L’importo annuale della Carta del docente non dato dall’amministrazione agli insegnanti precari va dato e anche “maggiorato di interessi o rivalutazione dalla data del diritto all’accredito alla concreta erogazione”: a sostenerlo è il tribunale di Roma nel condannare il Ministero a risarcire una docente non di ruolo che tra il 2021 e il 2024 ha svolto delle supplenze annuali senza vedersi riconoscere i 500 euro annui per la formazione e l’aggiornamento professionale previsti dalla Legge 107/15. All’insegnante, il giudice ha dunque deciso di fare avere non solo i 1.500 euro della Carta del docente ma anche gli interessi maturati nel frattampo.
Il giudice del lavoro di Roma, in particolare, riportando il parere della Corte di Cassazione dello scorso 27 ottobre, con la sentenza 4090/23, ha spiegato che “la Carta Docente di cui all’art. 1, comma 121, L. 107/2015 spetta ai docenti non di ruolo che ricevano incarichi annuali fino al 31.8, ai sensi dell’art. 4, comma 1, L. n. 124 del 1999 o incarichi per docenza fino al termine delle attività di didattiche, ovverosia fino al 30.6, ai sensi dell’art. 4, comma secondo, della L. n. 124 del 1999”. Quindi, sempre nella sentenza, il Tribunale ha ricordato che l’incompatibilità era stata “già accertata dalla Corte di Giustizia UE nell’ordinanza del 18 maggio 2022 e ribadita con “l’esigenza di interpretare la normativa interna in senso conforme al diritto eurounitario, così come affermato dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 1842 del 16.3.2022”, che nell’occasione ha previsto la “disapplicazione dell’art. 1, commi 121 e 124, della L. n. 107/2015, dell’art. 2 del d.P.C.M. del 23 settembre 2015 e/o dell’art. 3 del d.P.C.M. del 28 ovembre 2016 (nella parte in cui limitano l’assegnazione della carta elettronica ai soli docenti a tempo indeterminato), per violazione delle clausole 4 e 6 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato (recepito dalla dir. 99/70 del Consiglio dell’Unione Europea), degli artt. 14, 20 e 21 della CDFUE e delle altre disposizioni”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “ancora una volta le posizione nette della Corte di Giustizia europea, come pure del Consiglio di Stato e anche di recente della Corte Suprema di Cassazione con la sentenza 4090/23, hanno spazzato via ogni dubbio sul goffo errore, carico di discriminazione, del legislatore che ha introdotto la Carta del docente, con la Legge 107/2015: continuiamo a consigliare vivamente i precari ed ex precari, che ancora non hanno deciso, di presentare solertemente ricorso facendosi difendere dai legali Anief e recuperare in tal modo 500 euro per ogni anno scolastico. Sono altissime le possibilità di riuscita. Bisogna solo fare attenzione a non tardare troppo, altrimenti si cade nella prescrizione prevista dalla legge”, conclude Pacifico.
LE CONCLUSIONI DELLA SENTENZA DI ROMA
P.Q.M.
Il Tribunale di Roma, definitivamente pronunciando, ogni contraria istanza, eccezione e domanda disattese, così provvede:
- dichiara il diritto del ricorrente ad ottenere la carta docente per gli anni scolastici 2020/21, 2021/22, 2023/2024 per l'importo complessivo di euro 1.500,00, maggiorato di interessi o rivalutazione dalla data del diritto all’accredito alla concreta erogazione, e condanna il Ministero convenuto a mettere a disposizione della parte ricorrente detta carta per poterne fruire nel rispetto dei vincoli di legge;
- condanna il Ministero convenuto alla refusione in favore del ricorrente dei compensi di lite, liquidati in € 1.050,00 per compensi, oltre accessori dovuti per legge, da distrarsi.
Roma, 11.4.2024
IL GIUDICE
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