comunque tiene il punto, ribadendo che ''la maggior parte delle risorse'' sarà destinata ''all'abbassamento della tassazione sul lavoro'', essendo consapevole che occorre ''procedere con una certa calma, ma con tappe precise''. Per ora Cottarelli ringrazia il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, che gli ha ''dato la possibilità di tornare in Italia'', dopo l'esperienza al Fmi di Washington, anche se questo significa destreggiarsi tra i taxi mentre si è inseguiti da uno sciame di cronisti. (ANSA).

Milano Finanza: Spending review: Cottarelli, si riformi dirigenza pubblica

Italia Oggi: Tagli alla spesa da concordare

On line news: ‘Mister Spending Review’ arriva in taxi

Oggi notizie: Spending review – Confedir: basta tagli, per abbattere debito pubblico c’è solo una ‘cura’: spendere meglio

Italpress: Spending review, Confedir "basta tagli, bisogna spendere meglio"
ROMA (ITALPRESS) - "Sono anni che il Governo taglia nella pubblica amministrazione, ma il debito e' aumentato di 10 punti percentuali". Questa verita' emerge dall'analisi dei tagli lineari, che hanno investito risorse, personale, strutture della P.A. negli ultimi dieci anni, affrontata oggi a Roma presso l'Universita' telematica Pegaso, Palazzo Bonadies, durante la conferenza "Spendere meno, spendere meglio", nelle relazioni dei segretari generali della Confedir - Confederazione rappresentativa della dirigenza pubblica - alla presenza del commissario per la spending review italiana, Carlo Cottarelli, ex del Fondo monetario internazionale. "Mentre non sono stati toccati i costi della politica, delle societa' partecipate e delle consulenze, nell'ultimo decennio abbiamo assistito a ridimensionamenti importanti in settori chiave del nostro welfare. Ad iniziare dalla scuola, il piu' colpito con il 75% dei tagli di tutta la P.A. - sottolinea la Confedir -: basti pensare alla riduzione di un sesto del personale e dell'orario degli studenti, di un terzo dei dirigenti e delle scuole autonome, l'utilizzo perpetuo del precariato per il 15% dei posti in organico al fine di evitare il pagamento degli scatti di anzianita' ora precluso anche ai neo-assunti. Per non parlare dell'universita', che ha visto cancellata la figura del ricercatore e prorogato il blocco del turn-over al 2018".
"E se l'economia stenta a riprendere, se i nostri ragazzi non aspirano piu' a laurearsi, se studiano di meno e sono meno preparati, se non lavorano rispetto agli altri ragazzi europei - prosegue la Confedir -, la colpa e' da ricercare proprio nei tagli al settore dell'istruzione e della conoscenza prodotti dal 2000 al 2010: l'Italia che gia' investiva poco, l'80% delle risorse stanziate, rispetto agli altri Paesi OCSE, ha ridotto ancora del 10% gli stanziamenti in controtendenza all'aumento del 3%, seppur lieve, registrato in media sempre dai Paesi piu' sviluppati". "Alla luce di questi dati inequivocabili - sostiene Marcello Pacifico, segretario organizzativo Confedir e presidente Anief - la Commissione presieduta dal dottor Carlo Cottarelli, incaricata di rivedere la politica di spesa nel settore dell'istruzione e ricercare nuovi risparmi, dovrebbe lasciare inalterato l'attuale
assetto degli organici, del sostegno e del dimensionamento scolastico. Mentre si dovrebbe concentrare su una serie di proposte". "Per i risparmi nella scuola - continua Pacifico - si puo' ricavare non poco dall'assegnazione del ruolo di revisori dei conti, a titolo gratuito, al personale interno (ci sono gia' le RSU). Si puo' poi semplificare la macchina della giustizia che si occupa del contenzioso sulle graduatorie o sui precari. Si potrebbe, infine, dare il via libera all'organizzazione dell'orario scolastico su cinque giorni. In tal modo si potrebbe recuperare un 'tesoretto' di almeno un miliardo di euro". "Mentre sul fronte dell'universita' sarebbe fondamentale procedere con l'assunzione dei ricercatori rispetto a quelle bloccate di ordinari e associati. Di certo - conclude il rappresentante Confedir-Anief - la qualita' e non la quantita' ci devono guidare nell'economia di spesa come nel reclutamento: perche' la pubblica amministrazione e la sua dirigenza sono prima di tutto una risorsa al servizio del Paese". (ITALPRESS).

Altre 800 scuole chiuse

Ansa: Scuola: Anief, con spending review 800 istituti a rischio
Potrebbero chiudere con danni sociali per aree già in difficoltà
(ANSA) - ROMA, 22 NOV - Il ministero dell'Economia sarebbe intenzionato a chiedere alla scuola pubblica "un ulteriore sacrificio": il piano di eliminazione degli sprechi, la nuova spending review, comprenderebbe infatti la "riduzione di 800 istituzioni scolastiche". Lo segnala l'Anief riportando un'indiscrezione apparsa oggi sulla rivista specializzata Orizzonte Scuola. Fonti delle ultime ore indicano - dice l'Anief - che il ministero dell'Economia avrebbe chiesto a quello dell'Istruzione questo "taglio non indifferente, che condurrebbe a una riduzione di organico (pari ad 1.600 unità complessive) per i Presidi e i Direttori amministrativi". Il sindacato reputa questo scenario "impraticabile". "Tagliare il 10% di scuole - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief - comporterebbe sicuri disservizi all'utenza scolastica: bisogna infatti ricordare che negli ultimi sei anni è stata già cancellata una scuola su tre. Visto che da 12 mila sono passate alle attuali 8 mila. Con conseguente riduzione dell'organico di dirigenti e Dsga di 4 mila unità per profilo. Con il risultato finale che oggi un preside gestisce la propria scuola, più, in media, altri 4 plessi. Tra l'altro spesso posizionati a decine di chilometri l'uno dall'altro". L'Anief ricorda che esistono leggi sulla formazione degli istituti scolastici mai decadute e che la Consulta ha bocciato la chiusura o l'accorpamento degli istituti con meno di mille alunni. "C'è poi un altro aspetto da considerare: quello - continua Pacifico - riguardante il fatto che tantissime sedi scolastiche italiane, in particolare quelle poste nelle zone più arretrate, a rischio e nei comuni montani, rappresentano un punto di riferimento imprescindibile per l'organizzazione delle società civile. Estirparle comporterebbe un ulteriore aggravio per tutta la cittadinanza di quelle aree". Anief rilancia, quindi, la sua battaglia contro il dimensionamento annunciando che patrocinerà, sempre gratuitamente, i ricorsi del personale scolastico coinvolto. (ANSA).

AgenParl: Scuola: Anief, con la nuova spending review 800 istituti a rischio chiusura

Italpress: Scuola, Anief "con nuova spending review 800 istituti a rischio chiusura"
ROMA (ITALPRESS) - "Lascia basiti l'indiscrezione, apparsa oggi sulla rivista specializzata Orizzonte Scuola, che il Ministero dell'Economia sarebbe intenzionato a chiedere alla scuola pubblica 'un ulteriore sacrificio': il piano di eliminazione degli sprechi, la nuova spending review, comprenderebbe infatti la 'riduzione di 800 istituzioni scolastiche'". Lo afferma l'Anief in una nota. "Fonti delle ultime ore indicano che il ministero dell'Economia ha chiesto a quello dell'Istruzione questo 'taglio non indifferente, che condurrebbe ad una riduzione di organico (pari ad 1.600 unita' complessive) per i Presidi e i Direttori amministrativi'", prosegue il sindacato, che reputa questo scenario impraticabile: "Tagliare il 10% di scuole - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - comporterebbe sicuri disservizi all'utenza scolastica: bisogna infatti ricordare che negli ultimi sei anni e' stata gia' cancellata una scuola su tre. Visto che da 12 mila sono passate alle attuali 8 mila. Con conseguente riduzione dell'organico di dirigenti e Dsga di 4 mila unita? per profilo. Con il risultato finale che oggi un preside gestisce la propria scuola, piu', in media, altri 4 plessi. Tra l'altro spesso posizionati a decine di chilometri l'uno dall'altro".
"Occorre ricordare, inoltre, che esistono leggi sulla formazione degli istituti scolastici mai decadute, a partire dai criteri previsti dal D.P.R. 233 del 18 giugno 1998. E che la Consulta con la sentenza n. 147 del 7 giugno 2012 ha anche bocciato la chiusura o l'accorpamento degli istituti con meno di mille alunni", sottolinea l'Anief. "C'e' poi un altro aspetto da considerare - continua Pacifico -: quello riguardante il fatto che tantissime sedi scolastiche italiane, in particolare quelle poste nelle zone piu' arretrate, a rischio e nei comuni montani, rappresentano un punto di riferimento imprescindibile per l'organizzazione delle societa' civile. Estirparle - conclude il sindacalista Anief-Confedir - comporterebbe un ulteriore aggravio per tutta la cittadinanza di quelle aree". "Anief rilancia, quindi, la sua battaglia contro il dimensionamento: a tal fine patrocinera', sempre gratuitamente, i ricorsi dei tanti dirigenti scolastici che a seguito della soppressione e fusione degli istituti perderanno la titolarita' - conclude la nota -. Tutelera' poi i tanti Dsga che dovessero essere collocati in esubero. Oltre che il personale docente che si ritrovera' perdente posto e il personale Ata che subira' un illegittimo trasferimento d'ufficio". (ITALPRESS).

Orizzonte Scuola: Spending review e taglio 800 scuole. Nel mirino: Campania, Sicilia, Basilicata e Calabria

Otto Pagine: Nuovi tagli alle scuole? L'allarme del sindacato

Caserta news: Personale Ata: In tre anni tagliati 47mila non docenti

TMNews: Anief: ministero Economia vuole tagliare 880 scuole
Il sindacato chiede invece ne siano ripristinate 2mila
Roma, 23 dic. (TMNews) - "Mentre si sta arenando la trattativa in Conferenza Stato-Regioni per trovare un accordo sul dimensionamento delle scuole, con il Ministero dell'Economia che non vuole recedere dalla volontà di tagliare ancora altri 800 degli attuali 8.496 istituti autonomi, il sindacato Anief decide di passare alle vie di fatto chiedendo pubblicamente il ripristino delle 2mila scuole cancellate negli ultimi anni". Così si afferma in un comunicato di Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir.
In mancanza di un accordo sulla formulazione di nuovi parametri da adottare per il mantenimento in vita degli istituti scolastici - "il Mef chiederebbe almeno 1.000 alunni per ognuno, mentre le regioni sarebbero orientate a chiudere il discorso per 950 - Anief ricorda che tornerebbero in vigore le norme previgenti, previste dal D.P.R. 233/98: scuole normali costituite con un numero variabile tra i 500 e i 900 alunni, scuole poste in montagna e nelle piccole isole con un numero minimo di 300 alunni".
In caso contrario, qualora non si tornassero ad adottare tali parametri, "Anief è pronta a patrocinare migliaia di ricorsi ad hoc. Per salvaguardare la titolarità dei dirigenti scolastici, dei Dsga, dei docenti, del personale Ata perdente posto. Ma soprattutto i diritti degli alunni e delle rispettive famiglie, cui verrebbe negata illegittimamente la frequenza dell'istituto scolastico prescelto".
Perché "cancellare altre 800 scuole - continua Pacifico - comporterebbe sicuri disservizi: bisogna infatti ricordare che negli ultimi sei anni è stata già cancellata una scuola su tre.
Visto che da oltre 12mila sono passate alle attuali 8.400. Con conseguente riduzione dell'organico di dirigenti e Dsga di 4mila unità per profilo. Con il risultato finale che oggi un preside gestisce la propria scuola, più, in media, altri 4 plessi. Tra l'altro spesso posizionati a decine di chilometri l'uno dall'altro".

Pubblichiamo alcuni articoli sul mancato pagamento degli stipendi a migliaia di precari, che vivranno così l'ennesimo Natale amaro.

Adnkronos: Scuola, Anief, migliaia di supplenti passeranno Natale senza stipendio
(Adnkronos) - «Si tratta di una situazione intollerabile - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perchè si va a infierire sulle già pessime condizioni economiche e lavorative che i docenti della scuola italiana devono affrontare. Basta ricordare che sono quelli a ricevere lo stipendio tra i più bassi dell'area europea, in media tra i 1.200 ed i 1.300 euro: a fare peggio è solo la Grecia. Come se non bastasse, adesso si aggiunge il mancato pagamento. E ciò va a minare ancora di più la dignità di tanti lavoratori che, ricordiamolo, - conclude Pacifico - mettono quotidianamente la loro professionalità al servizio di alunni e famiglie». «Alla luce dalla grave mancanza di cui l'amministrazione si sta rendendo artefice, rendendo opzionale la regolarità dei pagamenti per i supplenti, anche stavolta l'Anief non si limiterà a denunciare il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori: il giovane sindacato ha predisposto un modello di diffida e messa in mora - conclude la nota - che il personale interessato potrà direttamente inviare, con urgenza, alla Ragioneria territoriale di competenza (ufficio pagatore della provincia in cui si svolge o si è svolto il servizio) e alla scuola di servizio. Allo scadere degli 8 gg. di tempo, entro cui l'amministrazione dovrà liquidare le somme non corrisposte, il personale interessato dovrà segnalarlo all'Anief inviando una mail all'indirizzo stipendi.supplenti anief.net». (Rre/Ct/Adnkronos) 

Il Messaggero: Scuola, brutta sorpresa natalizia per gli insegnanti precari: tagliati gli stipendi

Corriere della Sera: Una lotteria per avere lo stipendio. Scuola, la vita ingiusta dei supplenti

Repubblica: Niente fondi, i supplenti da pagare estratti a sorte

Il Mattino: Scuola, precari a Natale senza stipendio

La Sicilia: "Sono migliaia i supplenti senza stipendio a Natale"

Il Gazzettino: Migliaia di supplenti passeranno Natale senza lo stipendio

Leggo: Allerta Anief: "A Natale resteranno al verde migliaia di supplenti"

Ansa: Scuola: Anief, migliaia supplenti a Natale senza stipendio
(ANSA) - ROMA, 15 DIC - Migliaia di supplenti passeranno il Natale senza lo stipendio: è la denuncia dell'Anief (Associazione professionale sindacale), che si riferisce a docenti e Ata che hanno stipulato contratti con gli istituti per sostituire colleghi collocati in malattia o in aspettativa. Nelle passate settimane - spiega l'Anief in una nota - il Ministero dell'Istruzione non ha inviato a diverse scuole i fondi necessari per pagare le mensilità di novembre e dicembre dei supplenti cosiddetti "brevi". "Un'operazione che andava assolta entro lo scorso 13 dicembre: per motivi tecnici se ne riparlerà non prima di gennaio - affermano - lasciando così 'a bocca asciutta', senza nemmeno la percentuale di tredicesima dovuta, i tanti docenti e Ata che anche nel corrente anno scolastico hanno stipulato un contratto con la scuola di servizio, in modo da sostituire dei colleghi collocati in malattia o in aspettativa per vari motivi". "Dopo aver corrisposto, seppure con ritardo, le due mensilità di inizio d'anno scolastico - prosegue la nota - il Miur sta di nuovo ritardando sine die il diritto la retribuzione di tanti supplenti. La motivazione della mancata corresponsione degli stipendi è dovuta alla non completa "emissione speciale accessori dicembre 2013" da parte del Ministero dell'Economia e Finanze sul 'Sicoge', il Sistema informatico di contabilità e gestione economica. Quel che è sicuro, è che l'amministrazione statale non riesce più a finanziare regolarmente una parte degli oltre 8mila istituti scolastici italiani". Una "situazione intollerabile" afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. (ANSA).

Tecnica della Scuola: Scuole a corto di fondi, sono migliaia i supplenti che passeranno il Natale senza stipendio

Orizzonte Scuola: Stipendio tirato a sorte e disoccupazione accreditata a docenti che lavorano. Anche questo è il Natale dei supplenti della scuola

Italpress: Scuola, Anief "migliaia di supplenti passeranno Natale senza stipendio"
ROMA (ITALPRESS) - "Per migliaia di docenti e Ata precari quello del 2013 sara' un Natale davvero magro: nelle passate settimane il Ministero dell'Istruzione non ha inviato a diverse scuole i fondi necessari per pagare le mensilita' di novembre e dicembre dei supplenti cosiddetti brevi". Lo scrive l'Anief in una nota, sottolineando che "l'operazione andava assolta entro lo scorso 13 dicembre: per motivi tecnici se ne riparlera' non prima di gennaio. Lasciando cosi' a bocca asciutta, senza nemmeno la percentuale di tredicesima dovuta, i tanti docenti e Ata che anche nel corrente anno scolastico hanno stipulato un contratto con la scuola di servizio, in modo da sostituire dei colleghi collocati in malattia o in aspettativa per vari motivi". (ITALPRESS).

Il Sole 24 Ore: Stipendio con il sorteggio per alcuni insegnanti precari di Prato. E a Natale il rischio è che siamo migliaia i supplenti senza stipendio

Radio onda d'urto: Scuola: lo stipendio dei precari? Si decide per sorteggio

Blitz quotidiano: Scuola: stipendio a sorteggio per i supplenti: chi sì, chi aspetta…

The blazoned press: Scuola, ancora tagli per i precari: a Prato estratti a sorte i supplenti che riceveranno lo stipendio

Il terziario: Scuola, Anief, a Natale migliaia di supplenti senza stipendio

Radio Città Fujiko: Scuola, stipendi estratti a sorte

Caserta 24 ore: Migliaia di supplenti passeranno il Natale senza stipendio

Salerno Today: Scuola, allarme stipendi: slittano i pagamenti per migliaia di docenti

Pubblichiamo alcuni articoli sull'elevato tasso di abbandono scolastico, che colloca l'Italia tra le peggiori 5 nazioni in Europa.

Repubblica: Abbandono scolastico, Italia tra i 5 paesi peggiori d'Europa

TMNews: Italia tra i 5 Paesi peggiori d'Europa per gli abbandoni a scuola

La Stampa: Italia tra i 5 peggiori d’Europa per l’abbandono scolastico

L'Unità: Italia tra i 5 Paesi peggiori d'Europa per gli abbandoni scuola

Tiscali: Abbandoni scuola: l’Italia è tra i 5 Paesi peggiori d'Europa

Diario del web: Abbandono scolastico, Italia tra le peggiori d'Europa

La Presse: Scuola, Anief: Italia tra i 5 peggiori paesi d'Europa per abbandono

Notiziario italiano: Abbandoni scuola: l'Italia è tra i 5 Paesi peggiori d'Europa

Assoblog: Italia tra i 5 Paesi peggiori d'Europa per gli abbandoni scuola

Giornale Radio Rai: Abbandono scolastico, Italia nella top 5 Ue

Mtv News: Scuola, Italia tra i 5 peggiori paesi europei per abbandoni

Quotidiano.net: Scuola e abbandono: Italia peggio della Romania. E solo il 30% si iscrive all'Università

Tecnica della Scuola: Sempre meno iscritti alle superiori, quasi 2 su 10 fermati al primo anno

Yahoo: Scuola, Anief: Italia tra i 5 peggiori d'Europa per abbandono

Eurogiornale: Abbandono scolastico, Italia tra i 5 paesi peggiori d’Europa

Ultim'ora notizie: Abbandono scolastico, Italia nella top 5 Ue

First on line: Italia tra i 5 Paesi peggiori d'Europa per gli abbandoni scuola

Soynadie: Scuola, Anief: Italia tra i 5 peggiori d’Europa per abbandono

Italpress: Scuola:, Anief "Più si taglia e più la dispersione aumenta"
ROMA (ITALPRESS) - Secondo la Commissione europea, nel 2012 in Italia il tasso di abbandono scolastico ha continuato a rimanere alto: rispetto alla media dei 28 Paesi dell'Ue, scesa al 12,7%, e all'obiettivo del raggiungimento del 10% entro il 2020, ci sono ancora cinque Paesi ancora molto lontani dalla meta. Tra questi figura l'Italia, oggi al 17,6%, che per numero di 18-24enni che hanno lasciato gli studi prima del tempo e' riuscita a fare peggio anche della Romania, che e' al 17,4%. "L'allontanamento dall'Europa in merito alla dispersione scolastica - ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - non e' un dato casuale. Ma e' legato a doppio filo ai tagli a risorse e organici della scuola attuati negli ultimi anni. In particolare negli ultimi sei, quando sono stati cancellati complessivamente 200mila posti, sottratti 8 miliardi di euro e dissolti 4mila istituti a seguito del cosiddetto dimensionamento (poi ritenuto illegittimo dalla Consulta). Ora, siccome e' scientificamente provato che i finanziamenti sono correlati al successo formativo, questi dati non sorprendono: piu' si taglia e piu' la dispersione aumenta". Come se non bastasse, in Italia la spesa in Istruzione e' sempre piu' misera: tanto che (dati Ocse) il nostro Paese si piazza per investimenti nella scuola al 31° posto tra i 32 considerati. "Il problema - continua Pacifico - e' che invece di investire nella formazione, in professionalita', in tempo scuola, in competenze, ad iniziare da quelle nell'Ict, senza dimenticare l'apprendistato, in Italia si continua a considerare l'istruzione un comparto da cui sottrarre risorse. Invece e' un settore chiave e deve necessariamente risalire la china. Assieme - conclude il sindacalista Anief-Confedir - ad artigianato, turismo e nuove tecnologie". (ITALPRESS).

Avvenire: Dispersione, l'Italia rimane agli ultimi posti in Europa

Il Giornale d'Italia: Addio scuola, è record...triste

Il Giornale di Vicenza: Italia tra i 5 Paesi peggiori d'Europa per gli abbandoni scuola

Il Fatto Quotidiano: Scuola, gli auguri ‘paritari’ del ministro Carrozza

 www.orizzontescuola.it - 16 dicembre 2013)
" Confedir-Anief: emendamento Governo su buco Inps è solo un giro-conto; il debito di 23 miliardi rimane. A rischio pensioni future precari”
░L’ANIEF replica alle parole contraddittorie del presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua sostenendo che se non si provvede a coprire i mancati versamenti ai precari le future pensioni sono a rischio.
“Non solo esiste il buco di almeno 23 miliardi nel bilancio Inps, legato all'incorporazione dell'Inpdap. Il vero problema è che rimangono a rischio le future pensioni, in particolare quelle degli attuali precari. Non risolve nulla l’emendamento del Governo alla legge di Stabilità: si tratta di un intervento tecnico-contabile che non neutralizza affatto la pregressa passività patrimoniale ex-Inpdap. Stiamo solo assistendo ad un giro-conto, che lascerà intatto il debito dello Stato nei confronti di centinaia di migliaia di lavoratori pubblici”. Così risponde Marcello Pacifico, segretario organizzativo Confedir e presidente Anief, alle parole rassicuranti rilasciate oggi da Antonio Mastrapasqua, presidente Inps, per il quale non ci sarebbe “nessun buco di miliardi nella previdenza”… “Si tratta di rassicurazioni di circostanza – ribatte Pacifico – perché è evidente che anche il Governo italiano si è accorto dell’enorme buco dell’Inps. Ma anziché affrontare il problema, coprendo finalmente il debito dovuto al mancato pagamento dei contributi pensionistici da parte dello Stato nei confronti dei suoi dipendenti a tempo determinato, sta utilizzando strumenti fantasiosi: si crea, in pratica, un’operazione contabile che lascia di fatto le cose come stavano. ... La faccenda è nota. Ed è stata ultimamente denunciata della Corte dei Conti e rilanciata del sindacato: è stato infatti certificato che sono almeno 23 i miliardi di “buco” che l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha ereditato dall’Inpdap per il mancato pagamento dei contributi del personale a tempo determinato. “…. Per questi motivi Confedir e Anief hanno deciso di chiedere la certificazione dei crediti in tribunale. “Quanto sta realizzando lo Stato con i suoi lavoratori – continua Pacifico - rappresenta infatti una vera e propria evasione. E ha dell’incredibile, perché l’amministrazione si rende artefice esattamente di quello che non permette di fare alle imprese private. Dimenticandosi di versare la parte pensionistica mensile di competenza di ogni suo lavoratore precario”….

www.repubblica.it - 16 dicembre 2013
"Si chiama Certipass la chiave che assicura l’abilità al computer”
░ L’attestato EIPASS certifica la competenza digitale. Ad oggi, ne sono stati rilasciati 300mila, in prevalenza ad addetti di P.A. e Scuola.
Chi esamina il curriculum vitae, oggi non si accontenta più di leggere che il candidato sa usare il computer, preferisce vedere che queste competenze sono comprovate da un certificato. Ed ecco che Certipass, l’ente che certifica le competenze digitali e rilascia l’attestato Eipass, lancia per il 2014 nuovi 21 tipi di certificati. Ancora non sono definiti i vari ambiti, uno di sicuro sarà quello dedicato al project manager del web. Fino a oggi l’ente riconosciuto dal ministero, può rilasciare 14 tipologie di attestati. E dal 2008 ad oggi, ne ha distribuiti circa 300mila circa. «Quasi tutti destinati a chi già lavora in ambito scolastico o nella pubblica amministrazione» spiega la direttrice marketing Annie Pontrandolfo. Certipass (spin-off dell’università telematica Peghaso) fornisce il materiale da cui si può studiare per poi andare in una delle mille sedi accreditate e sostenere l’esame che porterà al certificato. … E che dire dei dipendenti della pubblica amministrazione. Nell’agenda digitale saranno tutti coinvolti in questa rivoluzione informatica….

Il Fatto Quotidiano - 17 dicembre 2013
"Scuola senza ferie. Per legge mille euro in meno ai precari”
░ Gli insegnanti a tempo determinato non avranno retribuite le vacanze non godute; di fatto perderanno un mese di stipendio.
…La la vicenda delle ferie non retribuite assomiglia a un furto con destrezza operato in nome della spending review… L’ingiustizia si traduce nella mancata corresponsione di una cifra misera ma rilevante per le tasche degli insegnanti precari: 1.000-1.200 euro che, fino allo scorso anno, venivano corrisposti al termine di quelle supplenze della durata di dieci mesi. Le supplenze a tempo determinato, quelle che scadono a giugno e che per essere assegnate obbligano a file interminabili negli ultimi giorni di agosto, lasciando giovani e meno giovani docenti con l'ansia sospesa di chi sa che lavorerà quest'anno, ma non sa cosa farà l'anno successivo. Prima delle manovre di spending review del governo Monti, attuate tra luglio e dicembre 2012, il personale assunto a tempo determinato, sia per supplenza breve sia per supplenze da settembre a giugno, vedeva monetizzate le ferie non fruite durante il rapporto di lavoro. Quella cifra, circa mille euro, veniva corrisposta tra gennaio e marzo successivi e veniva a costituire un risarcimento per i periodi di disoccupazione. La spending review del 2012, invece, ha vietato la monetizzazione per tutti i dipendenti pubblici. La legge di Stabilità di dicembre è intervenuta con un provvedimento ad hoc a decorrere dal 1 settembre 2013….I docenti precari devono … mettersi in ferie, o essere messi in ferie, durante le pause scolastiche. Un danno, aggravato dalla beffa. Da qui, la reazione dei sindacati che, però, finora non hanno invertito la situazione. … I ricorsi sono stati già preparati dall'Anief, come conferma al Fatto il suo presidente, Marcello Pacifico. "Noi pensiamo che la scelta del ministero dell'Economia sia in palese contrasto con la Direttiva comunitaria n. 2033/88"….

l’Unità - 17 dicembre 2013
"La scuola come l'ex Iugoslavia”
░ Alcune considerazioni di Mila Spicola
Spesso mi chiedono: qual è la prima cosa da fare per la scuola italiana? È possibile avere un’altra scuola? … Vorrei che si capisse che la «scuola italiana» non esiste come unicum, ma esiste come una sorta di confederazione fatta di realtà e di esperienze e di razze e di persone così diverse, frammentate e varie che forse solo la Jugoslavia di Tito potrebbe rendere l’idea. E come quella è pronta a esplodere ad ogni azione governativa poco attenta. È una scuola che va dalle eccellenze mondiali del Nord Est alle disastrate realtà scolastiche della Sicilia. E anche lì, immagino che il dirigente dell’Istituto d’arte di Monreale possa bacchettarmi e ricordarmi che la scuola da lui diretta, un istituto tecnico, smentisce la vulgata dei pessimi istituti tecnici specie al Sud…. E poi ci sono le 8 ore trascorse a scuola dagli studenti lombardi e le 4 ore scarse passate sui banchi dai bambini siciliani e tutti là a dire che «non conta la quantità ma la qualità». Sfido la Lombardia a dimezzare il tempo scuola. … Allora qual è il problema della scuola italiana? Se non la frammentazione? Se non la necessità di offrire a tutti i bambini pari opportunità di offerta formativa, anzi, offrire loro, nei casi in cui sono disgraziati per condizione e destino, magari di più? ….La prima cosa è dare ai bambini e alle bambine d’Italia pari opportunità, soprattutto a quelli poveri. Perché non è possibile che accada ancora oggi quello che raccontava il prete di Barbiana: che gli incapaci e immeritevoli nascano soprattutto tra i poveri…. Se c’è qualcuno là fuori batta un colpo.

ItaliaOggi - 17 dicembre 2013)
"Mobilità, il patto anti Brunetta. Miur e sindacati concordi nell'ignorare i vincoli della legge”
░ Il quadro delle “precedenze”, nelle operazioni di mobilità. Di C.Forte.
La riforma Brunetta preclude al tavolo negoziale la possibilità di pattuire accordi che dicano cose diverse da quello che è scritto nella legge. E ciò vale anche per la disciplina delle precedenze contenute nell'articolo 7 del contratto sui trasferimenti. Ma anche quest'anno le parti hanno deciso di fare finta di niente. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, infatti, i rappresentanti del ministero dell'istruzione e delle organizzazioni sindacali avrebbero deciso di lasciare pressoché intatto l'articolo del contratto che regola le precedenze…. Il fatto è che dopo l'entrata in vigore della legge 15/2009 e del regolamento di attuazione, meglio noto come decreto Brunetta (decreto legislativo 150/2009), la contrattazione collettiva non può più derogare le norme di legge. E dunque le precedenze previste dal contratto, ma che non sono supportate da disposizioni di legge, sono da considerarsi inesistenti. Le precedenze, infatti, sono deroghe alla disciplina legale, che pone il principio del merito alla base di qualsiasi procedura che preveda l'attribuzione di punteggi finalizzati alla fruizione di diritti. Le deroghe, peraltro, assumevano rilievo secondo una procedura binaria che partiva dalla disapplicazione delle disposizioni di legge e terminava con la regolazione della stessa materia tramite la stipula di apposite clausole negoziali. Venuto meno il potere di deroga della contrattazione collettiva, l'effetto non può che essere quello della rinnovata applicabilità delle disposizioni di legge non più derogabili dai contratti. Norme di legge che, è bene ricordarlo, non sono mai state abrogate. Riemerge, quindi, l'intero istituto della mobilità contenuto nella sezione III del decreto legislativo 297/94 (articolo 460 e seguenti). Che non prevede alcuna tipologia di precedenza nei trasferimenti. Detto questo, nell'articolo 7 del contratto le precedenze a prova di ricorso sono soltanto alcune. La prima è quella destinata ai non vedenti e agli emodializzati. Perché tale precedenza è espressamente prevista in favore dei non vedenti dall'art. 3 della legge 120/1991. E per gli emodializzati dall'art.61 della legge 270/82. Quest'ultima disposizione di legge, però, prevede che tale precedenza si applichi anche «agli insegnanti non autosufficienti o con protesi agli arti inferiori». Di quest'ultima previsione non si fa menzione nel contratto. E qui scatta la prima trasfusione legislativa. Che consiste nell'introduzione automatica di questa disposizione nel contratto, anche se non è scritta. Resta in piedi anche la precedenza prevista per i portatori di handicap con invalidità superiore ai 2/3 (compresa quella per i portatori di handicap grave e di cui all'art. 33 comma 6 della legge 104/92). Idem per la precedenza che viene attribuita a chi assiste il familiare portatore di handicap grave in qualità di referente unico. Anche se, in quest'ultimo caso, il contratto necessiterebbe di una integrazione. L'articolo 33 della legge 104/92, infatti, prevede che la precedenza (e il relativo beneficio della inamovibilità d'ufficio del titolare della medesima) spetta al coniuge e al parente o all'affine fino al secondo grado. E se il coniuge o il genitore non c'è più, è invalido o ultra65enne, il diritto è esteso anche ai parenti o affini di terzo grado. Il contratto, invece, restringe il novero degli aventi diritto al coniuge e al genitore oppure, se il genitore è totalmente inabile, al fratello o alla sorella del disabile grave. A patto che siano conviventi o che gli eventuali altri fratelli co-obbligati risultino oggettivamente impossibilitati. Il diritto alla precedenza viene in parte recuperato in sede di utilizzazione o assegnazione provvisoria…. Poi c'è la precedenza per i coniugi di miliari trasferiti d'autorità…. Infine resta in piedi la precedenza prevista per gli amministratori locali essendo prevista dalla legge 265/199 e dal testo unico degli enti locali. Fin qui le precedenze a prova di ricorso. Quelle che invece dovrebbero cessare sono essenzialmente tre. La prima è quella che viene attribuita ai trasferiti d'ufficio che chiedano in via prioritaria di ritornare nella sede di precedente titolarità (art.7, comma 1 paragrafo II del contratto). La seconda è quella dei trasferiti d'ufficio che chiedono il rientro nel comune. E infine, la terza, è quella prevista per i sindacalisti che rientrano in servizio dopo l'aspettativa.

www.orizzontescuola.it - 17 dicembre 2013
"Mobilità 2014/15: firmata ipotesi contratto. Via libera a trasferimenti anche per assunti dal 1° settembre 2011”
░ Sottoscritta al MIUR l'ipotesi di contratto di mobilità per l'a.s. 2014/15. Le novità del testo su cui darà il parere la Funzione Pubblica.
Art.2: - Come stabilito dalla Legge 128/13, il blocco per la mobilità interprovinciale per il personale docente è stato portato da 5 a 3 anni, pertanto potrà presentare domanda di trasferimento interprovinciale il personale docente assunto con decorrenza giuridica 1/9/2011 o precedente. - Il figlio che assiste il genitore con grave disabilità, pur non usufruendo della precedenza art. 7, punto V), non rientra nel blocco triennale e può partecipare alle operazioni di mobilità interprovinciale. - Tra i destinatari della mobilità sono inseriti i docenti delle classi di concorso C/555 e C/999 che, per effetto dell'art.15, c.9 Legge 128/13, hanno titolo, a domanda, al transito in altra classe di concorso o posto. Art. 7: - Al punto V) dell'art. 7 relativo alle precedenze comuni, al fine di evitare problemi in fase di applicazione, sono stati riallineati il comma 1 col comma 2, relativo all'esclusione dalle graduatorie d'istituto per l'individuazione  dei perdenti posto.
Art. 21:- Al comma 2 è chiarito che per i posti di sostegno nella scuola dell'infanzia e primaria l'individuazione dei soprannumerari sarà effettuata distintamente per ciascuna tipologia, come avviene al I grado. Art. 32: - Sono stati resi omogenei gli artt.31 e 32. Come avviene per i docenti che abbiano prestato almeno tre anni di servizio nei corsi funzionanti presso le strutture ospedaliere o le istituzioni carcerarie, è prevista una priorità per la mobilità territoriale nelle tre fasi anche per l'accesso ai corsi per l'istruzione in età adulta, per il personale che abbia comunque maturato almeno tre anni di servizio nei corsi serali. Art. 44: Al comma 2, tra i destinatari della mobilità del personale Ata, è stato inserito anche il personale docente inidoneo e gli ITP appartenenti alle classi di concorso C/555 e C/999 che, in attuazione dell'art.15 L.128/13, dovessero optare per il passaggio nei ruoli Ata. Nelle premesse le parti hanno concordato sul l'opportunità di prevedere, per il futuro, un punteggio per i docenti che avranno acquisito i titoli per l'insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera. È stato anche concordato di riaprire il confronto negoziale sulla mobilità riguardante il sostegno nella scuola secondaria di II grado (area unica) alla luce di quanto stabilirà la circolare sul l'organico di diritto.

latecnicadellascuola.it - 18 dicembre 2013
“Quota 96”, la suprema Corte dice no !
░ Con Ordinanza 318/2013 depositata il 17/12/2013, la Corte Costituzionale disconosce al personale della scuola della “Quota 96” il diritto alla pensione. La soluzione passa per la via legislativa ?
La Consulta dunque nella sentenza emessa oggi, 17 dicembre, dichiara la “manifesta inammissibilità” della questione di legittimità costituzionale dell’art. 24, ma non entra affatto, tuona il prof. Giuseppe Grasso dal blog dei “Quota 96”, nel merito dell’ordinanza emessa dal Tribunale del Lavoro di Siena, che aveva accolto la richiesta di pensionamento di una docente, e quindi viene giudicata “manifestamente inammissibile per una pluralità di ragioni”…. la Corte Costituzionale, come spesso accade, ha deciso di non decidere nello specifico ma esprimendosi solo sulla “forma” della sentenza e non sulla sostanza effettiva dell’ordinanza del Giudice del Lavoro di Siena. Ma soprattutto, secondo una prima sommaria lettura di quanto dice la suprema Corte, lascia  inevasi sia il problema temporale della intrata in vigore della legge Fornero e sia quello della disparità di trattamento pensionistico fra pubblico e privato. Viene inoltre non considerato, e i lavoratori della scuola per questo sono molto contrariati, la questione delicatissima della specificità del personale della scuola che può contare solo su una finestra di uscita, corrispondente con la chiusura dell’anno scolastico. Il punto dunque torna al suo inizio e cioè alla politica che in molti incontri, nel corso di questi due anni (governo Monti e successivo Governo Letta) aveva riconosciuto questa penalizzazione, per cui tocca ad essa risolvere un marchingegno legale penalizzante. …

www.globalist.it - 21/12/2013
“Scuola, le allegre spese del Miur”
░ Pubblichiamo le considerazioni di Fabio Luppino sul progetto “Io scelgo, io studio”; con esso, il ministero dell'Istruzione spende 6,6 milioni di euro per l'Orientamento. Di seguito, riportiamo parte del comunicato stampa con il quale il MIUR annuncia il Progetto.
Ma veramente serviva spendere sei milioni e mezzo di euro per organizzare l'orientamento scolastico dei ragazzi? Io scelgo, io studio ha chiamato la campagna il Miur. Seppur pochi, non è un po' indelicato sborsare questi soldi appena dopo aver dimezzato i Fis, i fondi d'istituto, da cui i piani di offerta formativa, di cui una stampa orientata o nella migliore delle ipotesi distratta nella sua maggior parte nemmeno parla?
Insomma, con decine di migliaia di professori precari costretti a passare le feste senza stipendio perché non ci sarebbero i soldi o vengono erogati, non si sa perché, in ritardo il ministro Carrozza avrebbe fatto meglio a farsi notare per altro, per qualcosa di meglio, di vero più che per un'artificiosa propaganda. Tra le altre cose nelle scuole l'orientamento già si fa. Quando si va a vedere come Io scelgo, io studio non c'è proprio nulla di cui rallegrarsi. Tecnici e professionali sono definiti allo stesso modo, per i licei si mette in evidenza come sia stato potenziato lo studio della lingua straniera. Nel primo caso c'è una superficialità allarmante al cospetto dei sei virgola sei milioni di euro stanziati. Nel secondo caso si tende a mascherare i danni che sono stati arrecati alla scuola, ai licei, dalla cosiddetta riforma Gelmini. Prima, infatti, anche nei licei, di lingue straniere se ne potevano studiare due e il taglio della seconda mette l'Italia in mora rispetto ad una direttiva europea di qualche anno fa che impone lo studio di due lingue comunitarie. Carrozza segue la linea del maquillage, delle frasi ad effetto, preparando intanto ulteriori razionalizzazioni sempre in omaggio al bilancio e poco alla crescita culturale dei ragazzi, come le superiori a quattro anni oggi solo in via di sperimentazione….
Ufficio Stampa - Roma, 20 Dicembre 2013
Scuola: al via ‘Io scelgo, Io studio’ campagna Miur per l’Orientamento.
Al via ‘Io scelgo, Io studio’, la campagna del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’Orientamento. Una nota di indirizzo destinata alle scuole, uno spot tv, un sito dedicato aperto al contributo di istituzioni scolastiche e studenti, una task force di esperti a disposizione dei ragazzi: questi gli strumenti in campo per aiutare chi frequenta la scuola secondaria di I e II grado a fare la propria scelta per il futuro. La campagna fa seguito ai contenuti del dl ‘L’istruzione riparte’, promosso dal ministro Maria Chiara Carrozza e convertito in legge in Parlamento, che prevede 6,6 milioni di euro… Una ‘scatola’ che raccoglie tutte le informazioni primarie necessarie agli studenti per conoscere i diversi percorsi di studio e le opzioni in campo: è il sito www.istruzione.it/orientamento. ... Per gli 11-13enni la navigazione si snoda fra pagine dedicate a istituti professionali, tecnici, indirizzi liceali e formazione professionale regionale. Per chi va verso il diploma il sito mette a disposizione un test di orientamento messo a punto dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e pagine di approfondimento su Alta formazione artistica e musicale, Università, Istituti tecnici superiori e mondo del lavoro. Nella sezione #iohoscelto personalità del mondo delle professioni, della scienza, dello spettacolo, racconteranno in brevi video rivolti ai ragazzi come hanno raggiunto i loro obiettivi. ... Al rientro dalla pausa natalizia sarà inviata alle scuole una nota di indirizzo che indicherà a dirigenti e insegnanti come sviluppare le nuove politiche di orientamento scolastico in raccordo con il territorio, anche a seguito dei fondi stanziati e dei nuovi principi stabiliti dal dl ‘L’Istruzione riparte’. Un tutor dedicato all’orientamento in ogni istituzione scolastica, formazione dei docenti anche attraverso l’istituzione di Master specifici, creazione di un Wiki, un ipertesto pubblico, costruito on line e gestito da un gruppo di esperti in materia di orientamento aperto ai contributi della comunità professionale: sono alcune delle novità introdotte dalla nota di indirizzo. Sono previsti anche laboratori per l’acquisizione di competenze di orientamento al lavoro (Career management skills) con la presenza di imprenditori, strutture di supporto, reti e Centri interistituzionali che operino come MultiAgency di orientamento. Uno spot dedicato, realizzato in collaborazione con Rai Scuola, solleciterà i ragazzi italiani ad informarsi per fare presto e bene la loro scelta per il percorso che segnerà il loro futuro. Lo spot sarà trasmesso dalla Rai nel mese di gennaio, dall’1 al 14 gennaio per 5 volte al giorno. A seguire sarà trasmesso anche dall’emittente Mtv. ..

Latecnicdellascuola.it 21/12/2013
“Pagamento supplenze: siamo ad un punto di non ritorno”
░ Fino a quando pagavano direttamente le scuole quando il budget era esaurito i supplenti venivano comunque pagati, attingendo ad altri fondi.
La “grana" del pagamento delle supplenze sta finalmente arrivando al capolinea e, a questo punto, Miur e MEF dovranno correre ai ripari per evitare di trovarsi inguaiati in problemi giudiziari non facili da risolvere. Facciamo il punto: fino a un paio di anni fa i supplenti temporanei nominati dai dirigenti scolastici venivano pagati direttamente dalle scuole che ricevevano dal Miur un apposito budget. Molto spesso il budget era insufficiente e quando la scuola capiva di non avere più fondi a disposizione chiedeva un reintegro al Ministero… ma intanto iniziava a liquidare gli stipendi utilizzando la disponibilità di cassa. In questi casi il Miur comunicava che avrebbe provveduto al reintegro e in tal modo le scuole potevano inserire queste somme nei cosiddetti residui attivi e cioè nei fondi che si è certi di incassare magari nel corso dell’esercizio finanziario successivo. In questo modo i supplenti venivano retribuiti in tempi ragionevoli, ma purtroppo non sempre il Ministero ha onorato gli impegni tanto è vero che a tutt’oggi le scuole vantano ancora crediti per un totale di almeno un miliardo di euro nei confronti dello Stato. Da due anni a questa parte il meccanismo è cambiato: il Miur continua ad assegnare un budget che però è solamente “virtuale” nel senso che si tratta di una sorta di “borsellino elettronico” al quale la scuola attinge per disporre i pagamenti dei supplenti che però vengono effettuati concretamente dal Ministero attraverso il cosiddetto “cedolino unico”. Nel frattempo il Miur ha anche diramato più di una nota per chiarire che le supplenze vanno comunque conferite indipendentemente dal fatto che nel “borsellino elettronico” vi sia la disponibilità necessaria in quanto il “budget virtuale” viene comunque adeguato tenendo conto dei contratti di supplenza inseriti a sistema. Ma, evidentemente, questo meccanismo ha prodotto una vera e propria “esplosione” della spesa tanto che deve aver messo in seria difficoltà la tenuta dei conti del Miur che, per poter alimentare il capitolo di spesa per le supplenze, deve necessariamente chiederne il reintegro al Ministero dell’Economia. Adesso, oltretutto, non esiste nemmeno più l’ancora di salvezza delle eventuale liquidità di cassa delle scuole perché il pagamento viene effettuato con il meccanismo del cedolino unico. Quale possa essere la via d’uscita è difficile dirlo.

Pubblichiamo alcuni articoli sull'avvio dei corsi per l'abilitazione di 67.000 docenti precari.

TMNews: Anief: in nuovo anno 67mila docenti svolgeranno corsi abilitazione
Pacifico: siamo all'assurdo, per fare i precari si deve pagare
Roma, 21 dic. (TMNews) - Sono circa 67mila i docenti precari della scuola che si accingono ad iniziare, nelle prime settimane del 2014, i corsi di abilitazione a pagamento: si tratta dei Pas, i Percorsi abilitanti speciali riservati ai supplenti che hanno maturato almeno tre anni di servizio. I corsi, tenuti dalle Università, termineranno in estate, ma chi conseguirà il titolo non ha alcuna garanzia sulla sua spendibilità. Secondo il sindacato Anief-Confedir "per svolgere i corsi abilitanti, sino a qualche anno fa gratuiti, i docenti precari dovranno pagare tra i 2.000 euro (Usr del Lazio) e i 2.500 euro (Università di Camerino)".
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir spiega: "La verità è che dopo aver trattato i futuri docenti di sostegno come una sorta di 'bancomat'. Stiamo assistendo all'ennesima truffa ai danni di tantissimi precari che da anni già svolgono la professione. Si chiede loro di sostenere l'ennesimo corso, ma senza che questo gli permetta di inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro, ovvero nelle graduatorie ad inserimento. Estremizzando il concetto - continua Pacifico - si potrebbe dire che siamo arrivati al punto che per continuare a fare i precari si deve pagare. E nemmeno poco".

Agenzia ASCA: Scuola: Anief, da Miur ennesima truffa ai danni dei precari

Il Mondo: Anief: in nuovo anno 67mila docenti svolgeranno corsi abilitazione

IMG Press: Col nuovo anno 67mila docenti chiamati dal Miur a svolgere i corsi di abilitazione

Orizzonte Scuola: Partono i PAS. Per continuare ad essere precari bisogna pure pagare

Yahoo: Scuola: Anief, da Miur ennesima truffa ai danni dei precari

News it 24: Anief: in nuovo anno 67mila docenti svolgeranno corsi abilitazione

Italpress: Scuola, Anief "Ennesima truffa ai danni dei precari"
ROMA (ITALPRESS) - Sono circa 67mila i docenti precari della scuola che si accingono a iniziare, nelle prime settimane del 2014, i corsi di abilitazione a pagamento: si tratta dei Pas, i Percorsi Abilitanti Speciali riservati ai supplenti che hanno maturato almeno tre anni di servizio. Lo rende noto l'Anief, secondo cui viene chiesto a decine di migliaia di supplenti di acquisire un titolo di cui non si avverte piu' alcuna necessita'. In cambio di una considerevole somma in denaro, che non puo' certamente essere considerata, come sostiene il Miur, un contributo alle spese organizzative delle procedure abilitanti. "La verita' e' che dopo aver trattato i futuri docenti di sostegno come una sorta di 'bancomat' - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – stiamo assistendo all'ennesima truffa ai danni di tantissimi precari che da anni gia' svolgono la professione. Si chiede loro di sostenere l'ennesimo corso, ma senza che questo gli permetta di inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro, ovvero nelle graduatorie ad inserimento. Estremizzando il concetto - continua Pacifico – si potrebbe dire che siamo arrivati al punto che per continuare a fare i precari si deve pagare. E nemmeno poco. Non si comprende per quale motivo l'amministrazione abbia prima chiuso l'accesso alle GaE e poi deciso di impedire l'accesso ai corsi abilitanti riservati a coloro che hanno maturato 360 giorni di servizio, inserendo una nuova normativa sui requisiti di accesso. Anziche' regolarizzare la posizione di chi ha insegnato senza abilitazione, ma si e' formato sul campo garantendo la funzionalita' del servizio formativo statale, si creano artificiosamente degli ostacoli. Chiudendo di fatto le strade che portano al ruolo". (ITALPRESS).

 

Pubblichiamo alcuni articoli sul taglio di un terzo dei fondi destinati agli alunni, sul mancato pagamento delle ferie non fruite ai precari e sull'emendamento del Governo su ‘buco’ Inps.

Tagliato di un terzo i fondi Miur destinati agli alunni 

Agenzia Repubblica: Istruzione: tagliati di un terzo i fondi del Miur destinati alle attività degli alunni

Ansa: Anief, tagliati di 1/3 fondi Miur destinati a alunni
(ANSA) - ROMA, 13 DIC - "Tagliati di un terzo i fondi del Miur destinati alle attività degli alunni. Trecentocinquanta milioni di euro su 985 saranno utilizzati per tamponare i mancati scatti di anzianità del personale: si riducono i progetti, le attività pomeridiane, i fondi per le visite culturali e per i docenti coordinatori di tutto ciò che va oltre la didattica". La denuncia e' dell 'Anief-Confedir), che parla di "soldi spesi male, il cui inutile sacrificio metterà a rischio il funzionamento degli istituti". Si tratta di una decisione presa dal'amministrazione scolastica, "d'accordo con i sindacati rappresentativi", denuncia il sindacato, secondo cui i soldi saranno presi "dal 'tesoretto' dei 985 milioni che il Miur destina ogni anno per le attività pomeridiane, i progetti a completamento della formazione ordinaria e le visite culturali". La riduzione di oltre un terzo di questi fondi determinerà, inoltre, "un compenso ridotto ai docenti coordinatori per le attività a supporto della didattica (le cosiddette le funzioni strumentali) e al personale Ata a supporto (gli incarichi specifici)". "È paradossale quanto accaduto - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perché i sindacati che siedono al tavolo del Miur hanno fatto da sponda al governo, sottraendo preziose risorse alle scuole in cambio di un sacrificio inutile: il ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole a rischio, delle cosiddette funzioni strumentali a completamento della didattica, degli incarichi specifici del personale non docente, dell'attività motoria nella scuola primaria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato e il dimezzamento del Fis, il fondo per l'istituzione scolastica, serviranno infatti solo a corrispondere una quota 'una tantum'. Senza alcun effetto sul recupero della ricostruzione di carriera". (ANSA).

Informatore Scolastico: Tagliati di un terzo i fondi del Miur destinati alle attività degli alunni

Italpress: Scuola, Anief "tagliati di un terzo fondi Miur per attività alunni"
ROMA (ITALPRESS) - "L'offerta formativa rivolta agli studenti italiani si assottiglia sempre di piu'. Quest'anno a complicare le cose ci si e' messa pure l'amministrazione scolastica. Che, d'accordo con i sindacati rappresentativi, ha deciso di andare a prelevare 350 milioni di euro dal 'tesoretto' dei 985 milioni che il Miur destina ogni anno per le attivita' pomeridiane, i progetti a completamento della formazione ordinaria e le visite culturali. La riduzione di oltre un terzo di questi fondi determinera', inoltre, un compenso ridotto ai docenti coordinatori per le attivita' a supporto della didattica (le cosiddette le funzioni strumentali) e al personale Ata a supporto (gli incarichi specifici)". Lo afferma l'Anief. "Attraverso una discutibile nota, il Miur ha sancito questa destinazione. Inviando alle 8 mila scuole italiane solo 521.036.414 euro complessivi - spiega ancora il sindacato in un comunicato -. Pari al 52,94% di quanto doveva essere loro destinato. E impegnandosi a corrispondere per intero solo l'importo totale per le ore eccedenti degli insegnanti. Mentre l'integrazione da dare agli istituti scolastici sara' decisamente ridotta, comunque distante dal miliardo di euro iniziale. Andando, in tal modo, a deprivare ancora di piu' le tante aree arretrate, dove la scuola rappresenta spesso l'unico riferimento dello Stato, della legalita' e della cultura in generale".
"Ma quel che fa piu' rabbia e' che il 'rosicchiamento' del Fondo delle istituzioni scolastiche, attraverso cui si finanziano attivita' basilari nelle nostre scuole, non servira' a molto. L'approvazione definitiva del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, pubblicato poco piu' di un mese fa in Gazzetta Ufficiale, ha purtroppo spazzato via ogni dubbio, sancendo la nullita', a partire dal 2011, dell'accordo sulla copertura degli scatti automatici: aumenti e arretrati da dare al personale, in pratica, vanno considerati come mere indennita'. E basta - spiega ancora l'Anief -. Perche' purtroppo non avranno effetti ai fini delle retribuzioni di carriera". "E' paradossale quanto accaduto - afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - perche' i sindacati che siedono al tavolo del Miur hanno fatto da sponda al governo, sottraendo preziose risorse alle scuole in cambio di un sacrificio inutile: il ridimensionamento dei progetti a sostegno delle scuole a rischio, delle cosiddette funzioni strumentali a completamento della didattica, degli incarichi specifici del personale non docente, dell'attivita' motoria nella scuola primaria, dei finanziamenti per le competenze accessorie del personale comandato e il dimezzamento del Fis, il fondo per l'istituzione scolastica, serviranno infatti solo a corrispondere una quota 'una tantum'. Senza alcun effetto sul recupero della ricostruzione di carriera". (ITALPRESS).

 

Mancato pagamento delle ferie non fruire ai precari

Il Gazzettino: Brutta sorpresa natalizia per gli insegnanti precari: tagliati gli stipendi

Il Messaggero: Insegnanti, brutta sorpresa per i precari: stipendi tagliati

Blitz quotidiano: Scuola, no ferie pagate ai docenti precari: quasi mille euro in meno a dicembre

Huffington Post: Stipendi insegnanti, per i precari 1.000 euro in meno in busta paga. Professionisti sempre più poveri

Giornalettismo: I precari della scuola con mille euro in meno per Natale

Il Giornale d'Italia: Scuola, insegnanti precari e 'mazziati'

Lettera 43: Precari scuola: ferie non godute? Niente pagamento

Amministrazione.net: Stipendi ridotti per i precari della scuola

Menti informatiche: Scuola senza ferie: Per legge mille euro in meno ai precari

 

L'emendamento del Governo sul 'buco' Inps è solo un giro-conto

Il Velino: L. Stabilità, Pacifico (Anief): emendamento Governo su ‘buco’ Inps è solo un giro-conto

Newson 24: Pensioni: emendamento Governo su ‘buco’ Inps è solo un giro-conto, il debito di 23 miliardi rimane

Orizzonte Scuola: Confedir-Anief: emendamento Governo su ‘buco’ Inps è solo un giro-conto, il debito di 23 miliardi rimane. A rischio pensioni future precari

Italpress: Pensioni, Confedir-Anief "emendamento Governo è solo un giro-conto"
ROMA (ITALPRESS) - "Non solo esiste il buco di almeno 23 miliardi nel bilancio Inps, legato all'incorporazione dell'Inpdap. Il vero problema e' che rimangono a rischio le future pensioni, in particolare quelle degli attuali precari. Non risolve nulla l'emendamento del Governo alla legge di Stabilita': si tratta di un intervento tecnico-contabile che non neutralizza affatto la pregressa passivita' patrimoniale ex-Inpdap. Stiamo solo assistendo ad un giro-conto, che lascera' intatto il debito dello Stato nei confronti di centinaia di migliaia di lavoratori pubblici". Cosi' Marcello Pacifico, segretario organizzativo Confedir e presidente Anief, alle parole rassicuranti rilasciate oggi da Antonio Mastrapasqua, presidente Inps, per il quale non ci sarebbe "nessun buco" di "miliardi nella previdenza", si tratterebbe solo di "un'errata rappresentazione contabile che sarebbe meglio modificare proprio per non ingenerare equivoci" e "non c'e' alcun pericolo ne' presente ne' futuro, il sistema tiene" per cui "anche i giovani avranno la loro buona pensione, purche' lavorino 2 o 3 anni piu' della generazione precedente". "Si tratta di rassicurazioni di circostanza - ribatte Pacifico - perche' e' evidente che anche il Governo italiano si e' accorto dell'enorme buco dell'Inps. Ma anziche' affrontare il problema, coprendo finalmente il debito dovuto al mancato pagamento dei contributi pensionistici da parte dello Stato nei confronti dei suoi dipendenti a tempo determinato, sta utilizzando strumenti fantasiosi: si crea, in pratica, un'operazione contabile che lascia di fatto le cose come stavano. La realta' e' che servono soldi veri. E lo Stato deve trovarli. Altrimenti - continua il sindacalista Confedir-Anief - saranno presto i tribunali a prendere in mano la situazione, costringendo i nostri amministratori pubblici a pagare anche interessi e spese processuali".
"Anziche' cercare il modo di ridare il maltolto - spiega ancora Pacifico - il Governo non trova niente di meglio che realizzare operazioni di 'facciata': e' intollerabile che si cerchi di fare cassa sulle spalle dei pensionati e in particolare su quelle dei precari dello Stato". Per questi motivi Confedir e Anief hanno deciso di chiedere la certificazione dei crediti in tribunale. "Quanto sta realizzando lo Stato con i suoi lavoratori - continua Pacifico – rappresenta infatti una vera e propria evasione. E ha dell'incredibile, perche' l'amministrazione si rende artefice esattamente di quello che non permette di fare alle imprese private. Dimenticandosi di versare la parte pensionistica mensile di competenza di ogni suo lavoratore precario". Il sindacato conferma la volonta' di mettere a disposizione dei precari della PA un modello di diffida da inviare all'Inps e al ministero dell'Economia e delle Finanze, "per rivendicare il mancato pagamento dei contributi versati". (ITALPRESS).

Pubblichiamo alcuni articoli sul richiamo della UE all'Italia a non discriminare i precari della scuola.

Corriere della Sera: Precari della scuola, l’ultimatum dell’Europa

Repubblica: Scuola, un esercito di 137mila precari. Ma il ministero dell'Istruzione rassicura

Libero: Tagli in busta ai dipendenti: rischio ricorsi da 5 miliardi

Tecnica della Scuola: La Commissione Ue incalza l’Italia: basta discriminare i precari

Orizzonte Scuola: Precari, Stato assicuri stipendi uguali a quelli di ruolo. Italia ha due mesi per rispondere all'UE

Italpress: Per Ue stipendi supplenti come personale di ruolo
ROMA (ITALPRESS) - Esulta l'Anief assieme ai 137mila docenti e Ata supplenti annuali della scuola italiana: oggi la Commissione Ue ha infatti inviato all'Italia un altro altola' sulla perdurante discriminazione degli insegnanti e del personale precario della scuola pubblica sul fronte del mancato adeguamento dello stipendio al personale di ruolo. Secondo la Commissione Ue, che da tempo ha avviato contro l'Italia una procedura d'infrazione, lo Stato deve assicurare stipendi uguali ai supplenti. E, nel contempo, "dare piu' certezze visto che svolgono lo stesso lavoro ma hanno un contratto diverso che li lascia precari anche dopo tanti anni di lavoro continuativo". La richiesta della Commissione Ue conferma, dunque, che ha fatto bene l'Anief a presentare un anno fa a Bruxelles e Strasburgo, attraverso il proprio presidente una denuncia, a nome di migliaia di precari. "L'invito giunto oggi dalla Commissione Ue - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - conferma che l'iter di adeguamento del nostro Paese alla normativa europea in materia sta procedendo: dopo la messa in mora dell'Italia in merito alla procedura 2124/10 relativa al personale Ata della scuola, quello giunto oggi e' un ulteriore segnale importante. L'equiparazione stipendiale, infatti, e' fondamentale anche ai fini della stipula dei contratti su tutti i posti vacanti, sino al 31 agosto, e verso la stabilizzazione degli oltre 137mila supplenti della nostra scuola". (ITALPRESS).

MNews: Scuola - Commissione Ue mette alle strette l’Italia: stipendi supplenti come personale di ruolo

Blitz quotidiano: “Basta discriminare insegnanti precari”. Ue avvisa l’Italia

International business times: Scuola e precari: l'Italia a rischio multa dall'Europa

IMG Press: Commissione Ue mette alle strette l’Italia: stipendi supplenti come personale di ruolo

Newson 24: Scuola – Commissione Ue mette alle strette l’Italia: stipendi supplenti come personale di ruolo

Euroedizioni Torino: Commissione UE: basta discriminazione economica dei precari italiani

Il Messaggero: Insegnanti precari, ultimatum Ue all'Italia

Il Manifesto: Ultimatum Ue all'Italia: assumete 137 mila precari entro due mesi

Il pane e le rose: Scuola, ultimatum Ue all’Italia: assumete 137 mila precari entro due mesi

Pubblica Amministrazione: Precari della scuola, Italia a rischio sanzioni

Caserta 24 ore: Scuola. Commissione Ue mette alle strette l’Italia: stipendi supplenti come personale di ruolo

On line news: Scuola - Anief, a Natale migliaia di supplenti senza stipendio

Blitz quotidiano: “Basta discriminare insegnanti precari”. Ue avvisa l’Italia