ROMA, 16 MAR - Per le prove Invalsi di terza media "solo un computer ogni 2-3 alunni: per l'amministrazione bastano, ma non è così". Lo afferma l'Anief ricordando che da quest'anno, in occasione degli esami di licenza media, le verifiche si svolgeranno, tra il 4 e il 21 aprile avvalendosi, del personal computer. "Ma ora si scopre, leggendo un comunicato emesso in queste ore dall'Invalsi, che non vi sono le condizioni tecnologiche per garantire a ogni alunno di utilizzare un proprio computer: 'gli studenti coinvolti sono 574.600 e - dal censimento delle strutture informatiche effettuato da Invalsi - le postazioni effettive risultano 216.000, il che significa che ogni scuola ha a disposizione un computer per ogni 2,5 studenti circa". L'Invalsi parla di "un dato molto incoraggiante", ma, per l'Anief, "non è così: le prove dovranno infatti necessariamente essere somministrate in momenti diversi e, andando oltre alla mancata contemporaneità, preoccupa che la dotazione complessiva tecnologica in seno ai nostri istituti sia così povera". "Nelle scuole italiane il numero di postazioni digitali 'vere', in grado di essere connesse a una rete internet moderna e reggere il peso di sistemi operativi e software aggiornati, risulta - afferma il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - del tutto inadeguato rispetto alla quantità dei nostri alunni. Perché, se a dividersi una postazione sono tra i due e i tre alunni delle classi di terza media, come dice l'Invalsi, questo significa che, quando si considerano anche le prime e le seconde classi, ogni istituto può mettere a disposizione appena un computer ogni otto-nove alunni. Questo preoccupante dato conferma la lontananza dell'Italia dalle realtà scolastiche più avanzate, come i Paesi del Nord Europa, dove le dotazioni informatiche risultano in numero maggiore, garantendo in molti casi un computer per ogni allievo". (ANSA).
ROMA, 14 MAR - Dal 3 aprile sarà possibile presentare le domante per la mobilità nella scuola: lo ricorda l'Anief che fa sapere di essere pronto ad aprire sportelli straordinari per assistenza ad personam. "Prendono quindi il via le grandi manovre che a breve porteranno almeno 200mila lavoratori della scuola a chiedere di spostarsi sui tanti posti vacanti e disponibili", ricorda la sigla sindacale. "Di questi, il 30% saranno assegnati ai trasferimenti di sede e il 10% per i passaggi di ruolo e di cattedra. Nello stesso periodo è prevista la presentazione delle domande per la compilazione delle graduatorie d'istituto, al fine dell'individuazione dei docenti soprannumerari che saranno obbligati a presentare anche loro domanda di trasferimento. Le date sono state già prefissate e variano a seconda del ruolo professionale". "Abbiamo deciso di attivare sportelli e seminari a seguito delle numerosissime domande che ogni giorno raccogliamo dal personale - afferma Marcello Pacifico di Anief-Cisal - ancora una volta disorientato dinanzi alla mole di cavilli e burocrazia che caratterizza la mobilità scolastica italiana: lo stesso personale scolastico è infatti cosciente che inserire o meno una X su un modello di domanda può essere decisivo per ottenere il trasferimento. La nostra assistenza riguarda inoltre la tutela dei loro diritti, nuovamente lesi da norme inique e discriminanti: per questo, continuiamo a patrocinare ricorsi per docenti e Ata".(ANSA).
ROMA, 10 MAR - Riaprire le graduatorie a esaurimento e stabilizzare i contratti dei precari sono gli obiettivi dello sciopero della scuola proclamato per il 23 marzo prossimo dall'Anief che oggi, in una nota, conferma l' appuntamento, che sarà accompagnato da un sit-in a Piazza Montecitorio. "Negli ultimi giorni hanno aderito all'iniziativa Anief - afferma l'associazione - altri sindacati che si aggiungono ai tantissimi docenti e Ata che nel giorno dell'inizio della XVIII legislatura si fermeranno per reclamare modifiche al contratto su aumenti, precariato, ricostruzione di carriera, mobilità, potenziamento: a capitanare la protesta saranno le maestre e maestri con diploma magistrale, per chiedere a gran voce la riapertura urgente delle Graduatorie ad esaurimento e il superamento della sentenza in adunanza plenaria 11/2017. Il malessere della categoria ha raggiunto livelli altissimi: a giugno scadono 45 mila contratti sottoscritti ad inizio anno dai docenti inseriti con riserva nelle GaE e c'è il pericolo di non rinnovarli, mentre continuano a rischiare il licenziamento altre 6 mila maestre assunte con riserva a tempo indeterminato, nonostante abbiano superato l'anno di prova come le altre 2 mila maestre immesse in ruolo grazie a otto sentenze del Consiglio di Stato passate in giudicato". "L'unica soluzione - conclude l'Anief - rimane un decreto legge urgente che riconosca a tutto il personale con abilitazione l'inserimento nelle GaE, ovvero nel doppio canale utile per le immissioni in ruolo, alla luce anche dei tanti posti vacanti e disponibili, peraltro, coperti con continue supplenze dagli stessi aspiranti". (ANSA).
ROMA, 7 MAR - Docenti e Ata sottopagate, precarie, trasferite d'ufficio e con pochissime chance di carriera. La mancanza di tutele per le quote "rosa" nelle scuole italiane riguarda un numero di lavoratrici percentualmente più alto di qualsiasi altro comparto pubblico: sfiora, infatti, l'82%. Lo denuncia l'Anief, in occasione dell'8 marzo. In media, all'interno di ogni scuola autonoma, quattro insegnanti su cinque in servizio sono donne. Tra gli amministrativi, tecnici e ausiliari tre su quattro sono donne. E anche sei dirigenti scolastici su dieci appartengono al sesso femminile. In Europa, solo l'Ungheria - sottolinea il sindacato - ha più donne in cattedra (82,5%); in Spagna le insegnanti si fermano al 63%, negli Stati Uniti al 74%. In Italia, invece, a livello di scuola dell'infanzia le docenti costituiscono il 99,3% dell'organico. Nella scuola primaria, alle maestre sono affidate il 96% delle cattedre (in Spagna il 75%, nel Regno Unito l'81%, in Francia l'82%). A questa alta presenza, tuttavia, non corrisponde una valorizzazione professionale. Anzi, si può parlare di un assetto lavorativo particolarmente difficile: le lavoratrici della scuola, infatti, risultano fortemente discriminate nello svolgimento dell'occupazione, del rapporto con l'amministrazione pubblica per la quale operano, con riflessi negativi anche nella tutela della propria vita familiare. La mancata considerazione per il corpo insegnante parte - fa notare l'Anief - dagli stipendi ridotti: oggi una donna che insegna in Italia guadagna tra i 24mila e i 38mila euro. Se si considerano anche gli Ata, il compenso annuo medio è sceso a poco più di 28mila euro annui medi, che fanno vestire alla Scuola la maglia nera degli stipendi di tutta la PA. Il problema è anche quello dalla mancata crescita professionale, visto che quasi sempre una dipendente della scuola va in pensione con lo stesso profilo professionale con cui è entrata decenni prima: non è un problema di competenze, perché queste donne nel frattempo hanno vinto concorsi, si sono abilitate e specializzate. (ANSA).
Roma, 5 mar. (Adnkronos/Labitalia) - L'Anief, si legge in una nota, "ha seguito con attenzione gli sviluppi di questa tornata elettorale, ma in rigoroso silenzio, convinta che l'azione sindacale non debba interferire con le decisioni dell'urna dei cittadini".
"Ora, però, che le scelte degli italiani sono state fatte, le percentuali di voto sono definite e i segretari di artito - avverte - stanno prendendo le dovute decisioni, la giovane organizzazione sindacale ha il dovere di sottolineare un fatto inequivocabile: i primi due partiti risultati al termine dello scrutinio delle votazioni, il M5S e la Lega Nord, hanno in più occasioni dichiarato, e ufficialmente sottoscritto nel programma elettorale, che avrebbero cancellato la riforma della Buona Scuola. Ora che hanno l'opportunità di farlo -continua la nota- è bene che non si tirino indietro".
Per Marcello Pacifico (Anief-Cisal), "quella riforma è stata approvata contro il volere del 99 per cento degli insegnanti e del personale Ata: è stato un diktat imposto dall'alto, che il popolo della scuola non ha mai perdonato al Pd. Adesso, però, si volta pagina". "È bene che lo si faccia davvero. E in tempi rapidi. Il nostro settore non può permettersi deviazioni o ripensamenti", conclude.
Nei giorni scorsi, l’Anief ha messo in evidenza il problema relativo al conseguimento dell’abilitazione/specializzazione dei docenti di ruolo ai fini del passaggio di ruolo e/o cattedra.
L’articolo 4 del decreto 59/2017, com’è noto, prevede che: “…sono organizzate specifiche attività formative riservate a docenti di ruolo in servizio che consentano di integrare la loro preparazione al fine di poter svolgere insegnamenti anche in classi disciplinari affini o di modificare la propria classe disciplinare di titolarità o la tipologia di posto incluso il passaggio da posto comune a posto di sostegno e viceversa…”
ROMA, 26 FEB - Saranno pubblicate domani in gazzetta ufficiale le date della prova preselettiva del concorso per dirigenti scolastici. "In ansia oltre 35 mila partecipanti al concorso che si contenderanno i 2.416 posti da assegnare dopo lo svolgimento del corso di formazione nazionale a cui prenderanno parte 2.900 candidati selezionati" commenta l'Anief ribadendo che "l'illegittimità del bando di concorso e la violazione della Direttiva 1999/70/CE è palese". "Il testo - spiega - risulta infatti non corretto nella parte in cui esclude a priori dalla selezione nazionale tutti i docenti neo-immessi in ruolo o che in precedenza non hanno superato l'anno di prova per vari motivi. Inoltre, risulta illegittima - prosegue - l'estromissione dalle prove preselettive dei docenti precari. Diversi ricorrenti, comunque, hanno già avuto il via libera: per gli altri si attende la decisione dei giudici a breve ma considerando i tanti precedenti favorevoli, l'Anief, che patrocina la loro impugnazione, rimane ottimista". "Le ultime pronunce che giungono dai tribunali, seppure non definitive, sono comunque confortanti. Anche perché si sommano - afferma il presidente del sindacato Marcello Pacifico - al decreto di ammissione di altri precari, ammessi con urgenza alle prove preselettive del nuovo concorso 2018. Il primo parere dei giudice, tra l'altro, è coerente con la sentenza 5011/14 dello stesso Tribunale amministrativo relativa al precedente concorso che ha consentito la partecipazione a centinaia di docenti con cinque anni di servizio svolti esclusivamente a tempo determinato, con alcuni di quei ricorrenti diventati poi anche dirigenti dopo essere risultati idonei al termine delle prove svolte. Senza dimenticare la sentenza del Consiglio di Stato, ottenuta sempre dall'Anief, che ha cassato altre centinaia di esclusioni illegittime operate dal Ministero di Viale Trastevere nel 2011". (ANSA).
Il presidente nazionale Anief, professore Marcello Pacifico, ha collaborato alla realizzazione del libro "San Luigi dei Francesi. Storia, spiritualità, memoria nelle arti e in letteratura".
Vi invitiamo a partecipare all'evento di presentazione, martedì 27 febbraio 2018, presso il Palazzo Arcivescovile di Monreale, alle ore 16.00.
ROMA, 24 FEB - Docenti-nonni, precariato lungo, nessun supporto alla professione. Il rapporto Eurydice boccia la scuola italiana. Arriva a questa conclusione l'Anief alla luce di quanto emerge dallo studio "Teaching Careers in Europe: Access, Progression and Support" che illustra le principali sfide nella domanda e offerta di docenti e i modi con cui i sistemi educativi le affrontano. "Il nostro Paese si caratterizza - sottolinea l'Anief - per l'invecchiamento progressivo della popolazione docente. Inoltre, se in diversi Paesi europei si registra la 'carenza di studenti iscritti nei percorsi di formazione iniziale per insegnanti e la tendenza ad abbandonare la professione', nonché una distribuzione sbilanciata di insegnanti tra materie e/o aree geografiche, in Italia chi vuole insegnare continua a dovere mettere in conto l'alta possibilità di vivere tanti anni di precariato. Molti Paesi prevedono una pianificazione preventiva. Mentre in Italia decine e decine di migliaia di docenti delle graduatorie d'istituto continuano a essere respinti. Nella metà dei sistemi educativi i docenti sono già 'pienamente qualificati' al termine del percorso formativo: solo in sei Paesi, tra cui l'Italia - fa notare il sindacato - agli insegnanti viene richiesto di superare un concorso. Con il paradosso di una formazione triennale post-concorso, al termine della quale si può anche essere respinti. Inoltre, un terzo dei sistemi educativi d'Europa offre percorsi alternativi per abilitarsi, organizzati come programmi professionali brevi o basati sul lavoro. Mentre da noi, si continuano a respingere tutti coloro che si sono formati sul campo, hanno conseguito abilitazioni e specializzazioni, e hanno superato i 36 mesi di servizio richiesti della stessa Ue per l'accesso automatico nei ruoli dello Stato. In Europa è poi normale adottare misure di sostegno ai docenti, attraverso professionisti specializzati e insegnanti qualificati. Figure di chi da noi non c'è nemmeno l'ombra". Sottolineando l'eccessivo innalzamento dell'età media dei docenti italiani ("ben al di sopra dei 50 anni, i più vecchi d'Europa"), l'Anief osserva che ciò "cozza con l'esclusione dei giovani laureati dall'ultimo concorso a cattedra, salvo tornare sui propri passi con il prossimo, figlio della Legge 107/2015, ma che comunque porterà in cattedra i nuovi insegnanti solo dopo un lungo percorso ad ostacoli". (ANSA).
ROMA, 15 FEB - Sciopero della scuola il 23 marzo. Lo annuncia l'Anief che invita gli altri sindacati ad aderire "per salvare i maestri espulsi dalla Consulta e sensibilizzare i nuovi parlamentari". "Urge una soluzione legislativa che - spiega in una nota - riapra le Gae (graduatorie a esaurimento) a tutti gli abilitati e tuteli i maestri assunti a tempo indeterminato e determinato con diploma magistrale, così come grida vendetta l'intesa raggiunta da Governo e sindacati sul rinnovo del contratto della scuola. Sono questi i due motivi centrali della mobilitazione e della manifestazione di piazza organizzata nel giorno dell'avvio dei lavori del nuovo Parlamento, per chiedere alla politica una risposta sollecita per garantire la continuità didattica, affrontando una volta per tutte il problema del precariato e perché ci ripensi chi sta tradendo con un accordo ingiusto la professionalità di 1,2 milioni di docenti e Ata". "Le questioni irrisolte - afferma Marcello Pacifico (Anief-Cisal) - rimangono tante, ma due sono improcrastinabili: la gestione della fase transitoria per la gestione del precariato e l'intesa beffa sul rinnovo del contratto dopo il blocco decennale. Già il nostro sciopero dell'8 gennaio ha messo a nudo come gli ultimi Governi non siano riusciti a risolvere il problema del precariato, sempre più avvitato per via delle condanne che giungono sistematicamente dai tribunali amministrativi e del lavoro. Non ci volevano sette sentenze passate in giudicato del Consiglio di Stato per immettere in ruolo dalle GaE 2mila diplomati magistrale, come non ci voleva una sentenza in adunanza plenaria, la n. 11/2017, per cacciarne 6mila dai ruoli e pregiudicare il lavoro di altre migliaia di supplenti. Se esiste un canale per le assunzioni a tempo determinato e indeterminato, da sempre aperto a tutti gli abilitati, prima chiuso, poi riaperto, poi richiuso, basta riaprirlo. Fatta salva la facoltà di attuare un nuovo sistema di formazione e reclutamento che sostituisca i vecchi concorsi. Sul contratto, non si discute se 40 euro nette in più al mese siano meglio che niente, ma - conclude Pacifico - se sia giusto assegnare certe cifre a chi ha lavorato in questi dieci anni con la busta paga ferma, mentre il costo della vita aumentava e pure di molto".(ANSA).
ROMA, 10 FEB - "I lavoratori della scuola vengono discriminati due volte, con aumenti molto più bassi rispetto al Privato e dipendenti del comparto trattati diversamente". E' quanto sostiene l'Anief. "I precari, i neo-assunti, chi chiede la ricostruzione di carriera, coloro che vincono il concorso a cattedra e non hanno una corposa anzianità di servizio pre-ruolo continuano a essere trattati come dei lavoratori di serie B. Le loro posizioni economiche, di fatto - spiega il sindacato - continuano a essere danneggiate da norme inique. Andando in tal modo a confliggere pure con la Costituzione italiana. Rimane infatti in vita il problema della prima fascia di aumenti, riguardanti il 'gradone' 0-8 anni, con la Cgil che si è prima opposta e ora ha alzato bandiera bianca. La mancata coerenza è aggravata dal fatto che negli ultimi sette anni a puntare il dito contro l'annullamento del primo scatto stipendiale al terzo anno di carriera sono stati anche i giudici che hanno messo in evidenza il palese contrasto con il diritto dell'Unione Europea adottandone la disapplicazione nei casi esaminati. Come rimane intatta l'ingiustizia della trattenuta del 2,5% dello stipendio di chi opera nella scuola". Per Marcello Pacifico (Anief-Cisal) "è esemplare che mentre i metalmeccanici hanno ottenuto in dieci anni aumenti del 20% sullo stipendio, docenti e Ata avranno il 3,48% in più, dopo quasi 10 anni di attesa e con gli arretrati dell'ultimo biennio che a malapena bastano per una cena fuori in famiglia". "Una seconda discriminazione si attua anche - sottolinea - all'interno del comparto scuola, poiché questo contratto conferma l'eliminazione del primo 'gradone' stipendiale, quello che sarebbe dovuto scattare al terzo anno di anzianità, e la violazione della parità retributiva tra stessi lavoratori". (ANSA).
ROMA, 8 FEB - Il rinnovo del contratto della scuola? Si profila un accordo "di bassissimo profilo" con al massimo "altri 7 euro in più al mese". Ne è convinta l'Anief. "Oggi è previsto un incontro no-stop, durante il quale l'amministrazione presenterà un testo rinnovato: sarebbe al vaglio una 'manovra perequativa' che porterebbe - afferma l'Anief - ad allineare gli aumenti stipendiali al resto della PA. Il problema si è venuto a determinare perché gli stipendi medi di chi opera nella scuola pubblica sono inferiori rispetto agli altri, tanto da risultare tra i più bassi dell'area Ocse. Nel complesso gli arretrati che i docenti potrebbero percepire una tantum ammonteranno a una cifra tra i 500 e i 600 euro pure lordi: una cifra decisamente inferiore ai 2.700 euro che il personale avrebbe dovuto in media percepire per il mancato rinnovo nel biennio 2016-2017. Ma la vera 'chicca' su cui stanno lavorando i sindacati rappresentativi e l'Aran è un'altra: si tratta dei 200 milioni di euro previsti dalla Buona scuola e orientati alla valutazione e premialità dei docenti. Tra le possibilità al vaglio, quella di far confluire questi fondi direttamente negli stipendi dei docenti, a pioggia, o di trasferirli alla contrattazione, in modo da decidere in accordo con i sindacati quali criteri per premiare gli insegnanti". "Il merito professionale, in base al decreto legislativo Brunetta 150/2009 e alla Legge Madia 124/2015, non può essere assegnato a pioggia. Ora, ammesso che tale imperativo possa in qualche modo essere superato, fanno in media - fa notare il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - 160 euro lordo Stato a dipendente. Applicando una tassazione media del 35% si arriverebbe ad assegnare appena 100 euro netti a dipendente, ovvero poco più di 7 euro al mese rispetto alle cifre precedenti. Ma per coprire gli 11 punti percentuali di aumento del costo della vita certificata occorre recuperare almeno 270 euro, dovuto alla mancata assegnazione dell'indennità di vacanza contrattuale, ovvero tre volte i 92 euro medi su cui si stanno per accordare. È il motivo per cui noi continuiamo a chiedere al personale della scuola di seguire la strada del tribunale". (ANSA).
ROMA, 7 FEB - "Sindacati e governo hanno trovato la quadra sulla firma per il rinnovo del contratto del comparto istruzione: lavoratori beffati". E' quanto sostiene l'Anief facendo notare che anche le confederazioni spingono in questa direzione viste "le dichiarazioni concilianti rilasciate, a turno, dai segretari generali". Anief ribadisce il suo "no ad aumenti tre volte sotto l'inflazione e arretrati inconsistenti". "E non cambia le cose neanche la distribuzione di ulteriori 35 euro a ogni docente del merito, peraltro vincolati da legge: il divario - osserva - rimane ampio e va recuperato. Inoltre, appare pericolosa la mobilità triennale e irrispettosa dell'attribuzione annuale degli incarichi. Poche novità su permessi, potenziamento e sanzioni disciplinari regolati da norme legislative. Non risulta presente alcun accenno alla parità di trattamento tra personale precario e di ruolo, su ricostruzione carriera e servizio nelle paritarie. L'unica apertura dell'amministrazione è sul dietrofront a proposito delle ore di incarico e funzionali". "Si sta riuscendo nell'impresa di approvare un contratto nazionale che sulla base delle condizioni previste dall'accordo del 30 novembre 2016, quindi con un incremento a regime pari al 3.48%, a fronte di 11 punti percentuali di aumenti del costo della vita certificata, non arriva nemmeno a coprire - afferma il presidente Marcello Pacifico - i già modesti 85 euro lordi a lavoratori per tutti. A queste condizioni è meglio non firmare e puntare sullo sblocco dell'indennità di vacanza contrattuale. Ma visto che dall'alto le Confederazioni dicono che va tutto bene, senza spendere una parola sulla miseria degli aumenti e sulle norme capestro, allora vorrà dire che la 'palla' passerà anche stavolta ai tribunali. Il personale della scuola non merita questo trattamento". (ANSA).
ROMA, 30 GEN - Nel trevigiano un dirigente scolastico per rintracciare un maestro ha inviato centinaia di messaggi di posta elettronica per riuscire a trovare un supplente della scuola primaria e dell'infanzia. Riferisce la notizia l'Anief sottolineando che questo accade mentre Miur e Governo "continuano a respingere i precari". "Per coprire i 'buchi' in organico, i presidi sono costretti a scorrere le liste dei docenti che danno la loro disponibilità, di scuole vicine e a rivolgersi alle Facoltà di Scienze della formazione primaria alla disperata ricerca di laureati o laureandi. La situazione non riguarda solo il Veneto, ma - assicura il sindacato - molte altre province sparse per l'Italia". "E' paradossale - afferma Marcello Pacifico (Anief-Cisal) - che in questa situazione, fatta di tante realtà come quella del trevigiano, si debba ricorrere collettivamente al parere di Bruxelles, come abbiamo fatto noi solo pochi giorni fa, per chiedere il parere al Consiglio d'Europa sulle incomprensibili esclusioni dalle graduatorie pre-ruolo di decine di migliaia di docenti abilitati, a iniziare dai diplomati magistrale, passando per i laureati in Scienze della formazione primaria e per tutti coloro che hanno conseguito l'abilitazione tramite corsi Tfa, Pas e all'estero. Perché invece di fare finalmente incontrare 'domanda e offerta', come chiede l'Anief da mesi, approvando un decreto legge ad hoc che inserisca una volta per tutte gli abilitati nelle GaE, al Miur continuano - chiede il sindacalista - a tenere la testa sotto la sabbia? Ecco perché chiediamo di aderire allo sciopero orario dei primi due giorni di scrutini, in programma in questi giorni in occasione delle valutazioni del primo quadrimestre, e allo stop con manifestazione a Roma del 23 marzo, quando si insedieranno le nuove Camere". (ANSA).
ROMA, 29 GEN - "Non assumete più responsabilità sulla vostra pelle": è l'appello rivolto ai dirigenti scolastici dall'Udir-Confedir secondo cui pure gli istituti non a norma in zone a basso rischio sismico vanno chiusi dai presidi. La presa di posizione arriva alla luce di una recente sentenza della Cassazione che "ha correttamente disposto come, anche in presenza di minime possibilità di verificarsi dell'evento (rischio sismico basso o 4 categoria), l'inosservanza delle norme tecniche rappresenti sempre una violazione allo standard minimo di sicurezza strutturale". "I capi d'istituto non possono farsi carico di errori non propri. In presenza di rischi, la scuola - afferma il presidente dell'Udir, Marcello Pacifico - deve chiudere. Lo dicono i giudici, senza se e senza ma. E, siccome secondo il nostro centro studi non esiste scuola sicura, soprattutto perché la metà degli edifici scolastici è stata costruita prima del 1971, diciamo: niente indugi, a costo di negare un servizio pubblico, certe scuola chiudano pure. Anche perché la stessa giustizia non fa sconti: vale per tutti l'incredibile vicenda dell'ex preside del convitto dell'Aquila, condannato al carcere per il crollo dell'edificio a seguito del terremoto del 2009 e che alcuni mesi fa ha visto l'intervento del Capo dello Stato che ha concesso una grazia parziale sulla condanna. Pur superare questa norma assurda, perché a tutt'oggi i presidi non hanno margini di intervento né poteri di spesa sull'edilizia scolastica ma solo responsabilità, l'Udir aveva presentato uno specifico emendamento alla Legge di Stabilità 2018 che però non ha avuto seguito. Ora, dopo la sentenza della Cassazione d'inizio anno, in presenza di certificate condizioni di rischio i presidi non hanno più scelta: la chiusura dello stabile non si può rimandare. Anche là dove il rischio terremoto sia minore. E non si venga a parlare di interruzione di servizio pubblico, perché se la sicurezza viene prima di tutto questo è il prezzo da pagare". (ANSA).